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Autore: Harriet_    27/12/2012    3 recensioni
Lima, Ohio. 1821.
Blaine Anderson, ricco e potente re. Ha tutto ciò che potrebbe desiderare dalla vita: un bel palazzo, soldi, amici e una bella fidanzata, la principessa Rachel, che presto sposerà.
Kurt Hummel, povero e mendicante. Non ha niente, tutto quello che aveva gli è stato portato via la notte in cui uccisero i suoi genitori. Vive sotto i ponti insieme ad altre persone che condividono la sua stessa sorte.
Blaine e Kurt. Due persone diverse, due storie completamente diverse.
E se il caso li mettesse sulla stessa via, facendo nascere in loro quel sentimento che non si aspettavano di provare?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sam Evans, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Rachel, Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sesto

 
 
Camminava a passi lenti e decisi, non potendo fare a meno di sorridere, pregustando la scena che sapeva gli si sarebbe presentata davanti agli occhi di lì a pochi minuti.
Era felice.
Kurt era felice.
Aveva superato il suo primo giorno di lavoro senza troppi danni, era sicuro di aver trovato un'amica in Quinn e quel re non si stava rivelando poi così male, anzi.
Non aveva nessun motivo per sentirsi triste.
Ma gli restava ancora una cosa molto importante da fare prima di sentirsi davvero appagato: vedere la felicità sul volto dei suoi amici.
 
Sì, perché anche se ora poteva godere del privilegio di dormire in un letto caldo e morbido, si era ripromesso di non dimenticare mai da dove veniva, e di non dimenticare mai chi non l'aveva abbandonato nei momenti più bui.
Così, quando la sera prima gli venne consegnato il suo primo 'stipendio' da Rachel in persona, non ebbe il minimo dubbio su come avrebbe dovuto utilizzarlo.
Il primo pensiero corse subito a quelle persone che l'avevano cresciuto; che l'avevano, in qualche modo, fatto sentire a casa, quando non ne aveva più una.
Per questo il mattino dopo si svegliò molto prima di come era abituato, stavolta senza lagnarsi della stanchezza e del sonno.
Aveva un obbiettivo, e l'avrebbe raggiunto. Avrebbe ripagato i suoi amici di tutto quello che avevano fatto per lui.

Dedusse che era quasi arrivato dall'inconfondibile olezzo di pattumiera che caratterizzava il luogo dove era diventato adulto.
Arricciò il naso, disabituato.
Ma la smorfia di disgusto venne subito sostituita da un sorriso amaro che si arcuò sul volto di Kurt, quando li intravide.
La situazione non era diversa da come l'aveva lasciata.

Mercedes era china sulla sponda del fiume, intenta ad immergere le mani in quelle acque gelide per lavare i panni miseri e logori che continuavano a chiamare 'vestiti', quando non erano affatto degni di questo nome.

Artie era, come al solito, appoggiato con la schiena contro il suo muricciolo, apparentemente addormentato. Ma Kurt sapeva che stava con gli occhi chiusi per non costringersi a guardare, e a rendersi ancora una volta conto, dell'ingiustizia del mondo, del loro mondo.
 
Tina e Mike erano seduti per terra, abbracciati ai loro due figli per cercare di riscaldarsi, tremanti e intirizziti. Tina continuava a singhiozzare sommessamente, mentre Mike le accarezzava piano i capelli sporchi e crespi, come a consolarla, come a dirle 'è così, non possiamo farci niente'.
 
Gli altri erano più o meno nella stessa situazione, notò con un moto di amarezza Kurt.
Si guardò intorno più attentamente, accorgendosi che una persona mancava all'appello, una di quelle che gli erano state più vicine, una di quelle a cui teneva di più, che voleva vedere felice a tutti i costi.
Dov'era Brittany?
 
Cercò di non farsi prendere dal panico che sentiva crescere dentro di sé, costringendosi a mantenere la calma, che sicuramente si stava preoccupando per nulla.
Magari la ragazza era andata al mercato per cercare di rubare qualcosa – sebbene quello fosse solitamente compito di Tina, pensò Kurt – o forse... O forse cosa?
Prese un lungo e profondo respiro, mentre il cuore cominciava a battergli forte.
Non le era successo niente, vero? Si stava solo spaventando per una sciocchezza, vero?
 
