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Message in a bottle
"You
accelerate
Stubborn in your anger
People living
And you
keep crashing bottles
To your god like he's gonna hear
What you
say"
[V – About Wayne]
3 Aprile, 13:30, Tribunale di L.A.
«Sono
in procinto di abbracciare il buddhismo per ritrovare la pace
interiore...»
Ian fissava ormai privo di alcuna speranza Tony che
battibeccava da almeno dieci minuti con Pepper. Magari lo avrebbe
picchiato. Molto forte. Avrebbe voluto farlo lui, ma la sua etica di
medico glielo impediva. Alla fine di tutta quella storia avrebbe
sicuramente bruciato il suo giuramento di Ippocrate...
La sua
visione di roghi e focolai fu interrotta dalla valanga di
oscenità
che uscì dalla bocca di Kyle:
«E io sono in procinto di calarmi
le mutande e mettermi a novanta davanti a Knight, perché
dato che la
mia pace interiore è andata a puttane magari lui mi aiuta a
ritrovarla!» gesticolò in preda al panico, o forse
a un raptus
omicida.
Ian sospirò, più scoraggiato di prima. Vedere
Kyle
così agitato lo preoccupava, ma era lieto che cercasse di
mantenere
un contegno, anche se a modo tutto suo.
«Direi che non c'è
bisogno che ti sacrifichi, K, visto che hai appena riassunto
perfettamente gli eventi di oggi... Knight sarà
contento!» commentò
Tony, distraendosi momentaneamente dal suo acceso dialogo con
Pepper.
Fu ripreso dallo sguardo furibondo di quest'ultima, che
sembrava voler nascondere qualsiasi traccia di senso di colpa dal suo
volto. Dopo essersi offerta di partecipare attivamente al processo si
sentiva responsabile per le conseguenze. Certo, senza di lei
sarebbero colati a picco già da un pezzo, ma aveva tante di
quelle
cose da rimproverarsi da riuscire a malapena a tenerne il conto
e...
"Oh, al diavolo il senso di colpa," pensò infine,
stizzita.
Ne aveva passate troppe in quegli ultimi tempi e
riteneva del tutto giustificabile essere infuriata con Tony,
soprattutto se si ostinava a volersela prendere con chiunque come se
tutto ciò che aveva combinato in quegli ultimi mesi fosse in
qualche
modo giustificabile. Lo tirò per il colletto, costringendolo
a
guardarla di nuovo in faccia. Lui scrollò le spalle,
cercando di
liberarsi da quella stretta improvvisa e assolutamente inaspettata:
non era da Pepper alterarsi così e non ricordava di essere
mai stato
richiamato in modo fisico da lei. Quel gesto sembrò lasciare
un'impronta, una sensazione di disagio tangibile che si
annidò in lui, assieme a tutte le altre che si rimescolavano
nella
sua psiche già abbastanza disorientata. Percepì
infine quanto
profondamente fosse turbata e quanto lui, forse, avesse sottovalutato
la sua situazione.
«Si può sapere qual è
il suo
problema?» gli intimò, senza lasciare la presa
dalla stoffa.
Tony si rese
conto in ritardo di essere sobbalzato come a una scossa elettrica e
si affrettò a risponderle come se nulla fosse, aggiungendo
una buona
dose di sarcasmo nel suo tono:
«Oh, molti: le rispondo in ordine
cronologico o alfabetico?»
«Può mantenere un briciolo di
serietà, per una volta in vita
sua?»
Pepper ritrasse la mano
di scatto, come rendendosi conto di aver superato un limite, e Tony
si risistemò il colletto con fare seccato.
«Non ne vedo il
motivo,» ribatté, imperturbabile.
«Abbiamo praticamente perso la
causa, che senso ha "rimanere seri"? Avrebbe più senso
ubriacarsi, a questo punto,» continuò con
più veemenza, seriamente
tentato dall'idea.
«Lei ha perso la causa, signor Stark. Non
osi fare un bis dello scorso processo dando la colpa a chi
cerca di difenderla!»
Il suo sguardo corse a Kyle, che si stava
impegnando a fingere di non seguire la conversazione, che
però a quel punto
si rivolse a entrambi, chiaramente a disagio per essere stato tirato
in mezzo:
«Virginia, ti ringrazio per prendere le mie difese, ma
stavolta...»
Tony non lo fece concludere:
«Io non me la sto
prendendo con lui,» continuò a
fissare Pepper, senza la
minima traccia d'esitazione.
