Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Roxar    27/12/2012    11 recensioni
Lui sa che lei non sa.
«Orsù, compari, dovrete convenire con me che gli scrittori avevano un certo culo nelle faccende amorose».
Lei non sa che lui sa.
«Chi mai potrebbe mandarti questi telegrafici post-it anonimi, Lily? Sicura che non sia una trovata di “Vanity Witch”?»
Lui sa e non ci sta.
«Violeresti la legge numero 15: Uso improprio dei gufi».
Lui sa ma non ce la fa.
«Compare, tu stai cercando di dirmi che tenterai di conquistare la Bertuccia con biglietti anonimi? Ti prego, ti prego, lasciami qui a morire dal ridere fino a che non mi si torceranno le budella in gola».
---
Dal capitolo 2: PS: La tua fantasia è come te: imbarazzante.
Dal capitolo 4: «Il prezzo. Ho scordato di staccare il cartellino col prezzo dal regalo per Evans».
Dal capitolo 5: Da quel giorno, la sessualità di Sirius Black venne ampiamente messa in discussione.
Dal capitolo 8: «Puoi evitare di svenire? Ho bisogno di conforto».
Dal capitolo 9: «Vuoi complimentarti per la mia ragazza-procione?»
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Wolfstar'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

 

3. Capitolo II

Corrispondenze anonime di dubbia trasparenza.

 

 

 

 

Il gufo (numero centonovantadue) beccò tre volte esatte alla finestra e quando non ricevette risposta, beccò nuovamente, come vuole la tradizione del postino.

È da precisare che nessuno aprì all’animale perché era piena notte e le ragazze dormivano sodo.

Comunque, il gufo sapeva il fatto suo: iniziò a beccare ad oltranza, fino a quando un’assonnata Marlene McKinnon – taciturna Grifondoro del settimo anno e dai capelli biondo rame palesemente naturali, a dispetto delle molte voci di corridoio – non spalancò la finestra.

 

Il rapace planò sul letto di Evans, appollaiandosi quindi sul suo comodino.

Secondo le direttive del suo provvisorio padrone doveva attendere fino a che la ragazza non avesse preso il biglietto.

 

«Lily, è per te» mugolò Marlene, appallottolandosi sotto le coperte.

 

Ci vollero parecchi secondi prima che Lily aprisse gli occhi e realizzasse che la figura sul suo comodino non fosse un abatjour di dubbio gusto.

Quando finalmente vide il biglietto legato alla zampa lo slegò e, a giusta ragione, il gufo la beccò, ripagandola della maleducata attesa.

 

«Viziato» sussurrò di malumore, scoccando un’occhiata bieca all’animale.

 

Di quella insolita consegna notturna due cose la colpirono: la dimensione del pezzo di carta e la pochezza del suo contenuto.

Aggrottando la fronte, sollevò il biglietto a mezz’aria, ponendolo contro la luce della luna quasi piena.

Dovette rileggerlo tre volte, un po’ per il buio, un po’ per la calligrafia da prima elementare.

 

 

 

Credo che a volte faccia bene mettersi nelle mani della casualità, anche solo per vedere a chi questo gufo consegnerà questo biglietto.

Anche solo per vedere se è possibile conoscersi senza conoscersi.

Rispondimi, te ne prego.

Gufo Centonovantadue, ricorda.

 

PS: Non ho idea di chi tu sia e, per la tranquillità di entrambi, la cosa sarà reciproca. Questo gufo ha consegnato il biglietto ad una persona scelta secondo i suoi, misteriosi criteri.

 

Anonymous.

 

 

 

Lily era incredula. Così talmente sgomenta che corse in bagno e con il consono gesto della mano accese le candele.

L’atmosfera morbida e notturna infittiva maggiormente il mistero.

Punto primo: quali erano i criteri del gufo? Perché era stata scelta proprio lei tra oltre mille studenti?

Punto secondo: chi si burlava di lei a quell’improponibile ora della notte?

Punto terzo: anonymous?! Ragazzi, che fantasia.

 

Seduta sulla tazza del water pensò al da farsi.

Valutò la possibilità di gettare il foglio giù per lo scarico e liberarsi in fretta di questo imprevisto. Poi valutò anche che probabilmente le tubature vecchie tre millenni non erano sufficientemente larghe e il cesso si sarebbe inesorabilmente ingorgato e Potter avrebbe avuto accesso al suo dormitorio.

 

Valutò quindi l’ipotesi di bruciare il foglio, ma la verità è che moriva di curiosità.

Fece per alzarsi e il sospetto la inchiodò alla tazza del water.

Potter.

