Neither snow, nor rain, nor heat, nor gloom of
night..
Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della
notte
possono fermare i corrieri sulla via reale.
Erodoto – V secolo
a.C.
Parte 21
Buffy percepì
una
sensazione di vuoto, alla bocca dello stomaco. Sono io la madre di Connor, pensò. Lo
seppe ancor prima che lui lo dicesse. La sensazione di vuoto che sentiva, era
dovuta alla consapevolezza, di aver perso, forse per sempre, qualcosa di
immensamente bello. Si stupì di sentire Connor che usava i verbi al presente.
C’era forse ancora qualche speranza per loro?
“Tutto è cominciato con le foto di tuo padre e di te
bambino. Le hai guardate e hai trovato che fossero sbagliate. Beh, anche a me, quelle foto
mettono inquietudine. Per questo mi chiedesti perché i vampiri comparissero in
foto.. io ho dimenticato di parlarne con Giles, ma lo farò.. lo farò
sicuramente.. ho bisogno di prove concrete, capisci Connor? Non è perché non mi
fido di te.. non è questo”
Connor annui, avvicinandosi a lei. “Si è così” Buffy
continuò a parlare. Tentò di non soccombere all’emozione, ma era maledettamente
difficile.
“Poi hai visto altre foto, sempre di te bambino. Con
te, anziché tuo padre, questa volta c’era invece tua.. madre. È stata lei a
mettere le vostro foto sulla specchiera? Non lo sa che quello è un pessimo modo
di conservare i ricordi? le foto ingialliscono ..e sbiadiscono ..e nessuno
ricorderà più quei momenti ..la memoria umana non è eterna ..i nostri ricordi
devono essere custoditi come un prezioso tesoro”
Ormai le lacrime scorrevano libere. Nulla avrebbe
potuto fermarle. Neanche l’abbraccio di Angel che arrivò subito. “Buffy.. ti
prego.. va tutto bene, shhh.. va tutto
bene..”
Connor la chiamò. Lo fece sottovoce, perché non
riusciva a credere che lei piangesse per colpa sua. L’aveva vista altre volte
emozionata e triste, ma era la prima volta che vedeva le sue lacrime, ed era una
cosa insopportabile. Guardò suo padre in cerca d’aiuto e lui gli sorrise. Era
anche la prima volta che li vedeva abbandonarsi in un gesto così intimo. Non che
si fossero mai nascosti da lui, ma non ricordava di averli mai visti, così
strettamente abbracciati. Pensò che fosse una visione bellissima. Ancora una
volta, ricordò le parole del nonno e ancora una volta lo aiutarono a
comprendere.
Questa
realtà è solo un riflesso della tua vera esistenza, ma non per questo è meno
vera. Adesso, come nel futuro che ti attende, tuo padre e tua madre, ti amano
più di qualsiasi altra cosa al mondo.
“Lei lo sa, Buffy. Mia madre sa quel che fa e lo fa
per una ragione. Io non la conosco ancora così bene. Lei però sa che i ricordi
sono importanti..”
Grazie al nonno, trovò il coraggio di parlare con sua madre in modo più confidenziale, e
pensò che fosse stupefacente. Si emozionò molto. Proteggere sua madre, lo appagò
profondamente.
Buffy gli sorrise. Sciogliendo l’abbraccio in cui
Angel ancora la tendeva stretta, lo prese per mano e lentamente si avvicinarono
a loro figlio.
“Sei davvero sicuro di non conoscerla?” disse Buffy.
“Io credo che tu la conosca bene invece. Forse molto meglio, di quanto lei
conosca sé stessa. La stai proteggendo dal qualcosa, non è vero? Tu sai perché
tiene quelle foto esposte in bella vista. Sono lì per te, ma non solo per te..
sento che c’è dell’altro, Connor. Sento che tu non mi stai dicendo tutto ..e
sento che stai proteggendo entrambi i tuoi genitori..”
Connor annuì.
“Lei vuole che siano visibili anche a qualcun altro..
non solo a me.. lei spera che quelle foto.. possano essere utili per.. per mio
padre. Lei.. lei vive solo per noi due.. per me e papà.. ed è sola, molto
sola..”
“Lui non è li con voi?” chiese ancora Buffy.
Connor abbassò lo sguardo. Sentì che non doveva
spingersi troppo oltre, non poteva rivelare tutto.
“No, lui non è con noi.. non proprio..” disse con un
fil di voce, ma ora non poteva continuare a parlare. Anche se avesse voluto, non
ci sarebbe riuscito.
Buffy annuì e non insistette oltre. Era tardissimo, e
tutti e tre erano stanchissimi. Solo poche ore prima, erano stati spettatori
degli orrori che la W&H, aveva in serbo per loro. Connor aveva rivisto
Daniel Holtz, ed era sicuramente ancora molto turbato. Questa loro ultima
conversazione, non era stata certo priva di emozioni. Pensò che Connor, avesse
bisogno assolutamente di dormire.
“Credo sia meglio andare a nanna.. che ne dici? Tu
dormivi già da prima, ma qualcosa ti ha svegliato..”
Sorrise e finse di fare la burbera, ma non ci riuscì.
Forse dipendeva dal fatto che invece
avrebbe voluto abbracciarlo?
“E giusto perché tu lo sappia, signorino.. sappi che
non è facile ingannare me, quindi non provarci, ragazzino. So che non sono state
le nostre voci a svegliarti. È stato un brutto sogno, non è vero?”
