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Autore: MartaJonas    27/12/2012    7 recensioni
Nessuno dei due ragazzi sapeva che era appena cominciato a piovere e due piccole gocce d’acqua erano cadute nell’oceano.
Quanto poteva essere grande l’Oceano Atlantico? Quello stesso oceano che li separava dalla terra in cui si sarebbero trovati neanche un mese dopo.
Eppure quelle gocce erano cadute vicine, e i cerchi formatosi al contatto con l’acqua agitata si stavano allargando, e si sarebbero incontrati.
A cosa portano due cerchi d’acqua che si scontrano? che si incontrano? A tanto, a poco e a tutto. Tutto ciò può portare a nulla, e a tutto nello stesso momento.
Si tratta di incontri, si tratta di scontri, si tratta di impatti.
Quanto può compromettere uno scontro, o un’incontro in una vita? Quanto due mesi possono cambiarla?E se ci fossero tanti incontri in una volta soltanto? Se il significato di “vita” venisse messo in discussione? Se tutto quello che si pensava fosse fondamentale, non assumesse più significato?E se tutto, da un momento all’altro, a causa di due gocce cadute fin troppo vicine, cambiasse?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Chapter 13

 

Predators and Preys

 

 

Claire era appena uscita dal dormitorio, erano le due e mezza di pomeriggio di quella afosa domenica di fine giugno, e stava andando verso l’area ricreativa. Faceva caldo, un gran caldo. Si morse il labbro inferiore dicendosi che i suoi momenti migliori li aveva trascorsi quando la temperatura ambientale era alta. Ricordava quando aveva visto per la prima volta in vita sua il mare. Non era mai stata in spiaggia, e aveva visto quella distesa blu soltanto per televisione, come se fosse qualcosa di irraggiungibile. Quando la sua “nuova sorella” le aveva sorriso e la aveva incoraggiata a tuffarsi, si era sentita a casa finalmente. 

Si disse che anche quel lungo pomeriggio d’agosto, quel torrido agosto, quando era nata sua nipote, la figlia della sua sorella, fu un momento che le cambiò la vita. 

Anche durante il diploma, nel istate in cui tutti quei capelli erano stati tirati in aria, faceva un caldo tremendo, e lei trascorreva uno dei momenti migliori: il raggiungimento di uno scopo. 

-Buongiorno! – esclamò Joseph da dietro le sue spalle prendendola alla sprovvista, di nuovo.

-Ti ho detto che devi smetterla di farmi spaventare in questo modo! – lo rimproverò. 

-Scusami! Ma mi piace farlo! – disse il ragazzo sorridendole

-Sei uno sfacciato! – rise la giovane.

-Sfacciato?! – chiese il moro – ma hai mai detto una parolaccia in vita tua? 

-Mi sembrava brutto dirti stronzo – rise lei. 

-Allora le dici! – disse come sorpreso, e lei lo colpì sulla spalla - comunque, oggi vieni con me. 

-Perché, di grazia? – rispose la ragazza

-Perché è domenica quindi niente lavoro, tra non troppi giorni ripartirò, e visto che sei in Africa, Claire, è necessario che tu faccia una cosa. E anche per un’altra cosa che stai fingendo di non ricordare.- disse il cantante sorridendole mentre Claire si ritrovò a fissarlo come mai aveva fatto in precedenza con un ragazzo. 

La giovane non si curò più di tanto delle altre osservazioni che aveva fatto il ragazzo, ma si concentrò su una soltanto. 

-Quando riparti? – chiese lei. 

-Tra una settimana. – rispose il ragazzo guardando a terra. 

-Capisco – disse la ragazza che al solo pensiero di non averlo più tra i piedi si rattristì. – Quindi ora dove andiamo? 

-Al parcheggio – rispose il ragazzo rivolgendole di nuovo un sorriso. 

-Ok – disse lei. 

In pochi attimi, dopo qualche altro passo sotto il sole, dopo qualche saluto ai bambini, che ormai erano diventati loro amici, e che avevano incontrato lungo il tragitto, dopo sguardi fugaci e sorrisi sinceri che si rivolgevano di tanto in tanto, si ritrovarono nel parcheggio. 

-Ci siamo – disse il moro davanti a una gip scoperta in cui era un uomo sorridente vestito di verde con un capello dello stesso colore. 

-Che significa? – chiese al ragazza. 

-Lui è Marcus – disse il moro presentando l’uomo che era appena uscito dall’auto e stava, in quel momento, stringendo la mano alla ragazza. – Ci farà da guida durante il safari di oggi. 

-Safari? – chiese la giovane rivolgendosi a Joe. 

-Ehi, oggi è il tuo compleanno, e questo è il mio regalo per te. – disse il cantante sorridendo a Claire. 

