Casa
Roberts
Ansiosa.
Tormentata. Agitata.
Stressata…
Da quando
Tiner le aveva comunicato che Harm era su un
F-14, la giornata (già di per sé stressante tra parti e visite
inaspettate) era
diventata un incubo. Anche quella volta, non si sa come, era riuscito
ad
infilarsi nell’abitacolo di un Tomcat e adesso stava sorvolando
l’Oceano.
Sperava solo che non dovesse farci nuovamente un tuffo.
Quella
mattina si era alzata radiosa, allegra, raggiante:
per la prima volta nella sua vita, il Natale si prospettava felice.
Quella
sera, a casa Roberts, avrebbe rivisto Harm e, dopo quello scambio di
fantasie
che c’era stato tra loro, sperava che il dopo cena sarebbe stato
altrettanto
gradevole. Per questo, prima di vestirsi dopo un rilassante bagno,
aveva
passato almeno una mezz’ora davanti al suo cassetto di biancheria
intima.
Victoria’s Secret aveva guadagnato una fortuna con lei! Nero o rosso?
Il primo
era sempre il suo preferito e sperava che lo sarebbe stato anche per un
certo
Comandante; il secondo… beh, il secondo era un chiaro riferimento al
biglietto
che era sul suo comodino accanto alle ali d’oro. Alla fine decise che
il non
dare per scontato niente fosse la tattica migliore, del resto ancora
non sapeva
le reali intenzioni di Harm. Optò quindi per un elegante (ma molto
sexy, per
ogni evenienza) nero.
E adesso si
trovava nel soggiorno di casa Roberts, a
cercare di condividere con gli altri ospiti lo spirito Natalizio. Ma,
per
quanto si sforzasse, il pensiero di Harm in volo non la lasciava
neanche un
minuto. E quando si rese conto di aver controllato la porta d’ingresso
ben tre
volte nell’ultimo minuto, capì che stava per impazzire. A quell’ora
doveva già
essere atterrato, perché non si era fatto sentire? I cori di Natale in
sottofondo la risvegliarono da quello stato di trance: Meredith si era
messa al
pianoforte e gli invitati la stavano seguendo. Erano tutti talmente
impegnati
che nessuno si sarebbe reso conto della sua assenza. Prese il cellulare
e
compose speranzosa il numero di casa di Harm. Speranza che svanì non
appena
sentì la segreteria telefonica risponderle.
“Ehi non ci
sei ancora eh? Noi siamo tutti da Bud… manchi
solo tu… Ma non siamo ancora a tavola, mi auguro… che arrivi qui in
tempo.
Spero non ci siano problemi…”
Perché non
riusciva a far tacere quella vocina nella sua
testa che le faceva sempre aspettare il peggio dalla vita? Perché il
suo
spirito pessimista doveva sempre influenzarla in tutto? Perché non
riusciva
solo a tenere a bada i suoi nervi fino a godersi a pieno il momento in
cui Harm
avrebbe varcato la soglia di casa, col solito strafottente sorriso di
colui che
fa sembrare un volo su Tomcat una passeggiata nel parco? Era follemente
innamorata di lui, ecco il motivo. Innamorata del pilota,
dell’avvocato, del
maniaco della precisione, del collega, dell’amico… di Harm.
Il flusso di
pensieri fu interrotto dalla voce di Harriet
che la chiamava per la cena.
Si sedette,
dando un triste e preoccupato sguardo al posto
vuoto di fronte a lei mentre Bud si era alzato e stava iniziando, con
grandi
difficoltà, il suo discorso. Era veramente un uomo eccezionale. Non era
da
tutti essersi rialzato a testa alta dopo tutto ciò che gli era successo
in
quell’anno.
