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Autore: Aliens    26/12/2012    3 recensioni
Passato, delusioni, illusioni e scoperte vanno sempre a braccetto nella vita di tutti i giorni. E basta un solo sguardo per ricordare ed immergersi di nuovo in quello che è stato. Basta un solo passo...per saltare da una situazione all'altra.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[TOM]

 

Mancano esattamente due giorni.

Due giorni e tutta la nazione saprà che il frontman dei Tokio Hotel, Bill Kaulitz, non è più sulla piazza.

Eh già, il momento è ormai vicino.

Bill ha deciso che proprio lì, alla festa organizzata dalla Universal per la presentazione del nuovo album, renderà pubblica la notizia già circolante del suo fidanzamento.

Tra due giorni, mio fratello presenterà ufficialmente Andrea come la sua ragazza.

Un sorriso si stende lentamente sul mio viso.

È quasi un mese che stanno insieme, e quasi non mi sono reso conto del tempo che è passato.

Strano, visto che Andrea, ultimamente, sta sempre inchiodata a casa mia a pomiciare con Bill sul divano.

Quante volte sono stato costretto ad uscire di casa per evitare un attacco di iperglicemia?

Tante, forse troppe.

Ma ciò che mi inquieta di più è che mio fratello non c’è ancora andato a letto.

Insomma, è un mese che stanno appiccicati a baciarsi: che cazzo sta aspettando?

Sento la sua voce acuta esplodere in un:

-No!- sbatte un pugno sul tavolo di legno scuro dal disegno moderno, mettendoci tutta la forza che ha in quel suo corpicino da modella- la sala che abbiamo usato la scorsa volta non è, nel modo più assoluto, adatta alla conferenza che terremo sabato!- esclama poi sull’orlo di una crisi isterica.

Vedo David corrugare la fronte e passarsi una mano tra i capelli, sospirando un:

-Non posso farcela-

Non riesco a trattenere una lieve risata: il modo in cui Bill è in grado di portarlo all’esasperazione è assolutamente spaventoso.

Vedo i segni della sofferenza sul volto del nostro manager, mentre si volta verso gli altri collaboratori che stanno seduti accanto a lui.

Eh già, per una festa importante come quella di sabato non potevamo non chiamare una vera e propria equipe di organizzatori, provenienti direttamente dal Plaza Hotel.

La Universal ha messo a nostra disposizione, per lo svolgimento della festa in cui presenteremo il nuovo cd, l’hotel in assoluto più lussuoso di tutta la Germania, presente proprio qui ad Amburgo.

Il Plaza è un posto da sogno, in cui il lusso è a dir poco imperante.

Ci sono stato forse un paio di volte, ma è sempre incredibile guardarsi attorno, lì dentro, e notare come tutto sia perfettamente avvolto da un’aura dorata di perfezione e sogno.

L’atmosfera che si respira lì dentro è magica.

Dopo aver definito per bene il posto, ora il problema è definire la destinazione delle enormi sale presenti all’interno.

E Bill, come suo solito, sta mostrando a tutti noi la sua dote in assoluto migliore: creare problemi.

-Perché?- esala David, quasi sull’orlo di un pianto, rivolto a Bill che, risoluto scuote la testa.

Sospiro profondamente, mentre sto qui stravaccato sul divanetto di pelle nera della nostra sala riunioni.

Alla mia destra un assonnato Georg, che tiene appoggiata la testa su un pugno, mentre osserva tutta la scenetta isterica di Bill che spiega quanto la sala usata la scorsa volta sia poco adatta e dallo stile non abbastanza degno per la presentazione della sua ragazza.

Alla mia sinistra un distratto Gustav che si rimira le dita callose, tastando di poco i nuovi ed evidenti segni causati sulle sue mani dalle bacchette della batteria.

Fa saettare il suo sguardo su di me, mostrandomi i suoi occhi scuri coperti da pensanti occhialoni dalla montatura nera.

Il suo sguardo è decisamente eloquente, segno che sta pensando la mia stessa identica cosa: Che palle.

-Quale vorresti usare allora?- gli chiede David, sconsolato e ormai rassegnato a dover cedere alle pretese di quel folle esagitato di mio fratello.

-Non ne ho idea!- trilla Bill, con viso da innocente.

La reazione viene spontanea.

Scuotiamo tutti la testa, sconsolati e soprattutto rotti di palle.

