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Autore: Miki_TR    13/07/2007    2 recensioni
Il mondo magico non è affatto immune da scandali e pettegolezzi, anzi. A farne le spese questa volta saranno i malandrini...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, James Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Alastor Moody

Sono passati molti mesi dall'ultimo aggiornamento di questa fanfic, e mi dispiace, davvero tantissimo, se qualcuno ha aspettato inutilmente un aggiornamento, e anche di aver deluso chi seguiva questa storia.
Sono stata lontana da questa storia per moltissimo tempo, e un paio di volte ho pensato seriamente di chiudere tutto e salutare tutti, e smettere di scrivere fanfic; non perché non mi piaccia più o non mi renda felice, ma perché ho poco tempo, e diventa sempre meno, e non so se quello che alla fine pubblico renda l'idea, ma dietro ad ogni cosa che vede la luce ci sono giorni e giorni di lavoro (e paranoie).
Non ho scritto nemmeno una riga da gennaio a giugno, non riuscivo a terminare questa fic che si era incagliata per un errore nella stesura della trama, e questo mi ha parecchio demoralizzato.
Però alla fine ce l'ho fatta.
Certo è che è l'ultima volta che posto qualcosa senza essere più che sicura che sia finita e che sia a posto, da qualunque punto di vista possibile e immaginabile.
Sono tornata, non so con che ritmo, ma sto ricominciando a scrivere, e quindi sono contenta.

Ultimo capitolo prima dell'epilogo.

Buona lettura.

Miki

 

Alastor Moody

Why don’t you take another little piece of my life
Why don’t you twist it and turn it
And cut it like a knife...

Queen “Let me live”

Estate 1975

 

Quello dell'Auror non era affatto un mestiere facile. Nonostante i ragazzi della scuola vedessero quelli come lui come degli eroi, senza macchia e senza paura, Alastor era immune ad una visione romantica del suo mestiere che tanti suoi colleghi, agli inizi della loro carriera, conservavano ancora. Non aveva mai pensato a se stesso come un eroe, un giustiziere, un soldato che stava dalla parte "giusta" in una guerra ancora non dichiarata in campo aperto, ma non per questo meno pericolosa. Ma agli occhi della gente lo era.

Aveva avuto buoni maestri, Alastor, aveva imparato bene le sue lezioni e le metteva a frutto. A volte gli sembrava tutto un grandissimo stupido gioco d'azzardo, dove si puntava la vita in uno scontro di pochi minuti, ma quando si veniva colpiti, scaraventati a terra, e ci si ritrovava disarmati ed impotenti di fronte ad un nemico, allora il gioco diventava improvvisamente una spaventosa realtà. E aveva visto con i suoi occhi come non sempre andasse tutto bene, alla fine.

Nonostante questo, o forse proprio per questo, Alastor amava il suo lavoro e ne aveva fatto la sua ragione di vita. I suoi capi lo consideravano abile e assennato, e spesso e volentieri gli assegnavano compiti che sarebbero stati più adatti a qualcuno con un grado più alto del suo. Era considerato un mago attento e prudente, oltre che abile, e la sua fama era legata sia all'attenzione quasi morbosa che riversava nel controllare ed indagare su ogni dettaglio, sia alla ferocia con cui affrontava e catturava Maghi Oscuri che avrebbero dovuto, secondo la logica, avere ragione di lui facilmente.

Si fidava di poche persone, Alastor, nel suo mestiere. E alcune di queste le teneva comunque d'occhio, perché non sempre il migliore degli amici è consapevole di tradirti quando lo fa. Albus Silente, i Potter, Edgar Bones e sua sorella, il buon vecchio Dedalus Lux. Questi erano coloro che Alastor considerava amici. Fin troppe persone, probabilmente, per la sua sicurezza. Quindi di norma Alastor si muoveva con estrema circospezione in ogni missione che gli veniva affidata, e sinceramente non si sarebbe stupito un giorno trovandosi di fronte un avversario a conoscenza dei suoi punti deboli. E probabilmente quel giorno non si sarebbe limitato a perdere un dito o un pezzetto di stomaco, come era successo finora.

Tuttavia la missione che lo avrebbe ucciso difficilmente poteva essere quella di quel giorno.

