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Autore: CharlotteisnotReal__    28/12/2012    7 recensioni
«È bellissima.» Sussurrò Harry, poggiato al bancone del bar. «Divina.» Concordò Zayn, stravaccato sulla schiena del riccio. Erano come incantati, mai avevano visto una tale bellezza. Bambi e Margot erano entrate nel locale da un po' e mai i due ragazzi avevano distolto il loro sguardo dal loro tavolo. «Ha degli occhi stupendi.» Disse, sognante, più piccolo, Harry. «Già, e i suoi capelli così ribelli...» Il moro non riuscì a finire la frase che l'amico l'aveva bruscamente interrotto. «Ribelli?! - chiese sconcertato - Non so di chi tu stessi parlando ma io mi riferivo alla McGuinness.» Concluse poi. «Cosa? Io parlavo della Brown.» Sbottò Zayn. «Chi, Bambi occhi di ghiaccio?» Chiese, ancor più sorpreso il riccio. «Esattamente.» Rispose Zayn, leggermente irritato da quelle parole. Infondo sapevano tutti che Bambi Brown era una tipa dalla quale tenersi lontano, un gelida ragazza tanto bella quanto stronza, ma a lui piaceva proprio per quel suo lato graffiante. «Amico, quella è una stronzetta con la "S" maiuscola, sei fregato!»
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 

Dedicato alla mia Alice, che mi è
sempre accanto anche da così lontano


 

«Mary, è inutile che mi attacchi al telefono per un'ora quando puoi tranquillamente mettere giù la cornetta, uscire di casa e raggiungermi». Le spiegò calma l'amica ma niente, Mary era una di quelle ragazze cocciute, che non sentivano ragioni all'infuori della propria. «Perché mi interrompi sempre, Bambi? Lasciami finire il discorso che tra poco son pronta». La diciassettenne sbuffò, sconsolata. Era abituata ai modi di fare egocentrici di Mary eppure non demordeva, sperava sempre nel miracolo che potesse cambiare, anche solo minimamente l'amica. Ma Margot McGuinness era la ragazza più superficiale che avesse mai varcato i cancelli della Holmes Chapel Comprehensive School ed era impossibile smuoverla. Era una maniaca della perfezione. Non usciva di casa se i suoi vestiti non erano perfettamente stirati, la sua frangetta lunga perfettamente liscia ed il visino angelico perfettamente truccato. Nulla a che vedere con la sua amica che era la semplicità in persona. Bambi Brown era a tutti gli effetti una ragazza come tante altre. Aveva dei mossi informi castani, un viso comune, un fisico asciutto ed un sorriso semplice, forse, l'unica cosa che poteva differenziarla dalle altre erano i suoi occhi. Aveva due occhi color blu intenso ed uno sguardo severo, furbo. Quella stessa espressione le era costata, a scuola, una pessima reputazione. Era considerata una stronza -pettegolezzo infondato dato che la ragazza non ne aveva dato prova- eppure lei non aveva mai smentito le voci, non perché si sentisse realmente cattiva, per carità, semplicemente non le importava il parere di perfetti estranei, ne tanto meno di cosa dicessero dei suoi occhi. Anzi. Se doveva esser sincera sapere che la gente si soffermasse più sui suoi occhi che sul suo nasino, dalla forma particolare e le lentiggini, la rallegrava. Anche se, sinceramente, quei pregiudizi nei suoi confronti la infastidivano
Harry l'aveva notata. Era da più di dieci minuti che la osservava parlare al cellulare, dondolandosi da un piede all'altro, stretta nel suo leggero giubbotto e si chiedeva come mai non entrasse, visto il freddo che faceva fuori. Ma poi, ripensandoci, si disse che era meglio fosse rimasta lì. Era già difficile sopportare il suo sguardo truce a scuola, figuriamoci al lavoro! «Che fai?». Chiese Zayn allegro. Harry sobbalzò sentendo, improvvisamente, il peso del moro sopra e quasi non ruppe la tazza che stava pulendo, facendola cadere nel lavabo. «Sto pulendo le stoviglie, non vedi?». Chiese il riccio irritato. «Non quello! - quasi sembrò disgustato - Mi riferivo al fatto che "miss gelo" è arrivata in città!». Ironizzò il ragazzo. Harry si chiedeva da dove provenisse tutta quell'allegria. Insomma, era domenica mattina e loro erano rinchiusi in un bar semivuoto a lavorare, chi poteva esser felice di ciò? Ma Zayn era fatto così, era ottimista. Qualunque cosa accadesse non perdeva mai la speranza, era un tipo tosto, avresti anche potuto dirgli che gli restavano soli tre giorni di vita che lui avrebbe lottato fino alla fine.
