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Autore: Gipsiusy    25/12/2012    2 recensioni
"What are you promising?"
7 promesse, 7 one-shot in cui, in un modo o nell'altro, queste promesse vengono mantenute.
dall'ultima shot:

Kurt, io davvero non ho idea di cosa dirti. Ho provato a creare una sottospecie di discorso, qualcosa, ma tutto questo, il matrimonio, noi, i nostri cari, mi tolgono le parole di bocca. Sono felice, felice come mai in vita mia, e tutto questo solo perché sei tu.

[...]

All’uomo che amo voglio augurare il miglior anno nuovo che si sia mai visto. Che pieno di successi, felice e che la ragione della tua felicità sia io.
Ti amo, Blaine, e da oggi in poi comincerà la nostra vita assieme, nuova ma sempre uguale.
Non sarà facile, non sarà sempre in discesa. Ma io sarò al tuo fianco, per sempre.”
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avvertimenti:AU, OOC

Alla mia socia,
alla mia beta-sorellona,
alla mia Sherlock.
Con tutto il mio amore.


Natale. Di nuovo.
Eppure quell’anno era diverso. C’era qualcosa di diverso nell’aria. Anche Rachel, quella mattina, era arrivata con un aria seria che di solito aveva solo quando parlavano del suo personaggio. Soprattutto quando parlavano di farlo morire e tornare in vita, cosa che tra l’altro l’attrice odiava perché diceva che la storia perdeva serietà e altre cose del genere.
Ma stava divagando. Finn Hudson, spilungone star di punta di una delle più importanti serie TV di quel network americano, tornò alle sue considerazioni mentre marciava verso la macchinetta del caffè.
Uhm, forse era solo l’aria natalizia che si respirava. Quella sera ci sarebbe stato l’annuale party pieno di giornalisti e sarebbe stata la prima vera uscita pubblica come parte del cast per alcuni nuovi personaggi.
Si, era sicuramente quello.
Con un alzata di spalle finì il suo caffè e raggiunse i colleghi, già impegnati nella lettura del copione.
 
Finn non aveva la più pallida idea di quanto sbagliasse, perché quella non era una giornata qualsiasi.
No, era il loro anniversario. Non quello ufficiale, quello del loro primo incontro.
La prima volta che Kurt Hummel incontrò Blaine Anderson.

* * * *
Flashback

Esattamente un anno prima, Kurt Hummel, giovanissimo attore sotto l’abile ala del grande manager Mike Chang jr era alla sua prima festa di lavoro. Non sapeva come altro definirla, altrimenti. Doveva andare lì., sorridere a tutti e farsi immortalare come parte del cast di quella benedetta serie tv che faceva impazzire mezza America. Non a torto, la storia era coinvolgente e l’elemento sovrannaturale dei vampiri era abbastanza ben sistemato da posizionare colpi di scena al posto giusto senza doverci rimettere troppi personaggi.
Il fatto che il cast fosse formato da dei giovani uno più talentuoso di un altro e quasi tutti sconosciuti aiutava senz’altro, grazie anche all’abilità del regista, Artie Abrams, stella e luce degli occhi della più importante scuola di cinema del Paese.
Kurt non poteva dire di trovarsi male. Insomma, gente affabile, buon lavoro e in generale il fatto che la serie fosse ambientata a NY offriva l’opportunità di tenere il suo appartamento lì, cosa che adorava perché lo aveva comprato con i suoi risparmi quando era fuggito da Lima.
Lì non era nessuno, anzi no, era quello gay da maltrattare, a cui rendere la vita impossibile, da prendere in giro, da gettare nei cassonetti, da umiliare fino all’osso.
Solo per amore di suo padre aveva finito le superiori il prima possibile, ma l’uomo comprese quando volle andarsene, benedicendo la sua decisione e regalandoli, se non tutto l’appartamento, almeno la caparra.
Non che non avesse voluto. Burt Hummel voleva solo il meglio per il figlio, e se sapeva che nella grande mela lo avrebbe avuto avrebbe mosso mari e monti per arrivarci. Ma fu proprio il ragazzo ad insistere per lavorare e pagarsi la casa e magari anche gli studi, ma su questo fu l’uomo a metterci il punto. Per quelli avrebbero usato il fondo messo per il college da parte.
Quindi Kurt partì da solo alla volta della più bella città del mondo, con tanta paura per quello che lo aspettava ma ancora di più per quello che si lasciava alle spalle. Ed era proprio questo che lo spingeva ad andare avanti.
E lo fece, eccome se lo fece.
Entrò in una delle più importanti scuole per le arti e lo spettacolo. Un talent scout lo notò e lo scritturò per un piccolo musical che gli fece fare un nome e gli fece trovare il suo agente, che era quello che più vicino aveva ad un amico. Neppure, in realtà. Era solo uno con cui lavorava spesso a contatto. Forse un conoscente.
La verità è che da quando aveva diciotto anni che non legava con nessuno, e ora di anni ne aveva ben 25, quasi 26, e poteva tranquillamente dire di essere solo.
Non se ne lamentava, lo aveva scelto lui e gli andava bene. Non aveva avuto uno straccio di ragazzo dai tempi di un certo Jeremiah ai tempi del quarto anno di scuola, ma aveva interrotto i contatti con lui dopo essere stato rinchiuso in un cassonetto nel gelo invernale per tutta la notte.
Forse, si diceva a volte, il gelo di quella notte gli era entrato dentro, come in quella vecchia favola sulla regina delle nevi.
Ad ogni modo, si preparò psicologicamente alla serata promettendosi il resto della notte all’insegna di musical, vecchie edizioni di “X Factor” e ultimo, ma non ultimo, “The Notebook”.
Perché per quanto potesse essere diventato freddo nei confronti del resto del mondo, con la sua ragione di vita non poteva. E la musica lo era, unita al cinema e in minor misura all’arte. Per questo, nonostante lo conoscesse a memoria, piangeva ancora vedendo “mouline rouge” e rideva fino alle lacrime rivedendo vecchie commedie.
Erano la sua sola ancora a quello che era stato una volta, assieme a suo padre.
Padre che avrebbe visto solo a gennaio e che gli mancava da morire.

