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Autore: lubitina    26/12/2012    3 recensioni
Due anime nate sotto stelle agli antipodi della Galassia trovano, come antidoto all'orrore della guerra, ciò che mai verrà distrutto: l'amore.
Siamo all'ultimo capitolo: "A brave new World"
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Last Harvest'
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 Salve! Sì, rieccomi..Questo capitolo sarà estremamente lungo, e si tratta di un intero Flashback su di una passata missione, precedente al tempo della nostra storia. Era pronto già da un po', ma per via degli impegni natalizi ho avuto tempo solo ora di caricarlo.. Tanti auguri di buon natale, anche se in ritardissimo :D e, buona lettura(se sopravviverete fino alla fine...XD)




 
Vivide memorie e confusi futuri
 
 
L’Huerta Memorial Hospital era gremito. Già dalla hall e dall’accettazione si intravedeva il gran daffare che avevano medici ed infermieri, nel tentare di salvare le vite che erano lì, reduci da combattimenti in ogni angolo della galassia.
La hall si era aperta di fronte a lui, schiudendosi assieme alle porte dell’ascensore, e gli era apparso un luogo gradevole, ma pregno dei dolori e delle angosce di chi era lì, o aveva qualcuno, ricoverato. In bilico tra la vita e la morte. C’era odore di disinfettante, di malattia. E quello ferrigno del sangue.
Fece qualche passo in avanti, rischiando di inciampare in un’Asari ferita, stesa a terra su una semplice branda. Un grande taglio squarciava la pelle blu del suo viso, stillando sangue nero. Un’altra Asari,accovacciata accanto a lei, le teneva la mano tra le sue, mormorando dolcemente una canzone.
Fu allora che sentì il vociare sommesso che permeava l’ospedale: sussurri, in varie lingue, di voci preoccupate o prossime alla fine; parole perentorie, ordini accorati e consigli da seguire, giudizi insensibili o disperati, uscivano dalle bocche di umani, salarian, asari, turian. Camici bianchi si muovevano tra la folla, cercando letti liberi, infilando una flebo nelle braccia oltre quella parete di vetro che separava la hall dall’ala degenze.
Shepard notò il sistema di decontaminazione per entrare in quella zona, laser rossi attraversavano corpi coperti da vestiti, corazze. Come sulle navi Quarian
Si guardò infine intorno, cercandolo.
 
