Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Hotaru_Tomoe    15/07/2007    4 recensioni
Oleander Silvestre, creatrice di oggetti magici, riceve suo malgrado l’incarico di inseguire un ladro che si è appropriato di un oggetto potenzialmente pericoloso e le sue indagini la condurranno a Hogwarts. Il primo impatto non sarà dei più positivi, perchè si scontrerà con il professore più burbero e odiato della famosa scuola di magia e stregoneria. I due sono diversissimi: lei ha un temperamento di fuoco, lui un carattere di ghiaccio. Riusciranno ad andare d’accordo?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Severus ed Oleander'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 10 – IL VASO DI PANDORA

Oleander atterrò con la sua scopa e la lasciò al margine della Foresta Proibita: in quell’intrico di rami le sarebbe servita a poco: utilizzò la pozione di Severus e si addentrò tra gli alberi seguendo il filo di fumo scuro. Di tanto in tanto ricorreva ad un incantesimo “Pingo”, spruzzando con la bacchetta una macchia di vernice luminescente sulla corteccia di qualche albero, per ritrovare la strada, dato che non c’era alcun sentiero nel bosco ed il rischio di perdersi era molto elevato. Il filo di fumo esitò più volte, come confuso da qualcosa e si muoveva lentamente, ma era un bene, perché non era facile avanzare in mezzo a rami bassi e cespugli che non avevano mai visto una potatura. Rimpianse di non avere un bel machete. Giunto in una radura, il filo si arrestò, formando una freccia che puntava verso nord: qualche metro più in là c’era la recinzione della serra che si muoveva simile ad un gigantesco bruco verde, dentro il quale si vedeva Hermione che strepitava e scalciava: in altre circostanze la scena sarebbe anche stata divertente. Oleander fu sollevata nel vedere che la ragazza, tutto sommato, stava bene, e si acquattò tra la vegetazione, per vedere se il ladro fosse nei paraggi e decidere il da farsi. Un ramo alle sue spalle si spezzò ed Oleander si voltò a bacchetta spianata: alla vista di Harry e Ron fu abbastanza rapida da trattenersi dal gridare STUPEFICIUM! “Ragazzi! – disse a denti stretti – cosa vi ho detto poco fa? Parlo il runico antico?”

“E’ colpa nostra se Hermione è in questo pasticcio, l’abbiamo convinta noi a prepararci quella pozione.” Disse Harry a sua discolpa.

“Fortuna che adesso non ho tempo di arrabbiarmi con voi, sennò…”

“Guardate!” urlò Ron, puntando l’indice contro la rete-bruco. La cosa aveva iniziato a strisciare rapidamente nel folto della foresta e i tre la inseguirono.

“Harry, non va verso la tana di Aragog, vero?” chiese Ron ansioso.

“Non ne ho idea.” rispose l’amico, preoccupato di quella prospettiva.

“La tana di chi?” si intromise Oleander.

“E’ un mostruoso ragno gigante amico di Hagrid.” Spiegò il ragazzo con gli occhiali.

“Ma solo di Hagrid – aggiunse Ron – a noi ha cercato di divorarci.”

“Oh perfetto: come se non avessimo già abbastanza problemi.” Mugugnò la donna.

La rete-bruco si fermò poco più avanti e si voltò come a volerli fronteggiare. Hermione gridò forte il loro nome. “Lasciala andare!” urlò Ron.

“Dubito che ti dia retta.” Oleander cercava di pensare ad una soluzione: era impensabile colpire la rete con un qualsiasi incantesimo, il rischio di prendere anche Hermione era troppo alto. Il liquido del vaso di Pandora riluceva lungo le maglie della rete, come eliminarlo senza ferire la ragazza? Una illuminazione le attraversò la mente: la Toyota posseduta aveva perso i poteri magici cadendo nel laghetto! Puntò la bacchetta verso la cosa e disse “Aguamenti!” Un potente getto d’acqua si sprigionò dalla punta, centrando in pieno la rete, che dopo qualche secondo ricadde inerte al suolo. I tre corsero a liberare la streghetta di Grifondoro: fortunatamente non aveva un graffio. Oleander stata per fare loro una bella lavata di capo quando udì un suono simile ad un sibilo “Lo sentite anche voi?”

