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Autore: Aluah    28/12/2012    4 recensioni
- Dì un po', che vuoi? - le chiese poi improvvisamente, infossandosi ancor di più nella comoda poltrona.
- E' il 27 dicembre - disse lei per tutta risposta, voltandosi e avvicinandosi al ragazzo, girando intorno a lui e sedendosi poi appoggiata alla parete di fronte.
- E quindi? - domandò ancora, non capendo il perchè della presenza della rossa nè tantomeno quella magra spiegazione che gli aveva dato
- Sanji mi insegue, come tutti gli anni... - si spiegò meglio Nami, sgranocchiando un biscottino al caffè.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vischio
Era nello stato di dormiveglia, sommersa dal piumone d'oca e dai cuscini fin sopra alla testa, piacevolmente cullata dal tepore del letto, quello che solo di prima mattina si può gustare. Era stata svegliata da un timido raggio di sole che le aveva colpito il viso, scaldandola dolcemente e spingendola ad aprire i suoi grandi occhi marroni per dare il buongiorno al mondo. Quella mattina sembrava esser iniziata come da copione di qualche libro strappalacrime, senza rumori molesti o crisi di nervi da parte di un qualunque componente della ciurma che rimaneva senza colazione a causa dell' appetito insaziabile del capitano. Tutto era ovattato in quel piccolo luogo di tepore e calduccio, nel quale lei sarebbe volentieri rimasta fino ad ora di pranzo. L' orologio sul suo comodino segnava le 9, la solita ora in cui lei cominciava a destarsi e stiracciare le membra rilassate, mettendosi poi in piedi per le 10 circa.
Era venerdì ad occhio e croce, ma non ci avrebbe fatto troppo conto su quest' osservazione, dato che il cervello era ancora in fase di risveglio, e quindi anche di inaffidabilità.
Era sdraiata sul fianco destro, l' unica posizione in cui riusciva a dormire senza che la cervicale la infastidisse poi la mattina, con il lembo della coperta tirato fin sopra al naso, ed un cuscino di pelo poggiato sopra alla testa, coprendole la fronte. Solo i suoi occhi erano liberi da intralci e stoffa ma di certo non avevano la benchè minima intenzione di aprirsi per guardare il mondo sveglio già da qualche ora.
Amava quel piccolo momento di magia tra la notte e il giorno, quando nulla poteva dirsi ancora in moto ma nemmano totalmente addormentato. Era come essere in un limbo dove man mano il mondo reale prendeva il sopravvento con i suoi suoni, odori, colori e quant' altro. Nulla l' avrebbe potuta distrurbare in quel piccolo istante di pura...
- MIO PASTICCIIIIINO! -
No qualcuno c'era. Di certo il cuoco non conosceva l' incanto di un dolce risveglio, anche perchè sicuramente se così fosse stato, non le sarebbe venuto a stressare l' anima di prima mattina con moine varie e una colazione più adatta ad un esercito che a lei. Grugnendo e maledendo il suo cavalleresco Nakama, si tirò seduta, spettinata e stordita, con la classica "faccia da sonno". I capelli andavano ognuno per conto loro, facendola sembrare un leone fulminato, gli occhi impastati di stanchezza erano lucidi e pesanti, con le pupille ancora dilatate per il buio della stanza e le guance arrossate per il tepore del letto, dove fino a poco prima era racchiusa.
- Nami swan! Apri la porta! Ho qui una buona colazione per te mia crostatina.... - insisteva il biondo, bussando alla sua porta.
Si guardò intorno, rassegnata al fatto che quella mattina non avrebbe potuto proseguire il suo pisolino a metà tra il dormiveglia e la fase rem. Il letto di Robin era vuoto, probabilmente la mora era già in piedi da un pezzo oppure aveva passato la notte in biblioteca, dato che non ricordava di averla sentita rientrare. Ma vedendo le coperte leggermente stropicciate, propendeva più per l' ipotesi di aver dormito come un sasso, non sentendo quindi alcun rumore.