-Shepard, sono qui!
Thane Krios, il Drell squamoso e verde brillante, compagno di tante avventure, era lì, di fronte a lui, la vista rivolta ai Giardini del Presidium. Aveva l’aspetto di sempre. Sguardo fiero, portamento eretto, giacca a vento e pantaloni comodi. Braccia incrociate dietro la schiena.
La malattia non aveva corroso il suo animo.
Si abbracciarono. Shepard gli diede una pacca sulla schiena.
-Mi sei mancato, vecchio lucertolone.. Come te la passi? Mi sembrano passati secoli dal nostro ultimo incontro..
Il drell sorrise, e i suoi liquidi occhi neri si illuminarono.
 -Bene, per essere un malato terminale.. La dottoressa che mi segue ne è stupefatta. Conservo ancora grande mobilità e fiato.. forse perché ho avuto una vita intensa,- concluse sorridendo.
Si sedettero su due poltroncine di pelle ancora libere, e per un attimo rimasero in silenzio.
Che luogo meraviglioso, la Cittadella, pensò John, guardando gli alberi  e i laghetti, in cui nuotavano pesci e si abbeveravano uccelli, cui si avvicendavano le navette di trasporto. Chissà quante altre specie lo avranno pensato, e reso così bello. Ma quella cosa comparve nella sua mente, e interruppe tutto il resto.
John fu sul punto di dirglielo, di chiederglielo. Aveva bisogno di parlarne. Le parole si stavano già formando nella sua mente, come piantine appena nate, che lui zittì quel pensiero. Chiuse la bocca, aperta a pronunciare quella richiesta. Non è il momento. Non posso chiedergli una cosa del genere.
-Tu, John? Ho saputo hai consegnato la Normandy all’Alleanza, e ti sei costituito..
Shepard abbassò lo sguardo, fissandosi,senza particolare attenzione, le mani e i jeans scuri su cui quelle poggiavano. Sentiva gli occhi indagatori del Drell su di sé.
-Sì, ed è stato un grave errore. Credevo mi avrebbero ascoltato, ma è andato tutto storto. Ogni singola cosa.
-Cos’è successo, se posso?
John sospirò rumorosamente, e si sgranchì la schiena.
-Sono stato accusato di svariate cose. Ho rifiutato un avvocato, che spero tu ricordi cosa sia,-sorrise,- e sono stato dichiarato psichicamente instabile. Mi hanno incarcerato per sei mesi, in isolamento.
Fece una piccola pausa, e riprese.
-...infine, i Razziatori hanno attaccato la Terra. Io li ho visti mentre piovevano dal cielo. Un marine è venuto a liberarmi, sono stato reintegrato nell’Alleanza, e abbiamo lasciato la Terra. Anderson è rimasto, e ora coordina la Resistenza a Londra.
Thane lo guardava, occhi sbarrati. Intrecciò le mani. Stava cercando di mantenere la calma; Shepard,ormai, sapeva leggere nei suoi movimenti.
-Sono stupefatto. Ti hanno trattato come il peggiore dei criminali, e poi vengono ad elemosinare il tuo aiuto. Come si chiama il vostro generale supremo..?
-Hackett,-rispose prontamente John.
-Sì, lui. È un vile. Manderà sempre avanti te,o comunque qualche squadra N7. Qui ho conosciuto parecchi marine ed ufficiali, dell’Alleanza, e tutti lo giudicano allo stesso modo. Cioè che non è arrivato a ricoprire il ruolo che ha per il suo talento..né diplomatico, né bellico.
Shepard, in silenzio, annuì. Fu costretto ad essere d’accordo, perché nulla poteva quell’evidenza. Quell’uomo, dall’appuntita barbetta bianca e dalla voce calma, era un vigliacco, incapace di decisioni forti. Aveva sì, partecipato alla guerra del Primo Contatto, ma del suo squadrone nessuno era sopravvissuto per raccontare le sue gesta. Pur di disfarsene, aveva addirittura inviato, due anni prima, la medaglietta di riconoscimento di John, credendolo morto.
Gli rivennero in mente le urla e gli improperi di Anderson, semplice capitano, quando, anni prima, Hackett ottenne il suo grado, scavalcandolo tramite corruzione e altre pratiche decisamente poco legali.
-Comunque, Thane, è lui che, almeno virtualmente, comanda. Io ho completa libertà d’azione, il che non si discosta molto dai metodi dell’Uomo Misterioso. Però aveva fini decisamente diversi. Hackett è sciocco, ma non crudele.
-Già. Ah,Shepard. L’Uomo Misterioso sta tramando qualcosa. Credo un attacco alla Cittadella. L’SSC ha aumentato la sicurezza, ed i controlli. Dobbiamo tenerci pronti.
John scosse la testa, seguendo con lo sguardo una navetta, rossa sullo sfondo bianco abbagliante, ed azzurro del cielo artificiale. Come diavolo fa a saperlo con tanta certezza?
-Dobbiamo? Cosa posso fare, io? A breve dovrò incontrare la Flotta Migrante, e negoziare con loro un’alleanza. Ci sarà anche Tali.
Thane scoppiò a ridere di gusto, di fronte allo sguardo contrito del comandante.
-Lo dici come se ti dispiacesse. L’abbiamo sempre saputo, sulla Normandy, quello che c’era tra di voi. Anche dopo la tua scappatella con quella pazza instabile. Lei è qui, John, - disse, puntando un dito verde e squamoso sul petto, all’altezza del cuore, - e non c’è nulla che tu possa fare per cacciarla via.,-
Serafico. Quella dolce parola risuonò nella stanza, cristallizzando l’attimo. Il calore di una mano con tre dita, stretta alla sua, lo invase. Lei, lei che bruciava, nei condotti del termitaio degli insetti…
Shepard si alzò, ponendosi di fronte al Drell. Il suo sguardo era duro, la sua voce d’acciaio.
-Non ho tempo per questo. Sono tremendamente stanco,Thane. Ho passato gli ultimi giorni su un pianeta che assomiglia ad una fornace radioattiva, fatto a pezzi orde di mutanti con le mie mani, e ho perso un amico.
Thane si rabbuiò, e sbatté più volte gli occhi.
-Chi, cos’è successo? Ho sentito di Tuchanka..
-Mordin Solus. Ha terminato la cura per la genofagia. Siamo andati insieme al Velo, quella struttura che serve a preservare l’atmosfera del pianeta, e l’ha immessa nell’aria. C’è stata un’esplosione. Lui si è sacrificato per portare a termine la sua missione.
John tornò a sedersi. Krios lo guardava in silenzio.
-Mi dispiace tantissimo,-mormorò. –Doveva esser distrutto dal senso di colpa, per fare una cosa simile.
-Sì, lo era. Ha detto che era stato lui ad iniziare, e doveva essere lui a porre la parola “fine”.
Il grugnito di gioia di Urdnot Wrex è stato.. assordante.,- disse infine Shepard, strappando un sorriso a Thane.
-Sì, John. Ma ora, per favore, spiegami cosa volevi quando ci siamo salutati. Ti ho visto, stavi per parlare. Sei l’unico amico che io abbia avuto da anni, e ti conosco. Non trattenerti, parla.
Il Drell lo fissava negli occhi, attendendo paziente, certo della risposta positiva. Sulla sua pelle lucida si riflettevano le navette rosse, che sfrecciavano come aquile.
John sorrise, distogliendo lo sguardo. Le nuvole volavano in quel cielo azzurro, senza alcuna stella ad illuminarlo.
-Non so come fai a conoscermi così bene, maledetto lucertolone... Comunque ecco, tieni. Vorrei tu leggessi. Hai ancora il tuo factotum,vero?
-Certo, Shepard.
-Ti invio il file.
Krios aprì lo schermo arancione del suo factotum, e le parole iniziarono a prender corpo nella sua mente.
 
 