A quel punto Pepper non ci vide più,
ma al contrario di quanto Tony si aspettava – e forse sperava
–
non esplose in mille improperi furibondi. Il suo viso divenne
semplicemente una maschera glaciale, ogni lineamento solidificato in
un'espressione di pura ira, e fu come assistere al lento, quieto, ed
inesorabile sgretolarsi di un iceberg, pochi istanti prima che la
massa di ghiaccio impatti col mare sprigionando gigantesche colonne
d'acqua. Tony si rese conto solo allora di non aver mai visto Pepper veramente
arrabbiata. Si sarebbe volentieri risparmiato l'esperienza, ma era
un po' tardi per pensarci.
Era sempre tardi per pensarci.
«Come
si permette di dare la colpa a me dopo tutto
ciò che ho fatto
per aiutarla?» la sua voce era tanto calma e frigida da
risultare
innaturale.
Tony, al contrario, sentiva di nuovo montare quella
rabbia calda e irrefrenabile che ottenebrava completamente ogni suo
pensiero logico; voleva solo andare a casa, levarsi quei vestiti
asfissianti di dosso, ingollare una decina di pasticche per smaltire
la febbre, bere qualche litro d'acqua – magari anche
qualcos'altro
– e mettersi a dormire senza pensare a niente.
Invece era
bloccato lì su una maledetta sedia a rotelle, a discutere di
faccende inutili su un processo inutile
che riguardava
cose inutili. Trattenne la tentazione di prendersi
la testa
tra le mani, ma ne sentiva veramente il bisogno, almeno per illudersi
di poter contenere il magma di pensieri e timori che rischiava di
straripare dalla sua bocca.
Lo lasciò invece traboccare:
«È
lei che ha
deciso di voler testimoniare in modo del tutto
illogico!»
«Oh, immagino che sarebbe andato tutto a meraviglia,
se non l'avessi fatto!»
«Magari non sarei passato anche per
qualcuno che lascia allo sbando la sua azienda!»
«Perché, non è
quello che sta facendo?»
«È impazzita? Non riesco neanche a
camminare,
come pretende che presenzi alle riunioni delle
Stark...»
«Come pretende che io mi faccia carico di
tutti
i suoi problemi?»
«Io non ho preteso che lei si
esponesse al mio posto!» Tony inalò una boccata
d'aria, a corto
d'ossigeno e parole. «Ha idea di come mi sia sentito quando
si
è
offerta di testimoniare? O quando Knight l'ha accusata?»
aggiunse, in tono involontariamente
incrinato.
«Certo, dimenticavo che lei è sempre la vittima
della
situazione.»
«Non sarei la vittima, se lei avesse avuto più
autocontrollo e non fosse balzata in piedi offrendosi come
una martire...»
«Autocontrollo? Da che pulpito, detto da
qualcuno che dà sempre spettacolo per il gusto di farlo e va
a "concedere interviste"
a...»
«Non ricominci con quella storia! Le foto sono state
dichiarate false e la faccenda è chiusa!»
urlò Tony con
tutto il fiato che gli era rimasto, sentendo la testa che riprendeva
a pulsargli così violentemente che per un momento credette
di
perdere i sensi.
Rimasero a fronteggiarsi, entrambi rossi in volto
e furenti, ognuno barricato nella sua posizione, evidentemente senza
nient'altro da aggiungere che potesse sbloccare la situazione.
Kyle
e Ian si erano prudentemente defilati, risolvendosi ad aspettarli in
corridoio e lasciandoli soli nella saletta d'attesa.
Tony, da un
remoto angolo della sua coscienza ancora lucida, si chiese
perché si
stesse infuriando di nuovo con Pepper. Se l'era chiesto spesso,
ultimamente, e ogni volta si era convinto di quanto fosse insensato
farlo, sentendosi poi un essere infimo per quello che le stava
facendo passare. Adesso, invece, si sentì in minima parte
giustificato, quasi gratificato dal potersela prendere con qualcun
altro oltre se stesso e per giunta con un valido motivo.
Iniziò ad accusare quel silenzio pesante, ma si costrinse a
non
romperlo, nonostante volesse solo liberare quella marea di rabbia
inconsulta che continuava a riempirlo, incurante di quante volte
cercasse di darle sfogo e liberarsene. Stava per farlo, deciso a
infrangere tutto definitivamente, deciso a mettere un punto fermo a
quella sfilza di azioni insensate che l'aveva portato in quella
situazione, ma non vi riuscì. Improvvisamente,
così come era
salita, la marea si acquietò, lasciandogli una strana
sensazione di
vertigine e spossatezza che lo costrinse a chiudere l'occhio per
domare i capogiri e i puntini luminosi che avevano preso a
lampeggiargli davanti, oltre il velo di febbre.
