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Autore: Luna_R    12/07/2007    2 recensioni
Silvia. Silvia č pazzesca. Silvia fa ridere, č dolce, ha la freschezza della sua etŕ.
Silvia vive da sola, č giovane, ha un lavoro, ma č insoddisfatta. Piů che insoddisfatta, non crede piů. Nell’amore.
Claudio č maturo. Troppo. Claudio veste bene, vive nella Roma bene, ha amici per bene.
Claudio č quadrato. Ed ha un figlio di diciassette anni.
Quando le cose non succedono mai per caso, quando a volte si ricomincia a sperare e a credere in qualcosa, ecco mondi che si fondono, punti di vista che si abbracciano, dapprima scogli insormontabili ma poi, naturalezza infinita.
Quando si dice, il passato č passato.
Quando si dice, vivi come se dovessi morire domani. Lascia indietro il superfluo.
“Perché abbandonarsi agli altri č la sfida piů difficile.”
“La tua sfida, l’hai vinta in partenza.”
Quando si dice, “Leave to me.”
*Dopo sei anni riprendo in mano le redini di questa storia.
Che ho amato tanto e non ho mai concluso.
Spero piaccia anche a voi.
Lunadreamy.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Chap n. Ś

 

 

 

Via Nomentana 153.

Una ragazza scende dalla propria auto, spengendo in silenzio il motore e le luci che le illuminavano il viale.

Scende scomposta, forse un po’ brilla per i vari cocktail che ha bevuto.

Ride, richiudendosi alle spalle la portiera, che rimbomba fragorosamente nella notte ormai addormentata. Questo, la diverte ancora di piů.

Fruga nella borsa incamminandosi, cercando il mazzo di chiavi dell’appartamento della sua migliore amica. Non ha voglia di tornare a casa e d’improvviso si č ricordata di raccoglierle la posta.

Certe sere vanno cosě. Sono cosě speciali, che vorresti non finissero mai.

Ed allora ti cerchi da fare. Ma non dormire. Non chiudere gli occhi. Non terminare.

 

Sta per aprire il portone, quando vede un ombra sospetta avvicinarla alla sua destra; č un attimo, si volta di scatto, piombandosi addosso al malcapitato immobilizzandogli un braccio, poi senza troppi giri di valzer chiude il tutto con un bel calcio nei gingilli.

Talmente forte, che il tipo stramazza in terra, fra grida sorde.

 

“E allora?! Cosa sei?! Un ladruncolo di serie b?! Un pervertito?! Un barbone?!

 

Saltella su se stessa, pronta a colpirlo di nuovo, cosě, tanto per accettarsi che non la segua.

Come se il poveraccio ne avesse la forza.

Raggomitolato su se stesso, riesce solo ad allungare il braccio in segno d’arresa; ed č proprio in quel momento, che il ragazzo alza il viso, e il faro di un motorino lontano, scoprono la sua identitŕ.

 

“Oddio! Matteo!”

 

Si porta una mano alla bocca, accasciandosi su di lui, tentando quanto meno, di aiutarlo a rialzarsi.

 

“Oddio sei proprio tu…”

“Sě, rambo, sono proprio io…”

 

Il ragazzo č in piedi, ma resta piegato su se stesso ancora un po’.

Pensa che non avrŕ mai eredi.

 

“Certo che sei proprio uno stronzo! Arrivare cosě alle spalle della gente… co-come un ladro! Dě ma sei fuori!”

“Ah, grazie se sono piegato in due tumefatto dal dolore eh… magari anche impotente ci resto.

“Ma tu sei tutto matto! Vieni ti aiuto, appoggiati. Ce la fai a fare due passi?!

 

Paola gli prende il braccio e se lo porta sulle spalle.

E’ preoccupata, anche se trattiene a stento le risate.

Se restasse davvero impotente, Silvia le farebbe una statua d’oro.

E giů di risate, ma senza farsi beccare dallo sfortunato sterile.

 

“Ma poi, che cavolo ci fai tu sotto casa di Silvia?!

“Io eh?! Tu invece?!

“Fatti i cazzi tuoi Mattč! Io sono giustificata almeno! Tu no! E poi guardati, certo t’ha fatto male questa Londra, sembri un barbone e per giunta ti insinui a casa della gente senza precisi scopi… bah.