-Ma che cazzo ti cambia quella sala oppure un’altra?- intervengo io, non capendo il motivo di tutta quella assurda disquisizione.

-Esatto!- esclama David annuendo e indicandomi.

-Tom tu non capisci!- esclama Bill con fare teatrale- sarà un momento importantissimo per me e per Andrea, non posso accontentarmi di una sala qualunque- conclude poi, visibilmente concitato.

Come fa questo tizio che mi sta di fronte ad essere mio fratello?

-Scusate, mi permetto di intervenire- la voce chiara e pacata dell’organizzatrice si perde nella saletta, riportando la calma.

Il mio sguardo si fissa su di lei.

Una donna sulla cinquantina, dall’aspetto elegante ma non troppo antiquato, dai capelli biondi raccolti sulla nuca ci sorride.

Lei è l’organizzatrice dell’evento, proveniente direttamente dal Plaza, e che, finora, è stata seduta ad ascoltare tutta la crisi isterica di Bill.

-Signor Kaulitz- dice lei rivolta verso mio fratello- capisco perfettamente la sua reticenza, dal momento che si tratta di un evento particolarmente importante per lei- incomincia la donna, mentre vedo Bill annuire con vigore a quelle parole- e allora, se mi permettete- continua la donna con prudenza, guardando David- avrei una soluzione in grado di accontentare tutti, presumo- conclude poi osservandoci.

David annuisce, e Bill la esorta a parlare, decisamente incuriosito.

Vedo gli altri organizzatori dell’evento attenti, con dei fogli davanti che appuntano tutto ciò che è necessario sapere per far sì che quella sera sia tutto perfetto.

Alcuni sfogliano un catalogo di cocktail, per decidere quali dovranno essere serviti e in quale momento della serata.

Altri si occupano dell’arredamento: tovaglie, colori, fiori e centrotavola.

-Se la sala utilizzata la scorsa volta non è di suo gradimento- riprende la donna, rivolta verso Bill- potremmo effettuare un’inversione- annuncia lei. Vedo lo sguardo di mio fratello illuminarsi- potremmo predisporre la sala principale come sala conferenza in cui verrà annunciato il suo fidanzamento, e riservare la sala ovest per lo svolgimento del resto della serata, banchetto incluso- conclude la donna con semplicità e pacatezza.

Un sorriso smagliante si fa strada sul viso di Bill, che contagia tutti noi.

-Ma lei è un genio!- esclama Bill rivolto verso l’organizzatrice.

Lo scuotimento di testa di David e, nel contempo, il suo sguardo decisamente sollevato mi fanno sorridere.

-Faccio semplicemente il mio lavoro- annuncia la donna, sorridendo e prendendo a scrivere sulla sua agenda.

-Risolto allora? L’organizzazione è di tuo gradimento?- chiede David a Bill e la nota di sarcasmo nella sua voce è più che evidente.

-Adesso si!- esclama mio fratello soddisfatto.

-Bene, passiamo alla musica, ora- annuncia il nostro manager, facendo segno ad un uomo in divisa nera di avvicinarsi.

-Ha già pensato a qualcosa?- gli chiede David, facendolo sedere accanto a lui e puntando lo sguardo sul foglio che l’uomo gli porge.

Guardo Bill sorridermi.

La sua gioia e la sua eccitazione sono assolutamente fuori dal comune.

E già dentro di me si fa strada una strana sensazione.

Più che festa di presentazione del nostro cd si sta rivelando festa di presentazione di Andrea.

Sorrido impercettibilmente a quel pensiero.

Sono felice che mio fratello annunci alla stampa il suo fidanzamento ufficiale, è ovvio.

Ma so già che si rivelerà, proprio per questo, una serata terribilmente noiosa per me.

Di norma, io mi annoio sempre ad eventi di questo genere, in cui tutto ciò che ci circonda è perfetto, composto e non è concesso dire parolacce o fare gesti equivoci.

Ma stavolta, poiché gli occhi di tutti saranno puntati esclusivamente su Bill e Andrea…beh, non avrò neppure Bill che mi farà compagnia mentre mi addormento su un divanetto.

E poi, devo ammetterlo, nonostante io ormai faccia parte di quest’ambiente, non mi sono ancora abituato a occasioni di questo tipo.

Un hotel lussuosissimo non è esattamente il mio ambiente naturale, né tanto meno fighetti tirati a lucido ed educatissimi.

