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Autore: AllTheRightMoves    26/12/2012    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sirius Black avesse avuto una sorella? E cosa sarebbe successo se questa sorella avesse avuto una figlia inseparabile da Harry, Ron e Hermione?
Cosa sarebbe successo se Harry non avesse sconfitto Voldermort?
Ambientata nella cupa Gran Bretagna dominata da Voldemort e il suo regime di terrore, "Un'altra possibilità" racconta dell'ennesima avventura di Harry, Ron, Hermione e Kathleen per tentare di sconfiggere il male e cambiare la storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Questo primo capitolo funzione da introduzione alla storia e al contesto dell'universo alternativo in cui ho deciso di ambientare la storia. In particolare verrà introdotto il personaggio di Olivia.

Spero vi piaccia e vi prego di lasciarmi un commento con suggerimenti, domande sui nuovi personaggi, sul contesto e anche vostre idee su come approfondire altri temi. La storia dovrebbe essere composta da 10 capitoli, ma può cambiare a seconda di cosa voi lettori pensiate, perché siete voi il motore della storia. Quindi fatemi sapere qualsiasi cosa vi passi per la testa. Vi lascio alla lettura,
AllTheRightMoves




Capitolo 1: Oliva Black

 
Aprile,1968

 

La piccola Oliva Black era seduta all’ombra di un cipresso nel giardino di Casa Black, i lunghi capelli neri le ricadevano sul viso, che teneva infossato tra le ginocchia. Era triste e questo non era una novità per lei. Odiava vivere nella cupa villa al numero 12 di Grimmauld Place. Suo padre, Orion, l’aveva trattata in malo modo per l’ennesima volta senza alcun motivo, o meglio, senza alcun motivo se non l’essere nata femmina.
Oliva aveva imparato a convivere con le occhiate di disgusto del padre ed era arrivata persino a provare felicità nelle sgridate fattegli dal signor Black, perché erano gli unici momenti in cui le rivolgeva parola. Se fra i tre fratelli Black Olivia era quella trattata peggio dal padre, sicuramente era quella maggiormente fra le grazie di sua madre. Non che Walburga amasse la figlia - Olivia non era certa che sua madre potesse provare affetto in generale - ma sicuramente quando la guardava non aveva le stesse intenzioni omicide di quando guardava Sirius, il suo fratellone, che era la peste della famiglia ma era anche l’unica persona che trattasse Olivia come una bambina dolce e bisognosa d’affetto e non come una donna buona solo a procreare altri nobilissimi Purosangue. Olivia aveva solo sette anni, ma già sapeva cosa aspettava alle giovani Black.

Quel giorno Olivia non era arrabbiata per il modo in cui il padre l’aveva trattata, ma per come si era comportato suo fratello minore Regulus. Olivia voleva bene al fratello, ma solo quando il padre non era nelle vicinanze perché Regulus faceva di tutto per attirare le attenzioni paterne comportandosi come lui. Quella mattina quando disgraziatamente Olivia aveva chiesto al padre di giocare con lei a scacchi e come risposta si era vista arrivare il Profeta dritto in faccia, ancora tramortita Regulus aveva incominciato un predicozzo proprio davanti al signor Black nel misero tentativo di guadagnare il rispetto del padre.
Era stato umiliante per lei.

Olivia si sentì un braccio stingerle le spalle e alzò la testa, i suoi occhi umidi dalle lacrime incontrarono un paio d’identici occhi grigi.
“Non dovresti prendertela così tanto, Livy” le disse Sirius togliendole dolcemente un ciuffo di capelli dagli occhi  “Lo sai anche tu che papà è un idiota”
“Lo so benissimo” sbuffò Olivia “Ma io sono arrabbiata con Reg”
“Ah! Ma dovevi dirmelo prima!” ghignò battendosi una mano sulla fronte “Ormai sono arrivato alla conclusione che Regulus non può che avere un cervello da vermicolo! Se non come mi spieghi cotanta idiozia?” le chiese mentre assumeva un’aria da finto intellettuale
“Devono aver fatto qualche errore al San Mungo quando è nato”
“Certo,non c’è altra spiegazione!”
Andarono avanti a ridere e a scherzare sulle poche funzioni intellettive del fratello per ore.
Olivia odiava la sua casa, ma sapeva che con Sirius accanto avrebbe sopportato qualsiasi umiliazione.

