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Autore: Alexandra_ph    25/12/2012    1 recensioni
Pubblico questa FF natalizia scritta nel 2007 sotto il mio nick, ma è firmata CATE e ALEX.
Abbiamo provato ad immaginarci cosa potessero desiderare Harm e Mac come regalo di Natale... e la risposta sta nel titolo della FF (o quasi...)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Jag – Ufficio del Colonnello MacKenzie

 

“Hai pronti i documenti sul caso Wintrop?”.

Mac alzò lo sguardo e vide la testa di Harm sbucare dalla porta del proprio ufficio.

“Come hai detto?”

“Il caso Wintrop… ricordi?”

“Oh, sì… certo. Il caso Wintrop.”

“Mac? Stai bene?”

“Certamente. Perché?”

“Mah… non so… mi sembri strana, oggi.”

“Strana? Strana in che senso?”

“Al briefing con l’Ammiraglio sembravi stanca… e ora…”.

“Ora cosa sarei?”

“Distratta. Sì, sembri distratta”

“Non sono affatto distratta. E a proposito del caso Wintrop… ecco…” e prese a frugare nella cartella, recuperando un fascicolo che gli porse con sorriso soddisfatto “…ecco i documenti che cercavi”.

Harm li prese, guardandola con un sorriso divertito.

“Guarda che non stavo mettendo in dubbio la tua efficienza… constatavo soltanto che mi sembravi distratta. C’è qualcosa che non va?”

Lei lo guardò, ricambiando il sorriso.

“Ti serve altro, Harm?”

Sentendosi congedato, senza aggiungere altro lui girò sui tacchi e uscì dall’ufficio.

Finalmente lei poté rilassarsi: era tutta mattina che pensava a quello che aveva scarabocchiato su quel foglio la sera prima… ma come le era venuto in mente di mettersi a scrivere quelle cose?

Fortuna che quel blocco era rimasto sulla sua scrivania a casa… Non osava pensare a cosa avrebbe potuto pensare chiunque avesse letto le fantasie proibite  di un colonnello dei Marine!

 

 

 

Jag – Ufficio del Comandante Rabb

 

Riattaccò il telefono, si alzò, chiuse la porta e finalmente aprì il fascicolo che aveva recuperato nell’ufficio di Mac: aveva ancora un paio d’ore da dedicare al caso Wintrop e voleva leggere ciò che aveva preparato lei.

Scorse i primi due fogli, la trasposizione scritta della testimonianza del marinaio Williams, che aveva assistito alla scena. Ricordava l’interrogatorio, ma rileggere nero su bianco le domande e le risposte gli permetteva di farsi un quadro migliore della situazione; inoltre gli faceva venire in mente altre eventuali domande che avrebbero potuto rivolgere al testimone, per prepararlo all’interrogatorio in aula.

Stava per passare alla deposizione successiva quando la punta di un foglio azzurro sbucò da sotto altri fogli bianchi; incuriosito recuperò il foglio colorato, rendendosi immediatamente conto che non era un semplice foglio, ma un blocco di fogli, benché molto sottile.

Era scritto a mano, a differenza degli altri, stampati o dattiloscritti.

Doveva trattarsi di appunti di Mac. E infatti quella era la sua calligrafia.

Credendo di leggere fogli di lavoro, iniziò a scorrere le parole, una dopo l’altra.

La prima frase che lesse da principio gli sembrò essere una domanda da rivolgere ad un testimone… ma l’argomento non sembrava collimare con quello che era il caso che stavano seguendo.

Che fossero appunti per un altro caso, finiti per errore in un dossier sbagliato?

Proseguì incuriosito dall’argomento… rendendosi conto, ben presto, che non si trattava più solo di domande, ma di qualcos’altro.

Sembravano…

Non poteva crederci!

Eppure…

Nonostante fosse ubriaco e quasi in stato di incoscienza, tra la veglia e il sonno, ricordava bene cosa aveva chiesto a Mac due sere prima, mentre era steso a letto. E quello che c’era scritto in quel blocco azzurro pareva tanto la risposta a quella domanda e non solo.

Oh, no! Non solo!

Con un pigro sorriso divertito, lesse avidamente tutto quanto, soffermandosi persino in alcuni punti che trovava particolarmente interessanti.

Quando ebbe terminato, posò il blocco e si mise a riflettere: ciò che aveva appena letto gli offriva su un piatto d’argento l’occasione di dirle tutto quello che non era mai riuscito a dirle…

Doveva solo capire come.

Si mise al computer e trascrisse rapidamente ciò che aveva letto, salvando il documento su una chiavetta USB che mise nel portafoglio; a casa l’avrebbe riletto e avrebbe riflettuto sul da farsi.

Per il momento non doveva che attendere il momento propizio per far scivolare, senza essere visto, nella cartella di Mac il blocco azzurro, lasciandole credere che fosse rimasto nella sua borsa e non finito nelle mani dell’oggetto delle sue fantasie.

L’interessante, di tutta quella faccenda, sarebbe stato anche scoprire se nel fascicolo Wintrop quel blocco fosse davvero finito per errore, oppure per un inconscio lapsus freudiano!

 

 

 

Appartamento di Mac

 

Aveva cenato con un’insalata e una bistecca e stava per mettersi al lavoro: prese la cartella con i fascicoli che si era portata dall’ufficio e la mise sulla scrivania.

Si guardò attorno, perplessa.

C’era qualcosa che non andava…

Osservò con più attenzione, cercando di focalizzare meglio la sensazione che aveva avuto e sussultò: il blocco azzurro non era dove credeva d’averlo lasciato.

Sollevò rapida ad uno ad uno i fogli che si trovavano sul tavolo ma non trovò ciò che stava cercando.

Dove era finito?

Aprì i cassetti della scrivania e rovistò anche lì, finché dovette arrendersi all’evidenza dei fatti. Allora, in preda al panico, aprì la borsa da lavoro e tirò fuori il fascicolo Wintrop…

Non poteva essere finito lì dentro!

Aprì la cartellina che conteneva i documenti relativi al caso e cominciò a scorrerli tutti: niente neppure lì.

Eppure ricordava chiaramente che quel dannato blocco azzurro era sulla scrivania, la sera prima, mentre lavorava.

Guardò nuovamente nella borsa e… finalmente tirò un sospiro di sollievo: eccolo!

Si trovava nel soffietto più esterno della cartella, quello dove solitamente riponeva la cancelleria e i fogli per appunti e non dove teneva i fascicoli dei casi che stava esaminando. Probabilmente lo aveva infilato nella borsa soprappensiero, così com’era stata per tutta la giornata in ufficio.

In fondo Harm aveva avuto ragione: era distratta.

Harm…

Era stata davvero una fortuna che quel blocco non fosse finito nel posto sbagliato. Non osava neppure immaginare cosa avrebbe pensato lui se avesse letto ciò che vi aveva scritto.

 

 

 

 

  
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