Ovviamente c’entrava Potter. Chi altri poteva dar vita ad una pagliacciata di tale entità?

Chi altri poteva agire di notte, come un perfetto idiota in procinto di violare ogni regola (perché, si sapeva, per Potter le regole erano solo per gli sfigati e gli stolti)?

 

Un sorriso furbo le increspò le labbra.

 

Tre minuti e ventuno secondi dopo, Lily Evans, armata di candela d’occasione, carta, piuma e calamaio, era già alla scrivania.

 

 

 

 

°          °          °

 

 

 

 

Remus Lupin era prossimo ad una crisi isterica ben dissimulata.

Le luci dell’alba spennellavano appena il prospetto di Hogwarts e lui già girava in tondo per una limitata porzione di dormitorio, mormorando velocemente a bassissima voce.

 

Il cuscino di Sirius lo colpì in piena faccia quando Remus blaterava circa la Terza Rivolta Sanguinosa del Folletti.

Disse qualcosa circa la maleducazione e oh, il mio naso sanguina, sanguina e oh, Merlino, devo vomitare prima di correre in bagno e rimettere saliva e succhi gastrici.

Remus era affetto da emofobia, da quando da bambino aveva scavato a sangue nel petto di sua madre, sfigurandola a vita.

Quando si era risvegliato nel bosco, con le mani e la bocca sporca di sangue, pianse disperatamente e in cuor suo – e nel suo stomaco – nacque la profonda repulsione per esso.

 

I mugolii sofferenti e disgustati, comunque, furono sufficienti a tirar giù dal letto gli altri ragazzi.

Sirius Black, avvertendo un vago sentore di tempesta, si affrettò a vestirsi e mentre era prossimo a sgusciar via di soppiatto, Remus aprì la porta.

 

«Sei un tale coglione che dovrebbero eleggerti come il capobranco dei coglioni» esclamò irritato (giacché Remus usava tali termini sboccati solo quando era arrabbiato, molto, molto arrabbiato), tamponandosi un pezzo di carta bagnato sul naso.

 

«Chi te le scrive le battute? La Bertuccia?»

 

James Potter rinvenne dal suo stato post-risveglio-burrascoso.

 

«Sirius, potresti gentilmente evitare di chiamare Evans in quel modo in mia presenza? Mi disgusta associare l’oggetto delle mie migliori seghe ad una scimmia malevola».

 

«Ti fai le seghe? E da quando? E perché non sono mai stato invitato? Voglio dire, siamo maschi e i maschi fanno tantissime cose assieme, anche le seghe, soprattutto le seghe!»

 

Remus sbuffò e gettò il pezzo di carta nel cestino. La piccola emorragia si era arrestato e lui era pronto ad affrontare il tema di Storia della Magia sui Folletti.

Perciò, dopo essersi vestito e aver fatto un nodo particolarmente preciso alla sua cravatta («Perché tanta precisione, Remus? Non avrai mica un appuntamento con una ragazza? Ragazzi, Remus si è fatto la fidanzata!») si congedò con un sorriso torvo per Sirius e uno gentile per gli altri.

 

«Permaloso. James, sto ancora attendendo una risposta».

 

«Cosa vuoi che ti dica? Un giorno o l’altro ci organizzeremo tutti per un sega-party» replicò frettolosamente, inserendo la cintura nei passanti dei calzoni.

Sirius stava per proporre una data, ma un gufo picchiò sul vetro.

 

«È per me, fermi tutti!» urlò Potter ed a quel punto anche Peter Minus, il più sonnolento tra tutti, fu ufficialmente sveglio.

 

Corse alla finestra, lodò il gufo con eccessivi complimenti e lo premiò con un Biscottino Gufico.

Perché James avesse dei Biscottini Gufici nessuno lo sapeva.

L’animale chiurlò teneramente – Potter intuì fosse una femmina – e volò via.

 

Il contenuto del biglietto, tuttavia, sgonfiò il suo entusiasmo e fu tentato di sfogare la propria frustrazione sul gufo, tempestandolo di Biscottini Gufici.

 

 

 

Potter, la tua imbecillità, con questo biglietto anonimo, ha sfiorato i massimi storici.

Oltretutto, permettimi di sentirmi offesa per la bassa considerazione che hai della mia intelligenza e della mia perspicacia.

E  vorrei ricordarti – in quanto Caposcuola – che stai violando la legge sull’uso improprio dei gufi e che per questo potrei denunciarti alla McGranitt e godere con estremo piacere mentre vieni messo alla porta.

 

PS: La tua fantasia è come te: imbarazzante.”

 

 

 

«Sirius, abbiamo un problema».