La calura serale di Londra d'estate rendeva terribile il pensiero di un appostamento, ma Edgar non sembrava risentirsene, mentre da dietro al suo giornale aperto scrutava Grimmauld Place con i suoi occhi provvisoriamente verdi in cerca di un eventuale cedimento nel travestimento delle tre reclute che erano con loro. L'Auror sembrava soddisfatto dell'occultamento della sua squadra, perché gli rivolse un cenno impercettibile di assenso accompagnato da un'ombra di sorriso compiaciuto, prima di tornare apparentemente a concentrarsi sulla lettura del Times. Un brav'uomo, Edgar, e un bravo Auror, che avrebbe avuto probabilmente una carriera ancora più brillante davanti a sé, se non avesse avuto la malaugurata idea di sposarsi e mettere un figlio in cantiere. Alastor riteneva irresponsabile fare una cosa del genere alla vigilia di una guerra e con il bisogno che c'era in quel periodo di uomini validi in prima linea.

Scrollando appena la testa con stizza, Alastor smise di pensare alla guerra e alla squadra appostata alle sue spalle. Si rendeva conto con rabbia di essersi, per qualche attimo, distratto dalla sua missione, e questo poteva rivelarsi estremamente pericoloso anche per un compito facile come quello che doveva compiere. Anche l'impresa più banale poteva essere fatale se presa alla leggera, lo sapeva. E anche quella missione, per quanto piccola, aveva importanza. Strappare un ragazzo promettente dalla famiglia Black e sottrarlo definitivamente alla loro nefanda influenza sembrava una cosa di importanza risibile, ma poteva significare avere un aiuto determinate durante la guerra.

E poi con i Black non si poteva mai sapere. Alastor non aveva ancora avuto nessun contatto personale con loro, ma sapeva benissimo di trovarsi di fronte ad una famiglia molto pericolosa e ad una casa altrettanto pericolosa, ragion per cui avevano studiato con Silente ed Edgar un piano molto più accurato di quello che sembrerebbe necessario per "rapire" un ragazzo di quindici o sedici anni.

In strada passò una macchina babbana con la musica alta, e una ragazza che cantava stonata una canzone in voga. Il suono sgradevole fece sussultare Alastor, che mise mano alla bacchetta nascosta in una tasca all'interno della manica, girandosi all'erta. Edgar sbuffò fissandolo per un attimo, poi tornò al suo giornale borbottando qualcosa che Alastor non poteva sentire, ma che sospettava fosse un "paranoico". A metà tra il divertito dallo sguardo dell'amico e il piccato, l'Auror tornò a voltarsi verso la pesante porta intarsiata, e tese la mano verso il campanello. In un secondo ripassò mentalmente quello che doveva dire. La scusa per entrare e trovare il ragazzo era ottima, pensata dallo stesso Silente. Nemmeno i Balck, per quanto influenti, potevano permettersi di negare ad un funzionario del ministero di prelevare un ragazzo colpevole di ripetuta magia minorile perché ricevesse una strigliata esemplare dal Winzegamot, a meno di essere disposti a venire ufficialmente bollati come famiglia non collaborativa. Era un buon bluff, e comunque in caso di problemi Edgar e la sua squadra erano pronti ad entrare in azione, era sufficiente che la porta rimanesse aperta abbastanza. Era difficile, pensò Alastor a dispetto della diffidenza che provava per quella casa e i suoi occupanti, che qualcosa andasse storto.

E in quel momento, la porta si spalancò e qualcosa colpì Alastor così improvvisamente da fargli perdere l'equilibrio e da farlo cadere a terra. In un attimo, quattro Auror circondarono il loro compagno con le bacchette puntate contro la strana cosa -persona- che era precipitata a terra con lui dopo averlo colpito.

-Levati di mezzo!- gridò la figura, prima di alzare lo sguardo sugli Auror sbigottiti e impallidire, dando modo ai maghi ancora all'erta di vedere chiaramente che si trattava solo di un ragazzo in abiti babbani.

Edgar fu il primo dei quattro uomini presenti a riprendersi dallo stupore dell'improvvisa entrata in scena del ragazzo. Mise via la bacchetta e tirò su quasi senza sforzo il ragazzino, che pareva arrabbiatissimo, e sfoggiava un livido quasi sbiadito sulla guancia sinistra. Anche Alastor si alzò, prendendosi un secondo per controllare di avere ancora tutte le costole, prima di affermare:

-Sirius Black, suppongo.-

-Sì per Merlino!- sbottò lui. -E chiunque voi siate state rovinando la mia fuga!- continuò, con le labbra che tremavano per la rabbia, cercando di divincolarsi dalla mano ferma di Edgar che ancora gli stringeva il braccio.