Ogni cosa è fuori controllo
 

“Perché ti sto scrivendo?
Vorrei mi rispondessi tu. Forse è una lettera indirizzata,a te, come si faceva più di un secolo fa. Forse è un regalo che voglio farti. O forse ho solamente bisogno di parlare con qualcuno.
Parlare. È tanto tempo che non lo faccio. A volte urlo, solamente per sentire il suono della mia voce. È ruvida, ogni giorno di più. Gratta e stride come il gesso sul muro. E, quelle volte, mi sforzo di pronunciare delle parole connesse, di ragionare a voce alta.
Ma riesco ad emettere solo dei rantoli.
Sento la faringe chiudersi, l’aria passare a fatica per la gola. Fa male.
E sono costretto a tornare nel silenzio.
Anderson non viene più a trovarmi. Non posso più parlare. L’ho deluso, e lui se n’è andato. 
Va sempre peggio, Tali. Non so dove tu sia, ma lui ha detto che mi stai cercando. Beh, sappi che non mi troverai mai. Perché non lo merito.
Sto perdendo il controllo di ogni cosa. Amavo fare quei grandi discorsi, dare ordini, coerenti e perentori, mi faceva sentire, forse, vivo.
Ora non riesco ad articolare parole.
Sto perdendo il controllo di ogni cosa. Sono diventato un N7 solo per il dono con cui sono nato, cioè i poteri biotici. Sono sopravvissuto al loro addestramento folle solo grazie ai noduli di eezo nei miei neuroni.
E ora? Ora non riesco a controllarli.
Faccio incubi orribili, di cui ti parlerò più tardi. Ho sognato qualcosa quella notte, forse una battaglia. Non ricordo.
Mi ha svegliato il calore del fuoco che avvampava nella stanza e il freddo dell’acqua sulla pelle, del sistema antincendio. Lampi partivano dalle mie mani, infrangendosi contro il materiale refrattario della parete della mia cella. Scosse e guizzi pervadevano l’aria satura di calore e vapore, ionizzandola. Scariche si abbattevano sul pavimento. Piccolissimi fulmini globulari nevicavano, violetti.
Il cuore..
Sentivo il sapore salato del sudore.
Fuga, solo fuga.
C’era qualcuno con me, in me. C’è sempre. Non so chi sia, ma vuole che io scappi. So che è fatto come me. Ma non sono io.
Lui prende il controllo durante gli incubi, Tali.
In quell’inferno, lui era lì con me, e usava il mio corpo per cercare la libertà. Era lì con me, e lottava tramite me.
Una scossa mi attraversò, e lo sentii ridere delle mie ustioni. Gocce di sangue si sciolsero nell’acqua.
Caddi sulle ginocchia,ed ero immerso in un lago oscuro in cui guizzava elettricità come vita.
Ebbi paura. Lui rideva sguaiatamente, lui era soddisfatto.  Lui aveva indosso una corazza N7, e un Avenger appeso sulla schiena. Lui non aveva cicatrici. Non c’era sudore sulla sua fronte.
Credo di aver urlato, di averlo implorato di smettere, mentre colpi biotici fluivano dai miei neuroni, e si abbattevano ovunque. L’ho pregato, nell’inferno.
E lui mi guardava, mi sorrideva, mostrava denti bianchi come zanne. Lo vidi alzare una mano, e sentii i muscoli delle mie gambe flettersi, fino a rimettermi in piedi. Tremavo.
Lo guardai, lo guardavo nei suoi folli occhi azzurri, mentre, con un singolo e rapido gesto, rivolse la mia mano contro di me. Scoppiò a ridere, e la sua risata fu assordante.
Urlai di nuovo.
La scarica violetta partì, e tutto divenne buio.
 
 
Sto perdendo il controllo. Lui è qui, mi spia dagli angoli della stanza. Lo vedo, quando mi specchio. C’è lui. Mi guarda e ride, con la sua bell’armatura e i suoi occhi azzurri pieni di pazzia. Ride, e tutta la sua faccia, priva di cicatrici, si deforma.
A volte temo sia lui a scriverti, Tali. Rileggo sistematicamente tutto ciò che scrivo, per esser certo di essere ancora me stesso. Perché io non mi sottrarrò mai a questo supplizio.
Dolce è la pena, amore mio..
 
Fuga
 
Devo trovare un modo di scappare. Devo anche costringermi  a non mangiare; questa brodaglia schifosa che chiamano “cibo”, è zeppa di medicinali. Medicinali per pazzi, ti rendi conto?
Io, pazzo?
Beh, forse con quella bravata in tribunale non mi sono dimostrato totalmente sano…ma avevo bisogno di scaricarmi.
Ieri notte mi sono svegliato, all’improvviso. Ho sentito un’energia enorme fluire in me, come non ne sentivo da mesi, da anni. Era potente, scorreva come un torrente in piena, ed esplose come una nova.
Ci furono fuoco, acqua, e elettricità. Lanciai attacchi, deformai lo spazio di quella stanza, lo resi nuovo, e lo feci turbinare tra i fulmini.
Estasiato ero, da ciò che la mia mente e le mie mani riuscivano a produrre. Globuli viola danzavano attorno a me, riflettendosi nelle gocce di pioggia dell’antincendio.
Avevo ustioni sulle braccia e sulle gambe, ma non me ne importava; non sentivo dolore. 
C’erano viola e rosso che danzavano, ed era la scena più bella che io vedessi da mesi, da quel giorno al Processo. Mi ha fatto sentire vivo.
Il metallo delle pareti si scioglieva, e l’ossigeno mancava, l’aria satura di anidride carbonica e vapore acqueo. C’era rosso, tanto rosso come sangue, ed ero felice. Sarei morto? Non lo sapevo. Cosa contava?
Lanciai un’altra scarica verso la porta, su cui l’elettricità si irradiò come ragni, e infine confondersi con la tempesta della stanza. Ricordo di aver riso, soddisfatto. E lo ero davvero.
Qualcosa dentro di me, però, si era mosso, ed era scattato in avanti, felino, correndo.
E vidi, vidi la mia stessa mano rivolgersi contro di me, non comandata da me, un gesto non voluto e folle. Era rossa, ustionata.
La scarica violetta partì, e tutto divenne buio.
Oggi penso che forse, quel qualcosa, ha voluto salvarmi. Sarei morto, per l’asfissia o per le ustioni. Nessuno si sarebbe preoccupato di salvarmi, in quel rifugio per menti pericolose.
Mi hanno trasferito in un’altra stanza, identica alla prima. Mi hanno curato medici invisibili.
 
Sto riflettendo molto, Tali. Credo ci sia qualcosa di più grande, dietro tutto questo. Qualcosa che, in fondo, non è lontano e trascendente come lo si disegna, ma che è qui, sempre, in mezzo a tutti noi, ad Omega come sulla Cittadella, a Palaven come su Thessia. E ci osserva, in attesa dell’occasione per agire. E userà, almeno uno di noi, per perseguire i suoi scopi, e non sono malefici. Il cuore,me lo dice.
Qualcosa, o qualcuno, mi ha aiutato; ha cercato di salvarmi, tramite la follia, dalla mia scelleratezza. E mi ha dato un compito grande, che esula da Collettori o Spettri impazziti. E sai perché? Perché loro stanno arrivando.
Ma ho una certezza, Tali.
Sopravvivremo, e vinceremo.  Saranno spazzati via, e li combatterò, finché avrò una sola goccia di sangue. Perché il suo volere si realizzerà attraverso me, ma mi lascerà libero di scegliere, fino in fondo. 