La ragazza non era mai stata più sorpresa in vita sua. Lei odiava il suo compleanno, le ricordava dei brutti momenti, le ricordava i suoi primissimi compleanni trascorsi tristemente con i suoi genitori naturali, oppure tra le pareti di quella fredda casa famiglia. Non festeggiava mai, né voleva regali. Si ricordò, però, che proprio nel giorno del suo compleanno, si era resa conto che la sua nuova famiglia tenesse davvero a lei. Avevano organizzato una grande festa, piena di parenti e amici. Era stata una sorpresa per lei, non ne sapeva nulla. Quella era stata la prima volta in assoluto in cui si era sentita amata. 

E ora, quel ragazzo, che poche settimane prima non sapeva neanche chi fosse, né che avrebbe mai potuto influire nella sua insulsa vita prima di allora, le stava facendo il regalo più bello del mondo. 

Claire era sconvolta, continuava a fissare quel ragazzo che continuava a sorprenderla di giorno in giorno.

-Auguri Claire – disse il ragazzo lasciandole un bacio sulla guancia e un sorriso in viso. 

-Grazie – rispose tremante guardandolo negli occhi. 

-Beh dai, andiamo! – esclamò il moro facendo salire nella gip la ragazza e sedendosi poi al suo fianco. 

Maun è un piccolo paesino, immerso nella savana Africana, in quella vera savana che aveva da sempre affascinato tutti quelli che la avevano visitata. 

Non ci volle molto, in una manciata di minuti si ritrovarono fuori da quel piccolo centro abitato, in quella inesplorata e incontaminata natura che Claire aveva sempre sognato vedere. 

Così all’improvviso a destra della vettura spuntarono, tra quegli arbusti e quelle acacie, degli elefanti. 

-Oddio – esclamò Claire tra lo spaventato e il divertito. 

-Tranquilla – la rassicurò Joseph che aveva impugnato la sua macchina fotografica, e si era già messo all’opera. – Sono innocui, e hanno paura dei topi!

-Sbagliato! – lo corresse Marcus che era alla guida della gip, portando l’attenzione dei giovani su di lui. – Quella è solo un’invenzione cinematografica legata al cartone Dumbo della Disney. Non hanno paura dei topi, ma delle formiche che fanno da protettrici a particolari acacie. 

-Non ci credo! – disse stupita la ragazza. – mi è caduto un mito. 

-Anche a me! – acconsentì il moro.

-Non credete mai a tutto quello che sentite – Marcus rise tornando con gli occhi sulla strada. 

Ancora un po’ e poco lontani da loro videro dei leoni che giocavano insieme e Claire ne fu subito attratta. Adorava i felini. Forse perché un po’ lei assomigliava, per alcuni aspetti, a loro. 

Indipendenti, testardi, difficili da trattenere. Eppure se riuscivi a conquistare la loro fiducia, dopo sforzi e rischi, ti sarebbero rimasti fedeli, come amici, come fratelli. 

Era un po’ la sua storia, lei era sempre stata diffidente, ma quando qualcuno riusciva ad avere la sua fiducia, lei sarebbe rimasta al suo fianco per sempre. 

Il leone che era, in quel momento, a pochi metri da lei, era bellissimo. Aveva una folta criniera, uno sguardo solenne, come quello di un vero sovrano, quello del vero re della foresta. 

Aveva delle zampe enormi, e sembrava surreale avere un leone in carne ed ossa così vicino. 

La forte luce che emanava quel sole caldo, sbatteva sulla sua pelliccia, fornendo a chi lo guardava un’immagine forte e indimenticabile. 

Joseph continuava a fare foto, continuava a spiare ogni mossa della ragazza, ogni sua espressione di stupore, senza mai farsi vedere. La trovava bellissima. Bellissima e perfetta in quello sfondo incredibile che era la savana. 

Le aveva già fatto una ventina di foto senza che lei se ne accorgesse davvero, quando videro un branco di zebre attraversare la strada proprio davanti a loro. 

Le foto erano raddoppiate quando dei furetti li fissavano dal ciglio della strada. Claire costrinse l’uomo al volante a fermare la gip per osservare meglio quegli animali.

-Ma è Timon! – esclamò la ragazza, e scoppiarono tutti a ridere. 

-Sì, è proprio Timon! – confermò Marcus mentre Claire rubava la macchina fotografica al ragazzo. 

-Sono magnifici! –disse la giovane scattando foto in continuazione a quegli animaletti che le piacevano tanto. 

Così quando ripartirono Claire si avvicinò all’orecchio del ragazzo.

-Ora è il mio turno, mi hai fatto già abbastanza foto – gli sussurrò. Se ne era accorta, così Joseph per un attimo divenne rosso in viso. 

Gli scattò una foto, mentre era ancora sconvolto dalla sua “rivelazione”. 

Poi quando un ghepardo si avvicinò al loro mezzo di trasporto e Joseph stava morendo di paura, Claire non si fece scappare l’occasione per immortalare quel momento. 