*

Arrivò al party, salutò un po’ di gente, rispose ad alcune domande dei giornalisti e di colleghi curiosi sullo spettacolo e su cosa significasse per “un artista completo come lui” recitare una serie tv.
E lui, come sempre, dava la stessa risposta: “non voglio precludermi alcuna possibilità. E inoltre chi rinuncerebbe a uno show dove hai il costume di Halloween già fatto?”
Li faceva ridere e loro lo lasciavano in pace.
Stava appunto ripetendo quello all’ennesima tizia rifatta che scriveva per qualche stupido giornale quando sentì un brivido lungo la schiena, insieme a una fastidiosa sensazione di bagnato.
Ringraziò mentalmente di avere la giacca con sé e si voltò per uccidere con lo sguardo, e forse non solo, chiunque avesse osato fargli un affronto del genere.
Ma non poté. In realtà non riusciva a dire nulla, perché tutta la sua attenzione venne catturata dagli occhi più stupefacenti che avesse mai visto in tutta la sua vita.
Erano..dorati. Seriamente, doveva essere un gioco della luce, ma in quel momento lo colpì forte.
Non solo per il colore, si insomma era inusuale, ma per la scintilla che ci leggeva dentro.
Da quando non incontrava davvero lo sguardo di qualcuno? E soprattutto da quando non vedeva quella stessa scintilla nei suoi?
Il possessore di quegli occhi si stava scusando in ogni maniera possibile e immaginabile, spiegando nel mezzo che era nervosissimo perché aveva appena perso il suo amico con cui era venuto e che quello non era assolutamente il suo ambiente, mentre nel mezzo aggiungeva cose che Kurt non riuscì a collegare.
In realtà, rifletté dopo, tutto quello il suo cervello lo aveva metabolizzato dopo, perché in quel momento era intento ad analizzare il ragazzo d’avanti a sé.
Non molto alto, ma ben piazzato, con un gusto abbastanza decente e perfetto nell’accostamento di colori. Capelli scuri, ricci e alquanto ribelli, nonostante il giovane ci passasse ripetutamente la mano cercando di abbassarli, ottenendo l’effetto opposto.
Occhi grandi e dorati- ancora, come era possibile?- contornati da lunghe ciglia. Barba curata e labbra grandi ed invitanti.
“Hey” lo interruppe Kurt ad un certo punto. “è tutto a posto, io sono Kurt.”
“So chi sei” replicò lui sorridendo leggermente imbarazzato. “Oddio adesso però non penserai che ti ho versato la limonata addosso perché volevo attaccare bottone e …oh no lo pensi lo sapevo scusa io..” e ricominciò a sproloquiare finché Kurt, all’estremo della pazienza e del divertimento, prese il bicchiere dalle mani dell’altro in cui era rimasto un fondo di limonata e glielo buttò in faccia, al ché l’altro si fermò di botto.
“Ecco. Io non penso nulla e ora siamo pari. Anzi no, mi devi ancora dire come ti chiami.” Gli disse sbrigativo e il moro scoppiò a ridere, producendo uno dei suoni più belli che avesse mai udito.
“Blaine, Blaine Anderson.”
Ecco come Kurt fece la conoscenza di Blaine.

*

Successivamente scoprì, con suo grande orrore, che lui era niente poco di meno che un amico di Sebastian Smythe, con cui Kurt meno aveva a che fare meglio era.
E non era solo per le ripetute battute che lanciava a sfondo sessuale, anche perché quello lo faceva con tutti, anche con Puck o Sam.
E poi nessuno sapeva che era gay, perciò non c’era il minimo problema.
Non che lo nascondesse ma, come gli aveva fatto notare Mike, era ancora agli inizi nella televisione e sbandierarlo in giro non sempre portava buoni risultati. E Kurt, ripensando al liceo, si ritrovò d’accordo.
Perciò quello era il suo piccolo segreto non molto sporco e ancor meno segreto.
C’era ad esempio Santana Lopez, che nel telefilm era la ex stronza, che faceva insinuazioni e allusioni praticamente sempre, ma nessuno si era preso la briga di chiederglielo, perciò lui non si prese la briga di rispondere.
Tornando a Sebastian, non lo odiava per le battute. Lo odiava perché era un coglione arrivista leccaculo.
Sebastian dal canto suo si divertiva a dargli fastidio, ma ovviamente tutto questo fuori dal set. A lavoro erano più che professionali ed entrambi davano il massimo, ed entrambi prendevano il massimo dall’altro.
Ah, già, Sebastian era il direttore della fotografia. Vice, in realtà, ma il grande capo non si faceva vedere praticamente mai perciò lui aveva tutto il potere.
Questo ovviamente significava che si sentiva il dovere di dare ordini e, come spesso ripetevano costumisti, grafici e qualsiasi parte dello staff avesse a che fare con l’immagine, non lo licenziavano perché era davvero capace nel suo lavoro.
Ad ogni modo, non si sopportavano, questo era quanto.
Ma, come constatò Kurt quella sera stessa, questo non aveva minimamente intaccato l’immagine che si era fatta del giovane di fronte a lui.
Bello, perché era bello. Abbastanza alla mano da evitare troppe figure non proprio gradevoli, evitando di nominare la sua schiena che ora era piena di limonata. Ma soprattutto intelligente.
Per forza, era uno scrittore. E non uno qualunque.
Sebbene andasse ancora all’università,Columbus, aveva vinto diversi concorsi letterari, pubblicato un libro che ha riscosso un discreto successo e nonostante questo non si era mai fatto prendere dalla vita mondana. Anzi, sembrava averla distanziata sempre più, cosa che Bas gli faceva continuamente notare dal momento che lo trovava quasi sempre a casa chino sul pc o sul suo quaderno a scrivere.
Tuttavia quella sera non se ne parlava proprio di non farlo venire. Lo avrebbe convinto in ogni maniera, e quando Sebastian Smythe si metteva in testa qualcosa non c’erano occhi da cucciolo o manifestazioni d’affetto o di rabbia che tengano.
Come volevasi dimostrare, infatti, Blaine Anderson andò al party.
 
