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Autore: fallingforyoureyes    27/12/2012    4 recensioni
“AL VOLO!” il tempo di una veloce occhiata interrogativa tra le due ragazze che Amy vide una cartella nera, dell’Adidas, volare letteralmente verso di lei. Porse le braccia in avanti, attenta a non riceverla dritta in testa e una volta sentita al tatto, la strinse istintivamente a se, per non cadere, visto il peso della borsa.
“Ma che cazzo succede?” Cassie non ebbe neanche il tempo di finire la frase che videro arrivare un ragazzo, su uno skateboard. Il volto era coperto dal cappuccio, ma osservandolo meglio, Amy capì che i trattava dello stesso ragazzo del giorno pretendente.
“Zayn” mimò con le labbra Amy, e Cassie la guardò interrogativa.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oh, shit.
 

“Sai se Miss Hotpink cerca qualche cameriera allo Starbucks in centro? Lo faccio anche gratis, anzi, sai che ti dico? Pago io lei, se vuole..” Cassie era completamente andata ormai.
Amy sorrise e scosse la testa, gesto che ripeteva continuamente ultimamente.
Dopo l’incontro allo Starbucks di martedì, non aveva fatto altro che parlare di Niall per i tre giorni successivi, e Amy non sperava in un recupero della sanità mentale dell’amica, se non tra un mese o forse due.
“La smetti? Per favore, vai lì, sbattilo al muro e infilagli una lingua in gola. Non ne posso più.” Sbuffò la mora, lasciando cadere le braccia sui fianchi morbidi, mentre camminavano per i corridoi della scuola.
“E’ quello che mi dici sempre!”
“E continuerò a farlo finché non ti decidi a farlo. Questo, di tutti i tuoi colpi di fulmine, è il più degno, se non fai qualcosa ora rimarrai zitella a vita.”
“Da che pulpito viene la predica! Non mi sembra che le tu brilli in relazioni amorose.”
Amy alzò gi occhi al cielo.
“Io odio i ragazzi, o almeno quelli che si trovano qui, se ci fosse qualcuno che mi interessasse ci proverei...”
“Malik non è tant-”Amy non la fece finire di parlare.
“Non ci pensare neanche lontanamente. E poi mi spieghi perché continui a nominarlo? Neanche lo conosco!” Disse ispirando e chiudendo gli occhi. Cassie rise.
Amy la spinse leggermente, ridacchiando anche lei.
Arrivate in mensa, cercarono Kate e Lisa con lo sguardo.
Erano sedute al solito tavolo e dal lontano sventolavano la mano in aria.
Il leggero sole di quel sabato arrivò dritto agli occhi di Amy, facendo così che li socchiudesse.
“Mia madre e quella di Kate hanno detto che non potremmo venire alla festa.” Sbuffò Lisa, una volta che le due si sedettero.
“E poi non voglio imbucarmi io, solo voi due avete gli inviti.” Precisò Kate.
“Già, ma probabilmente anche mia madre dirà di no.” Amy lo disse con un pizzico di felicità. Lei non voleva andarci.
“Ed è per questo che secondo tua madre noi saremo a casa di Lisa per un pigiama party.” Disse sorridendo la rossa.
Tutte alzarono lo sguardo dal piatto rivolgendolo a Cassie.
“Io non mentirò a mia madre per una stupida festa di diciottenni.”
Quasi gridò, attirando l’attenzione di qualche ragazzo, che si girò verso il loro tavolo.
 


