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Autore: lafatablu    28/12/2012    1 recensioni
Timeline: 4 anni dopo Not Fade Away
Pairing: Angel & Buffy (ovviamente)
Summary: Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte, possono fermare i corrieri sulla via reale. (Erodoto – V secolo a.C.) Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale. Gli Oracoli vivevano sotto l'ufficio postale. Vi ricordate? Si, centra anche questo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allen Francis Doyle, Angel, Buffy Anne Summers, Connor, Cordelia Chase
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A N G E L ~ Soul & Love ~'
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Neither snow, nor rain, nor heat, nor gloom of night..

Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte
possono fermare i corrieri sulla via reale.
Erodoto – V secolo a.C.


 

Parte 21

        

Buffy percepì una sensazione di vuoto, alla bocca dello stomaco. Sono io la madre di Connor, pensò. Lo seppe ancor prima che lui lo dicesse. La sensazione di vuoto che sentiva, era dovuta alla consapevolezza, di aver perso, forse per sempre, qualcosa di immensamente bello. Si stupì di sentire Connor che usava i verbi al presente. C’era forse ancora qualche speranza per loro?

“Tutto è cominciato con le foto di tuo padre e di te bambino. Le hai guardate e hai trovato che fossero sbagliate. Beh, anche a me, quelle foto mettono inquietudine. Per questo mi chiedesti perché i vampiri comparissero in foto.. io ho dimenticato di parlarne con Giles, ma lo farò.. lo farò sicuramente.. ho bisogno di prove concrete, capisci Connor? Non è perché non mi fido di te.. non è questo”

Connor annui, avvicinandosi a lei. “Si è così” Buffy continuò a parlare. Tentò di non soccombere all’emozione, ma era maledettamente difficile.

“Poi hai visto altre foto, sempre di te bambino. Con te, anziché tuo padre, questa volta c’era invece tua.. madre. È stata lei a mettere le vostro foto sulla specchiera? Non lo sa che quello è un pessimo modo di conservare i ricordi? le foto ingialliscono ..e sbiadiscono ..e nessuno ricorderà più quei momenti ..la memoria umana non è eterna ..i nostri ricordi devono essere custoditi come un prezioso tesoro”

Ormai le lacrime scorrevano libere. Nulla avrebbe potuto fermarle. Neanche l’abbraccio di Angel che arrivò subito. “Buffy.. ti prego.. va tutto bene, shhh.. va tutto bene..”

Connor la chiamò. Lo fece sottovoce, perché non riusciva a credere che lei piangesse per colpa sua. L’aveva vista altre volte emozionata e triste, ma era la prima volta che vedeva le sue lacrime, ed era una cosa insopportabile. Guardò suo padre in cerca d’aiuto e lui gli sorrise. Era anche la prima volta che li vedeva abbandonarsi in un gesto così intimo. Non che si fossero mai nascosti da lui, ma non ricordava di averli mai visti, così strettamente abbracciati. Pensò che fosse una visione bellissima. Ancora una volta, ricordò le parole del nonno e ancora una volta lo aiutarono a comprendere.

Questa realtà è solo un riflesso della tua vera esistenza, ma non per questo è meno vera. Adesso, come nel futuro che ti attende, tuo padre e tua madre, ti amano più di qualsiasi altra cosa al mondo.

“Lei lo sa, Buffy. Mia madre sa quel che fa e lo fa per una ragione. Io non la conosco ancora così bene. Lei però sa che i ricordi sono importanti..”

Grazie al nonno, trovò il coraggio di parlare con sua madre in modo più confidenziale, e pensò che fosse stupefacente. Si emozionò molto. Proteggere sua madre, lo appagò profondamente.

Buffy gli sorrise. Sciogliendo l’abbraccio in cui Angel ancora la tendeva stretta, lo prese per mano e lentamente si avvicinarono a loro figlio.

“Sei davvero sicuro di non conoscerla?” disse Buffy. “Io credo che tu la conosca bene invece. Forse molto meglio, di quanto lei conosca sé stessa. La stai proteggendo dal qualcosa, non è vero? Tu sai perché tiene quelle foto esposte in bella vista. Sono lì per te, ma non solo per te.. sento che c’è dell’altro, Connor. Sento che tu non mi stai dicendo tutto ..e sento che stai proteggendo entrambi i tuoi genitori..”

Connor annuì.

“Lei vuole che siano visibili anche a qualcun altro.. non solo a me.. lei spera che quelle foto.. possano essere utili per.. per mio padre. Lei.. lei vive solo per noi due.. per me e papà.. ed è sola, molto sola..”

“Lui non è li con voi?” chiese ancora Buffy.

Connor abbassò lo sguardo. Sentì che non doveva spingersi troppo oltre, non poteva rivelare tutto.

“No, lui non è con noi.. non proprio..” disse con un fil di voce, ma ora non poteva continuare a parlare. Anche se avesse voluto, non ci sarebbe riuscito.

Buffy annuì e non insistette oltre. Era tardissimo, e tutti e tre erano stanchissimi. Solo poche ore prima, erano stati spettatori degli orrori che la W&H, aveva in serbo per loro. Connor aveva rivisto Daniel Holtz, ed era sicuramente ancora molto turbato. Questa loro ultima conversazione, non era stata certo priva di emozioni. Pensò che Connor, avesse bisogno assolutamente di dormire.