Sarà una serata straziante, ancor più perché sarò inevitabilmente costretto a rimanere lì fino alla fine.

Sospiro pesantemente.

-Perfetto- esclama David trionfante alzando un pugno in aria- anche se la crostata ai frutti di bosco la eliminerei- commenta poi storcendo il naso e fissando il foglio che gli mostra la cuoca.

Sorrido impercettibilmente, pensando a tutti i preparativi che sono legati a quest’evento.

Sorrido e una strana idea mi balena in testa.

 

 

*

 

Finalmente David ci ha liberati da quello stato di prigionia a cui ci ha costretto per l’intero pomeriggio.

Dopo aver deciso ogni singolo dettaglio con cura e precisione, ci ha permesso di andare via.

Sospiro profondamente non appena esco dalla porta d’ingresso del palazzo e mi sembra, realmente, di poter tornare a respirare.

Mi infilo i miei Gucci scuri per rendere meno invasivo il sole che splende oggi ad Amburgo.

Afferro le chiavi della mia R8 dalla tasca dei miei jeans scuri e mi avvicino al mio bolide.

Con un lieve gesto, premo il pulsante apposito ed apro l’auto, prima di entrare all’interno.

Indosso la cintura di sicurezza e accendo lo stereo.

“Vermillion Part 2” degli Slipknot si perde nell’abitacolo.

Un sorriso mi nasce spontaneo e ripenso all’altro giorno, a quando l’ho suonata ed Andrea l’ha cantata.

Mi stupisco di sentirla passare alla radio, ma decido di non cambiare stazione.

Mi piace, in fondo.

 

She seemed dressed in all of me, stretched across my shame.
All the torment and the pain
Leaked through and covered me
I'd do anything to have her to myself
Just to have her for myself
Now I don't know what to do, I don't know what to do when she makes me sad.



Presto attenzione alle parole e a quella voce che a volte è in grado di rivelarsi così dolce.

Mi stupisco nel sentirmi strano, terribilmente strano.

Percorro le vie di Amburgo, verso casa, senza nessuna fretta, stavolta.

Senza nessun desiderio di correre, di provare adrenalina, eccitazione.

Forse sono troppo impegnato a riflettere sulle parole che mi si stanno infilando in testa in questo momento.

Farei di tutto per averla per me?

Penso a lei.

A quella ragazza che ormai mi sta facendo andare fuori di testa.

Tutto è iniziato per gioco, come con tutte le altre ragazze con cui ho avuto a che fare.

Ma con lei le cose si sono evolute diversamente.

E ogni volta che cerco di spiegarmi il perché, non riesco a capirlo.

Mai nessuna è stata in grado do farmi sentire così.

Di farmi incazzare a morte, e poi di farmi sentire il ragazzo più felice sulla faccia della Terra.

E quando penso a come ci riesce lei, mi sento un idiota.

Un vero idiota.

 

She is everything to me
The unrequited dream
A song that no one sings
The unattainable, She’s a myth that I have to believe in
All I need to make it real is one more reason
I don't know what to do, I don't know what to do when she makes me sad.


 

Mi viene in mente il suo sorriso, il suo viso dolce e così seducente allo stesso tempo, il suo sguardo penetrante del colore del mare, i suoi capelli biondi che sentivo tra le mie mani quando facevamo l’amore.

Mi viene in mente lei.

Lei è tutto per me?

Io so solo che non riesco a togliermela dalla testa.

So solo che la voglio, cazzo.

Percorro le vie di Amburgo, uscendo dal centro ed entrando nel quartiere bene.

Vedo una schiera di villette su entrambi i lati della strada.

Non ci metto molto a riconoscere la villa degli Stern, svettare alta e distinguersi tra tutte le altre.

Volto il mio sguardo verso l’enorme abitazione e la osservo, procedendo forse troppo lentamente con la mia auto.

Passo davanti l’enorme cancello e mi sento un vero demente nel restare a fissarla.

La oltrepasso.

 

But I won't let this build up inside of me
I won't let this build up inside of me
I won't let this build up inside of me
I won't let this build up inside of me

 

Di nuovo quel pensiero si impossessa di me.

Serro le mascelle e la presa sul volante si fa all’improvviso più forte, decisa.

Non voglio che questo cresca dentro di me.

Freno di botto.

Mi guardo attorno: non sopraggiungono macchine per il momento.