Si avvicinò di soppiatto.
Inizialmente aveva pensato di fare una sorpresa ai suoi amici, facendoli trasalire tutti sul posto, ma comprese che sarebbe stato meglio assicurarsi prima che Brittany stesse bene.
Così, senza fare rumore, si approssimò a Mercedes, ancora china sulla riva del fiume, sfiorandole piano il braccio.
 
La ragazza sobbalzò al contatto, voltandosi di scatto.
Poi mise meglio a fuoco e riconobbe due occhi azzurri e vivi, che non avrebbero potuto appartenere a nessuno se non al suo amico Kurt.
 
“Kurt!” Esclamò, sorpresa e felice, gettandogli le braccia al collo e stringendolo forte. “Sono così contenta di rivederti!”
 
“Anch'io Mercedes, mi siete mancati tanto...” Sussurrò, mentre sentiva la voce incrinarsi.
 
Era con Mercedes, stretto ad un corpo amico, con il quale poteva essere semplicemente se stesso, senza il bisogno di dimostrare niente.
Non significa poi quello, famiglia?
Non è forse un posto dove ognuno si sente accettato per quello che è, amato senza riserve?
Kurt sentì di essere tornato dalla sua famiglia.
E forse, grazie a lui, da quel giorno le cose sarebbero cambiate.
 
“Mercedes... Perché non vedo Brittany?” Chiese Kurt sciogliendosi dal suo abbraccio.
 
La ragazza di colore sorrise e alzò gli occhi al cielo, rivolgendo lo sguardo dall'altro lato del fiume.
“Sei preoccupato che sia potuto succederle qualcosa, non è così? Tipico da parte tua.” Disse, scuotendo la testa divertita.
 
Kurt sollevò un sopracciglio e incrociò le braccia. “Che significa tipico da parte mia?”
 
“Sei sempre stato così protettivo verso Britt, mi stupisce che non le sia mai venuto in mente di chiamarti 'mamma'.” Spiegò, ridendo.
 
Kurt sorrise, dandole un buffetto sul braccio. “Non è vero! Ma sai com'è Brittany, ha bisogno di essere... Accudita.” Si giustificò, annuendo.
 
“Le manchi moltissimo, ti cerca sempre.” Rivelò Mercedes.
 
“Davvero?” Fece Kurt, intenerito.
 
La ragazza annuì. “Non vedeva l'ora che tornassi. Sarà felicissima di rivedere il suo Kurtie.”
“Beh sì, sarei felice anch'io di rivedere la mia Brittie ma... Dov'è?” Ripeté Kurt, guardandosi intorno un'altra volta.
 
“Oh giusto!” Fece Mercedes, colpendosi la fronte con il palmo della mano. “Ci sono un po' di cose che ti sei perso, in questi giorni...” Raccontò, vaga.
 
“Che genere di cose?” Domandò Kurt, incuriosito.
 
Mercedes scosse la testa. “Guarda tu stesso.” Gli suggerì, indicandogli con il dito un grande albero dall'altra parte del fiume.
 
“Devo andare lì?” Chiese Kurt confuso, guardando anche lui l'albero. “E perché?”
 
“Vai e basta.” Gli ordinò Mercedes, perentoria.
 
Kurt fece spallucce, cominciando ad attraversare il ponticello di legno sgangherato e cadente che separava una sponda dall'altra.
 
Approssimandosi al grande albero mostratogli dall'amica, udì delle voci femminili farsi sempre più distinte.
Curioso, aumentò la velocità dei passi.
Poggiò la schiena contro il tronco dell'albero, riconoscendo, esterrefatto, due voci.
Una che conosceva come le sue tasche, l'altra un po' meno.
Ma la domanda era... Perché erano insieme due persone che c'entravano così poco l'una con l'altra?
 