I due parlarono tutta la serata, e gradualmente presero a frequentarsi, prima per un caffè, poi una cena o una colazione, parlando di tutto e di nulla e ritrovandosi, con grande sorpresa di Kurt, a chiacchierare come se si conoscessero da una vita.
Non era solo quella strana alchimia a regnare tra loro, ovviamente. C’era anche un desiderio dirompente che il castano non sentiva da anni, quello di approcciarsi, di avvicinarsi a lui, di toccarlo. Ma non lo faceva, forse per rispetto, forse perché non era sicuro di come si sentisse. Era diverso, e questo lo terrorizzava a morte.
Blaine, invece, in questo senso era il suo completo opposto. Spontaneo, allegro, vivo. Non si faceva problemi a toccargli la spalla o a prendergli il braccio quando parlava di qualcosa che lo animava tanto, e proprio perché era così spontaneo, una sera, dopo un’ottima cena e un’ora di film in tv, una vecchia commedia o qualcosa del genere, semplicemente si voltò verso il ragazzo al suo fianco, si appoggiò a un braccio, lo fece delicatamente voltare, e lo baciò.
 
Lì per lì Kurt non rispose, stupito da quel morbido contatto che non sentiva più da troppo tempo,e il moro si allontanò desolato, mentre tipo un milione di voci in testa gli urlavano quanto fosse idiota, e stupido, e quanto si fosse ripromesso di andarci piano perché Kurt gli piaceva davvero e non voleva affrettare le cose e..
E tutti i suoi pensieri si infransero dal momento che sentì di nuovo le labbra dell’altro sulle sue, in modo dapprima esitante, poi molto più passionale rispetto al suo tocco delicato. Voleva di più, volevano di più, e lo ebbero.
Il film alla televisione fu presto dimenticato, i suoni divennero ovattati e il mondo svanì in un’enorme, luccicante, bolla di sapone, rimanendo solo loro e quel divano rosso di pelle.

*

Così ebbe inizio effettivamente quella storia, di cui nessuno era a conoscenza e di cui nessuno si curava.
Ovviamente chi circondava i due poteva notare qualcosa nell’aria, ma la verità era una cosa talmente tanto profonda, intensa e sottile che nessuno ne avrebbe mai realmente capito la consistenza.
Kurt era visto come qualcuno che si stava finalmente lasciando andare, dal momento che lo avevano visto sorridere anche fuori dal set e chiacchierava sempre più spesso con il resto del cast. Nulla di eclatante, eh, ma rispetto al mutismo assoluto era decisamente un passo avanti.
Blaine invece sorrideva continuamente. Non che di solito non lo facesse, ma se prima era preso dall’euforia qualsiasi cosa facesse, preparare un esame o aggiungere un nuovo colpo di scena al suo prossimo racconto, ora sorrideva e basta, seduto alla sua sedia nel solito bar dove si riuniva con il resto della sua combriccola , e li ascoltava parlare, commentando qua e là.
La sera si incontravano, lasciavano lontano le loro rispettive vite e problemi, e si dedicavano a loro stessi.
Stavano così bene da dimenticare il mondo fuori, e Kurt non si sentiva così da troppo tempo.

*

Ovviamente però c’erano dei problemi.
Uno:la gelosia.
Blaine era geloso di Kurt, moltissimo. Ma rispettava lui e il suo lavoro, era un attore e un modello e, per quanto lo infastidisse che tutta America lo vedesse quasi nudo, cosa a cui ricorrevano a volte anche nella serie per alzare gli ascolti, non diceva nulla, concentrandosi sul fatto che potessero vedere ma non toccare, a differenza sua che passava delle ore a baciare e saggiare quella pelle candida..
Kurt invece non era semplicemente geloso. Era anche molto possessivo, fino a livelli che molti avrebbero considerato oppressivo, ma non Blaine. Perché lui era Blaine.
Dopodiché aveva riso, perché quella era stata una delle prime cose che aveva puntualizzato quando avevano iniziato la loro relazione, ed aveva preso il cellulare, presentandogli tutti i suoi amici con delle foto.
Gli aveva parlato di Nick e Jeff, che si morivano troppo dietro per pensare a qualcun altro.
Gli parlò di Wes, David e Flint, che erano etero fino al midollo ed avevano delle ragazze.
Gli parlò di Thad, con cui era amico dai tempi dei videogiochi e delle gare a palle di neve.
E gli parlò di Seb che, oltre ad essere il suo migliore amico, era anche il suo coinquilino.
 
Due:Sebastian Smythe.
Che lui e Kurt non si sopportassero non era un mistero. Insomma, era una cosa che c’era, finché nessuno dei due interferiva con la vita dell’altro erano tutti felici.
Ma ora che c’era anche Blaine, e questo cambiava tutte le carte in tavola, soprattutto dal momento che sapeva di loro, ma sia lui che Kurt avrebbero preferito tenerlo all’oscuro.
Il primo perché li ha scoperti mentre lo facevano nella camera del moro, tornando dal lavoro un po’ prima; l’attore invece non voleva dargli un modo per metterlo alle strette.
Tuttavia, con grande stupore di Hummel, il biondo disse di voler mantenere il segreto e fare come se non sapesse nulla, sarebbe stato meglio per tutti dopotutto.
Blaine per la contentezza lo aveva abbracciato e Kurt, al colmo dell’esasperazione, se l’era tirato indietro verso di se.
Ora, come se il fatto di dovergli un favore non bastasse, non c’era occasione che il biondo non sfruttasse per provarci con Blaine. O meglio, si comportavano come sempre, in quelle rare volte in cui erano tutti e tre nella stessa stanza, ma bastava perché Kurt scattasse.
E a nulla valevano le rassicurazioni del moro sul fatto che non ci fosse davvero nulla, che era assurdo, che erano già stati insieme ai tempi del liceo e avevano capito di essere solo amici..
Forse questo non avrebbe dovuto dirlo, dopotutto. Anche perché il castano iniziò a dare decisamente di matto e gli ordinò di cambiare appartamento.
“Ma non posso permettermelo! Non ho abbastanza denaro! Che diamine possibile che non ti fidi affatto di me?” gli disse lui, e tra di loro aleggiò uno strano silenzio. Il silenzio delle frasi non dette, dei momenti persi, degli sguardi desiderati.
Il momento tuttavia passò senza che Kurt avesse detto nulla, poi sospirò pesantemente e si avvicinò a lui, baciandolo leggermente sul collo mentre Blaine si ostinava a non volerlo guardare.
“E’ che mi fa impazzire il pensiero delle sue mani sul tuo splendido corpo.. Non posso neppure realizzare l’idea che tu faccia qualcosa come il modello, o l’attore..tutto questo splendore sotto gli occhi di tutti..” e mentre parlava gli passava le mani lungo il torace, accarezzandolo e sfiorandolo, fino ad arrivare al collo e al volto. L’altro si abbandonò, sconfitto anche quella volta, al tocco inebriante dell’altro, e lo guardò negli occhi.
“Sono solo tuo, lo sai. Non devi pensare a Sebastian, o a chiunque altro.. sono solo tuo..” gli sussurrò baciandolo ad un millimetro dalle labbra, per poi appropriarsene completamente.
“solo mio..” sussurrò tra un bacio e l’altro il castano.
L’unica cosa buona di quando litigavano, soprattutto per colpa di Sebastian, era il modo in cui facevano pace.