Aveva messo giù la cornetta da neanche dieci minuti, promettendo all'amica che l'avrebbe raggiunta in meno di cinque, ed era ancora in intimo. Si era truccata e pettinata raccontando a Bambi di come Ellen Pears le avesse copiato lo stile, ed ora non le restava che vestirsi. Per quanto potesse esser difficile la scelta dei capi da indossare per una qualunque teenagers britannica, per Mary McGuinness un look impeccabile era la cosa che più le importava al mondo. Sarebbe stata capace di lasciar morire di fame i bambini del terzo mondo pur di esser sempre vestita al meglio - anche se ciò le riusciva bene, senza il bisogno di sacrificare poveri bambini innocenti- La bionda si guardò nello specchio e fece un lungo respiro prima di dirigersi alla cabina armadio. Aprì le ante bianche lasciando libera visuale ai suoi innumerevoli capi all'ultimo grido. Aveva ogni genere di vestito, di ogni marca e colore. Ne teneva alcuni appesi ed altri piegati con cura nei vari scompartimenti e tutti sistemati per ordine di modello, colore e grandezza. Per quanto la sua cabina fosse già inestimabile, a renderla più invidiata era la collezione la sua collezione rosa. Margot McGuinness possedeva un incondizionata passione per il rosa. Tutto ciò di sua proprietà era rosa: le pareti della sua camera, le lenzuola, i quaderni, lo zaino borse...Tutto. Possedeva addirittura una collezione di capi di ogni sfumatura di rosa esistente, custodita con cura nell'angolino più remoto di quell'enorme spazio qual'era il suo armadio. 
Quel giorno, fortunatamente, Mary fu sbrigativa e, in neanche quindici minuti aveva indossato una gonnellina in jeans chiaro, dei collant color carne, un maglioncino color pesca e delle Superga del medesimo colore.
Bambi aveva fatto in tempo a fumarsi tre sigarette aspettando Mary, quando, finalmente, la bionda aveva fatto il suo arrivo trionfale con tanto di camminata altezzosa. «"Son lì fra cinque minuti", eh? È passata quasi mezz'ora!». La rimproverò, scherzosamente Bambi. Era risaputo che Margot fosse sempre in ritardo, a differenza di Bambi sempre puntuale, come un orologio svizzero. «Ho fatto ritardo per una buona causa, dovevo pur esser presentabile!». Si scuso pavoneggiandosi. Bambi sorrise automaticamente, le sembrava strano che un viso tanto angelico potesse celare dietro una personalità così presuntuosa e piena di sé. «Dai, entriamo che fa freddo ed ho fame». Sorrise Bambi. «Uffa, sempre a mangiare pensi. Così ti rovinerai la linea!». Squittì Mary. «Fortunatamente non ho problemi di linea, adesso mi importa solo della colazione». Sentenziò la castana, prendendo l'amica sotto braccio ed entrando nel bar.