Un brivido mi corre lungo la schiena.

Deglutisco.

Ingrano la marcia e in una frazione di secondo faccio un’inversione di marcia da ritiro istantaneo di patente.

Sospiro e un sorriso incurva le mie labbra.

Torno indietro, finchè non mi trovo avanti di nuovo la villa di Annika.

Metto la freccia e svolto, entrando all’interno.

Il cancello è aperto, così percorro l’enorme viale, giungendo fin davanti casa.

Parcheggio e spengo il motore dell’auto.

Ok, non sono sicuro di quello che sto per fare ma…ormai è troppo tardi per tornare indietro.

Scendo dall’auto e chiudo la portiera.

Mi sistemo la giacchetta di pelle leggera che ho ritirato fin sui gomiti.

Tiro di poco giù la t-shirt nera non troppo attillata che mi copre l’addome e mi infilo le chiavi in tasca.

Vedo un uomo che, a dorso nudo, sta potando la siepe.

Gli rivolgo per un attimo lo sguardo e vedo che alza una mano verso di me, salutandomi con un cordiale:

-Buonasera!-

-‘Sera- rispondo io alzando una mano a mia volta e salutandolo.

Percorro il breve tragitto che mi separa dal portone e mi avvicino all’imponente ferro battuto decorato da vetrate colorate.

Fisso la mia attenzione sul pulsantino laccato in oro, sopra al quale compare la scritta a caratteri eleganti ed arrotondati: STERN.

Sospiro profondamente e poi premo il pulsante tondo.

Ok, Tom, stai per fare un’immensa figura di merda.

Ma tranquillo, ti rifarai presto.

Già, se lei vorrà ancora vederti.

Il mio sproloquio mentale viene interrotto dal rumore della porta che si apre davanti a me.

Mi ricompongo, cancellando quell’espressione da paranoico che mi si era stampata in faccia poco fa.

Mi sorprendo nel vedere che non è il viso anziano e rotondetto della cameriera ad aprirmi.

Per la prima volta, vedo Annika aprire la porta di casa sua.

Wow.

Oh no, cazzo!

Non ero psicologicamente pronto!

Tutto quello che mi passava per la testa finora è inesorabilmente svanito.

La vedo sorridere, sorpresa di vedermi.

La osservo, puntando il mio sguardo su di lei.

È bellissima, come sempre.

Mi stupisco del mio pensiero, ma non posso fare a meno che fissare la sua pelle abbronzata ed invitante.

Indossa un paio di pantaloncini corti bianchi, davvero niente male, una canotta blu scuro, che fuoriesce da una maglietta larga, decisamente scollata, a righe bianche e blu che lascia intravedere una spalla nuda.

Un paio di Superga blu, semplici, ed una collana lunga a forma di cuore.

I capelli biondi, leggermente mossi, sciolti sulle spalle.

-Tom!- esclama lei sorridendo e facendo scorrere il suo sguardo su di me.

-Ehi!- esclamo io ricambiando il suo sorriso.

Mi do dell’idiota, pensando a quanto sia stato banale nel salutarla con un insulso “Ehi”.

-Entra dai!- trilla lei facendomi spazio nell’enorme abitazione.

Avanzo di qualche passo, voltandomi poi verso di lei.

-Come mai oggi apri tu alla porta?- le chiedo curioso, alzando un sopracciglio.

-Hanna è impegnata!- mi spiega lei, tagliando corto e facendomi cenno di seguirla.

Arriviamo nell’enorme salotto arredato alla perfezione e noto i sontuosi divani in stoffa chiara troneggiare al centro della stanza.

Dettagli color oro sono praticamente sparsi dappertutto ad adornare una sala dall’aspetto già decisamente elegante.

-Siediti- mi esorta lei indicandomi il divano su cui si sta sedendo anche lei.

Mi accomodo, sfilandomi i miei occhiali da sole e poggiandoli su tavolinetto in legno scuro davanti a noi.

-A cosa devo la tua visita?- mi chiede lei cordiale, accavallando le gambe e voltandosi verso di me.

Passo un braccio sul bordo del divano e le sorrido.

-Sono stato un pomeriggio chiuso a studio con gli altri ad organizzare la festa di sabato e finalmente, dopo tre ore di discussioni, David ci ha lasciati liberi- le spiego io- passavo di qui e…ho pensato di fermarmi- dico poi, incerto.