Scostò con stizza il piumone, rabbrividendo per l' aria frizzantina al contatto con la pelle bollente delle gambe e delle braccia, scoperte. Il suo pigiama infatti consisteva in una semplice canotta verde scollata, e un paio di shorts neri elasticizzati ed ingiunali, giusto per non girare in intimo nel caso avesse dovuto uscire sul ponte a controllare la rotta. Prese quindi un elastico dei capelli dal comodino, legandosi la cioma in una coda alta, ed infilandosi la felpa arancione che aveva precedentemente appeso alla sponda del letto.
- Nami, amore, il tuo Mr Prince ti ha preparato le tue brioches preferite... - continuava nel frattempo l' uomo, imperterrito nel romperle le scatole già di prima mattina. Lei amava i dolci risvegli, non quelli a suon di urla e complimenti, per quanto di questi ultimi fosse irrimediabilmente avida.
Estrasse le gambe dal cumulo di coperte che aveva creato ai piedi del letto, calciandole ancora più a fondo e mettendosi seduta sul bordo del giaciglio, passandosi le mani sul viso per cancellare i marcati residui della fantastica dormita tragicamente interrotta. Quando i piedi toccarono il pavimento sentì un' ulteriore ondata di freddo che l' attraversava, giungendo fino alle punte della ciglia, e discendendo poi di nuovo verso le caviglie, dove la ragazza era solita sentire maggiormente il freddo.
- Mia dea, i croissant si freddano... -
Inutile. Anche se lei stava impiegando un' eternità per andare ad aprire la porta quello non demordeva, nè ne aveva alcuna intenzione. Dandosi quindi uno slacio poco convinto si rizzò in piedi, incamminandosi verso l' uscio della stanza.
Aprì la porta, intenzionata a prendere il vassioio dalle mani del cuoco, ringraziarlo forse e poi tornare sotto alle coperte a mangiare quel ben di Dio, gustandoselo come voleva. Ma rimase delusa vedendo che il cuoco in questione non aveva il benchè minimo spuntino tra le mani ma invece, sorreggeva in alto un rametto di vischio rattrappito per il freddo polare che in quei giorni abitava la Sunny, facendoli disperare per la quantità di legna che dovevano bruciare nel caminetto costruito da Franky mesi prima, in previsione del passaggio lungo quel tratto di mare.
Dal piccolo ramoscello riportò lo sguardo al volto del cuoco, le cui labbra erano contratte in una posa abbastanza ridicola, che le ricordava tanto un pesce. Non ci mise molto a comprendere il motivo di quell' insistente risveglio, notando come la distanza tra i loro volti veniva drasticamente diminita dallo chef, desideroso di poterle dare il classico e immancabile annuale bacio sotto al vischio.
- Vieni qui mia dolce sirena... Smak, smak, smak... -
Sanji stava accorciando troppo le distanze, allungando anche le braccia per poterla prendere ed intrappolare, così da poterle poi scucire un bacio. La navigatrice, disgustata e spaventata alla prospettiva di doversi sbaciucchiae bellamente con il Nakama, arretrò di un lungo passo, sfuggendo così alla presa molestarice del ragazzo, che avendo gli occhi chiusi, non realizzò che l' oggetto dei suoi pensieri si era spostato e mancò così la presa, cadendo con un tonfo a terra. La ragazza, approfittando di quella perdita di equilibrio momentanea lo aveva scavalcato, correndo in cucina dove forse avrebbe potuto ricevere protezione da qualcuno degli altri ragazzi, dato che di certo pugni e calci quella mattina non le sarebbero bastati per bloccare il pomicione.
Quella era una routine che ripetevano ogni anno, e oramai sapeva che l' unico modo per evitarla era fuggire fino a sera, nascodendosi anche nelle botti vuote in cambusa.
Fece appena in tempo a varcare la soglia e a chiudere la porta quando lo chef riprese a bussare insistentemente all' uscio, chiedendo di aprirgli almeno quell' anno.