“Brittany! ...Santana?” Esclamò, mentre la felicità di rivedere la sua amica e la sorpresa di trovare insieme ad essa anche la sua prima datrice di lavoro si facevano largo dentro di lui.
 
“Kuuurt!” Prorompette Brittany, alzandosi velocemente in piedi e lanciandosi fra le braccia dell'amico, soffocandolo nel suo dolce abbraccio.
 
Kurt inspirò forte il suo profumo di pelle di bambino, giochicchiando con le ciocche bionde che le ricadevano sulla schiena.
 
Da dietro la spalla di Brittany, notò una Santana a braccia incrociate e con un'espressione irritata sul viso, come se stesse rimproverando Kurt per avere interrotto chissà quale momento.
 
Staccatosi da Brittany, salutò anche l'altra ragazza. “Santana... Che ci fai qui?”
 
“Anche per me è bello rivederti, Kurt.” Sbottò, squadrandolo con il suo solito atteggiamento arrogante a cui Kurt aveva imparato a non dare peso.
 
Sorrise, allungando la mano verso la ragazza. Quando vide che l'altra non aveva la minima intenzione di stringergliela, la ritrasse con un sospiro.
 
“Sannie, perché non vuoi salutare Kurt?” Chiese Brittany toccandole il braccio, dispiaciuta.
 
L'espressione sul viso di Santana si addolcì, mentre le accarezzava piano la guancia, per poi stringerla a sé, dimenticandosi improvvisamente della presenza di Kurt.
 
“Sannie?” Chiese sbigottito Kurt. “Cos'è questa novità, Brittany?”
 
Santana allungò un braccio verso Brittany, protettiva, come a difenderla.
Rivolse uno sguardo furioso verso Kurt.
 
“Non ti riguarda.” Tagliò corto. “E non osare rivolgerti ancora a Britt in quel modo.” Sibilò.
 
“In quale modo?! Non le ho detto nulla!”
 
“Ho detto: non-osare.” Sillabò Santana, puntando l'indice contro il ragazzo, minacciosa.
 
“Ohhh...” Fece Kurt spalancando la bocca, come illuminato da un'improvvisa rivelazione. “Ora mi è tutto chiaro. Beh, avrei dovuto capirlo.”
 
“Capire cosa?” Fece Brittany, disorientata.
 
“Nulla BrittBritt, perché non vai un po' a giocare con le paperelle nel fiume?” Le consigliò Santana, sorridendole dolcemente.
 
“Okay...” Acconsentì, titubante. “Nel frattempo però, voglio che tu e Kurtie diventiate amici.” Espresse, annuendo convinta.
 
“Ma certo... S-sì, sicuro.” Balbettò Santana, per poi rivolgere un sorriso falso in direzione di Kurt.
 
Ma Brittany non se ne accorse, e saltellò contenta battendo le mani ed emettendo gridolini come: “Arrivo, paperelle mie!”
 
La mora la guardò allontanarsi con occhi sognanti, mentre faceva cenno a Mercedes di tenerla d'occhio, non sia mai cadesse nel fiume per andare dietro a quelle stupide paperelle.
 
“Da quanto tempo va avanti questa storia?” Fece brusco Kurt, aggrottando le sopracciglia.
 
“Quale storia?” Dissimulò, guardandosi vaga i piedi.
 
“Oh, sai bene quale storia.”
 
Santana sbuffò, ruotando gli occhi. “Oh, e va bene.” Si arrese, seccata. “Da quando te ne sei andato. E ora hai intenzione di farmi la predica o cosa?”
 
“Predica? Perché mai? Sono contento.” Annunciò abbozzando un sorriso, mentre Santana lo squadrava con una smorfia.
 
“Contento.” Ribatté, come per esser sicura di aver sentito bene.
 
“Sì, contento.” Confermò Kurt, con una risata. “Voglio dire... Brittany ha bisogno di qualcuno. E se quel qualcuno sei tu, benché non provi un'innata ammirazione nei tuoi confronti, non posso che esserne lieto.” Spiegò.
 
“Non credere che io straveda per te, Porcellana.”
 
Kurt rise. “Mi hai appena trovato un soprannome?”
 