Vedo Annika sorridermi e suoi occhioni azzurro mare, contornati da lunghe ciglia colorate di blu, mi fissano.

-Beh, di cosa avete discusso?- mi chiede lei interessata, ignorando il mio sguardo penetrante.

-Delle solite cazzate che per Bill sono di vitale importanza- mormoro io alzando gli occhi al cielo, esasperato dalle sue urla.

-Presumo che per ‘cazzate’ tu intenda dettagli fondamentali come il cibo, la musica, le sale- comincia ad elencare lei, contando ogni voce sulle punte delle dita.

-Già- asserisco io, quasi riluttante.

Vedo Annika scoppiare a ridere e scuotere la testa.

-Per fortuna che in mezzo a voi c’è uno come Bill che di ‘cazzate’, come dici tu, se ne intende!- dice lei annuendo con vigore.

Dovevo immaginarlo che sarebbe stata dalla parte di Bill.

-Avrei voluto che fossi lì con me a sentire le sue urla isteriche!- le dico io aggrottando la fronte- e ti avrei fatto vedere con che faccia sofferente lo guardava David, il nostro manager!- continuo poi, facendola ridere.

-Oh, avanti Tom, non credo che Bill sia così insopportabile come dici tu!- lo difende lei, ridendo- credo semplicemente che lui sia un pochino esigente, ecco- se ne esce lei sorridendo.

-Un pochino?- chiedo io alzando un sopracciglio- forse è meglio che tu continua ad avere quest’illusione- mormoro io scuotendo la testa- non vorrei distruggere il mito che ti sei fatta di Bill- concludo poi ridendo.

La vedo ridere divertita dalle mie parole.

E la sua risata elegante, cristallina, piacevole mi fa sentire bene.

Forse troppo bene.

Smetto di ridere, catturato dalla sua visione, dalla sua immagine.

D’un tratto divento serio.

La osservo.

Osservo tutte le sue fattezze, ogni suo dettaglio e una voglia incontrollabile di abbracciarla si impossessa di me.

Le sue labbra, carnose, rosee, dolci.

Il suo sguardo in grado di farmi sentire quasi in imbarazzo.

Il suo corpo, invitante, sensuale.

-Ti va di accompagnarmi?- le chiedo tutto d’un fiato, tirando fuori ciò che da qualche giorno cresceva in me.

La voglia di averla al mio fianco quella sera tanto importante.

Immediatamente il sorriso che incurvava le sue labbra sparisce.

Mi fissa, incredula, confusa.

-Cosa?- mi chiede lei quasi in un sussurro.

Prendo fiato ed ignoro i battiti accelerati del mio cuore.

-Voglio che quella sera tu venga con me- le ripeto io, convinto, sicuro.

Le sorrido lievemente, fissandola in quegli occhi immensi che mi squadrano, increduli.

Sbatte per un paio di volte quelle lunghe ciglia pregne di mascara e poi distoglie lo sguardo.

-Ma che stai dicendo, Tom?- mi chiede lei guardandomi e passandosi una mano tra i capelli.

-Ti sembra così strana l’idea che io, Tom Kaulitz, voglia che tu mi accompagni? Ti sembra così impensabile che io voglia, per una volta, apparire pubblicamente con una ragazza?- le chiedo avvicinandomi di poco a lei e guardandola negli occhi- A me non sembra poi così strano, se penso che quella ragazza sei tu- mormoro infine, scostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Ma io non posso venire a quella festa con te!- esclama lei concitata, alzandosi dal divano.

-Perché?- le chiedo io non capendo.

-Perché è una festa ufficiale, Tom! E se ti vedranno con una ragazza penseranno che quella sia la tua fidanzata e le voci inizieranno a girare!- dice lei iniziando a camminare avanti e dietro per il salotto.

-A me non interessa!- le confesso io, seguendola con lo sguardo- io voglio che tu sia lì con me, quella sera- le dico sincero.

-Ma io non sono la tua fidanzata, Tom!- mi fa notare lei sbattendosi le mani lungo i fianchi appena pronunciati.

Rimango in silenzio.

La fisso: nei suoi occhi leggo la voglia di venire, ma la paura di quello cui andrà incontro.

Mi alzo lentamente dal divano e mi avvicino a lei.

