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Autore: _Diane_    26/12/2012    3 recensioni
Dopo la fine della battaglia di New York contro alieni di vario tipo, ogni vendicatore è tornato alle sue usuali attività. Eccezion fatta che ogni giovedì sera il gruppo si ritrovi alla Stark Tower a vedersi in tutta pace un bel film. Al termine di una serata nella quale è stata proposta la visione di "Ritorno al Futuro", uno Steve ancora incerto del suo posto nel mondo viene colpito da un qualcosa che ne provoca lo svenimento. Al suo risveglio si ritroverà nuovamente spaesato nell'anno... 1991. Tra vecchi amici, nuove conoscenze, molti problemi, riuscirà il nostro Capitan America (alias Jarvis) a cavarsela e tornare a casa?
- Dal Capitolo Dieci -
«Tony Stark?»
Domandò senza mezzi giri di parole la giovane dai capelli rossi.
«Esattamente. E voi non credo siate i fantasmi del Natale passato, presente e futuro di Dickens, vero?»
La ragazza parve sconcertata dal comportamento di chi gli aveva appena aperto la porta. Un turbamento che durò qualche millesimo di secondo, dopo il quale rispose.
«Perché, avresti forse paura di confrontarti con i tuoi peccati, signor Stark?»
Genere: Avventura, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 RIASSUNTO: Dopo la fine della battaglia di New York contro alieni di vario tipo, ogni vendicatore è tornato alle sue usuali attività. Eccezion fatta che ogni giovedì sera il gruppo si ritrovi alla Stark Tower a vedersi in tutta pace un bel film. Al termine di una serata nella quale è stata proposta la visione di "Ritorno al Futuro", uno Steve ancora incerto del suo posto nel mondo viene colpito da un qualcosa che ne provoca lo svenimento. Al suo risveglio si ritroverà nuovamente spaesato nell'anno... 1991. Tra vecchi amici, nuove conoscenze, molti problemi, riuscirà il nostro Capitan America (alias Jarvis) a cavarsela e a tornare a casa?





Why, you wanna tell me how to live my life?
Perchè mi vuoi dire come vivere la mia vita?
Who, are you to tell me if it's black or white?
Chi sei tu per dirmi se questo è bianco o nero?

Mama, can you hear me? Try to understand
Mamma, riesci a sentirmi? Prova a capire
Is innocence the difference between a boy and a man
L'innocenza è la differenza tra un ragazzo e un uomo
My daddy lived the lie, it's just the price that he paid
Mio padre ha vissuto una bugia, è solo il prezzo che ha dovuto pagare
Sacrificed his life, just slavin' away
Ha sacrificato la sua vita, per poi buttarla via

Have a nice day ~ Bon Jovi




Capitolo Otto

Lunedì, 20 Dicembre 1991.
Sera.


«Buonasera. Mi scusi, cercavo Anthony Stark. E' in casa?»

Un eccesso di gentilezza e serietà, a cui era stato disabituato negli ultimi giorni, travolse Steve così improvvisamente da spiazzarlo. Un ragazzo giovane, non più di vent'anni, sostava educato sulla porta con le braccia dietro la schiena. La carnagione e le pupille scure, il taglio degli occhi leggermente allungato, il fisico ben proporzionato e slanciato, taglio di capelli piuttosto corto e geometrico. Lo sguardo adulto e riservato ed un completo elegante scuro portarono Steve alla conclusione più ovvia; quell'uomo era certamente in qualche grado dell'esercito americano.
E poi chi diamine lo chiamava... "Anthony"?

«Chi lo cerca?» Cercò di sondare il Capitano, senza sembrare scortese dinanzi alla porta d'ingresso rimasta aperta. Temporeggiava mentre un tarlo indagava, attivatosi scavando nel suo cervello ancora sbattuto dagli avvenimenti susseguitosi nei giorni precedenti. Conosceva per caso quell'uomo...?

«James, James Rhodes.»

Una lampadina, in qualche anfratto buio della sua memoria, indicò la strada all'animaletto xilofago.

