Film > Le 5 Leggende
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Autore: virgily    26/12/2012    3 recensioni
-Aspetta!- aveva perfino allungato la mano, sporgendosi al di fuori della sua finestra. E quando si accorse di essere riuscita nel suo intento, spingendolo a ritornare da lei avvicinandosi ulteriormente, si portò le braccia al petto, osservando fugacemente il giovane, che agile e aggraziato volò verso di lei, fluttuando nel vuoto
-Qu-Qual è il tuo nome?- sussurrò appena, bofonchiando in preda alla timidezza, fissandosi i piedi scalzi e pallidi. I suoi capelli, come una soffice barriera color nocciola, si era parata innanzi il suo ovale candido e teso, impedendole di poterlo guardare in viso quando le rispose dolcemente:
-Jack Frost…- con un groppone in gola, Hannabelle Pierce sollevò di scatto lo sguardo. Le labbra rosse dischiuse, quasi spalancate, gli occhi sgranati. Il suo verde malinconico affondò in quell'azzurro chiarissimo portandosi via anche tutto il suo fiato, tutte le sue energie. Era lui… lì, alla sua finestra.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2
One step Closer



Quel mattino, Hannabelle si sollevò dal suo giaciglio con una curiosa leggerezza, esponendo sul suo morbido ovale un soffice sorriso. Era raggiante, luminosa… Euforica. Nessuno mai l’aveva vista in quello stato di etereo splendore di prima mattina. Camminava quasi in punta di piedi, volteggiando in camicia da notte per i corridoi di casa, svegliando con due lunghissimi e dolci baci i suoi adorabili fratellini. Coprendosi poi le spalle con il pesante scialle di lana, scese al piano inferiore, aiutando sua madre a finire i preparativi per la colazione. La signora Pierce, ancora molto giovane, era una buona donna di casa. Era da lei che la piccola aveva avuto la grande fortuna di riprendere tutto. Sostava innanzi al caminetto osservando la pentola ribollire. Nei suoi occhi, verdognoli come quelli di sua figlia, vi si potevano rispecchiare i volteggi sinuosi e lineari delle fiamme color ocra. Avvertendo la sua presenza però, la donna posò lo sguardo sulla piccola figura al suo fianco. Era diversa. Anche lei lo aveva notato
-Posso fare qualcosa per voi, madre?- domandò dolcemente, sollevando gli angoli delle labbra. C’era una strana luce che irradiava il suo giovane sguardo. Un barlume incantato, magico. Come se fosse pervasa da una felicità talmente pura e ingenua da potersi sollevare completamente  da tutto ciò che era materiale e terreno. il flusso di pensieri della signora Pierce continuò lungo a una tangente che la riportò indietro con i ricordi, alle sue memorie di ragazza. Che la sua piccola fosse stata colpita da una freccia di cupido? A giudicare dai sintomi pareva proprio di sì. Era cresciuta, la sua Hannabelle, e doveva fare fronte alla realtà
-Madre?- la ragazza la chiamò una seconda volta, cogliendo la sua attenzione
-Sono svegli i gemelli?- chiese di rimando, facendosi porgere le scodelle di candida porcellana
-Si, stanno finendo di prepararsi…-  la bruna rispose accogliendo il breve sorriso appena sorvolato sulle labbra della sua genitrice. Come piccoli cinghiali imbufaliti i più piccoli scesero pestando i piedi al suolo, giungendo ad ampie falcate per accostarsi alla tavola imbandita
-Devi andare a fare delle commissioni per me questa mattina. La prossima settimana ci sarà un ballo, tuo padre pensa che sarebbe una buona occasione e che dovresti parteciparvi. Avrò bisogno di molta stoffa-  cominciando a servire il latte caldo e fumante sotto i nasi tenuemente colorati di rosa dei gemelli, la signora Pierce osservò di sottecchi la sua primogenita; chissà che non fosse proprio un bel giovane del loro villaggio ad aver incantato il suo sguardo ingenuo?