-Non sei la mia ragazza, è vero. Ma…voglio che tu quella sera sia al mio fianco, Annika. Voglio che tutti ti vedano accanto a me e capiscano che mi appartieni, in un certo senso. Voglio che il tuo sorriso, almeno per una sera, splenda solo per me. Voglio che tu, almeno per quella sera, sia solo per me-

I battiti del mio cuore accelerano leggermente, mentre pronuncio quelle parole che sentivo nel mio cuore da un po’.

Vedo il suo sguardo brillare e i suoi occhi puntarsi nei miei.

Le accenno un lieve sorriso, cercando di essere convincente.

Io voglio che lei venga con me, e farò qualsiasi cosa pur di riuscire a persuaderla.

D’un tratto il suo sguardo si abbassa.

Mi avvicino di un passo a lei e le alzo il mento con delicatezza.

Scorgo un sorrisetto incerto e lusingato farsi strada sul suo viso.

Sorrido malizioso e le circondo un polso con la mia mano, tirandola a me.

Il mio corpo attaccato al suo, le mie mani sulla sua vita.

-Allora? Sono riuscito a convincerti?- mormoro io quasi in un sussurro, notando il suo viso che si alza per guardarmi.

-Solo perché sarà la serata della presentazione ufficiale di Andrea- commenta lei cercando visibilmente di trattenersi e sorridendo.

È assolutamente fantastica.

Rido, divertito dai suoi modi di fare che mi piacciono da morire e passo le mie braccia sulle sue spalle.

La stringo a me, sentendo il calore del suo corpo contro il mio.

Dopo qualche istante percepisco le braccia di Annika circondarmi l’addome e stringersi con cautela dietro la mia schiena.

Un abbraccio che vorrei non sciogliere mai.

Il suo profumo dolce mi stuzzica l’olfatto e istintivamente, poggio il mio nasino alla francese sul suo collo, sentendo quel profumo piacevolissimo.

Immediatamente Annika si irrigidisce e si stacca da me.

La guardo negli occhi e le sorrido, mentre lei, timidamente fa lo stesso.

E quella sera lei sarà al mio fianco.

E tutti lo vedranno.

 

*


[ANNIKA]

 

Sono qui, sdraiata sul mio morbido letto a baldacchino.

La testa posata su un cuscino a forma di cuore rosa, i capelli sparsi ovunque.

Le gambe leggermente divaricate.

Un sorriso da ebete stampato in faccia e le farfalle allo stomaco.

Sono circa tre quarti d’ora che sono qui, come una quattordicenne al primo appuntamento, a ripensare alle parole di Tom.

Stasera devo dire che s’è superato.

Mi ha detto delle cose da brivido.

Il suo sguardo, il suo sorriso, la sua voce.

E sentirsi stranamente desiderata.

Desiderata da lui.

In quel momento avrei tanto voluto prenderlo per mano e trascinarlo qui, in camera mia.

Mi vuole con lui.

Mi vuole con lui.

-Mi vuole con lui!- mormoro in un sussurro sorridendo eccitata e stringendomi un cuscino al petto.

Sospiro trasognante: non mi importa quello che succederà.

Mi importa solo che mi ha detto delle cose bellissime, che non avrei mai pensato di potermi sentir dire.

Magari è l’eccitazione del momento che mi fa sentire così.

Magari mi ci sto fissando troppo.

Sento solo che sto per esplodere di gioia da un momento all’altro.

Sento bussare alla mia porta.

-Avanti- mormoro io completamente tra le nuvole.

-Signorina Annika, è pronto in tavola- mi comunica Hanna facendo capolino nella mia stanza.

Rimango a fissarla per dei secondi interminabili, esattamente come una cretina.

Vedo la cameriera inarcare un sopracciglio, abbastanza inquietata dal mio sguardo.

Ci metto un po’ per connettere le sue parole e far arrivare il segnale al mio cervello.

-Oh- mormoro io riprendendomi- scendo più tardi- le annuncio facendole poi cenno di andare.

La donna annuisce cordiale, prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta.

Mi si è chiuso perfino lo stomaco.

Mi sento quasi evanescente, leggera…felice.

Sto ancora meditando sul mio stato di Nirvana quando sento il mio cellulare vibrare.

Allungo la mano sul comodino ed afferro il mio ultra tecnologico I- Phone.

Illumino lo schermo e noto che è un messaggio.

Ed è di…Tom.

Apro in fretta la cartella, ignorando il mio cuore che ha preso a pompare un po’ troppo freneticamente forse, e leggo.

