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Autore: MelodramaticFool_    27/12/2012    4 recensioni
Andrea e Viola.
Marco e Viola.
Andrea, Marco, Viola, Silvio, Giulia, Gabriele.
Sei Freaks!, una storia.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Che palle.- disse Andrea ad alta voce, sbuffando con evidente impazienza -Fanculo. 'Namo al bar.-
-Abbiamo detto agli altri che stavamo qui!- disse Marco, non del tutto convinto.
-Stamo qua da un'ora, me sò' rotto le palle, voglio qualcosa da bere-. Gli dava fastidio quel modo di comportarsi sempre da bravo ragazzo di Marco. Forse perché lui era l'esatto contrario di quel ragazzo gentile, insicuro e posato. -Eddai, muovi il culo.- insistette. L'altro alzò gli occhi al cielo e lo seguì nella folla.
Il Blackout quella sera era stipato di centinaia di corpi sudati e saltellanti, che ballavano a ritmo di musica house spaccatimpani.
Appena arrivati nel locale, si erano separati dagli altri: Silvio, Viola e Gabriele erano andati in giro ad indagare sulla questione dei bicchieri, e loro due erano filati al guardaroba a chiedere se qualcuno aveva notato qualcosa di strano il sabato precedente.
La commessa era una totale incapace, non capiva un cazzo, e non aveva saputo dire loro nulla di particolare.
Si erano messi d'accordo con gli altri di rincontrarsi all'ingresso.
Avevano passato un'ora davanti alla porta principale; dei tre, però, neanche l'ombra.
Durante quel lasso di tempo avevano parlato di banalità, giusto per evitare di annoiarsi. Avevano evitato accuratamente l'argomento Viola: nessuno due aveva voglia di discutere con l'altro. Andrea si vergognava un po' per la sua scappatella, che aveva infranto la promessa di Viola di non impegnarsi, per il momento, con nessuno dei due. Marco aveva intuito la ragione del loro ritardo, due giorni prima, ma la sua mente rifiutava di prendere in considerazione l'ipotesi. 
-Che prendi?- chiese Andrea, appoggiato al bancone.
-Boh.. Una birra, dai.- rispose, un po' incerto.
L'altro scoppiò a ridere e lo guardò con una certa aria di condiscendenza. Poi, si rivolse alla cameriera e ordinò -Due Caipiroska al limone, grazie.-
Si sedette su una delle seggiole e scrutò la mandria di persone che saltellavano in maniera incontrollabile davanti a loro.
La musica a palla, le ragazzine seminude e i truzzetti con il crestino e i piercing, l'odore acre di fumo, le luci colorate che gli sfracellavano la vista, le coppiette che pomiciavano negli angoletti bui. Sorrise. Era nel suo elemento. Le discoteche e i locali come questo portavano alla luce il suo vero essere: un pazzo, un animale da festa. Fuori era un hipster come tanti, solo lì dentro riusciva a essere veramente se stesso. O almeno, così pensava lui.
Respirò a fondo e senti il familiare desiderio di fare casino che lo prendeva ogni volta.
La cameriera mise sul bancone i due grossi cocktail.
-Alla salute.- disse il ragazzo alzando il suo.
-Alla salute.- ripetè Marco.
Fecero cozzare i bicchieri e bevvero un lungo sorso.
Al primo drink ne seguì un altro. E un altro. E un altro ancora.
Mezz'ora e tre shot all'assenzio dopo, Marco era completamente partito. Andrea, ancora un poco lucido, rimase sorpreso: pensava che avrebbe retto molto di meno. Affogò quindi la poca sobrietà rimasta in un'ultimo shot, che lo lanciò davanti alle porte di quel paradiso fatto di meraviglie e false impressioni che conosceva così bene.
Marco cominciò a dire cose senza senso, la voce impastata dall'alcool.
Un ragazzo dall'aspetto discutibile si avvicinò ad Andrea, riconoscendolo. I due si salutarono e l'altro gli disse qualcosa nell'orecchio. Andrea annuì con entusiasmo e pescò una banconota da dieci dal portafoglio, porgendogliela con un sorriso. Si strinsero la mano e il ragazzo misterioso se ne andò.
Marco lo vide svanire in mezzo alla folla e guardò l'altro con aria interrogativa.