Connor sorrise e annuì. Prima di uscire dalla sua
camera, Buffy disse solo “Buonanotte” poi corse fuori, non voleva piangere
davanti a suo figlio, non di nuovo.
Angel invece rimase ancora qualche istante. Lo guardò
infilarsi sotto le coperte e si avvicinò a coprirlo meglio. “Papà..” Lui si
chinò a baciargli la fronte “No Connor.. non c’è bisogno di dire niente. Ora..
non saprei davvero che dire.. lasciami un po’ di tempo per metabolizzare tutte
queste.. queste nuove cose che.. ho solo bisogno di un po’ di tempo, d’accordo?”
Connor aveva il terrore, che lui non avesse capito,
ciò che aveva appena rivelato, ma Angel lo rassicurò.
“All’inizio.. ho avuto davvero paura che tu stessi
perdendo il senso della realtà. Però.. poi ho capito. Io ti credo Connor, dico
davvero. Ti credo, figliolo.. ho solo bisogno di dormirci su, e anche tu.. va
bene?” Lo baciò ancora sulla fronte poi chiese “Vuoi che resti qui finché non ti
addormenti? Immagino ci fosse Holtz nel tuo incubo.. ma non devi aver paura di
lui. Non riuscirà più a portarti via da me. Da noi.. da me e da tua madre.. non
questa volta” Connor lo abbracciò ancora una volta. Non era possibile dire
quanto amasse suo padre. “Lo so papà.. dai, vai da Buffy ora.. lei era.. era
triste, credo.. e ha bisogno di te..”
Angel era ormai quasi fuori dalla porta, quando Connor
lo richiamò “Papà? Aspetta..”
Tornò subito da lui. “Sono qui, tranquillo.. sono
qui”
“No.. volevo solo
chiederti una cosa.. non ho capito bene quello che ha detto Buffy sulla
W&H. Come avete capito che stanno
bleffando? Io.. insomma, prima non scherzavo sul fatto che Holtz è molto più
minaccioso di te.. e ti assicuro che quello era proprio lui. Ho sentito il suo
odore, ho sentito il suo odio.. non stava bleffando.. le sue minacce erano
vere..”
“Connor.. non sono sicuro che parlare di questo, possa
conciliare un buon sonno” Sorrise per smorzare la tensione. “In genere.. si
raccontano le favole, per far addormentare i
bambini..”
“Papà.. lo sai
che.. la maggior parte delle favole, che si raccontano ai bambini, spesso sono
terrificanti? Ai bambini piace.. a loro piace quando l’Orco cattivo, viene preso
a calci nel sedere dal principe azzurro.. beh, anche dalla principessa. Io ne
conosco giusto una, che.. che è in grado di farlo.. certo, è una favola un po’
strana ..e comincia così. Per ogni generazione c'è una principessa.
Una sola ragazza in tutto il mondo. Lei sola si
ergerà contro i vampiri, i demoni, e le forze delle tenebre. Lei è la
prescelta..”
Angel annuì ridacchiando. “D’accordo.. va bene. Ho
capito, mi sa che tu non hai sonno, giusto?” sorridendo continuò. Ora però, era
più serio “Non siamo certissimi che la W&H stia bleffando, ma Buffy, la principessa..” fu Connor a sorridere
adesso, mentre Angel continuò a parlare “..ma Buffy ha notato, che in quella
macabra sfilata dei nostri vecchi nemici, mancava qualcosa.. o meglio.. mancava
qualcuno. Chiunque conosca, anche solo un po’, la nostra favola, sa che quel qualcuno,
doveva essere presente. Invece no, non c’era. Una semplice dimenticanza? Buffy
crede di no e io penso che abbia ragione..”
La voce di suo padre era appena sussurrata e Connor
pensò, che fosse quasi.. come se gli stesse davvero raccontando una favola, di
cui voleva conoscere il seguito.
Si sentì piccolo nella sua curiosità, ma adesso non
gli importava.
“Chi? Chi
mancava?”
Angel, per un attimo parve indeciso, ma poi lo guardò
negli occhi e rispose alla curiosità di suo
figlio.
“Angelus”
Connor annuì. Era verissimo, perché lui non l’aveva
notato? Quando Holtz era nelle vicinanze, Connor perdeva il suo senso critico.
Per questo aveva paura. In effetti, aveva paura più di sé stesso, che di Holtz.
Anche in questo era simile ad Angel, perché anche lui, in fondo, aveva paura di
una parte di sé. Angelus.
“Lui è il nostro peggior nemico” Continuò Angel. “Mio.
Di Buffy, e anche il tuo. Ci ha divisi per così tanto tempo. Parlo proprio di
noi tre, non solo di Buffy. Noi tre eravamo lontani, e Angelus ne era la
causa”
“Ho capito, papà.. e credo che Buffy abbia ragione.
Grazie per.. anche per questo.. insomma, grazie per non avermi trattato come un
ragazzino..”
Angel gli sorrise. Era assolutamente certo, che avesse
capito. Mio figlio, è un ragazzo
sveglio, pensò. Sorrise a se stesso per il gioco di parole. “Ora cerca di
dormire un po’.. ok?”
Uscì richiudendo piano la porta, ma vide che Buffy era
li fuori ad aspettarlo.
“Dorme?” chiese sottovoce. Angel scosse la testa “No”.