*

Le cose procedevano..bhe, alla grande, semplicemente.
Kurt, con Blaine, aveva riscoperto la voglia di essere il vero se stesso, di volersi lasciar andare e raccontare la verità della sua vita, del suo passato, di sua madre, di tutto.
Non aveva avuto paura, escluso in un primo momento, di aprirsi con lui. E quando Blaine gli aveva detto di aver passato qualcosa di molto simile capì che aveva fatto bene a fidarsi del suo istinto.
Alla fine accadde. La vita reale non è una favola, non c'è il vissero tutti felici e contenti, le cose non vanno bene.
E loro non erano due principi azzurri, non avevano una fata madrina a proteggerli e l'unica cosa in comune con una storia fantastica è stato l'antagonista cattivo.
Così, una discussione partita da un idiozia, un commento di troppo riferito al nuovo protagonista di quella stupida serie, un periodo particolarmente stressante per Kurt e la sessione di esami alle porte, ormai, per Blaine, e i due discussero come non mai, terminando con il moro che apriva la porta dell'appartamento e se ne andò sotto lo sguardo incredulo del ragazzo.
Inutile dire che, neppure alla punta della strada, la mente di Blaine gli urlava contro di tornare indietro e chiedere scusa per esseri comportato come un idiota e implorare il su perdono.
Ma l'orgoglio l'ebbe vinta,  lo fece convincere di aver stupidamente ragione.
Che poi, chi poteva davvero avere ragione in quella stupida situazione?
Era colpa di Kurt se il nuovo arrivato, Adam, era un tipo particolarmente amichevole e lui, per via della vicinanza di Blaine, si fosse sciolto abbastanza da impedirgli di fuggire da lui?
Era forse colpa di Blaine se ormai si addormentava sui libri o sul pc mentre aggiungeva l'ennesimo paragrafo al quel nuovo racconto, ormai più un libro?
Era forse colpa di qualcuno dei due se non erano stati capace di superare insieme quel primo, stupidissimo, ostacolo?
 

*

I giorni che seguirono furono i peggiori, fino a quel momento, nella vita di Kurt. Perché no, neppure le percosse dei bulli a scuola reggevano il confronto con il male che sentiva.
Aveva fatto il grave, orribile errore di fidarsi di qualcuno che non fosse suo padre o se stesso. E ora ne pagava le amare conseguenze.
Eppure ci aveva davvero creduto. Aveva davvero creduto, per un attimo, in Blaine. In quel che rappresentava e in ciò che provava per lui.
Che idiota.
A lavoro tornò ad essere freddo e scontroso con tutti, tanto che sia il nuovo venuto si Sebastian lo lasciarono in pace. Ringraziando il cielo si stava avvicinando il break invernale, e i finali di stagione o di metà non erano mai lieti per il suo personaggio. Ergo non doveva fingere sentimenti che non provava neppure alla lontana.
La sera tornava a casa, solo, sapendo che non ci sarebbe stato nessuno fuori ad aspettare trepidante il suo arrivo perché magari non lo aveva avvisato, insieme a qualche film che non avrebbero visto e una pizza che sarebbe stata mangiata troppo tardi.
Si buttava sul letto e fissava il soffitto, domandandosi se davvero la felicità per lui era di quel mondo.
 