-Beella!- urlò Andrea, tirando fuori l'accendino da una tasca. Si accese lo spinello e tirò, felice come un bimbo il giorno di Natale. -Vuoi?- chiese a Marco, passandoglielo.
-E' erba? No, no, non va bene, non posho, mia madre poi si arraaabbia..- biascicò. 
Andrea ignorò le proteste e gli ficcò il filtro tra le labbra -Tira, tira, vaaaai! Ora molla.. Braaaaavo!-
Marco sbuffò fuori il fumo tossicchiando. Dopo qualche secondo un sorrisetto ancora più ebete gli si dipinse in volto.
-Te piace eh?- ridacchiò Andrea. L'altro lo guardò intensamente, con aria stralunata. Iniziarono a ridere entrambi, incontrollatamente.
-Non.. respiro..- disse Marco tra una risata e l'altra, volando giù dalla seggiola.
Risero ancora più forte, con il ragazzo che rotolava sul pavimento senza più riuscire a rimettersi in piedi.
Finirono lo spinello.
-Andr.. Andrea, andiamo fuori? Fuori shi shta così.. Beeeeenee..- disse Marco dopo un po'.
I due ragazzi si trascinarono fuori, a braccetto, barcollando e finendo a terra ogni quattro passi, e beccandosi occhiatacce e risate di scherno da tutti quelli che incontravano per la via.
Si allontanarono un poco dal locale e si sedettero sul marciapiede, le spalle appoggiate ad un muro.
Andrea si accese una sigaretta, concentrandosi sulla fiamma per mantenere il controllo della mani, che tremavano come foglie.
-Perché fumi Andrea?- cominciò a dire Marco, cercando goffamente di strappare la sigaretta dalle mani dell'altro -Non va bene, e poi a Viola da fastidio, che lo shai che a lei da fastidio..-
Il nome di Viola rimbombò nella testa di Andrea come il suono di un bong.
-..Viola.. Viola.. Shei innamorato di Viola, Andr.. Andrea?- continuò l'altro, perso nel suo mondo alcolico, -Perché io shi, e se tu non lo shei allora dovresti lasciarmela, e non dovresti più shcopare con leeeei.- disse, coronando il discorso con un rutto da camionista attempato.
-Io.. Io..- mormorò Andrea, confuso dalle parole del ragazzo.
-Viola non ti merita! Tu shei.. shei tr..troppo..- continuò quello -Lei è mmiiiiaaa..-
-Eccoli!- urlò improvvisamente una voce poco distante da loro.
Andrea ci mise un poco a mettere a fuoco la figura che apparve improvvisamente nel suo campo visivo, a dieci metri di distanza. Appena capì chi avevano davanti, saltò in piedi, con improvvisa lucidità, ma ebbe un capogiro a causa del movimento troppo azzardato.
L'uomo tolse a sicura dalla pistola e ghignò.
Andrea si concentrò con tutte le sue forze, per piegarlo al suo volere, ma l'alcool gli inebriava completamente i sensi. Non era in grado di usare bene il suo potere in quelle condizioni. Fuggire era impensabile, ma cercò comunque di tirare su anche Marco, che intanto guardava il sicario con occhi incuriositi e persi.
-Marco! Dai cazzo, alzati!- urlò, tirandolo per le braccia.
Inutile, il ragazzo era troppo pesante.
Il suono dello sparo risuonò nelle orecchie dei due, e il proiettile passò a pochi centimetri dall'orecchio di Andrea, che aveva avuto il buon senso di buttarsi per terra non appena aveva sentito lo schiocco della pistola.
L'uomo si avvicinò ai due ragazzi e tese l'arma davanti a se, prendendo bene la mira, quando questa gli volò via dalle mani.
Si, esattamente, gli volò via dalle mani, finendo a terra a qualche metro di distanza
L'uomo si guardò la mano confuso, quando qualcosa lo spinse con violenza in avanti.
Sbattè la testa contro il muro e perse i sensi, crollando a meno di un metro da Andrea e Marco, che lo guardavano inebetiti.
A pochi metri da loro, Silvio. 
Gabriele e Viola erano appena dietro, e guardavano a bocca aperta il ragazzo.
