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Autore: Trestan    15/07/2004    1 recensioni
Cosa succederebbe se per errore Neville riportasse i fondatori ai nostri giorni? E cosa succederebbe se i personaggi principali venissero totalmente stravolti?? Tratto da una trama di Herentas
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In effetti qualcosa non andava. Cosa ci facevano quei quattro nell’era contemporanea? L’incantesimo che li aveva riportati indietro era scaturito dalla bacchetta di Neville. Ora, mi spieghi come può una persona riuscire in una tale impresa sbagliando soltanto una magia di rallentamento? Si era messo sicuramente d’impegno per raggiungere quel risultato, anche se appariva stupito a sua volta. Nessuno diceva niente, tutti scrutavano i quattro e i quattro scrutavano tutti. Entrambi parevano i visitatori di uno zoo di fronte ad un animale appena scoperto. Ma, naturalmente, il professor Vitius non poteva stare lì senza far nulla e prese la situazione in mano.

“Salve, io sono il professor Vitius” disse mentre scendeva dalla pila di libri dietro la sua cattedra e si avvicinava ai fondatori porgendo la mano “Credo che vorrete conoscere in nostro preside…”

“Si dice dirigente scolastico, professore” disse con voce gracchiante Hermione. Vitius la fulminò con lo sguardo e ritorno ai quattro visitatori, che lo guardarono ancora un po’ storditi, ma non dissero niente. Il professore puffo si guardò intorno, i suoi occhi si posarono su tutta la scolaresca, ad uno ad uno, poi si fermarono sul rosso della famiglia Weasley.

“Signor Weasley, può accompagnarli lei all’ufficio del direttore?”

Tutte a me! Perché proprio io? Non ne ho nessuna voglia, ma ci mandi Neville che ha combinato tutto questo casino, io che c’entro? Ero sepolto sotto una montagna di cuscini quando è successo. Questi pensieri non furono mai espressi dalle labbra del ragazzo, che intanto si stava avvicinando con riverenza ai fondatori della sua scuola.

Se volete seguirmi…”

I quattro gli sorrisero e lo seguirono fuori dalla porta e, mentre passavano, si alzò un forte brusio. Non ci fece caso e chiuse l’uscio dietro di sé. Bastò un decimo di secondo e quei mascalzoni erano già spariti dalla sua vista. Dove diavolo si erano cacciati? Ron fu preso dalla disperazione e per poco non iniziò a prendere a testate il muro. Penso ad Hermione nuda e con la bocca tappata e riuscì a calmarsi, anzi fu preso da una tale eccitazione che per poco non fu costretto a dirigersi in bagno, ma riuscì a dominare quegli istinti animaleschi e si mise a correre per i corridoi alla ricerca di quelle persone che gli erano state affidate.

 

Adesso possiamo tornare al presente. Ron si passò una mano sulla nuca: era piena di bernoccoli e una forte emicrania gli spaccava la testa a metà. Il corpo non era sicuramente messo meglio, anch’esso era pieno di lividi e sgraffi. Gli ci vollero diversi minuti per riuscire ad alzarsi e, anche quando lo fece, non aveva la forza di correre per tutto il palazzo dietro a quei folli. Ed ecco che la mente del ragazzo si illuminò. Harry era di nuovo preso dall’aerosol art e si divertiva a disegnare su ogni muro graffiti con su scritto: “Dio c’è?”. Che senso avessero quelle schifezze il rosso non l’avrebbe mai capito, ma      quello non era il momento di starci a pensare. Lo intercettò tra un’opera e un’altra e lo prese da parte.

Harry!”

L’altro mugolò qualcosa mentre guardava il muro davanti a sé, progettando dentro di sé il prossimo graffito. Ma Ron sapeva come attirare la sua attenzione.

“Ti andrebbe di fare uno scherzo?!” Gettò là l’amo. Harry si voltò rapito da quell’ultima parola, aveva abboccato. Ormai pendeva dalle sue labbra.