 

 

 

 

°          °          °

 

 

 

 

La campanella suonò nell’esatto momento in cui Lily segnò l’ultimo punto fermo a chiusura del suo tema.

È un gran tema, pensò tutta soddisfatta mentre il vecchio professor-fantasma Ruf svolazzava pigramente tra i banchi, raccogliendo i temi tramite l’uso di un incantesimo, l’uso degli arti perso qualche secolo addietro.

 

Una notte era andato a dormire umano e la mattina dopo s’era svegliato fantasma. Cose che capitano.

 

Lily ripose inchiostro e pennino nella cartella, immobilizzandosi quando la figura smunta e ricurva di Severus Piton le passò davanti, diretto alla porta.

La sua amicizia con Severus era finita due anni addietro, quando lui l’aveva definita in maniera molto poco carina e garbata.

Ma era finita veramente molto prima, quando lui si era votato alle Arti Oscure, preferendo i suoi amici Serpeverde a lei, amica di infanzia.

 

Sospirò turbata, come sempre accadeva ogni volta che lo intravedeva e ne percepiva il gelo della lontananza. Poi, il turbamento venne prontamente rimpiazzato da quella vaga sensazione di fastidio ed esasperazione che associava unicamente ad una persona.

 

L’Imbecille era poco più in là, a vantarsi coi suoi amici circa le dimensioni di qualcosa.

Lily non volle approfondire ulteriormente, perché già una volta aveva avuto a che vedere con le parti intime di Potter ed era decisamente una di quelle esperienze finite nel cassetto “da non ripetere”.

 

Poi le venne in mente quel biglietto vergato al chiarore della candela, qualche ora prima.

Scrutò di sottecchi il ragazzo, il quale non pareva affatto rammaricato o deluso.

Al contrario, si mostrava odiosamente ilare come al solito e Lily, per la prima volta, ebbe un tentennamento che la portò a prendere un poco sul serio la faccenda della corrispondenza anonima.

Era pur vero, rifletté, che Potter era un ottimo attore.

Si passò la lingua sui denti e decise di archiviare la questione fino al prossimo messaggio.

 

 

 

 

°          °          °

 

 

 

 

Era il sette settembre e la guerra era appena strisciata di soppiatto all’interno delle mura del castello.

A cena, gli studenti parlottavano fitto fitto circa l’ultimo sopruso dei Mangiamorte: un attacco subdolo e alle spalle ad alcuni rispettabili Auror e famiglie.

Nell’attacco erano rimasti coinvolti i genitori di James Potter – motivo delle molte occhiate penose nei suoi riguardi – i quali presentavano solo qualche escoriazione e un grande spavento.

Potter, seduto al suo solito posto, pareva assolutamente estraneo a ciò che si vociferava.

Come se quelli non fossero i suoi genitori, James parlottava vivacemente – più del solito – circa il primo incontro di Quidditch che si sarebbe tenuto tra un mese.

 

Lily – e di questo se ne sarebbe vergonata, qualche mese dopo – non prestò attenzione al ragazzo: pareva felice e tanto le bastava.

D’altra parte, se anche si fosse mostrato abbattuto, si sarebbe limitata ad una mera pacca sulla spalla, giusto per assecondare la sua inappuntabile educazione (solo dopo avrebbe capito che l’avrebbe fatto perché lo sentiva fin nel cuore).

 

Pertanto, si dedicò alla cena, chiacchierando con Alice – la più affine a lei per temperamento e pensieri – sul tema di Storia della Magia, confrontando i vari argomenti e imprecando laddove aveva avuto qualche dimenticanza.

 

Venti minuti dopo passò il tovagliolo sulla bocca e si congedò prima che il banchetto fosse ufficialmente terminato, adducendo ad un inesistente mal di testa.

Lo negava perfino a se stessa, ma era in attesa.

 

 

 

 

°          °          °

 

 

 

 

Con lo stomaco pieno era più facile ragionare.

E quel diversivo era il pretesto perfetto per accantonare lo spavento che Potter aveva avuto quando Silente – nel mezzo dell’ora di Pozioni – lo aveva mandato a chiamare per informalo dell’agguato ai suoi.

 

L’unica cosa che era riuscito ad esclamare era stato un “Oh. Cazzo.” e Silente si era mostrato indulgente al suo linguaggio colorito, mentre Minerva McGranitt, dal suo angolo, aveva stretto le labbra.

Tuttavia era stato a lungo rinfrancato e alla fine era uscito da quello studio col cuore più leggero, sebbene il suo pensiero non avesse mai abbandonato i morbidi visi dei suoi genitori.

 

Solo quando era rientrato nel dormitorio – dopo cena – aveva fatto cenno alla sua preoccupazione e Remus, molto delicatamente, gli aveva ricordato d’avere una questione anonima a cui pensare.