-Porca puttana.- commentò Gabriele, impressionato.
-Già.- disse Silvio.


Gabriele, Viola e Silvio raggiunsero i due ragazzi, ancora a terra, raggomitolati sul cemento. Andrea riuscì ad alzarsi da solo, con la testa che gli girava e la vista completamente appannata. Per tirare su Marco, invece, ci vollero gli sforzi combinati di tutti gli altri tre.
-Shpooshamii!- biascicò, rovinando addosso a Silvio.
-Me fa un po' strano essere quello sobrio.- commentò questi, sorreggendolo.
-Dobbiamo andarcene.- disse Gabriele, con fare autoritario.
-Aspetta..- fece Andrea, con la voce impastata. Si concentrò per suonare il più lucido possibile e aggiuse: -Il tizio.. Non possiamo lasciarlo qua.-
Gabriele soppesò le sue parole e guardò il corpo svenuto, sdraiato sulla pancia davanti a loro.
-Hai ragione. Okay, levatevi da lì.- ordinò agli altri.
I quattro si spostarono di qualche metro.
Gabriele chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, rilasso le spalle e cercò di concentrarsi.
Un silenzio carico di tensione si alzò intorno allo strano gruppetto.
Dopo qualche secondo, il collo del sicario iniziò a emanare un filo di vapore, come se stesse bruciando. Dal nulla apparve una corda sottile che cominciò a stringere il collo dell'uomo, privo di conoscenza e inerme. Il viso assunse rapidamente una colorazione violacea, mentre Gabriele stringeva gli occhi per lo sforzo provocato dall'uso del suo potere. Viola osservava il corpo del sicario con orrore, incapace di parlare dalla paura. Il sicario esalò il suo ultimo respiro, sbuffando, e la corda allentò la sua presa. Silvio, terrorizzato anche lui, stava per dire qualcosa, quando Andrea, convinto di trovarsi in un orribile incubo, lo bloccò, facendogli capire di stare zitto. Gabriele stava diventando rosso in viso da quanto era concentrato, e sembrava non aver terminato l'opera. Il marciapiede sotto il cadavere iniziò ad ondeggiare, prima lievemente, poi come fosse fatto di fango, liquido e malleabile. Lentamente, si aprì una voragine, sempre più larga, vicino ai piedi dello sconosciuto. Il corpo scivolò al suo interno, scomparendo nelle fognature che si intravedevano dal buco. Con un'ultimo sforzo, Gabriele richiuse la fossa. Il marciapiede tornò alla sua forma originaria.
I ragazzi erano a dir poco stupefatti.
-E' la cosa più..- cercò di dire Silvio, senza trovare alcuna parola che potesse descrivere quello che avevano appena visto.
Gabriele aprì gli occhi ed ebbe un giramento di testa fortissimo, che lo costrinse ad appoggiarsi a Viola.
Marco ridacchiava piano, trovando qualcosa di divertente a riguardo in quel piccolo mondo alcolico in era inesorabilmente perso.
Andrea sembrava aver riacquisito parte della sua lucidità solita, perché mollò una bestemmia a bassa voce, gli occhi fissi nel punto in cui, fino ad appena tre minuti prima, c'era il corpo di un uomo svenuto. Non una traccia di sangue macchiava il luogo del delitto.
Improvvisamente un uomo vestito di nero apparve dietro l'angolo.
Li guardò un secondo confuso, prima di puntargli contro una pistola.
Poi, con sorpesa di tutti loro, se la puntò contro la tempia e premette il grilletto, prima di crollare, morto, sull'asfalto, formando una scura pozza di sangue attorno alla sua testa.
Il tutto nel giro di appena cinque secondi.
I ragazzi non avevano avuto nemmeno il tempo di sbattere le ciglia.
Viola si girò con aria interrogativa verso Andrea. Aveva capito tutto. Il ragazzo le annuì con fare stanco.
-Sei stato te?- chiese Silvio stupefatto.
Andrea annuì nuovamente, con più energia, provocandosi un'altro attacco di mal di testa. Sospirò e accese una sigaretta con mani tremanti, fingendo di non accorgersi che gli altri quattro ragazzi, Marco compreso, lo stavano fissando quasi ammirati. Lui non si sentiva forte o ammirabile, nè degno di stima: aveva appena ucciso un'uomo, volontariamente. Certo, era per difendersi, però lo faceva sentire una merda ugualmente.