Un rumore sordo di una porta sbattuta venne dall'interno della casa, facendo sussultare i cinque maghi ancora sulla soglia. Il corridoio era vuoto, ma a giudicare dalla voce di donna che dai piani superiori chiamava a raccolta gli elfi domestici, non lo sarebbe stato ancora per molto.

Alastor non perse tempo.

-Ritirata!- sibilò agli Auror, che non tardarono a sparire con un crack.

Poi prese il ragazzo ancora stupefatto e arrabbiato per un braccio, e si Smaterializzò a sua volta portandolo con sé.

In un modo o nell'altro, la missione sembrava essere riuscita perfettamente.

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Sirius si ritrovò Materializzato, ancora attaccato a quello strano tipo, in quella che sembrava essere una cantina abbandonata da secoli. Non essendo preparato a ritrovarsi all'improvviso un pavimento sotto i piedi, dove un attimo prima non c'era nulla, cadde rovinosamente a terra, battendo il sedere contro il pavimento.

-Ahi!- sbottò, più imbarazzato per la figura da pivello che realmente dolorante. Non gli piacque per nulla lo sguardo apertamente divertito che gli rivolse il suo accompagnatore prima di porgergli una mano a cui mancava parte del mignolo per aiutarlo a tirarsi su.

Sirius spinse via la mano del tipo strano, indignato, e si alzò spolverandosi i vestiti.

-Tu chi diavolo sei?- chiese scortesemente. Non si reputava una persona sospettosa, e quel tipo sembrava a posto, ma non si poteva mai dire.

L'uomo fece un inchino ironico, tuttavia i suoi occhi erano seri e Sirius si accorse che sembrava stesse valutando quanto poteva digli. Perfetto, un paranoico.

-Alastor Moody.- si presentò quello, e sembrò sorpreso che Sirius sussultasse come se conoscesse il suo nome.

-L'Auror?- chiese lui sgranando gli occhi. -L'amico dei genitori di James?-

-In persona.-

-Cavolo!- commentò Sirius. Lui e James volevano da sempre diventare Auror. Sirius pendeva letteralmente dalle labbra del suo migliore amico quando questi raccontava delle imprese dei suoi genitori da giovani, e conosceva nome e curriculum di praticamente ogni cacciatore di maghi oscuri James avesse mai nominato. E il padre di James diceva che questo Alastor era uno veramente in gamba. E Sirius ci credeva.

-Impressionato?- chiese Moody, che sembrava seriamente stupito di essere stato riconosciuto.

-Merlino, sì! Voglio dire, è come trovarsi davanti ad una figurina delle cioccorane in persona, il che è strano, a parte Silente, ovvio, ma... James mi ha parlato un pochino di lei e... io voglio diventare un Auror!-

Sirius aveva parlato quasi in un solo fiato, e quando chiuse la bocca si sentì assurdamente stupido per aver sproloquiato come un bambino. Moody sembrava divertito, però, e un pochino meno sospettoso, quindi decise che poteva fare una domanda.

-Cosa ci faceva davanti a casa mia?- chiese. Merlino, era sollevato all'idea di essersi allontanato da lì!

-Eravamo venuti a salvarti.-

-A salvarmi?-

Moody ridacchiò. Sirius era alquanto confuso.

-Già, giovane Black. Hai avuto la brillante idea di finire insieme al tuo amico Lupin in prima pagina su tutti i rotocalchi scandalistici, lo sai? Harold Potter ha pensato che potesse essere pericoloso per te se i tuoi genitori lo fossero venuti a sapere, e così siamo venuti a prenderti. Ma ci hai risparmiato molta fatica uscendo da casa, anche se credo che tu mi abbia incrinato qualche costola.-

Sirius cominciava a capire, e la sua stima per il padre di James crebbe nell'ascoltare il discorso dell'Auror.

-Lo sanno. Voglio dire, i miei hanno visto il giornale, o qualunque cosa fosse... Per quello stavo scappando.-

Moody sembrò scrutare per un attimo il volto di Sirius.

-Quel livido te lo hanno fatto loro?- chiese.