“Credo sia meglio andare a nanna.. che ne dici? Tu dormivi già da prima, ma qualcosa ti ha svegliato..”

Sorrise e finse di fare la burbera, ma non ci riuscì. Forse dipendeva dal fatto che invece avrebbe voluto abbracciarlo?

“E giusto perché tu lo sappia, signorino.. sappi che non è facile ingannare me, quindi non provarci, ragazzino. So che non sono state le nostre voci a svegliarti. È stato un brutto sogno, non è vero?”

Connor sorrise e annuì. Prima di uscire dalla sua camera, Buffy disse solo “Buonanotte” poi corse fuori, non voleva piangere davanti a suo figlio, non di nuovo.

Angel invece rimase ancora qualche istante. Lo guardò infilarsi sotto le coperte e si avvicinò a coprirlo meglio. “Papà..” Lui si chinò a baciargli la fronte “No Connor.. non c’è bisogno di dire niente. Ora.. non saprei davvero che dire.. lasciami un po’ di tempo per metabolizzare tutte queste.. queste nuove cose che.. ho solo bisogno di un po’ di tempo, d’accordo?”

Connor aveva il terrore, che lui non avesse capito, ciò che aveva appena rivelato, ma Angel lo rassicurò.

“All’inizio.. ho avuto davvero paura che tu stessi perdendo il senso della realtà. Però.. poi ho capito. Io ti credo Connor, dico davvero. Ti credo, figliolo.. ho solo bisogno di dormirci su, e anche tu.. va bene?” Lo baciò ancora sulla fronte poi chiese “Vuoi che resti qui finché non ti addormenti? Immagino ci fosse Holtz nel tuo incubo.. ma non devi aver paura di lui. Non riuscirà più a portarti via da me. Da noi.. da me e da tua madre.. non questa volta” Connor lo abbracciò ancora una volta. Non era possibile dire quanto amasse suo padre. “Lo so papà.. dai, vai da Buffy ora.. lei era.. era triste, credo.. e ha bisogno di te..”

Angel era ormai quasi fuori dalla porta, quando Connor lo richiamò “Papà? Aspetta..”

Tornò subito da lui. “Sono qui, tranquillo.. sono qui”

“No.. volevo solo chiederti una cosa.. non ho capito bene quello che ha detto Buffy sulla W&H. Come avete capito che stanno bleffando? Io.. insomma, prima non scherzavo sul fatto che Holtz è molto più minaccioso di te.. e ti assicuro che quello era proprio lui. Ho sentito il suo odore, ho sentito il suo odio.. non stava bleffando.. le sue minacce erano vere..

“Connor.. non sono sicuro che parlare di questo, possa conciliare un buon sonno” Sorrise per smorzare la tensione. “In genere.. si raccontano le favole, per far addormentare i bambini..”

“Papà.. lo sai che.. la maggior parte delle favole, che si raccontano ai bambini, spesso sono terrificanti? Ai bambini piace.. a loro piace quando l’Orco cattivo, viene preso a calci nel sedere dal principe azzurro.. beh, anche dalla principessa. Io ne conosco giusto una, che.. che è in grado di farlo.. certo, è una favola un po’ strana ..e comincia così. Per ogni generazione c'è una principessa. Una sola ragazza in tutto il mondo. Lei sola si ergerà contro i vampiri, i demoni, e le forze delle tenebre. Lei è la prescelta..

Angel annuì ridacchiando. “D’accordo.. va bene. Ho capito, mi sa che tu non hai sonno, giusto?” sorridendo continuò. Ora però, era più serio “Non siamo certissimi che la W&H stia bleffando, ma Buffy, la principessa..” fu Connor a sorridere adesso, mentre Angel continuò a parlare “..ma Buffy ha notato, che in quella macabra sfilata dei nostri vecchi nemici, mancava qualcosa.. o meglio.. mancava qualcuno. Chiunque conosca, anche solo un po’, la nostra favola, sa che quel qualcuno, doveva essere presente. Invece no, non c’era. Una semplice dimenticanza? Buffy crede di no e io penso che abbia ragione..”

La voce di suo padre era appena sussurrata e Connor pensò, che fosse quasi.. come se gli stesse davvero raccontando una favola, di cui voleva conoscere il seguito.

Si sentì piccolo nella sua curiosità, ma adesso non gli importava.

“Chi? Chi mancava?”

Angel, per un attimo parve indeciso, ma poi lo guardò negli occhi e rispose alla curiosità di suo figlio.

“Angelus”

Connor annuì. Era verissimo, perché lui non l’aveva notato? Quando Holtz era nelle vicinanze, Connor perdeva il suo senso critico. Per questo aveva paura. In effetti, aveva paura più di sé stesso, che di Holtz. Anche in questo era simile ad Angel, perché anche lui, in fondo, aveva paura di una parte di sé. Angelus.

“Lui è il nostro peggior nemico” Continuò Angel. “Mio. Di Buffy, e anche il tuo. Ci ha divisi per così tanto tempo. Parlo proprio di noi tre, non solo di Buffy. Noi tre eravamo lontani, e Angelus ne era la causa”

“Ho capito, papà.. e credo che Buffy abbia ragione. Grazie per.. anche per questo.. insomma, grazie per non avermi trattato come un ragazzino..”