Hannabelle sorrise, entusiasta. Amava danzare, volteggiare per il grande salone delle feste con in dosso un bel vestito, sfiorando con le sue dita sottili delle mani grandi e calde al di là dei guanti spessi. Eppure, proprio in quel momento, quando dolci memorie della sua fanciullezza spensierata annebbiavano la sua ragione, occhi cristallini e glaciali penetrarono la sua mente. Non sapeva per quale assurda ragione, ma nella sua fervida immaginazione improvvisamente una dolce fantasia sfumò nella sua testa, facendole ardere le guance. Annuì, cercando di tornare con i piedi e soprattutto la testa per terra. Non preannunciava nulla di buono lo sguardo curioso e divertito che sua madre le stava riservando
-A chi stavi pensando, mia cara?- domandò improvvisamente facendola trasalire. La brunetta abbassò appena lo sguardo, trattenendo a malapena un sorriso. Era più forte di lei, ma le pareva di udire ancora la sua voce soffice e vellutata augurarle la buona notte. Sospirò appena.
-A nessuno…- rispose semplicemente sorseggiando il latte tiepido che fluì caldo nella sua gola, riscaldandole le membra
-P-Possiamo andare con Hannabelle madre?- domandò improvvisamente Zachary, facendo riemergere il capo dalla scodella, mostrando due candidi baffetti lattiginosi
-Si! Si madre possiamo? Noi vogliamo giocare con la neve!- imitando il suo gemello, anche Ronald pregò la sua genitrice con occhi grandi e sgranati. Ed eccoli lì, a mostrare le loro faccette d’angeli disposti a tutto per  raggiungere i loro giocosi obbiettivi. La signora Pierce fece roteare le pupille, sollevando lo sguardo al soffitto, sbuffò rumorosamente, titubante
-E va bene. Ma che non siate d’impiccio a vostra sorella mentre sceglie le stoffe. Sono stata chiara?- i bambini annuirono facendo vorticare i boccoli scuri. La donna poi rivolse lo sguardo alla maggiore, sorridendogli sconsolata. Allungò appena la mano sul suo viso, carezzandole le guance. Hannabelle sorrise.

*** 

In mattinata i piccoli cristalli di velluto avevano smesso di cadere, adagiandosi strato su strato sulle zolle di fango, decorando le strade, lucidando le rive del lago, ormai ghiacciato. Jack sfrecciava velocissimo, con i capelli arruffati dal vento che lo sospingeva. Trapassava le nuvole, assaporando sulle labbra il loro neutro sapore mentre lentamente planava verso terra; rapito da quella piccola figura rivestita da una mantella rossastra, che per tutta la notte aveva osservato dormire, affacciandosi a quella finestra che era stata la guida del loro primo incontro. Hannabelle affondava i passi in quindici centimetri di candida neve morbida, brandendo un pacco di modesta misura, tenendolo stretto al petto come se stesse costudendo un tesoro. Innanzi a lei i suoi fratelli scorrazzavano come due lepri, sfidandosi senza pietà a colpi di palle di neve. Aveva lo sguardo perso in chissà quale pensiero, e pur non potendo entrare nella sua testa per prenderne parte, Jack suppose che doveva essere una visione magnifica. Infatti, la ragazza esponeva le sue grandi iridi verdi con una grazia sprezzante, e non timida. Brillavano. Scese sino a terra, seguendoli a piedi, celandosi tra gli alberi. Erano usciti dal villaggio, seguendo uno stretto sentiero innevato che portava sino alle sponde di un affollato lago ghiacciato. Doveva trattarsi di un luogo di ritrovo, dove tutti i giovani s’incontravano per giocare assieme. Risate ovattate e gridolini acuti crearono un giocoso sottofondo in cui i gemelli Pierce si lanciarono a capofitto