Gabriele chiuse gli occhi e si apprestò a ripetere le azioni appena eseguite, quando Viola lo fermò.
-Aspetta!- disse, avvicinandosi al cadavere.
Iniziò a frugargli all'interno delle tasche, tirando fuori un pacchetto di sigarette, un walkie talkie, un accendino e le chiavi di un'automobile.
Prese solo quest'ultime e ritornò dagli altri.
-Chiavi.- disse soltanto, e tutti loro capirono quale sarebbe stata le loro prossime mosse.
Silvio e Gabriele presero il cadavere per i piedi e lo trascinarono dietro un camioncino, parcheggiato non lontano. Si allontanarono e a Gabriele bastò un secondo per dargli fuoco. Tirarono di nuovo su Marco, che nel frattempo era crollato di nuovo per terra, e Silvio gli passò un braccio sotto l'ascella per cercare di sorreggerlo. Gabriele fece lo stesso e poi guardò Andrea con aria interrogativa.
-Sto a posto, grazie.- fece questi, buttando fuori un'enorme nuvola di fumo.
Eppure bastò girare appena la testa a scaricargli l'ennesima botta di emicrania. Vaffanculo, pensò, maledicendosi per tutti gli shot della serata. Viola, vedendo che il ragazzo barcollava, lo afferrò per un braccio e lo guidò verso il parcheggio.
Arrivati nel grande spiazzo, la ragazza si alzò sulle punte dei piedi, premendo freneticamente il pulsante di apertura delle porte sulla chiave che aveva in mano. Uno schiocco e la luce arancione dei fari, poco lontano, richiamarono la sua attenzione. Seguita dagli altri, si avvicinò alla monovolume grigia con fare sospettoso. 
Assicuratosi che non ci fosse nessuno al suo interno, Gabriele aprì la portiera del conducente e disse un semplice -Guido io.-, mollando Marco alle cure di un poco entusiasta Silvio, che aprì una portiera e ci ficcò dentro il ragazzo con poca delicatezza. Entrarono tutti e cinque nell'abitacolo, Viola davanti e Gabriele alla guida e gli altri tre pressati sui sedili posteriori.
-Oh.- fece la ragazza, afferrando il navigatore e staccandolo dal suo sostegno sul cruscotto. Mentre Gabriele metteva in moto e faceva manovra, la giovane si mise a smanettare con l'oggetto, con l'aria di una che cercava qualcosa.
-Non ci posso credere.- fece quindi, alzando gli occhi al cielo. Gabriele distolse un secondo lo sguardo dalla strada e Viola gli mostrò qualcosa sullo schermo del navigatore. In mezzo ad una lista di destinazioni salvate figurava la parola VEX, con un indirizzo segnato in piccolo sotto.
-Che coglione.- commentò il ragazzo, riportando la sua attenzione sulla strada davanti a se.
La ragazza  mostrò anche agli altri tre la sua scoperta, e Silvio si mise a ridere della immensa stupidità del proprietario dell'automobile.
-Regà dove andiamo?- chiese quindi Gabriele mentre imboccavano la tangenziale per il centro.
-Ehm, casa mia.- disse Viola, girando la testa per scrocchiare il collo con fare nervoso, cercando di rilassarsi.
-A sta cosa della VEX ci pensiamo domani, che adesso non mi sembra il caso..- disse Gabriele. Andrea fece in tempo a sentirsi colpevole, prima di crollare dal sonno, appoggiato con la testa al finestrino gelido.
 
Viola era semplicemente furiosa.
Camminava avanti e indietro per il salotto, irritando visibilmente Gabriele e Silvio che, seduti sul divano, la vedevano passare davanti a loro ad intervalli regolari. Tutta l'ansia provocata dalle emozioni della nottata si stava facendo sentire; le mani della ragazza tremavano convulsamente mentre si spostava i capelli dal viso, con gesti nervosi, e sembrava continuamente sul punto di scoppiare, non si capiva se a piangere o di rabbia.
Dopo dieci minuti così, Gabriele, spazientito, si alzò in piedi e interruppe la sua passeggiata in salotto, bloccandola per le spalle.