«È bellissima». Sussurrò Harry, poggiato al bancone del bar. «Divina». Concordò Zayn, stravaccato sulla schiena del riccio. Erano come incantati, mai avevano visto una tale bellezza. Bambi e Margot erano entrate nel locale da un po' e mai i due ragazzi avevano distolto il loro sguardo dal loro tavolo. «Ha degli occhi stupendi». Disse, sognante, più piccolo, Harry. «Già, e i suoi capelli così ribelli...». Il moro non riuscì a finire la frase che l'amico l'aveva bruscamente interrotto. «Ribelli?! - chiese sconcertato - Non so di chi tu stessi parlando ma io mi riferivo alla McGuinness». Concluse poi. «Cosa? Io parlavo della Brown». Sbottò Zayn. «Chi, Bambi occhi di ghiaccio?». Chiese, ancor più sorpreso il riccio. «Esattamente». Rispose Zayn, leggermente irritato da quelle parole. Infondo sapevano tutti che Bambi Brown era una tipa dalla quale tenersi lontano, un gelida ragazza tanto bella quanto stronza, ma a lui piaceva proprio per quel suo lato graffiante. «Amico, quella è una stronzetta con la "S" maiuscola, sei fregato!». Harry batté una mano sulla spalla del moro, in segno di conforto, ma questo non fece in tempo a ribattere che una fastidiosa vocina acuta, a loro ben conosciuta, li stava chiamando. «Ehi, voi due, Romeo dei miei stivali! Fra quanto arriva la mia cioccolata?». A parlare era stato Louis Tomlinson, migliore amico di Harry Styles e burlone di Holmes Chapel. Non c'era persona in quella cittadella che non si ricordasse di lui e dei suoi spassosissimi scherzi. Aveva raggiunto l'apice della popolarità al quarto anno quando organizzò uno scherzo al preside che gli costò una settimana di punizione. Si era trasferito l'anno prima a Londra, per continuare gli studi, ma, neanche sei mesi dopo, si era accorto che la scuola non faceva per lui ed era tornato ad Holmes Chapel prendendo a lavorare al bar, insieme al padre. «Tieni». Ringhiò Zayn, sbattendogli sul tavolo la tazza fumante. «Ehi, siamo un po' irrequieti stamattina, eh?». Chiese retorico il ragazzo. «Toglimi una curiosità, perché, invece di star a casa a dormire visto che non puoi lavorare, sei venuto a romper le palle qui?». Chiese il moro, scocciato. «Perché starmene a casa ed annoiarmi quando posso star qui, a far compagnia ai miei amici?». Rispose pizzicando le guance di Zayn, che si irritò ancor di più. «Se tu non fossi stato così stupido a quest'ora sarei a casa a dormire». Lo rimproverò Harry. «Vedila così, almeno ti pagano!». Sorrise Louis. Harry lo maledì. Sapeva che il suo migliore amico era stupido, ma non pensava così tanto da mettersi a ballare su di un pavimento bagnato. Così si era infortunato Louis Tomlinson, aveva alzato il gomito in una noiosa giornata al bar e, durante l'ora di chiusura, era scivolato sul pavimento che la sorella stava lavando, cercando di imitare goffamente i passi di una qualche danza tradizionale russa. Ovviamente Zayn non poteva lavorare solo così Louis aveva pregato innumerevoli volte Harry perché lo sostituisse, che, a mal in cuore, fu costretto ad accettare, vista l'insistenza dell'amico.
«Tu cosa?!». Sbottò indignata la ragazza. «Hai capito bene, BamBam, sono stata io». Rispose la bionda, passandosi una mano fra i lunghi capelli. «Ma non puoi! Cioè... - balbettò non trovando le parole adatte- Hai idea di cos'hai fatto?». Provò cercando di calmarsi. Margot sbuffò. Non era la prima volta che aveva a che fare con le reazioni spropositate dell'amica eppure, ogni volta, quel supplizio era talmente stressante che si ritrovava sempre a maledirsi per non esser riuscita a tener la sua boccaccia malefica chiusa. «Andiamo, Bambi, è solo uno stupido pettegolezzo. E, in fondo, se l'è meritato! Nessuno può imitare Mary McGuinness e passarla liscia. Nessuno». Sentenziò infine, superba. Bambi rimase scioccata da quelle parole, era a conoscenza della natura perfida e vendicativa dell'amica ma mai l'avrebbe pensata capace di tanto. «Margot, quella povera ragazza avrà i compressi a vita!». Riprovò Bambi, la voce della coscienza di Mary. «Ripeto, se lo meritava». Ecco che la caparbietà della bionda si faceva sentire. Al contrario della rispettabilissima opinione che gli abitanti di Holmes Chapel avessero di lei, la vera stronza, lì, era proprio la bionda. Così superficiale, subdola, meschina... Margot McGuinness era la reincarnazione del diavolo. «No, Mary. Tu domani smentisci tutto». Tuonò Bambi, arrabbiata. «Perché mai?». Chiese provocatoria l'amica. Bambi non riuscì a trattenersi, ne aveva abbastanza dei modi sgarbati di Mary così si lasciò scappare un gridolino isterico. «Dannazione, Mary, non puoi inventarti dei pettegolezzi simili. Ellen non si fa vedere a scuola da giorni ormai, solo perché gli studenti pensano abbia l'herpes, a causa tua! - Esclamò, esasperata la ragazza - Tu domani, ti rimangi tutto! Non puoi... Non è... Cielo, Mary, quante volte te lo dovrò ripetere prima che tu...». "Ecco, ci risiamo" pensò la bionda, annoiata. "L'ennesima predica" Ormai Mary era abituata ai rimproveri di Bambi. Era sempre stata così corretta, gentile, altruista e tutto quello zucchero disgustava la bionda, così pettegola e superficiale. Nonostante l'abisso che le differenziava, le due ragazze erano sempre state ottime amiche, l'una compensava ciò che l'altra non era e così fin dai tempi dell’asilo. Bambi, con la sua dolcezza, riusciva sempre a carpir fuori quel poco di buonsenso rimasto in Mary e lei, con il suo caratteraccio, spronava Bambi ad esser un po’ più menefreghista e a farsi rispettare, nel suo piccolo. Certamente né l’una né l’altra avevano realmente bisogno di ciò, il viso pungente di Bambi e l’aria angelica di Mary le spacciavano involontariamente alla gente per ciò che non erano, semplicemente loro non potevan far a meno l’una dell’altra. Esasperata dalle inutili chiacchiere della ragazza Mary l'accontentò, promettendole che si sarebbe rimangiata tutto.
