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Autore: formerly_known_as_A    29/12/2012    2 recensioni
Al piccolo islandese non piace restare da solo al villaggio, quando pappa e pappa sono sul mare. Soprattutto quando passano tanti giorni, più di quanti ne possa contare ed avrebbe bisogno di un abbraccio.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Islanda, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eirìk spinge piano la porta, spuntando soltanto con una parte del viso, un occhio e la punta del naso. L'occhio cerca qualcuno, nella casa spaziosa e le labbra nascoste dal legno si imbronciano un poco quando la vede vuota. Ma c'è fuoco e fuoco significa che qualcuno tornerà sicuramente.

Si sente solo. Pappa e pappa sono sul mare, li ha visti partire tanti tanti giorni prima, più di quanti sappia contare con le due mani -ormai è grande!- e si sente solo. La casa è vuota e ad occuparsi di lui è una signora del villaggio che odora di cipolla e non gli piace.

Ma la signora ha detto di tornare a casa, perché ci sarebbe stata una sorpresa ad aspettarlo e invece lui è lì e c'è solo il fuoco.

Per un momento pensa che magari pappa e pappa sono tornati da sopra il mare e che vogliano fargli una sorpresa, ma pappa è sempre tanto rumoroso e l'altro pappa protesta sempre per questo, quindi resta con la testa in casa ed il corpo fuori.

Sente freddo ai piedi e sgambetta fino a vicino il fuoco, cercando di non inciampare nella veste e rimanendo abbastanza lontano da non farsi male, come dice sempre pappa Nor. Vorrebbe mettersi sotto le coperte, ma ha un po' paura di dormire solo.

“Eirìk.”
Si volta verso la porta e si corruccia un pochino nel vedere lo zio Sve. Non sa mai cosa fare, quando è da solo con lui e un po' gli dispiace che sia lui la sorpresa. Ma non lo vede da molto più di dieci dita, anche prima che pappa e pappa andassero via, quindi la reazione immediata è quella di un qualsiasi bambino lasciato solo per troppo tempo.

Eirìk scoppia a piangere, fissando lo svedese ed allungando le braccia verso di lui, disperato come può essere soltanto un apparente quattrenne a cui mancano i genitori.

Lo svedese si corruccia, diventando davvero brutto, ma al piccolo non importa, perché subito si affretta a prenderlo in braccio e cullarlo, mentre quello si appallottola come se volesse occupare lo spazio minimo necessario a respirare.

“Va' tutto bene...” mormora il vichingo, facendolo dondolare come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Improvvisamente lo zio Sve sembra bastare, perché il bimbo gli si aggrappa addosso come se temesse che un troll lo porti via e se lo mangi.

Ma continua a piangere e tirare su con il naso, in un continuo sgocciolare di lacrime sulla spalla dell'uomo -che non lo prende spesso in braccio e parla sempre a bassa voce con pappa e pappa- che un po' sembra averne paura, perché basta una rapida occhiata per vedere la sua espressione ancora più scura.

Il bambino tira un gridolino, ma non tenta di scappare, perché lo zio Sve fa paura, a volte, ma è caldo ed è casa, anche lui.

Non capisce quando lo trasporta fino alla porta sul retro e per un po' si agita senza parole pensando che voglia farlo dormire fuori. Invece si siede con lui in braccio su una sedia nel piccolo spazio coperto fuori casa, prende un coltello, un pezzo di legno e comincia a tagliarlo.

Lascia andare la sua veste, sedendosi sulle sue ginocchia e guardandolo dal basso, incuriosito, ma lo zio Sve sta guardando il pezzo di legno e anche Eirìk si interessa, ondeggiando un pochino mentre il coltello toglie pezzo dopo pezzo il legno e scopre la figura che c'è sotto.

Un cavallo era nascosto dentro il legno da bruciare e, mentre lo svedese allontana il coltello e fa trottare l'animale di legno sulle sue gambette, si chiede con terrore quanti altri cavalli brucino ogni giorno. Ma forse quello era legno speciale? Lo zio Sve è un mago?

Ammira l'animale e poi ci posa la manina sopra. La mano dello svedese è gigantesca, sotto la propria anche più gigante di quella di pappa. Gli afferra un dito e fa tanta fatica per voltarla.

“Gnni!” esclama, come ogni volta che una cosa è tanto pesante. Ma lui riesce a sollevare anche le cose tanto pesanti, perché è grande!

Posa di nuovo la mano su quella dello zio Sve, con un'espressione concentrata, passa le dita su tutte le linee bianche. Pappa Nor ha detto che quelle sono le ferite che non vanno via e pappa Den ha detto che sono grandi guerrieri e quindi hanno tante ferite così.

Sulle mani dello zio Sve ci sono tante tante linee, pensa per un attimo in cui ha tanta paura che sia un più grande guerriero di pappa Den, anche se lui ha detto che non combatte quasi mai.

Quando sarà grande -più grande di ora, più grande di pappa!- vuole essere un guerriero come pappa ed avere una spada e tante linee bianche, tante come un albero vecchio.

Sta per dirlo anche allo zio Sve, ma lui si alza perché non c'è più luce e lo porta dentro casa, dove fa caldo e il cavallino trotta fino al letto.

Fa un grosso sbadiglio e sente lo svedese ridere. Non è la prima volta, ma di solito è così serio serio che ogni volta è tanto strano sentirlo. Lo guarda di nuovo dal basso e lo zio Sve fa di nuovo una cosa strana, una cosa che solo pappa e pappa fanno: gli da' un bacio sulla fronte, prima di posarlo sul letto e mettergli il cavallo accanto.

Lo sente allontanarlo e si corruccia, allungando le manine.

Eirìk non parla tanto, non con lo zio Sve, perché le persone grandi gli fanno venire le guance rosse e i bambini del villaggio lo fanno cadere. Però pappa e pappa parlano tanto con lui e lui è contento quando risponde e parlano insieme.

“Va' tutto bene.” dice e il bambino ci crede. Diventa una pallina tra paglia e pelli ed aspetta che lo zio Sve torni e si metta accanto a lui, tenendolo in un abbraccio.

“Vuoi una storia?” gli chiede, ma è troppo stanco e sta bene, tanto tanto, ora che ha qualcuno che ricorda pappa e pappa. Sbadiglia ancora e sente il legno posarsi sulla sua guancia, come se anche il cavallo volesse dargli un bacino. Si agita un po' ed alza il viso verso il suo, ricambiando il gesto sulla guancia dello zio Sve.

Poi si nasconde ancora e si lascia stringere e, per la prima volta da tanti giorni, Eirìk non si accorge neppure di dormire e fa solo bei sogni.

   
 
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