Angel gli sorrise. Era assolutamente certo, che avesse capito. Mio figlio, è un ragazzo sveglio, pensò. Sorrise a se stesso per il gioco di parole. “Ora cerca di dormire un po’.. ok?”

Uscì richiudendo piano la porta, ma vide che Buffy era li fuori ad aspettarlo.

“Dorme?” chiese sottovoce. Angel scosse la testa “No”. Lei  entrò nella stanza. Ad Angel disse solamente,

“Ho bisogno di parlare da sola con lui. Solo un momento” Lui la guardò intensamente negli occhi, era un po’ a disagio, ma poi le sorrise “Si, va bene”

Buffy entrò nella stanza in punta di piedi. Non voleva spaventarlo, poi si sedette sul letto.

“Ancora sveglio? I brutti pensieri non aiutano, io lo so bene.. e so anche, che spesso sono pensieri sciocchi, che non hanno alcuna ragione di esistere. Sono solo trappole mentali, che ci auto costruiamo, ma spesso non hanno alcuna consistenza. Io e tuo padre, siamo dei veri maestri in quest’arte.. ora mi scoccerebbe parecchio, se questa cosa fosse.. ereditaria. Insomma, passi il colore degli occhi, i capelli lisci e questo naso a patata, ma spero di non averti trasmesso questa cosa di.. beh no.. ora che ci penso.. questa cosa di rimuginare non è mia..” Ridacchiò commossa “..per quello devi ringraziare il tuo papà”

“Buffy”

Connor non riuscì più a trattenere le lacrime e come prima aveva abbracciato Angel, adesso abbracciò sua madre. Non era la prima volta che accadeva. Era però la prima volta, che lei lo abbracciava, sapendo di essere sua madre. Era un esperienza travolgente. Unica. Potente. Una potenza immensa, come fosse un uragano, che lo sconvolse nel profondo. Singhiozzò fra le sue braccia, come fosse un bambino, dicendo frasi che parevano non aver senso. Per Buffy erano una dolce melodia, come una musica antica, che pensava di aver dimenticato. Suo figlio, ora, la liberava dall’oblio.

“Non volevo farti piangere prima..” disse Connor “..ma è da tanto che porto questo peso dentro, e ora sono così stanco. Io ti ho vista, Buffy. Ti ho vista in quella visione. No. No. Non ti ho solo vista.. Io ti ho vissuta.. tu mi hai preso in braccio ed è stato così bello. Ti ho sentita, ho sentito quanto mi vuoi bene. Devi aiutarmi, per favore aiutami a tornare a casa.. qua saremo sempre dannati, qua non troveremo mai pace.. ma non so se posso farlo da solo.. e così che mi sento per tutto il tempo.. solo. Solo nel bel mezzo del nulla. Io ho bisogno di te.. e tu mi manchi. Ora lo so che mi manchi, mi sei sempre mancata.. era questo il vuoto che sentivo.. la tua assenza.. papà non può colmare quel vuoto, non completamente.. aiutami Buffy.. per favore.. per favore aiutami a tornare a casa..”

Dall’alto, Doyle e Cordelia, osservavano la scena. Erano mestamente silenziosi. Nessuno dei due poté parlare. Come avrebbero potuto? Difficile farlo, quando il pianto irrompeva incontrollato sui loro visi. Si abbracciarono, consci di essere arrivati alla fine dei loro giorni. Doyle era sempre più debole, non poteva più sostenere un peso così grande. L’avevo fatto per dieci lunghi anni. Ora era stremato.

“Certo che ti aiuto.. sono qui proprio per questo..” Disse Buffy, commossa. “Non sei solo, non pensarlo neanche per un momento. Hai ragione, piccolo. Lo so che qui non c’è felicità per noi.. né mai potrà esserci. Ci siamo mai veramente chiesti perché? Tutti noi, abbiamo accettato, quasi con rassegnazione, tutto ciò che ci è capitato.. ma c’è una ragione se le nostre vite sono così.. così maledette. Se noi stiamo vivendo, dentro al sogno di un uomo disperato.. se è lui che ci tiene qui.. se questa nostra vita, è il riflesso di un'altra realtà.. credo che anche dall’altra parte, in quella vita che tu hai visto, le cose non vadano poi così bene, non è vero? Non siamo felici lì?”

“No. Non lo siamo.” Rispose Connor, ancora aggrappato all’abbraccio di sua madre.

“Perché papà non è con noi? Non aver paura di dirmi le cose, io.. posso farcela, piccolo. Non cercare di proteggermi dal dolore. So come gestirlo. Perché Angel non c’è? lo sai questo?”

“Non posso dirtelo, almeno credo che non posso. Lo farei, credimi.. ma penso che sia pericoloso. L’ha detto il nonno. Quando dalle due realtà, filtra qualcosa ed entra nel nostro presente.. credo che si rischi di annullarle entrambe. Nonno Doyle mi disse, che dovevo evitare di incontrare l’altro me stesso. Io non ero uno spettatore passivo, in quei brevi momenti che sono stato lì, ho realmente vissuto lì. Ho fatto delle cose, ho interagito con delle persone, nonostante continuassi ad avere consapevolezza dei miei due “IO”.  Capisci cosa voglio dire? Ti faccio un esempio. Mi sono arrampicato sulla cassettiera per prendere le foto, poi è arrivata Fred e mi ha sgridato. Io ero piccolo come il bambino delle foto, mi sono visto allo specchio ..e poi sei arrivata tu. Mi hai preso subito in braccio.. e mi parlavi.. ero lì con te..”