- Mia dolce Nami aprimi ti pregooooo.. - delirava quello, circondato da un nugolo di cuoricini di tutte le forme e i colori
- La classica corsa del 27 dicembre sorellina? - le domandò l' archeologa, mentre sorseggiava una tazza di caffè e leggeva il giornale, vedendo come la rossa scrutasse l' amiente in cerca di un probabile nascondiglio.
- Si maledizione, e quest' anno sembra più agguarrito che mai... - rispose lei, allungando una gambe per prendere una sedia, così da poter bloccare la porta e  riuscire a raggiungere il mobiletto degli alcolici, dove il cecchino le stava facendo posto.
- Non sarebbe il caso che tu parli chiaro con lui? - le suggerì la mora
- Con Sanji? Il 27 dicembre? Non servirebbe a nulla.... non servono nemmeno le percosse figuriamoci le parole! - le disse, sistemando la seggiola sotto al pomo della maniglia e correndo in direzione del mobile in legno, infilandosi nello scomparto svuotato dal nasone, che ora stava sistemando le bottiglie dietro ad una pianta, cosìcchè il cuoco non potesse intuire dove la bella cartografa si stesse nascondendo. Non che ci avrebbe fatto molto caso poi, preso com'era a volteggiare per la nave.
Non appena lei abbe chiuso lo sportello di legno, sentì un gran baccano provenire dall' esterno di quel piccolo cantuccio buio.
- Dove si è cacciata la mia bella crostatina? - chiese il biondo, accucciandosi per controllare che non fosse sotto al tavolo e rialzandosi poi ancora più agguerrito non avenado trovato ciò che cercava - Sono certo di averla vista entrare qui... - ragionò poi, avvicinandosi all' angolo cottura e controllando anche in frigorifero.
Fin tanto che quello era voltato il capitano, seduto al fianco di Robin, aveva aperto il piccolo oblò posto sopra al tavolo, spalancandolo, così da far credere al cercatore che la navigatrice si fosse arrampicata da lì al castello di poppa e, insieme a lui, il cecchino aveva lanciato una forchetta in corridoio, per produrre rumore.  L' ultimo era riuscito ad attirare l' attenzione del cuoco che aveva smesso di esaminare gli scomparti sotto al lavello, voltandosi di scatto ed uscendo saltellante dal salone, reggendo il consueto ramo di vischio tra la mano. Dopo essersi assicurati che la via fosse libera, una mano dell' archeologa aprì lo sportellino che celava la figura ranicchiata della ramata, la quale, indolenzita dalla scomoda posizione, aveva piacevolmente allungato le gambe all' estreno, muovendole e riprendendo la circolazione.
Uscì con qualche difficoltà dal mobile, rimettendosi in piedi e stiracchiandosi, facendo scrocchiare la schiena e il collo.
- Ora della fine della giornata sarò distrutta...- asserì, avvicinandosi al tavolo e prendendo posto, mentre un' altra mano della sua saggia compagna chiudeva la porta, reincastrando la sedia come antifurto nel caso il pomicione fosse tornato all' attacco. Prese una bioches al cioccolato, l' ultima rimasta intonsa dalla fame mattutina del capitano, versando poi in una tazza abbandonata da qualcuno un po' di caffè. Gliene sarebbero servite all' incirca 8 porzioni abbondanti per sopravvivere a quella faticosa giornata che si prospettava lunga e decisamente estenuante.
- Non vedo l' ora che arrivi domani... sembra che ogni 27 dicembre Sanji sia posseduto da un maniaco in astinenza, più del solito ovviamente... - fece sconsolata, ingurgitando la caffeina e addentando il cornetto tiepido.
- Forse dovresti chiedere a Zoro di ospitarti in palestra... - le suggerì l' archeologa, guardandola con uno sguardo furbo e sapiente, ridendo sotto ai baffi.
- In effetti Sanji non mi verrebbe mai a cercare lì... - realizzò la rossa, alzandosi poi in fretta e furia dalla sedia, sentendo la voce del cuoco che si avvicinava man mano.
