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Autore: Alkimia    28/12/2012    6 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Capitolo quattordicesimo
Sunshine and frost – part one


«Vuoi fare a botte, uomo di metallo?». Loki gli lancia uno sguardo altezzoso, poi smette di badare a lui e comincia a guardarsi attorno enfatizzando un'aria annoiata.
Tony deve reprimere l'impulso di assestargli un pugno su quel suo naso diritto da principino.
«Ho trovato il cervo. È qui, è tutto a posto» annuncia, parlando nell'auricolare, poi atterra davanti a Loki e fa scattare verso l'alto la visiera dell'armatura per poterlo guardare faccia a faccia.
«Eravate in pena per me? Quanta premura!» esclama il dio, sarcastico.
«Dovrebbe lusingarti tutto questo interesse. La tua discesa verso la follia non era cominciata con le carenze affettive?»
«Mi sembrava che si fosse giunti alla conclusione che non occorre tenermi in gabbia. Non siete i miei custodi e io non sono vostro prigioniero»
«No. Tu sei un latitante interspaziale che in un'altra circostanza sarebbe stato condannato per crimini contro l'umanità... o la galassia, quel che è».
Loki si liscia distrattamente il tessuto della casacca e scrolla le spalle,
«Chissà cosa direbbe l'umanità se sapesse che i Vendicatori piuttosto che vendicare scendono a patti con i mostri» mormora con finta leggerezza.
«Chissà cosa direbbe il sindacato dei mostri se sapesse che un suo egregio esponente è sceso a patti per il bene di una singola persona. Sarebbe scomodo se in giro si sapesse che hai un cuore» conclude Tony.
«Questa, signor Stark, è una supposizione affatto vostra».
La vocina nella testa di Tony è entrata in loop, ripete solo: non spaccargli la faccia, non spaccargli la faccia, non spaccargli...
Lui sospira e arriccia le labbra, poi lancia a Loki una lunga occhiata. Vorrebbe dire che più che una supposizione è una speranza, e che lui stesso ha fatto molta fatica per arrivare a partorire una simile idea, ma alla fine – e su questo anche gli altri sono tutti d'accordo – per quanto possano temere Loki e la sua attitudine all'intrigo, per quanto la cosa possa nauseare anche una mente aperta come quella di Tony, non possono sottovalutare quello che lui sta facendo per Nadia.
E adesso il suo cervello da genio miliardario si sta inceppando nel formulare pensieri che gli sembrano ancora difficili da contemplare. Ora Tony sta pensando che provare per un attimo a giocare a carte scoperte non può fare un soldo di danno, non al punto in cui sono arrivati, insomma, non con quello che bolle in pentola, non con quello che Fury gli ha costretto ad architettare.
«Sai, a volte ho pensato che non ce l'avrebbe fatta, Nadia intendo. L'ho pensato più spesso di quanto mi piaccia ammettere» dichiara, scuotendo il capo. «E non mi piace, non piace a nessuno di noi pensare che se uscirà da questa situazione sarà per merito tuo».