Lei entrò nella stanza. Ad Angel
disse solamente,
“Ho bisogno di parlare da sola con lui. Solo un
momento” Lui la guardò intensamente negli occhi, era un po’ a disagio, ma poi le
sorrise “Si, va bene”
Buffy entrò nella stanza in punta di piedi. Non voleva
spaventarlo, poi si sedette sul letto.
“Ancora sveglio? I brutti pensieri non aiutano, io lo
so bene.. e so anche, che spesso sono pensieri sciocchi, che non hanno alcuna
ragione di esistere. Sono solo trappole mentali, che ci auto costruiamo, ma
spesso non hanno alcuna consistenza. Io e tuo padre, siamo dei veri maestri in
quest’arte.. ora mi scoccerebbe parecchio, se questa cosa fosse.. ereditaria.
Insomma, passi il colore degli occhi, i capelli lisci e questo naso a patata, ma
spero di non averti trasmesso questa cosa di.. beh no.. ora che ci penso..
questa cosa di rimuginare non è mia..” Ridacchiò commossa “..per quello devi
ringraziare il tuo papà”
“Buffy”
Connor non riuscì più a trattenere le lacrime e come
prima aveva abbracciato Angel, adesso abbracciò sua madre. Non era la prima
volta che accadeva. Era però la prima volta, che lei lo abbracciava, sapendo di
essere sua madre. Era un esperienza travolgente. Unica. Potente. Una potenza
immensa, come fosse un uragano, che lo sconvolse nel profondo. Singhiozzò fra le
sue braccia, come fosse un bambino, dicendo frasi che parevano non aver senso.
Per Buffy erano una dolce melodia, come una musica antica, che pensava di aver
dimenticato. Suo figlio, ora, la liberava
dall’oblio.
“Non volevo farti piangere prima..” disse Connor “..ma
è da tanto che porto questo peso dentro, e ora sono così stanco. Io ti ho vista,
Buffy. Ti ho vista in quella visione. No. No. Non ti ho solo vista.. Io ti ho vissuta.. tu mi hai preso in braccio ed
è stato così bello. Ti ho sentita, ho sentito quanto mi vuoi bene. Devi
aiutarmi, per favore aiutami a tornare a casa.. qua saremo sempre dannati, qua
non troveremo mai pace.. ma non so se posso farlo da solo.. e così che mi sento
per tutto il tempo.. solo. Solo nel bel mezzo del nulla. Io ho bisogno di te.. e
tu mi manchi. Ora lo so che mi manchi, mi sei sempre mancata.. era questo il
vuoto che sentivo.. la tua assenza.. papà non può colmare quel vuoto, non
completamente.. aiutami Buffy.. per favore.. per favore aiutami a tornare a
casa..”
Dall’alto, Doyle e Cordelia, osservavano la scena.
Erano mestamente silenziosi. Nessuno dei due poté parlare. Come avrebbero
potuto? Difficile farlo, quando il pianto irrompeva incontrollato sui loro visi.
Si abbracciarono, consci di essere arrivati alla fine dei loro giorni. Doyle era
sempre più debole, non poteva più sostenere un peso così grande. L’avevo fatto
per dieci lunghi anni. Ora era stremato.
“Certo che ti aiuto.. sono qui proprio per questo..”
Disse Buffy, commossa. “Non sei solo, non pensarlo neanche per un momento. Hai
ragione, piccolo. Lo so che qui non c’è felicità per noi.. né mai potrà esserci.
Ci siamo mai veramente chiesti perché? Tutti noi, abbiamo accettato, quasi con
rassegnazione, tutto ciò che ci è capitato.. ma c’è una ragione se le nostre
vite sono così.. così maledette. Se
noi stiamo vivendo, dentro al sogno di un uomo disperato.. se è lui che ci tiene
qui.. se questa nostra vita, è il riflesso di un'altra realtà.. credo che anche
dall’altra parte, in quella vita che tu hai visto, le cose non vadano poi così
bene, non è vero? Non siamo felici lì?”
“No. Non lo siamo.” Rispose Connor, ancora aggrappato
all’abbraccio di sua madre.
“Perché papà non è con noi? Non aver paura di dirmi le
cose, io.. posso farcela, piccolo. Non cercare di proteggermi dal dolore. So
come gestirlo. Perché Angel non c’è? lo sai
questo?”
“Non posso dirtelo, almeno credo che non posso. Lo
farei, credimi.. ma penso che sia pericoloso. L’ha detto il nonno. Quando dalle
due realtà, filtra qualcosa ed entra nel nostro presente.. credo che si rischi
di annullarle entrambe. Nonno Doyle mi disse, che dovevo evitare di incontrare
l’altro me stesso. Io non ero uno spettatore passivo, in quei brevi momenti che
sono stato lì, ho realmente vissuto lì. Ho fatto delle cose, ho interagito con
delle persone, nonostante continuassi ad avere consapevolezza dei miei due
“IO”. Capisci cosa voglio dire? Ti
faccio un esempio. Mi sono arrampicato sulla cassettiera per prendere le foto,
poi è arrivata Fred e mi ha sgridato. Io ero piccolo come il bambino delle foto,
mi sono visto allo specchio ..e poi sei arrivata tu. Mi hai preso subito in
braccio.. e mi parlavi.. ero lì con te..”
Buffy rise. “Ti sei arrampicato sulla cassettiera?
Uhm.. allora.. sei davvero un bel monellino” Risero entrambi. Poi lei divenne
seria, ma continuò a sorridergli. “Fred? l’amica di papà? quindi è ancora viva.