- Dietro alla porta... lo intratteniamo noi... - consigliò Robin, continuando nella sua lettura. Nami, riconoscente per l' aiuto che la sua sorellona non le negava mai, anche in situazioni tragicomiche come quella, prese un paio di biscotti in mano, balzando poi lesta verso l' uscio e appiattendosi contro la parete vicino a quello, che Sanji aprì con un potente calcione.
- Ho sentito la voce della mia deaaa... -
Avrebbe preso sicuramente una bella botta se ancora una volta un paio di mani spuntate dal nulla non avessero arrestato l' urto, dandole anche l' opportunità di correre via in punta di piedi e velocemente. Raggiunse in breve le scale che conducevano al ponte, che scese con grande agilità e velocità, balzando sul legno e guardandosi attorno circospetta, dirigendosi sicura e lesta verso la palestra dove sicuramente Zoro stava allenandosi, o dormendo, dipendeva da quanto era rimasto in piedi la notte precedentemente, anche perchè se non ricordava male il turno di guardia era spettato a lui. Pensò quindi che stesse più probabilmente ronfando appoggiato al muro.
Durante il tragitto incontrò Chopper e Brook intenti a pescare che, dopo averla vista correre in quel modo e aver fatto mente locale su che giorno fosse, la salutarono in silenzio con un solo gesto della mano, sorridendole ed annuendo, garantendole anche il loro appoggio. Franky che stava lavorando poco più in là, interruppe la costruzione di uno strano aggeggio, probabilmente un cannone, l' apparenza era quella, sollevandosi gli occhiali da sole e strizzandole l' occhio in supporto. Aveva dalla sua tutti i suoi Nakama con un briciolo di sale in zucca; sperava ora che il suo nascondiglio non le fosse negato da quello scrbutico spadaccino di cui si era follemente innamorata.
Era qualche mese infatti, precisamente dopo l' ennesimo tentativo di saltarle addosso di Sanji, che si era accorta delle particolari attenzioni che lui impiegava per tenerle lontana quella sangiusuga umana, a cui voleva un gran bene intendiamoci, ma che a volte avrebbe volentieri condiviso con un pescecane affamato. Quello forse lo avrebbe allontanano un minimo da lei. Non ci era voluto molto perchè lei si affezionasse dapprima a quei piccoli riguardi e s' invaghisse poi di colui che glieli donava.  Raggiungendo infine la palestra ci si catapultò dentro, ignorando qualunque educazione, chiudendosi la porta alle spalle e respirando profondamente.
- Speriamo che Sanji non mi venga a cercare anche qui... - disse tra sè e sè, dimenticandosi che in quel luogo non era di certo sola.
- Mocciosa! -
Infatti venne interrotta nel suo respirare affannoso dallo spadaccino, seduto sulla poltrona che poco tempo prima aveva deciso di aggiungere all' inesistente arredamento di quella palestra. Era comodamente infossato nei cuscini di gomma piuma, probabilmente lo aveva svegliato lei con tutto quel trambusto, con le gambe divaricate, gli addominali contratti e a torso nudo, con indosso un paio di pantaloni sgualciti al di sotto del ginocchio. Ai piedi i soliti anfibi. Era parzialmente rivolto alla parete sinistra, lo schienale infatti era voltato di tre quarti verso la porta, ma la visuale era abbastanza buona, vista anche la luce che arrivava dalla finestrella, che lo colpiva in pieno. Era un invito bello e buono a saltargli addosso quello.
- Buzzurro... - lo salutò lei con un cenno del capo, voltandosi e appoggiando l' orecchio all' uscio, in ascolto di un possibile nuovo attentato alla sua sanità mentale e alle sue labbra. Sentiva lo sguardo di Zoro su di sè, dalle spalle al lato B, che coperto da quei miseri pantaloncini lasciava ben poco all' immaginazione.
- Dì un po', che vuoi? - le chiese poi improvvisamente, infossandosi ancor di più nella comoda poltrona.
- E' il 27 dicembre - disse lei per tutta risposta, voltandosi e avvicinandosi al ragazzo, girando intorno a lui e sedendosi poi appoggiata alla parete di fronte.