 
20:30,  Dirty Dancing Club.
“Io non capisco perché. Perché riesci sempre a farmi fare quello che vuoi?”
Le due ragazze si trovavano all’ingresso, pronte per mostrare i due inviti ai grossi e pelati buttafuori. Al locale le aveva accompagnate quella Mary, che però, neanche il tempo di arrivare, le aveva lasciate sole, ed era già qualche minuto che loro erano fuori, a discutere.
“Perché mi vuoi bene e vuoi solo il meglio per me.” disse sorridendo Cassie, porgendo un bigliettino argento e blu al grosso uomo in smoking.
Amy sbuffò, oltrepassandolo, mentre Cassie la trascinava.
Tre.
Due.
La porta sbatte alle loro spalle.
Uno.
Amy fu invasa da una musica a dir poco assordante, e un odore nauseante le si blocco dritto in gola, mentre ragazze seminude si strusciavano tra di loro, spesso intorno a dei ragazzi.
“Dove. Mi. Hai. Portata.” Gli occhi di Amy erano spalancati, mentre Cassie sorrideva.
“E’ pazzesco.” Cassie era meravigliata.
“Già! E’ un posto di matti. Usciamo subito di qui.” Stavano urlando, senza rendersene conto, per riuscire a sentirsi.
“Ma neanche se mi paghi.”
“Stai certa che non ballo.”
“Si.”
“No.”
“Ok. Ma andiamo a sederci al bancone.” Come previsto.
Amy e Cassie, la prima stretta in un semplice tubino nero con scollo a cuore, lungo fino a pochi centimetri sopra il ginocchio, l’altra sempre un vestito nero, ma che cadeva morbido lungo i fianchi, arrivando a metà coscia, si dirigevano verso il bancone, bianco e lucido del pub.
Gli sgabelli avevano una base circolare, morbida, e ricoperta di pelle, cosa che Amy trovò molto confortante per il suo didietro, quando metteva i tacchi le faceva male qualsiasi parte del corpo.
“Che prendi?”
“Acqua.” Rispose piatta Amy.
“Oh, andiamo, nonnina, la vita è breve!”
“Parli tu di vita breve quando poi non riesci neanche a dichiararti ad un ragazzo..” borbottò Amy, girando la testa.
“Me lo rinfaccerai a vita?”
“Si.” 
 
 
 
 
 