Hai visto qualcun altro?”
“Si. Ho visto
Cordelia. In oltre, ascoltando te e Fred, ho capito che anche Lorne,
Doyle,
Wesley e Gunn, sono ancora vivi. Non so se posso dirlo a papà, però. Buffy,
anche papà lo è. Lui è ancora vivo. Intendo proprio in senso letterale. Lui è
umano. È vivo.. ma.. non so cosa gli sia accaduto. Credo sia in coma o qualcosa
del genere.. ecco perché non è con noi.. lui c’è, ma solo con il corpo. Non può
vederci, ma forse riesce a sentire la nostra presenza.. accade nelle persone in
coma vegetativo. Accade spessissimo. L’attività cerebrale è attiva, hanno anche
un intensa attività onirica, ad esempio.”
“È lui che ci tiene prigionieri qua? È lui l’uomo di
cui parlavi? Lui sta sognando di noi e..”
Connor era molto più tranquillo, adesso.
Per questo Buffy aveva fatto quella domanda, quasi a
brucia pelo. Sentiva di poterlo fare. Parlare con lei, gli era stato d’aiuto, e
Buffy era felice di questo. Lei aveva sempre amato le loro lunghe chiacchierate,
per questo andava spesso a salutarlo al campus. Era evidente, che il loro legame
affettivo fosse saldo, e ora sapeva che c’era una ragione. Il loro era un legame
antico. Il più potente che esistesse al mondo. Loro erano Madre e Figlio. Erano
uniti da un invisibile cordone ombelicale, che neanche la morte avrebbe mai
potuto recidere. Lei stessa, sentiva ancora il forte legame, che la univa a sua
madre Joyce.
“Io non lo so. Non sono sicuro di questo. Ma penso che
potrebbe.. Buffy? Lui non lo fa deliberatamente.. non è colpa
sua..”
“No, certo che no.. lo credo bene. Anzi, sarebbe
meglio non parlarne con papà. Lo sai che lui.. ha la tendenza a prendersi tutte le
colpe addosso, anche quelle non sue. Non ho pensato neanche per un minuto, che
sia responsabile di tutto questo.. credo che.. che stia soffrendo molto..”
Abbassò lo sguardo, e sussurrò più a se stessa che a Connor “È solo. Come sempre
d'altronde, e come sempre, sta vivendo in uno stramaledettissimo inferno. Io
devo portarlo fuori da lì. Dovessi impiegarci una vita intera.. ma non lo
lascerò solo..”
“Come pensi di fare?” mormorò Connor “Anche io so che
devo fare qualcosa. Non so esattamente cosa, ma ho un compito da svolgere, un
compito importante. Oh.. e sai una cosa? Non so mai con certezza cosa devo fare.
Mai prima di farlo realmente. Non so come spiegarlo meglio di così, ma è così..
ormai ho capito che Doyle e Cordelia mi stanno usando
per..”
Si fermò di colpo, come folgorato da un improvvisa
rivelazione “Sono io il nuovo contatto di papà, con le Forze dell’Essere. Non ho
le visioni come Cordy, ma ho un ruolo da giocare. Pensaci Buffy, io dovrei
essere.. una sorta di ponte, che mette in comunicazione le due realtà. Pensa al
nostro incontro. Avresti mai trovato papà, se io non ti avessi cercata? Le
vostre vite erano ormai separate da tempo ..e io vi ho aiutato. Insomma, ok non
ho fatto molto.. in effetti ho fatto solo una telefonata a Londra.. ma il punto
è, che i nonni usano me come un intermediario fra..” Si fermò un attimo a
riflettere sulle sue ultime parole, poi rise “Insomma, comunque la si voglia
mettere.. io sono sempre usato da qualcuno.. beh, almeno questa volta, lo faccio
per una causa giusta. Sto aiutando mio padre e te.. e anche me
stesso..”
“Mi piace tutto quello che hai detto. Tutto.” Sorrise
con dolcezza, o comunque.. fu così che Connor percepì il suo sorriso. “..E tu
sai come saltare da una dimensione all’altra, dico
bene?”
“Pensi che centra anche
questo?”
“Puoi scommetterci. Ora però, basta chiacchiere.. è
molto tardi, Connor. Domani puoi dormire fino a tardi, d’accordo.. ma devi anche
studiare. E ora perché ridi? Mi sto comportando troppo da
mamma?”
“Nooooo.. No.. davvero.. però, questo devo
chiedertelo.. come.. come devo chiamarti? Mamma, mi suona un po’
strano..”
“Oddio Connor, non dirlo neanche per scherzo. Sei già
abbastanza incasinato, con tutte queste famiglie da gestire ..questi padri ..e
madri, oltre a tutto il resto. Quindi no.. io sono e resto Buffy. Solo
Buffy..”
Entrambi sapevano, che non erano importanti i nomi,
con cui gli essere umani descrivevano la realtà. Ciò che era importante, era la
realtà stessa. E lì, loro erano madre e figlio.
Buffy raggiunse Angel “Sta bene. Credo che ora dormirà
meglio, e tu dovresti fare altrettanto. Hai l’aria stanca.. andrà tutto bene
Angel. Lo so. Lo sento.. alla fine.. andrà tutto bene..”