-Non combinate guai come vostro solito!- ammonì la maggiore restando in disparte, osservando i suoi fratellini che avevano cominciato ad avviarsi con ampie falcate lungo la superficie scivolosa della pozza congelata. Non le piaceva gettarsi in quella mischia di bambini con cui a malapena riusciva a parlare. C’erano anche delle sue compagne di scuola, si tenevano per mano reggendosi l’una con l’altra per non scivolare. Sghignazzavano e sorridevano complici, adocchiando un gruppetto di coetanei non troppo distanti da loro. Hannabelle posò le spalle sulla corteccia dell’albero vicino, continuando a guardarle mentre al contempo teneva sempre d’occhio quelle due piccole pesti. Sospirò tristemente, abbassando lo sguardo, stringendo un pelino più forte quel piccolo pacchetto legato da una cordicella grezza e sottile. Le invidiava non poco, quelle ragazzine. Una brezza gentile lasciò ondulare appena la sua pesante mantella purpurea, e nascostosi proprio dietro quello stesso fusto, uno spiritello curioso aveva approfittato della sua distrazione per avvicinarsi a lei. Sporgendosi appena riusciva a vederle il profilo, mascherato dalla calotta sollevata del cappuccio. Un sorriso si sollevò sulla bocca bluastra del giovane mentre riusciva a percepire il lieve profumo che la candida pelle della ragazzina riusciva ad emanare. Ebbe un sussulto, quella scintilla infuocata era tornata a farsi viva nel suo petto. Deglutì e portandosi una mano alle labbra, soffio con delicatezza ed eleganza in direzione della fanciulla. Dal suo palmo, dischiuso come il bocciolo di un fiore, un fiocco di neve cristallino volò come un morbido petalo, disegnando linee sinuose per aria, prima di posarsi gentile sulla gote rosea di Hannabelle. Questa, immediatamente ebbe un brivido. Un fremito lungo ed estenuante che la percosse tutta da capo a piedi. Con le dita sottili si carezzò la guancia umidiccia, percependo al tatto che quel fiocco di neve le era parso - e questo la sorprendeva alquanto- come la carezza vellutata di un casto bacio. Ebbe così la folle iniziativa di ricordare, e dunque sperare, che nulla fosse dettato dal caso, ma che quella fosse opera di colui che tanto gironzolava nella sua innocente mente. Si voltò di scatto, e non vide nulla, seppur riuscendo a intravedere con la coda dell’occhio uno spostamento improvviso. Un ghignetto divertito scheggiò la sua rosea bocca, e con intrepida emozione si portò alle spalle dell’albero, girandogli intorno più e più volte. Guardò ovunque, sbandierando i suoi grandi occhioni come fari, ma dello spiritello non vi era nessuna traccia. Si sentì quasi presa in giro da quel fantomatico nascondino quando, finalmente, venne in suo soccorso un “segno”: una rotonda, candida e compatta palla di neve, sbriciolatasi proprio contro la sua schiena. Colta alla sprovvista, si girò nuovamente, questa volta lasciandosi colpire da quella reazione inconscia tanto aspettata. Hannabelle si pietrificò, immobile, trattenendo il fiato. Tuffatasi in quelle iridi di ghiaccio, talmente pure dalle quali poteva intravederle un fondo languido e ardente, la giovane pensò di potervici affogare. Non era molto distante da lei, due o forse tre alberi più lontani; con la spalla sinistra adagiata sulla secca corteccia, le braccia conserte le quasi avvolgevano l’esile bastone ricurvo; i piedi scalzi penetravano la neve confondendosi con essa a causa del loro pallore. Hannabelle arrossì violentemente, abbassando lo sguardo.
