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Autore: XxWallflowerxX    25/12/2012    2 recensioni
A me NON piace Scorpius Malfoy. Non importa cosa dice Al. Non importa cosa è successo al termine della festa di fine anno dell’anno scorso.
Traduzione di "The Theory of Hate and Sexual Tension".
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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NdT - Salve a tutti :) Ho deciso di pubblicare prima questo capitolo per augurarvi un buon Natale. Spero che vi piaccia perchè da qui partono tutti i disastri ahah xD E scoprirete qualcosa di molto importante.
Auguri!



Capitolo 4


Scorpius Malfoy


Le prime settimane di scuola del trimestre volarono; il settimo anno si stava rivelando molto più facile di quanto avessi pensato. Non facevamo quasi niente in Trasfigurazione, o in Difesa delle Arti Oscure. Le materie di cui preoccuparsi maggiormente erano Pozioni e Erbologia.

L’atmosfera nella Sala Comune era glaciale come al solito. Rose sedeva nella sua parte, mente io nella mia. Durante il pattugliamento dei corridoi parlava pochissimo e faceva solo qualche commento qua e là. Io, tutte le mattine, mi dirigevo verso il mio bagno intenzionalmente senza maglietta, facendo in modo che la incontrassi mentre scendeva le scale. Tutto solo per vedere l’espressione sulla sua faccia, naturalmente.

Avevamo un giorno libero il terzo venerdì del trimestre, solo perchè Hagrid aveva accidentalmente slegato un ippogrifo nel parco, così nessuno poteva uscire dalla propria Sala Comune per tutto il giorno. Evvai.

"Allora, Rosie?" La chiamai attraverso la Sala Comune. Lei si curvò verso la mensola dei libri e mi mostrò soltanto il dito medio in risposta. "Beh, qualcuno è un po’ ostile." Ridacchiai.

"Fanculo." Fu la sua unica risposta.

"Beh, vedi, non possiamo lasciare la Sala Comune. Non ho scelto io di passare un’intera giornata in tua presenza."

Lei alzò gli occhi al cielo e poi mi lanciò un’occhiata, prima di allungarsi verso la mensola e per prendere un nuovo libro. Quello che le serviva, però, era troppo alto per lei e così si alzò sulle punte dei piedi. Quando lo fece la sua gonna si alzò un poco, mostrando rapidamente un po’ delle sue mutandine di pizzo. Mi alzai e afferrai il libro per lei, girandomi in modo che i nostri petti premessero l’uno sull’altro.

"Grazie." Disse a denti stretti, rifiutandosi di fare il primo passo indietro. Diressi la mia mano verso il suo polso e poi la feci risalire sul suo braccio, guardando la sua pelle d’oca sempre più intensa, prima di restituirle il libro e fare un passo indietro.

"Nessun problema, Rossa."

"Non chiamarmi così. Mai." Rispose seccamente.

Sogghignai, “Ti ricordo che per un certo periodo di tempo hai lasciato che ti chiamassi così."

Lei indugiò, appoggiandosi contro la mensola. Le sue braccia erano incrociate sul suo petto e le sue guance erano in fiamme. Non ci voleva molto per farla arrossire. Ma suppongo che menzionare l’’incidente’, come le piaceva chiamarlo, l’avesse messa a disagio. “Non parlare di quello che è successo.”

"Di cosa posso parlare, allora?” Domandai, "Non c’è nient’altro che abbiamo in comune." Le sorrisi allegramente.

"Allora non parlare." Fu la sua risposta. Tornò alla sua poltrona, si sedette e immerse nuovamente il naso nel suo libro con le guance ancora in fiamme.

"Bene." Canticchiai allegramente, scarabocchiando su un pezzetto di pergamena. Dopo un po’ di tempo le lanciai un’occhiata e vidi che mi stava guardando. Diventò rossa un’altra volta, prima di tornare a guardare i suoi compiti. “Ed ecco perchè ti chiamo Rossa." Borbottai.

Potrei dire che mi avesse sentito, perchè si morse un labbro. Questo evocò un altro ricordo e scossi la testa…


La festa di fine anno era chiassosa e affollata. Quell’anno era stato James Potter ad organizzarla, ospitandola nella Sala Comune di Grifondoro. Ebbi un invito automatico, visto che ero come un fratello per lui. Avevo un drink in mano e un sacco di ragazze intorno. Io, invece, parlavo con Al, mostrando quanto non fossi interessato a loro. Non era mai stato divertente conquistare quelle facili.

La Weasley era seduta dall’altra parte della stanza, in un minuscolo vestito nero che nessuno avrebbe mai pensato possedesse. Parlava con le sue cugine Dominique e Lily. Perchè diamine James aveva lasciato che la sua sorellina quattordicenne partecipasse alla festa? Rose si guardava intorno, sorridendo e ridendo con un calice mezzo vuoto in mano. Vista la sue espressione doveva essere probabilmente il terzo o il quarto che beveva. Ridacchiai: la piccola Rose, cugina di Al, ubriaca.