In effetti, Connor si addormentò subito dopo e sognò
nonno Doyle. Era un sogno stranissimo, quasi opaco, come se.. quasi come se,
chiunque avesse creato quelle scene, avesse finito la scorta di colori. Non era
un sogno in bianco e nero.. era solo opaco. A tratti, pareva addirittura che non
riuscisse a sintonizzarsi con lui. A volte sbiadiva nel nulla e Connor perdeva
parte delle parole.
“Nonno?”
“Hey, campione. Sei stato grande. Oggi hai fatto un
grande regalo ai tuoi genitori, hai donato loro la speranza. Ora loro sanno chi
sei, ed era così che doveva essere. Già da domani dimenticheranno, però. Non
preoccuparti quindi, se li vedrai confusi, tristi e disorientati. Dimenticarono
i particolari, ma non per questo smetteranno di
amarti..”
“Scusa nonno, ma allora a che è servito? Se devono
dimenticare.. tanto valeva non dirglielo. È stato doloroso per loro, lo sai? ..e
scusa se insisto.. ma lo è stato anche per
me..”
“Loro devono fare delle scelte. Scelte dolorose che,
ancora una volta, li porterà ad allontanarsi l’un l’altro. Sapere di avere un
figlio insieme, cementerebbe ancora di più il loro amore. Per questo devono
dimenticare, ma in loro rimarrà una forte sensazione di speranza. La stessa che
sentissi tu, quando vedesti la tua vera vita. Lo
ricordi?”
Doyle fece un
ampio gesto con la mano ..e Connor rivide tutta la scena
..e diede un nome a ciò che vide. Speranza. “Si, lo ricordo,
nonno.”
“Si Connor, lo so. Lo so che ricordi, ma volevo farti
rivivere quella gioia. La speranza di una vita migliore, salverà Buffy e Angel.
Quella sensazione li porterà a fare delle scelte e saranno quelle scelte, a
riportarli a casa, sebbene Buffy non lo saprà mai. Solo Angel saprà, perché solo
lui ricorderà di aver vissuto questa realtà. Tu non devi interferire in alcun
modo su quelle scelte. Non puoi aiutarli.. loro devono separarsi.. sarebbe
accaduto comunque.. Angelus sta cercando di riemergere, e tuo padre non potrà
controllarlo in eterno. Avrebbero preso comunque questa
decisione..”
“Soffriranno ancora. Come potrò stare lì a guardare,
senza intervenire? Non so se posso farlo di nuovo..”
“Connor, io non ho più tempo, non posso più aiutarti
come vorrei. Per questo devo fare in modo che loro dimentichino. Questo
permetterà che avvenga l’inevitabile. Presto o tardi sarebbe accaduto lo stesso,
io sto solo accelerando i tempi. Loro si sarebbero allontanati di nuovo, anche
ricordando di essere i tuoi genitori. Avrebbero però perso anche la speranza, e
sarebbe stato mille volte peggio. So che sarà doloroso per loro e lo sarà anche
per te, ma non tentare di trattenerli, perché sarebbe davvero la fine. Hai visto
cosa ha in serbo per voi la WH? Sappi che se dovesse accadere davvero, quello vi
ucciderebbe. Non fisicamente, ma nell’anima e io non potrei più aiutarti.
Credimi, ragazzo.. non c’è altro modo. Un'altra cosa ancora Connor, anche noi
dimenticheremo tutto. Io, Cordelia e anche tu. Quando ci rincontreremo, non
sapremo di queste nostre conversazioni e non ricorderemo di esserci mai
incontrati, in questa non vita. Ma.. io per te, sarò sempre tuo
nonno.. anche se, è meglio non dirlo a Cordelia..”
Connor rise. “Ho capito. Va bene nonno. Farò come
dici. Dimmi cosa devo fare, e io lo farò”
“Bene. Ora osserva con attenzione. Ti farò vedere
alcune cose e alcuni luoghi. Ah, non preoccuparti per audio e video. Non sono il
massimo, lo so. Ci sono delle interferenze, e il nonno non ha più tante energie.
Sto invecchiando e sto diventando opaco.. manco di brillantezza, l’hai notato?
Cordelia dice che non sono mai stato brillante.. ma lei sa che non è
vero..”
“Stai male, nonno? Non voglio che
tu..”
“Scherzo, ragazzo.. non prendere sempre tutto sul
serio. Sto dicendo, che non posso più vivere in due diverse realtà. Ho esaurito
la mia forza, sono solo un umile messaggero, dopo tutto. Da adesso in poi, non
sentirai più la mia voce, ma capirai comunque. Ciò che vedrai, sarà estremamente
importante per voi tre. Vedrai un oggetto, segui il suo percorso e reinseriscilo
nel giusto flusso temporale. Quell’oggetto sarà la soluzione di tutto. Quando lo
rivedrai per la seconda volta, allora
e solo allora, saprai che finalmente stai per vacare la soglia della tua reale
esistenza. Prima però, dovrai assicurarti, che tuo padre compia la scelta giusta
..e se fosse necessario, questa volta dovrai assolutamente intervenire. Lui
potrebbe opporsi, tu non ascoltare le sue suppliche, saranno dettate solo dalla
paura e dalla sua ostinata testardaggine. Un’ultima cosa ancora, prima che vada
via la voce. Voglio che tu sappia che ti voglio bene, Connor. Io e Cordelia, ti
abbiamo sempre amato molto, e non vediamo l’ora di riavervi tutti a casa. Si
schiarì la voce con un colpo di tosse e disse un ultima cosa. “Adesso osserva
tutto con attenzione. Su, vieni con me
ora..”
