Jag –
Ufficio del Colonnello MacKenzie
“Hai pronti i
documenti sul caso Wintrop?”.
Mac alzò lo
sguardo e vide la testa di Harm sbucare dalla
porta del proprio ufficio.
“Come hai
detto?”
“Il caso
Wintrop… ricordi?”
“Oh, sì…
certo. Il caso Wintrop.”
“Mac? Stai
bene?”
“Certamente.
Perché?”
“Mah… non so…
mi sembri strana, oggi.”
“Strana?
Strana in che senso?”
“Al briefing
con l’Ammiraglio sembravi stanca… e ora…”.
“Ora cosa
sarei?”
“Distratta.
Sì, sembri distratta”
“Non sono
affatto distratta. E a proposito del caso
Wintrop… ecco…” e prese a frugare nella cartella, recuperando un
fascicolo che
gli porse con sorriso soddisfatto “…ecco i documenti che cercavi”.
Harm li
prese, guardandola con un sorriso divertito.
“Guarda che
non stavo mettendo in dubbio la tua
efficienza… constatavo soltanto che mi sembravi distratta. C’è qualcosa
che non
va?”
Lei lo
guardò, ricambiando il sorriso.
“Ti serve
altro, Harm?”
Sentendosi
congedato, senza aggiungere altro lui girò sui
tacchi e uscì dall’ufficio.
Finalmente
lei poté rilassarsi: era tutta mattina che
pensava a quello che aveva scarabocchiato su quel foglio la sera prima…
ma come
le era venuto in mente di mettersi a scrivere quelle cose?
Fortuna che
quel blocco era rimasto sulla sua scrivania a
casa… Non osava pensare a cosa avrebbe potuto pensare chiunque avesse
letto le
fantasie proibite di
un colonnello dei
Marine!
Jag –
Ufficio del Comandante Rabb
Riattaccò il
telefono, si alzò, chiuse la porta e
finalmente aprì il fascicolo che aveva recuperato nell’ufficio di Mac:
aveva
ancora un paio d’ore da dedicare al caso Wintrop e voleva leggere ciò
che aveva
preparato lei.
Scorse i
primi due fogli, la trasposizione scritta della
testimonianza del marinaio Williams, che aveva assistito alla scena.
Ricordava
l’interrogatorio, ma rileggere nero su bianco le domande e le risposte
gli
permetteva di farsi un quadro migliore della situazione; inoltre gli
faceva
venire in mente altre eventuali domande che avrebbero potuto rivolgere
al
testimone, per prepararlo all’interrogatorio in aula.
Stava per
passare alla deposizione successiva quando la
punta di un foglio azzurro sbucò da sotto altri fogli bianchi;
incuriosito
recuperò il foglio colorato, rendendosi immediatamente conto che non
era un
semplice foglio, ma un blocco di fogli, benché molto sottile.
Era scritto a
mano, a differenza degli altri, stampati o
dattiloscritti.
Doveva
trattarsi di appunti di Mac. E infatti quella era la
sua calligrafia.
Credendo di
leggere fogli di lavoro, iniziò a scorrere le
parole, una dopo l’altra.
La prima
frase che lesse da principio gli sembrò essere
una domanda da rivolgere ad un testimone… ma l’argomento non sembrava
collimare
con quello che era il caso che stavano seguendo.
Che fossero
appunti per un altro caso, finiti per errore
in un dossier sbagliato?
Proseguì
incuriosito dall’argomento… rendendosi conto, ben
presto, che non si trattava più solo di domande, ma di qualcos’altro.
Sembravano…
Non poteva
crederci!
Eppure…
Nonostante
fosse ubriaco e quasi in stato di incoscienza,
tra la veglia e il sonno, ricordava bene cosa aveva chiesto a Mac due
sere
prima, mentre era steso a letto. E quello che c’era scritto in quel
blocco
azzurro pareva tanto la risposta a quella domanda e non solo.
Oh, no! Non
solo!
Con un pigro
sorriso divertito, lesse avidamente tutto
quanto, soffermandosi persino in alcuni punti che trovava
particolarmente
interessanti.
Quando ebbe
terminato, posò il blocco e si mise a riflettere:
ciò che aveva appena letto gli offriva su un piatto d’argento
l’occasione di
dirle tutto quello che non era mai riuscito a dirle…
Doveva solo
capire come.
Si mise al
computer e trascrisse rapidamente ciò che aveva
letto, salvando il documento su una chiavetta USB che mise nel
portafoglio; a
casa l’avrebbe riletto e avrebbe riflettuto sul da farsi.
Per il
momento non doveva che attendere il momento
propizio per far scivolare, senza essere visto, nella cartella di Mac
il blocco
azzurro, lasciandole credere che fosse rimasto nella sua borsa e non
finito
nelle mani dell’oggetto delle sue fantasie.
L’interessante,
di tutta quella faccenda, sarebbe stato
anche scoprire se nel fascicolo Wintrop quel blocco fosse davvero
finito per
errore, oppure per un inconscio lapsus freudiano!
Appartamento
di Mac
Aveva cenato
con un’insalata e una bistecca e stava per
mettersi al lavoro: prese la cartella con i fascicoli che si era
portata
dall’ufficio e la mise sulla scrivania.
Si guardò
attorno, perplessa.
C’era
qualcosa che non andava…
Osservò con
più attenzione, cercando di focalizzare meglio
la sensazione che aveva avuto e sussultò: il blocco azzurro non era
dove
credeva d’averlo lasciato.
Sollevò
rapida ad uno ad uno i fogli che si trovavano sul
tavolo ma non trovò ciò che stava cercando.
Dove era
finito?
Aprì i
cassetti della scrivania e rovistò anche lì, finché
dovette arrendersi all’evidenza dei fatti. Allora, in preda al panico,
aprì la
borsa da lavoro e tirò fuori il fascicolo Wintrop…
Non poteva
essere finito lì dentro!
Aprì la
cartellina che conteneva i documenti relativi al
caso e cominciò a scorrerli tutti: niente neppure lì.
Eppure
ricordava chiaramente che quel dannato blocco
azzurro era sulla scrivania, la sera prima, mentre lavorava.
Guardò
nuovamente nella borsa e… finalmente tirò un
sospiro di sollievo: eccolo!
Si trovava
nel soffietto più esterno della cartella,
quello dove solitamente riponeva la cancelleria e i fogli per appunti e
non
dove teneva i fascicoli dei casi che stava esaminando. Probabilmente lo
aveva
infilato nella borsa soprappensiero, così com’era stata per tutta la
giornata
in ufficio.
In fondo Harm
aveva avuto ragione: era distratta.
Harm…
Era stata
davvero una fortuna che quel blocco non fosse
finito nel posto sbagliato. Non osava neppure immaginare cosa avrebbe
pensato
lui se avesse letto ciò che vi aveva scritto.