*

Blaine aveva semplicemente smesso di mangiare e dormire. Si alzava dal letto con delle borse sotto gli occhi da far spavento, si sistemava un minimo e andava in biblioteca a studiare. Tornava a casa, lasciava tutto sul letto sfatto, accendeva il portatile e cercava di scrivere. Alla fine, dopo aver scritto poche parole, mandava tutto al diavolo e si sdraiava sul pavimento a fissare il soffitto.
Ripensava a quella dannata giornata ogni giorno della sue esistenza ormai. Aveva immaginato ogni tipo di finale alternativo, ed a volte la sua fantasia prendeva talmente tanto il sopravvento da fargli credere che fosse di nuovo tutto a posto. Ma bastava un'occhiata al suo cellulare muto per ricordare che non era cosi.
E cominciavano i dubbi :perché non era stato abbastanza forte da girarsi e chiedere scusa? perché non l'aveva rincorso? perché nessuno dei due non aveva richiamato l'altro?
Forse doveva...no, se Kurt non lo voleva sentire non poteva chiamarlo. Dopotutto lo capiva, era stato così stupido, così stronzo, così cieco...non si meravigliava che non volesse vederlo mai più.
Intanto i giorni passavano e ottobre lasciò il posto a novembre, senza che nulla cambiasse in lui. Si svegliava, se riusciva ad addormentarsi, sopravviveva, tornava a letto.
Un giorno, un sabato, accadde che per caso Blaine accese la tv, facendo stancamente zapping televisivo. Girò un paio di canali finché non si ritrovò sulla rete che trasmetteva la serie di K--Sebastian, dove lavorava Sebastian. Un paio di riprese panoramiche e nel dettaglio lo fecero congratulare mentalmente con il coinquilino per la bravura, poi però la scena si spostò all'interno e lì comparve il mezzobusto nudo di Kurt in tutto i suo splendore.
Blaine maledisse il talento di Smythe. Sbattergli in faccia così Kurt era..troppo.
L'episodio era appena iniziato, perciò lo seguì per intero, o meglio seguì le scene in cui c'era anche Kurt, osservando i movimenti, la musicalità della voce, l'espressione.
Quando i 40 minuti di trasmissione finirono prese il portatile e si collegò immediatamente a internet, iniziando a vedere tutta la serie dall'inizio, saltando alle scene dove c'era l'ex.
E tu così che lo ritrovò Sebastian quella sera, gli occhi spalancati immersi nello schermo intenti a bearsi di ogni scena, ogni sguardo, ogni minima cosa.
Durante tutta la visione parte della sua mente si era concentrata sui ricordi che lo riguardavano, ricordi piacevoli e dolorosi assieme, legati a particolari momenti della loro vita in cui Kurt gli raccontava del set, delle persone e della serie. E si era ritrovato a ridere, in alcuni momenti drammatici, solo perché gli era tornato in mente uno dei tanti aneddoti in cui Rachel, la ragazza che rischiava di morire e veniva salvata da Finn, ovvero il co-protagonista, e invece di salvarla questo le aveva rotto il naso con una manata maldestra.
Sul set si era riso per mezza giornata, cosa che irritò il regista e la povera attrice.
Alla fine, comunque, Smythe era tornato nel momento sbagliato, dopotutto. Infatti sullo schermo era passata una scena particolarmente toccante di Kurt che dichiarava il suo amore a Rachel e'poi le cancellava la memoria perché Finn, o meglio il suo personaggio, la meritava di più.
Kurt gli aveva confessato, in modo molto riluttante, che per girare quella stupida scena aveva pensato a lui. A lui, Blaine Anderson, ed aveva aggiunto che, al posto del suo personaggio, non lo avrebbe mai lasciato andare.
Non gli aveva mai detto esplicitamente di amarlo, rifletté, ma in quei momenti credeva che non ce ne fosse bisogno.
Ad un certo punto vide lo schermo svanire dalla propria vista e ritrovarsi di fronte Sebastian che lo fissava con sguardo deciso e..micidiale.
"Ascoltami bene, Anderson. Non ne posso più di vederti depresso. Alza il culo da questa sedia e dimenticalo, o alza il culo e riconquistalo, ma alza il culo." dichiarò deciso, prima di allontanarsi.
Blaine si alzò in piedi, con rinnovato vigore.
"Hai ragione! lo faro!"
"lo dimenticherai?" chiese interessato e vagamente stupito il biondo. Sia mai che Blaine ascolti i suoi...
"No, lo riconquisterò. E tu mi aiuterai."
Appunto. Sebastian Smythe non sapeva in che guai si andava a cacciare.

*

Quando il lunedì seguante Kurt Hummel, stella nascente anche nel ramo televisivo, oltre che musicale e teatrale, ad attenderlo trovò una sorpresa. Sull'armadietto dove solitamente erano adagiati i copioni nuovi, nel suo camerino privato, oltre al solito plico di fogli, posta e le solite cose c'era adagiato una rosa bianca, semplice e nuda, ed accanto a quella v'era un biglietto scritto a mano che recitava:
'...mai durante la sua intera e, dopo di questo, altamente misera esistenza aveva visto occhi luminosi e che rispondevano così perfettamente alla definizione di bellezza come i suoi, ed erano tali da portare spontaneamente alle labbra la domanda, forse scontata e banale -ti sei fatto molto male quando sei caduto dal cielo?-'
Lesse quelle parole con un groppo in gola e gli occhi li sentì improvvisamente diventare più caldi, quasi stessero andando a fuoco, mentre si concentrava e rileggeva quelle parole, quasi gli dicessero di più di quel che già raccontavano. Si riscosse ed uscì a chiedere a chiunque incontrasse se avessero visto qualcuno entrare nel suo camerino quella mattina, ma la risposta era sempre negativa.
Alla fine tornò ad osservare il biglietto e la rosa, dal profumo delicato che aveva quasi impregnato anche il foglio, e osservò con più attenzione la grafia, leggermente rotonda e infantile, la penna usata di una strana colorazione rossastra che aveva colato lungo i margini. Sorrise, senza rendersene conto, conservò il biglietto nel portafoglio e regalò la rosa alla prima assistente che incontrò, non prima però di aver preso un petalo ed averlo sistemato in uno dei libri che stava leggendo in quel momento.
 
I biglietti proseguirono per quasi due settimane, e in ogni biglietto era esaltato questo o quel pregio del protagonista, che presumeva essere se stesso, oppure raccontava di come il narratore si stesse innamorando di lui. Quel giorno era toccato alle sue labbra, ed era accompagnato da una rosa rossa:
'.. così sensuali da far arrossire anche il più pudico degli angeli, e così dolci da rendere impossibile staccarsi anche solo per respirare, rendendo la sua vita dipendente da esse e da ogni loro movimento..'
All'inizio Kurt credeva fossero frasi prese da qualche libro o film, ma man mano che andava avanti a leggere notava che c'erano cose che nessuno poteva riprendere, cose su di lui che non c'erano in alcun film,cose che conosceva un'unica persona: Blaine.
Nel suo inconscio aveva sempre saputo, sperato che fosse lui a inviare quei biglietti, assieme a fiori sempre differenti ma mai nessuno che non fosse di suo gradimento.
Quando però lo realizzò pienamente, quella che prima era sottile e semplice curiosità si trasformò in aspettativa e desiderio. Il moro lo stava corteggiando, e lui lo avrebbe lasciato fare.
Non si era mai sentito così, e di complimenti ne riceveva tanti, ogni giorno. Ma la sensazione che aveva leggendo quelle parole, quelle frasi semplici eppure così calde e vicine era qualcosa di sconosciuto. Intenso, intenso e sconosciuto.
Una parte della sua mente lo rimproverò, ci stava ricascando e con tutte le scarpe, ma ancora una volta decise di..di vedere come andava. Evidentemente, rifletté, non si era fatto abbastanza male per decidere di smetterla una volta per tutte.
 