 

James avrebbe voluto baciarlo sulla bocca.

 

«James», disse Sirius, «devi portare avanti la cosa. Convincila che non sei tu, mostrati offeso, dille che è davvero una bertuccia se crede che tu abbia tempo da perdere con questi intrighi. Dille che sei un Corvonero. I Corvonero piacciono alle ragazze».

 

James soppesò le idee e fiutò l’aria, in cerca di ispirazione. Ma alle narici giunse solo il profumo del bagnoschiuma di Frank Paciock che si faceva bello per Alice, la sua storica ragazza.

 

Sedette quindi alla scrivania, a gambe incrociate sulla sedia, la sua posizione da guru-dello-studio.

Si solleticò più volte il naso con la piuma e nessuna bella frase gli venne in mente fino a quando Remus non gli porse un pezzo di pergamena ripiegata.

 

«Tieni», disse, «forse questo può aiutarti».

 

Ancora una volta, provo l’impulso di baciarlo per gratitudine.

 

Cinque minuti dopo stava già copiando dalla pergamena di Remus che, a quanto pareva, era passato al lato nemico.

 

 

 

 

°          °          °

 

 

 

 

Il gufo beccò due ore dopo, mentre Mary e Marlene discutevano di un articolo su Vanity Witch, secondo il quale Benedict Blaine era il mago più sexy del momento.

 

Questa volta non beccò le dita di Lily, ma le rivolse comunque un’occhiata bieca.

Lily lo schiaffeggiò.

 

«Gufo viziato, torna nella tua Guferia e impara un po’ d’educazione!»

 

«Lily, sei consapevole di aver appena maltrattato un animale, un essere diversamente intelligente, sì?» tubò Mary mentre scrutava il proprio riflesso alla finestra dove, improvvisamente, spiccava la vistosa scia biancastra di un escremento di uccello.

 

«Sciocchezze; era solo una pacca di ammonimento» ribatté, aprendo il foglio spiegazzato.

 

«Chi ti scrive a quest’ora tarda?» volle sapere Alice, appena rientrata.

Alice aveva la sfortunata tendenza a perdersi ogni cosa.

 

«Aehm» tentennò Lily, salvo poi vuotare il sacco.

 

«Chi mai potrebbe mandarti questi telegrafici post-it anonimi, Lily? Sicura che non sia una trovata di “Vanity Witch”?» domandò Mary, stringendo le palpebre e calzando quella sua smorfia da qualcosa-non-quadra-tutto-ciò-non-mi-convince.

 

«Non lo so» sospirò, tacendo opportunamente quel suo pungolante sospetto circa Potter.

 

Marlene, Mary e Alice si strinsero contemporaneamente nelle spalle (fu una scena parecchio carina) e tornarono a parlottare tra loro.

A Lily piaceva pensare che le avessero donato un po’ di meritata privacy; in realtà sapeva bene che alle tre la faccenda non interessava, giacché non includeva succosi pettegolezzi o qualche ragazzo particolarmente avvenente.

 

Quella sera, il biglietto recitava così.

 

 

 

Potter? Intendi James Potter, il Cacciatore di Grifondoro? Mi dispiace deluderti, ma io vesto ben altri colori.

Però se questa mia iniziativa ti infastidisce a tal punto, non hai che da dirlo e i nostri contatti si esauriscono qui.

Fiduciosamente tuo,

 

Anonymous

 

 

 

 

«Dannazione» imprecò, perché ben sapeva che stavolta il tarlo del dubbio l’avrebbe accompagnata sin nel sonno.

 

Con un sospiro flemmatico, ripiegò il biglietto e lo ripose assieme al primo, nel suo cassetto della biancheria intima; poi, seppur con poca voglia, si dedicò ad un ripasso generale di Pozioni in vista dell’interrogazione, prevista per l’indomani mattina.

 

 

 

 

 


 

 

NdA: Come da me promesso, eccomi tornata dopo Natale e Santo Stefano.

Dato il periodo, immagino che qui su EFP siano rimasti solo quattro gatti, tant'è.

Questo capitolo, l'avete notato, presenta qualche tratto di serietà - quando Lily pensa a Severus (bleah) per esempio - perché, diciamocelo, ci sono cose su cui ironizzare sarebbe da imbecilli e sarebbe totalmente fuori luogo, quindi preparatevi perché i momenti di ironia si alterneranno a sporadici momenti di serietà.

Grazie a chi ha recensito e a chi segue questa storia. *inchino*

Al prossimo aggiornamento!

 

 

Passo e chiudo.

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Roxar