 
 




 

Settembre,1971

 
Era arrivato il tanto atteso momento, il primo giorno a Hogwarts, la definitiva consacrazione nel mondo magico.
Olivia si guardò intorno sull’affollata banchina invasa dal fumo che un rossissimo Espresso per Hogwarts emanava: era pieno di famiglie che abbracciavano i figli, bauli e gufi che strepitavano dentro le gabbie.
 “Mi raccomando, evita di fraternizzare con i Babbani, non è gente degna. Mi stai ascoltando, Olivia?”
Olivia si girò verso la madre e annuì, salutò Regulus con un sorriso tirato e seguì il fratello maggiore, che non si era neanche preso il disturbo di salutare madre e fratello.
“Senti, Olivia” disse con aria seria mentre si guardava attorno con apprensione “Ho un certa reputazione a scuola e non vorrei che me la rovinassi. Quinti, ti prego, cerca di farti mettere in punizione almeno una volta entro la fine dell’anno.”
Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata e  Olivia provò una sensazione di libertà mai aveva sentito prima di quel momento.

“Ah! Ecco James!”
James Potter, appena sopravvissuto ad un abbraccio togli-fiato della madre, salutava con foga Sirius.
“Salve, signora Potter! Signore” salutò Sirius mentre James gli batteva una forte pacca sulla schiena.
“Pronto per un nuovo anno malandrino?” gli chiese quello con un perfido sorriso “Ah!Vedo che abbiamo nuove reclute” disse poi presentandosi ad Olivia.
In quel momento altri due ragazzi si avvicinarono ai Potter
“Ehi!Vi ho già tenuto i posti in uno scompartimento” disse il più magro dei due.
“Oh,grazie Remus! Se lasciassi fare a mio figlio….” sentenziò la signora Potter squadrando James “Ti prego vedi di tenerli d’occhio,caro”
“Non ti preoccupare, mamma, sotto le fauci….ehm….volevo dire sotto le ali protettrici di Remus non abbiamo nulla da temere” le rispose il figlio, mentre dava di gomito a Sirius e Remus diventava bordeaux.

“Guardate chi c’è!” disse James emozionato indicando un ragazzo alto, moro e decisamente affascinante che passava davanti al loro scompartimento.
“Allora hai deciso di farti avanti?!” chiese con aria maliziosa Sirius, mentre l’altro gli tirava una serie di pugni sul braccio.
“Chi è?” chiese Olivia a Remus sempre più confusa.
“E’ Tomáš Greenwood, il Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro; James vuole provare ad entrare in squadra, per questo si deve fare avanti”
Per un attimo lo sguardo blu cobalto del ragazzo incrociò quello grigio di Olivia e un brivido le percorse la schiena.
 



 

31 Ottobre 1981

 
Gli anni erano passati veloci: la scuola, i primi amori, i litigi con i Serpeverde, le tante ore passate a studiare sui libri, i M.A.G.O. superati con ottimi voti, le ore di punizioni, la Coppa delle Case vinta due volte con Grifondoro, Regulus che diventava Mangiamorte, Sirius che scorrazzava insieme a un licantropo, il matrimonio annullato con Malfoy, la morte del padre, la rabbia della madre, la decisione di diventare Auror, l’Ordine della Fenice, la guerra, il matrimonio con Tomáš e la nascita di Kathleen, la conquista del potere da parte di Voldemort e  le oppressioni.

Era quasi un mese che ormai Olivia non usciva più di casa, era troppo pericoloso per lei con Voldemort al potere e la cara vecchia cugina Bellatrix pronta a torturarla a morte. Scese in soggiorno, Casa Greenwood era diventata il rifugio non solo per lei, Tomáš e la piccola Katheleen, ma anche per sua cugina Andromeda, il marito Ted e la figlia Ninfadora. Se possibile Andromeda era ancora più ricercata dalla sadica Bellatrix, infatti la secondogenita di Cygnus Black era rimasta incinta di Ninfadora a venti anni compromettendo così il suo futuro facoltoso matrimonio con il figlio dei Lestrange, ma la cosa più raccapricciante- secondo la sorella Bellatrix, ovviamente- era il fatto che si fosse accoppiata con un NatoBabbano. Tutto ciò ad Olivia, che di certo non aveva seguito il consiglio di sua madre di non fraternizzare con i Babbani, non importava minimamente ed aveva volentieri offerto alla cugina un nascondiglio sicuro.
Ninfadora era seduta ai piedi del divano e faceva giocare la piccola Kathie, Olivia considerò i rischi che stava correndo la sua unica figlia nelle mani della bambina più sgraziata del Paese prima di dirigersi in cucina.
Tomáš aveva cercato di costringere Olivia dopo la scoperta della gravidanza a scappare da sua madre, che era tornata in Boemia nella sua terra d’origine insieme al marito, riluttante ad abbandonare la sua Londra, il figlio e la sua banca, ad inizio guerra. Ovviamente era come costringere le scale di Hogwarts a stare ferme, quando un Black si mette in testa qualcosa difficilmente cambia idea e Olivia era decisa a non abbandonare il marito e Sirius.