-Viola, datte una calmata.- le disse, piantandole gli enormi occhi azzurri nei suoi scuri.
-'fanculo.- mormorò lei stizzita, liberandosi con uno scossone della presa del ragazzo e filando in cucina.
Silvio alzò gli occhi al cielo, esasperato, e la seguì.
-Viola.- disse, appoggiandosi al bancone.
La ragazza stava aprendo tutti gli armadietti, come se stesse cercando qualcosa, per poi richiuderli tutti con scatti nervosi. Con fare isterico, prese in mano un sacchetto di farina, per poi gettarlo al suo posto con violenza, scoppiando in singhiozzi.
Silvio la guardò con una certa ansia: odiava quando la gente scoppiava a piangere, non sapeva mai come reagire, se consolarli o lasciarli nel loro brodo. Si avvicinò e le battè una mano sulla spalla, mentre una lacrima faceva capolino dall'occhio di Viola per poi percorrerle la guancia. Così non va bene, pensò Silvio, decidendo che un'abbraccio sarebbe stato più d'aiuto. La strinse forte tra le braccia, lui che era così grande e alto, che teneva stretto quel corpo sottile e scosso da forti tremiti.
Dopo un paio di minuti passati così, Viola tirò su col naso e si stacco da Silvio, che le porse solidale uno strappo di Scottex.
Mentre si asciugava gli occhi, mormorò un -Scusa- al ragazzo, che la guardò intensamente negli occhi.
-Vio', che te succede?- chiese con calcolata dolcezza.
-Non ce la faccio più, Silvio, questa storia.. Quante volte dovrò ancora rischiare di perdervi? Quante volte dovrò guardarmi le spalle? Quante volte dovrò aver paura di divertirmi, con tutti questi pazzi che ci danno la caccia?-
Il ragazzo riflettè sulle parole della giovane.
-E poi quelle due teste di cazzo, che, mannaggia alla madonna, non si rendono conto del casino in cui si sono messi?!- aggiunse poi, con rabbia.
-Marco non è proprio nelle condizioni di capirlo, mi sa.- osservò Silvio, beccandosi in tutta risposta un'occhiata torva da parte della giovane.
-Eddai, Viola, siamo ragazzi, non possiamo essere tutti maturi come te!- la canzonò -Hanno fatto la cazzata, ma vuoi veramente impedire ad Andrea di fare il coglione? Ragazza mia, la coglionaggine è nel suo DNA!- disse quindi, strappandole un timido sorriso.
La abbracciò di nuovo.
-Domani avrai tutto il tempo di fargli il cazziatone, adesso ti serve solo una bella dormita.- disse, stampandole un bacio sulla nuca.
-Okay.- fece lei in tono ammissivo. Come richiamata dalle sue parole, la stanchezza si gettò sulle spalle della giovane a peso morto. Solo ora si rendeva conto che erano le due e mezza di notte e di quanto fosse stanca. Salutò Silvio e si diresse verso la camera da letto, ricordandosi solo all'ultimo che Andrea e Marco stavano dormendo proprio lì. Li guardò un attimo dalla porta della stanza con un chè di materno nello sguardo, per poi dirigersi con un'alzata di spalle verso il lato del letto dove Andrea sonnecchiava supino, con il viso rivolto verso Marco, che russava rumorosamente. La giovane si sdraiò accanto ad Andrea e si addormentò immediatamente, con il volto appoggiato contro la schiena di Andrea.


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Ecco, sì, scusate, ma non ho potuto resistere alla tentazione di far ubriacare Marco. L'idea mi sembrava alquanto divertente. :'D
Ho deciso di dare più spazio a Silvio, che è un personaggio molto amato per la sua goffaggine e la sua simpatia.
Mi sto divertendo molto a scrivere di Gabriele. E' un personaggio incredibile, dal carattere molto complesso, e con un potere del genere c'è veramente di che alimentare la mia fantasia. Andrea e Marco sono poco attivi, ma per ovvie ragioni: è già tanto se riescono a reggersi in piedi, in questo capitolo. Viene invece mostrato parte del carattere di Viola, forte eppure sensibile, e molto provato dai continui attacchi a tutti loro.
A presto,
MelodramaticFool_
  
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