Doyle allungò una mano e Connor la prese subito. Sentì
che stava volando. Peccato che fosse solo un sogno, perché era una sensazione
bellissima. Si sentiva leggero. Si sentiva libero. Sentiva la mano calda del
nonno, che stringeva la sua e per la prima volta nella sua vita, sperimentò
l’assoluta assenza di paura. Era fantastico. Osservò tutto con estrema
attenzione, memorizzando tutti i particolari. Dall’alto vide una città immensa,
gli parve di conoscerla. Doyle guardò un punto preciso verso il basso e lui
seppe. New York, pensò Connor.
Volarono sopra un
grande palazzo di mattoni bianchi. Anche se non era alto, come i grattacieli lì
accanto, era molto particolare. L’attimo dopo, si ritrovò sul piazzale
antistante di un antico e imponente edificio. Notò subito le alte colonne
bianche. Seguì lo sguardo di Doyle, e sollevando gli occhi, lesse l’antica
iscrizione incisa sopra di esse. Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le
tenebre della notte, possono fermare i corrieri sulla via reale. Erodoto – V secolo
a.C. Era il General post
office di New York. L’ufficio postale? Chiese Connor a sè stesso. Decise
di salire la gradinata. Entrò spedito nell’ampio atrio, guardandosi intorno,
cercando una qualche direzione da seguire, che sapeva sarebbe arrivata
dall’ambiente circostante. Vide un uomo anziano, che lo salutava con la mano, e
gli faceva cenno di avvicinarsi. “Sei in ritardo, Doyle” disse l’uomo e Connor
si ritrovò a rispondere con disinvoltura, come se si conoscessero da sempre.
Perché l’aveva chiamato Doyle? Chiese ancora Connor a sé stesso. Nonno
Doyle era ancora accanto a lui, ma pareva invisibile a tutti, solo Connor poteva
vederlo.
Doyle ridacchiò in
silenzio e guardò la testa di Connor. Lui portò la mano sui capelli.
Accidenti, ho in testa un cappellino da postino ..e non solo, indosso proprio
tutta la divisa. Controllò il distintivo sulla giacca e lesse il nome.
Allen
Francis Doyle.
Connor pensò, che probabilmente, quello fosse l’ufficio postale, in cui Doyle
lavorò da giovane, ma ciò che importava adesso, era che tutti lo vedessero, come
se lui fosse il reale Doyle. “Andiamo” disse l’uomo anziano, “Il lavoro ci
aspetta. È arrivato altro da smistare, saranno almeno venti sacchi di posta.
Molta di quella roba finirà al macero. Il nostro, è o non è, l’ufficio delle
anime perse? Quelle lettere, non giungeranno mai a destinazione.. perché la
gente si ostina a scrivere gli indirizzi
sbagliati?”
Connor seguì il collega. Scesero nei bui e freddi
sotterranei delle poste newyorchesi e ovunque guardasse, non vedeva altro che
enormi sacchi di posta, accatastata disordinatamente per terra. Lasciò l’uomo al
suo lavoro. Lo osservò alcuni minuti, in silenzio. Inspiegabilmente senti
profonda pena per lui. Lo guardò ancora e quando seppe cosa fare, Connor afferrò
un sacco, e tentò di rovesciare il suo contenuto, su un grande tavolo. Non prese
un sacco a caso, prese proprio quello che doveva prendere. Ma l’uomo lo
fermò, guardandolo con smarrimento.
“Quella è posta vecchissima” disse “Va dritta dritta al macero.
Anzi, quella è troppo vecchia persino per il macero. Se quelle lettere portavano
Speranza a qualcuno, ora svanirà per sempre. È troppo tardi ormai, è
sempre troppo tardi ..finisce sempre tutto in cenere.. Come tutto ciò che io
tocco.. tutto si trasforma in cenere. Non badare a me, Doyle.. lo sai che sono
solo un vecchio pazzo brontolone..”
Lanciò il sacco sul nastro trasportatore e Connor si sentì
pervadere da un ondata di panico. Cercò aiuto in Doyle, incontrò i suoi occhi e
seppe cosa fare. Rivolse ancora lo sguardo verso l’uomo anziano e quasi urlò.
Come era possibile che non l’avesse riconosciuto? Quello era Angel. Quello era
suo padre. Vecchio e ammalato di malinconia. Avrebbe voluto abbracciarlo,
avrebbe voluto dirgli che era qui per salvarlo, ma non si mosse. Improvvisamente
ricordò una cosa che Angel gli aveva raccontato una volta. Quando stava alla
W&H, era stato avvelenato da un parassita che Eve e Lindsey gli avevano
messo addosso, e per giorni aveva avuto incubi terribili. Aveva visto Spike
diventare umano, perché il vampiro con l’anima, di cui parlava la Shanshu, non
era mai stato lui. Angel invece, aveva preso il posto del postino della W&H.
Connor ricordò che Angel, aveva temuto di perdere proprio la Speranza. Si
sentì morire dentro, faceva male vedere suo padre ridotto
così.
Era ancora intrappolato in quell’incubo? Vagava da solo sulla
terra, saltando incessantemente, da un inferno all’altro? Si avvicinò a lui e
gli parlò. Gli sorrise e gli diede una pacca sulla
spalla.
“Hey amico? Va tutto bene?” Angel non disse nulla, ma
rispose al suo sorriso, con un altro
sorriso.