“Può darsi.” Disse, lasciandosi finalmente andare ad una risatina soffocata.
 
“Beh, vi do la mia benedizione.” Annunciò Kurt allargando le braccia con un sorriso.
 
Santana lo squadrò con un sopracciglio alzato. “Oh, perché altrimenti non avrei potuto vivere.” Ironizzò.
 
Kurt ridacchiò. “Ricordati che sono la mammina di Brittany, e la mia benedizione è indispensabile. Dovresti sentirti onorata.” Scherzò.
 
“Ciò significa che... Sei mia suocera?!” Fece Santana fingendosi disgustata. “Piuttosto la morte!” Urlò, agitando il pugno in aria, facendo ridere il ragazzo.
 
Nel frattempo Brittany era ritornata, saltellante.
“Ho giocato con le paperelle.” Annunciò con un sorriso soddisfatto.
 
Santana sorrise, attirandola a sé. “Brava piccola.” Disse, lasciandole un bacio leggero sui capelli.
“E voi, siete diventati amici?” Chiese, guardandoli speranzosa.
 
Entrambi si mordicchiarono il labbro. “Sì, siamo diventati amici.” Affermò Santana dopo un attimo di esitazione, accarezzandola.
 
Brittany pigolò entusiasta, per poi sedersi a terra, stanca.
 
Kurt guardò Santana, incerto su come dovesse interpretare quella risposta.
Certo, aveva capito che la mora avrebbe detto qualsiasi bugia pur di rendere felice Brittany, ma gli era sembrato che fosse più di una semplice menzogna.
E se ci fosse stato un fondo di verità, nelle sue parole?
E se fossero davvero, in qualche modo strano, diventati amici, o almeno cominciato ad esserlo?
Sapeva che se gliel'avesse chiesto Santana l'avrebbe liquidato bruscamente, quindi preferì evitare.
 
Lasciò le ragazze da sole, riattraversando il ponte, per sedersi rumorosamente vicino ad Artie, in modo da costringerlo ad aprire gli occhi.
 
Il ragazzo si girò lentamente verso di lui, poi sgranò gli occhi riconoscendolo. “Kurt?!”
 
“In tutto il suo splendore!” Confermò scherzando, per poi lasciarsi stritolare dall'abbraccio dell'amico Artie.
“Non posso credere che tu sia qui!”
 
A quel punto tutti notarono la presenza di Kurt, e accorsero felici a salutarlo, chi con una pacca sulla spalla, chi con un bacio umidiccio sulla guancia (vedi: i figli di Mike e Tina).
 
“Caro vecchio Kurt, come stai?” Chiese Mike.

“Ci sei mancato, non era lo stesso senza di te!” Esclamò Tina.
 
“Avrai tante cose da raccontarci!”
 
“Com'è la vita a palazzo?”
 
“La reggia è così bella come la descrivono?”
 
“Ma è vero che fanno l'arrosto più buono del mondo?”
 
“Ehi, ragazzi, calmi!” Rise Kurt, alzando le mani. “Sedetevi, vi racconterò tutto.”
 
Tutti annuirono sorridenti, prendendo posto intorno a Kurt.
 
Ben presto si aggiunsero anche Mercedes, stanca di lavare panni, e Santana e Brittany, tenendosi per mano.
 
“Beh, che dire... E' tutto una grandissima figata!” Esordì Kurt, scatenando una fragorosa risata nei presenti. “No... Dico sul serio! E' come vivere su un pianeta parallelo! Ho mangiato cibo che non sapevo neanche esistesse, ho dormito in lenzuola di seta, su un cuscino! Vi rendete conto?! Un cuscino! Per non parlare della servitù, tutti gentili e carinissimi, ho fatto amicizia con una di loro, Quinn, che è la persona più adorabile che abbia mai conosciuto. ...Beh, ovviamente dopo di te Britt.” Precisò, vedendo il musetto arricciato della bionda. “E' chiaro che tutto questo ha anche i suoi lati negativi... La principessa Rachel, ad esempio, quella donna è un'arpia di dimensioni cosmiche, logorroica e presuntuosa, non la augurerei nemmeno al mio peggior nemico!” Continuò, accendendosi sempre di più.
 