Quando erano già le sei di pomeriggio arrivano alla loro meta: un’altissima acacia. Marcus aveva detto loro che quella era la più alta nel giro di centinaia di chilometri, e di sicuro la più antica. Era circondata da giraffe dal collo lungo e zampe fine. 

-Se volete potete scendere – disse la guida ai ragazzi, che non se lo fecero ripetere due volte.  – ma non allontanatevi troppo! 

I due annuirono prima di avvicinarsi al grande albero che affascinava entrambi. 

Joseph riprese, dolcemente, la macchina fotografica dal collo della ragazza, e cominciò a scattare foto. Poi la lasciò appesa al suo collo, e seguì Claire che avanzava tra quegli alti animali. 

-Ehi – le sussurrò afferrandole una mano. – stai attenta, ok? – disse premuroso, come mai nessuno aveva fatto con lei. 

La maggior parte delle giraffe li ignorava, mentre qualcuna, soprattutto le più vicine, continuavano a fissarli. 

-Questo è il regalo più bello che qualcuno mi abbia mai fatto, Joe – disse stringendo la mano del cantante, mentre continuava a guardarsi intorno e camminare verso il tronco dell’acacia. 

-Ne sono felice. – rispose il moro sorridendole. 

-Sul serio, Joseph. – sospirò cercando di trovare le parole adatte – mai nessuno ha fatto tanto per me. Tutto questo, è così perfetto da non sembrare vero.  – dopo qualche altro passo raggiunse il tronco dell’albero e ci si appoggiò. 

-Neanche io lo ricordavo così bello il safari, dall’ultima volta. –disse il moro. 

-Non si tratta soltanto del safari, si tratta di tutto, Joe. – ribadì. – si tratta del fatto che tu stia facendo tutto questo per me. Io, che non sono niente di particolare. Io, che non mi sono mai aspettata nulla da nessuno. –disse la ragazza. – Arrivo qui, dove pensavano che avrei soltanto lavorato, e mi ritrovo a vivere un’esperienza che mi sta facendo crescere, sotto qualunque punto di vista. – disse la ragazza che non riusciva ormai a tenere fisso il suo sguardo su quello del ragazzo per più di qualche secondo. 

-Ehi, sei più di quanto pensi Claire. – rispose il moro che si stava avvicinando sempre più alla ragazza. 

-Mi prometti una cosa, Joseph? – chiese la ragazza. 

-Tutto quello che vuoi. – disse il moro che continuava ad osservarla, a guardare attentamente ogni suo più piccolo dettaglio. 

-Promettimi soltanto che tra una settimana, quando te ne andrai, non cancellerai tutto. – affermò la ragazza – promettimi che questa non sarà per te soltanto una bella vacanza. Semplicemente, per quanto possa influire, promettimi che ti ricorderai di me. 

Quello, era il momento della verità. Quello era l’attimo che Joseph stava aspettando da tempo. In quel istante, in cui il sole stava calando sulla savana, le ombre degli animali si stavano allungando, il vento cominciava ad alzarsi, i suoni della natura si facevano più vivi, Joe su sopraffatto dalla paura. Un peso allo stomaco gli impediva di parlare, era bloccato, in un tutti i sensi, da qualcosa che sembrava più forte di lui. Voleva parlare ma non ci riusciva. 

-Mi ricorderò di te, Claire – disse il ragazzo, anche se quelle non erano le parole che avrebbe voluto pronunciare. 

Le lasciò un bacio sulla guancia e le sorrise, accarezzandole dolcemente una guancia con la mano. 

 

 

Era quasi il tramonto, e proprio durante il tramonto e l’alba la natura si risveglia e va a caccia. 

Va a caccia, perché ha fame; va a caccia perché non riesce a resistere senza cibo. La natura animale non era l’unica che si stava risvegliando. La natura umana, dall’altra parte del paese,stava preparando qualcosa. Qualcosa di inaspettato, qualcosa che era sempre stato represso. Qualcosa che avrebbe mischiato di nuovo tutte le carte in tavola. Qualcosa che, però, come quando si va a caccia, comporta del dolore. Perché si sa, se ci sono predatori, ci sono anche delle prede.

 






Buonasera! 
Sì, potete uccidermi se volete. Davvero! Non aggiorno da troppo, ma tra le ultime verifiche e i preparativi per Natale e tutto il resto non ho avuto 5 minuti liberi. Mi dispiace tanto! ç.ç 
Volevo farvi gli auguri di Natale qui, ma non ci sono riuscita ç.ç 
Quindi, anche se credo che riuscirò ad aggiornare prima, tantissimi auguri di buon anno nuovo! *come essere in anticipo*
Comunque, in compenso, questo capitolo anche se fa abbastanza schifo, è lunghetto (?) 
E come potete intuire sta per accadere qualcosa, su più punti di vista  u.u
Bene, mi dileguo! Fatemi sapere!
Un bacione, 
Marta <3



 
  
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