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Autore: ___MoonLight    27/12/2012    7 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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23

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.

Message in a bottle



"You accelerate
Stubborn in your anger
People living
And you keep crashing bottles 
To your god like he's gonna hear
What you say"


[V – About Wayne]





3 Aprile, 13:30, Tribunale di L.A.

«Sono in procinto di abbracciare il buddhismo per ritrovare la pace interiore...»
Ian fissava ormai privo di alcuna speranza Tony che battibeccava da almeno dieci minuti con Pepper. Magari lo avrebbe picchiato. Molto forte. Avrebbe voluto farlo lui, ma la sua etica di medico glielo impediva. Alla fine di tutta quella storia avrebbe sicuramente bruciato il suo giuramento di Ippocrate...
La sua visione di roghi e focolai fu interrotta dalla valanga di oscenità che uscì dalla bocca di Kyle:
«E io sono in procinto di calarmi le mutande e mettermi a novanta davanti a Knight, perché dato che la mia pace interiore è andata a puttane magari lui mi aiuta a ritrovarla!» gesticolò in preda al panico, o forse a un raptus omicida.
Ian sospirò, più scoraggiato di prima. Vedere Kyle così agitato lo preoccupava, ma era lieto che cercasse di mantenere un contegno, anche se a modo tutto suo.
«Direi che non c'è bisogno che ti sacrifichi, K, visto che hai appena riassunto perfettamente gli eventi di oggi... Knight sarà contento!» commentò Tony, distraendosi momentaneamente dal suo acceso dialogo con Pepper.
Fu ripreso dallo sguardo furibondo di quest'ultima, che sembrava voler nascondere qualsiasi traccia di senso di colpa dal suo volto. Dopo essersi offerta di partecipare attivamente al processo si sentiva responsabile per le conseguenze. Certo, senza di lei sarebbero colati a picco già da un pezzo, ma aveva tante di quelle cose da rimproverarsi da riuscire a malapena a tenerne il conto e...
"Oh, al diavolo il senso di colpa," pensò infine, stizzita.
Ne aveva passate troppe in quegli ultimi tempi e riteneva del tutto giustificabile essere infuriata con Tony, soprattutto se si ostinava a volersela prendere con chiunque come se tutto ciò che aveva combinato in quegli ultimi mesi fosse in qualche modo giustificabile. Lo tirò per il colletto, costringendolo a guardarla di nuovo in faccia. Lui scrollò le spalle, cercando di liberarsi da quella stretta improvvisa e assolutamente inaspettata: non era da Pepper alterarsi così e non ricordava di essere mai stato richiamato in modo fisico da lei. Quel gesto sembrò lasciare un'impronta, una sensazione di disagio tangibile che si annidò in lui, assieme a tutte le altre che si rimescolavano nella sua psiche già abbastanza disorientata. Percepì infine quanto profondamente fosse turbata e quanto lui, forse, avesse sottovalutato la sua situazione.
«Si può sapere qual è il suo problema?» gli intimò, senza lasciare la presa dalla stoffa.
Tony si rese conto in ritardo di essere sobbalzato come a una scossa elettrica e si affrettò a risponderle come se nulla fosse, aggiungendo una buona dose di sarcasmo nel suo tono:
«Oh, molti: le rispondo in ordine cronologico o alfabetico?»
«Può mantenere un briciolo di serietà, per una volta in vita sua?»
Pepper ritrasse la mano di scatto, come rendendosi conto di aver superato un limite, e Tony si risistemò il colletto con fare seccato.
«Non ne vedo il motivo,» ribatté, imperturbabile. «Abbiamo praticamente perso la causa, che senso ha "rimanere seri"? Avrebbe più senso ubriacarsi, a questo punto,» continuò con più veemenza, seriamente tentato dall'idea.