«Stai cercando di ribadire quanto mi disprezzi o è un modo contorto per dirmi che sei contento della mia presenza?»
«D'accordo, arrivo al punto. Se in quel tuo cuoricino ombroso c'è un briciolo di affetto per Nadia...».
Loki non gli lascia finire la frase, alza la testa di scatto e lo fissa furioso. Quello sguardo riporta alla mente di Tony la sensazione del vuoto nel quale stava precipitando, il rumore di vetri infranti e l'aria che gli sferzava impietosa il viso durante la caduta. Si sente sollevare – armatura inclusa – e senza capire come si ritrova a terra, Loki chino sopra di lui.
Come nel bosco, il giorno prima, solo che ora le posizioni sono ribaltate e tutto questo contatto sta diventando disturbante.
«Non provare a strapparmi promesse, meno che mai usando la ragazza» sibila il dio dell'inganno.
Tony ha un moto d'ira, una reazione di rabbia mista a una paura istintiva e viscerale che lo porta ad afferrare il bavero della casacca di Loki e a spingerlo con furia. Il dio vacilla e quasi cade all'indietro, ma riacquista quasi subito l'equilibrio.
«Non. Farlo. Mai. Più.» gli intima l'uomo quasi urlando, gli occhi sgranati dall'agitazione.
«Avrò le vostre teste un giorno. Questa è la sola promessa che riceverai da me, uomo di metallo» replica Loki sostenendo il suo sguardo. «Sii consapevole di ciò, oppure abbi il coraggio di farla finita adesso, condanna me – e la tua adorata Nadia».
Tony sente l'odio fargli ribollire il sangue. Ed è una sensazione del tutto nuova, non ha mai odiato davvero nessuno con tanta intensità, forse perché anche quando si è scontrato con altri nemici in passato sapeva di poterli contrastare, sapeva esattamente cosa fare. Loki invece è una scheggia impazzita, fuori dalla portata di qualsiasi arma o soluzione.
«O magari, figlio di puttana, sarò io ad avere la tua testa prima di quanto pensi» gli risponde, afferrandolo per i lembi della lunga casacca di pelle e velluto.
«Ehi! Tony, siete lì?». La voce di Nadia li chiama da lontano. I due si scambiano un ultimo sguardo astioso, poi Tony lo lascia andare con quanta più malagrazia gli è possibile.
Nadia spunta oltre l'angolo di un fabbricato.
«Ho ripescato il maestro Jedi» borbotta lui con un mezzo sorriso. Non c'è proprio motivo di turbarla.
«Siamo pronti?» chiede Loki. La ragazza annuisce.
Tony fissa con la coda dell'occhio il dio avvicinarsi a lei. Mentre reprime un moto di fastidio e un inopportuno gesto di protesta, non può fare a meno di notare quanto gli occhi di Loki perdano un po' di quella loro mostruosa freddezza quando parla con Nadia. Certe cose, certi sguardi o espressioni non possono essere finti, nemmeno dal dio della menzogna. E Tony davvero non riesce a capacitarsene, così come non riesce a capacitarsi del fatto che ora gli stia venendo da ricambiare il sorriso quasi contento che la ragazza gli sta rivolgendo.

