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Autore: Dama Grigia    25/12/2012    6 recensioni
Sibilla Cooman ci prova. Ci prova davvero, a sedurre Severus Piton. Certo, la parte della seduttrice non fa per lei: il risultato? una raccolta di one shot il cui intento è quello di strappare un sorriso.
E magari riesco anche a convertire qualcuno a questo pairing che, personalmente, adoro. ;)
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Sibilla Cooman
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Che ore potevano essere? Le sette, le otto? Non più delle nove, ad ogni modo. Fatto sta che Severus aveva perso la cognizione del tempo. Niente di nuovo, in realtà. Sempre così: passava la nottata dietro ad una pozione, tra miglioramenti, accorgimenti, tentativi e varianti, finchè non cominciava ad avvertire che qualcosa stava cambiando: il silenzio della notte cominciava a riempirsi di passi e voci. Il mattino. Anche quella volta accadde così. Dopo ore passate a perfezionare la pozione coagulante (ne aveva sviluppata una variante particolarmente utile, in grado di bloccare con estrema semplicità le emorragie arteriose) si rese conto che tutta Hogwarts si stava svegliando. Nonostante in occasione delle vacanze natalizie il castello fosse semivuoto, la confusione era maggiore del normale. Spense il fuoco con un solo, fluido gesto della bacchetta. Non aveva nemmeno sonno, in realtà. Ma perchè quell’agitazione? Tutti che correvano di qua e di là, facendo rimbombare i passi affrettati fin nei sotterranei. E soprattutto, gridolini di gioia. Stucchevole.
"Se va avanti così rischio di vomitare anche il pranzo del Natale scorso."
Biascicò tra i denti il mago. Poi realizzò: ecco cos'era quel baccano. Era la mattina di Natale. A conferma di ciò, qualcuno o qualcosa cominciò a picchiare con impazienza alla porta. Sbuffando scocciato, Severus andò ad aprire a quelli che sapeva essere i gufi di Minerva e di Silente. Ogni anno non mancavano di mandargli un pacchetto. Il loro era un tentativo di essere gentili, ma quelle scatoline sempre monotonamente tristi e formali non facevano che ricordagli la propria solitudine. Ad ogni modo, apprezzava il gesto: erano in buona fede e, da una parte, gli piaceva illudersi che si trattasse di un segno d'affetto, o almeno d'apprezzamento. Non sapeva se fosse davvero tale, ma era una di quelle situazioni in cui preferiva vivere nel dubbio. 
Curiosamente, quell'anno si trovò di fronte tre gufi, invece dei soliti due. Squadrò a lungo, con cipiglio sospettoso, il nuovo arrivato. Non sapeva a chi appartenesse: un allocco dalle piume arruffate e un assurdo fiocchetto rosa legato alla zampa. Severus impiegò quasi dieci minuti prima di capire che quel nastrino colorato doveva avere una funzione -emh- ornamentale. 
I tre volatili cominciarono a dare segni d'impazienza, sbattendo le ali stizziti. Ragion per cui, Severus prese una manciata di semi e li posò sul tavolo. 
"Mangiate e levatevi di torno."
Il gufo di Minerva, orgoglioso, lasciò il pacchetto e se ne andò senza toccare il mangime. Quello di Albus, invece, non si fece tanti problemi e, dopo aver depositato il proprio carico in terra, cominciò a mangiare allegramente.
"Quando si dice che somigliano ai padroni", pensò il mago. Di nuovo squadrò l'allocco. Anche quello aveva posato la scatolina impacchettata, ma se ne restava in disparte, indeciso sul da farsi. 
"Muoviti!"
Lo spronò. Quello svolazzò seguendo una traiettoria ondulata ( "Sembri ubriaco!" Lo schernì Severus), giunse al tavolo, mangiò un paio di semi e se ne andò in fretta. Quando anche il gufo del preside si fu saziato, il professore, finalmente solo, scartò il pacco che gli aveva mandato Silente. Ne estrasse un "simpatico" paio di boxer a pallini gialli. Lo mise da parte, certo che sarebbe diventato un fantastico straccio per pulire il banco da lavoro. Passò al regalo di Minerva: un'elegante piuma con annesso calamaio. Anonimo, ma decisamente utile. Non restava che il pacco portato dall'allocco. Era avvolto in una carta multicolore. Avvolto era la parola giusta, nel senso che la carta era arrotolata intorno a una scatola rettangolare in maniera del tutto disordinata. All'interno della scatola, c'erano delle informi cose marroni che Severus riconobbe come cioccolatini. 
"Sembra che li abbia fatti un.."
La parola "ubriaco" gli morì in gola. Iniziò a nutrire qualche sospetto. Prese un cioccolatino e, con circospezione, se lo passò sotto al naso. Non conteneva pozioni di sorta. Lo mise in bocca. Nel momento in cui lo schiacciò contro il palato, si rese conto che era ripieno di liquore. O meglio.
Sherry.

***Nota di fine capitolo: questo è il mio personale regalo di Natale a Charlotte McGonagall e Lady Cooper. Enjoy it!***
   
 
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