“Volevo solo vedere se rientrava. Sono giorni che passo, ma qui sembra disabitato. Persino la pettegola della sua vicina, non sa niente.

 

Matteo guarda in basso, vagamente arrossito.

Si giustifica. Almeno ci prova.

Paola scuote energicamente la testa, prima di rispondergli.

 

“Silvia č fuori per lavoro. Ricordi?! Ne avevamo parlato.”

“Tu ne dici tante di stronzate.”

“Vuoi anche l’occhio nero per caso?!Paola gli si avvicina minacciosa, con il pugno chiuso.

“No. Mi basta l’impotenza.”

 

Paola ride, apre definitivamente il portone, raccoglie la posta e raggiunge Matteo, appoggiato malamente ai citofoni.

 

“Allora che si fa?! Dove alloggi?!

“A piazza Indipendenza.”

“Non sei tornato dai i tuoi?!

“No, voglio stare da solo per un po’.”

“Ho capito, ti vergogni di tornare al nido a mani vuote. Ma dov’č che precisamente stai ora?!

 “Dalle suore. E non ridere stronza!”

“Oh mio Dio! Ma non andavi a Londra per fare carriera?!

 

E stavolta non riesce piů a trattenere le risate.

Non sa cosa pagherebbe, per chiamare Silvia in video conferenza e fargli vedere la brutta fine, che ha fatto questa specie di coniglio- ora anche sterile- da quando l’ha lasciata.

Ed ora, ride anche piů soddisfatta.

 

“Certo che mi mancava la tua stronzaggine, davvero eh Paolč! Sě, sono partito per Londra per sfondare, ma mi mancava troppo la mia Silvia. Lě č un casino. Non si vive che di tram- tram, ed io solo non ci sto bene. Ho avuto modo di riflettere ed ho deciso di tornare, ho deciso che me la sposo e la porto via con me! E se lei non vorrŕ venire, rimarremo qui. Ricomincerň da qui.”

 

Paola non ride piů.

Lo fissa con occhi piccoli.

Sembra seria. Preoccupata. Anche e decisamente arrabbiata.

Lo ha fermo dinnanzi a lei e tutto ciň che vorrebbe fare adesso, č prenderlo a calci per tutta la notte, malmenarlo se possibile, ma non gli dice nulla.

Non puň confezionare un destino non suo.

Sarŕ Silvia con la sua testa a decidere. A fare le sue scelte.

A privarsi di un verme, o sposarsi il grande amore della sua vita.

Sa solo che lei ci sarŕ nelle sue scelte. Ma come spalla, come supporto.

Non come mentore.

Cosě, ostenta un sorriso e lo invita a casa sua per un drink.

 

“Perché non parli?! Ha un altro vero?!

“Sarŕ lei a dirti tutto. Non voglio entrare nelle vostre cose.”

“E da quando in qua?! Lo so che non potevi soffrirmi…”

“E sbagliavo Matteo?! Non mi sembra.”

Dai Paola, la nostra č sempre stata una storia fuori dal normale…”

“Normale o no, non mi interessa piů. Conta solo la felicitŕ di silvia, capisci?! Lei ora č felice…”

“Ah.”

 

Matteo guarda fuori dal finestrino, attraversato da piccole lame che gli fracassano il cuore.

 

“Pensavi l’avessi lasciata da sola a suicidarsi?! Per te poi…”

“Grazie, molto gentile.” Matteo si morde un labbro, sempre piů convinto di non avere mai piů indietro la sua Silvia “Ho sbagliato tutto con lei č vero. Non posso che ammetterlo. Ma non sono tornato per giocare. Fra qualche giorno tornerň a lavorare con mio padre. Ho anche dei soldi da parte. Io Silvia me la sposo. Sul serio.”

 

Paola č rapita dalle sue parole.

Sembra sincero, nonostante tutto.

Nonostante ce l’abbia a morte con lui, s’ammorbidisce un po’.

 

“Sě, ma stavolta firmate un accordo prematrimoniale…”

 

Matteo distende il corpo lungo il sedile, ora, certo piů rilassato.

Paola lo osserva. Si morde un labbro, ora pentita.

Ma torna a guardare avanti a se.

Torna presto silvia, torna presto.

 

E la serata finisce quasi subito, fra chiacchiere mojito e marlboro rosse.

 

aawwaa

 

Una sveglia suona impazzita.

Paola si sveglia di soprassalto; qualcuno le impedisce di muovere le gambe.