“Sì – Ron aggrottò la fronte – mai sentito nulla di simile.”

“Io invece lo trovo familiare.” Disse Harry tendendo l’orecchio.

“Anch’io – confermò Oleander – sembra il suono che fanno le porte della metropolitana babbana quando si aprono o si chiudono.”

“Esatto!” esclamò il ragazzo con gli occhiali.

Oleander si guardò attorno, inquieta, una mano tesa davanti ai tre ragazzi, pallido tentativo di proteggerli da un pericolo che non riusciva a scorgere. “Un incantesimo invisibile?” ipotizzò. Puntò la bacchetta verso l’alto e gridò “Detego occultationem!” Un sottile raggio rosa si librò nell’aria e superate le cime degli alberi esplose in milioni di frammenti brillanti, che mostrarono l’esistenza di una barriera a cupola che si stava velocemente richiudendo sulla foresta. Puntò nuovamente la bacchetta, questa volta verso i tre ragazzi “Salvificum ventum clamo!” Un piccolo tornado li avvolse sollevandoli da terra e si mosse con rapidità verso il margine della foresta. Riuscì ad arrivare al limite degli alberi un attimo prima che la barriera si richiudesse, sigillando il bosco e ridiventando invisibile.

“Bene – disse Oleander ad alta voce – ora ci siamo solo io e te. E’ l’ora della resa dei conti.”

Frattanto, fuori, i tre ragazzi cercavano di rimettersi in piedi: un tornado non era certo il mezzo di locomozione più comodo di questa terra ed aveva tutti lo stomaco scombussolato e la testa che girava “Ed ora cosa facciamo, avvertiamo qualcuno?” chiese Harry.

“No, è fuori questione!” proruppe Hermione, spaventata all’idea delle punizioni che avrebbero inflitto loro per aver trasgredito ad un consistente numero di regole della scuola.

“Ma Oleander…” fece notare Ron.

“Mi pare che sia in grado di cavarsela da sola. Voglio dire: l’avete vista anche voi, no? E’ stata bravissima, non c’è da preoccuparsi. Ma se scoprono che noi eravamo nella Foresta Proibita, toglieranno come minimo 300 punti a Grifondoro. A testa. Ora torniamo al castello, prima che qualcuno ci scopra.”

Spaventati da quella prospettiva, i due ragazzi non obiettarono più, ma Harry rimase tutto il giorno affacciato alla Torre di Grifondoro, nella speranza di veder comparire Oleander. Anche Ron ed Hermione, comunque, non erano tranquilli: il primo perse clamorosamente una partita a scacchi con Seamus e la seconda non riusciva a star seduta al tavolo a studiare per più di un quarto d’ora di fila.

Il filo di fumo non si muoveva più ed Oleander si sedette su un masso, incerta sul da farsi; a detta di Hagrid quella foresta doveva essere piena di creature magiche: unicorni, centauri, lupi mannari “Ed anche mostruosi ragni giganti.” ricordò a se stessa, ma per il momento nessuno si era fatto vivo.

Accadde poco dopo: uno scoppio molto forte, come un petardo. Oleander balzò in piedi, aggrottando la fronte. Il fumo, che fino a quel momento era rimasto sospeso sopra il collo dell’ampolla a roteare su se stesso in pigre volute, si disperse in mille rivoli sempre più piccoli e sottili, fino a scomparire del tutto.

Prima di riuscire a capire che cavolo stesse succedendo, udì un sibilo e si piegò velocemente per evitare due pietre lanciate a tutta velocità, dopodiché dovette mettersi a correre per sfuggire ad un grosso masso che la inseguiva "Aguamenti!" lo innaffiò a dovere per renderlo inoffensivo. Persino il terreno le volò addosso, cercando di accecarla "Protego!" Si appoggiò al tronco di un albero per riprendere fiato. Sentì qualcosa di viscido colarle sul collo ed insinuarsi sotto il vestito e lo toccò con una smorfia di disgusto: era il liquido del vaso.

