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Autore: lady vasshappenin    26/12/2012    4 recensioni
Dal primo capitolo
"Aveva smesso presto di credere in “Babbo Natale”, nella “Fatina Dei Denti” e nelle altre bazzecole che i genitori le andavano dicendo spesso e volentieri.
Per lei maturità voleva dire lasciarsi alle spalle il mondo delle fiabe e dei balocchi e, in quel momento, il suo scopo principale era diventare una persona matura.
Era molto diversa dai suoi coetanei, e non solo. Era diversa anche dalla propria madre, Berta Dixon, una trentacinquenne che ancora sperava di ottenere la sua lettera di ammissione in quella scuola di maghi e streghe di cui blaterava da mattina a sera.
"
Se una figlia di Potteriani odiasse il mondo magico? Se disprezzasse tutto ciò che fa parte del mondo della fantasia? E se Hermione, ragazzina di 11 anni del 2023, dovesse rivedere tutti i suoi ideali a causa di una stupidissima lettera?
Ispirata dalla saga di J.K. Rowling e dedicata ai Potterheads come me, vi propongo la mia FF.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Grifondoro, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Nuova generazione
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4. DUE DOTATI IN FAMIGLIA


Hermione si alzò dalla sedia su cui era seduta con in mano ancora la tazza di tè e si diresse fino all’ingresso, sorpassando il divano su cui erano seduti sua madre, che cercava di tornare in sé stessa, e Rem, intento a farsi raccontare l’accaduto.
Aprendo la porta, la ragazza si ritrovò davanti il gatto che aveva avvistato poco prima e si sporse per vedere chi avesse suonato il campanello. Ma non c’era nessuno nello spiazzale davanti casa, eccetto quel gatto.
“Saranno stati quei quattro ragazzini stupidi che suonano al campanello e scappano subito dopo” pensò Hermione e fece per chiudere la porta.
Ma si bloccò dallo stupore: il gatto stava mutando, il corpo si allungava, la coda si ritraeva, il manto diventava meno peloso e di un bel verde smeraldo, i baffi e i peli sparivano e, dove prima c’era il muso, vi era un naso greco che sorreggeva un paio di occhiali.
Un’austera signora di media altezza prese il posto dell’animale.
La prima cosa che notò Hermione, forse influenzata dagli avvenimenti della giornata, non fu il mantello e lo strano abito verde lungo fin sotto i piedi che indossava la donna, né il ramoscello di legno che teneva in mano, bensì il cappello nero a punta  che portava sulla testa.
Quel tipo di cappello lo conosceva bene, era stata costretta per anni interi a vederlo sulle teste di tutte le bambine del quartiere e, un paio di volte anche sulla sua, durante Halloween.
Ma non era Halloween in quel momento, era agosto, non c’era in programma nessuna festa.
Meccanicamente, ancora sotto shock, Hermione si spostò e fece entrare la signora in casa.
Appena la donna varcò la soglia di casa Dixon, Garth, uscendo dalla cucina e chiedendo alla figliola chi avesse suonato alla porta, rimase come paralizzato.
- Buon pomeriggio, signor Dixon. So che la mia visita è del tutto inaspettata, ma le ruberò poco tempo, non si preoccupi. Per la cronaca, sì, sono Minerva McGranitt, preside alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. -.
Garth, cercando in tutti i modi di minimizzare l’emozione e lo stupore, indicò tremante il salotto, e, mentre accompagnava la donna, Hermione notò suo padre mentre si dava un pizzicotto sul braccio.
Dopotutto, anche Hermione, come Garth, credeva che fosse tutto un sogno e che nel giro di pochi minuti si sarebbe svegliata, ma, al contrario di suo padre, lei lo riteneva un orribile incubo.
La reazione di Berta alla vista dell’ospite non fu da meno di quella avuta dal marito: dovette affondare le unghie nel tessuto del copridivano per avere qualcosa alla quale aggrapparsi.
Remus era un caso a parte, a lui brillavano gli occhi dalla contentezza, più probabilmente dalla curiosità. Forse aveva già capito chi fosse quella donna-gatto, al contrario della sorella.