- E quindi? - domandò ancora, non capendo il perchè della presenza della rossa nè tantomeno quella magra spiegazione che gli aveva dato
- Sanji mi insegue, come tutti gli anni... - si spiegò meglio Nami, sgranocchiando un biscottino al caffè.
Questa volta il verde non rispose esplicitamente, si limitò a grugnire qualcosa che somigliava ad un insulto al cuoco che, se lo innervosiva già abbastanza durante 364 giorni dell' anno, raggiungeva il culmine in quella data quando tentava di baciare una donna che lui riteneva già sua da tempo, solo che lei non lo sapeva.
- Che c'è? - lo punzecchiò infatti la navigatrice, sperando che quel grugnito fosse presagio di un piccolo passo avanti nel loro rapporto.
- Nulla, è un cretino, tutto qui. - asserì stizzito, mettendosi stavolta seduto decentemente e piegando il busto in avanti, ghignando poi alla ragazza, tentando miseramente di celare quel passo falso che era stato il verso che gli era uscito.
- Lo sai che lui ogni anno deve inseguirmi... ormai si sono abituati tutti -
Era vero infatti. Tutti, eccetto Zoro, avevano compreso che due giorni dopo Natale sulla Sunny si teneva un vero e proprio inseguimento, e perciò parteggiavano per la cartografa, non volendo di certo che questa li ricattasse poi per averle fatto mancare il loro aiuto. Sanji non li spaventava così tanto a confronto.
- Quindi ti stai nascondendo? - chiese lui in conferma, avendo capito che la presenza della ramata in palestra era dovuta alla caccia aperta che quella mattina era appena iniziata. Lei annuì, togliendosi col dorso della mano un po' di briciole di biscotti che le si erano fermate intorno alla bocca:
- Volevo anche chiederti se mi potevo nascondere qui finchè Sanji non viene a cercarmi... poi me ne vado tranquillo... - disse Nami timidamente, guardando in direzione del samurai con due occhioni da cucciolo che avrebbero intenerito chiunque potesse dire di essere umano. Anche Franky, più robot che uomo, non avrebbe saputo resisterle.
- Fa' come vuoi... basta che non mi disturb... -
Non riuscì a finire la frase che la voce del cuoco si fece sentire, forte e chiara, fuori dalla porta:
- Namiiiii saaaaaan! Sei qui dentro? -
La ragazza, sbiancando, guardò dapprima in direzione della porta chiusa che veniva sbattuta con energia, ma che per fortuna teneva abbastanza, e poi tutt' intorno a sè, alla ricerca di qualunque rientranza, angolo buio, pezzo d' arredamento le potesse offrire un piccolo rifugio. Sfortunatamente la stanza era praticamente vuota se non per i pesanti pesi di Zoro, che però non potevano offrirle una buona copertura dal pomicione che la cercava.
Presa dal panico e vedendo che quello non desisteva dal suo intento di agguantarla, si lanciò in braccio a Zoro, buttandogli la schiena addosso allo schienale della poltrona, e mettendosi a cavalcioni delle due gambe, infossando poi la testa nell' incavo del collo e trattendo i lunghi capelli tra le mani, cosicchè non spuntassero fuori e le rovinassero la copretura.
- Gira la poltrona svelto! - bisbigliò allo spadaccino
- Ma cosa diavolo... - tentò di opporsi lui, allargando le braccia e tirando ancor più indietro la testa, stupito da quel gesto
- Ti prego non voglio che mi trov... -
Venne interrotta dalla porta che sbatteva contro al muro con un forte tonfo. A quel punto, alzò di scatto il volto verso quello del verde, che vedendo quegli occhi speranzosi arrivargli diritti al cuore, diede una leggera spinta col piede sinistro, girando completamente la poltrona verso il muro antistante l' uscio, lasciando così che solo lo schienale e i suoi piedi potessero essere intravisti da quella posizione.
- Amore mio sei qui? - inistette ancora in biondo, tentando di entrare e nel locale
- COSA SAREI IO?! - sterpitò lo spadaccino dalla poltrona, ghignando e stringendo Nami a sè, proteggedola inconsciamente.