“Beh, ma se non sbaglio lei è già del tuo peggior nemico, no? Re Blaine.” Gli fece notare Mike, interrompendolo.
 
Ah... Già.
 
Kurt trasse un profondo respiro. “Sapete, a volte le persone possono sorprendervi.” Cominciò, annuendo per farsi coraggio. “Quello che pensavi fosse l'essere più spregevole ed egoista della Terra, conoscendolo più a fondo può rivelarsi differente. Prendiamo per esempio Santana, fino a qualche giorno fa pensavo fosse un individuo capace solo di odio e cattiver-”
 
“Ferma, ferma, ferma,” Lo interruppe la mora, puntandogli un dito contro e assottigliando gli occhi. “Prima che ti cacci un dito in quegli occhi da elfo di Babbo Natale.” Brittany le strinse la mano, ma questa volta non vi badò. “Non provare a rigirare la frittata, Hummel. Sappi che se una settimana fa potevi eludere i tuoi amici sviando il discorso, con me non funziona così. Con me si parla chiaro o non si parla proprio.”
 
“C-che vuoi dire?” Balbettò Kurt, ostentando una sicurezza che con Santana non riusciva ad avere.

'Maledetta ispanica così fottutamente simile a me', pensò, sapendo di non avere scampo.
 
“Oh, sai benissimo cosa voglio dire.” Sibilò. “Parlaci di re Blaine, Kurt.” Lo invitò, con il suo classico sorriso da stronza, incrociando le dita.
 
Kurt la maledisse.
La maledisse così tante volte che la sua mente non riuscì più a formulare pensieri che non fossero insulti verso di lei.
Maledisse la sua stronzaggine, maledisse la sua intelligenza disumana, maledisse il fatto di non poter alzarsi e spaccarle quel perfetto naso da latina, per il semplice fatto che si sarebbe di conseguenza ritrovato una decina di costole rotte.
Oltre al fatto che probabilmente la sua Brittany non gli avrebbe più rivolto la parola.
 
Cominciò a balbettare, mentre la consapevolezza che il colorito che andava estendendosi sulle sue guance fosse direttamente proporzionale all'ampiezza del sorriso diabolico di Santana prendeva forma in lui.
 
“Re Blaine è... E'...”
Lo scrutarono tutti confusi, senza capire.
 
“Ma scusa, non lo odiavi a morte?” Fece Mercedes. “Hai cambiato idea?”
 
“Non è che ho cambiato idea, è che...”
 
“E' che si è innamorato.” Disse Santana scrollando le spalle, lasciandolo a bocca aperta.
 
“Santana ma cosa...? Ma cosa dici!” Strillò, stridulo.
 
La latina ridacchiò. “Andiamo, Porcellana: negalo.” Lo provocò.
 
“I-io...”
 
“Santana ma insomma! Lascia stare il povero Kurt!” L'ammonì Mercedes, protettiva. “Non vedi come lo stai mettendo in difficoltà? Smettila!”
 
“E perché dovrebbe essere in difficoltà? Il povero Kurt non è innamorato, giusto?” Lo stuzzicò, godendo nel vedere il suo nervosismo, reso manifesto dal rossore sulle guance, dal continuo torturarsi il labbro inferiore e le mani.
 
Si poteva dire qualsiasi cosa di Santana Lopez, ma non che fosse stupida.
 
“Dai San, basta.” Mormorò con la sua vocina Brittany, sfiorandole il polso. “A Kurt non piace questo discorso.”
 
La mora si voltò, affondando in quegli occhioni azzurri e cristallini. Deglutì, poi annuì e le sorrise, stringendole la mano.
 
“Hai ragione BrittBritt, ho esagerato, scusa.”
 
Brittany sorrise radiosa, strofinando la punta del naso con quello della latina, come a ringraziarla.
Kurt, sebbene fosse ancora parecchio turbato dalle affermazioni di Santana di poco prima, non poté fare a meno di sorridere e avvertire il cuore gonfiarsi alla vista delle due ragazze scambiarsi quei gesti.
 