Buffy rise. “Ti sei arrampicato sulla cassettiera? Uhm.. allora.. sei davvero un bel monellino” Risero entrambi. Poi lei divenne seria, ma continuò a sorridergli. “Fred? l’amica di papà? quindi è ancora viva. Hai visto qualcun altro?”

“Si. Ho visto Cordelia. In oltre, ascoltando te e Fred, ho capito che anche Lorne, Doyle, Wesley e Gunn, sono ancora vivi. Non so se posso dirlo a papà, però. Buffy, anche papà lo è. Lui è ancora vivo. Intendo proprio in senso letterale. Lui è umano. È vivo.. ma.. non so cosa gli sia accaduto. Credo sia in coma o qualcosa del genere.. ecco perché non è con noi.. lui c’è, ma solo con il corpo. Non può vederci, ma forse riesce a sentire la nostra presenza.. accade nelle persone in coma vegetativo. Accade spessissimo. L’attività cerebrale è attiva, hanno anche un intensa attività onirica, ad esempio.

“È lui che ci tiene prigionieri qua? È lui l’uomo di cui parlavi? Lui sta sognando di noi e..”

Connor era molto più tranquillo, adesso.

Per questo Buffy aveva fatto quella domanda, quasi a brucia pelo. Sentiva di poterlo fare. Parlare con lei, gli era stato d’aiuto, e Buffy era felice di questo. Lei aveva sempre amato le loro lunghe chiacchierate, per questo andava spesso a salutarlo al campus. Era evidente, che il loro legame affettivo fosse saldo, e ora sapeva che c’era una ragione. Il loro era un legame antico. Il più potente che esistesse al mondo. Loro erano Madre e Figlio. Erano uniti da un invisibile cordone ombelicale, che neanche la morte avrebbe mai potuto recidere. Lei stessa, sentiva ancora il forte legame, che la univa a sua madre Joyce.

“Io non lo so. Non sono sicuro di questo. Ma penso che potrebbe.. Buffy? Lui non lo fa deliberatamente.. non è colpa sua..”

“No, certo che no.. lo credo bene. Anzi, sarebbe meglio non parlarne con papà. Lo sai che lui.. ha la tendenza a prendersi tutte le colpe addosso, anche quelle non sue. Non ho pensato neanche per un minuto, che sia responsabile di tutto questo.. credo che.. che stia soffrendo molto..” Abbassò lo sguardo, e sussurrò più a se stessa che a Connor “È solo. Come sempre d'altronde, e come sempre, sta vivendo in uno stramaledettissimo inferno. Io devo portarlo fuori da lì. Dovessi impiegarci una vita intera.. ma non lo lascerò solo..”

“Come pensi di fare?” mormorò Connor “Anche io so che devo fare qualcosa. Non so esattamente cosa, ma ho un compito da svolgere, un compito importante. Oh.. e sai una cosa? Non so mai con certezza cosa devo fare. Mai prima di farlo realmente. Non so come spiegarlo meglio di così, ma è così.. ormai ho capito che Doyle e Cordelia mi stanno usando per..”

Si fermò di colpo, come folgorato da un improvvisa rivelazione “Sono io il nuovo contatto di papà, con le Forze dell’Essere. Non ho le visioni come Cordy, ma ho un ruolo da giocare. Pensaci Buffy, io dovrei essere.. una sorta di ponte, che mette in comunicazione le due realtà. Pensa al nostro incontro. Avresti mai trovato papà, se io non ti avessi cercata? Le vostre vite erano ormai separate da tempo ..e io vi ho aiutato. Insomma, ok non ho fatto molto.. in effetti ho fatto solo una telefonata a Londra.. ma il punto è, che i nonni usano me come un intermediario fra..” Si fermò un attimo a riflettere sulle sue ultime parole, poi rise “Insomma, comunque la si voglia mettere.. io sono sempre usato da qualcuno.. beh, almeno questa volta, lo faccio per una causa giusta. Sto aiutando mio padre e te.. e anche me stesso..”

“Mi piace tutto quello che hai detto. Tutto.” Sorrise con dolcezza, o comunque.. fu così che Connor percepì il suo sorriso. “..E tu sai come saltare da una dimensione all’altra, dico bene?”

“Pensi che centra anche questo?”

“Puoi scommetterci. Ora però, basta chiacchiere.. è molto tardi, Connor. Domani puoi dormire fino a tardi, d’accordo.. ma devi anche studiare. E ora perché ridi? Mi sto comportando troppo da mamma?”

“Nooooo.. No.. davvero.. però, questo devo chiedertelo.. come.. come devo chiamarti? Mamma, mi suona un po’ strano..”

“Oddio Connor, non dirlo neanche per scherzo. Sei già abbastanza incasinato, con tutte queste famiglie da gestire ..questi padri ..e madri, oltre a tutto il resto. Quindi no.. io sono e resto Buffy. Solo Buffy..”

Entrambi sapevano, che non erano importanti i nomi, con cui gli essere umani descrivevano la realtà. Ciò che era importante, era la realtà stessa. E lì, loro erano madre e figlio.

Buffy raggiunse Angel “Sta bene. Credo che ora dormirà meglio, e tu dovresti fare altrettanto. Hai l’aria stanca.. andrà tutto bene Angel. Lo so. Lo sento.. alla fine.. andrà tutto bene..”

