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Autore: yourlips    27/12/2012    1 recensioni
Le gioie violente hanno fine violenta,e muoiono nel loro trionfo come il fuoco e la polvere che si consumano in un bacio. Il miele più soave nausea per la troppa dolcezza, e basta assagiarlo, per non averne più voglia. Amatevi ,dunque, con misura; così l'amore durerà più a lungo.
W. Shakespeare
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Ehi! Che cosa fai? No smettilaa- urlai mentre cercavo di liberarmi dalle sue forti braccia che mi cingevano la vita,non avevo mai provato una sensazione simile,stavo volando–

-Dai,lasciati andare,non hai nulla di cui preoccuparti. Io sono qui- sorrise. Ma all’improvviso qualcosa andò storto,le sue braccia cedettero e perdendo l’equilibrio cominciammo a rotolare sul terriccio freddo per quella che mi sembrò un’eternità. Fra mille risate finii sopra di lui,così vicina da sentirne l’alito che profumava di menta.

-Fire,ti fidi di me?- il mio cuore batteva all’impazzata

 –Sì- dissi e a quella risposta i suoi occhi divennero più limpidi e profondi .

Lo vidi prendere fiato -Beh,c’è una cosa che vorrei dirti da tempo,io sono..-



 -In ritardo!- Balzai giù dal letto di corsa,non potevo arrivare in ritardo,non oggi almeno. Probabilmente la sveglia non funzionava più ,ma era il primo giorno della settimana e non mi andava proprio di finire dal preside solo per uno stupido ritardo. Aumentai il volume della radio al massimo e in quel momento trasmisero la mia canzone preferita,I’m yours di Jason Martz. La musica era un secondo mondo, mi ci rifugiavo senza esitazione, come fosse una calda coperta. Capace di dare conforto e non tradire mai, fedele fino alla fine,come avrei vissuto senza? -But I want hesitate no more,no moore..- canticchiai dietro Martz,nonostante la fretta,infilando la testa nel maglione.

 Quando la voce di mia madre risuonò squillante dal piano di sotto e interruppe la mia performance  –Fire,muoviti è tardi!-

-Arrivo!-le urlai di rimando, troppo pigra per abbassare il volume.

 In cucina presi al volo una delle sue calde ciambelle e mi avviai verso la scuola. Me la godetti per strada, assaporandone attentamente la morbidezza del soffice impasto e il gusto irresistibile della glassa ,fredda come l'aria di quella mattinata, per la quale dovetti stringermi nel giubbotto altrimenti avrei rischiato un congelamento immediato;l’asfalto era coperto da una leggera brina e sui cigli della strada erano posizionati mucchi di neve. Anche il cartello di legno con scritto ‘Danfort School’ era illeggibile e ,se non lo vedessi da tre anni, non sarei riuscita a capirne una sola lettera. Superando tutte le pozzanghere riuscii ad arrivare nei corridoi con le suole asciutte.
Il mio zaino rosa che mi accompagnava dal primo anno e le mie Nike bianche consumate mi conferivano un aspetto a dir poco infantile per una ragazza di 16 anni. Di certo le condizioni economiche della mia famiglia non potevano permettermi un bel paio di Hogan nuovo di zecca ma stavo bene così. Ecco,questo era uno dei momenti più fastidiosi della giornata ,avevo freddo,sonno e fame.
Andando verso il mio armadietto non facevo caso al vociare dei ragazzi ( e per la cronaca, visto che durante la descrizione dei miei compagni me lo chiedono spesso,non somigliavano ai personaggi di High School Musical, sorridenti e canterini. Tutto il contrario piuttosto) e agli stupidi discorsi frivoli delle ragazze, per me i miei coetanei erano banali e snob. Era noto abbastanza il mio essere impacciata nei movimenti che, insieme ai bei voti che prendevo in tutte le materie,mi conferivano una reputazione non del tutto onorevole. Beh...praticamente penosa.
Mi capitava da tre anni di assistere a scene deplorevoli ,gente che mi aveva sempre insultato nelle giornate dei compiti in classe veniva da me supplicante e servizievole,idioti,solo così riuscivo a definirli. Alcuni ridevano in continuazione, alcuni pensavano che la scuola fosse un semplice luogo in cui scaldare la sedia e altri ancora spacciavano polveri disgustose sperando in un mondo migliore.
Ma per fortuna in mezzo alle stramberie c'era Chelsae, una semplice ragazza che poco a poco riuscì a conquistare la mia fiducia, una cosa che ,ripeto, era molto difficile per i miei standard di amicizia. La sua dolcezza,però, con il tempo si scoprì incomparabile alla massa di ignoranza a cui mi sottoponevano quei deficienti (perché ,alla fine, questo erano. Un gruppo di "studenti" con un sasso al posto del cervello). Lei non bruciava le tappe,si atteneva alla sua età. -lasciamole a loro,le minigonne- mi aveva detto una volta;preferiva un cartone animato ad un horror, un pigiama party alla serie di feste scatenate con la musica perfora timpani. Mi somigliava molto, certi lati del suo carattere colmavano le mie mancanze. 