Siobhan odiava Holmes Chapel, con tutta se stessa e soffriva. Soffriva maledettamente la mancanza della sua città e dei suoi affetti. Era andata a vivere dal padre solo perché non sopportava più le regole dittatoriali della madre, non che il padre fosse da meno, solo era un po' meno rigido. «Allora, hai già avuto l'onore di conoscere il principe William e la sua consorte, Kate?». La prese in giro l'amico dall'altra parte della cornetta. «Smettila, Phill, ti ricordo che son io quella che paga le chiamate internazionali e ti sarei grata se non mi ricordassi ogni cinque minuti che son bloccata nella patria del thè alle sei di pomeriggio». Scherzò Siobhan. «No, dai. Seriamente, ti stai divertendo lì?». Le chiese dolce l'amico d'infanzia. «Scherzi? Son qui da neanche una settimana è già son "quella strana"!». Sbottò irritata la rossa. «Come mai?». Chiese preoccupato il ragazzo. «Perché? Perché pare che qui questi denti gialli non abbiano mai visto una rossa in vita loro. Son talmente arretrati che l'altro giorno un pensionato mi ha presa per un vampiro!». La ragazza era esasperata ed era stanca delle false dicerie che giravano sul suo conto. Di lei si diceva che fosse una facile, per via del colore dei capelli, un vampiro, per via della carnagione chiara ed era finita per esser etichettata come "sfigata" per il semplice fatto che preferisse la solitudine alla compagnia di quei paesanotti. Tutto era diverso per lei; non era abituata a quel trattamento e tanto meno all'aria che si respirava in quel ambiente. Siobhan era stata capo cheerleader, fidanzata del quarterback più ambito della scuola e presidentessa del club della castità, il tutto pur essendo una pallida rossa, da dove proveniva lei la sua vita era un paradiso mentre lì, ad Holmes Chapel, il mondo le era crollato addosso. «Uh, vedo che non ti sta andando nei migliori dei modi...». Sussurrò comprensivo il ragazzo. «Già - concordò la rossa - non vedo l'ora di tornare in Arizona». Sbuffò rassegnata, all'idea di doversi abituare agli inglesi. «Ehi, qui ti aspettiamo tutti a braccia aperte, lo sai e...Phil! Muoviti! Devi andare a buttare la spazzatura, è lì da una settimana! - Il migliore amico della ragazza non riuscì a finire la frase che subito la madre lo interruppe, facendo arrivare le sue grida anche alle orecchie di Siobhan, dall'altra parte della cornetta - Sì, mamma!». Rispose titubante. «Sheevy, devo andare. Ci sentiamo in questi giorni, ciao!». Siobhan non riuscì a salutare l'amico che, terrorizzato dalla madre, aveva chiuso la chiamata ed era corso in giardino, diritto ai bidoni dell'immondizia. La rossa sospirò, portandosi indietro i capelli per legarli in un alta coda e prese il libro di geografia. L'indomani la professoressa Thompson avrebbe interrogato e la ragazza era sicura che la cattiva sorte –ormai sua persecutrice- avrebbe giocato sporco. In più la ragazza era fermamente convinta che l'anziana signora l'avesse presa di mira.



 

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Perché una nuova fanfiction? Perché credo che la mia indole da scrittrice voglia intasare questo fandom lol.
Purtroppo, quest'orrore non è stata scritta sul momento, ma la covo nei meandri del mio pc da mesi e mesi e solo adesso ho trovato il coraggio di postarla.
Sinceramente in questi giorni ho pochissimo da dire su quel che scrivo quindi credo che leverò le tende!
Un bacio, Carlotta! :)

  
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