*

Nadia si incammina verso l'ingresso della base dello S.H.I.E.L.D. con Loki che la segue svogliatamente e Tony che vola sopra le loro teste come un gigantesco piccione.
Non sa cosa aspettarsi da quella giornata, probabilmente che lei e il dio restino tutto il giorno chiusi in una stanza a fissare il muro mentre lui fa qualcosa di assolutamente incomprensibile con le sue arti magiche da alieno.
Appena varca la soglia dell'edificio, capisce che la giornata potrebbe essere peggiore delle sue più nere previsioni perché Nick Fury le si piazza davanti e le fa cenno di seguirla in un ufficio. Tony fa per andarle dietro, ma il direttore si volta e lo guarda torvo.
«No, a cuccia Stark!» borbotta, per poi chiudere la porta dell'ufficio alle spalle di Nadia.
La ragazza vede l'ombra di un sorriso alterare per una frazione di secondo il volto duro di Fury. Probabilmente erano mesi che aspettava di dire una cosa del genere a Tony. Il pensiero fa ridere anche lei, ma la risata non fa in tempo ad arrivare alle labbra che l'uomo la prende per un braccio e le infila qualcosa al polso. Il qualcosa in questione è una specie di bracciale che sembra fatto di caucciù, con una placca argentata nel mezzo.
«Mi stia bene a sentire» intima Fury, alzando l'indice con fare ammonitore. «Questo che ha al braccio è un rilevatore di posizione che contiene anche una minuscola ricetrasmittente. In qualsiasi momento noi sapremo dove si trova e in qualsiasi momento lei potrà mettersi in comunicazione con noi premendo il piccolo taso sul bordo. Non provi a toglierselo, potrei risentirmene».
Nadia sbatte le palpebre perplessa, spostando lo sguardo tra Fury e il bracciale super tecnologico. È diventata vagamente suscettibile rispetto alle cose che si allacciano sul polso e ha una mezza idea di stapparsi via quel coso anche solo per protesta.
«Pensavo volesse tipo chiudermi in una cella con Loki o qualcosa di simile« borbotta. «A che dovrebbe servirmi questo affare?».
«Signorina Berton, eppure mi dicevano che era una ragazza intelligente. Non ho intenzione di tenere lei e Loki chiusi qui dentro oggi».
Nadia vorrebbe ricordare a Fury come è andata a finire l'ultima volta che lui l'ha messa sotto pressione, ma minacciare il direttore dello S.H.I.E.L.D. dovrebbe avere come conseguenza qualcosa di simile a un biglietto di sola andata per una cella di isolamento a Guantanamo.
«Mi illumini, direttore Fury» conclude spazientita.
«Si prenda il suo amico omicida e lo porti a fare un giro a New York. Ha la mia benedizione»
«Ma non avrò mai quella di Tony... e comunque, che sta dicendo? Di solito cercate di tenerlo sotto vetro come un filetto di sgombro»
«In realtà sono giorni che Loki va e viene come gli pare. Oggi voglio che vi leviate dai piedi tutti e due, ha il suo bel rilevatore di posizione, avrà anche una scorta ma non vi accorgerete di essere seguiti a meno che non accada qualcosa. Ha organizzato tutto Barton, quando Rogers ha detto che non voleva starvi appresso tutto il giorno insieme a Thor e all'agente Romanoff».
Nadia si gratta una tempia come se cercasse di dare una piccola scossa agli ingranaggi del cervello. Nick Fury ha speso tempo e risorse dello S.H.I.E.L.D. perché lei e Loki potessero fare una passeggiata per New York e addirittura gli Avengers si sono rifiutati di accompagnarli in prima persona!
Che Fury sia ammattito dal giorno alla notte può essere un'idea vagamente probabile, che tutti gli altri abbiano smarrito la ragione di punto in bianco non è possibile.
«Cosa c'è sotto?» domanda la ragazza, accigliandosi. Avrebbe potuto anche chiedere: per che cosa mi state usando? Ma non riesce a pensare che i suoi amici permettano a Fury di usarla per qualcosa a sua insaputa. Poi le balena nella mente un'altra domanda ancora: per che cosa state usando Loki?
Le labbra serrate del direttore dello S.H.I.E.L.D. sono una risposta molto eloquente a qualsiasi quesito lei voglia porre. Lui non le dirà niente.
Fury apre la porta dell'ufficio, mettendo il definitivo punto di conclusione al discorso.
Sul margine del bracciale con il rilevatore c'è, minuscolo, il logo delle Stark Industries e quando Nadia esce dalla stanza non può fare a meno di lanciare un'occhiata in cagnesco a Tony.
«Ne so meno di quanto vorrei, Colombina» le mormora lui all'orecchio. «E mi piace meno di quanto possa tollerare».
Il tono davvero mortificato della voce dell'uomo la fa ammorbidire.
«Non so se Fury ha paura che Loki mi possa far del male, o che io possa farne a lui« dice sarcastica, cercando di mitigare quell'attimo di tensione.
Ha idea che sarà una lunga giornata.