Con gli occhi semichiusi aprii l’armadietto e cercai di concentrarmi sui libri che dovevo prendere per la prima ora.
 'Mmm.. vediamo' pensavo fra me e me 'c'è Chimica, quindi tavola periodica,calcolatrice scientifica,quaderno e..' All'improvviso l'arrivo di Chelsae mi distrasse dai pensieri offuscati dal sonno

 –Che ne pensi se questo pomeriggio uscissimo?- chiusi l’armadietto per farle notare che avevo ascoltato ciò che diceva. Non vedeva che era mattino? Le domande fatte a bruciapelo mi spiazzavano.

 –non so ,dove vorresti andare?- chiesi indecisa sulla proposta. Era inverno ,d'altronde, faceva molto freddo e io già mi spostavo a tentoni da una stanza all'altra di casa mia!

-E se andassimo al parco? Parliamo un po’ e ci godiamo la natura- la solita pollice verde,la mia migliore amica aveva una totale fissazione per il mondo vegetale e tutto ciò che lo riguardava. Non le importava di quanto freddo avrebbe potuto esserci là. Sole o pioggia,nuvole o fulmini, lei doveva fotografare e ammirare ogni tipo di paesaggio

. -Non ti sembra che a Dicembre bisognerebbe passeggiare poco per evitare il freddo?- con questa domanda provai a farle cambiare idea

-perché mai?- controbatté lei ingenuamente e allora decisi di cedere. Il resto delle ore scolastiche seguenti si svolse regolarmente, richiesero tutta la mia attenzione e concentrazione per cui non ebbi più il tempo di parlare con Chelsae,nemmeno a mensa! Infatti in quel grande spazio ,aperto a tutto il corpo studentesco e,volendo,anche al collegio docenti,ingurgitai una mela velocemente e senza neanche sedermi. Avevo troppo lavoro da svolgere: un compito di Letteratura, una verifica di storia e,come se non bastasse, l'interrogazione a tappeto della prof. Frost. Non avevo tempo per respirare, necessitavo di fare una bella figura in quelle tre ore
 
Alla fine delle lezioni,dopo il tempo trascorso a sudare, Chelsae mi salutò rinnovando l'invito della mattina – Al parco alle cinque-. Non avrebbe aspettato altro,ne ero certa, mentre io rifiutavo di pensare al trauma che mi aspettava abbandonando la soglia di casa mia,un freddo colossale,peggio della mattinata appena trascorsa. Salii sul bus colmo di gente e,non trovando posto,rimasi in piedi. Decisi di lasciare i pensieri al momento in cui sarebbero servito davvero. Le 13:30,mancavano tre ore e mezza, solo lì avrei potuto iniziare a preoccuparmi della mia incolumità.
Questo era l'inizio di tutto,o anche di nulla, sarebbe stata un'altra settimana ripetitiva come tutte le altre negli ultimi 16 anni.

Quando entrai nel salone e avvertii un forte odore di sugo,fresco e gustoso, lo stomaco si contorse dalla fame. Quel profumo inebriava la mia mente e io ne fui catturata al punto tale da rimanere con il giubbotto e correre direttamente verso la fonte della piacevole attrazione. Mai avuti disturbi alimentari,la forma fisica non mi preoccupava più di tanto e credo fosse per questo che essa si manteneva perfetta anche dopo pasti ipercalorici. Per fare un esempio, non sapevo cosa significasse mangiare un dolcetto e sentirsi in colpa, vedere lievitare il proprio corpo davanti allo specchio.

-Com'è andata oggi?- chiese, come sempre,mio padre durante il pranzo.

 -Come sempre- risposi automaticamente io,risparmiandogli l'incontro che mi aspettava il pomeriggio

-Sai ,credo che noi non parliamo molto- osservò lui

'Beh e lo stai notando solo adesso? Io è una vita che aspetto questo momento' quella sarebbe stata una risposta perfetta,che evitai ovviamente.

- già..- feci vaga, era una sua solita affermazione. Il più delle volte i nostri dialoghi si somigliavano fra loro, brevi e privi di un vero scopo,come le chat tra amici in cui,ad un tratto, non si sa
più cosa dire.






Ems corner.
Salve c: Il mio nome è Emma e questa è la mia prima fan fiction. Non voglio annoiar e scrivendo qualcosa di lungo così volevo solo ringraziare tutti coloro che hanno letto il primo capitolo. È da due mesi che ci lavoro e spero vi piaccia c: Okay, vi lascio alla lettura,gli altri capitoli li pubblicherò a giorni, con un forte abbraccio. Ciao ciao :3
  
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