In effetti, Connor si addormentò subito dopo e sognò nonno Doyle. Era un sogno stranissimo, quasi opaco, come se.. quasi come se, chiunque avesse creato quelle scene, avesse finito la scorta di colori. Non era un sogno in bianco e nero.. era solo opaco. A tratti, pareva addirittura che non riuscisse a sintonizzarsi con lui. A volte sbiadiva nel nulla e Connor perdeva parte delle parole.

“Nonno?”

“Hey, campione. Sei stato grande. Oggi hai fatto un grande regalo ai tuoi genitori, hai donato loro la speranza. Ora loro sanno chi sei, ed era così che doveva essere. Già da domani dimenticheranno, però. Non preoccuparti quindi, se li vedrai confusi, tristi e disorientati. Dimenticarono i particolari, ma non per questo smetteranno di amarti..”

“Scusa nonno, ma allora a che è servito? Se devono dimenticare.. tanto valeva non dirglielo. È stato doloroso per loro, lo sai? ..e scusa se insisto.. ma lo è stato anche per me..”

“Loro devono fare delle scelte. Scelte dolorose che, ancora una volta, li porterà ad allontanarsi l’un l’altro. Sapere di avere un figlio insieme, cementerebbe ancora di più il loro amore. Per questo devono dimenticare, ma in loro rimarrà una forte sensazione di speranza. La stessa che sentissi tu, quando vedesti la tua vera vita. Lo ricordi?”

Doyle fece un ampio gesto con la mano ..e Connor rivide tutta la scena ..e diede un nome a ciò che vide. Speranza. “Si, lo ricordo, nonno.”

“Si Connor, lo so. Lo so che ricordi, ma volevo farti rivivere quella gioia. La speranza di una vita migliore, salverà Buffy e Angel. Quella sensazione li porterà a fare delle scelte e saranno quelle scelte, a riportarli a casa, sebbene Buffy non lo saprà mai. Solo Angel saprà, perché solo lui ricorderà di aver vissuto questa realtà. Tu non devi interferire in alcun modo su quelle scelte. Non puoi aiutarli.. loro devono separarsi.. sarebbe accaduto comunque.. Angelus sta cercando di riemergere, e tuo padre non potrà controllarlo in eterno. Avrebbero preso comunque questa decisione..”

“Soffriranno ancora. Come potrò stare lì a guardare, senza intervenire? Non so se posso farlo di nuovo..”

“Connor, io non ho più tempo, non posso più aiutarti come vorrei. Per questo devo fare in modo che loro dimentichino. Questo permetterà che avvenga l’inevitabile. Presto o tardi sarebbe accaduto lo stesso, io sto solo accelerando i tempi. Loro si sarebbero allontanati di nuovo, anche ricordando di essere i tuoi genitori. Avrebbero però perso anche la speranza, e sarebbe stato mille volte peggio. So che sarà doloroso per loro e lo sarà anche per te, ma non tentare di trattenerli, perché sarebbe davvero la fine. Hai visto cosa ha in serbo per voi la WH? Sappi che se dovesse accadere davvero, quello vi ucciderebbe. Non fisicamente, ma nell’anima e io non potrei più aiutarti. Credimi, ragazzo.. non c’è altro modo. Un'altra cosa ancora Connor, anche noi dimenticheremo tutto. Io, Cordelia e anche tu. Quando ci rincontreremo, non sapremo di queste nostre conversazioni e non ricorderemo di esserci mai incontrati, in questa non vita. Ma.. io per te, sarò sempre tuo nonno.. anche se, è meglio non dirlo a Cordelia..”

Connor rise. “Ho capito. Va bene nonno. Farò come dici. Dimmi cosa devo fare, e io lo farò”

“Bene. Ora osserva con attenzione. Ti farò vedere alcune cose e alcuni luoghi. Ah, non preoccuparti per audio e video. Non sono il massimo, lo so. Ci sono delle interferenze, e il nonno non ha più tante energie. Sto invecchiando e sto diventando opaco.. manco di brillantezza, l’hai notato? Cordelia dice che non sono mai stato brillante.. ma lei sa che non è vero..”

“Stai male, nonno? Non voglio che tu..”

“Scherzo, ragazzo.. non prendere sempre tutto sul serio. Sto dicendo, che non posso più vivere in due diverse realtà. Ho esaurito la mia forza, sono solo un umile messaggero, dopo tutto. Da adesso in poi, non sentirai più la mia voce, ma capirai comunque. Ciò che vedrai, sarà estremamente importante per voi tre. Vedrai un oggetto, segui il suo percorso e reinseriscilo nel giusto flusso temporale. Quell’oggetto sarà la soluzione di tutto. Quando lo rivedrai per la seconda volta, allora e solo allora, saprai che finalmente stai per vacare la soglia della tua reale esistenza. Prima però, dovrai assicurarti, che tuo padre compia la scelta giusta ..e se fosse necessario, questa volta dovrai assolutamente intervenire. Lui potrebbe opporsi, tu non ascoltare le sue suppliche, saranno dettate solo dalla paura e dalla sua ostinata testardaggine. Un’ultima cosa ancora, prima che vada via la voce. Voglio che tu sappia che ti voglio bene, Connor. Io e Cordelia, ti abbiamo sempre amato molto, e non vediamo l’ora di riavervi tutti a casa. Si schiarì la voce con un colpo di tosse e disse un ultima cosa. “Adesso osserva tutto con attenzione. Su, vieni con me ora..”