Nadia raggiunge Loki in quella che si potrebbe definire la sua camera. Il dio è in piedi in mezzo alla stanza a fissare degli abiti piegati accuratamente su una sedia.
«Quelli sono... jeans?!» esclama la ragazza, stupita.
Loki inarca un sopracciglio,
«È così che si chiama quel tessuto? Sperano che indossi quella roba, a quanto pare»
«Sì, la notizia è che dobbiamo andarcene a spasso. Scegli tu se considerarla buona o cattiva».
Il dio sbuffa e distoglie lo sguardo dai vestiti con aria sdegnata. Incrocia le braccia sul petto e fa qualche passo avanti e indietro nella stanza.
«Tu come la consideri?» domanda, mellifluo.
Nadia scrolla le spalle,
«Qualcosa dovremo pur fare. E ho dimenticato a casa la rivista di cruciverba».
Sul volto di Loki passa un fremito di irritazione e lei lo vede serrare i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, tanto che per un attimo ha paura. Paura che lui possa voltarsi verso di lei e guardarla in quel suo modo gelido e urlarle che è tutta colpa sua, che è a causa della sua fragilità da umana se adesso si trova lì a fare la marionetta nelle mani dello S.H.I.E.L.D. Ha paura di sentirgli dire quelle cose, perché sa che sono vere, anche se non è stata lei a innescare quella situazione assurda, si sente comunque responsabile, il senso di colpa nei confronti di Loki le è piombato addosso tutto insieme il giorno in cui lui è ricomparso nel bosco e da allora lei non è riuscita a fare niente per liberarsi di quel fardello. Gli ha chiesto scusa, ma quella richiesta di perdono non ha ancora ricevuto una vera risposta e più di una volta Nadia si è ritrovata a domandarsi se quello che Loki sta facendo lo stia davvero facendo per lei o solo perché deve, costretto dalle circostanze e dai suoi scopi e interessi personali. E quell'ulteriore costrizione di passare del tempo con lei secondo regole imposte dallo S.H.I.E.L.D. dev'essere proprio la goccia che fa traboccare il vaso.
«Immagino che sia sciocco e infantile star qui a opporsi per partito preso, no?» dice il dio, strappandola alle sue riflessioni.
Nadia solleva lo sguardo e si accorge che lui la sta fissando probabilmente da lunghi secondi, che deve aver registrato il fatto che la sua aria si è incupita e che lei si è morsa le labbra a sangue – se ne accorge solo ora, sentendo il sapore ferruginoso sulla punta della lingua.
Non può fare a meno di guardarlo con una punta di stupore. Ci sono stati dei momenti in cui il significato dei gesti o delle parole di Loki le era perfettamente chiaro, in cui lei riusciva a coglierne ogni sottinteso e ogni tentativo di imbastire una menzogna; adesso invece non capisce. Non capisce se lui si sia arreso a quell'ennesima forzatura per alleggerirle il morale o se quel gesto di pura gentilezza in realtà non serva a nascondere qualche trama mostruosa che sta architettando.
«Però quei vestiti non li indosso» conclude Loki, uscendo. Mentre attraversa nervosamente l'uscio della stanza, Nadia coglie di sfuggita il baluginio dorato che emana quando la sua tenuta da principe asgardiano lascia il posto a qualcos'altro.   