Decisi di andare velocemente su nei dormitori per fuggire un attimo dalla festa. Salii le sale e mi appoggiai contro la porta di una stanza. Sorseggiai il mio drink finchè non ne rimase neanche una goccia e lanciai il bicchiere giù dalle scale. La musica, lì su, non era così alta, e potevo sentire solo debolmente le persone parlare. Dopo un minuto o qualcosa del genere, sentii dei passi pesanti che salivano le scale.

Una ragazza dai capelli rossi sbucò dopo l’angolo, prima di scivolare giù lungo il muro bevendo da una bottiglia di Whisky Incendiario. "Ciao." La Weasley mi sorrise. Era una circostanza veramente rara.

"Ciao, Weasley." Risposi, “Quanto hai bevuto stasera?" Le chiesi curioso. L’avevo vista con due bicchieri pieni e ora aveva in mano una bottiglia piena.

Lei fece spallucce e poi appoggiò la sua testa sulla mia spalla. Non mi mossi di un millimetro, scioccato. Probabilmente quella era l’unica conversazione che avevo mai avuto con lei senza finire col maledirci a vicenda.

Presi la sua bottiglia e la poggiai vicino al muro. Conoscevo qualcuno che il giorno dopo avrebbe avuto un terribile post-sbornia. “Stai bene?” Le chiesi.

Lei mi guardò, con il trucco colato, e il suo minuscolo vestito che non le copriva praticamente niente. “Più o meno.” Rispose e tirò fuori un pacchetto di sigarette Babbane da una tasca nascosta. “Ne vuoi una?” Mi chiese, mentre se ne accendeva una e mi gettava il pacchetto in grembo.

"Certo." Ne presi una e feci lo stesso e il piccolo spazio si riempì di fumo.

"Stai bene?" Mi chiese dopo un po’.

Scrollai le spalle, "Più o meno." Risposi, e un sorriso spuntò involontariamente sulle labbra di Rose.

"Sei divertente." Mi informò, "Quando non fai l’idiota, s’intende."

Risi, "Beh, grazie Weasley."

"Perchè non mi chiami mai per nome?" Chiese, dando un tiro alla sigaretta. I suoi occhi blu erano chiusi adesso. Il piccolo gruppetto di lentiggini sparse vicino al suo naso sembravano un sorriso. Notai che aveva le lentiggini anche sui polsi.

"Neanche tu mi chiami mai con il mio nome." Risposi, distogliendo lo sguardo da una lentiggine sopra il suo labbro che si curvò in un piccolo sorriso.

"Suppongo tu abbia ragione." Rose aprì gli occhi. Le sue iridi blu erano lucide per l’alcol. Mi ricordai quindi che era così gentile con me solo perché era ubriaca.

Chiusi gli occhi per un momento, prendendo un tiro e li riaprii per ritrovarmi la sua faccia di fronte alla mia. Stava sorridendo leggermente.

"Sono solo curiosa." Disse, e si appoggiò contro di me, premendo le sue labbra sulle mie. Al momento ero troppo scioccato per rispondere, ma poi la baciai anche io, infilando le mie mani nei suoi capelli e spingendola sopra il mio grembo. Quando ci separammo lei ridacchiò, “Sei bravo a baciare, proprio come hanno detto loro."

"Loro?" Risi, costringendo il mio cuore a rallentare.

"Quelle ragazze." Rispose lei, e si alzò in piedi. Mi fece segno di alzarmi e mi spinse contro il muro. Questa volta mi baciò più forte, facendo correre le sue mani tra i miei capelli.

Quando mi allontanò e mi afferrò la mano, spingendo la porta davanti a noi, aprii la bocca per dire qualcosa ma lei mi fermò. Si sedette sul letto più vicino e mi fece stendere vicino a lei baciandomi ancora una volta. La feci rotolare, in modo che mi trovassi sopra di lei, mentre le mie mani correvano sul suo corpo. Lei morse il mio labbro inferiore e avrei potuto giurare che fosse la cosa più sexy di sempre. Neanche in un milione di anni avrei mai pensato che potesse succedere una cosa del genere.



Tornai al presente mentre il ricordo svaniva e guardai Rose. Avrei potuto dire che stesse pensando alla stessa cosa, visto le sue guance rosse. La sua bocca si arricciò a un angolo, ma cercò di nasconderlo. Si morse ancora una volta un labbro, e tutto quello che potei fare era cercare di non gettarla sul tavolo e pomiciare con lei inconsciamente.

Dannazione.
  
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