«Mi scusi, non vorrei sembrare invadente ma per caso lei è un... militare?» Domandò, senza peli sulla lingua. Sentiva d'aver imbroccato la galleria giusta.

«Elementare, Watson!» Commentò ironica una terza voce alle spalle di Steve, che lo fece trasalire.

«Sì, sono un militare, ma purtroppo non ho le facoltà per arrestare questa testa calda per "atti osceni in luogo pubblico."»

Steve non capì a cosa si riferisse il nuovo arrivato finchè non si girò, per capire da dove proveniva la voce del giovane Stark. Questi sostava sull'uscio di casa dopo aver finito la breve doccia. Ma non era questo a turbare gli altri due; lo sguardo del Capitano fu immediatamente attirato più in basso rispetto alla sua disordinata e bagnata capigliatura mora. Era quasi completamente nudo, eccezion fatta per un minuscolo cappotto femminile di un colore tendente al rosa cinto attorno alla sottile vita che copriva a malapena le parti basse.

Steve involontariamente si spalmò una mano sulla faccia per la disperazione. Non voleva nemmeno sapere da dove arrivasse, quell'indumento.


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Dopo aver fatto accomodare all'interno l'improvviso ospite, Steve approfittò dell'assenza dell'egocentrico per scambiare quattro chiacchere. D'altronde si trovava dinanzi ad uno dei migliori amici di Tony.
Non era da sottovalutare il fatto che, sebbene non lo avesse mai conosciuto di persona nel ventunesimo secolo, nutriva comunque una sorta di simpatia per quell'uomo, quel militare che sapeva tener testa a Stark Jr. Il fatto che anche lui indossava un'armatura metallica nel futuro poteva aiutare, come ricordava aver letto in alcune delle decine di scartoffie lette prima di arruolarsi con la banda di Fury.

«Così tu sei il nuovo maggiordomo di casa, eh?» Rhodes sfilò gli occhiali che ancora portava, sistemandosi meglio sul divano. Indossava un completo scuro molto elegante che, nonostante la sua giovane età, lo faceva apparire più adulto e maturo.

«Sì, a quanto pare!» Rispose con tutta la compostezza di cui era dotato, sfoggiando un sorriso sincero.

«Non so se siate più sprovveduto o... disperato per esservi proposto per quest'incarico signor...?»

«Io, Ste... Ah-ehm. Io stavo giusto per presentarmi.» Riprese tossicchiando e dandosi mentalmente dello stupido. Tese la mano al militare. «Edwin, Edwin Jarvis, piacere di conoscerla signor Rhodes.»

«Presa ferrea, Jarvis! Ha fatto parte dei marines? Forse dell'esercito? Aeronautica non credo, l'avrei certamente notata tra le file...»

Questo ritornello, due volte in meno di un'ora, lo spaventava. Forse il fisico ossuto e magrolino di parecchi anni prima avrebbe aiutato a passare inosservato.

«Ho prestato servizio al fronte come tutti i giovani di questo paese, signore.»
Rispose, ripetendo meccanicamente le parole pronunciate poc'anzi al petulante amico. Premurandosi di aggiungere subito dopo, per cambiare definitivamente discorso.
«Scusi la curiosità, a cosa di riferiva parlando di "sprovveduti" e "disperati"?»

«Non che lei mi sembri uno o l'altro tipo di persona, non vorrei sembrare scortese.» Esordì Rhodes un poco imbarazzato, sistemandosi la cravatta scura attorno al collo.
«So solo che da quando ho memoria non ho visto in questa casa lo stesso maggiordomo per più di... un mese direi.»

Steve non rimase né interdetto, né stupito. Ben conosceva la ricchezza della famiglia Stark, di certo potevano permettersi questo e altro.
Fu proprio la mancanza di stupore del Capitano che colpì Rhodes.

«Uhm? Tutto qua?»

