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Autore: Gipsy Danger    27/12/2012    1 recensioni
Burgess non è in Connecticut, ma la distanza non ha davvero importanza.
Conta, Bunnymund.
Ventisette scintille spente.
Una che, per contro, gli scalda il cuore e gli liscia il pelo sul naso.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bunnymund
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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No bravery

{There are children standing here,
Arms outstretched into the sky,
Tears drying on their face.
He has been here.}


Burgess non è in Connecticut. Lo sussurrano, i grandi, da tutto il giorno, eppure la città si contrae come quel riccio nel cortile dell'asilo quando Nicky ha cercato di toccargli il pancino. Si accartoccia e si chiude, una foglia secca che non scricchiola quando la schiacci sotto la scarpa.
È strano. Nessuno vuole spiegarle che cosa sta succedendo. Eppure tutti continuano a mormorare.
Burgess non è in Connecticut, ma la prudenza non è mai troppa.
Che devastazione, se fosse successo qui!
Con tutti i matti che ci sono in giro.
Forse bisognerebbe chiudere il negozio di articoli per la caccia – a lei tanto non piace, quel posto, è pieno di cose che fanno male: se chiudesse non le mancherebbe neanche un pochino.

Domani tengo a casa i bambini. Per precauzione. Non si può mai sapere.

Sophie non lo sa, ma è una fortuna che la mamma abbia deciso di non mandarla a scuola, il giorno dopo. Perché quella notte non c'è Sabbia di Sogno che tenga per calmare i sonni dei bambini. Pitch è sparito, ma c'è un'ombra più grande – e stavolta nessun Guardiano può rimandarla sottoterra, al suo giusto posto. Non c'è riposo né requie: la paura ha preso forma umana. Reale, armata. Sanguinaria.
La voce di suo fratello bussa sui muri, intessuto del soffio freddo di Jack Frost. Sussurrano, discutono. Si dimenticano di lei, senza cattiveria.
Sophie si gira e si rigira sotto le coperte, sforzandosi di intendere i discorsi che arrivano in punta di piedi. Parlano di fucili e adulti cattivi. Parlano di bimbi tra le stelle, bimbi smarriti, ma non danno segno di volerli andare a cercare.
Per quanto si sforzi di comprendere perché ripetano di continuo “è troppo tardi”, non le riesce.  

Domani si addormenterà mentre scende dal letto, già lo sa, e la mamma non sarà in grado di spiegarsi perché sia stata alzata tutta la notte. Un incubo, forse? Povera bambina, con il telegiornale a trasmettere quelle terribili notizie non c'è da meravigliarsi.
Non troverà le tracce sabbiose lasciate dalle sue zampe, a segnare un percorso fra la finestra e il letto. Un balzo, due, hop, salta coniglio. Non vedrà nemmeno i rimasugli di uova, le schegge colorate rimaste sul comodino. Una ha ancora l'ala di una farfalla sopra, pronta a spiccare il volo.
Se troverà quei ciuffetti di pelo grigio argento impigliati fra la lana delle coperte penserà che sia il solito piumino che perde piume.
Ma non fa nulla, davvero.


Lei tufferà il naso nel cuscino e giurerà che la ricorderà per sempre, la notte dopo la sparatoria alla scuola elementare di Sandy Hook. Con un dentino in mano, il primo che le sia mai caduto, e Bunnymund rannicchiato stretto contro di lei, la pelliccia inzaccherata e un uovo dai colori sbiaditi al riparo fra le zampe. Senza un sorriso, senz'altra voce che per ripetere quei nomi.
Un ricordo indelebile.


*

Charlotte, Daniel, Olivia, Josephine, Dylan, Madeleine, Catherine, Chase, Jess, Ana, James, Grace, Emilie, Jack, Noah, Caroline, Jessica, Avielle, Benjamin, Allison.
Sophia. E ancora, Rachel, Dawn, Anne Marie, Lauren, Mary, Victoria.
Bambini cresciuti, bambini che non cresceranno mai. Una ragnatela di crepe su un guscio sempre più sottile. Burgess non è in Connecticut, ma la distanza non ha davvero importanza.
Conta, Bunnymund.
Ventisette scintille spente.
Una che, per contro, gli scalda il cuore e gli liscia il pelo sul naso.
“Andrà tutto bene,” promette Sophie.
Al momento giusto, come ogni cosa, vorrebbe risponderle, ma la voce non gli viene. Si accontenta di abbracciarla stretta, allora, il profumo dei suoi capelli contro il muso e piccole dita umane a cingergli il collo.

Andrà tutto bene, a tempo debito.
Come, Bunnymund davvero non lo sa.
Non stavolta.
*


No, la mamma non capirebbe, Sophie già lo sa. Ma non c'è niente da capire, in fondo. Nulla da mettere nero su bianco, nulla da ufficializzare oltre a quelle morti.

È una legge non scritta.
A volte anche i Guardiani hanno bisogno di piangere..


{And I see no bravery,
No bravery in your eyes anymore.
Only sadness. }

AN:


Coff. Ehm. Yep, è la mia prima invasione in questo fandom. Amore a prima vista, e poi necessità di mettere su carta un'idea che mi girava in testa da un pezzo - senza che riuscissi a capire come buttarla giù. Spero non sia venuta fuori una ciofeca.
A distanza di quasi un mese, perché la memoria non sbiadisca.

Kei
   
 
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