Doyle allungò una mano e Connor la prese subito. Sentì che stava volando. Peccato che fosse solo un sogno, perché era una sensazione bellissima. Si sentiva leggero. Si sentiva libero. Sentiva la mano calda del nonno, che stringeva la sua e per la prima volta nella sua vita, sperimentò l’assoluta assenza di paura. Era fantastico. Osservò tutto con estrema attenzione, memorizzando tutti i particolari. Dall’alto vide una città immensa, gli parve di conoscerla. Doyle guardò un punto preciso verso il basso e lui seppe. New York, pensò Connor.

Volarono sopra un grande palazzo di mattoni bianchi. Anche se non era alto, come i grattacieli lì accanto, era molto particolare. L’attimo dopo, si ritrovò sul piazzale antistante di un antico e imponente edificio. Notò subito le alte colonne bianche. Seguì lo sguardo di Doyle, e sollevando gli occhi, lesse l’antica iscrizione incisa sopra di esse. Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte, possono fermare i corrieri sulla via reale. Erodoto – V secolo a.C. Era il General post office di New York. L’ufficio postale? Chiese Connor a sè stesso. Decise di salire la gradinata. Entrò spedito nell’ampio atrio, guardandosi intorno, cercando una qualche direzione da seguire, che sapeva sarebbe arrivata dall’ambiente circostante. Vide un uomo anziano, che lo salutava con la mano, e gli faceva cenno di avvicinarsi. “Sei in ritardo, Doyle” disse l’uomo e Connor si ritrovò a rispondere con disinvoltura, come se si conoscessero da sempre. Perché l’aveva chiamato Doyle? Chiese ancora Connor a sé stesso. Nonno Doyle era ancora accanto a lui, ma pareva invisibile a tutti, solo Connor poteva vederlo.

Doyle ridacchiò in silenzio e guardò la testa di Connor. Lui portò la mano sui capelli. Accidenti, ho in testa un cappellino da postino ..e non solo, indosso proprio tutta la divisa. Controllò il distintivo sulla giacca e lesse il nome. Allen Francis Doyle. Connor pensò, che probabilmente, quello fosse l’ufficio postale, in cui Doyle lavorò da giovane, ma ciò che importava adesso, era che tutti lo vedessero, come se lui fosse il reale Doyle. “Andiamo” disse l’uomo anziano, “Il lavoro ci aspetta. È arrivato altro da smistare, saranno almeno venti sacchi di posta. Molta di quella roba finirà al macero. Il nostro, è o non è, l’ufficio delle anime perse? Quelle lettere, non giungeranno mai a destinazione.. perché la gente si ostina a scrivere gli indirizzi sbagliati?”

Connor seguì il collega. Scesero nei bui e freddi sotterranei delle poste newyorchesi e ovunque guardasse, non vedeva altro che enormi sacchi di posta, accatastata disordinatamente per terra. Lasciò l’uomo al suo lavoro. Lo osservò alcuni minuti, in silenzio. Inspiegabilmente senti profonda pena per lui. Lo guardò ancora e quando seppe cosa fare, Connor afferrò un sacco, e tentò di rovesciare il suo contenuto, su un grande tavolo. Non prese un sacco a caso, prese proprio quello che doveva prendere. Ma l’uomo lo fermò, guardandolo con smarrimento.

“Quella è posta vecchissima” disse “Va dritta dritta al macero. Anzi, quella è troppo vecchia persino per il macero. Se quelle lettere portavano Speranza a qualcuno, ora svanirà per sempre. È troppo tardi ormai, è sempre troppo tardi ..finisce sempre tutto in cenere.. Come tutto ciò che io tocco.. tutto si trasforma in cenere. Non badare a me, Doyle.. lo sai che sono solo un vecchio pazzo brontolone..”

Lanciò il sacco sul nastro trasportatore e Connor si sentì pervadere da un ondata di panico. Cercò aiuto in Doyle, incontrò i suoi occhi e seppe cosa fare. Rivolse ancora lo sguardo verso l’uomo anziano e quasi urlò. Come era possibile che non l’avesse riconosciuto? Quello era Angel. Quello era suo padre. Vecchio e ammalato di malinconia. Avrebbe voluto abbracciarlo, avrebbe voluto dirgli che era qui per salvarlo, ma non si mosse. Improvvisamente ricordò una cosa che Angel gli aveva raccontato una volta. Quando stava alla W&H, era stato avvelenato da un parassita che Eve e Lindsey gli avevano messo addosso, e per giorni aveva avuto incubi terribili. Aveva visto Spike diventare umano, perché il vampiro con l’anima, di cui parlava la Shanshu, non era mai stato lui. Angel invece, aveva preso il posto del postino della W&H. Connor ricordò che Angel, aveva temuto di perdere proprio la Speranza. Si sentì morire dentro, faceva male vedere suo padre ridotto così.

Era ancora intrappolato in quell’incubo? Vagava da solo sulla terra, saltando incessantemente, da un inferno all’altro? Si avvicinò a lui e gli parlò. Gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

“Hey amico? Va tutto bene?” Angel non disse nulla, ma rispose al suo sorriso, con un altro sorriso.