Hermione, dopo aver assistito alla trasformazione del gatto, aveva finalmente realizzato che tutto era frutto della sua mente e che in realtà stava dormendo nel suo lettino. Non si faceva più troppe domande.
Già la storia della lettera era surreale, ma il fatto che un personaggio dei libri potesse venirla a trovare a casa era impossibile. La spiegazione più ovvia era il sogno. Quella preside di Hogwarts si trovava nei suoi sogni, e non nella sua vita reale, come anche quei gufi e quelle lettere.
Sedendosi, la donna si presentò alla signora Dixon :- Piacere, signora Dixon, e grazie ancora di avermi fatto entrare in casa. So cosa sta pensando e le posso rispondere immediatamente. Allora, sì, sono  la professoressa McGranitt, sì, sono reale e sì, non assomiglio molto all’attrice che mi interpreta nei film. Beh, non ora almeno, sono passati più di 20 anni dalla Grande Battaglia e n’è passata di acqua sotto i ponti da allora!-.
Hermione si ricordava alla perfezione, purtroppo, i film su quel maghetto quattrocchi ed era vero: la professoressa McGranitt nel suo salotto era molto più vecchia e molto più austera di quella del film. I capelli tendevano al grigio chiaro e non erano poche le rughe e le zampe di gallina che le si dipingevano sul volto, ma forse questi elementi facevano sì che quell’individuo risultasse molto più temibile di Maggie Smith.
Osservando Remus, la fantomatica ‘strega’ proferì, con voce seria, :- Prima di iniziare a discutere, vi pregherei di far uscire da questa stanza i minori di undici anni.-.
Minori di undici anni: Remus. Il bambino, che qualche secondo prima pendeva dalle labbra di quella vecchia, ora la guardava con disprezzo e si alzò, correndo in camera sua e trattenendo le lacrime.
Rem era così, non gli piaceva rimanere escluso, in qualsiasi cosa si facesse, dalla più alla meno importante.
Appena si sentì forte e chiaro lo sbattere della porta della cameretta di Hermione e Remus, la McGranitt continuò a parlare.
- Penso che sappiate già il perché della mia visita.- disse cortesemente, indicando la lettera ancora chiusa e abbandonata sul divano.
Garth e Berta annuirono, mentre Hermione scosse la testa in senso di dissenso.
-Dixon, penso che anche tu lo sappia! Beh, visto il tuo nome, penso che i tuoi genitori siano ‘fan’ della saga scritta da Rowling e che ti abbiano spiegato cos’è Hogwarts.- continuò rivolgendosi alla ragazzina.
-Sì,- fece per rispondere Hermione- me l’hanno spiegato, ma Hogwarts non esiste, come nemmeno il mondo della magia esiste. E’ tutto stato inventato da J.K. Rowling.-.
L’undicenne stava per aggiungere anche l’inesistenza della stessa McGranitt, ma preferì evitare.
La professoressa si irrigidì e, sospirando, borbottò qualcosa che somigliava tanto a Bene, anche qui devo ricominciare daccapo!.
-Allora, devi sapere che Joanne Kathleen Rowling altri non è che un impiegato all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale del Ministero della Magia. A suo tempo, è stata una studentessa della mia casa, Grifondoro, e, inseguito a diversi pezzi scritti per consolidare le relazioni fra i maghi e le altre creature magiche, le è stato commissionato il compito di creare una serie di libri per testimoniare ai Babbani la Grande Battaglia. Questa decisione è stata presa, ovviamente, dopo lunghe riflessioni: avrebbe potuto mettere a repentaglio la sicurezza del Mondo Magico e dei suoi abitanti. Tuttavia i sette libri su Potter sono stati inseriti nel genere fantasy e sono ritenuti dai Babbani, come da te, frutto dell’immaginazione di una donna. Molti di loro, i lettori più appassionati, come i tuoi genitori, però, hanno subito capito che tutto quel mondo non poteva essere nato da una mente geniale e doveva esserci un fondo di verità.