 
 
Thane, infine, lo guardò. La sua espressione era grave, eloquente.
-Sono state due persone diverse a scrivere questo documento, senza alcun dubbio. Ma entrambe sono dentro di te. Ed entrambe sono te.
John non rispose subito. Strani ricordi di vita mai vissuta si erano formati in lui, ripensando a quegli scritti.
Il tramonto su Virmire, e lei che lo guardava dolcemente. Spaesato. Fari argentei su di un volto invisibile. Le loro mani strette. Ma no, non può durare. Il ronzio dei Collettori arriva presto, in una nube di mosche. La testa di una blasfema falena esplode in uno schizzo giallognolo. Lei ha sparato, col suo Katana,ma lei non è invincibile. Lei scivola rapida verso il fondo dell’alveare, urla. La navetta ancora lontana. Ma c’è la mano di lui stretta alla sua, lei sospesa nel vuoto. Loro due, insieme. Di nuovo e per sempre.
-Non lo so, Thane. Non me lo ricordo. Ero imbottito di psicofarmaci. Tu sei l’unico che può capirmi. Tu sei la persona più profonda ed empatica che abbia mai conosciuto. Ti prego, dammi una spiegazione.,- terminò Shepard in un sussurro. Lei ti tiene la mano, lei è qui, lei è nel buio della sala macchine ad aspettarti.
Thane sospirò. Iniziò a parlare, tenendo le dita intrecciate.
-Prima di tutto, conosci la mia religione. Sai che sono devoto ad Arashu, dea della Maternità e dell’Amore. Credo che in te convivano due persone, silenziose fino a che tu non ti sei ritrovato da solo, e loro due si sono dovute incontrare. Si sono fronteggiate, e hanno mostrato le loro diversità.
Si narra che Arashu e Kalahira, un tempo, facessero parte di un’unica entità, di cui è vietato pronunciare il nome. Avvennero cose orribili, poi. Scoppiarono guerre nel Cielo, e Lei dovette combattere. Fu catturata, imprigionata dalle creature del Basso. Passarono gli anni, la guerra terminò ed il dominio del Basso era incontrastato su Rakhana. Ma Lei si evolveva. Lei mutava.
Un giorno, un carceriere scese nelle prigioni, e guardò attraverso le sbarre. Vide due donne, diverse ed uguali. Loro lo uccisero, combattendo insieme. Fuggirono allora da quel sotterraneo labirinto, raggiungendo la Luce, e riportarono il Bene sul nostro arido pianeta.
Fece una pausa. Shepard lo guardava rapito, in silenzio. Il suo factotum emise un “bip”, segno di un’email, ma lo ignorò.
-E’ lo stesso che è avvenuto con te. Sono tornati alla luce, e devono fondersi. La loro potenza sarà grande.
Uno è privo di pietà per il prossimo, l’altro ne ha per tutti men che se stesso. Uno pensa a lungo, l’altro agisce solamente fingendo di aver riflettuto. Uno non vede speranza, l’altro la scorge in sè, tramite un’entità che non sa descrivere.
John deglutì, agitato. Si guardò le mani, da cui partivano deboli guizzi violetti, e non gli parvero le sue.  Chi era dei due, ora, ad avere il comando?
Una goccia di sudore si formò sulla sua fronte, scivolando lentamente.
-Come posso fare, per riunirli..?,-riuscì infine a dire.
-Cosa hanno in comune,John?,- Thane sorrideva, enigmatico. La luce di prima era tornata ad i suoi occhi nero pece, -Prova a chiedertelo. Cosa desideri di più? E chi dei due ti impedisce di averlo?
 
La risposta era scontata. Inutile parlare, inutile sprecare  ossigeno. Thane ne aveva sprecato tanto, nei suoi deboli globuli rossi, e non aveva senso affaticarlo ulteriormente. La risposta, una piccola parola, andava preservata come una gemma preziosa.
John si era alzato, e scrutava il caos della Hall dell’Huerta Memorial Hospital. L’Asari di prima, sdraiata a terra, non c’era più. Forse era morta. Forse era in sala operatoria. Al suo posto c’era un Turian, cui mancava un intero braccio. Le ossa bianche si vedevano dal moncherino, e sangue stillava copioso.
Si sentì immensamente egoista. Lei non sarebbe stata qui, a parlare di se stessa con un amico morente. No, lei sarebbe andata in mezzo a quella gente, a dare una mano dove poteva. Lei si sarebbe sporcata di sangue non suo, avrebbe pianto amici appena conosciuto e subito spirati.
-Rispondimi, John.,- perentorio, disse il Drell.
-Non c’è bisogno, maledetta lucertola. Lo sai da sempre.,-mormorò.
Una dottoressa in camice bianco apparve accanto a loro.
-Signore, è il momento della terapia. Scusate se vi disturbo.
Krios sorrise. –Nessun disturbo. A presto,Shepard. Spero di rivederti ancora.
I due, forse tre, uomini s’abbracciarono.
-Tornerò, Thane. E vedi di non crepare a breve.
Scoppiarono entrambi a ridere, come in una di quelle sere passate davanti a una bottiglia di gin nel bar della Normandy SR 2.
Un’improvvisa esplosione interruppe  il loro commiato. Shepard aguzzò l’udito: proveniva dal Presidium.
-Sono arrivati! E’ Cerberus!,- gridò Thane, correndo alla vetrata. Nubi di fumo si levavano dai giardini, più in basso, e masse di truppe dell’Uomo Misterioso, con la tipica corazza candida, vi si riversavano. A John ricordò una valanga. E l’adrenalina iniziò a volteggiare, abbondante, nei suoi neuroni.
Shepard guardò il Drell, preoccupato, mentre nell’ospedale il caos era sempre maggiore. Sfilò una pistola dalla fondina, permesso accordatogli dal suo status di Spettro, e la mostrò.
-Vado alla Normandy, raduno una squadra. Verrò a prendere te e a dare qualche calcio in culo alle truppe di quello stronzo mascherato, ok?
E soffiò teatralmente sull’acceleratore ad eezo dell’arma.
Thane sorrise, cangianti riflessi sulle squame. –Adesso ti riconosco, comandante.
 