Non sapendo che rispondere, Steve optò per il silenzio stampa.
Rhodes scrutò il suo interlocutore, ancora in piedi composto dinanzi a lui. Poi roteò gli occhi e li posò sul bicchiere offertogli poco prima dallo stesso maggiordomo.

«Sembri un bravo ragazzo, non vorrei scoraggiarti. Finché c'era il vecchio Howard vigeva una sorta di dittatura, in questa casa. Al minimo errore, amici e colleghi compresi, venivi gettato fuori da casa, che egualeva nel caso anche dal lavoro e dalle Stark Industries. Il cerimoniale era d'obbligo, e ad ogni tentativo fallito della servitù di rimettere in riga l'impeto di Tony corrispondeva ad un licenziamento in tronco.» Fece roteare il bicchiere tra le mani, facendosi serio. «Con la tragica scomparsa dei genitori, Tony ha licenziato tutti. Sottolineo tutti, dalle signore delle pulizie allo stuolo di cuochi della domenica, dal giardiniere alla giovane segretaria. Per non parlare del vecchio maggiordomo, mandato via a pedate senza uno straccio di stipendio. Ed ora ci sei solo... tu, Jarvis.»

Il silenzio impenetrabile nel quale era immersa l'imponente casa piombò improvviso sulle spalle dei due giovani uomini. Era come se Steve potesse udire il rumore prodotto da tutto il viavai di gente che fino a poco prima aveva affollato quelle stanze.

«Tony mi aveva confidato di non voler rimetter piede in questa casa.» Aggiunse Rhodes, abbassando lo sguardo e la voce. «Credevo l'avrebbe venduta o demolita e si sarebbe trasferito lontano da New York, magari in una bella villa vista mare in California. Non sopportava di vivere ancora tra queste mura.»

Rialzò lo sguardo. Ricambiandolo, Steve cercò di mascherare i ricordi legati ad Howard, all'adulto Tony, alla villa a Malibù, tutti dietro ad una maschera di porcellana parecchio fragile. Avrebbe chiesto volentieri a quell'uomo sensibile qual'era il segreto che lo avrebbe portato a rimanere accanto al giovane Stark così a lungo.

«Deve esserci qualcosa, qualcosa che gli ha permesso di... di ricominciare.»

Proprio mentre la discussione si stava rivelando particolarmente difficile per il Capitano, un giovane moro sbarbato fece il suo trionfale ingresso nella stanza, riportandoli alla realtà. I capelli completamente spettinati, il completo bianco chiaro troppo largo per la sua sottile corporatura, una camicia di un colore indefinito tendente all'arancio aperta sul davanti e un paio di occhiali da sole riflettenti completavano il bizzarro quadro.

«Ci muoviamo, belle statuine?»

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Le statuine si mossero. Uscirono dalla casa e Tony montò su una sfavillante Rolls Royce scura. Steve gentilmente aprì la portiera a Rhodes che ringraziò con un cenno della testa, prima di invitare anche Steve a salire. Il giovane Stark borbottò qualche parola di disaccordo, ma il giovane militare ebbe la meglio; Jarvis veniva con loro. Con un mezzo sorriso divertente dipinto sulle labbra lasciò giusto il tempo al Capitano di chiudere la portiera e mise in moto.

Il nostro protagonista si trovò a dover subire, nell'ora che seguì, musica sparata ad un volume tale che faceva tremare la carrozzeria di quella povera auto -che certamente aveva visto tempi migliori-, lanciata a velocità folle per le strade affollate dallo shopping natalizio della grande mela. Si trovò a pensare al Tony del futuro che, completamente solo, si lanciava a velocità stratosferiche nei cieli, chiuso ermeticamente in un'armatura di ferro. Probabilmente con musica più assordante di quella sparata direttamente nei timpani. Osservando come guidò senza problemi per tutto il tragitto capì come potesse riuscirci, provando tuttavia anche una sorta di compassione nei suoi confronti.