«Tony?» la voce
di Pepper era ancora alterata, ma stavolta celava una nota di
preoccupazione che lo ferì più che se l'avesse
insultato.
Sentì
un peso gravargli sulle spalle e schiacciargli le parole in gola
mentre si costringeva a riaprire l'occhio, riprendendo a guardare la
donna con sguardo spento. Si rese conto che quel peso non sarebbe mai
scomparso, a dispetto di tutto ciò gli altri facevano per
lui. Come
diceva suo padre?
"Sei irrecuperabile", gli risuonò in
testa, anche a distanza di anni e anni.
Con tutta probabilità lo era
sempre stato e adesso lo era più che mai, oltre ad essere
guasto e
rotto e completamente a pezzi. Fissò Pepper che, invece,
oltre
quella patina di rabbia e delusione, ancora sperava di poterlo
aiutare in qualche modo, magari di aggiustarlo. Gli venne da sorridere
amaramente. Era
davvero stanco di continuare a illudere e deludere tutti.
Il suo
volto diventò grave e quando parlò fu a malapena
udibile, segno di
quanto gli costasse pronunciare quelle parole:
«Sto solo facendo
finta che vada tutto bene come al solito,» sbottò
con
frustrazione, ma la sua voce era esausta, priva della viva collera
che aveva provato fino a qualche secondo prima, e non riuscì
a
sostenere lo sguardo della donna per più di qualche istante.
Si sospinse verso l'uscita prima che potesse rispondere, ma colse di
sfuggita il suo volto attonito, coi limpidi occhi azzurri che lo
fissavano nel tentativo di capire appieno cosa le avesse appena
detto.
«Andiamocene. Sto soffocando, qua dentro,» si
limitò a
spronarla, raggiungendo infine Kyle e Ian, che parlottavano tra loro
con voce bassa e preoccupata.
L'avvocato scosse la testa nel
vederlo, ma evitò di commentare.
«Muoviamoci,» sospirò
semplicemente, dirigendosi verso l'uscita del tribunale.
In quel
momento, come se lo stesse aspettando, gli passò accanto
Knight, che
dopo avergli rivolto uno sguardo pungente accompagnato da un
sorrisetto provocatorio lo superò rapidamente.
«Fai fatica a
camminare, Kyle?» commentò, quando era
già lontano.
«Mai
quanto te, Julien,» ribattè prontamente il
ragazzo, mentre un
sorriso un po' perfido si disegnava sul suo volto.
Knight si voltò
appena, ogni traccia di compiacimento scomparsa dal suo volto, e
affrettò il passo.
Ian diede un colpetto soddisfatto sulla spalla
di Kyle, aiutandolo a raggiungere l'uscita.
***
3
Aprile, 15:40, Villa Stark
Le
file di bottiglie allineate nel minibar sembravano disposte
sull'attenti davanti al suo sguardo indagatore, e rilucevano alla fioca
luce della lampadina. Due compatte casse di birra in
lattina occupavano il piano inferiore, quasi troppo strette in quello
spazio ridotto. Non ricordava di avere così tanti alcolici
in casa,
ma forse dipendeva dal fatto che non doveva aver bevuto più
di una
bottiglia di birra nel corso degli ultimi sei mesi. Anche una
lattina, ora che ricordava, che era poi stata ridotta a un ammasso
informe di alluminio.
«Sta intrattenendo una conversazione con le
uova, signor Stark?» lo raggiunse la voce di Pepper,
palesemente
seccata dal fatto che Tony si fosse allontanato senza una parola non
appena messo piede in casa, quando avevano tacitamente stabilito di
"dover parlare", di nuovo.
I suoi sforzi per mantenere
la calma erano ammirevoli. Fu facile vanificarli in meno di mezza
frase:
«No, ma la birra sta cercando di dirmi qualcosa. La porto
di là con me così ci confrontiamo
meglio,» rispose pacato,
afferrando una bottiglia e stappandola noncurante col pollice
metallico.
Notevole: avrebbe potuto fare a meno di
un'apribottiglie per il resto della vita. Dopotutto qualche lato
positivo c'era. In fondo alla bottiglia, forse.
Tracannò con
sollievo un sorso di birra e si stupì di aver quasi
dimenticato il
suo sapore in tutto quel tempo. Quando la abbassò,
scoprì che ne
era rimasta meno di metà, così la
finì, ne prese un'altra dal
frigo e si diresse in salone, dove Pepper, da quel poco che aveva
registrato, aveva minacciato di staccare la corrente all'intera casa,
laboratorio incluso, se avesse provato a toccare una goccia
d'alcol.