Pensò che Santana quando si trovava con Brittany era completamente un'altra.
Pensò che l'amore cambiava davvero molto una persona.
Pensò che la natura non poteva essere crudele con lui al punto da negargli anche quel sentimento e istinto naturale che era alla base della vita, no?
 



Camminava svelto, senza guardare dove metteva i piedi, pensando e ripensando all'insinuazione che Santana gli aveva mosso.
 
Lui, innamorato di re Blaine.
 
Si trattava di una cosa talmente paradossale e fuori dal mondo che non poteva rifletterci un minuto senza scoppiare a ridere.
Non aveva il benché minimo senso.
 
Eppure, quel pomeriggio gli aveva insegnato qualcosa.
Vedere Santana e Brittany amarsi in quel modo così incondizionato, in quel modo così bello e puro che sarebbe assurdo anche solo pensare che sia sbagliato, gli aveva fatto capire qualcosa che era sempre stato sepolto nelle profondità del suo essere, qualcosa che ora, di fronte a quella manifestazione d'amore, scalpitava dentro di lui, scalciando e agitandosi nel suo corpo nella smania di essere riconosciuto e accettato.
 
E Kurt non poté fare altro che riconoscerlo e accettarlo.
 
Lui voleva amare così.
Esattamente così.
Ne aveva un bisogno così prepotente che riusciva a percepirlo in ogni tessuto, in ogni fibra.
Ogni cellula del suo essere reclamava quell'amore.
Ma chi, chi era disposto a darglielo?
Chi era la sua Brittany? (Perché per quanto volesse bene alla biondina, era palese che fosse molto più simile a Santana, anche se la cosa non lo riempiva esattamente d'orgoglio.)
Esisteva qualcuno al mondo capace di donargli il sentimento più prezioso e incommensurabile di cui l'umanità disponesse, senza chiedere nulla in cambio se non il riflesso del sentimento stesso?
 
Le domande di Kurt esigevano una risposta.
 
E, in un certo senso, essa si materializzò di fronte a lui, anche se Kurt si costrinse con tutto se stesso a non credere che fosse quella la risposta.
Perché ciò avrebbe significato inevitabile dolore, e non sapeva se fosse ancora disposto a sopportarne altro.
 
“Ehi, Kurt! Che ci fai qui?” Chiese Blaine piombato improvvisamente davanti a lui, sbucato da chissà dove. O forse era Kurt che da minuti aveva lo sguardo fisso a terra, senza rendersi conto di ciò che accadeva intorno a lui.
 
“V-vostra Maestà... Buongiorno... Io s-stavo tornando alla reggia, sono andato a trovare i miei amici...” Biascicò, entrando nel pallone.
Perché mai il re gli faceva quell'effetto? Era normale che, quando pensava a lui, il panico lo assalisse?
 
“Tranquillo Kurt, non devi giustificarti.” Lo rassicurò, con un gran sorriso che fece sentire subito meglio Kurt.
 
Kurt inspirò ed espirò, provando a normalizzare il battito del suo cuore che aveva improvvisamente cominciato ad accelerare senza il suo permesso.
 
“Entra, ero andato a cercarti perché la principessa voleva sapere dove fossi finito...” Spiegò Blaine, ridacchiando. Vedendo l'espressione terrorizzata di Kurt a quelle parole, si affrettò a tranquillizzarlo “Ma non preoccuparti, le ho detto di non punirti. Non sei mica scappato, sei andato dai tuoi amici.”
 
Kurt sospirò di sollievo, chiedendosi subito dopo perché il re si fosse preso la briga di difenderlo. Cosa gliene importava, dopotutto? E perché proprio lui, fra tutta la servitù, si era scomodato per andarlo a cercare? Tutte domande di cui non riusciva ad intuire la risposta.
 
“Ti sei... Divertito?” Osò il re, notando il silenzio di Kurt.
 
Kurt fece un sorriso amaro. “Beh, forse divertito non è l'espressione giusta ma... Sono stato bene, sì.”
 