Mentre Steve riuscì a trovare la concetrazione necessaria per arrivare a comprendere che non sapesse dove quell'auto era diretta, questa bruscamente terminò il suo folle zigzagare con una brisca frenata. Dopo aver rischiato di rompere il setto nasale contro il sedile di fronte, alzò gli occhi e si trovò di fronte uno stuolo di fotografi e giornalisti che assediavano l'ingresso di un lussuoso albergo. Un gregge di pecore che sembravano estremamente sorprese dell'arrivo di Tony.

«Signor Stark!»
«Signor Stark!»
«Signorino, non speravamo in un vostro intervento! Cosa l'ha spinta a venire qui stasera?»
«Ci dica, cosa ne pensa di questo passaggio di testimone? Gioverà all'azienda?»
«Le Stark Industries continueranno in perdita o si riprenderanno da domani?»

La tempesta di domande che si riversò addosso a Tony avrebbe sopraffatto chiunque. Chiunque, meno quell'individuo.

«Ho una sfera di cristallo in mano?» Il tono canzonatorio con il quale il ragazzo ammaliò e zittì i presenti, riportando Steve avanti nel tempo. O indietro.
«Forse, ma per oggi lasciamola rotolare via e godiamoci la serata!»

In quel momento Tony venne avvicinato da un paio di giovanissime ragazze, in bella vista la profonda scollatura aperta sui seni prosperosi e i capelli lucenti lunghissimi che ricadevano su di essi. Fece poi il suo ingresso attraverso il lussuoso atrio, mentre una miriade di flash e domande continuavano invano a riversarsi addosso a lui.
Rhodes alzò le spalle rivolgendosi silenziosamente a Steve e i due entrarono, dopo che la massa di giornalisti tagliati fuori iniziava a disperdersi.

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«Avete presente i vecchi transitor dei circuiti integrati? I bipolari usano transistor bipolari classici o CMOS, se usano transistor MOSFET

L'estremità del collo della bottiglia di spumante che aveva tra le mani si poggiò nuovamente alle labbra di Tony. Che riprese a parlare.

«Qualche essere redrogrado diceva che usare entrambi i tipi di transistor sullo stesso chip sarebbe stato impossibile. Folle! Se qualcuno, non presente stasera, avesse visto la  nuova tecnologia ibrida per i suoi microprocessori, la BiCMOS, non saremmo certamente qui stasera a sprecare del buon vino scialaquando i nostri patrimoni!»

Seguì un imbarazzato applauso, mentre Tony rideva di gusto al termine di un discorso che quasi nessuno degli agghindati ospiti presenti nella sala aveva compreso fino in fondo. Steve avrebbe voluto andare a recuperare il suo futuro collega vendicatore, annebbiato dai fumi dell'alcool che continuava imperterrito a trangugiare, ma capace ugualmente di parlare arabo come se fosse lucido.
Eppure qualcosa, in quel marasma, lo colpì.
Un solo uomo, in piedi accanto a lui, non applaudiva meccanicamente ma teneva le braccia incrociate dinanzi al petto.

«Si riferisce al padre. Se avesse lasciato che Anthony pubblicasse la sue scoperte nell'ambito dei microchip, la Intel non l'avrebbe brevettata e quel ragazzo sarebbe di sicuro la persona più ricca del pianeta.»

Un uomo con lineamenti distintamente orientali, la pelle olivastra e un completo grigio un poco rovinato, sembrava l'unica persona che aveva colto l'allusione di Tony.

«Non mi sembra comunque indigente, in verità.» Rispose Steve con una punta di sarcasmo, gli occhi preoccupati ancora incollati sulla bottiglia che il giovane Stark non accennava voler abbandonare.

«Uomini come lui sono sempre indigenti.» Disse l'uomo voltandosi verso Steve, scrutandolo con sguardo assente attraverso le lenti trasparenti degli occhiali. «Sembrano aver tutto. In realtà, non hanno niente.»