Alzò lentamente lo sguardo e vide che quella cosa colava da tutte le parti: dalle punte degli aghi degli abeti, dalle pietre, fuoriusciva dal terreno.

Deglutì nervosamente: quello era proprio un bel casino! Qualcosa saettò verso di lei, un attimo dopo sentì due dolorosissime punture sul polpaccio sinistro e si rifugiò dietro il tronco, mentre sentiva altre di quelle cose conficcarsi nella corteccia, facendone schizzare via alcuni pezzi.

Cautamente si toccò il polpaccio e ne estrasse due schegge insanguinate "Che male!" mormorò. Ripulì i due frammenti e si accorse che erano di porcellana, bianca, sulla quale si intravedevano brandelli di disegni dorati. “Il vaso... il vaso è esploso, è andato in pezzi!” pensò, ma non ebbe il tempo di lasciarsi prendere dal panico, perchè dovette scansarsi e cercare un altro riparo, perchè quello venne investito da numerosi dardi bianchi, mentre il liquido del vaso, senza più alcun contenitore, galleggiava nell'aria come una nebbiolina leggera; lo attraversò coprendosi gli occhi con un braccio, ma non potè evitare di respirarlo ed inghiottirlo: se l’odore non era buono, il sapore era cento volto peggio, le sembrava di aver mangiato un pezzo dell’imbottitura di un vecchio divano polveroso.

Oleander si difendeva con una serie di Aguamenti, Protego ed Impedimenta, ma era ben consapevole che per risolvere il problema alla radice serviva ben altro. Raggiunse un punto della foresta che sembrava ancora incontaminato col fiato corto; si rese conto che stringeva ancora i due frammenti di ceramica che si era estratta dalla gamba. Guardando il materiale poroso che aveva assorbito il suo sangue, capì.

Il fatto che il vaso di Pandora fosse uscito da Schloss Berth senza problemi.

Il fatto che la barriera di suo padre non avesse rilevato l’intrusione di alcuna forma vivente.

Il fatto che il ladro sembrava non avere alcun tipo di obiettivo, colpendo a casaccio.

Il fatto che nessuna persona sospetta fosse mai stato avvistata vicino ai luoghi degli attacchi.

"Non c'è nessun ladro. Non c'è mai stato." le sfuggì una risatina nervosa e isterica, pensando al fatto che, per sei mesi, aveva dato la caccia ad un fantasma.

Dopo tutti quei secoli lì dentro, il liquido aveva corroso e penetrato lo stato impermeabile della ceramica, impossessandosi del vaso stesso. "In pratica il vaso si è rubato da solo. Che piccolo vasetto dispettoso!" Si figurò il vaso che, stanco di restare in bella mostra nella sua teca a Schloss Berth, levitava con grazia fino alla finestra, l’apriva e si dava alla fuga: via, verso la libertà! Oh, avrebbero dovuto disegnarci delle primule rosse su quella ceramica. La cosa le sembrava oltremodo comica e non riuscì a trattenere le risate.

Probabilmente il vaso aveva usato il liquido magico contro tutti quelli che gli si erano avvicinati, nel timore che lo riportassero indietro "Non erano tutti inseguitori, stupido d’un contenitore! – altre risate convulse – D’altronde è solo un vaso, mica una calcolatrice od una scacchiera, non poteva avere chissà quale mente sopraffina. Chissà se è ancora in garanzia? Beh, comunque io l'avrei costruito molto meglio!" e poi fu colta da un nuovo attacco di risa irrefrenabili. Una parte di lei sapeva che non era normale, che non c'era nulla da ridere, ma Oleander non l'ascoltò, continuando a sghignazzare per un bel po' ed alla fine le venne pure il singhiozzo. “Forse è solo la tensione che hai accumulato in questi mesi e la sorpresa per il modo semplicemente idiota in cui si conclude la vicenda.” disse a se stessa quando riuscì a calmarsi. Dal fondo del bosco provenivano rumori e scricchiolii: se un'intera parte di foresta si fosse animata, sarebbero stati guai seri.