All’improvviso
il rumore della porta attirò la sua
attenzione facendola voltare immediatamente ad ammirare la grande
figura di
Harm fare il suo ingresso in casa. Non riuscì a trattenere un sorriso e
un
sospiro di sollievo nel vederlo sano e salvo nella sua perfetta divisa
blu (che
se la fosse messa apposta?). Iniziò a squadrarlo da capo a piedi, quasi
spinta
dalla necessità di accertarsi che fosse tutto intero, quando un
particolare
attirò la sua attenzione: sulla giacca blu mancava quel distintivo che
amava ed
odiava al tempo stesso. Dove erano finite le sue lucenti ali d’oro? Con
un
gesto silenzioso cercò di colmare la sua curiosità ma Harm diede a Bud
il
permesso di continuare quel discorso che il suo arrivo aveva
interrotto,
rimandando a dopo le spiegazioni. Si sedette davanti a lei e lo sguardo
e il
sorriso che le rivolse la isolarono da tutto il resto del mondo: un
misto tra
complicità, consapevolezza e dolcezza che le fece rimpiangere il non
aver
organizzato una vigilia di Natale solo per loro due. Si erano esposti
l’un l’altra
ed entrambi ne erano consapevoli. Inoltre erano entrambi pronti ad
assumersi le
conseguenze delle proprie affermazioni.
Il loro
sorriso, occhi negli occhi, durante il brindisi ne
fu la conferma.
La cena passò
tranquilla e in perfetta armonia natalizia,
a parte per i pensieri di Mac che di natalizio avevano ben poco. Ma di
certo
Harm non l’aveva aiutata: ogni occasione era buona per passarle
qualcosa e
indugiare nel contatto tra le loro mani ed ogni volta che si distraeva
in un’altra
conversazione, era impossibile per lei non sentire il suo sguardo
infiammarla.
“Hai bisogno
di un passaggio Mac?” le chiese a fine
serata, avvicinandosi dietro di lei, mentre era assorta a guardare la
nevicata
che il cielo di Washington stava regalando. Si voltò e si perse nel suo
sguardo
ancora una volta.
“Ti
ringrazio, sono venuta con la mia macchina” rispose,
intuendo un certo dispiacere sul suo volto.
Gli occhi di
Mac iniziarono inconsapevolmente a vagare
sulla figura del bel Comandante che stava di fronte a lei, quasi
ripercorrendo
ad una ad una le fantasie che in quei giorni l’avevano tormentata: i
suoi
occhi, le sue labbra, la sua cravatta, le sue…
“Adesso puoi
dirmi che fine hanno fatto le tue ali d’oro?”
chiese risvegliandosi dal sogno ad occhi aperti.
“Ah, sì
certo. Le ho regalate ad un giovane tenente che ho
trovato al muro…” disse sorridendo senza dare troppe spiegazioni.
“Regala ali
d’oro così facilmente, Comandante?” chiese con
un malizioso sorriso sulle labbra.
Lo vide
abbassarsi verso di lei e il cuore iniziò ad
esploderle nel petto. Avvicinò le sue labbra al suo orecchio “Solo alle
persone
speciali che lo meritano” le sussurrò prima di allontanarsi a salutare
tutti.
Non appena si
fu ripresa dal momentaneo black-out che la
sua vicinanza le aveva procurato, lo seguì nel giro di saluti prima di
incamminarsi con lui verso le rispettive auto.
“Che fai
domani? Qualche progetto particolare per il
giorno di Natale?” chiese timidamente, con la forte speranza di
trovarlo libero
da impegni.
“No, niente
di particolare. Mia mamma ha deciso di andare
alle Bahamas con Frank…”
“Beh, se
vuoi, puoi venire da me… se ti va… ci prendiamo
una tazza di tè… o ci guardiamo un film… e poi hai ancora un regalo
sotto il
mio albero che ti aspetta no?” disse, felice di aver trovato una scusa
plausibile per invitarlo a casa sua senza passare troppo da sfacciata.
Beh…
dopo ciò che gli aveva scritto, quale reputazione stava ancora cercando
di
difendere?
“Mi farebbe
molto piacere Mac” le rispose prima di
fermarsi davanti alla sua macchina.
“Bene…
allora… a domani” disse sempre più in difficoltà ed
imbarazzata come una quindicenne al primo appuntamento.
“Buon Natale
Sarah” sussurrò prima di posare delicatamente
le labbra sulle sue. Fu un bacio leggero, dolce, innocente, quasi come
quello
che si erano scambiati l’anno precedente sotto al vischio. Ma, a
differenza di
quello, nascondeva un carico di emozioni ed aspettative di cui entrambi
erano
felicemente consapevoli
“Buon Natale
anche a te Harm”.