*

Automobili. Le detesta, sono claustrofobiche ed emettono quel dannato fumo pestilenziale.
Mentre se ne sta seduto sul sedile posteriore di quel taxi, Loki pensa che gli piacerebbe molto andare a cavallo, saltare in sella a uno stallone e correre in una radura a perdita d'occhio. Ma dubita che ci siano radure a perdita d'occhio in quel posto e non è nemmeno del tutto sicuro che ci siano i cavalli.
Le sue ambizioni di mesi prima dovevano essere piuttosto mediocri se il suo scopo era quello di diventare re di quel mondo così misero.
Oh, certo, lui non ambiva solo a un titolo regale e alla conquista. Voleva molto di più. Voleva distruggere Thor e lavare via con il sangue la sua rabbia. E lo vuole ancora, anche se non ci pensa con la stessa maniacale intensità di prima.
«Comunque, i jeans non ti sarebbero stati male» dice Nadia con un mezzo sorriso. «E poi vestito in giacca e cravatta mi fai sfigurare».
Loki sta per rispondere qualcosa, ma il conducente del taxi sorride dallo specchietto retrovisore.
«Non si preoccupi, signorina. Lei non sfigura affatto» dice in un tono odiosamente confidenziale. Quell'individuo insulso sembra avere una gran voglia di parlare. Quando sono saliti ha scambiato delle battute con Nadia e lei ha persino ridacchiato.
«Grazie» risponde la ragazza, con un sorriso.
«Non ti facevo così civettuola» le dice Loki all'orecchio.
Lei gli scocca un'occhiata insofferente,
«Non puoi fingere di essere una persona normale, per una volta?» gracchia con un sospiro.
«Non saprei proprio da che parte cominciare».
Il traffico cittadino è più irritante, assorbito dal chiuso di quella scatola di metallo su quattro ruote. Guarda Nadia con la coda dell'occhio e si domanda come si sia adattata a quel posto, così diverso dalla sua placida città sull'acqua, ingombra solo di turisti e piccioni. Sono stati loro, i Vendicatori? È per merito del loro asfissiante affetto se la ragazza patisce così poco la nostalgia e non sembra soffrire per il vivere in un luogo tanto diverso da quello a cui è abituata? Davvero l'affetto può fare tanto, essere così taumaturgico?
Domande sciocche! L'affetto è solo una parola... Thor millanta un affetto sconfinato nei suoi confronti eppure è inutile, Odino giurava di amarlo come un figlio, ma mentre era in bilico con il vuoto sotto i suoi piedi tutto ciò che ha fatto è stato dirgli che no, lui non era abbastanza, che aveva fallito, che era sempre stato in errore.
«Loki?». La voce di Nadia lo riporta al presente e lui si accorge di avere le unghie conficcate nella stoffa ruvida del sedile. «Siamo arrivati, andiamo».
Scende dal taxi per ritrovarsi su un marciapiede affollato, all'ombra di alti palazzoni. Vede la propria immagine riflessa nella vetrina di un negozio e si rende conto che forse Nadia ha ragione, fanno uno strano effetto vestiti in modo così diverso – ma non è assolutamente necessario esprimere questo pensiero ad alta voce.
«Dio, avresti proprio dovuto metterteli quei jeans!» esclama Nadia. Anche lei sta guardando il loro riflesso, poi all'improvviso si volta e gli tira via la sciarpa di seta verde e dorata, la indossa arrotolandola attorno al collo e la sistema nella scollatura del soprabito che chiude fino all'ultimo bottone, si ravviva i capelli con la mano e spia di nuovo il riflesso. Non sembra del tutto soddisfatta ma sembra approvare l'immagine più di prima.
La gente che lo sfiora, gli taglia la strada o gli rallenta il passo lo irrita e lo fa sentire un po' frastornato, tanto che mentre si mettono in coda davanti a un attraversamento pedonale, Loki ha quasi l'impulso di prendere Nadia sottobraccio per paura di perderla in mezzo a quel caos.