 
 
Colpiti al cuore
 
 
-Joker!Joker, mi senti?
Oh, Dio. Hanno bloccato le comunicazioni radio.
John si infilò nell’ascensore, pregando che arrivasse fino al ponte d’attracco senza esplodere, e che Vega e Garrus non fossero in giro per la Cittadella ad ubriacarsi o a sollevare risse al Purgatory.
Dopo un’attesa interminabile, in cui Shepard strinse forte nella mano la Phalanx, l’ascensore si aprì sul ponte D, colmo di civili preoccupati ed agitati. C’era chi cercava di comunicare, c’era chi ancora non credeva all’assalto di Cerberus, c’era chi pensava fossero i Razziatori. Una confusa, marmaglia multicolore.
John si fece strada a spintoni tra la folla, liberandosi di donne e uomini che, riconosciutolo, chiedevano disperatamente aiuto.
-Mia figlia lavora al Presidium! La prego, comandante.. ci aiuti!,- implorava un umano, viso rigato di lacrime.
-Cosa vuole Cerberus? Cosa vuole da noi?
-Stai scappando, codardo rosa?,- lo provocava un Batarian con voce melliflua. Un pugno di cinque dita atterrò sulla sua fronte e tra i suoi sei occhi.
Shepard corse, infine, rapido, fino al condotto che collegava la zona d’attracco alla Normandy, ed entrò nella sua nave. Ignorò i controlli di rito, tirando dritto, e lasciandosi alle spalle due accigliate soldatesse.
Andò al CIC, dove trovò una Samantha Traynor in agitazione.
-Comandante, non riuscivamo a contattarti! Cerberus ha attaccato la Cittadella..
John sospirò, scrocchiando le nocche.
-Lo so, c’ero. Dove sono Vakarian e Vega?
Samantha sorrise, e,sulla sua pelle scura,due fossette si formarono ai lati della bocca,.
-Nell’Hangar Navette. Ti stavano aspettando.
John si avviò, riflettendo su che armi portare. Javelin? No, c’è Garrus. Meglio rimaner fedeli al Vindicator…
L’Email!
Rapidamente, aprì ilfactotum, e lesse. Era la Dalatress Salarian a scrivergli, richiedendo un incontro, per discutere su suoi presunti sospetti riguardo il movimento di enormi quantità di denaro sul conto di Udina. Il tono era d’urgenza, e le parole trasudavano preoccupazione.
Udina. Maledetto Udina. Anderson, perché te ne sei andato e gli hai lasciato il potere?
 
-Udina ci ha traditi. E’ affiliato con Cerberus,- disse, agganciando una spallaccio, rivolgendosi a Vega e Garrus.
-Ne sei sicuro comandante?,-chiese James, stranamente poco voglioso di menar le mani.
-Ho le prove dalla Dalatress, che ora è di sicuro in pericolo. Ah, Garrus. Prendi un Phaeston in più.
Garrus tentò un’espressione interrogativa, spostando in su ed in giù le mandibole.
Shepard sospirò. –Hai presente il Drell? Quello verde e biotico?
Il Turian alzò gli occhi al cielo. –Sì, umano.
-Ecco, potrebbe tornarci utile,oggi. Sembri un po’ sulle nuvole, eh Archangel?
Il Turian scrollò le spalle, gracchiando scocciato. John scoppiò a ridere, rasserenato.
 
 
Pochi minuti dopo, quattro uomini, due umani, un drell, ed un turian, erano asserragliati dietro barricate improvvisate, nel corridoio che conduceva al QG dell’SSC, su cui rimbalzavano metalliche le clip termiche emesse da armi di Cerberus. Le grandi colonne, i separé tra i vari uffici, erano le loro fortezze. Garrus, alla sua destra, sparava precisi colpi. Vega, bestemmiando in chissà che lingua, lanciava granate, maledicendo Shepard e il suo ordine di “non fare l’eroe combattendo a mani nude”.
John si sentiva stranamente calmo, come non lo era in battaglia da mesi. Sì, era padrone di ciò che faceva. Ogni proiettile, ogni Deformazione o Campo di Stasi, era perfettamente bilanciato, in un perfetto coro, e nessuna voce sovrastava l’altra. So chi ringraziare, disse tra sé e sé, ammirando di sfuggita il Drell, poco distante, cui restava poco da vivere. Combatteva come fosse il suo ultimo giorno. Una grande determinazione, lasciava trasparire il suo volto concentrato.
Darò il massimo, aveva detto, afferrando con mano ferma l’arma consegnatagli da James. Grazie, Shepard. Di cuore. Mi sentirò di nuovo vivo.
E in quelle parole, sentì di aver ritrovato la sicurezza di cui aveva bisogno per lottare, per sconfiggere le orde di nemici, candidi e ben addestrati, che gli si sarebbero parati davanti, e per salvare Bailey, che mandava di continuo richieste d’aiuto al suo Factotum, allegando le coordinate.
Le truppe di Cerberus, infiltratesi da chissà dove, piovevano dai livelli superiori, usando l’apparecchiatura delle loro corazze. Si muovevano disordinatamente, alla rinfusa. Ogni uomo, o donna che fosse, si lanciava in avanti, sparando in maniera imprecisa, e finendo, sempre, colpiti alla testa, protetta solo da un debole casco, da un colpo biotico o metallico.
L’Uomo Misterioso ha legioni da sprecare.
All’improvviso, filtrando tra i bagliori biotici della battaglia, sottili linee rosse di laser si profilarono.
-Cecchini,-mormorò Garrus. –Ma vediamo chi è il più bravo…
Sottili figure femminili, coperte di nero, impugnavano fucili e, nascoste dove solo un cecchino poteva immaginare, prendevano la mira.
Shepard lanciò campì di Singolarità da dove pareva provenissero i laser, vedendo ben presto figure color notte fluttuarvi attorno.
Accanto a lui, l’ex agente SSC sparò in un angolo, troppo improbabile per la mente poco allenata di John, e si udì un urlo, seguitò dal rumore della caduta di un corpo a terra.
-Direi che era l’ultimo,- osservò Vega, la voce profonda incrinata dall’invidia.
-Non rosicare troppo, umano. Ti prenderai la rivincita a poker stasera..
Baldanzoso, il Turian s’avviò per il corridoio, seguito dai compagni. Shepard rise, sereno, scambiando un’occhiata con Thane.
 