«Lei ha perso la causa, signor Stark. Non osi fare un bis dello scorso processo dando la colpa a chi cerca di difenderla!»
Il suo sguardo corse a Kyle, che si stava impegnando a fingere di non seguire la conversazione, che però a quel punto si rivolse a entrambi, chiaramente a disagio per essere stato tirato in mezzo:
«Virginia, ti ringrazio per prendere le mie difese, ma stavolta...»
Tony non lo fece concludere:
«Io non me la sto prendendo con lui,» continuò a fissare Pepper, senza la minima traccia d'esitazione.
A quel punto Pepper non ci vide più, ma al contrario di quanto Tony si aspettava – e forse sperava – non esplose in mille improperi furibondi. Il suo viso divenne semplicemente una maschera glaciale, ogni lineamento solidificato in un'espressione di pura ira, e fu come assistere al lento, quieto, ed inesorabile sgretolarsi di un iceberg, pochi istanti prima che la massa di ghiaccio impatti col mare sprigionando gigantesche colonne d'acqua. Tony si rese conto solo allora di non aver mai visto Pepper veramente arrabbiata. Si sarebbe volentieri risparmiato l'esperienza, ma era un po' tardi per pensarci.
Era sempre tardi per pensarci.
«Come si permette di dare la colpa a me dopo tutto ciò che ho fatto per aiutarla?» la sua voce era tanto calma e frigida da risultare innaturale.
Tony, al contrario, sentiva di nuovo montare quella rabbia calda e irrefrenabile che ottenebrava completamente ogni suo pensiero logico; voleva solo andare a casa, levarsi quei vestiti asfissianti di dosso, ingollare una decina di pasticche per smaltire la febbre, bere qualche litro d'acqua – magari anche qualcos'altro – e mettersi a dormire senza pensare a niente. Invece era bloccato lì su una maledetta sedia a rotelle, a discutere di faccende inutili su un processo inutile che riguardava cose inutili. Trattenne la tentazione di prendersi la testa tra le mani, ma ne sentiva veramente il bisogno, almeno per illudersi di poter contenere il magma di pensieri e timori che rischiava di straripare dalla sua bocca.
Lo lasciò invece traboccare:
«È lei che ha deciso di voler testimoniare in modo del tutto illogico!»
«Oh, immagino che sarebbe andato tutto a meraviglia, se non l'avessi fatto!»
«Magari non sarei passato anche per qualcuno che lascia allo sbando la sua azienda!»
«Perché, non è quello che sta facendo?»
«È impazzita? Non riesco neanche a camminare, come pretende che presenzi alle riunioni delle Stark...»
«Come pretende che io mi faccia carico di tutti i suoi problemi?»
«Io non ho preteso che lei si esponesse al mio posto!» Tony inalò una boccata d'aria, a corto d'ossigeno e parole. «Ha idea di come mi sia sentito quando si è offerta di testimoniare? O quando Knight l'ha accusata?» aggiunse, in tono involontariamente incrinato.
«Certo, dimenticavo che lei è sempre la vittima della situazione.»
«Non sarei la vittima, se lei avesse avuto più autocontrollo e non fosse balzata in piedi offrendosi come una martire...»
«Autocontrollo? Da che pulpito, detto da qualcuno che dà sempre spettacolo per il gusto di farlo e va a "concedere interviste" a...»
«Non ricominci con quella storia! Le foto sono state dichiarate false e la faccenda è chiusa!» urlò Tony con tutto il fiato che gli era rimasto, sentendo la testa che riprendeva a pulsargli così violentemente che per un momento credette di perdere i sensi.
Rimasero a fronteggiarsi, entrambi rossi in volto e furenti, ognuno barricato nella sua posizione, evidentemente senza nient'altro da aggiungere che potesse sbloccare la situazione.