Il ragazzo scrollò le spalle.

-Sono caduto quando mia madre mi ha schiantato. Mi sono svegliato in camera mia, sul pavimento, senza bacchetta, e con un elfo domestico a guardia della porta.-

-E come hai fatto a fuggire?- chiese l'Auror con tono curioso.

Di nuovo Sirius scrollò le spalle.

-Ci ho messo due giorni. Poi mi è venuta un'idea... quando ho restituito il vassoio della cena all'elfo domestico di guardia, ho nascosto un guanto sotto il piatto. Quando se ne è accorto era così terrorizzato all'idea di essere stato liberato che sono riuscito a colpirlo e a fuggire. Avrei preferito che fosse quell'odioso di Kreacher, ma non avrei sopportato un'altra ora in quella stanza senza nulla da fare se non aspettare che mia madre decidesse come farmela pagare. Io là non ci torno.-

Ci fu un attimo di silenzio. Sirius si era seduto per terra mentre parlava, con le braccia attorno alle ginocchia, e fissava un punto sul pavimento. Non era del tutto sicuro di sentirsi bene come avrebbe dovuto all'idea di essersene andato da casa, soprattutto quando con l'ultima frase aveva reso definitivo il fatto che quella dove era cresciuto non era più casa sua. Aveva un po' di male allo stomaco.

Moody, al contrario, sembrava soddisfatto e non sembrò dare peso all'aria appena un poco triste sul volto del ragazzo.

-Ben fatto, ben fatto! Ottima idea, ragazzo. Potresti avere davvero la stoffa dell'Auror. E fammi sapere quando lo diventerai, perché un Black diplomato all'Accademia è davvero qualcosa che devo vedere!-

Sirius sorrise al complimento. Aveva ancora mal di pancia, ma un po' di meno. Il sogno di diventare un cacciatore di maghi oscuri ora sembrava molto più realizzabile di quando ne parlava con James in dormitorio.

-Bene.- disse, un po' in imbarazzo. -E adesso che facciamo?-

-Cosa pensavi di fare una volta scappato, giovane Black?-

Sirius ci pensò su. -Non lo so.- ammise poi. Non ci aveva proprio pensato mentre fuggiva. Probabilmente non credeva che sarebbe riuscito ad andarsene davvero, e forse non ce l'avrebbe fatta senza l'aiuto di quell'Auror.

-Allora se non hai nulla in contrario, l'idea era quella di portarti dai Potter.-

-Giusto!- esclamò Sirius. Era il posto giusto dove andare, a casa di James. Di lì avrebbe potuto contattare anche Remus... -Come ci arriviamo?- chiese poi, improvvisamente impaziente di muoversi.

-Non siamo molto lontani. Questa è la cantina della casa di mia madre. In questo momento Edgar e i suoi uomini stanno perlustrando la zona per controllare che sia sicura. Quando riceveremo il segnale, ci arriveremo a piedi.-

-Perché non ci siamo Materializzati direttamente a casa dei Potter?- chiese Sirius.

-Harold e Patricia hanno messo una barriera Anti-Materializzazione attorno a casa loro. E' il primo posto dove i tuoi genitori penseranno di cercarti, e non vogliamo rendere loro le cose troppo facili.-

Sirius aprì la bocca, poi la richiuse, amareggiato. Moody gli aveva fatto un complimento poco prima per il suo piano ben congegnato, ma non aver pensato ad una cosa così ovvia non era certo positivo per uno che voleva fare l'Auror.

Improvvisamente vennero distratti da una figura spettrale, una specie di gatto traslucido che entrò nella stanza attraversando una parete, come un fantasma, e chinò il capo in un cenno d'assenso rivolto a Moody, prima di sparire in una nuvola scintillante.

-Un Patronus?- chiese Sirius, anche se ovviamente sapeva che si trattava di quello. Ma non ne aveva mai visto uno comportarsi in quello strano modo.

L'Auror annuì. -E' il segnale che stavamo aspettando. Andiamo.- disse, tendendo una mano a Sirius che l'accettò per alzarsi dal pavimento.

Mentre uscivano dalla cantina con circospezione, Moody rivolse ancora una volta la parola al ragazzo.