Non aveva colto il resto del suo monologo, ma era certo
includesse un'altra decina di divieti e altrettante "punizioni".
Bevve con stizza un altro sorso, già iniziando ad accusare
l'alcol che stava ingollando così velocemente a stomaco
vuoto. Ma non aveva più tredici anni ed era stanco di essere
trattato come tale: poteva bere tutta la birra che voleva senza paura
di una tirata d'orecchie. E poi voleva davvero darle altri ottimi
motivi per farla rinunciare a quella missione di salvataggio che si era
autoimposta. Magari così avrebbe finalmente
capito
quanto fosse "irrecuperabile".
Entrò nel salone
con passo svogliato, per quanto gli concedessero le stampelle,
fingendo di non vedere Pepper che lo fissava invece con espressione
impaziente, che si tramutò in furia pura quando
notò la bottiglia
che teneva in mano.
«Tony. Ha ascoltato una singola parola
di quello che ho detto?» sillabò, incrociando le
braccia in un
sospiro.
Lui finse di pensarci su, poi rispose con un'alzata di
spalle:
«Ho colto il senso generale: bere fa tanto male e non me
lo permetterà. Ma lo farò lo stesso... Altro,
"mamma"?»
Pepper
sgranò appena gli occhi, incredula per quelle parole intrise
di una
fredda insolenza che non gli aveva mai sentito usare. Fece per
parlare, con la netta impressione che la loro "sessione-chiarimenti"
fosse appena andata a monte, ma Tony la anticipò,
sovrastandola:
«Comunque, ho convocato la stampa. Per...» si
fermò. «per mostrare il vero
me
stesso.»
Pepper ci mise
più di qualche secondo per realizzare ciò che
aveva appena detto, e
quando finalmente riuscì ad articolare una risposta, fu in
tono
assolutamente sgomento:
«Lei ha fatto cosa?»
«Magari
non sto messo troppo bene fisicamente, ma mi sembra di parlare ancora
la sua lingua, signorina Potts: ho convocato la
stampa,»
ripeté, scandendo con ostentata lentezza quelle parole.
«E non ho
intenzione di ritornare sulla mia decisione. Mi accusavano di
"isolamento volontario"? Bene, quell'isolamento finisce
oggi,» concluse, attaccandosi di nuovo
alla bottiglia e
sprofondando nella sua poltrona in un gesto esausto, con la protesi
inferiore
distesa sul poggiapiedi.
«Se intende dare spettacolo ci sta
riuscendo benissimo anche ora. Spero solo che questo non sia il vero
se stesso,» gli fece notare pungente lei.
Tony scoppiò a ridere
del tutto a sproposito. Il rossore sulle sue guance non prometteva
nulla di buono.
«Mi spiace deluderla sempre, dev'essere di
famiglia,»
disse con voce impastata, poggiando la bottiglia di birra
rigorosamente vuota sul portabevande.
«Io esco,» annunciò
Pepper. «Credo di dover sedare una rivolta in corso alle
Stark
Industries, esplosa per colpa sua,» sottolineò
accusatoria.
«E
la stampa? Non mi fa compagnia?» chiese Tony, che si era
appena rialzato e
stava frugando attentamente nell'armadietto degli alcolici, pescando
infine una bottiglia di whiskey.
«Non è un mio problema se è
impazzito.»
«Non sono impazzito... esprimo me stesso. Magari tra
i giornalisti trovo qualcuno disposto ad ascoltarmi,»
commentò
acido, scoccandole uno sguardo astioso.
Pepper lanciò un'occhiata
eloquente alla bottiglia ancora per poco piena, esentandosi dal
rispondergli a tono.
«Benissimo. Conferenza stampa tra un'ora, signor Stark.
Buona fortuna.»
***
3 Aprile, 16:45, Villa Stark
Li
odiava tutti! Perché erano in casa sua? Ah, sì...
li aveva invitati
lui: dieci bottiglie di birra prima.
L'alcol stava per finire, o almeno quello
consumabile. E questo lo irritava ancora di più. Da qualche
parte
doveva esserci il cherosene per il suo aereo che avrebbe potuto
sostituire la penuria di alcolici.
Era sicuro che, sempre dieci
bottiglie prima, fosse riuscito ad articolare un discorso quasi
coerente
riguardo all'insensato accanimento del governo nei suoi confronti,
alle conseguenze disastrose che comportava l'assenza di Iron Man per
la sicurezza mondiale e al fatto che le sue protesi fossero
innocue. Tra la quarta e la quinta bottiglia aveva perso il filo e
si era trovato a parlare della chiara impotenza fisica e mentale di
Justin Hammer, passando per insulti più o meno espliciti al
Senatore
e a Knight, finendo poi col raccontare in tono melodrammatico il
voltafaccia di Rhodey. Poi era arrivato lo scotch e la cosa era
degenerata in una lagna da sbronza triste. Aveva totalmente
rinunciato a ritrovare un filo logico ormai perso tra i flussi
dell'alcol, rassegnandosi semplicemente a dar fiato alla bocca senza
più preoccuparsi di ciò che diceva.