Kyle e Ian si erano prudentemente defilati, risolvendosi ad aspettarli in corridoio e lasciandoli soli nella saletta d'attesa.
Tony, da un remoto angolo della sua coscienza ancora lucida, si chiese perché si stesse infuriando di nuovo con Pepper. Se l'era chiesto spesso, ultimamente, e ogni volta si era convinto di quanto fosse insensato farlo, sentendosi poi un essere infimo per quello che le stava facendo passare. Adesso, invece, si sentì in minima parte giustificato, quasi gratificato dal potersela prendere con qualcun altro oltre se stesso e per giunta con un valido motivo.
Iniziò ad accusare quel silenzio pesante, ma si costrinse a non romperlo, nonostante volesse solo liberare quella marea di rabbia inconsulta che continuava a riempirlo, incurante di quante volte cercasse di darle sfogo e liberarsene. Stava per farlo, deciso a infrangere tutto definitivamente, deciso a mettere un punto fermo a quella sfilza di azioni insensate che l'aveva portato in quella situazione, ma non vi riuscì. Improvvisamente, così come era salita, la marea si acquietò, lasciandogli una strana sensazione di vertigine e spossatezza che lo costrinse a chiudere l'occhio per domare i capogiri e i puntini luminosi che avevano preso a lampeggiargli davanti, oltre il velo di febbre.
«Tony?» la voce di Pepper era ancora alterata, ma stavolta celava una nota di preoccupazione che lo ferì più che se l'avesse insultato.
Sentì un peso gravargli sulle spalle e schiacciargli le parole in gola mentre si costringeva a riaprire l'occhio, riprendendo a guardare la donna con sguardo spento. Si rese conto che quel peso non sarebbe mai scomparso, a dispetto di tutto ciò gli altri facevano per lui. Come diceva suo padre?
"Sei irrecuperabile", gli risuonò in testa, anche a distanza di anni e anni.
Con tutta probabilità lo era sempre stato e adesso lo era più che mai, oltre ad essere guasto e rotto e completamente a pezzi. Fissò Pepper che, invece, oltre quella patina di rabbia e delusione, ancora sperava di poterlo aiutare in qualche modo, magari di aggiustarlo. Gli venne da sorridere amaramente. Era davvero stanco di continuare a illudere e deludere tutti.
Il suo volto diventò grave e quando parlò fu a malapena udibile, segno di quanto gli costasse pronunciare quelle parole:
«Sto solo facendo finta che vada tutto bene come al solito,» sbottò con frustrazione, ma la sua voce era esausta, priva della viva collera che aveva provato fino a qualche secondo prima, e non riuscì a sostenere lo sguardo della donna per più di qualche istante.
Si sospinse verso l'uscita prima che potesse rispondere, ma colse di sfuggita il suo volto attonito, coi limpidi occhi azzurri che lo fissavano nel tentativo di capire appieno cosa le avesse appena detto.
«Andiamocene. Sto soffocando, qua dentro,» si limitò a spronarla, raggiungendo infine Kyle e Ian, che parlottavano tra loro con voce bassa e preoccupata.
L'avvocato scosse la testa nel vederlo, ma evitò di commentare.
«Muoviamoci,» sospirò semplicemente, dirigendosi verso l'uscita del tribunale.
In quel momento, come se lo stesse aspettando, gli passò accanto Knight, che dopo avergli rivolto uno sguardo pungente accompagnato da un sorrisetto provocatorio lo superò rapidamente.
«Fai fatica a camminare, Kyle?» commentò, quando era già lontano.
«Mai quanto te, Julien,» ribattè prontamente il ragazzo, mentre un sorriso un po' perfido si disegnava sul suo volto.
Knight si voltò appena, ogni traccia di compiacimento scomparsa dal suo volto, e affrettò il passo. 
Ian diede un colpetto soddisfatto sulla spalla di Kyle, aiutandolo a raggiungere l'uscita.