E’ nuda, in dosso solo una maglietta piů grande di almeno due taglie.

Scosta le lenzuola dal fondo del divano, scorgendo ciocche di riccioli neri.

Tira di stizza le gambe a se, urlando.

 

“Oddio no eh.. oddio! Oddio!”

 

Matteo ignaro, apre gli occhi, turbato dal trambusto.

Alza il busto e trova Paola in preda a una crisi isterica, che saltella come una pazza su se stessa con il lenzuolo stretto al petto.

 

“Oh! Calmati! Che cosa č successo!”

“Oddio Matteo! Alzati!”

 

Non volendo, gli pesta i piedi.

Il poveraccio urla, alzandosi come se avesse preso la scossa.

 

“Sono in piedi! Sono in piedi! Adesso calmati! Non voglio altri pestaggi da te!”

“Rivestiti cretino! Ti sei addormentato qui santo cielo!”

“Ehm… pare di sě.” Matteo si gratta il capo, guardandosi attorno divertito.

“Ma cosa ridi… oddio Matteo, con te no eh… proprio no! Oddio dove ho la testa!”

“Oh, ma stai tranquilla! Non č successo niente. Non sei il mio tipo…”

 

Paola si calma un attimo. Poi ripensa al tutto.

Alla maglietta che indossa- e Matteo allarga le braccia a mo di non chiederlo a me- i mojito che ha bevuto, una partita a carte non finita, quattro chiacchiere e poi… il buio.

Poi squadra Matteo dall’alto al basso, schifata.

 

“Magari tu, non sei il mio tipo. Te la saresti fatta volentieri una come eh… ma adesso togliti di mezzo! E’ tardi!

 

E schizza in bagno, mentre Matteo va in cucina.

 

“C’č qualcosa di commestibile qua dentro?!

 

Non ottiene risposta, cosě decide di fare da se.

Poco dopo la ragazza torna in sala, vestita di tutto punto e con la cartella delle bozze sotto braccio.

 

“Caffč?!”

“Oh, grazie Mattč!”

“Prego.”

“Perň non mi copri eh… non basta un caffč bello mio!”

“Stupida. Sai, tra due giorni č il compleanno di Silvia.

“E con questo?!

“Pensavo… di farle una sorpresa.”

Paola appoggia la tazzina sul tavolo. “Non mi compri. E non ci siamo capiti: IO SONO FUORI DALLE VOSTRE COSE! CHIARO?! Ora ti saluto. Ah, fatti una bella doccia Mattč, che puzzi come una discarica! Poi quando hai fatto chiudi bene porte e finestre. Da un morso ad una fetta biscottata “In bocca al lupo per tutto. Ciao!”

 

E lo lascia solo nelle sue perplessitŕ.

Una cosa č certa: la puzza c’č.

Cosě fa per andare in bagno, ma il telefono di casa squilla; Paola č uscita da un po’.

Lo ignora. Insiste, e scatta la segreteria telefonica.

 

Bip. Bip.

 

“Paola sono Sandro!

Ti ricordi di me, o mi hai giŕ scordato?!

Sě, sě lo so Bambola č praticamente impossibile scordarsi di me, ma non fare quella faccia pervertituccia…”

 

Matteo dal bagno, se la ride.

Pensa che per andare d’accordo con quella pazza isterica di Paola, bisogna essere proprio come lei. E questo tipo non sembra poi cosě normale.

 

“Non parliamo di questo adesso… ho sentito Claudio e dice che per lui va bene. Ci vediamo tutti e quattro per una cenetta, ma dice di non dire nulla alla tua amica, tanto per farle una sorpresa. Allora ci vediamo sabato sera all’Archetto, in centro. Ti passerei a prendere ma stacco tardi. Ma il regalo lo facciamo insieme?! Chiamami quando puoi. Un bacio dove vuoi tu…”

 

Matteo poggia la testa sul vetro.

Dovrebbe capire molte cose. Vorrebbe. Ma si ripete che non č niente.

Questo Claudio potrebbe essere un amico.

Potrebbe anche non esserlo.

Ma tutto va bene. Deve andare bene.

Poi per un attimo ha quasi paura.

E pensa se Silvia in questo momento č con Claudio.

Claudio. Claudio. Claudio.

Che poi.. non sa proprio chi cazzo sia questo Claudio…

 

  
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