Entrando in cucina rivolse un grande sorriso a Tomáš, che era seduto a tavola, e gli chiese come fosse andata la mattinata.
“Come al solito” rispose sbuffando “i Mangiamorte stanno tramando qualcosa, ma non capiamo cosa! Tomáš era anche lui un Auror prima che lavorare diventasse troppo pericoloso ed ora si limitava a fare perlustrazioni con pochi membri dell’Ordine
“Cosa dice Malocchio?”
Vigilanza costante!” gracchiò in una perfetta imitazione del vecchio Auror  “Non sa neanche lui cosa pensare”
“Vedrai che tutto si risolverà presto” lo rassicurò Olivia mentre gli stringeva un braccio “Silente avrà sicuramente un piano.”
“Comincio a dubitarne” disse mentre con aria rassegnata appoggiava la testa nell’incavo fra il collo e la spalla di Olivia “Ho paura, Livy”.
Olivia tremò. Era la prima volta che anche lui ammetteva di aver paura. La sua rassegnazione mista alla confidenza, raggelarono Olivia. Era realmente finita. Ormai erano mesi che mentiva a se stessa, illudendosi nella speranza vana di una vittoria, ma ora che anche Tomáš si era arreso riusciva a vedere la realtà. Così angosciante da mettere i brividi.
La porta della cucina si aprì di colpo e Sirius entrò trafelato.
“I Mangiamorte sanno dove si trova Peter. E stanno andando a prenderlo!”
Ci volle un momento ad Olivia per capire la reale portata della notizia. Sarebbe stato il quarto membro dell?ordine, dopo i coniugi McKinnon e la figlia maggiore Marlene, ad essere catturato nel giro di poche ore dai Mangiamorte. Tuttavia la reazione esageratamente impulsiva di Tomáš la sorprese. Era già in piedi ed ordinava a Sirius di avvisare Malocchio.
“Io intanto andrò ad aiutarlo.” continuò mentre stava già mettendosi il cappotto.
Sirius annuì e si lanciò fuori dalla porta.
Olivia non capiva. La prassi prevedeva –ed era molto chiara riguardo questo punto- che in caso di scoperta del nascondiglio di uno dei membri dell’Ordine nessun altro membro doveva recarsi da solo sul posto e rischiare una quasi certa cattura. Non potevano permettersi di perdere altre braccia in questo momento tragico.
“Sei scemo?!” chiese Olivia trattenendo Tomáš, che stava per seguire il cognato fuori di casa “Non puoi andare da solo a fare l’eroe. Aspetta gli altri! Ti prego….”
“Ci metterei troppo tempo, tempo che Peter non ha” disse scostando la mano di Olivia “Andrà tutto bene.”
Le diede un rapido bacio e le asciugò le lacrime che avevano iniziato a scenderle sul viso.
“Tornerò” le sussurrò prima di uscire per l’ultima volta dal vialetto di Casa Greenwood.
 
 

Olivia si rigirava senza pace nel suo letto così vuoto da ore, lacrime silenziose continuavano a rigarle il viso e non riusciva a non ripensare alle parole di Silente. Il vecchio mago si era presentato davanti alla sua porta in piena notte, aveva detto che Voldemort aveva scoperto il nascondiglio dei Potter. L’Oscuro Signore li aveva uccisi mentre cercavano di proteggere il piccolo Harry, il quale era sopravvissuto inspiegabilmente ad un anatema che uccide e ora Voldemport era sparito. La guerra era finita, ora Voldemort era sparito. Un sospiro di sollievo si era levato fra i Tonks, ma non da Olivia. Lei sapeva chi conosceva il nascondiglio dei Potter, suo fratello Sirius. Silente intuendo le angosce di Olivia, le spiegò che Tomáš era finito in un’imboscata ed era stato torturato ed ucciso da dieci Mangiamorte., quando Moody e gli altri membri dell’Ordine erano arrivati avevano trovato il suo cadavere. Sirius aveva tradito il marito di sua sorella e i suoi migliori amici, preso da una follia omicida aveva ucciso undici Babbani e aveva lascito di Peter un solo dito. L’avevano portato già ad Azkaban.

Olivia si era sentita cadere il mondo addosso, non poteva credere che il suo amato fratello fosse un traditore della peggiore specie. Sirius non l’avrebbe mai fatto.
Era rimasta sola. Avevano vinto la guerra, ma a che prezzo? Tomáš era morto, combattendo con eroico altruismo, di Peter era rimasto solo un dito, Harry Potter sarebbe cresciuto senza genitori e tutto questo in sole ventiquattro ore.
Olivia si alzò dal letto, incapace di chiudere occhio. Si avvicinò alla culla dove la piccola Kathleen dormiva tranquilla, aveva solo un anno e non poteva ancora capire che la sua vita era stata segnata per sempre. Rimase a guardarla per ore mente le accarezzava la testa, fino a quando non iniziò a svegliarsi e lamentarsi. Così la prese fra le braccia e iniziò a cullarla.
Olivia capì che non era rimasta sola, che c’era una persona ancora più bisognosa di cure che in quel momento stava stringendo tra le braccia. Sapeva che sarebbe stata dura, ma avrebbe dovuto continuare a vivere per Kathleen. Non sapeva però che un giorno sua figlia l’avrebbe ripagata di tutti gli sforzi e sacrifici.
 