Quel giorno, il biglietto non era arrivato.
Kurt rifletteva su di questo mentre veniva mandato in sala relax a studiare il copione visto che, per quella mattina, non c'era bisogno di lui.
Artie aveva uno sguardo strano mentre lo diceva, ma non ci fece caso, troppo preso da quello a cui pensava.
La sua mente era giunta ad una conclusione orribile ma, prima che trovasse tutti i modi per confutarla, aprì la porta e si trovò di fronte Blaine, in tutta la sua bellezza.
Kurt aveva dimenticato i brividi che sentiva ogni volta che lo osservava, e per quel giorno c’era davvero tanto da osservare. I jeans stretti, che gli aveva consigliato lui stesso, e che, oggettivamente parlando, gli stavano una favola. La camicia a maniche corte rossa con i bottoncini neri e..e niente, era Blaine, anche con un sacco dell’immondizia sarebbe risultato semplicemente magnifico.
Cercò di riacquistare un po’ di contegno, salutandolo nel modo più freddo che poteva.
“Che ci fai qui?” chiese, e il moro anziché rispondergli si alzò e si mise di fronte a lui.
“Non vuoi sapere..” disse “il contenuto dell’ultimo biglietto?”
Prima che se ne rendesse conto il castano annuì. Blaine aprì il foglio, lo guardò un attimo negli occhi, e lesse con la sua voce calda e bella.
Spesso ha girato per il mondo alla ricerca di qualcosa che gli desse vita. Ebbe l’illusione di averla trovata in ciò che faceva per vivere, ma quando alzò lo sguardo per incontrare quegli occhi cristallini l’unico pensiero che gli attraversò la mente fu’ “Oh, eccoti.” . Non aveva mai creduto di poter dire con tanta forza e verità quelle due parole per cui per secoli si era combattuto e tante vite erano state spezzate..’
Smise di leggere, si avvicinò lentamente a lui e soffiò praticamente sulle sue labbra.
“Ti amo..” sussurrò, lasciandogli un lieve bacio a pochi millimetri dalle labbra. Fece per allontanarsi ma Kurt non glielo permise, affondando sulle sue labbra come se fossero una goccia d’acqua nel bel mezzo del deserto. Lo baciò con immediata passione, e Blaine con un gemito dischiuse la bocca rispondendogli quasi immediatamente, stringendo finalmente, di nuovo, quel corpo contro di sé. Si baciarono a lungo, insaziabili, ma poi Kurt decise di interrompere il contatto, per riprendere fiato e un minimo di lucidità.
Evitò di incrociare il suo sguardo, ma impedì all’altro di allontanarsi. Provò veramente a riflettere su quella situazione, mentre cercava di combattere l’impulso che gli diceva di tornare a baciare quelle labbra e fregarsene di tutto il resto. Ma non poteva. Lui gli aveva appena detto di amarlo e Kurt..sapeva che era vero.
Sapeva che era vero da ogni parola letta in quelle settimane.
Sapeva che era vero da ogni sguardo, da ogni momento che avevano passato assieme.
Sapeva che era vero..perché anche lui lo ricambiava.
Tornò a fissare quei pozzi dorati e sorrise, o almeno ci provò perché non sentiva quasi nulla, era completamente assorbito dalla presenza dell’altro.
Blaine semplicemente non sapeva che pensare. Non lo stava più baciando, ne lo guardava negli occhi, ma non lo aveva neppure allontanato. Fece un respiro profondo, avvicinando la sua fronte a quella dell’altro.
“Kurt io..” cominciò a dire, ma il castano lo interruppe.
“Anche io..” sussurrò, ma fu come se lo avesse gridato.
“Cosa?”
“Ti amo anche io.” Affermò sicuro, e vide gli occhi di Blaine aprirsi stupiti. Depositò un bacio sulla sua fronte, sorridendo.
“Kurt ..mi dispiace tantissimo per tutto quello che ho detto. Ti chiedo immensamente scusa non dovevo andarmene così. E volevo tornare solo che per qualche motivo il mio stupido orgoglio me l’ha impedito e mi dispiace tantissimo sono così idiota e stupido e ti amo così tanto..” disse tutto il discorso prendendo due respiri in croce, finché il ragazzo non gli posò due dita sulle labbra per farlo zittire.
“E’ tutto a posto, davvero. Avrei dovuto essere più presente, insistere di più, farti capire..e soprattutto non lasciarti andare..”
Si strinsero forte, a lungo, intuendo che non servivano necessariamente le parole per capirsi. Ricominciarono a baciarsi, ma quando udirono delle voci fuori dalla porta si staccarono di colpo, con il cuore a mille e il fiatone. In un attimo l’intero cast di quella serie tv si riversò nella sala, capeggiata dalla protagonista indiscussa, Rachel Berry, e con Sebastian in fondo che mormorava qualcosa come “Scusa, B, non sono riuscito a trattenerli..”
Rimasero tutti in silenzio, a fissarsi tra di loro. Blaine guardava Kurt, poi Sebastian, infine il gruppo. Kurt guardava Blaine, Sebastian, ma non riusciva ad osservare anche gli altri.
Alla fine Mercedes, truccatrice e in generale amica di tutti esordì dicendo:
“Questo spiega molte cose..”
Quella frase sembrò riscuotere anche gli altri, che cominciarono a parlare tutti assieme. Puck e Finn - il primo aveva una parte minore,se Blaine non sbagliava, come fratello di Rachel- diedero qualcosa a Sam –biondo che impersonava l’unico pienamente umano del gruppo-, mentre le ragazze li aggredirono letteralmente, domandando cose su cose e dicendo supposizioni assurde.
Kurt era indeciso se mandare tutto al diavolo e scappare o sterminare tutti e andarsene indisturbato con Blaine. E dire che era anche contro la violenza.
Ma poi sentì il tocco caldo del ragazzo accanto a se e si rilassò, osservando l’altro sorridere e rispondere a qualche inutile questione con cui lo stava assillando Rachel.
Quello che capì da quella mezz’ora di delirio totale fu che, almeno per il momento, i suoi compagni erano dalla sua parte e non avrebbero detto nulla, erano solo felici per lui.
Non capiva come potessero essere felici per uno che li aveva trattati in modo freddo per anni, ma come gli fece notate Mercedes, erano una famiglia e se uno sta male stanno male tutti, anche chi si tiene in disparte.
Ad ogni modo, alla fine arrivò Artie che non trovando nessuno sul set decise di richiamarli tutti all’ordine, portandosi dietro quella mandria imbufalita tra i borbottii generali. Kurt non perse occasione e, fatto un cenno a Blaine, se la svignarono a velocità sonica, recandosi a casa del castano.