 

Ehi, ho dimenticato un dettaglio di fondamentale importanza!;)

Ti passerà a prendere una limousine, per le 20:30.

Ed io già non vedo l’ora che arrivi quella sera per vederti.

Grazie di aver accettato, principessa;)

Un bacio, Tom:*

 

O Santo Pio!

Poggio una mano sul mio petto e sento il cuore battere così furiosamente da arrivarmi quasi in gola.

Sorrido, cercando di contenere la mia tremenda eccitazione.

Da quanto non mi sentivo così?

Da un sacco di tempo, veramente.

Rileggo il messaggio un altro paio di volte, giusto per accertarmi che non sia frutto di un’allucinazione.

Non riesco a fare a meno di sorridere.

Sorrido e mi abbandono tra i morbidi cuscini, portandomi il cellulare di fronte e continuando a leggere quelle poche righe.

Mio Dio, mi sento…terribilmente entusiasmata.

Faccio un respiro profondo e dopo essermi resa conto che il messaggio non sparirà se io smetterò di leggerlo, apro una nuova pagina per rispondergli.

 

 

Hai ragione, Tom, era un dettaglio decisamente troppo importante per essere tralasciato!;)

Grazie per avermi chiesto di esserci quella sera, anche se non avresti dovuto...

E grazie di essere sempre così gentile con me.

Ci vediamo sabato, allora!:)

Un bacio, Annika:*

 

 

Invio immediatamente il messaggio, per evitare ripensamenti.

Mi conosco: se l’avessi riletto avrei preso a cancellare e a modificare fino ad entrare in crisi.

Fisso il soffitto candido della mia stanza.

Non ci posso credere.

Senza esitare un attimo afferro di nuovo il mio cellulare e digito velocemente un numero che so a memoria da tanti, tanti anni.

Mi porto l’I- Phone all’orecchio e sento squillare.

Un paio di squilli e la voce di Andrea mi giunge chiara alle orecchie.

-Ehi- esclama lei salutandomi.

-Sto per dirti una cosa a cui, sono sicura, non crederai- le annuncio con tono solenne.

-Hai comprato un paio di scarpe a meno di 190 €?- mi chiede lei, come al solito sarcastica.

Sento un brivido corrermi lungo la schiena.

-Tom mi ha invitata alla festa della Universal- dico tutto d’un fiato contenendo quell’eccitazione che ormai mi pervade da ore.

Dall’altra parte del telefono sento il silenzio.

Il silenzio più assoluto.

Poi un urlo.

Un urlo di gioia, di felicità, di esaltazione.

-Annika Stern, se mi stai prendendo per il culo sappi che il tuo altarino di Prada è in pericolo- mi annuncia minacciosa lei.

Rido leggermente a quella intimazione assurda.

-è la verità!- trillo io emozionatissima.

-O mio Dio!- si lascia sfuggire Andrea ancora più eccitata di me.

Sorrido, allontanandomi il telefono dall’orecchio per evitare di sentire altri suoi urli.

-Calmati, ti prego, sennò mi metti ancora più in agitazione- la avverto io tirandomi su e incrociando le gambe.

-Ok, raccontami tutto- mi ordina lei visibilmente esaltata.

Ed è così che, come due amiche del cuore ai tempi delle medie, le racconto tutto.

Ogni singolo gesto, ogni singolo sguardo, ogni frase, ogni emozione.

Le racconto le parole di Tom, le racconto il modo in cui m ha detto di volermi lì quella sera con lui.

Le racconto del messaggio di poco fa.

Le racconto dell’abbraccio.

E mi sento così felice che, per un attimo, dimentico tutto il male che mi ha fatto Tom finora.

-Vi siete abbracciati?- mi chiede Andrea quasi incredula.

-Mi ha abbracciata- la correggo sorridendo.

-Non fa molta differenza, sai? Le tue tette sono comunque state appiccicate ai suoi pettorali!- mi fa notare lei con la sua solita delicatezza.

-Non potresti essere un po’ meno volgare?- le chiedo io spazientita.

-Uhm…no!- esala Andrea facendomi ridere- e com’è stato?- mi chiede poi.

-Com’è stato cosa?-

-Sentirti di nuovo tra le sue braccia- mi dice Andrea, attendendo da me una risposta.

-Mi sono sentita tremendamente insicura e sentirlo vicino in quel modo mi ha fatto quasi girare la testa- le confesso io.