«Qual'è la tua teoria? Perché tu hai una teoria, suppongo, sul fatto che Fury ci abbia spediti a spasso» chiede lei.
«Non ho una teoria, ho una supposizione che immagino essere esatta» le risponde. «E credo che valga lo stesso per te».
Nadia sorride, con quel fare furbesco e saputo, e per una volta il dio è contento che non sia per una cosa che ha compreso riguardo a lui.
«Mi stanno mettendo alla prova» continua Loki. «È oltraggioso che credano che io non abbia capito di essere seguito da un crocchio di tirapiedi di Fury. Ad ogni modo, non capisco il perché di tutte queste moine e questi sotterfugi».
La ragazza sembra un po' stupita del fatto che lui si sia accorto della piccola scorta che gli hanno messo alle calcagna, nemmeno lei l'ha notata.
«Magari Fury vuole... non so, adottarti in qualche modo» azzarda lei.
Loki sgrana gli occhi,
«Adottarmi. Ci hanno già provato, è stato un disastro» dice. E poi si mette a ridere, una risata bassa, composta, che suona quasi come un fruscio. Non è tanto il ridere che lo sorprende, quanto il fatto che a suscitare la sua ilarità sia stata una battuta sciocca sulla peggiore tra le molte spine conficcate nel suo fianco.
La leggerezza non è mai stata una sua caratteristica, non lo è nemmeno ora. Ma mentre la risata si spegne e il verde del semaforo lampeggia sopra la sua testa, Loki si rende conto del fatto che la rabbia pulsante che gli martella nel petto può essere placata, anche solo per un po', che può farlo ed è giusto che ci provi, per se stesso, per sopravvivere e non soccombere al peso del proprio dolore, come quella volta quando scelse il vuoto e l'oblio lasciandosi cadere giù dal Bifrost.
È sopravvissuto a quella caduta e a molte altre, ma non può sempre sperare nella sorte che gli sconvolge i piani e che lo salva dalla distruzione all'ultimo minuto. L'odio e la rabbia sono la sua ragione per proseguire sulla strada che ha scelto, non ha rimpianti, ma dopo tutto quello che ha passato, capisce che non possono essere gli unici fili a trattenerlo dal crollare su se stesso come un castello di carte.
«Non capisco,» dice Nadia, quando arrivano sul marciapiede dal lato opposto della strada, «hai detto che avevi bisogno di passare del tempo con me per capire meglio la questione dell'energia. Come fai, in mezzo a tutta questa confusione?».
Oh giusto. Quello è stato un tiro mancino piuttosto basso. Dannazione, ha mentito meglio e per motivi più importanti in altre circostanze!
Non gli serve capire più di quanto già sa sull'energia della pietra. Gli serve semplicemente assorbirla, ora che non ha ancora pianificato nulla per il suo futuro ha bisogno di fare appello a tutte le risorse disponibili. Per questo ha voluto passare del tempo con lei. Non prova alcun rimorso per quel piccolo inganno, che comunque non infrange la promessa – fatta a chissà chi, poi – di non farle del male.
«Immagino dovrai scrivere una nota di reclamo a Fury» si limita a rispondere.
«Quindi noi stiamo solo... passeggiando? Tutto ciò non ha niente a che vedere con te che studi l'energia?»
«Ti ho detto che risolveremo la cosa. Tu hai detto che ti fidi di me«.
Lo sguardo di Nadia sembra gridare: cerca di non farmene pentire!
Loki vorrebbe specificare che lui non l'ha mai delusa. Ma si rende conto di non sapere se è del tutto vero.
Non importa, non importa. Come ha detto più volte a se stesso, non è lì per la felicità della ragazza e nemmeno per la propria.
Nadia sta dicendo qualcosa a proposito di fermarsi per mangiare, ma poi le squilla il cellulare.