“Dimmi” lo invitò mentre un rivolo di saliva gli scendeva lungo il mento.

“Lo scherzo degli insaccati, lo conosci? Basta fare delle piccole trappole di corda legate al soffitto e quando qualcuno ci mette un piede dentro viene sbalzato in aria a testa in giù…”

Gli occhi del ragazzo con la cicatrice più famosa del mondo furono attraversati da un fulmine. Ron esultò silenziosamente, il piano era stato portato a termine con successo. Harry tirò fuori il suo cellulare e fece il numero del suo rifornitore, poi riattaccò con nervosismo.

Merda, cellulare del *bip*, non prende mai! Proprio della 3 dovevo comprarlo?!? Dovrò ricorrere ai vecchi metodi!” Ron non l’aveva notato, ma il ragazzo indossava una giacchetta di pelle sopra la tunica. Il ragazzino occhialuto schioccò le dite e fu circondato da una massa di ragazze urlanti.

“Ehi!” il novello Fonzie si fece spazio fra la calca e ritornò accanto al rosso “Ho sbagliato comando. Schioccò le dita due volte, la prima fece sparire le fan e la seconda richiamò Edvige.

Tirò giù due righe su un foglio e legò alla zampa della civetta.

A tu sai chi!”

L’uccello prese il volo, il ragazzo lo osservò e poi ritornò a Ron.

“Presto ci sarà da ridere, Ralph” E salì su una moto spuntata da chissà dove e sparì dalla vista del nostro giovane amico.

Il rosso ruotò il medio vicino alla tempia: questo è schizzato sodo. Fece ritorno alla sala comune della sua casa e si accasciò su un divanetto. Dormì un paio d’ore per riprendersi da quella turbolente mattinata. Quando fu sufficientemente riposato riprese il cammino e uscì dalla stanza, attraversando il ritratto della signora grassa.

“Salve Weasley” L’interessato trasalì non aspettandosi la cosa. Vi voltò di scatto e si trovò di fronte Draco Malfoy, tutto sorridente. Oh, no! Ci mancava soltanto San Draco!

Ron cercò di essere gentile e sorrise a sua volta. Quel folle si era fatto installare una piccola aureola sopra la testa e delle piccole alette da putto sulla tunica. Inoltre per redimere tutti i peccati commessi aveva deciso di deambulare sempre scalzo, lasciando dietro di sé scie di caciotte ammuffite e gatti morti. Usava Tiger e Goyle come apostoli, li inviava a professare alla gente alla loro fede, cosicché capitava avvolte si sentirsi prendere per una spalla da un di loro e sentirsi dire: “Fratello, conosci il mondo di Geova?”.

“Vuoi una caramella, Weasley?” disse il neo-pio, porgendogli un grosso cestello di vimini pieno di caramelle di ogni tipo. Non c’era niente di male nel mangiare uno di quei piccoli dolci, quindi Ron allungò la mano, ne prese una e la scartò, mettendosela in bocca. Draco sorrise ancora e ne prese una a sua volta.

“Bene, ora che siamo entrambi addolciti da una simile pasticca, direi di addolcire ulteriormente la giornata con una piccola discussione sulla nostra divinità…” E continuò così, lanciandosi in sproloqui teologici per diversi minuti. Ogni volta che il rossino tentava la fuga veniva afferrato per il braccio dall’altro. Nessuna scusa riusciva a convincerlo e il ragazzo fu costretto a sopportare quella lunga parlantina. Quando il santo se ne andò, Ron si accasciò a terra esausto. Era stato come sopportare ventiquattro ore no stop di catechismo, anche se il rosso non l’aveva mai fatto, poteva immaginarselo. Cosa gli era toccato sorbirsi per aver mangiato una caramelle. Sua madre aveva ragione quando, da piccolo, lo avvertiva di non prendere dolci dagli sconosciuti, avrebbe dovuto ascoltarla anche quella volta.

  
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