 
 




Dicembre, 1986

 
 
Faceva freddo, un freddo capace di raggelarti perfino il midollo osseo. Olivia Black si strinse nel cappotto nero per fronteggiare i forti venti che si abbattevano incessanti sul quella scogliera sperduta nel Mar del Nord.
Ci erano voluti cinque anni per riuscire a convincere le autorità a concederle un colloquio con il fratello, il furioso omicida, Sirius Black.
Olivia camminava a testa alta fra le celle, preceduta da un pomposo Caramell, sempre intento ad attirare il più possibile l’attenzione smanioso di diventare Ministro, mentre dietro lei facevano buona guardia due Auror. La sensazione di terrore e smarrimento, che attanagliava Olivia già da quella mattina al solo pensiero di rivedere il fratello traditore, era enormemente amplificata dalla presenza di Dissennatori, che li seguivano avidi di anime fresche malgrado il Patronus di Caramell.

Si fermarono d’avanti a una cella, nell’oscurità si intravedeva un’ombra accucciata contro una parete. Olivia trasse un grande respiro e si inginocchiò di fronte alle sbarre.
“Sirius- chiamò invano “Sirius, sono io. Olivia.”
Con immane lentezza Sirius alzò la testa e scrutò con i vuoti occhi grigi il viso dell’amata sorella.
“Livy…” sospirò avvicinandosi.
Olivia inorridì. Quello che vedeva non era più suo fratello; era pallidissimo, il viso incavato ed emaciato. Improvvisamente si sentì cogliere da un impeto di rabbia, che si era imposta di reprimere per troppo tempo.
“Perché l’hai fatto?”
Questa domanda se l’era ripetuta per tante volte, troppe volte. Le parole le erano uscite di bocca in un momento d’incoscienza. Non sapeva nemmeno se aveva trovato la forza di dirle ad alta voce o se erano rimaste ermeticamente chiuse nella sua testa.
“Livy…” ripeté Sirius con un sussurro udibile solo all’interpellata. Cercava il contatto visivo, voleva guardarla negli occhi, ma Oliva non riusciva a sostenere il suo sguardo e fissava il pavimento lercio della sua angusta cella.
“Sono innocente”
Olivia incrociò i suoi occhi, un tempo pieni di fervore ora pieni d’inanità, e si sforzò di continuare a guardarlo.
“Sono innocente, devi credermi” riprese dopo aver preso fiato, perfino parlare gli costava energia. Energia che gli era stata sottratta. “Sai che non l’avrei mai fatto, Livy.”
Livy…erano cinque anni che nessuno la chiamava così, da quando Tomáš era uscito per l’ultima volta dalla porta della cucina.
“Ti credo” tentò di articolare, ma il groppo che aveva in gola le impediva perfino di respirare.
“Greenwood, dobbiamo andare.” la voce fintamente allegra di Caramell la riportò alla realtà
“Ti prego. Sono innocente, credimi.” sussurrò ancora Sirius, ormai al limite della sopportazione.
“Lo so che sei innocente” disse al fratello mentre si alzava sfiorandogli le mani gelate. Come aveva anche solo pensato che Sirius potesse averla tradito cosìò? Sirius credeva negli ideali dell’Ordine, Sirius non era come Regulus. Sirius era come lei.
A quel contatto di rara umanità gli occhi di Sirius tornarono ad illuminarsi e sul viso scarno si dipinse un ghigno malandrino.
I due Auror aiutarono la collega ad alzarsi e  senza troppi complimenti la esortarono ad incamminarsi.
Olivia non pianse, né urlo disperata.
Olivia non si dimenò alla stretta dei colleghi, né si gettò contro le sbarre della cella.
Olivia ricambiò il sorriso del fratello, ricacciando indietro le lacrime, e si incamminò impettita e a testa alta fra le celle di Azkaban.
Olivia mantenne il degno contegno tipicamente inglese, come le era sempre stato insegnato. Era pur sempre una Black e avrebbe mantenuto il suo fare altezzoso fino alla morte.
Credeva nell’innocenza di suo fratello e avrebbe lottato per lui.
Avrebbe messo fine a questa grande ingiustizia, combattendo dall’interno. Era tenace e questo lo sapeva anche Sirius.
 
 
  
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