-Sarai un bravo Auror, Black. Hai ancora molto da imparare riguardo alle misure di sicurezza, ma si vede che hai fegato. Adesso sbrighiamoci. I Potter ti stanno aspettando, e se conosco ancora Patricia, probabilmente vedrai anche il tuo amico Lupin.-

Sirius sorrise al pensiero mentre seguiva Alastor Moody fuori dalla cantina e in strada. Non aveva pensato di poter vedere Remus quella stessa sera, ma l'idea di stare con lui e di sentirsi accolto e al sicuro come si sentiva a casa dei Potter gli fece quasi passare il mal di pancia e quella strana tristezza che lo aveva preso poco prima.

Si sentiva su di giri e parecchio in vena di chiacchierare. E aveva a portata di mani un Auror vero. Si fece raccontare le imprese più emozionanti della carriera di Moody, lungo la strada, e mentre ascoltava i racconti dell'Auror (e quelle ripetitive raccomandazioni sulla vigilanza e l'attenzione alle misure di sicurezza), la sua decisione di intraprendere quella carriera diventava definitiva.

E infine percorse correndo gli ultimi metri che lo separavano da casa Potter, appena la vide. Si sentiva leggero, e non vedeva l'ora di essere in quella casa con le persone a cui voleva più bene. Moody gli corse dietro e lo rimproverò per la sua imprudenza.

Ma a Sirius non importò più di tanto di quel rimprovero. Forse era un imprudente, ma in quel momento era libero.

 


 

Chissà, mi chiedo, se Moody si riconosce ancora in questo giovane Auror... Ma poi, penso, qualcuno di noi si riconosce del tutto in se stesso più giovane? (No, non ho bevuto. Attacco di filosofia, direi... Ehm, ogni tanto capita, non fateci caso.)

Comunque, la cosa importante da dire a fine di questo capitolo, prima di partire per la tangente con la filosofia spicciola, che non mi si addice, è che contiene una citazione da un cartone animato Disney. Ora, sarebbe carino lanciare un indovinello, ma siccome la mia coscienza (sì, parla con la voce di Moony, direi) mi impone di dare a Cesare quel che è di Cesare... Sirius, seduto per terra con le braccia attorno alle ginocchia, che chiede "E adesso che facciamo?" è il coniglietto di Robin Hood (di cui adesso mi sfugge il nome) che lo chiede a Lady Marion mentre giocano nel cortile, dopo che l'ha "salvata" dal "Principe Giovanni".
Che ci volete fare, ormai ventisei anni, e sono ancora innamorata dei cartoni della Disney...

Bene, e con questo, qualcuno qui aspetta una risposta da eoni, quindi...

 

Mixky: Ciao! Chissà se sei ancora all'ascolto... Comunque, Talitha e Bellatrix ringraziano dei complimenti, sono molto fiere di loro stesse (sì, sono così pazze da averli presi per complimenti... Contente loro...), e più seriamente, io ti ringrazio per averle odiate, che era anche un po' quello che volevo io. Grazie mille per i complimenti, scusa per il ritardo devastante, e un bacione.

Lucifera & Roger Jolly: Mi spiace tanto di avervi fatto aspettare secoli... Lucifera si era anche raccomandata, e inoltre non avevo capito che Roger Jolly fosse un ragazzo (non ero certa), sono un disastro su tutta la linea e mi aspetto insulti o un dignitoso silenzio. Davvero. Sirius invece ringrazia per la solidarietà, e se avesse saputo che lo stavano per salvare si sarebbe risparmiato la fatica di evadere... E che nessuno glielo dica, ma alla fin fine andrà meglio a Bella, che non verrà punita, anzi... ma questo nel prossimo capitolo. Grazie ragazzi per i complimenti, scusate davvero per il ritardo, e un bacione a entrambi!

Jaida: Benvenuta! Sono contentissima che la fic ti piaccia e anche piuttosto imbarazzata da un parolone come capolavoro, comunque... Non sono tornata presto con un aggiornamento, ma spero di essere ancora in tempo per sapere cosa ne pensi di questo capitolo... mi farebbe piacere! Anche perché il tuo "in bocca al lupo" mi ha portato bene, mi sono sbloccata poco dopo aver letto la tua recensione! Comunque, spassionatamente, se sei approdata da poco in questo sito, e cerchi Remus/Sirius, c'è davvero di molto meglio che questa storia. Dai un'occhiata, in giro, non te ne pentirai. Grazie mille e un bacione grande!

  
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