“Forse c’è qualcosa di importante in quel sacco. Dove porta il nastro trasportatore?” chiese ancora Connor.

“Hai bevuto o cosa?” disse Angel, in modo scorbutico “Porta all’inceneritore.. lo sai, no?”

“Beh, questa volta, faremo un eccezione. Magari troviamo un tesoro, chi può saperlo?”

“Come vuoi” disse Angel. Poi andò via, lasciandolo solo. “Faccio una pausa, vado a farmi un goccetto..”

Connor afferrò il sacco, giusto l’attimo prima che finisse fra le fiamme, e lo poggiò per terra. Si fermò solo un attimo a riprendere fiato. Col dorso della mano asciugò la lacrima che scendeva indisturbata sulla guancia, ma subito dopo, notò in Doyle un gesto di impazienza. Il tempo a loro disposizione stava finendo. Rovesciò il contenuto del sacco sul tavolo, e seppe subito, quale fosse l’oggetto chi cui aveva parlato Doyle. Era un piccolo pacco. Lo soppesò. Era leggero. Aveva numerosi cartellini, attaccati sopra lo spago ingiallito, che recavano vari timbri postali. Lesse e vide che i timbri riportavano i nomi di varie località in cui era stato Angel. Los Angeles, Londra, Camerun, Malta, ancora Los Angeles. Ora sapeva cosa fare. Prese un nuovo cartellino e scrisse. Angel Investigation. 1481 Hotel Hyperion Ave. Los Angeles. Ca. 90026

Salì di nuovo nell’atrio e seguì Doyle in un corridoio. Entrò in un ufficio, alla cui porta vi era scritto, Posta Prioritaria. L’ufficio era luminoso e soleggiato, a differenza del sotterraneo, non per niente è l’ufficio delle anime perse, pensò Connor, la sotto è più buio dell’inferno. Doyle fece un cenno con gli occhi e Connor infilò il pacchetto dentro ad un sacco. Quella posta era in partenza per Los Angeles. Massimo due giorni, e sarebbe arrivata a destinazione.

Connor divenne consapevole, che aveva reinserito i loro destini, nel giusto flusso temporale.

Si ritrovò fuori, di nuovo sul piazzale esterno e guardò ancora sopra le alte colonne bianche. Lesse ancora la scritta, per memorizzarla bene. Neither snow, nor rain, nor heat, nor gloom of night.. Sorrise soddisfatto e si ritrovò ancora aggrappato alla mano di nonno Doyle ..e ancora volò sopra New York. Quando il nonno svanì nel nulla, per un attimo, solo per un attimo, si sentì perso. Si svegliò di colpo, si sedette sul letto guardandosi intorno confuso. Poi scattò in piedi, accese il portatile e cominciò a scrivere. Ora so ciò che devo fare, e devo farlo subito, pensò fra sé, mentre digitava. Scrisse ciò che aveva sognato, per paura di dimenticarlo. Digitò febbrilmente per alcuni minuti e infine scrisse l’ultima frase. Grazie Nonno Doyle. Grazie per tutto. Anche io ti voglio bene. Non saprai mai quanto.

Lo sa, lo sa.. credimi, lo sa. Hai bisogno dell’aiuto del maghetto, ora. Voi due siete culo e camicia, lo siete sempre stati. Ti aiuterà volentieri. Oh, eh.. non c’è di che.

Sentì quella voce e scattò in piedi. “Cordelia?” ma la risposta non arrivò mai. “Grazie” disse commosso.

Era super eccitato. Accidenti, avrebbe voluto svegliare suo padre e dirgli tutto, ma non era certo una buona idea. Afferrò il cellulare e compose un numero. Dal grugnito che arrivò subito dopo, comprese che quello era il momento, di mettere alla prova l’amicizia di Tommy. Se non l’avesse incenerito subito, significava che era un buon amico. “Hey? ti ho svegliato per caso?” spostò il cell dall’orecchio e rise. Si, l’ho svegliato. “Hai idea di che ore sono? e oggi non abbiamo neppure lezioni.. giuro che se vivrò in un'altra vita, non mi farò mai un amico, che ha orari da vampiro.. che accidenti ti prende? Sei nei guai? Guarda che se devo diventare, il tuo salvatore a tempo pieno, devi pagarmi.. lo sai che gratis, non faccio quasi niente.. devo avere qualche antenato d’origine ebraica.. sta fissa per i soldi, è strana.. non trovi?”

“Puoi teletrasportarti o qualcosa del genere?” chiese Connor, ridendo divertito.

“Non dire cazzate, Connor”

Connor aspettò qualche secondo e poi come sempre, arrivò la vera risposta. Conosceva bene Tommy. Soprattutto conosceva il suo cuore. “Perché? Dove andiamo? Voglio venire anche io”

“New York. General Post Office. 8th Avenue - 33rd Street. Faccio il biglietto anche per te. Andiamo e torniamo in giornata. Prendi solo lo zaino e inventa un scusa decente per i tuoi.. partiamo subito..”

≈◦  ≈ ◦ ≈

Buffy e Angel, come era prevedibile, non avevano dormito molto quella notte. Avevano parlato a lungo. Ora preoccupati, ora cautamente felici, ora con vere e proprie esplosioni di gioia. Buffy non riusciva a credere di avere un figlio. Angel non riusciva a credere, che la madre di suo figlio, fosse lei. Man mano però che parlavano, l’evento diventava sempre meno incredibile, poi lo percepirono giusto, poi normale, poi.. quasi non contava più. Nei loro occhi, però.. rimase un forte senso di speranza e intima gioia.