*

Sta per proporre che quel bar all'angolo potrebbe essere un buon posto per uno spuntino di metà mattina, si è accorta di avere un po' fame. Poi le squilla il cellulare e, molto candidamente, immagina che sia Tony che vuole accertarsi che sia viva o che non stia progettando di fuggire con Loki alla conquista dell'universo, e invece è Mike.
Nadia resta un attimo a fissare il display del cellulare, poi guarda Loki, poi di nuovo il display. Alla fine si decide a rispondere.
«Ehi! Come va? Stai bene?» domanda il ragazzo nella cornetta. Dei del cielo! Aveva detto che lo avrebbe chiamato ieri e non lo ha fatto.
«Ciao. Sì, sì, sto bene»
«Sei per strada? Ti va se ti raggiungo per un caffè?».
Cazzo!
Giusto perché il suo senso di colpa non era già abbastanza martellante. Nadia si sente a disagio a causa di Mike, perché lo ha lasciato in sospeso, perché gli ha chiesto di aspettare un domani in cui lei potrà decidere cosa fare del loro rapporto, ma ci sono troppe cose tra loro e quel domani, talmente tante cose che più che un domani sembra essere un mai. E se lei lo sa, allora perché non glielo dice? Perché è una codarda e non sa rinunciare a lui, al fatto che qualcuno riesca a farla star bene e a trattarla da persona normale, senza gratitudine ingombrante di mezzo, senza sentimento di protezione o complesso da fratello maggiore.
Mike è sempre stato il suo unico punto di contatto con la normalità. Reciderlo richiede una forza che ora lei sa di non possedere, ha provato a spiegarglielo e, contro ogni previsione, lui ha capito, le ha detto di non preoccuparsi, che può prendersi tutto il tempo che le serve. E ora lei dovrebbe essere onesta e dirgli che non c'è niente da aspettare, perché comunque vada... comunque vada, non è giusto, non può stare con qualcuno come se fosse una medicina. Dovrebbe dirglielo, dovrebbe smettere di cercare la sua mano quando passeggiano insieme, dovrebbe fare tante cose...
«No, Mike, mi dispiace, devo rientrare e poi accompagnare Tony a sbrigare una commissione e... sono un po' incasinata in questi giorni«. Dovrebbe anche smettere di raccontargli tutte quelle bugie. «Ma... ma ci vediamo al party, la prossima sera».
«Posso resistere» dice la voce di lui, scherzosa e rassicurante, nella cornetta, «ma solo se mi prometti un ballo».
Nadia sente di star arrossendo. Non le sembra il caso di parlare di queste cose davanti a... dove accidenti è andato?!
Cerca Loki con lo sguardo, in mezzo al viavai, e non presta attenzione a quello che Mike le sta dicendo a proposito di quanto sia noioso stare alle Stark Industries ora che non ci sono più i reattori Arc e che il progetto sul quale lavorava come tirocinante assieme a Pepper è stato messo in standby.
«Oh, sì... immagino sia una vera noia... sarà tipo un trascinarsi da una pausa caffè all'altra... non ti invidio nemmeno un po'... Mike! Io devo... devo chiudere! Sto per prendere la metropolitana e sai, di sotto non c'è campo»
«Stark ti fa viaggiare con la metropolitana? Pensavo avessi un autista!».
Nadia sbrodola una lista di tutte le parolacce che conosce, mimandole solo con le labbra, e si batte una mano sulla fronte. Ecco perché non si dovrebbero dire le bugie.
«L'autista si è dato malato. Devo proprio scappare, scusa... scusami. Ci vediamo al party»
«Ok, ci vediamo. Stammi bene».
La ragazza vorrebbe mettersi a gridare, gettare il cellulare per terra e pestarlo sotto i piedi fino a farlo diventare polvere. Ma non può, deve ritrovare Loki, che ha avuto la brillante idea di sparire.
Lo vede all'improvviso, tra le spalle di due passanti e poi scompare di nuovo, ingoiato dalla confusione delle strade di New York all'ora di punta.
Maledice Nick Fury e le sue brillanti idee. E maledice se stessa mentre corre nella direzione in cui lo ha visto sparire l'ultima volta. Poi, all'improvviso, semplicemente gli va a sbattere contro.
«Ti avevo perso» sbraita.
«Io no» risponde lui. «Sembrava una telefonata importante, pensavo avessi bisogno di riservatezza».
A Nadia basta guardarlo un attimo in viso per rendersi conto che si sta prendendo gioco di lei, che quasi certamente ha fatto uno dei suoi trucchetti da illusionista.
«D'accordo, Hudini. Adesso andiamo a mangiare qualcosa, così se ho la bocca occupata evito di prenderti a parolacce».  





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Note:

A proposito di Loki in questo capitolo e nel prossimo: io ho una mia “visione”... nel dvd di Thor c'è una scena tagliata di un dialogo tra Thor e Loki prima della mancata incoronazione, io odio il regista per averla tagliata perché quella è forse l'unica scena che mostra Loki in un momento di calma (apparente) e normalità. E Loki in un momento di calma e normalità è un tipo anche piuttosto gradevole e simpatico, è su questo che ho basato certi momenti di questo capitolo e del precedente. Spero non vi sia sembrato troppo OOC perché io ho seguito quella “visione”.

Chiedo scusa del terribile ritardo nel rispondere alle recensioni. Sono stata via per le feste e tra viaggio e preparativi per il suddetto è stato il CAOS! Ma non mi sono dimenticata di voi, come potrei? **
(e appena digerisco i vari cenoni e pranzoni torno anche a leggere, recensire e comportarmi da persona più o meno normale, giuro...).

Ci leggiamo venerdì con l'aggiornamento.

 Per curiosità o domande sulla fanfiction, la vita, l'universo e tutto quanto: HERE

OMO! (Oh my Odin!) è l'ultimo aggiornamento del 2012. Mi sembra ieri quando sono uscita dal cinema dopo la visione di The Avengers... buon anno nuovo a tutti!

happy holidays from Tony Stark

(sì, era NECESSARIO l'inserimento di QUESTA cartolina!)

 
   
 
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