L’intento del Ministero era proprio questo: aprire la mente dei Babbani e dei Dotati. I Dotati sono coloro che, pur dotati di poteri magici, lo ignorano e vivono la loro vita fra i Babbani, cercando di dare una spiegazione plausibile alle anomalie che di volta accadono. Questa categoria di Maghi non esisteva prima della Grande Battaglia. Quando Severus Piton divenne preside di Hogwarts, i Carrow, fratello e sorella Mangiamorte entrati a far parte del corpo insegnanti quell’anno stesso, bruciarono tutti i registri dei Maghi e delle Streghe Nati-Babbani che avrebbero dovuto frequentare la scuola negli anni successivi.
Quest’idea venne approvata dal Ministero di allora, che cancellò tutte le pergamene in cui vi era provata l’esistenza della magia fra i Babbani. Dopo la sconfitta di Voldemort, purtroppo, non ci è stato possibile risalire a tutti i nomi dei bambini che avrebbero dovuto frequentare la scuola. Nel ’99 furono ammessi a Hogwarts solo quattro bambini perché Purosangue o Mezzosangue con almeno un genitore magico, visto che quei registri non erano stati violati. Per anni è stata negata l’istruzione magica a decine di Nati-Babbani, che, tuttora in età adulta, ignorano la propria vera indole.
Grazie a diversi studi avvenuti nell’Ufficio Misteri, da quest’anno ci è stato possibile riaprire Hogwarts ai Dotati. Tutti questi anni sono stati una sofferenza per me. Privare il Mondo Magico di brillanti streghe o maghi è un abominio! Da 9 anni è cominciata la raccolta dei nominativi dei Dotati di ogni fascia di età, ma solo da pochi mesi è possibile affermare di conoscere l’identità del 60% dei Nati-Babbani che non hanno frequentato ancora o che non frequenteranno mai la scuola.
Prima il numero dei Nati-Babbani a scuola era inesistente, poi da quando è iniziata la ricerca il numero è salito a due o tre l’anno. Ciò ha portato ad un aumento demografico della popolazione magica, i Maghi e le Streghe generano più figli e ciò compensa la mancanza di Nati-Babbani sia a scuola che sul lavoro.
Ma, per i bambini, il rapportarsi con nuove realtà, come quelle di chi ha vissuto per 11 anni come un normale Babbano, è un fattore che a Hogwarts manca da tempo e ciò impartisce ai giovani maghi un’educazione diversa, forse peggiore, poiché vedono il mondo Babbano come una cosa estranea al loro essere. E’ da anni che i ragazzi imparano cosa sono i Dotati, ma la cosa è diventata più un mito che una realtà. Fortunatamente, quest’anno abbiamo raggruppato un grosso numero di undicenni che rientrano nella categoria e, come penso hai sentito al telegiornale e costatato con i tuoi stessi occhi, più di un centinaio di gufi si sono stanziati nel Sud del paese. Probabilmente avrò esagerato un po’, numericamente parlando, ma temevo che le lettere non potessero arrivare a destinazione.
In conclusione, sì, il Mondo Magico esiste e tu sei una strega!-.
Hermione aveva quasi il mal di testa. Quella donna le aveva parlato con così tanta serietà e convinzione, come se tutte quelle cose esistessero veramente. Aveva anche dato una spiegazione a tutto.
Sul volto di Berta e di Garth era apparsa un’espressione che a parole equivaleva a Ecco, adesso mi è tutto chiaro! Avevo ragione fin dall’inizio!”.
Ma Hermione non voleva ancora mollare l’osso, così le disse:- Me lo dimostri, mi dimostri di essere una strega! Mi dimostri dell’esistenza della magia!-.
Per un momento la professoressa fu turbata dalla richiesta della ragazzina. Molto probabilmente non le era mai capitato di trovare una giovane di così simile tenacia, ma l’accontentò comunque.
Scuotendo il bastoncino di legno che teneva in mano, fece apparire sul tavolino del salotto un vassoio pieno di dolcetti e leccornie varie.
Berta era scandalizzata, si portò anche una mano alla bocca per lo stupore. Poi osservò i dolciumi, come per ricordare qualcosa, e un momento chiese alla professoressa, con fare saputo,:- Professoressa, mi scusi, ma non vorrei sbagliarmi … Io sapevo che, secondo la Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi enunciata più volte nella saga, il cibo era uno di quegli elementi che la magia non può né generare, né riprodurre …-.