Era bella la stretta di Zoro: calda, dolce, potettiva, rassicurante, maschile e tanto possente, ma non abbastanza da farle male. Lui aveva una forza incedibile, ma con lei, aveva sempre dimostrato delicatezza, da quando era costretto ad aiutarla con i suoi mandarini perchè vincolato dal debito contratto, a quando le reggeva le mille borse di vestiti.
- TACI TU MUFFA! Sto cercando la mia dea ramata... - lo ammonì il cuoco, scrutando in ogni angolo alla ricerca dell' esile e formosa figura della donna
- Qui ci sono solo io! Buttati a mare, magari voleva farsi una nuotata... - gli suggerì il samurai, ghignando sempre più apertamente e facendo ridacchiare anche la ramata. Quel piccolo risolino non sfuggì alle orechio del biondo, benchè la cartografa si fosse tempestivamente tappata la bocca con una mano ed avesse infossato ancor di più la testa nel busto di Zoro
- Cos'è stato? - domandò infatti lo chef
- Ehm...Tarme! - fu la prima cosa che venne in mente all' altro ragazzo, che aveva perso ora la voglia di sorridere, dovendo inventarsi una scusa plausibile, che di certo non era quella appena formulata
- Tarme? - chiese infatti scettico il biondo, sporgendosi leggermente di lato per poter intravedere l' uomo che stava seduto
- Che ti guardi?! Si tarme... sai gli animali... - provò ancora a difendersi Zoro, capendo che stava lentamente affondando nelle sue stesse parole, facendo anche sbiancare la ragazza accoccolata al suo petto, che sollevata la testa, lo aveva dapprima fulminato con lo guardo e poi iniziato ad insultare a fior di labbra, diventando paonazza e digrigando i denti, pizzicandolo sui pettorali.
- SO COSA SONO! E mi stupisco più che tu lo sappia... ma ora devo traovare la mia Nami swaaaaan.... - delirò infine, riuchiudendo la porta ed allontanandosi saltelando e fumando una sigaretta ormai ridotta a mozzicone.
- Mi devi una cena mocciosa... - riuscì a dire Zoro, poco prima che entrambi tirassero un lungo respiro di sollievo.

Rimasero accoccolati l' uno vicino all' altro per circa un quanto d'ora prima che Nami sollevasse la testa e scoppiasse a ridere.
- Tarme?! - rise ancora - Tutto quello che il tuo neurone concepisce in un momento di pericolo è... tarme?! - continuò sempre più sguaiatamente, buttando inditero la testa e mettendosi le mani sulla pancia, sossultando per le continue risa
- Beh che ti ridi mocciosa?! Intanto se l'è bevuta... - si giustificò Zoro, incorciando le braccia al petto e mettendo una specie di broncio solenne.
- E mi chiedo come diavolo abbia potuto visto che questa nave è costruita di un legno che non ha di questi problemi... - spiegò lei, asciugandosi una lacrima per il troppo ridere, tornando a guardare il ragazzo imbronciato davanti a se. Se l' era presa il buzzurro.
- Eddai ominide scherzavo... - lo canzonò lei, tirandogli il lobo di un orecchio ma non ricevendo un ganchè di risposta.
Non erano mai stati così vicini, eppure presi com'erano a ridere e scherzare non se n'erano nemmeno accorti. Sembravano due ragazzi abituati a qul genere di contatto.
- Ringrazia solo che io ti abbia nascosta strega! Sei in debito con me... - si riscosse lui, ghignandole e guardandola negli occhi.