 
 
Il corridoio finì in una grande sala, probabilmente precedentemente usata per le riunioni. Fogli, sangue copioso, cadaveri di ambo le parti, armi e clip termiche erano disseminati sul pavimento,assieme a schegge di vetro e frammenti di muratura. Un cimitero privo di degna sepoltura.
Shepard deglutì, alla vista di un tale massacro. Morte gratuita. Morti inutili.
-Controllate se c’è ancora qualcuno in vita,-mormorò, avvicinandosi al corpo di un agente turian dell’SSC, privo di corazza e col petto perforato da mille proiettili.
-Comandante!,- urlò Thane, dall’altra parte della stanza, -Ecco Bailey!
Era appoggiato al muro, una pistola ancora in pugno. L’uomo, il volto coperto di sangue ed irriconoscibile, alzò debolmente la mano. Una gamba era piegata sotto al corpo, in maniera innaturale. Il femore,bianco,sporgeva dall’uniforme, nera e macchiata.
-Shepard…finalmente…,- mormorò debolmente.
John si accucciò affianco a lui, porgendogli una pastiglia di medigel, che quello prontamente inghiottì.
-Spiegami cos’è successo.
-Udina..Quel figlio di puttana ci ha traditi. C’è lui dietro questo colpo di stato. Ha chiesto aiuto all’Uomo Misterioso, ed ora bracca i componenti del Consiglio. Non so in che modo,ma ha autorizzato lui le navi di Cerberus ad attraccare al molo di Zakera. Vuole prendere il potere. Gira voce che abbiano un’arma contro i Razziatori..
L’uomo si contorse per il dolore. Shepard lo aiutò a rialzarsi, attento a non poggiare a terra la gamba ferita.
-Cazzate. Dov’è la Dalatress?
-E’ nella stanza dell’Esecutore Pallin, in fondo a quel corridoio,-disse a fatica, indicando una porta aperta su un corridoio, alla loro destra. –Non so se sia ancora viva. Stava preparando l’accusa contro Udina.
Shepard si concentrò, cercando una soluzione, grattandosi la barba. Infine, decise.
-Thane, scorta Bailey fino all’ospedale. Dopodiché, aspettaci lì. Risolveremo questa questione in men che non si dica.
Il Drell annuì, sostituendosi a Shepard nel sorreggere l’ufficiale.
-Fate attenzione. Non c’è  bisogno che vi dica quanto Cerberus sia infido.
E si avviò, trascinandosi Bailey dietro, e la sua scia di sangue scarlatto.
 
Incontrarono numerose altre squadriglie, passando per corridoi ed ufficio distrutti e fumanti, ma non ingenti come la precedente; sembrava che Udina avesse destinato il grosso delle truppe all’occupazione della zona civile. Nessuno di loro tre fu colpito, nonostante le graziose esplosioni causate da Vega, sparando su un carico di granate accumulato in un ufficio laterale al corridoio.
-Ops,- aveva detto, con sguardo angelico, mentre il muro collassava e l’onda d’urto faceva capitombolare a terra Garrus. –Non farlo mai più,- aveva ringhiato quest’ultimo.
Infine, si ritrovarono di fronte alla porta dell’ufficio dell’esecutore, il cui cadavere, ridotto ad un ammasso di carne sforacchiata, giaceva accanto ad essa. Garrus si chinò, appoggiando una mano sugli occhi.
-E’ stato un amico, per me.
Shepard non parlò, col timore di dire qualcosa di sbagliato, e tentò di bypassare la porta, senza successo. Si sente la mancanza di lei, pensò, in qualche recesso della mente. Con un po’ di impegno, ci riuscì.
Davanti a loro si spalancò un grande ufficio, con molte postazioni di lavoro, ben arredato ed ordinato, senza traccia di combattimenti all’interno. Strano, pensò John. Persino le pile di documenti erano ancora sulle scrivanie.
-Qualche superstite?,- chiese Bailey dalla radio.
-Ancora no.
Dov’è la Dalatress?
Avanzarono, entrando in un breve corridoio, che alla loro destra dava su di una sala più in basso, in cui si intravedeva un grande tavolo per riunioni. Ora sì, che c’era traccia di battaglia. C’era molto sangue,e fori di proiettili trapassavano i muri. Shepard si accorse dei cadaveri dei civili, ammassati contro i muri. Assassinati orribilmente. C’era però qualcosa di strano, in quei poveri corpi martoriati.
John si avvicinò, e capì. Non c’erano ferite da proiettile, bensì da arma da taglio. Una spada, forse. Grandi squarci sui corpi di due salarian lasciavano intravedere, sotto, la carne olivastra. Inoltre, c’erano ustioni. Un tipo di ustioni producibili solo da scariche biotiche.
-Oh, Spiriti…,- mormorò Garrus. –Erano miei colleghi..
John gli appoggiò una mano sul braccio, tentando di confortarlo.
-Comandante,-chiamò Vega, che si era affacciato alla vetrata che dava sulla sala ribbassata,-Ecco la Salarian. E’ stata Occultata tutto il tempo.
 
