Appartamento
di
Mac
L’ennesima
interminabile giornata di lavoro era finalmente
conclusa. L’Ammiraglio stava veramente approfittando della sua
disponibilità e
lei, come capo dello staff, non sapeva tirarsi indietro. Ma erano già
tre sere
che non riusciva a rientrare a casa ad un’ora decente.
Lasciò le
buste del supermercato sul tavolo e si diresse
in camera per mettersi in abiti più comodi. Non appena entrata, il suo
sguardo
fu catturato da quelle ali d’oro che luccicavano sul suo comodino. Le
prese in
mano ripensando ai giorni precedenti: dopo che aveva trovato la
cravatta aveva
riflettuto un paio di giorni sul da farsi. Continuare nel “gioco”
significava
palesare le proprie intenzioni, senza ripensamenti e senza indecisioni
future.
Così aveva aspettato un paio di giorni a rispondere a quell’ardita
mossa del
Comandante e non poteva nascondere che si era divertita a vedere Harm
cercare
bigliettini nei posti più disparati: mancava poco che lo cercasse anche
tra le
foglie d’insalata del suo panino! Decise che era arrivato il momento di
rischiare il tutto per tutto, ormai si era esposta troppo per tirarsi
indietro.
L’idea di utilizzare un portacravatte era arrivata all’improvviso:
avrebbe
voluto una telecamera installata nell’appartamento di Harm per vedere
la sua
reazione!
Per tutta la
giornata era stata in tensione: non sapeva
come avrebbe reagito Harm e temeva di aver tirato troppo la corda. Ma
alla fine
aveva avuto proprio da lui la conferma che la decisione di proseguire
nel
“gioco” era stata la decisione giusta. Lo aveva capito subito quando,
uscendo
dall’ufficio la sera precedente, aveva trovato nella tasca del suo
giubbotto,
le sue ali d’oro. Sperava di non aver interpretato male quel gesto, ma
nel suo
cuore sapeva che Harm avrebbe ceduto simbolicamente le sue ali solo se
avesse
abbattuto del tutto i suoi blocchi, e solo se fosse stato certo dei
suoi
sentimenti.
Strinse
istintivamente quel distintivo tra le mani,
pregando interiormente che la buona sorte o chi per essa, riportasse
Harm sano
e salvo a casa. Proprio quel pomeriggio era partito per
E, a dire la
verità, la sua tensione era amplificata anche
di recenti avvenimenti: non erano ancora riusciti a trovare un momento
per
parlare seriamente prima della sua partenza e da ben due giorni non
aveva ricevuto
nessuna risposta al biglietto che gli aveva recapitato dopo che lui le
aveva
fatto trovare le sue ali d’oro. Probabilmente era la sua vendetta per
averlo
fatto morire nell’attesa dopo la sua mossa della cravatta e,
soprattutto, per
avergli fatto fare la figura dello “scemo” nel cercare una possibile
risposta
ovunque. O forse lo sperava. Il fatto che lui volesse interrompere quel
“gioco”
era un’ipotesi ben peggiore. E ancora di più dopo la sua recente
intraprendenza: nonostante Harm non le avesse risposto in nessun modo,
aveva
deciso di portare in fondo la sua fantasia, senza pensare alle
conseguenze,
rischiando pure che Harm non volesse effettivamente saperne di quel
cambio di
rapporto che da un mese aleggiava nell’aria. E così, preso il coraggio
a due
mani, aveva messo nero su bianco la fine di quella fantasia e, non
vista, era
riuscita ad infilare quel foglio nel borsone di Harm. Certamente quella
sera
nella sua cabina della Coral Sea, la temperatura si sarebbe
surriscaldata
nonostante il clima Dicembrino.
Lo squillo
alla porta interruppe il flusso dei suoi
pensieri. Lasciò le ali sul comodino e andò ad aprire.
“Signora
Sullivan, buonasera” sorrise alla sua anziana e
gentile vicina di casa.
“Sei tornata
finalmente Sarah, son passata varie volte a cercarti
questo pomeriggio…” le rispose quasi con tono di rimprovero per la
frenetica
vita che ultimamente stava conducendo.
“Mi dica,
posso aiutarla?”
“No, tutto
bene grazie cara. Volevo solo consegnarti
questo pacco che è arrivato questa mattina per te. Il ragazzo delle
consegne mi
ha vista entrare qui accanto e mi ha chiesto se potevo ritirarlo io per
te”
disse porgendole un grande pacco avvolto nella solita carta da
spedizioni.
“La ringrazio
tanto Signora Sullivan” rispose afferrando
incuriosita il pacco e congedandosi dall’anziana signora.
Era
sicuramente il regalo che Chloe le aveva spedito per
Natale. Qualche giorno prima la sua sorellina le aveva preannunciato
che le
avrebbe inviato il regalo via posta dato che non riusciva a andare a
trovarla
prima di Natale a causa della scuola. Era diventata veramente una
ragazzina
diligente e ne era veramente fiera.
Tolse la
carta da pacchi e si trovò davanti ad una scatola
completamente nera.
Aprì il
coperchio e il cuore iniziò a batterle
all’impazzata quando una ben nota camicia bianca apparve davanti a lei.
Ma
soprattutto quando fu avvolta da un inconfondibile odore, il SUO.