 
“Ora basta, ok? Posa questo stupido bicchiere."
Amy stava scuotendo Cassie, nel tentativo di fargli mollare il bicchiere col contenuto trasparente, che sarebbe potuto passare sicuramente per acqua, se non fosse per il suo odore rivoltante.
“Ma dai! Al massimo ne ho bevuti tre...” disse Cassie, con aria davvero, davvero, sbronza.
Parlava come chi si è scolato una bottiglia intera di Martini, in effetti era così.
“Ne vuole ancora un altro?” il barista non aiutava di certo, poi.
“Ma, senza offesa, dove ha la testa? Le sembra il caso?” tra un po’ Amy si alzava e stappava tutte le sopracciglia a quel cameriere, forse ubriaco anche lui che continuava a servire Cassie, noncurandosi della sua situazione.
“Si, ti prego, non la ascoltare..” continuava ripetergli Cassie.
“Cassie, stai buona.”
“Cosa ti porto?” ora la bocca di Amy aveva assunto una forma circolare, e per poco non se ne cadevano le braccia per lo shock.
“Ma scherziamo? Ma che ti sei fumato, amico?” ora era davvero su tutte le furie. Si alzò di botto, trascinando con tutta la sua forza Cassie, che si opponeva.
Attraversata la miriade di gente che si strusciava, nei corridoio che portavano nelle varie stanze, arrivarono ai bagni.
Spalancarono la porta rossa del bagno delle donne.
Era grande, spazioso, con mattonelle beige e marrone scuro, una fila di lavandini, marmo e specchi da un lato e di fronte le cabine.
Amy con decisione mise a sedere Cassie sul marmo dei lavandini e la rossa rabbrividì per il freddo.
“Uuh, fffrrrrreddo!” esclamò ridendo.
Era ubriaca marcia.
Amy stette zitta, sapeva che parlando questa volta non avrebbe risolto niente, anzi, forse avrebbe peggiorato la situazione.
Prese dei fazzoletti dal contenitore appeso al muro, aprì il getto d’acqua e, una volta inzuppi, ne bagnò il viso a Cassie.
Non sapeva in realtà se quello che stava facendo potesse migliorare la situazione, ma lo sperava davvero.
Cassie incominciò a ridere, aprendo la fontana e schizzando dell’acqua sul viso ad Amy.
“Cassie, smettila, andiamo.”
In un attimo la rossa spinse all’indietro Amy, che per poco non cadde, maledetti tacchi, e si precipitò in una delle cabine, iniziando a vomitare tutta l’anima.
“Oh, merda.”
La mora ora non sapeva che fare, era spaventata dai brutti rumori che l’amica emetteva e non poteva sopprimere però il senso di disgusto che le provocava tutto quel vomito.
Le si avvicinò titubante, notando che era diventata verdognola, mentre due lacrime silenziose, probabilmente di dolore, le attraversavano le guance.
Ok, ora Amy era nel panico assoluto.
Non si era mai trovata in una situazione del genere.
La sua amica aveva bisogno di aiuto, e lei non sapeva cosa fare.
Corse, sperando di fare il più presto possibile, fuori dai bagni.
Cercò con lo sguardo dei volti che le sembravano familiari, o almeno un tanto lucidi.
Guardava a destra, a sinistra, ma tutto ciò che vedeva era la stessa gente di prima che si strusciava una contro l’altra, in un modo disgustosamente ridicolo.
Poi il suo sguardo cadde su una camicia nera, dei capelli corvini ed un profilo che già aveva avuto il piacere di ammirare.
Corse da lui, pur non conoscendolo -quasi- per niente.
“Malik!” il suo gridò risultò strozzato alla fine.
L’ansia stava prendendo il sopravvento.
Il moro, che fino ad ora rideva e scherzava con altri ragazzi, si voltò di scatto, assumendo un espressione confusa.
“Emh.. Amanda? Che ci fai qui?” disse curioso, sorridendo.
Sorriso che si spense quando video due lacrime sul volto della ragazza.
“Ehi, cosa succede?” chiese preoccupato.
“Ti prego, vieni con me.” gli amici di lui osservavano la scena shockati.
Amy prese la mano si Zayn e prima che lo strascinasse lui posò la birra in mano ad uno dei suoi amici.
“Che succede? Me lo dici?Perchè piangi, cazzo!?”
La mora non parlò, continuò a piangere mentre correvano verso i bagni. Spalancò la porta e quello che vide la fece mancare nelle gambe.
Cassie era poggiata con le spalle al muro della cabina, la testa abbassata sulla spalla, completamente bianca.
Se non ci fosse stato Zayn a reggerla, la mora sarebbe caduta rovinosamente a terra.
Si riprese e corse verso l’amica, sedendosi  a terra e poggiandole la testa sulle sue gambe.
“Aiutami, per favore.” Ora singhiozzava, mentre guardava Zayn.
Lui era rimasto fermo sulla soglia della porta fino a quel momento, quando corse verso di lei, rimando in piedi.  
“Malik, dove sei?” una voce proveniva fuori dai bagni, mentre lei continuava ad accarezzare i capelli dell’amica.
“Sono qui, Harry, ragazzi, nel bagno delle ragazze. Liam, ho bisogno del tua aiuto, vieni.”
In un attimo tre ragazzi piombarono nella stanza, di cui uno, più alto e robusto degli altri, corse verso di loro, vedendo la ragazza inerme nelle braccia delle amica.
Gli altri stavano ancora realizzando la situazione.
“Tua madre è un medico, Liam, fa qualcosa. Dimmi che in 18 anni hai imparato qualcosa.” Zayn era agitato, non tanto per le persone, ma per la situazione.
Liam lo notò, ma non si meravigliò affatto. In quelle situazioni era l’ultimo a cui chiedere aiuto. Quasi rise al pensiero di Zayn, in una sala operatoria, mentre la sua futura moglie stava per dare alla luce un bel bambino, poi si rese conto della situazione e strappò velocemente, ma delicatamente, la rossa dalle braccia dell’amica, la quale sussultò.
 