 
Fu questione di un attimo. Una figura, snella e rapida, apparve dal nulla, planando con grazia nella stanza. Era coperto di nero, e una maschera nascondeva il suo volto. Lunghi capelli corvini svolazzavano ad ogni movimento. Alla cintola era appeso il fodero di una katana, di cui sporgeva l’elsa. Si avvicinò pericolosamente alla donna, fasciata da una lunga veste chiara, che arretrava lentamente, terrorizzata.
John sparò, distruggendo la vetrata, e saltò di sotto. Le sue caviglie urlarono, ma le ignorò.
-Chi cazzo sei?,- urlò.
-Oh,Shepard.
Lo sconosciuto aveva una voce melliflua, dall’accento marcatamente terrestre ed asiatico. C’era una sgradevole sfumatura sarcastica.
Rise. –Sono venuto a terminare il mio lavoro.
E caricò un colpo biotico nel palmo della mano, ghignando.
-Ci ucciderà tutti, Shepard.,-sussurrò, terrorizzata, la Salarian,dando le spalle a Shepard, le sottili mani alzate in segno di resa.
-Udina o questo idiota? Ho i miei dubbi…
E di nuovo, avvenne tutto troppo velocemente.
Stavolta fu il Drell a planare dal cielo. E fu lui, armato solo di se stesso e di una pistola, ad ingaggiare una lotta con l’individuo. Sparava colpi, e la corazza del Cerberus li rimandava indietro. Ci fu scambio di pugni, calci. Dardi biotici si scontrarono e si annichilirono. Un fulmine nero ne incontrò uno verde, e tutto divenne confuso.
Infine, l’asiatico fu a terra, una singola macchia nera nel pavimento immacolato. Thane sparò, colpendolo al viso, e uno schizzo di sangue rosso piovve dalla sua guancia.
-Ora mi hai fatto davvero incazzare!,- urlò, furibondo, viscido. Si rialzò, con uno scatto felino.
Sguainò la spada. Thane caricò una Stasi.
Una lama troppo affilata penetrò facilmente nella carne dell’uomo, fondendovisi e sminuzzando.
Non ci fu nessun grido di dolore, se non quello di John Shepard, che sparò qualche impreciso colpo alla figura nera, infernale, che balzava leggiadra verso una navetta di Cerberus. E il sangue stillava copioso.
-C’è tempo, comandante.. Vallo a prendere.,- disse il Drell, a fatica, la voce rotta dal dolore. Teneva una mano in mezzo all’addome, e gocce di sangue fluivano tra le sue dita.
John annuì, senza realizzare l’accaduto. Era stato tutto così rapido, così confuso. Thane colpito? No,non poteva essere.. Lo aiutò delicatamente ad appoggiarsi alla parete.
-Bailey!,-urlò il comandante nella radio,-Thane ha bisogno d’aiuto! Rintraccia le mie coordinate. Ora dobbiamo correre dietro ad una nuova testa di cazzo di Cerberus. Passo e chiudo.
-Aspetta, Shepard! Hai dimenticato la Salarian? È viva?
Sì, merda, me ne sono dimenticato. Un mio amico sta morendo e mi dovrei preoccupare di quella cosa?
-Sì, è viva.,-rispose, cercando di mantenere un tono calmo,- Venite a prendervela. Mi ha confermato che c’è Udina dietro il golpe.. e ho bisogno di incontrare immediatamente il consiglio.
-Stanno andando a prendere un velivolo a Shelmar Plaza. C’è anche Udina.
-Perfetto. Prendiamo una navetta ed arriviamo. ,- grugnì Shepard nella radio, accucciato affianco a Thane, il cui verde si faceva sempre più pallido.
 
 
Pacta sunt servanda
 
 
E così fu. Anche se qualcuno sparò loro, che svolazzavano sopra i Giardini, cercando di raggiungere le coordinate prefissate; lo schianto non fu morbido.
-Tutti interi?,-chiese Shepard, estraendo un furioso Vega dal rottame, che tossiva per via del fumo. Erano naufragati da qualche parte vicino al Presidium.
-Sì,sì,- dissero i due, in coro.
 -Muoviamoci. Non è lontano da qui.
John sospirò, e nella sua mente turbinavano mille,oscuri,pensieri. Sarebbe morto, sì. La ferita era grave. Avrebbe bisogno di litri di sangue, e sulla Cittadella, di Drell, non ce n’è.
Sicurezza?  La sicurezza di prima era svanita. Era inquieto. Preoccupato. Spaesato. Thane si era sacrificato, e questo era ingiusto.
Ti prenderò, maledetto asiatico, e ti sgozzerò con la tua stessa spada.
Sorretto da quel pensiero, avanzò, seguito da due silenziosi compagni, lungo quella via, che presumibilmente conduceva al Presidium. Civili fuggivano qua e là, nascondendosi negli angoli, urlando.
Un'unica, grande parola, regnava e tuonava nel suo cuore. Vendetta.
Guardie di Cerberus attaccarono. John li uccise, dal primo all’ultimo. Schizzi di sangue imbrattarono i cartelli pubblicitari, gli schermi, e le aiuole. Cadaveri bianchi e rossi si ammassavano sul pavimento.
Ti ammazzerò, come hai fatto con lui. Morirai tra le più atroci sofferenze.
 -Comandante!,- tuonò all’improvviso Bailey dalla radio, mentre Garrus ispezionava una stanza laterale,- Abbiamo preso il Drell e la Dalatress. Comunque Udina ed il Consiglio si stanno allontanando, a quanto vedo dai loro factotum.. Stanno per prendere un ascensore. E il grosso delle truppe di Cerberus si sta dirigendo verso di voi.
John, a quelle parole, si girò verso i compagni. Sorrise, e allargò le braccia. Nuvole violette, percorse da scariche elettriche, si formarono nelle sue mani. Una luce violenta comparve nei suoi occhi.
-Ragazzi, ci sarà da divertirsi..
 