Il pensiero, che in futuro poteva accadere davvero, o che loro potessero avere un qualche futuro, era un pensiero confortante.

Fecero l’amore con la stessa identica passione, ma come accadeva da tempo, solo il corpo sentì una fragile parvenza di appagamento, ma mai in modo totale. Le anime languivano, nel torpore imbarazzante, della frustrante paura. Angel soprattutto. Temeva di perdere il controllo. Loro non erano mai soli. Angelus era sempre presente, e ancora una volta, avvelenava il loro amore. Buffy era esausta ..e in lei cominciò a serpeggiare l’idea, che per vivere, per vivere davvero una vita piena, dovevano prima morire. Avrebbero sofferto ancora, lo sapeva bene, ma la speranza non l’abbandonò mai del tutto.

All’alba, ancora distesi nei loro insonni silenzi, sentirono bussare alla porta. Era Connor.

“Sto partendo per New York. Una cosa urgente. I Reilly mi aspettano là. Pare che una mia zia ci voglia tutti lì, per non so quale cosa.. forse un testamento.. mi pare che fosse proprio una cosa così. O forse devono vendere una parte di qualcosa, tipo un terreno di famiglia, o una vecchia casa ..e servono le firme di tutti gli.. gli eredi. Papà? mi stai ascoltando? Insomma.. per farla breve, devo essere all’aeroporto fra un ora. Oh, tranquillo, non vado solo, viene anche Tommy con me.. saluta Buffy, non serve che la svegli..”

“New York?” chiese Angel. Dopo aver infilato una maglia di Angel, li raggiunse anche Buffy. Aveva sentito tutto. “A New York? Ma è un testamento o una compravendita?” chiese seria.

Connor rispose con un vago sorriso “Non lo so, scegli tu. Tanto è lo stesso. Lawrence Reilly non si è spiegato bene. Parlava in fretta, aveva l’aereo che partiva. Ok? Io vado. Ci vediamo domani”

“Connor?” grugnì Angel. Non aveva creduto ad una sola parola.

“Un testamento? Di domenica mattina? Connor, pensi davvero che mi beva questa cosa?” Urlò Buffy, mentre Connor correva giù per le scale. “Oggi è sabato, Buffy” Rispose lui.

Angel lo chiamò ancora “Connor, dove credi di andare?”

Frenò la sua corsa e tornò indietro. “Papà, lo so che questo è il turno del nostro Weekend, ma questa cosa è un.. imprevisto. Chiamasi Im.Pre.Vi.Sto. ..qualcosa che non si può..”

“..Prevedere” disse Buffy ridendo. Poi lo guardò dritta negli occhi. Parlò con calma, ma con fermezza. “C’è anche Tommy con te? Connor, prometti.. niente demon bar.. o strane diavolerie ..e neanche spogliarelliste. Soprattutto niente bugie.. o dobbiamo telefonare ai Reilly per verificare se sono a New York? Tuo padre vuole sapere qualcosa di più, lo sai. Lo conosci.”

Lui annuì “Devo andare davvero a New York, ed è davvero urgente. Ok, niente bugie. I Reilly non centrano.. ma non posso..” Buffy sorrise “Va bene, non serve che dici altro. Comunque, sei maggiorenne, io mi fido di te” Connor sorrise “Grazie” Si avvicinò ad Angel “Recuperiamo la prossima settimana.. va bene? comunque, domani mattina sono qua. Pranziamo insieme.. e se vuoi, posso stare anche a dormire..”

Angel non rispose, ma gli diede un colpetto sulla nuca e lo accompagnò giù per le scale. Fece ancora qualche domanda, a cui ovviamente, Connor evitò di rispondere. Infine ebbe pietà di lui e lo lasciò andare. Angel non riusciva a scrollarsi di dosso il pensiero di Doyle e Cordelia, e questo per lui, non era affatto rassicurante, tutt’altro. Sentiva un ansia inspiegabile, ma non per Connor, sapeva che lui era in grado di difendersi. Per una volta, Angel ebbe paura per sé stesso. Connor rivide l’anziano postino di New York, suo padre, vide la sua solitudine e si sentì morire dentro. Abbracciò Angel per rassicurarlo.

“Forse riesco ad essere qui, anche già da stanotte. Se mi lasci andare e se non mi fai perdere l’aereo..”

“Va bene” rispose Angel. “Va bene, va ora.. o perdi l’aereo..”

Connor uscì di corsa, e mentre saliva sull’auto, prima di raggiungere Tommy, disse a sé stesso.

Non ti lascerò lì a vagare come un anima in pena. L’ufficio delle anime perse, non è il posto in cui dovrebbero vivere gli eroi. Non tu, comunque. Mio padre merita molto più di questo.

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Note: Al General Post Office di New York (8th Avenue - 33rd Street) esiste realmente l’iscrizione di Erodoto citata.

Neither snow, nor rain, nor heat, nor gloom of night stays these couriers from the swift completion of their appointed rounds.

Qua, potete vedere una foto, in cui si riesce anche a leggerla.

Buone feste a tutti

 

   
 
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