- COSA?! Tu hai capito male! Con tutto quello che mi devi questo è solo un piccolo extra alle tue mansioni... - rispose lei piccata, appuntando le mani sui fianchi e scuotendo la testa
- Mpf... - buffò lo spadaccino, ritornando imbronciato - Non ti avrei comunque lasciata nella mani di quel maniaco... - aggiuse sovrappensiero, spalancando gli occhi solo dopo essersi conto del peso che quelle parole avevano effettivamente
- Come come come? - chiese infatti Nami, sbattendo le lunghe ciglia e avvicinandosi al volto mascolino che aveva di fronte, arrivando a solleticargli la guancia con la punta del naso
- Beh... si... insomma... lui... maniaco... mani lunghe... tu... io... noi... mia... mocciosa... -
Un fiume di parole senza senso prese ad uscire dalla bocca dello spadaccino, divenuto improvvisamente insicuro di ciò che stata dicendo
- Non mi avresti mai lasciata a lui? Hai detto questo Zoro... - mormorò Nami, avendo perso anche lei ogni sicurezza nel parlare dato che entrambi si muovevano in un terreno a loro sconosciuto e nuovo. Quello annuì, riporando poi lo sguardo alla rossa.
- E perchè? - inistette ancora la navigatrice, speranzosa che almeno quella volta il burbero spadaccino si sciogliesse un minimo, rivelandole se per lui lei fosse solo un' amica o qualcosa di più.
- Perchè quel cuoco di serie C è solo un ingrifato, ecco! E poi, perchè tu non cedi alle sue continue avances? - ribattè l' uomo colpo su colpo, volendo ora che fosse la ragazza a scoprirsi di quell' orgoglio che la caratterizzava tanto quanto lui.
- Beh perchè si! - asserì convinta Nami, imporporandosi le guance ma mascherando quel rossore che faceva pandan con i suoi capelli con una linguaccia
- Mocciosa che non sei altro... - sbuffò Zoro, scuotendo la testa e ridendo di come il destino l' avesse fatto inamorare di una ragazza tanto sexy e matura, quanto infantile a volte
- Perchè poi ti interessa saperlo buzzurro? -
Quella conversazione stava prendendo una brutta piega per entrambi, sia perchè di certo non li avrebbe portati da nessuna parte se non all' imbarazzo più puro, sia perchè non sapevano cosa rispondersi l' un altro, timorosi di una piccola dichiarazione  rivambiata dal compagno.
- Perchè si! - la citò lui, ghignando apertamente e mettendole le mani sulla vita
- Ehi, non mi rubare le battute! - lo pizzicò teneramente Nami, sciogliendosi al calore di quel piccolo caldo contatto con le mani dell' uomo che sognava.
- Ti ho solo citata mocciosa... - rispose lui sensualmente, facendo scorrere le mani lungo il costato di Nami, su e giù, provocandole brividi lungo tutta la colonna vertebrale ed i muscoli.
- B-Beh non mi va... - disse lei poco convinta, imbarazzata, godendo di quelle carezze così delicate e peccaminose
- Non potrei rubarti nient' altro poi, sono un uomo d' onore io...- spiegò, sollevandosi dallo schienale e portandosi più vicino alla navigatrice, desiderando di poterle, almeno quel giorno, strappare un bacio visto che il suo regalo di Natale lo aveva comprato Robin per lui, e quindi non poteva dire di averci pensato un granchè.
- Una cosa c'è... - disse Nami, portando le braccia a cingere le spalle di Zoro, carezzandogliele piano e sensualmente, accorciando le distanze ed aderendo col busto al muscoloso petto dello spadaccino, sentendo una vampata di calore provenire dal punto in cui i loro corpi erano in contatto
- E quale sarebbe? - le soffiò lui sul mento, baciandoglielo dolcemente e assuefandosi del dolce profumo di Nami
La risposta che ricevette fu forse la più eloquente e migliore che potesse immaginare. La navigatrice infatti gli baciò dapprima la punta del naso, piegando poi leggermente il collo e posando le sue carnose labbra su quelle di lui, assaporando finalmente il gusto di Zoro: sapeva di caffè quella mattina, probabilmente gli era servito per mantenere gli occhi aperti durante tutta la notte.