Corsero fino ai Mercati del Presidium, senza mai riprender fiato, fermandosi solamente ad eliminare, il più rapidamente possibile, le legioni di Cerberus che li assalivano. Garrus colpì, magistralmente, il manovratore di un Atlas, perfettamente in mezzo agli occhi. Quello esplose, liberando il campo.
-Dobbiamo sbrigarci!,- urlava Shepard, di tanto in tanto,-Udina potrebbe scappare da un momento all’altro!
Giunsero davanti agli ascensori.
-Eccoti, maledetto!,- strillò John, alla vista dell’Asiatico che, facendo “ciao” con la mano e sorridendo maligno, richiudeva le porte della cabina. John, furioso, lanciò un’esplosione che distrusse le porte metalliche, lasciandola aperta sul buio pressurizzato all’interno.
-Bailey!,-chiamò nella radio,-Dov’è il Consiglio?
-In un ascensore che sta salendo verso il vostro piano. Se entrate nel condotto, che è in comune, dovreste riuscire a raggiungerlo. Ci dovrebbe essere anche una guardia con loro.
-Perfetto.
 Salirono sulla cabina presente nel Condotto. E quella partì improvvisamente.
Non sarà un viaggio di piacere…
 
-Eccolo!,- urlò Garrus, vedendo un ascensore affiancarli.
-Saltate!
E furono sopra. Qualcuno, da dentro, prese a sparare, e scintille apparvero ad ogni colpo. Presumibilmente la guardia che accompagnava il consiglio. Una pistola pesante, direi. Voci concitate accompagnavano gli spari. L’ascensore, infine, si fermò. Erano arrivati.
-Andate!,-gridò distintamente una voce femminile. Una voce che John conosceva bene. Traditrice maledetta..
Aprirono la botola che dava nella cabina, saltando giù. Di nuovo, le sue caviglie urlarono.
E ciò che trovò davanti a sé fece ribollire il suo sangue.
 
C’era Ashley Williams, graziata su Virmire, fiera e impettita nella sua uniforme da Spettro. Puntava una pistola al suo comandante, decisa a sparare. Dietro di lei, Udina e il consigliere Turian e Asari. La navetta che avrebbero dovuto prendere, per scappare, era in fiamme sullo sfondo.
Ashley. Lunghi capelli neri e viso sensuale, labbra carnose e spirito guerriero, teneva l’indice sul grilletto.
-Rimani immobile, Shepard,- intimò, con la sua roca voce femminile.
John, per tutta risposta, puntò il fucile su Udina, che indietreggiò, un’espressione spaventata e sgomenta sul viso rugoso. –E’ con Cerberus!,-riuscì a gracchiare. Sei misero e meschino.
-Se spari, muore anche lui, l’uomo che ti ha dato il tuo rango di cui vai tanto orgogliosa!,- disse fra i denti, livore percepibile nella sua voce.
-Sta’ zitto!,- strillò lei, isterica.
-Ci ha traditi, non te ne accorgi? Ci sono truppe di Cerberus, in quel cazzo di condotto! E le ha chiamate lui!,-gridò John di rimando, fissando Udina con odio. Un’aura violetta si disegnò attorno al suo corpo.
-Shepard,-iniziò l’Asari, affiancandosi al turian,-Noi ti crediamo, e crediamo alla Dalatress..
Donnel Udina corse fino al terminale navette. Credi che non ti veda?
-Ti stai sbagliando, folle che non sei altro!
Prese a digitare sulla tastiera, frenetico. E, a quel punto, avvennero due cose che avrebbero tormentato Shepard in lunghe notti insonni.
L’Asari, antica ed altera, corse fino ad Udina, caricando un dardo biotico nella mano blu, ed un’espressione determinata apparve sul suo viso: era mutata; da sereno, il cielo era diventato tempestoso. Le nuvole del cielo artificiale divennero livide. L’uomo, spaventato, la spintonò con forza. Quella cadde a terra, con un tonfo, mentre la luce blu spariva dalla sua mano. Ashley rimase immobile, sbarrando gli occhi scuri, ed abbassò, inspiegabilmente, l’arma.
Shepard, dal canto suo, avvertì uno strano calore. Familiare, ma sconosciuto e perso nel tempo e nel cuore. C’era una mano, piccola e delicata, coperta da un guanto, con sole tre dita, nella sua. John ne riconobbe la morbida consistenza, con un fremito.
Tali Zorah vas Neema stava ritta, in silenzio, al suo fianco. E, sotto la maschera, sorrideva. I suoi grandi occhi luminosi brillavano radiosi.
Shepard aprì la bocca, tentando di articolare parole. Domande si affollavano nella sua testa, mentre il tempo, con quell’assurda scena, pareva cristallizzato.
-No,-disse lei, piano e con dolcezza, e appoggiò l’indice sulle labbra di John,provocandogli un brivido,-Non c’è tempo per le domande. Mi manda il Bambino. Ora, -continuò, indicando con lo sguardo il consigliere Udina, che, ghignando, puntava l’arma contro la Matriarca,- fa’ ciò che devi. E presto capirai.
-Capirò? Cosa capirò?,- riuscì a pronunciare infine. Lei, la Quarian, camminò attorno a lui, e alzò il suo braccio, con le mani delicate, costringendolo a puntare contro Udina. Il tiro era libero. Il colpo era in canna. Di nuovo, quella voce dolce si fece sentire. Fu un ordine, impossibile da rifiutare.
-Ora, spara, John.
 
Ashley Williams, attonita, guardò il suo comandante, impassibile, sparare, e centrare in pieno petto, il consigliere Udina. Quello crollò a terra, senza emetter grido, e la sua anima si aggiunse alle legioni dei morti della Via Lattea. 

  
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