Prese la
camicia tra le mani e l’avvicinò al suo naso per
poterlo sentire ancora più intensamente. E le parole che gli aveva
fatto
trovare il giorno prima sulla sua scrivania le tornarono subito alla
memoria
Sfiorarti
il collo con le labbra… Il tuo profumo, un misto di colonia ed essenza
di uomo,
mi inebria dolcemente.
Raggiungere
con le mani i bottoni della tua camicia e scoprire, poco alla volta, la
pelle
morbida e calda sottostante.
Lentamente
l’indumento scivola dalle tue spalle, lungo le braccia, fino a terra….
Fermarmi
ad ammirarti, lasciandomi incantare dalla tua bellezza.
Tu,
deciso, ti avvicini per sussurrarmi: “Ti piace quello che vedi,
Marine?”.
Rispondere
alla tua domanda non con le parole, ma con le mie mani, che riprendono
ad
esplorare il tuo corpo, mentre il desiderio mi travolge completamente.
Osservò
nuovamente la camicia che teneva tra le mani,
pensando che per quella sera avrebbe sicuramente preso il posto del suo
pigiama, quando una busta rossa sotto la camicia attirò la sua
attenzione.
Col cuore in
gola l’aprì.
Natale
si
avvicina: tempo di desideri, tempo di regali.
Ti
immagino vestita in rosso (molto poco vestita, a dire il vero) venirmi
incontro
con un sorriso dolce e invitante sulle labbra...
Ti
ho mai
detto che adoro quei buffi berretti da Babbo Natale?
Un
dono
perfetto.
Tutto
ciò
che vorrei per Natale… sei tu.
Coral Sea –
cabina del Comandante Rabb
L’ennesima
interminabile giornata stava finalmente
volgendo al termine; dopo il viaggio in aereo per raggiungere la Coral
Sea, che
si trovava nell’Atlantico, c’era stato l’incontro col comandante ed
infine
quello col Capo Squadra Aerea, per definire gli interventi suoi e
dell’Ammiraglio Boone alla conferenza, che si sarebbe svolta l’indomani
e nella
mattinata della vigilia di Natale.
Il CAG doveva
avere qualcosa contro di lui, oppure doveva
stargli particolarmente antipatico, perché era stato decisamente freddo
e
scortese, a differenza di come invece aveva trattato l’Ammiraglio. E
con
credeva proprio che si trattasse di un caso di eccessivo rispetto per i
gradi…
Oh, al
diavolo anche il CAG della Coral Sea! In fondo
doveva starci solo due giorni… e avrebbe avuto ben poco a che fare con
quell’uomo.
Inoltre i
suoi pensieri, in quel momento, stavano
prendendo direzioni ben diverse e per la prima volta, da quando volava,
non
stava pensando a come trovare il modo di farsi un giro su un F-14…
La sua mente
era a Washington, ad immaginare l’espressione
di Mac nel momento in cui avrebbe ricevuto e aperto il pacco che le
aveva fatto
recapitare a casa quel mattino.
In ufficio,
prima di partire, le aveva consegnato quello
che aveva definito “il suo regalo di Natale”; lei lo aveva preso e
stava per
scartarlo, quando lui l’aveva bloccata.
“Non aspetti
nemmeno la vigilia?”.
“Ok,
aspetterò…”
Era sembrata
delusa: probabilmente si aspettava un
qualcosa in risposta al loro “gioco”… non sapeva ancora cosa
l’attendeva al suo
rientro a casa.
Con un
sorriso, ripensò alle parole scritte nel biglietto
rosso che aveva messo nella scatola della camicia… Chissà cos’avrebbe
pensato
Mac, nel leggerlo!
Diede una
rapida occhiata all’orologio e vide che era
quasi l’ora di cena, ma prima di raggiungere l’Ammiraglio decise di
aprire la
sacca da viaggio e sistemare i pochi effetti personali che si era
portato
dietro... quando sarebbe tornato in cabina per la notte, avrebbe avuto
solo
voglia di stendersi e leggere qualche pagina del libro che stava per
finire...
sempre che l’immagine di Mac in una succinta tenuta natalizia gli
permettesse
di concentrarsi sulle parole!
Era immerso
in questi pensieri, mentre apriva la cerniera
della sacca per svuotarla; prese in mano e tirò fuori il cambio di
biancheria e
con esso uscì anche una piccola busta rossa, che non ricordava d’aver
messo
nella borsa.
Sorpreso ed
incuriosito la recuperò da terra, dov’era
finita uscendo dalla sacca, l’aprì e lesse il biglietto che conteneva.
Dalla
sera in cui ti ho trovato al bar, ubriaco, immerso in una nuvola di
fumo blu,
non faccio che immaginarti vestito solamente di un sigaro…
Se
avessi
la possibilità di chiedere un regalo per questo Natale, non avrei
dubbi:
l’unico dono che vorrei sei tu.
Tu,
pronto a concedermi e a ricevere quell’amore che oramai da anni
nascondiamo
perfino a noi stessi.
E
quest’anno, per Natale, vorrei… tutto.
Mac… era un
messaggio di Mac.
Sorrise. Non
se l’aspettava proprio! A quanto pareva,
avevano avuto entrambi la medesima idea… e si poteva dire “in tutti i
sensi!”,
compreso il colore del biglietto.
Per la prima
volta, da quando volava, non aveva nessuna
voglia di essere su una portaerei in mare aperto, ma desiderava
trovarsi sulla
terra ferma, in un appartamento ben preciso, tra le braccia di una
donna bellissima…
Non vedeva
l’ora di tornare a casa per Natale.