«Signor Stark, a cosa si
deve questo suo improvviso ripensamento riguardo al non voler
rilasciare dichiarazioni?»
«Dovreste chiederlo al mio
subconscio, ma dubito che anche lui abbia delle risposte...»
biascicò prima di riattaccarsi spudoratamente alla
bottiglia.
«Signor Stark! Cosa può dirci delle sue protesi
biomeccaniche?»
«Ci vivo e convivo,» rispose lapidario.
«Stark,
quando ha intenzione di rivestire il ruolo di Iron Man?»
«Oh...
ho appeso l'armatura al chiodo.»
«Può volare con le sue
protesi?»
Tony ci pensò un po' sopra, lo sguardo annebbiato
dall'alcol:
«No. Ma ho le palle d'acciaio, baby!»
«Ha
qualche missione incombente che dovrebbe svolgere?»
«Tipo andare
in bagno?» rispose Tony, suscitando il riso tra i giornalisti
che in
realtà si sentivano abbastanza nervosi, considerando che
avevano
davanti un "supereroe" in grado di incrinare il vetro del
tavolo con una semplice pressione delle dita meccaniche. «No,
sul
serio, devo andare in bagno. Ma resisterò solo per
voi.»
"Dovrei
mettere un filtro all'armatura," pensò di sfuggita tra una
domanda e tre bicchieri di qualcosa che ormai aveva perso qualsiasi
sapore nella sua bocca insensibile.
«Ma lasciate che vi parli di
quel gran figo con la benda che si diverte a fare il despota con
me...» esordì, con un sorrisetto alticcio e una
vena di perfidia.
3 Aprile, 17:00, Helicarrier
Lo
schermo di controllo si spense con un sibilo al gesto stizzito di
Fury.
Il comandante della SHIELD si voltò verso la vetrata,
lasciando spaziare lo sguardo sulle nuvole, sulle quali viaggiava
silenziosa la portaerei volante.
"Quel gran figo con la
benda, eh?"
Lo avrebbe ammazzato con le sue stesse mani un
giorno di quelli...
«Agente, trovi un modo per risolvere
quest'altro macello, prima che mi salti anche
l'altro occhio.»
«Subito. Uso le maniere forti?»
«Le
più forti che abbiamo.»
Revisione effettuata il 03/03/2018
Note Delle Autrici:
Questo voleva essere un regalo di Natale ma... non ci è riuscito. Può essere un buon augurio per il nuovo anno, però... Augurio de che, non è dato sapere, viste le condizioni di Tony. Ma comunque!
Buon Natale (in ritardo) e Felice Anno Nuovo (visto che prima che aggiorniamo... uuuh! Sarà già il 2014! Quindi sono gli auguri per l'anno prossimo ancora u.u)
Dopo questi convenevoli.
Siamo consapevoli di essere abomini del genere umano per pubblicare così alla, perdonateci il francesismo, cazzo di cane, ma tra la fine della scuola, le vacanze e, prima, lo studio immane, non abbiamo avuto un minuto per scrivere. Ma siete sempre nei nostri cuori <3 (T: non nel mio *brontola*)
E insomma... questo capitolo. Beh, getta le basi per il prossimo, no? Perché sì, dal prossimo si rientra nel vivo. Lo sappiamo, abbiamo un po' trascinato quest'ultima parte della FF, ma considerate tutte le faccende legali e tecniche da risolvere, abbiamo svolto tutto anche troppo in fretta (vi siete salvati :D), ma adesso la fase di transizione è finita e prossimi capitoli... beh, BOOM! u.u
Sì, ci divertiremo tanto: ci sarà un po' (tanta) d'azione e tanto angst/fluff :3
Mentre Light lascia un polmone sulla tastiera [L: zto balissimo ç_ç] ringraziamo i prodi che sono arrivati fin qui senza rimanerci secchi, cioè chi ha aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite, chi ha recensito e chi ha semplicemente letto, in particolare: Rogue92, MissysP, Julyet_M, Sherlock_Watson, The_best_who_sing, DigiGaia, julialicious e Alley :)
Grazie a tutte e alla prossima (si spera in tempi umani)
BUONE FESTE!
Moon&Light
© Marvel