***


3 Aprile, 15:40, Villa Stark

Le file di bottiglie allineate nel minibar sembravano disposte sull'attenti davanti al suo sguardo indagatore, e rilucevano alla fioca luce della lampadina. Due compatte casse di birra in lattina occupavano il piano inferiore, quasi troppo strette in quello spazio ridotto. Non ricordava di avere così tanti alcolici in casa, ma forse dipendeva dal fatto che non doveva aver bevuto più di una bottiglia di birra nel corso degli ultimi sei mesi. Anche una lattina, ora che ricordava, che era poi stata ridotta a un ammasso informe di alluminio.
«Sta intrattenendo una conversazione con le uova, signor Stark?» lo raggiunse la voce di Pepper, palesemente seccata dal fatto che Tony si fosse allontanato senza una parola non appena messo piede in casa, quando avevano tacitamente stabilito di "dover parlare", di nuovo.
I suoi sforzi per mantenere la calma erano ammirevoli. Fu facile vanificarli in meno di mezza frase:
«No, ma la birra sta cercando di dirmi qualcosa. La porto di là con me così ci confrontiamo meglio,» rispose pacato, afferrando una bottiglia e stappandola noncurante col pollice metallico.
Notevole: avrebbe potuto fare a meno di un'apribottiglie per il resto della vita. Dopotutto qualche lato positivo c'era. In fondo alla bottiglia, forse.
Tracannò con sollievo un sorso di birra e si stupì di aver quasi dimenticato il suo sapore in tutto quel tempo. Quando la abbassò, scoprì che ne era rimasta meno di metà, così la finì, ne prese un'altra dal frigo e si diresse in salone, dove Pepper, da quel poco che aveva registrato, aveva minacciato di staccare la corrente all'intera casa, laboratorio incluso, se avesse provato a toccare una goccia d'alcol.
Non aveva colto il resto del suo monologo, ma era certo includesse un'altra decina di divieti e altrettante "punizioni". Bevve con stizza un altro sorso, già iniziando ad accusare l'alcol che stava ingollando così velocemente a stomaco vuoto. Ma non aveva più tredici anni ed era stanco di essere trattato come tale: poteva bere tutta la birra che voleva senza paura di una tirata d'orecchie. E poi voleva davvero darle altri ottimi motivi per farla rinunciare a quella missione di salvataggio che si era autoimposta. Magari così avrebbe finalmente capito quanto fosse "irrecuperabile".
Entrò nel salone con passo svogliato, per quanto gli concedessero le stampelle, fingendo di non vedere Pepper che lo fissava invece con espressione impaziente, che si tramutò in furia pura quando notò la bottiglia che teneva in mano.
«Tony. Ha ascoltato una singola parola di quello che ho detto?» sillabò, incrociando le braccia in un sospiro.
Lui finse di pensarci su, poi rispose con un'alzata di spalle:
«Ho colto il senso generale: bere fa tanto male e non me lo permetterà. Ma lo farò lo stesso... Altro, "mamma"?»
Pepper sgranò appena gli occhi, incredula per quelle parole intrise di una fredda insolenza che non gli aveva mai sentito usare. Fece per parlare, con la netta impressione che la loro "sessione-chiarimenti" fosse appena andata a monte, ma Tony la anticipò, sovrastandola:
«Comunque, ho convocato la stampa. Per...» si fermò. «per mostrare il vero me stesso.»
Pepper ci mise più di qualche secondo per realizzare ciò che aveva appena detto, e quando finalmente riuscì ad articolare una risposta, fu in tono assolutamente sgomento:
«Lei ha fatto cosa?»
«Magari non sto messo troppo bene fisicamente, ma mi sembra di parlare ancora la sua lingua, signorina Potts: ho convocato la stampa,» ripeté, scandendo con ostentata lentezza quelle parole. «E non ho intenzione di ritornare sulla mia decisione. Mi accusavano di "isolamento volontario"? Bene, quell'isolamento finisce oggi,» concluse, attaccandosi di nuovo alla bottiglia e sprofondando nella sua poltrona in un gesto esausto, con la protesi inferiore distesa sul poggiapiedi.
«Se intende dare spettacolo ci sta riuscendo benissimo anche ora. Spero solo che questo non sia il vero se stesso,» gli fece notare pungente lei.
Tony scoppiò a ridere del tutto a sproposito. Il rossore sulle sue guance non prometteva nulla di buono.
«Mi spiace deluderla sempre, dev'essere di famiglia,» disse con voce impastata, poggiando la bottiglia di birra rigorosamente vuota sul portabevande.
«Io esco,» annunciò Pepper. «Credo di dover sedare una rivolta in corso alle Stark Industries, esplosa per colpa sua,» sottolineò accusatoria.
«E la stampa? Non mi fa compagnia?» chiese Tony, che si era appena rialzato e stava frugando attentamente nell'armadietto degli alcolici, pescando infine una bottiglia di whiskey.
«Non è un mio problema se è impazzito.»
«Non sono impazzito... esprimo me stesso. Magari tra i giornalisti trovo qualcuno disposto ad ascoltarmi,» commentò acido, scoccandole uno sguardo astioso.
Pepper lanciò un'occhiata eloquente alla bottiglia ancora per poco piena, esentandosi dal rispondergli a tono.
«Benissimo. Conferenza stampa tra un'ora, signor Stark. Buona fortuna.»