“Forse c’è qualcosa di importante in quel sacco. Dove porta il
nastro trasportatore?” chiese ancora Connor.
“Hai bevuto o cosa?” disse Angel, in modo scorbutico “Porta
all’inceneritore.. lo sai, no?”
“Beh, questa volta, faremo un eccezione. Magari troviamo un tesoro,
chi può saperlo?”
“Come vuoi” disse Angel. Poi andò via, lasciandolo solo.
“Faccio una pausa, vado a farmi un goccetto..”
Connor afferrò il sacco, giusto l’attimo prima che finisse fra le
fiamme, e lo poggiò per terra. Si fermò solo un attimo a riprendere fiato. Col
dorso della mano asciugò la lacrima che scendeva indisturbata sulla guancia, ma
subito dopo, notò in Doyle un gesto di impazienza. Il tempo a loro disposizione
stava finendo. Rovesciò il contenuto del sacco sul tavolo, e seppe subito, quale
fosse l’oggetto chi cui aveva parlato Doyle. Era un piccolo pacco. Lo soppesò.
Era leggero. Aveva numerosi cartellini, attaccati sopra lo spago ingiallito, che
recavano vari timbri postali. Lesse e vide che i timbri riportavano i nomi di
varie località in cui era stato Angel. Los Angeles, Londra, Camerun, Malta,
ancora Los Angeles. Ora sapeva cosa fare. Prese un nuovo cartellino e scrisse.
Angel Investigation. 1481 Hotel Hyperion Ave. Los Angeles. Ca.
90026
Salì di nuovo nell’atrio e seguì Doyle in un corridoio. Entrò in un
ufficio, alla cui porta vi era scritto, Posta Prioritaria. L’ufficio era
luminoso e soleggiato, a differenza del sotterraneo, non per niente è
l’ufficio delle anime perse, pensò Connor, la sotto è più buio
dell’inferno. Doyle fece un cenno con gli occhi e Connor infilò il pacchetto
dentro ad un sacco. Quella posta era in partenza per Los Angeles. Massimo due
giorni, e sarebbe arrivata a destinazione.
Connor divenne
consapevole, che aveva reinserito i loro destini, nel giusto
flusso temporale.
Si ritrovò fuori, di
nuovo sul piazzale esterno e guardò ancora sopra le alte colonne
bianche. Lesse
ancora la scritta, per memorizzarla bene. Neither
snow, nor rain, nor heat, nor gloom of night.. Sorrise soddisfatto e
si ritrovò ancora aggrappato alla mano di nonno Doyle ..e ancora volò sopra New
York. Quando il nonno svanì nel nulla, per un attimo, solo per un attimo, si
sentì perso. Si svegliò di colpo, si sedette sul letto guardandosi intorno
confuso. Poi scattò in piedi, accese il portatile e cominciò a scrivere. Ora
so ciò che devo fare, e devo farlo subito, pensò fra sé, mentre digitava.
Scrisse ciò che aveva sognato, per paura di dimenticarlo. Digitò febbrilmente
per alcuni minuti e infine scrisse l’ultima frase. Grazie Nonno Doyle.
Grazie per tutto. Anche io ti voglio bene. Non saprai mai quanto.
Lo sa, lo sa..
credimi, lo sa. Hai bisogno dell’aiuto del maghetto, ora. Voi due siete culo e
camicia, lo siete sempre stati. Ti aiuterà volentieri. Oh, eh.. non c’è di che.
Sentì quella voce e scattò in piedi. “Cordelia?” ma la
risposta non arrivò mai. “Grazie” disse
commosso.
Era super eccitato. Accidenti, avrebbe voluto svegliare suo padre e
dirgli tutto, ma non era certo una buona idea. Afferrò il cellulare e compose un
numero. Dal grugnito che arrivò subito dopo, comprese che quello era il momento,
di mettere alla prova l’amicizia di Tommy. Se non l’avesse incenerito subito,
significava che era un buon amico. “Hey? ti ho svegliato per caso?” spostò il
cell dall’orecchio e rise. Si, l’ho svegliato. “Hai idea di che ore sono?
e oggi non abbiamo neppure lezioni.. giuro che se vivrò in un'altra vita, non mi
farò mai un amico, che ha orari da vampiro.. che accidenti ti prende? Sei
nei guai? Guarda che se devo diventare, il tuo salvatore a tempo pieno, devi
pagarmi.. lo sai che gratis, non faccio quasi niente.. devo avere qualche
antenato d’origine ebraica.. sta fissa per i soldi, è strana.. non trovi?”
“Puoi
teletrasportarti o qualcosa del genere?” chiese Connor, ridendo divertito.
“Non dire cazzate,
Connor”
Connor aspettò qualche secondo e poi come sempre, arrivò la vera risposta. Conosceva bene Tommy. Soprattutto conosceva il suo cuore. “Perché? Dove andiamo? Voglio venire anche io”
“New York. General Post Office. 8th Avenue - 33rd
Street. Faccio il biglietto anche per
te. Andiamo e torniamo in giornata. Prendi solo lo zaino e inventa un scusa
decente per i tuoi.. partiamo subito..”
≈◦ ≈ ◦
≈
Buffy e Angel, come era prevedibile, non avevano
dormito molto quella notte. Avevano parlato a lungo. Ora preoccupati, ora
cautamente felici, ora con vere e proprie esplosioni di gioia. Buffy non
riusciva a credere di avere un figlio. Angel non riusciva a credere, che la
madre di suo figlio, fosse lei. Man mano però che parlavano, l’evento diventava
sempre meno incredibile, poi lo percepirono giusto, poi normale, poi.. quasi non
contava più. Nei loro occhi, però.. rimase un forte senso di speranza e intima
gioia.