- È strano sai?- cominciò il guardiano spezzando quel pesante silenzio che anche questa volta li stava accompagnando. La ragazza sollevò lo sguardo, ma evitò timidamente di guardarlo negli occhi rispondendo:
-Cosa?-
-Nessuno crede in me, eppure quando mi manifesto portando neve e gelo… Sono felici- scostandosi dall’altissimo arbusto, il ragazzo fece qualche passo nella sua direzione, accorciando sempre più la distanza da lei, che lentamente sentì il suo cuore battere sempre più forte
-Tu invece...- disse arrestandosi di colpo, serrando le labbra quando fu innanzi a lei. Distante, ma al tempo stesso vicino. Troppo vicino
-Io?-
-Mi pari così triste…- alla sua constatazione, più che azzeccata, la ragazza si morse il labbro inferiore provando una forte, fortissima vergogna. Strinse ancora più forte quel fagottino che teneva tra le braccia, quasi graffiandolo mentre una nuova domanda giunse alle sue orecchie:
-Perché sei triste Hannabelle?- Sembrava più bello il suo nome, se pronunciato da lui. Poi però, sbuffando piano la ragazza volse lo sguardo a tutta quella bolgia euforica di ragazzini che scorrazzavano scivolando qua e la per la patina opaca e ghiacciata. Aveva gli occhi gonfi e non voleva farsi vedere da lui con le iridi lucidate e arrossate da lacrime amare
-S-Suppongo che tu sappia meglio di me cosa si prova a sentirsi invisibili- sussurrò trattenendo a forza i singhiozzi. Oh sì, eccome che lo sapeva. Sentitosi colpito dritto al cuore, Jack si avvicinò ulteriormente, e con uno scatto impulsivo e repentino, afferrò la mano tiepida de affusolata della ragazza nella sua. A quel contatto, un nuovo brivido si arrampicò congelandole quasi l’intero braccio. Era così fredda la sua pelle, eppure vellutata. Protettiva, rassicurante
-Tu non sei invisibile Hannabelle-  affermò serio, penetrandola da parte a parte con il suo sguardo glaciale che riuscì tuttavia a fonderla completamente. Il suo cuore perse un battito, una piccola e dolcissima lacrima rigò il suo viso. Sorrise, lasciando tingere la sua pelle di un tenue rossore. Intrecciò le sue dita sottili a quelle del ragazzo, e per la prima volta gustò quel gelo non più sconosciuto
Poi, tutto a un tratto, la campana della chiesa cominciò a suonare. Tutti i bambini fermarono il loro giocoso corso, cominciando ad avviarsi con il fiato sospeso verso casa. Anche loro, per qualche infinito istante rimasero immobili, continuando a fissarsi, a stringersi la mano sino a farle diventare un tutt’uno. Ma Hannabelle sapeva bene che il suo tempo era finito, e già cominciava a sentire le vocine impastate e affannate dalle folli corse dei suoi fratelli. Sospirò, guardandosi appena le loro dita saldamente legate assieme. Sorrise dolcemente, guardandolo ancora, senza vergognarsi di sfiorargli il volto con i suoi occhi verdi
-Io credo in te, Jack…- disse piano, scandendo lentamente ogni parola con tenera precisione. Poche parole che tuttavia trasudavano di un qualcosa molto più grande e completo di sole lettere accostate l’una accanto all’altra. Stupito, compiaciuto… Stregato. Jack Frost era rimasto completamente di sasso, lasciandola andare dalla sua presa con troppa facilità. Indebolito dal suo sguardo disarmante e amorevole. La vide prelevare i gemelli, prenderli per mano, e svanire al di là del sentiero per rientrare dalle porte del villaggio. Osservò la sua mano destra, quella con cui  l’aveva stretta a se, quella con cui aveva creato il loro primo contatto. Se la portò al viso, adagiandola sulla sua pallida guancia. Sgranò gli occhi, sbalordito: era calda.



*Angolino di Virgy*
Eccomi qui! In ritardo, come sempre! -.-" 
Dovete scusarmi, sono molto lenta... Ma spero di riuscire a farmi perdonare con il nuovo capitolo!
Per quanto riguarda il primo capitolo...WOW vi piace?! DAVVERO?!?!?!?! che bellooooooooo *Saltella felice*
Hem hem... *si da del contegno*
Mi sto molto affezionando a questa storia. Non so perchè ma mi prende... Letteralmente! Non faccio altro che pensare, elaborare scene nuove.
E Inoltre, a mio malgrado, amo Jack. Veramente. U.U
Perchè per scrivere storie d'amore devi essere innamorata, almeno in parte, dei personaggi, non trovate?
Mah bando alle ciance non voglio annoiarvi più di quanto abbia già fatto!
Un dolce bacio e Buone feste a tutti!
-V- 

                   
  
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