***

3 Aprile, 16:45, Villa Stark

Li odiava tutti! Perché erano in casa sua? Ah, sì... li aveva invitati lui: dieci bottiglie di birra prima.
L'alcol stava per finire, o almeno quello consumabile. E questo lo irritava ancora di più. Da qualche parte doveva esserci il cherosene per il suo aereo che avrebbe potuto sostituire la penuria di alcolici.
Era sicuro che, sempre dieci bottiglie prima, fosse riuscito ad articolare un discorso quasi coerente riguardo all'insensato accanimento del governo nei suoi confronti, alle conseguenze disastrose che comportava l'assenza di Iron Man per la sicurezza mondiale e al fatto che le sue protesi fossero innocue. Tra la quarta e la quinta bottiglia aveva perso il filo e si era trovato a parlare della chiara impotenza fisica e mentale di Justin Hammer, passando per insulti più o meno espliciti al Senatore e a Knight, finendo poi col raccontare in tono melodrammatico il voltafaccia di Rhodey. Poi era arrivato lo scotch e la cosa era degenerata in una lagna da sbronza triste. Aveva totalmente rinunciato a ritrovare un filo logico ormai perso tra i flussi dell'alcol, rassegnandosi semplicemente a dar fiato alla bocca senza più preoccuparsi di ciò che diceva.
«Signor Stark, a cosa si deve questo suo improvviso ripensamento riguardo al non voler rilasciare dichiarazioni?»
«Dovreste chiederlo al mio subconscio, ma dubito che anche lui abbia delle risposte...» biascicò prima di riattaccarsi spudoratamente alla bottiglia.
«Signor Stark! Cosa può dirci delle sue protesi biomeccaniche?»
«Ci vivo e convivo,» rispose lapidario.
«Stark, quando ha intenzione di rivestire il ruolo di Iron Man?»
«Oh... ho appeso l'armatura al chiodo.»
«Può volare con le sue protesi?»
Tony ci pensò un po' sopra, lo sguardo annebbiato dall'alcol:
«No. Ma ho le palle d'acciaio, baby!»
«Ha qualche missione incombente che dovrebbe svolgere?»
«Tipo andare in bagno?» rispose Tony, suscitando il riso tra i giornalisti che in realtà si sentivano abbastanza nervosi, considerando che avevano davanti un "supereroe" in grado di incrinare il vetro del tavolo con una semplice pressione delle dita meccaniche. «No, sul serio, devo andare in bagno. Ma resisterò solo per voi.»
"Dovrei mettere un filtro all'armatura," pensò di sfuggita tra una domanda e tre bicchieri di qualcosa che ormai aveva perso qualsiasi sapore nella sua bocca insensibile.
«Ma lasciate che vi parli di quel gran figo con la benda che si diverte a fare il despota con me...» esordì, con un sorrisetto alticcio e una vena di perfidia.

***


3 Aprile, 17:00, Helicarrier

Lo schermo di controllo si spense con un sibilo al gesto stizzito di Fury.
Il comandante della SHIELD si voltò verso la vetrata, lasciando spaziare lo sguardo sulle nuvole, sulle quali viaggiava silenziosa la portaerei volante.
"Quel gran figo con la benda, eh?"
Lo avrebbe ammazzato con le sue stesse mani un giorno di quelli...
«
Agente, trovi un modo per risolvere quest'altro macello, prima che mi salti anche l'altro occhio.»
«Subito. Uso le maniere forti?»
«Le più forti che abbiamo.»




 
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Revisione effettuata il 03/03/2018

Note Delle Autrici:

Questo voleva essere un regalo di Natale ma... non ci è riuscito. Può essere un buon augurio per il nuovo anno, però... Augurio de che, non è dato sapere, viste le condizioni di Tony. Ma comunque!
Buon Natale (in ritardo) e Felice Anno Nuovo (visto che prima che aggiorniamo... uuuh! Sarà già il 2014! Quindi sono gli auguri per l'anno prossimo ancora u.u)
Dopo questi convenevoli.
Siamo consapevoli di essere abomini del genere umano per pubblicare così alla, perdonateci il francesismo, cazzo di cane, ma tra la fine della scuola, le vacanze e, prima, lo studio immane, non abbiamo avuto un minuto per scrivere. Ma siete sempre nei nostri cuori <3 (T: non nel mio *brontola*)

E insomma... questo capitolo. Beh, getta le basi per il prossimo, no? Perché sì, dal prossimo si rientra nel vivo. Lo sappiamo, abbiamo un po' trascinato quest'ultima parte della FF, ma considerate tutte le faccende legali e tecniche da risolvere, abbiamo svolto tutto anche troppo in fretta (vi siete salvati :D), ma adesso la fase di transizione è finita e prossimi capitoli... beh, BOOM! u.u
Sì, ci divertiremo tanto: ci sarà un po' (tanta) d'azione e tanto angst/fluff :3

Mentre Light lascia un polmone sulla tastiera [L: zto balissimo ç_ç] ringraziamo i prodi che sono arrivati fin qui senza rimanerci secchi, cioè chi ha aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite, chi ha recensito e chi ha semplicemente letto, in particolare: Rogue92, MissysP, Julyet_M, Sherlock_Watson, The_best_who_sing, DigiGaia, julialicious e Alley :)

Grazie a tutte e alla prossima (si spera in tempi umani)

BUONE FESTE! 

Moon&Light



 



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