*

Aprirono la porta con violenza, fiondandosi all’interno e buttandosi sul divano, tutto questo senza che le labbra di uno non si fossero mai separate dalla bocca dell’altro. Kurt prese a torturare il collo esposto e infinitamente delizioso del ragazzo sotto di lui, mentre sentiva le sue mani vagare lungo tutto il suo corpo. In poco furono nudi ed intenti ad amarsi sul quel sofà esattamente come la loro prima volta, ed esattamente come allora avvertirono l’urgenza di avvicinarsi, stringersi, sentirsi.
Kurt, in particolare, quando Blaine fu dentro di lui, tornò a sentirsi vivo, completo, vero. Era esattamente tutto ciò che a lui mancava, era esattamente ciò di cui aveva bisogno, era ciò che aveva rischiato stupidamente di perdere.
Alla fine rimasero sul divano a coccolarsi abbracciati, senza parlare, fino a che Kurt non diede una botta sul ventre piatto dell’altro, facendogli male.
“Ahio! E questo per cos’era?” chiese il moro mettendosi seduto di riflesso. Il maggiore lo spinse giù, tornano a stringerlo.
“Non osare mai più andartene, sono stato chiaro?” dichiarò fissandolo negli occhi. Blaine sorrise, e cercò di baciarlo, ma Kurt glielo impedì.
“No, promettilo. Non sono intenzionato a tollerare un'altra volta la tua assenza..” il tono sarebbe voluto essere deciso, ma fu semplicemente implorante.
“Lo prometto.” Disse semplicemente in compagno, baciandolo poi con trasporto.
Non lo avrebbe lasciato mai più, questo era poco ma sicuro.

* * * *

Dopo la loro riconciliazione, Kurt e Blaine andarono definitivamente a vivere assieme. Sebastian accolse la notizia del trasferimento del coinquilino con uno strano ghigno, affermando poi che aveva già un nuovo affittuario.
Quello che Blaine non sapeva era che il nuovo coinquilino era niente poco di meno che Thad Hardwood, suo amico d’infanzia e, a quel che ricordava, fondatore nel fan club anti-Sebastian.
Evidentemente mancava da un bel pezzo nel gruppo, almeno con il pensiero, perché si era perso il momento in cui da essere il primo hater, Thad era diventato l’amante del suo amico biondo.
Ma andava bene, dopotutto gli bastava che fossero felici, per quanto possibile per loro.
La presenza di Blaine, soprattutto con la fine delle lezioni, era diventata costante sul set dove girava Kurt, tanto che quando Rachel volle sapere se fossero andati al suo super-mega-extra-esclusivo party chiese direttamente a lui, ed insieme andarono da Kurt, esibendo i loro migliori occhi da cuccioli abbandonati.
Kurt soppesò la cosa per un attimo, considerando che un party con i suoi colleghi equivaleva ad un suicidio sociale, ed acconsentì solo dietro la promessa che Blaine non avrebbe toccato un goccio d’alcool.
 Tuttavia i suoi piani vennero leggermente inclinati quando seppe che al party sarebbe stata presente anche la stampa e vari giornalisti del web, che non aspettavano altro che gossip.
Poco importava che fosse vero o meno, dal momento che lo avevano più volte accoppiato con Britt, con Santana e, prima che questa rendesse pubblica la sua relazione con Finn, anche con Rachel.
Ma in quel caso si trattava di Blaine, e l’unica cosa che gli premeva era che non dovesse subire l’umiliazione di sentirsi messo in disparte da quegli stupidi giornali o in ridicolo da alcune domande troppo intime.
A quel punto, però, gli venne un idea.
Se tutti avessero saputo che Blaine era il suo ragazzo, si sarebbero tenuti alla larga da lui, vero? Soprattutto se lo affidava alla sua guardia del corpo, no?
Quando sottopose la questione a Blaine, ovviamente fraintese il tutto.
Diciamo che anche la sua scelta di parole non era così cristallina, ecco.
“Blaine..” gli disse un giorno “se non ci fosse nulla da nascondere, non avremmo più questo scomodo problema, no?”
Questi saltò su dalla sedia dove stava studiando e lo guardò stupito.
“Non ho intenzione di venire al party per vederti fare l’etero con qualche sgallettata!”
Kurt lo fece ri- accomodare, dandogli una pacca sul fianco.
“Certo che se proprio idiota a volte.. alla festa ci vado solo per te! Figuriamoci se volessi fare una cosa del genere..”
“ma allora..cosa intendi?”
“Intendo..se lo dicessimo, di noi.. certo se non vuoi non lo farò ma ecco se uscissimo allo scoperto..se uscissi allo scoperto, non avremmo più il problema di farci vedere in pubblico, giusto?”
“Ma..sei sicuro? Dev’esserci un'altra soluzione..” Il moro gli prese una mano, accarezzandola mentre cercava di pensare ad un modo.
“Probabilmente c’è, ma non la voglio. Io ti amo, e tutti lo devono sapere e soprattutto devo essere libero di prenderti per mano dove mi pare e piace!” asserì sicuro, stringendo a sua volta la presa. Si guardarono un istante negli occhi, scorgendo un lampo d’intesa.
“se sei deciso..hai già pensato a come fare?” chiese il moro.
“Ho già qualche idea..” rispose Kurt con un ghigno.

*

Arrivò la sera del party, che ormai aveva radunato qualcosa come trecento partecipanti, nonostante fosse abbastanza esclusivo. Eh si che era Natale, e che quindi la Berry era decisamente più dolce e amorevole, ma aprire l’ingresso a celebrità di cui conosceva malapena il nome era troppo.
Kurt e Blaine si recarono lì sentendo la tensione scorrere tra di loro, e Blaine si passò nuovamente la mano tra i capelli tagliati di fresco.
Fu Kurt ad ordinare quel sacrosanto taglio, nonostante amasse i suoi ricci, ma doveva essere perfetto quella sera. Era troppo importante per non badare ai dettagli.
Il castano decise anche l’outfit di entrambi, indossando lui un pantalone grigio coordinato al gilet e una camicia bianca di Armani, mentre per il compagno total black, con camicia e pantalone nero, cinta nera con fibbia in argento e scarpe nere. Inutile dire che, se non fosse per il suo notevole autocontrollo, gli sarebbe già saltato addosso.
 