 
 
 
Amy faceva avanti indietro da almeno mezz’ora in quel salotto enorme, mentre Zayn era seduto sul divano bianco.
Amy gli aveva spiegato, dopo essersi calmata, che non potevano portare l’amica all’ospedale perché i medici avrebbero chiesto dei genitori e loro non sapevano nulla della festa e quindi ora si trovavano a casa di un certo Harry, quello riccio insomma.
“Ti calmi!?” Malik stava sbuffando da un po’, ma ora si era davvero stancato. Vederla andare avanti ed indietro gli faceva venire mal di testa.
“Calmarmi? Ma ti sembra il caso? La mia migliore amica è collassata, per colpa mia che non sono riuscita a fermarla dal bere e ora mi trovo in un salotto di casa di uno sconosciuto con tre sconosciuti e la mia amica è in una stanza da sola con un altro sconosciuto che per quanto ne so potrebbe averla già stuprata!” disse quelle parole così velocemente e gesticolando così tanto che il riccio e l’amico, seduti sul secondo divanetto più piccolo, risero.
Amy li fulminò con lo sguardo, e loro abbassarono la testa, continuando.
L’altro amico, Louis, si ricompose.
“Liam non farebbe mai una cosa del genere. Lo vedi robusto e magari quella testa pelata gli da un aria da bullo, ma non ha mai dato neanche uno schiaffo ad un gatto.” Disse.
Amy non sembrò calmarsi. E continuò a fare avanti e indietro.
“Oh, ti prego Lou, dimmi che hai una camomilla, un sonnifero.. tanti sonniferi. Io non la sopporto già più.” Sbuffò Zayn, alzandosi dal divano.
Louis ridacchiò.
Amy spalancò la bocca e le orbite per poco non gli uscivano dalle palpebre.
Harry cominciò a ridere ancora.
Lei, sempre con la stessa espressione si girò un attimo verso di lui e poi riportò lo sguardo verso Zayn.
“Io.. io.. aarrgh.” Sbatte un piede per terra, e quasi cacciava del fumo dalle orecchie.
Anche Zayn si concesse una risatina.
Liam, fortunatamente, fece ingresso dalle scale. Amy non gli permise neanche di scendere l’ultimo gradino.
“Allora? Come sta? Cose le è successo?” sentì qualcosa borbottare alle sue spalle, probabilmente Zayn, ma lo ignorò, tutto quello che voleva sapere è come stava l’amica.
Liam ridacchiò.
Anche lui, oh, ma ho qualcosa in faccia?
Pensò a questo punto Amy.
“Sta bene, penso che tra un po’ si sveglierà con un forte mal di testa. Le ho misurato la febbre ed è abbastanza alta, ma penso andrà via tra qualche giorno. Ora dovete solo trovare una scusa per i vostri genitori” sorrise Liam, accarezzandogli una spalla.
Lei sorrise rassicurata, e gli fece spazio per farlo passare.  






ZAAAAAAALVEE
Sono tornata! 
Questo capitolo è stato un parto, e mi fa proprio cagare. 
Si, davvero. Perchè quando mi piace qualcosa non mi faccio problemi a dirlo, ma questo mi fa proprio SCHIFO.
Ma visto che comunque ci sono 6 povere anime che seguono la mia storia e 3 ne hanno recensito il capitolo scorso - vi amo tutte (tranne te, Gerry.) - ho deciso di postarlo. 
Inzzzzomma, qui ci sono alche Liam, che penso assumerà un ruolo molto importante nella storia, Louis e Harry che non faranno un cazzo (vi amo) lol 
Però, c'è un però: stavo pensando di fare Louis ed Harry come una coppia gay anche se non sono una larry shipper ma comunque non mi dispiacciono, cioè in realtà non ho mai pensato al loro orientamento sessuale, per me sono sempre Harry e Louis.
Ma, c'è anche un ma,  sono indecisa, anche perchè poi non metterò molti larry moments ugualmente, solo per dare anche a loro un ruolo.
Quindi lascio a voi la scelta, scrivetemelo nelle recensioni oppute su twitter (@teamzaynela) 
Volevo inoltre dire che IO AMO MICAELA. 
Anche se penso che non sappia di questa storia. 
Quindi, ok, chiusa questa parentesi, un bacio a tutte e spero vi sia piaciuto lo stesso c: 

  
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