“Ho saputo della vostra, ehm... Situazione. Mi dispiace. Ma è bello che non li dimentichi, continuando ad andare a trovarli. E' ammirevole.” Disse, cercando il più possibile di misurare le parole. L'ultima cosa che voleva era ferire Kurt.
 
“Dimenticarli?” Rise con amarezza Kurt. “Sono qui grazie a loro, sono vivo grazie a loro, non potrei mai dimenticare chi mi ha salvato la vita, neanche volendo.”
 
Forse quello era un discorso troppo delicato, troppo doloroso, e Kurt non se la sentiva di affrontarlo. Blaine si maledisse per la propria leggerezza, sperando che l'altro non lo stesse giudicando superficiale, insensibile. Non lo era. Voleva solo... Conoscerlo più a fondo. Capirlo. Da dove nascesse quel desiderio, però, non sapeva spiegarselo.
 
Fu però Kurt a proseguire il discorso, sorridendo improvvisamente. “Comunque sì, la nostra situazione non è certo invidiabile ma... Da oggi le cose cambieranno, lo so. Ripagherò la mia famiglia di tutto ciò che ha fatto per me.”
 
Blaine arcuò le sopracciglia, incuriosito. “E... Come intendi fare?” Non riuscì a trattenersi dal chiedere.
 
“Con i soldi che la principessa Rachel mi dà per questo lavoro. Oggi li ho portati da loro, così finalmente potranno comprarsi qualcosa da mangiare. Ma questo è solo l'inizio: punto di mettere un tetto sulle loro teste. Sarebbe per me la gioia più grande.” Spiegò, sentendo le lacrime pizzicare dietro gli occhi. Il solo pensare a quello che sarebbe potuto succedere, a come le loro vite sarebbero potute radicalmente cambiare grazie a quel denaro, gli suscitava una felicità incontenibile.
 
Dal canto suo, il re era sinceramente commosso.
Era sempre più convinto che quel ragazzo fosse una perla rara, un essere buono e capace solo di cose belle. Forse per questo gli sembrava così fragile e vulnerabile, così poco adatto al mondo meschino in cui viveva, che non aveva risparmiato di mostrarsi a lui nei suoi volti peggiori.
 
“Ti auguro con tutto il cuore di farcela, Kurt.” Disse Blaine fermandosi improvvisamente, e fissando i suoi occhi in quelli azzurri e limpidi del ragazzo che avevano il potere di catturarlo ogni volta, facendolo precipitare in una spirale di emozioni pericolose dalle quali, pur volendo, non riusciva a sottrarsi.
 
“G-grazie, vostra Maestà.” Mormorò Kurt, percependo un'agitazione improvvisa. Sembrava che il re volesse leggergli dentro, puntando i suoi occhi (caramello? Oro liquido? Che diamine di colore erano?) nei suoi. Perché si era fermato? Perché non stava dicendo niente, limitandosi a guardarlo come per studiare i suoi segreti più reconditi, quelli che neanche lui era disposto ad ammettere a se stesso?
 
“Kurt, per piacere...” Cominciò, prendendo un breve respiro, esitando. “Chiamami Blaine, solo Blaine, okay?”
 
Kurt sgranò istintivamente gli occhi, prendendo a mordersi il labbro, per niente certo di come dovesse interpretare quella proposta. La sua testa era un turbinio di pensieri che si accatastavano disordinati, privi di un filo logico, sormontati da un'unica mastodontica parola: perché?
 
Tutto quello che riuscì a dire prima che l'uomo accanto a lui si chiudesse in religioso silenzio, fu un 'okay' sussurrato al vento.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE

 
Un mese di ritardo, ci rendiamo conto? *si prende a pugni da sola*
No, seriamente, mi dispiace guys, ma non ho potuto aggiornare prima per quelle solite scuse banali che accampo ogni volta e che hanno stancato tutti, già.
Vabbè, l'importante è che siamo qui con il sesto capitolo, no? Forse.
 
Fatemi sapere ciò che ne pensate, vi pregooo *si inginocchia*

 
A presto <3 (ma conoscendomi, dubito che sarà presto!)
  
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