Proseguendo il contatto, divenuto fin da subito caldo e desideroso, portò le sue piccole mani sulla nuca del ragazzo, spingendolo ancor di più verso di sè e smuovendo leggermente il bacino, non tanto per metersi comoda, ma per provocarlo ad aumentare il ritmo di quel bacio. Il samurai accolse di buon grado l' invito, leccando famelico le labbra di Nami e portando le sue callose mani sui glutei sodi della navigatrice, stringendoli e ghignando per quanto questi rispecchiassero l' apparenza che davano ad un primo sguardo. Non che lui li guardasse sempre, ma ogni tanto poteva dire di perdersi in quelle dolci rotondità.
Coninuarono a provocarsi lentamente e leggermente, scoprendo i rispettivi sapori, fintanto che la voce gracchiante di Sanji non interruppe l' idillio, riportandoli alla realtà:
- A TAVOLA! NAMI SWAAAAN VIENI A MANGIARE MIA DEA! -
- Io quello lo taglio a cubetti... - sbuffò Zoro, restio ad interrompere quella dolce tortura ma comunque affamato e bisognoso di mangiare
La cartografa sorrise, posando un ultimo piccolo bacio a fior di labbra a Zoro, rialzandosi poi a dirigandosi lentamente verso la porta. Venne presa però 
con slancio per braccio dal verde che girandola verso di sè, approfittò ancora delle belle labbra della sua donna.
- Se ci prova ancora a baciarti lo inforno, ti avverto mocciosa... - minacciò poi lui, sorridendo però alla rossa
- Posso sempre avventarmi sulle tua labbra... - rispose lei innocentemente, staccandosi dall' abbraccio ed uscendo dalla stanza, seguita da uno Zoro ghigante e felice.
Quando entarono in cucina erano ancora in fila indiana, Nami davanti e lui dietro.
- MIA DOLCE CROSTATINA! - squittì il cuoco, prima di tentare di lanciarsi su di lei, appostato dietro alla porta.
Ma quello riuscì solo a schiantarsi al suolo, con faccia formato pavimento e sedere per aria.
- GIU' LE MANI TESTA OSSIGENATA! - minacciò infatti il protettivo recente fidanzato della cartografa, tirandola a sè e ringhiando in direzione del Nakama ribaltato, che in quella posizione somigliava molto ad una lumaca, circondato da una scia di bava.
- ARROTINO IMPICCIONE, SPARISCI! - ribattè Sanji, rialzandosi ma non rimanendo eretto per molto tempo, vedendo inafatti come un ghigno che non prometteva nulla di buono fosse apparso sul volto del verde, che voltando leggermente il capo gli aveva dapprima strappato di mano il consueto rametto di vischio, per poi gettarlo lontano in fondo al corridoio, non mollando mai la presa intorno alla vita della sua donna:
- Questo a me non serve... - disse poi, sollevando il mento di Nami con una mano e baciandola lì, davanti a tutti.
- NON MOLESTARE LA MIA DEA! - si oppose il biondo, ricevando però un potente calcio nello stinco dalla ragazza, stufa di doversi sorbire la corte smodata del cuoco, che durante l' anno le faceva anche piacere, perchè poteva rigirarselo come voleva, ma che in quela ricorrenza detestava con tutta sè stessa tanto era esagerata
- La mia Nami swan è consenziente... - piangeva poi seduto, massaggiandosi il polpaccio dolorante, e dondolando sconfortato, alla vista di quella scena.
- VAI COSì FRATELLO! - urlava il cyborg, mentre Usop tappava gli occhi e Rufy le orecchie
a Chopper.
Non a tutti a quanto pare serviva il vischio per ottenere il classico ed annuale bacio portafortuna....
A Zoro di certo non gli sarebbe servito mai più.





Angolo dell' autore:

Volevo postarla ieri ma non sono riuscita a rileggerla.
Questa FF è uno sclero dopo aver visto in un centro commerciale un' ala tappezzata di vischio sotto alla quale le coppiette innamorate e pucciose passavano e si baciavano. UN PO' DI PUDORE E RISPETTO PER NOI SINGLE NO EH BRUTTI POMICIONI ??!!!
Perciò scusatemi questo stupido e penoso sclero post " mi sono ricordata di non avere un ragazzo con il quale baciarmi sotto al vischio ".
A presto,
Alu.
 
   
 
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