“andrà tutto bene..” sussurrò Kurt per l’ennesima volta a se stesso, come un mantra, mentre Blaine chiacchierava amorevolmente con Britt e Santana.
“Andrà tutto bene..” ripeté il castano mentre veniva inondato dai paparazzi e dovette, a malincuore, allontanarsi da Blaine.
“Andrà tutto bene.” Decise infine, quando alle undici e mezzo Puck annunciò che tra poco ci sarebbe stato lo spettacolo pirotecnico diretto da lui. Blaine parlava di football con Sam, e nessuno sembrava toccato da quello che stava per accadere, quando in realtà Kurt aveva predisposto tutto.
“Blaine..” lo chiamò dolcemente mentre intrecciava una mano nella sua. Qualche fotografo aveva già notato il movimento e stava scattando qualche foto. Bene.
“dimmi.” L’altro si voltò e sorrise dolcemente. Altre foro e un cenno da parte di Sam.
“Baciami.” Disse semplicemente.
“Qui? Ora?”
“si, qui ed ora.” Ormai le foto non si contavano più.
Blaine non se lo fece ripetere due volte, con una mano sfiorò la sua guancia e lo baciò dolcemente, mentre il tocco gentile di Kurt lo invitò a continuare. Il moro approfondì leggermente in bacio, e sentirono entrambi la folla attorno a loro ammutolirsi.
Persino Sam, che sapeva tutto, rimase senza parole.
Quando si separarono si guardarono un ultima volta negli occhi prima di rivolgere lo sguardo alla folla circostante. Rachel e Mercedes sorridevano entusiaste, Santana brindava alla loro salute e Puck era semplicemente estasiato.
I fotografi invece stavano per distruggere le loro sofisticatissime macchine fotografiche per riprendere ogni momento di quello spettacolare evento, alcuni avevano addirittura lasciato la macchina posizionata ed allontanato l’occhio per vedere con i propri occhi se quello che stava accadendo era vero.
Nella mente di Kurt ripassarono le immagini del liceo, i bulli che lo indicavano, lo deridevano, gli facevano del male. E lui era solo.
Strinse la presa sulla mano di Blaine, e con la coda dell’occhio vide l’altro drizzare la schiena ed esibire uno sguardo fiero. Anche lui non aveva una storia facile alle spalle.
Ma ora erano insieme, erano adulti e decisi a difendere il loro amore. Avrebbero combattuto se fosse stato necessario, ma non si sarebbero mai arresi.
 
Per loro fortuna, o per un miracolo di Natale, o grazie a quel Dio in cui Kurt non credeva non accadde nulla di tutto ciò.
Qualcuno iniziò a battere le mani, infondo alla sala, e poco a poco tutti si unirono, finché no divenne una vera e propria standing ovation, solo per loro.
Forse il mondo non era così malvagio come credevano.
 
Grazie a Puck riuscirono a sfuggire alle grinfie di tutti, riuscendo finalmente ad appartarsi nel balcone di una camera per vedere i fuochi.
“Non è stato così difficile, no?” disse Blaine, baciandolo leggermente sulla guancia. Kurt si accoccolò meglio al suo petto, alzando il volto per ricambiare il bacio.
“E’ solo l’inizio, domani saremo sommersi..”
“Tu sarai sempre con me?”
“Certamente.”
“Allora non ho paura.”
“Neanche io.”
Si amavano, il mondo là fuori non era più una minaccia.
Erano insieme, quella volta per sempre.
 


Merry Christmas!
Questa shot, oltre ad essere molto speciale per me, è dedicata a persone che definire speciali è quasi un offesa!
Alla mia socia, la mia Giusy, che mi è sempre vicina e mi vuole un mondo di bene, ma sarà sempre di meno rispetto a quello che io voglio a lei.
Alla mia beta-sorellona, Sara, che mi ha spronato a scrivere, a dare il mio meglio e mi ha difesa dagli attiacchi di vari pg non molto contenti del mio operato X°°D.
Alla mia Sherlock. Rita, non hai la più pallida idea di quello che hai rappresentato per me in questo ultimo periodo. Un ancora, un supporto, qualcuno su cui contare sempre e che mi è sempre accanto. I love you, dear.

A queste tre persone dedico e regalo questa shot che di natalizio, in realtà, ha poco e nulla. A loro auguro tutto il bene di questo mondo e anche di più, perché lo meritano, lo meritano alla grande. Siete le migliori!
*si asciuga le lacrime*
Passiamo ad alcuni dettagli tecnici, che è meglio.
La serie tv da cui era partito tutto era, per chi interessasse, The Vampire Diaries, ma ovviamente mentre scrivevo ne ho inventata quasi una a parte..per quel che conta..
Kurt è OOC, ma doveva se consideriamo i suoi anni di liceo senza Glee, senza Blaine, senza nulla. Si insomma, grazie al "Who's Blaine?" della 4x10 abbiamo avuto una mezza idea di quello che sarebbe accaduto.
Blaine..non lo so, vi dirò. Mi sono identificata molto in lui, e forse per questo risulterà leggermete Out of Charcter, ma spero vivamente di no..
Piaciuto il finale? L'ho ripreso alla lettera U.U
Il coming out di questo Kurt, sebbene non abbia avuto ben modo di spiegarlo, è stato un passo molto molto significativo. Non che si vergognasse di ciò che è, ma da qui a lanciarsi in pasto alla stampa..
Ci voleva un Blaine!

Passiamo alle cose belle, per me almeno!
Se tutto va bene, da questa misera(7000 parole!) shot ne trarrò una long! *-*
sono così emozionata!!

Bene, ora scappo, devo ancora digerire il super mega extra pranzo natalizio!
Un bacio a tutti e ancora Buon Natale!

Grazie inoltre a coloro che hanno aggiunto promise nelle seguite/preferiti. Lo apprezzo molto.

E grazie, non smetterò mai di dirlo, alle tre persone a cui è dedicata questa shot.
Semplicemente per esistere :)

Have an extraordinary merry Christmas!
See you at 1th January!

Kiss!
Gip

 
   
 
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