Un ultima occhiata di nuovo al giovane Tony, e l'uomo enigmatico col quale stava parlando si allontanò. Steve avrebbe voluto fermarlo, ma lo osservò dileguarsi tra la folla di gente che ancora applaudiva, più per lo spettacolo che Tony stava mettendo in scena che per quello che effettivamente stava dicendo.
Fu in quel momento che notò una rapida sagoma nera, scivolare dietro le tende del palco dove il giovane Stark stava parlando. Fu un attimo, il pesante tendaggio quasi non si mosse.
Si girò a destra e a sinistra, come per capire se fosse stato l'unico ad aver visto quella... cosa.
In effetti tutti continuavano a trangugiare cibo e a parlottare tra loro come se nulla fosse.

"Non è nulla, Steve. Sei ad un party di nobildonne e nobiluomini per il passaggio di testimone delle redini dell'azienda Stark."

Almeno fino a quando lui non avrebbe compiuto i ventuno anni, come gli aveva spiegato poco prima Rhodes, l'impero economico della famiglia sarebbe stato al sicuro nelle mani di un fidato amico di famiglia. Per questo la sala ricevimenti di un lussuoso hotel era stata affittata, ed era stata ingaggiata una squadra per la sicurezza privata. Inoltre non mancava all'appello nessuno dei ricchi azionisti e guerrafondai clienti delle Stark Industries.
Già due volte, con il giovane Coulson e Tony, aveva rischiato di aggredire qualcuno che reputava circospetto. In entrambe le situazioni si era sbagliato, e avrebbe preferito non aumentare la conta dei momenti imbarazzanti a suo carico.
Cercò di lasciar correre distraendosi e ascoltando quanto Tony continuava a blaterare.
Ma, mentre cercava di capire anche solo una parola di quello che diceva -estremamente divertente a giudicare dalle risate euforiche dei presenti-, notò una seconda volta la tenda muoversi nella penombra del palco.

Non riuscì più a trattenersi. Il suo sesto senso gli intimò di muoversi. Velocemente si fece strada scivolando cauto tra i presenti. Dopo una miriade di "mi scusi" arrivò vicino all'ubriaco che stava presiedendo quello strano spettacolo, spostando la tenda per entrare nel retro del locale.
Retro che non era così oscuro e desolato come si aspettava. C'era infatti una luce che proveniva da una stanza poco distante, che aveva la porta accostata. Steve strisciò in punta di piedi  portandosi vicino quanto bastava per scoprire che c'era all'interno più d'una persona. All'interno, le voci sconosciute di due uomini.

«Tutto è andato come previsto. Nessun ostacolo all'operazione.» Esordì la prima voce, roca ma giovanile.
«Ed il merito è solo da attribuire a te.» Ribattè soddisfatta una seconda voce maschile, più profonda ed adulta della prima.
«Non mi accontento di un "grazie" imbustato con la ceralacca, lo sai...» Riprese sarcastica la voce del primo.
«Ogni promessa è debito.» Rispose serio il secondo. «Spero di tornare presto a fare affari con te.»
«Ed io le auguro un sereno Natale.» La voce soddisfatta ed ironica dell'uomo più giovane si avvicinò pericolosamente alla porta, costringendo Steve ad indietreggiare dietro ad una sporgenza del muro.
L'individuo scivolò con circospezione fuori dall'uscio e prese lento a camminare nella direzione opposta al Capitano, infilandosi una busta nei pantaloni e sparendo rapido nell'ombra. Il nostro protagonista lo avrebbe anche inseguito se non fosse che anche l'altro lasciò la stanza, dirigendosi all'opposto verso il palcoscenico.
Non appena potè, Steve prese a seguirlo come un'ombra per i corridoi bui che conducevano sul palco. Si fermò solo quando questi di fermò, ad un palmo dalla pesante tenda rossa. Dietro alla quale la voce di Tony continuava a blaterare scempiaggini.
Fu in quel momento che il nostro notò uno scintillio bluastro provenire dalla penombra. Si girò e avvertì quella che sembrava essere la canna di un fucile puntata dietro la sua testa.
Era quel ragazzo appena uscito dalla stanza? Non se ne era forse andato?
Poi una voce lontana, che sembrò rimbombare solo nella sua testa, scandì lenta queste parole.

