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Autore: Tomoko_chan    25/12/2012    3 recensioni
What if in drubble e flash fic che racconta una famiglia di Naruto un po’ diversa: Kushina e Minato ancora in vita e una assurda, strana sorellona dal nome Yoshiko (figlia della gioia).
Ambientata interamente durante tutto l'arco della storia di Naruto, andando a coinvolgere strettamente anche gli Uchiha, per cui sarà anche un pò angst.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Kushina Uzumaki, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Yondaime | Coppie: Minato/Kushina
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap 25 Promesse
Sarebbe stato il loro ultimo Natale insieme e solo dopo molto tempo ne avrebbero avuto un altro.
Kushina aveva addobbato la casa con calma e scrupolosità. Voleva che tutto fosse perfetto, per i suoi figli, per suo marito, per lei. Per loro come famiglia.
Era come se le cose accadute ai figli si ripercuotessero su tutta la famiglia.
Avevano mangiato insieme allegramente e Jiraya si era intrufolato all’ultimo minuto, come al solito, distribuendo regali a grandi e piccini. L’albero precedentemente addobbato dai suoi figli con cura e premura splendeva in un angolo del salotto, illuminato dalle piccole luci e dal colore caldo del fuoco, di qualche metro distante.
Mentre cenavano, Naruto aveva annunciato di voler seguire lo zio Jiraya in un lungo viaggio, lungo qualche anno. Voleva cambiare aria e concentrarsi, mettersi alla prova, diventare più forte.
A Kushina era caduto il mondo.
Si sentiva fallita. Quando Naruto era piccolo, lei e Minato gli avevano promesso che si sarebbero presi cura di lui, che lo avrebbero protetto. Così come lo avevano promesso a Yoshiko. Ad entrambi erano accadute brutte cose, avevano visto troppo presto la morte in faccia e avevano perso, perso qualcuno di estremamente importante. Lei non era riusciti a proteggerli.
Aveva fissato perennemente l’albero addobbato, con i doni posti al di sotto. Minato se n’era accorto, le aveva stretto la mano. Sapeva bene cosa sua moglie provava, si sentiva nello stesso identico modo.
In un certo senso però, si sentiva fiero.
Aveva due figli che combattevano, con le unghie e con i denti, anche se forse troppo presto per dei ragazzi come loro.
Sua figlia, Yoshiko Namikaze, camminava ogni giorno negli stessi luoghi intrisi di ricordi così forti da farla sentire come sotto le macerie. Faceva lo stesso lavoro  -quello che faceva un tempo anche lui-, parlava con le stesse persone, osservava lo stesso cielo. Sua figlia aveva avuto il coraggio di non scappare, di affrontare il suo dolore e di guardarlo bene in viso a testa alta. Era consapevole che, al suo posto, sarebbe stato decisamente più vigliacco.
Suo figlio invece, Naruto Uzumaki, aveva vissuto sempre con grandi esempi a cui aspirare. Avevano parlato spesso e, seguendo un suo consiglio, era riuscito a prendere il buono da ognuno e a diventare qualcuno di importante davvero, unico. Aveva solo dodici anni. Aveva visto la gente criticarlo, guardarlo con gli occhi storti e disgustati. “E’ un Jinkurikii, è qui solo perché è il figlio del Yondaime!” dicevano. Aveva visto la sorella perdersi in mezzo alla gente, con gli occhi vacui, soffrire come un cane ferendosi ad ogni sorriso falso. Come se non bastasse, il suo migliore amico lo aveva abbandonato, guardandolo con odio e astio.
Ma Naruto non aveva perso tempo: “come posso diventare Hokage se non riesco a salvare nemmeno il mio migliore amico?”. Aveva deciso di affrontarlo così, il suo dolore, preparandosi a farlo scomparire. Combattendo.
Ora Kushina lo guardava negli occhi. Erano seduti sul divano mentre osservavano i due figli litigare, rincorrersi, scaraventarsi su Jiraya lanciandogli contro i loro doni –assurdi, regali fatti per scherzo-.
Lui le stringeva ancora la mano. Con gli occhi le comunicava tutto ciò che pensava, di quanto nonostante tutto, si sentisse fiero. E lei aveva assunto un’espressione più serena, più pacata. Comunicavano perfettamente con uno sguardo.

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Anche Yoshiko e Naruto comunicavano con un solo sguardo. Fra loro c’era più di un legame di sangue. Erano il migliore amico l’uno dell’altra, accomunati da dolori simili se non uguali.
Con un cenno del capo, la ragazza gli fece capire di seguirla nel giardino.
Naruto arraffò un paio di cuscini e qualche plaid, infine la raggiunse. Ormai era diventato un rituale: coricarsi sull’erba fresca e guardare le stelle, coi corpi vicini, avvolti dalle stesse coperte, senza dire nulla.
Il biondo però avvertii immediatamente qualcosa di diverso dal solito. L’aria si era fatta pesante. Come se entrambi volessero dire qualcosa, ma incapaci di muovere il primo passo.
Rimasero un po’ in silenzio, in compagnia del freddo pungente e dei grilli canterini.
-Otouto..- la diciottenne lo chiamò, con voce flebile. Poi sospirò –Lo so.
-Cosa onee-san?
Yoshiko gli si avvicinò di poco, ma le loro spalle si sfiorarono –Lo so che lo fai anche per me.
-Cosa?
-Partire… allenarti.. diventare più forte.
Naruto sorrise, ma non disse niente.
-Naruto… perché?
-Perché riporterò a casa Sasuke. Perché riporterò a casa Itachi.
La ragazza si alzò su un gomito e si mise a guardarlo stupita –Ma Itachi ha…
-Guarda che ho capito che credi che Itachi sia innocente. E se ci credi tu, ci credo anche io.
Il silenzio cadde di nuovo. La ragazza tornò a stendersi accanto al fratello.
-Naruto, sta attento.
-Certo. Prenditi cura della mamma e del papà, Yoshi-chan.
-Certo. E tu… tu ricordati di noi… di me, di papà, di mamma.
Il biondo raggiunse la sua mano e la strinse. –Non mi dimenticherò mai di voi.
Mai.
-Nessuno si salva da solo, Yoshiko.
-Hai ragione.
E rimasero in silenzio, a comunicarsi con gli occhi quante volte si erano salvati a vicenda.
-Buon Natale, Otouto.
-Buon Natale, Onee-san.



Doveva essere una cosa tutta fluffosa e invece.. e invece è diventata angst ç.ç
Amo il Natale, lol.
Che ne dite? L'immagine non c'entra niente, ma non ne ho trovate e questa mi piaceva... Gente, mi chiedevo, avete voglia di darmi qualche prompt? Di qualsiasi genere u.u
Vi faccio i miei migliori auguri di Natale, un bacione <3
   
 
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