-Sono così felice, Annika!- esclama Andrea quasi urlando. Ok, già me la immagino saltellare sul suo letto e battere le mani esaltata.

-Anche io- le confesso- mi sento stranamente felice, stavolta- aggiungo poi, seria.

-Ti rendi conto che la sera forse più importante della mia vita tu sarai lì? E sarai accanto a Tom!- mi fa notare lei con tono sognante.

-Già- annuisco io pensando già al momento.

La scena dello sguardo di Tom nel mio e del suo corpo attaccato al mio mi manda fuori fase.

Mi desto dal quel pensiero, giusto in tempo per sentire la voce di Andrea tornare alla riscossa.

-Hai già deciso cosa metterti?- mi chiede d’un tratto Andrea- se non ti sei ancora suicidata, suppongo che tu abbia una mezza idea!- aggiunge poi, centrando perfettamente il punto.

-Esatto- esclamo io felice- diciamo che non ho ancora pensato all’abbinamento complessivo, con tutti i dettagli definiti, ma credo di avere già in mente qualcosa- le dico io pensosa, osservando il mio armadio chiuso, come per prenderne ispirazione.

-Ah si? E cosa?- mi chiede la mia amica curiosa.

-Avevo pensato ad una vestito di Versace, piuttosto semplice, sul beige scuro- le annuncio io vaga- l’ho indossato solo una volta, all’inaugurazione del Caesar, ricordi?- le chiedo io ripensando all’evento a cui era presente pure Andrea.

Sento qualche istante di silenzio.

Poi percepisco la sua voce esclamare un:

-Quello dorato, senza spalline, a pieghe?-

-Si, quello!- le confermo io annuendo con vigore- è una serata di gala, c’è bisogno di qualcosa di elegante ed adatto all’occasione, no?- le chiedo io retorica.

-Si, pane per i tuoi denti insomma!- esclama Andrea facendomi ridere.

Cosa c’è di meglio per una Stern che una serata importante al Plaza Hotel?

Praticamente per me è roba di tutti i giorni, cui sono abituata da sempre.

E per me non è così difficile trovare un vestito che sia adatto ad un’occasione del genere.

Il mio armadio pullula di abiti dedicati alle grandi occasioni.

-Hai deciso di non comprare niente di nuovo?- mi domanda poi Andrea.

-Uhm…no! Ho pensato che sarebbe stato meglio indossare qualcosa che già avevo!- le confesso io stendendo le gambe sul letto e poggiandomi ai cuscini.

-Ho sentito bene?- si accerta Andrea- Annika Stern non andrà a fare shopping per una festa di gala! Ti senti bene?- mi chiede poi.

Scoppio a ridere.

-Certo che sto bene, semplicemente, per una volta, posso anche usare qualcosa che già ho nell’armadio! E poi, non so perché, ma quel vestito mi è subito venuto in mente. Mi sembra perfetto per l’occasione- le confesso.

-Qual è il vero motivo, Stern?- mi chiede Andrea con fare indagatore.

Silenzio.

-E va bene- mi decido a parlare io- quella è la tua sera, sarai tu la protagonista, accanto a Bill e io…non volevo dare troppo nell’occhio, ecco- le spiego con qualche difficoltà- In fondo, io sarò lì ma senza un motivo preciso, non conterò nulla, e quindi voglio che tutti gli sguardi siano concentrati su di te, mia piccola Andy- le dico io sorridendo.

La sento ridere.

Ridere sinceramente.

-Ma tu attirerai comunque l’attenzione, sei Annika Stern!- esclama lei facendomi ridere- non è un vestito che cambia le cose- mi fa notare lei- anche se apprezzo il tuo gesto- dice infine, ridendo.

Rido anche io, felice.

-Ti voglio bene, Andy- mormoro io.

-Anche io, Annika, tanto- aggiunge lei.

-Ci risentiamo domani per gli ultimi dettagli?- mi accerto io.

-Ovviamente- trilla Andrea, convinta- ah!- si interrompe poi- e ricordati che tu non sarai lì senza un motivo preciso. Tu sarai lì perché ti ha voluta Tom Kaulitz- mi fa notare lei, seria.

Sorrido impercettibilmente.

-Già- mormoro quasi in un sussurro, prima di chiudere la chiamata.

E allora: perché ha voluto proprio me?

 

   
 
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