«Non sei tu il mio nemico.» Mormorò in questo modo strano. Per poi puntare l'arma verso l'uomo che stava sostando dietro alla tenda.

Steve avrebbe voluto ascoltare quella voce; qualcosa gli diceva di ascoltarla.
Ma il suo addestramento da soldato non poteva lasciar morire un uomo disarmato che sarebbe stato certamente ucciso alle spalle.
Fece cadere il peso del suo corpo all'indietro contro quello dell'altro uomo. Ma in quel momento l'arma sparò. Si rivelò un colpo silenzioso, non emise un solo rumore. "Forse ha un silenziatore" pensò ingenuamente il Capitano.

Il mondo di Steve però piombò nell'oscurità. Prima di crollare a terra vide l'uomo che stava sostanto dietro la tenda, ignaro di tutto, fare il suo ingresso presentato dallo stesso Tony, che gli lasciò il palcoscenico tra gli applausi dei presenti.

«Ma ora ecco il vero protagonista di stasera, gente! Obadiah Stane, spero non te la spasserai troppo con i miei soldi, in questi due anni!»









Note finali:


Eccomi tornata dopo un'abissale periodo d'assenza! Mi spiace davvero tantissimo, tengo immensamente a questa storia e spero che ci sarà ancora chi avrò la pazienza e la curiosità di seguirla. Purtroppo la vita nella "real life", almeno fino a fine Febbraio, sarà piuttosto impegnativa. Nonostante questo, utilizzerò tutto il tempo che mi rimarrà per narrare le imprese del povero Steve a spasso nel tempo! Ora, come di consueto, vi lascio alle precisazioni finali sul capitolo otto:

1) James Rodhey è un personaggio che personalmente ho adorato soprattutto in "Iron Man". Sarà per alcune scene (tipo quando trova Tony a vagare nel deserto, atterra con l'elicottero, gli corre incontro e i due si abbracciano *___*), sarà per l'attore Terrance Howard che proprio mi convinceva con la sua bravura. Infatti ho storto il naso quando scoprii che non ci sarebbe più stato lo stesso attore ad interpretare questo personaggio. Evvabbè ormai la frittata è fatta. Spero che questo War Machine mi piacerà in Iron Man 3.

2) Citazioni film parte 1/2. Tony si rivolge a Steve con l'espressione tipica di Sherlock Holmes (mai pronunziata nei libri, in realtà). Questo perché il brillante Robert Downey Jr. deve farsi sempre notare.

3) Citazioni film parte 2/2. Come i più arguti avranno notato il cappotto di colore rosa, cinto attorno alla vita di Tony all'inizio, non è stato scelto a caso. Ricordate il film dei "Fantastici 4"? La scena cena nella quale uno dei protagonisti accende una fiammella con un dito?  Cosa indossava e... chi era l'attore? LOL.

4) Non so assolutamente un cavolo a riguardo dei circuiti integrati. So a malapena come si accende un pc.  Quindi ovviamente, ringrazio immensamente Wikipedia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Circuito_integrato

5) In realtà l'incontro con il tizio *non specificato, che dovete riconoscere voi, muahauha* non avviene a NY bensì a Berna, o almeno secondo quanto la sua controparte riferisce a Tony in una scena del film "Iron Man".

6) Infine vi lascio un'immagine del giovane Robert Downey Jr, esattamente come immagino Tony scrivendo di lui in questa ff! °ç°
*muore davanti a tutta questa bellezza* Dannato e fortunato Steve!!
http://24.media.tumblr.com/tumblr_makf2dMFzx1qajc4eo3_500.gif  --> Link ad alto contenuto di *sbav*


Spero di tornare presto tra questi lidi! Spero inoltre che vogliate lasciare un piccolo commento a questo capitolo, sono sempre curiosissima di sapere cosa ne pensate! :)
Un abbraccio e tanti auguri di buone feste (un poco in ritardo per ieri)!! XD

_Diane_
   
 
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