Il pensiero, che in futuro poteva accadere davvero, o
che loro potessero avere un qualche futuro, era un pensiero confortante.
Fecero l’amore con la stessa identica passione, ma
come accadeva da tempo, solo il corpo sentì una fragile parvenza di appagamento,
ma mai in modo totale. Le anime languivano, nel torpore imbarazzante, della
frustrante paura. Angel soprattutto. Temeva di perdere il controllo. Loro non
erano mai soli. Angelus era sempre presente, e ancora una volta, avvelenava il
loro amore. Buffy era esausta ..e in lei cominciò a serpeggiare l’idea, che per
vivere, per vivere davvero una vita piena, dovevano prima morire. Avrebbero
sofferto ancora, lo sapeva bene, ma la speranza non l’abbandonò mai del
tutto.
All’alba, ancora distesi nei loro insonni silenzi,
sentirono bussare alla porta. Era Connor.
“Sto partendo per New York. Una cosa urgente. I Reilly
mi aspettano là. Pare che una mia zia ci voglia tutti lì, per non so quale
cosa.. forse un testamento.. mi pare che fosse proprio una cosa così. O forse
devono vendere una parte di qualcosa, tipo un terreno di famiglia, o una vecchia
casa ..e servono le firme di tutti gli.. gli eredi. Papà? mi stai ascoltando?
Insomma.. per farla breve, devo essere all’aeroporto fra un ora. Oh, tranquillo,
non vado solo, viene anche Tommy con me.. saluta Buffy, non serve che la
svegli..”
“New York?” chiese Angel. Dopo aver infilato una
maglia di Angel, li raggiunse anche Buffy. Aveva sentito tutto. “A New York? Ma
è un testamento o una compravendita?” chiese
seria.
Connor
rispose con un vago sorriso “Non lo so, scegli tu. Tanto è lo stesso.
Lawrence
Reilly non si è spiegato bene. Parlava in fretta, aveva l’aereo che partiva. Ok?
Io vado. Ci vediamo domani”
“Connor?” grugnì Angel. Non aveva creduto ad una sola
parola.
“Un testamento? Di domenica mattina? Connor, pensi
davvero che mi beva questa cosa?” Urlò Buffy, mentre Connor correva giù per le
scale. “Oggi è sabato, Buffy” Rispose lui.
Angel lo chiamò ancora “Connor, dove credi di
andare?”
Frenò la sua corsa e tornò indietro. “Papà, lo so che
questo è il turno del nostro Weekend, ma questa cosa è un.. imprevisto. Chiamasi
Im.Pre.Vi.Sto. ..qualcosa che non si può..”
“..Prevedere” disse Buffy ridendo. Poi lo guardò
dritta negli occhi. Parlò con calma, ma con fermezza. “C’è anche Tommy con te?
Connor, prometti.. niente demon bar.. o strane diavolerie ..e neanche
spogliarelliste. Soprattutto niente bugie.. o dobbiamo telefonare ai Reilly per
verificare se sono a New York? Tuo padre vuole sapere qualcosa di più, lo sai.
Lo conosci.”
Lui annuì “Devo andare davvero a New York, ed è
davvero urgente. Ok, niente bugie. I Reilly non centrano.. ma non posso..” Buffy
sorrise “Va bene, non serve che dici altro. Comunque, sei maggiorenne, io mi
fido di te” Connor sorrise “Grazie” Si avvicinò ad Angel “Recuperiamo la
prossima settimana.. va bene? comunque, domani mattina sono qua. Pranziamo
insieme.. e se vuoi, posso stare anche a
dormire..”
Angel non rispose, ma gli diede un colpetto sulla nuca
e lo accompagnò giù per le scale. Fece ancora qualche domanda, a cui ovviamente,
Connor evitò di rispondere. Infine ebbe pietà di lui e lo lasciò andare. Angel
non riusciva a scrollarsi di dosso il pensiero di Doyle e Cordelia, e questo per
lui, non era affatto rassicurante, tutt’altro. Sentiva un ansia inspiegabile, ma
non per Connor, sapeva che lui era in grado di difendersi. Per una volta, Angel
ebbe paura per sé stesso. Connor rivide l’anziano postino di New York, suo padre, vide la sua solitudine e si
sentì morire dentro. Abbracciò Angel per rassicurarlo.
“Forse riesco ad essere qui, anche già da stanotte. Se
mi lasci andare e se non mi fai perdere l’aereo..”
“Va bene” rispose Angel. “Va bene, va ora.. o perdi
l’aereo..”
Connor uscì di corsa, e mentre saliva sull’auto, prima
di raggiungere Tommy, disse a sé stesso.
Non ti lascerò lì a vagare come un anima in pena. L’ufficio delle anime perse, non è il posto in cui dovrebbero vivere gli eroi. Non tu, comunque. Mio padre merita molto più di questo.
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Note: Al General Post Office di New York (8th Avenue - 33rd Street) esiste realmente l’iscrizione di Erodoto citata.
Neither snow, nor rain, nor heat, nor gloom
of night stays these couriers from the swift completion of their appointed
rounds.
Qua, potete vedere una foto, in cui si riesce anche a leggerla.
Buone feste a tutti