-Sapeva bene, signora Dixon, e mi congratulo con lei! Infatti io non ho trasfigurato questi dolcetti, lì ho solo fatti apparire. Questi vengono dalle cucine di Hogwarts! Dixon, assaggia e dimmi, ora ci credi?- concluse la professoressa, offrendo all’undicenne il vassoio carico di squisitezze.
Hermione addentò un dolcetto alla crema e cercò di riordinare le idee che, confuse, le riempivano la testa.
Aveva fissa in mente l’espressione soddisfatta della madre e questo peggiorava solamente la situazione.
Così, senza farsi tanti problemi, disse schiettamente alla donna che le sedeva accanto:- Mi scusi, ma io credo solo che questo sia un sogno, che lei non sia mai entrata in questa casa e che io stia tranquillamente dormendo nel mio letto!-.
-Hermione, ma che stai dicendo?- esclamo Garth allarmato.
La McGranitt era rimasta seduta al suo posto, composta, e guardava la ragazzina con aria austera.
-Datti un pizzicotto e vedrai se sogni o meno.- le consigliò la donna, guardandola con fermezza.
Fatto, se l’era dato. Ma non era cambiato nulla. Era ancora in salotto e c’era ancora quella tizia, che ora sogghignava.
Timidamente disse, allora, :- Quindi … Io … Sono … Davvero …-.
-Sì, tu sei davvero una strega, che ti piaccia o no.- affermò la professoressa.
-Ma non capisco ancora … Perché?-.
-Come perché?- chiese la McGranitt, quasi spazientita ma più che altro stranita, - Non c’è un perché. Ti è mai capitato che attorno a te capitino cose strane?-.
Hermione pensò a quella stessa mattina, alla faccenda della porta, e annuì.
-Bene, allora non c’è dubbio, sei una strega e, se i tuoi genitori sono d’accordo, frequenterai dal primo settembre la scuola di Hogwarts.- fece per concludere la vecchia.
-Non può essere … Ce ne sono altri in famiglia? Altri come me?- chiese Hermione, al culmine dell’esasperazione. Per lei non era una bella notizia quella che le aveva appena comunicato la preside, forse era la peggiore che potesse mai augurarsi di sentire, e almeno voleva essere certa di non essere l’unica ‘malata’ in famiglia.
- Altri come? Altri Dotati? Della tua età no, ma l’unica altra fonte di magia che abbiamo individuato è comunque in questa casa.-.
E la prima persona che le passò per la testa fu lui, il bambino che la donna aveva cacciato poco prima. L’unico che si meritava davvero di realizzare i suoi sogni.
-Remus?- chiese.
-No, cara. Non avrei avuto motivo di farlo allontanare da questa stanza allora.- disse con fare compassionevole la professoressa e aggiunse- L’altro Dotato in questa famiglia è tua madre.-.
Berta Dixon. Un Dotato.

Spazio dell'autore

Ehi gente, buon Santo Stefano! E buon Natale! Oh oh oh oh! So di essere la solita ritardataria -.- Ma al sorteggio è uscita prima l'altra FF quindi ho dovuto lavorare un po' anche lì :D
Bene, allora ... Ecco la spiegazione della vera identità della zia Row u.u Tutto combacia u.u Ci ho lavorato un bel po' con la mente e ... POOF! La spiegazione è uscita da sè! Così si spiega proprio tutto u.u
I Dotati li ho creati io, infatti non esiste una categoria del genere fra i Maghi. Però ho pensato che, dopo la Grande Battaglia, il popolo magico abbia eliminato il soprannome 'Mudblood' (Fangosangue), tradotto nei libri italiani 'Mezzosangue'. E la faccenda di Berta? Confessate, vi ha sconvolto vero? Ha sconvolto pure me che l'ho scritto, pensate un po' AHAHAHA Il capitolo è un po' lunghetto, ma spero che vi possa piacere lo stesso!
Un bacio xx
   
 
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