Appartamento
di Mac
“… ed è per
questo che vi chiedo un
verdetto di piena assoluzione”.
Non andava.
Da ormai due ore camminava avanti e indietro
nel suo salotto ripetendo e variando la sua arringa finale, senza mai
trovarla
realmente convincente. Oltre alla sua frustrazione nella vita
sentimentale, ci
mancava solo quella lavorativa.
Si ributtò
sul divano e riprese in mano tutti gli appunti
sparsi sul tavolino davanti a lei. Riesaminò quelli presi durante il
processo:
era senza dubbio innocente, ma non riusciva a trovare qualcosa da usare
come
vero colpo di grazia nell’arringa. Prese in mano anche i fogli degli
appunti di
Harm, nella speranza che il suo intuitivo collega le fornisse la
soluzione al
suo problema.
“Certo che
Harm ha veramente una pessima calligrafia”
pensò mentre con difficoltà scorreva i fogli riempiti di geroglifici.
“E anche in
questo niente…” sospirò sconsolata poggiando
di lato l’ennesimo foglio “Avanti il prossimo… allora… Hai mai pensato
a come
sarebbe se…” la frase le morì sulle labbra e un brivido la percorse.
Per un lungo
attimo non capì. La calligrafia era quella di
Harm, la frase era quella che da giorni la stava tormentando… possibile
che
Harm fosse rimasto sconvolto da quella serata quanto lei? E che anche
Harm si
fosse ritrovato a scrivere le sue fantasie a ruota libera? Sorrise
mordendosi
il labbro inferiore ed iniziò a leggere…
“Hai
mai
pensato a come sarebbe tra di noi? Tra noi due… se facessimo l’amore?”
Riuscire
a
far crollare le barriere che proteggono i nostri cuori… Concedersi
l’uno
all’altra senza limiti, senza riserve, senza aver paura di dare e di
ricevere,
senza aver paura di esporci…
Bellissimo.
Sarebbe bellissimo.
Sfiorerei
la sua pelle con le mie mani, accarezzandole il volto, le palpebre, le
labbra…
indugerei sul loro contorno, prima con le dita, poi con la mia bocca,
fino a
farle schiudere per me, per il bacio che attendo di darle da troppo
tempo.
La
via
d’accesso al suo impenetrabile cuore.
Un
bacio
lungo, appassionato. Una dolce danza, vecchia come il mondo.
E
le mie
mani scivolerebbero lentamente sul suo corpo, toccando ogni centimetro
della sua
pelle, che scoprirei lentamente sollevandole la maglia, pregustando il
momento
in cui ripercorrerei lo stesso tragitto con le mie labbra…
Rilesse ogni
singolo passaggio almeno due volte, provando
un improvviso calore e senso di eccitamento immaginando quelle
adorabili mani
finalmente sul suo corpo. Senza pensare al fatto che, adesso, aveva la
prova
che anche lui la vedeva sotto luce diversa.
Come
trasportata da una forza incontrollabile rilesse
nuovamente il tutto, senza riuscire a togliersi il sorriso stampato
sulla
faccia.
Ma,
improvvisamente, quel calore che le parole di Harm
erano riuscite a creare scomparve, lasciando al suo posto un gelo che
le
penetrò fin nelle ossa.
Era stata
talmente rapita da quelle parole che… non si era
accorta… ma, possibile che…
Si alzò
velocemente dal divano e corse verso la sua borsa
di lavoro. La aprì e afferrò il famoso blocco di fogli azzurri che da
qualche
giorno stava nel prima soffietto. Lo aprì velocemente e iniziò a
leggere prima
il suo foglio, poi quello
di Harm, poi
passò nuovamente gli occhi sul foglio azzurro per ritrovare una precisa
corrispondenza con le parole scritte da lui…
Per un lungo
istante rimase a fissare quelle frasi tanto
simili, incapace di dare una spiegazione razionale o forse cercando di
scacciare
l’unica spiegazione razionale esistente. E quando ne prese coscienza si
sentì quasi
soffocare.
Ricollegò
velocemente i fatti… La sera sul divano mentre
scriveva, il blocco poggiato sul tavolo accanto al dossier Wintrop,
Harm in
ufficio che chiede i documenti, lui che rientra due ore dopo, con uno
strano
sguardo e che si abbassa vicino alla sua borsa con la scusa di una
penna caduta
a terra e infine le strane allusioni di quel giorno su lei che le
nascondeva
qualcosa.
Tutto filava
purtroppo e la conclusione era solo una: doveva
aver messo inavvertitamente il blocco in mezzo ai documenti del caso,
li aveva
dati ad Harm e lui aveva letto la sua fantasia prima di riporla, non
visto,
nella ventiquattrore.
La prima
reazione fu di imbarazzo più completo. Aveva
appena scoperto di aver involontariamente confessato al suo partner,
collega e
miglior amico, di avere il preciso desiderio di saltargli addosso. Non
sarebbe
più riuscita a guardarlo negli occhi, a stare sola in uno spazio
stretto con
lui, adesso che sapeva che anche lui sapeva…
Non riusciva
più a fare un pensiero coerente. Immagini di
Harm mentre leggeva il suo scritto la stavano tormentando: il suo viso
indignato, divertito, distaccato, eccitato… Non riusciva ad immaginare
cosa
avesse potuto pensare lui.
Si mise una
mano sul volto e si maledisse interiormente
per aver ceduto alla tentazione di mettere nero su bianco quelle cose,
rischiando di rovinare per sempre il loro rapporto.
Che penserà
adesso Harm di me?
Abbassò gli
occhi su quei fogli e all’improvviso capì che
la risposta a tutte quelle domande era proprio tra le sue mani. Riprese
il
foglio di Harm e lo lesse nuovamente.
C’erano solo
due possibili risposte: o si stava divertendo
a giocare con i suoi sentimenti (e non era certamente da Harm), o anche
lui era
interessato a portare il loro rapporto verso un nuovo livello. Il
sorriso le si
stampò nuovamente sul volto.
E adesso?
Cosa avrebbe dovuto fare? Chiamarlo e dirgli che
i suoi appunti l’avevano MOLTO ispirata e non per l’arringa?
Presentarsi a casa
sua con i fogli nella mano sinistra e una bottiglia di champagne nella
destra?
Sicuramente
erano due ipotesi allettanti ma non sarebbe
stata in grado di ricevere un rifiuto se avesse scoperto che l’intento
di Harm era
stato solo quello di giocare.
Doveva
tastare ancora un po’ il
terreno… Del resto lui le aveva mentito…
non le aveva detto d’aver letto le sue fantasie.
Doveva capire
più chiaramente le sue reali intenzioni. E
per farlo sarebbe stata al suo gioco e avrebbe risposto con la sua
stessa
carta.
In fondo, in
due si può giocare meglio!
Se le cose
fossero andate come sperava, il marinaio
Wintrop avrebbe ricevuto sicuramente un’anonima raccomandazione per
passaggio
di grado.
Prese il suo
blocco e ricominciò a scrivere con una nuova
spinta e un nuovo obiettivo: farlo suo!
E come per
magia, le parole iniziarono a sgorgare.