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Autore: ranyare    28/12/2012    2 recensioni
Eccomi di nuovo, ancora una volta, su di lei.
Diana.
Questa raccolta vuole essere un dono, un elogio, un tributo alla più grande e magnifica delle mie creature, colei che mi ha DAVVERO dato la possibilità di scrivere, esprimermi, sognare... vivere.
Sono piccoli pezzetti di lei, questi; frammenti, stralci della sua vita, di ciò che pensava, sognava, vedeva, soffriva, amava. È Diana a tutto tondo, più di quanto abbiate mai visto.
Insomma... bentornati, a chi già la conosceva. Benvenuti, ai nuovi arrivati.
Benvenuti nel mondo di Diana.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Famiglia Black, I Malandrini, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Diana's Chronicles'
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Oh, io aggiorno ^^’’’ Va bene lo stesso, scrivo queste drabbles ma non mi aspetto delle recensioni, non troppe almeno

Questa tranche è la versione alternativa delle cinque precedenti, quelle sui cinque sensi: le ho scritte per sbaglio, però ho deciso di pubblicarle lo stesso xD

Inoltre, QUI potete trovare la nuova versione di Luce e Buio, riveduta, riscritta e con molte aggiunte all'originale; se vi va, fateci un salto :)

Per chi mi voglia seguire anche su Facebook, QUI trovate il mio profilo e QUI la mia pagina delle storie.

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Alla prossima!!

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The Big Damn Table

The Chronicles of Diana

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036. Olfatto

L'odore della polvere da sparo mi brucia gli occhi, facendoli lacrimare: la pistola che stringo convulsamente fra le dita trema, sento le lacrime rigarmi le guance, vedo gli occhi di Dan sgranare quando l'uomo che lo aveva aggredito cade a terra, morto.

L'ho ucciso io.

Io, io, io ho ucciso quell'uomo per salvare la vita di Dan.

Sono stata io.

Che mostro è quello in grado di uccidere?

...Perché non provo rimorso?

Lascio cadere l'arma sulla sabbia, mentre l'odore acre dello sparo brucia quella ragazzina di dodici anni che cessa, in questo momento, di esistere.

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037. Udito

-Goodnite, sweetie.- sussurro, accarezzando i capelli neri e soffici di mia figlia, sorridendo nel vederla stringere teneramente la manina attorno al suo cagnolino di peluche, grande quanto lei.

Sta mettendo su i denti da latte, la mia Lyl. Fa fatica ad addormentarsi, in questi giorni, tanto che arrivo a perdere la voce per cantarle la ninnananna che a lei tanto piace pur di calmarla.

Sospiro, tirando indietro i capelli e legandoli in una coda disordinata: fa caldo, questa sera, sebbene sia soltanto marzo. Mi alzo cautamente dalla poltroncina in camera di Lylith, uscendone per poi dirigermi nel mio adorato, piccolo salottino privato, accanto al Salone.

Seduto al pianoforte, le dita immobili sulla tastiera silenziosa, c'è mio marito.

-Dorme.- gli comunico, lasciandomi cadere sul divanetto poco distante dal suo strumento, esausta. Fare la madre è più difficile di quanto possa sembrare, anche per me – forse, soprattutto per me.

Ma, lo avverto anche da qui, Blaise sorride, divertito.

-Sei una brava mamma, Di.-

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038. Tatto

Vorrei lasciarmi cadere qui, nel fango melmoso che una volta era il giardino di Hogwarts: vorrei non alzarmi più, lasciarmi soffocare dal tocco viscido di una terra bagnata dalle lacrime del cielo.

Voldemort, questa notte, ha vinto.

Per la seconda, dannatissima volta, mi ha portato via tutto ciò che ero riuscita a costruire: si è portato via il mio Blaise.

Vorrei crollare, piangere, sentire la pioggia che ticchetta sulle mie guance scavate: ma non lo faccio, costringendomi invece a seguire Draco all'interno del castello.

Ma Blaise, Blaise è ancora là, perso nel buio.

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040. Vista.

L'agonia peggiore di tutte è vederlo tutti i giorni.

In Sala Grande, durante le lezioni di Antiche Rune, Pozioni, Difesa, Cura delle Creature Magiche: sembra che il destino abbia voluto fare in modo che io fossi costantemente in sua presenza, senza mai poterlo toccare.

Io l'ho sempre detto che il destino è uno stronzo.

Blaise... Blaise sta giocherellando distrattamente con la piuma d'oca, negli occhi lo sguardo assente di chi non riesce a concentrarsi: vorrei dirgli di non perdersi fra i pensieri, di riportare gli occhi sul compito in classe, ma non posso.

Non posso fare nulla se non guardarlo di nascosto, ignorando le malelingue che osservano i miei movimenti con un sorriso cattivo sulle labbra.

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039. Gusto

Il sapore della tequila è l'unico ricordo veramente nitido che ho di Scott: è stato lui, anni fa, a farmi assaggiare questo liquore dall'aroma tanto intenso da sapere quasi interamente di alcool puro.

Bevevamo insieme, ci ubriacavamo come due allegri ragazzi che non sapevano di essere già morti da allora.

Ora però Scott non c'è più.

C'è Alex, al mio fianco, che mi osserva mentre ingollo un bicchiere dopo l'altro, una bottiglia dopo l'altra: una delle tante, troppe scocciature dell'essere “me” è quella di non riuscire facilmente ad ubriacarsi.

Ma, alla fine, ci riesco: ed è quando il mondo diventa nero e confuso, solo in quel momento, che io riesco a trovare un attimo di pace.

   
 
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