Riprese la concentrazione: occorreva un nuovo contenitore e con una certa urgenza.

Gettò tutto attorno degli incantesimi Impedimenta per avere più tempo, si tolse la piccola borsa che portava a tracolla, la aprì e la rovesciò a terra: uscì una quantità di materiali ed oggetti tripla rispetto alla dimensione della sacca. Oleander li selezionò velocemente, con aria professionale: argilla nera, sabbia del deserto dei Tartari, acqua di iceberg antartico e resina di alga nori per il nuovo vaso mischiata a polvere di ossidiana mogano per bloccare la negatività del liquido e poi fluorite per il coperchio ed il sigillo. Lavorò con destrezza, ripetendo gesti consueti, senza ombra di incertezza, ignorando completamente gli schianti e gli stridii che si avvicinavano alle sue spalle ed in breve ebbe tra le mani un nuovo vaso. Non era bello come il fine contenitore che aveva fatto bella mostra di sé nella sala dei tesori di Schloss Berth, al confronto era grezzo, bitorzoluto e storto, ma la ragazza era certa che non avrebbe più dato problemi. Ora tutto stava nel riuscire a rinchiudere il liquido là dentro. Si voltò nella direzione dalla quale provenivano i rumori; ebbe un capogiro e la vista le si annebbiò per un istante, così intravide soltanto una forma indefinibile, composta da un agglomerato di tronchi d’albero spezzati, pietre e terriccio tenuti insieme da quel liquido malefico avanzare verso di lei. Si sfregò gli occhi con il dorso della mano cercando di rimettere a fuoco il mondo attorno “Sei solo stanca, perché non sei abituata ad usare così tanti incantesimi in una volta sola.” Ora però doveva fare un ultimo sforzo: strinse il vaso al petto, lo toccò con tre tocchi di bacchetta magica e recitò ad alta voce:

“Libero e senza forma non puoi restare,

i tuoi danni sono decisa a bloccare!

Per sempre in questo magico vaso sarai rinchiuso,

il tuo vagare per il mondo si è qui concluso!

Dei progenitori invoco la forza ed il coraggio:

sostenete la mia mano ed armate il mio braccio!”

Oleander tese il vaso aperto avanti a sé e le gocce del liquido, prima sporadicamente, poi sempre più numerose, vennero attirate all’interno del contenitore, come se si trattasse di un potente aspirapolvere. Quando tutto il liquido fu entrato, Oleander lo tappò, sigillandolo con la fluorite. Aveva il fiato corto e le era scoppiato un mal di testa terrificante, tuttavia provò un senso di trionfo sollevando il vaso sopra la testa “Ti ho preso, bastardo!” ridacchiò. Fece per muovere un passo, ma le parve di inciampare in qualcosa e cadde; il vaso le sfuggì dalle mani e cadde, ma non si fece il minimo danno “Visto? Visto? – rideva con una strana luce negli occhi – lo dicevo che il mio era migliore.” Prese a sghignazzare in maniera scomposta, ma questa volta capì che qualcosa non andava, non si stava comportando da persona normale e solo con un grande sforzo riuscì a smettere, anche perché adesso iniziava a provare una certa inquietudine. Guardò verso i suoi piedi, per capire in cosa avesse inciampato, ma lì non c’era proprio niente. Provò a muoverli, ma le sue gambe scalciarono un paio di volte come un cavallo imbizzarrito e poi non si mossero più. Le dita delle mani le pizzicavano ed erano addormentate ed intorpidite, come se la circolazione del sangue non funzionasse più a dovere. Il mal di testa si fece lancinante, impedendole di pensare e respirare le divenne estremamente difficile, come se sul torace qualcuno le avesse poggiato un masso di diverse tonnellate.

Un’ombra di realizzazione avanzò nella nebbia della sua testa dolorante: veleno, quasi sicuramente. Il liquido era velenoso e lei ci aveva praticamente fatto il bagno, lo aveva respirato, lo aveva inghiottito e quando le schegge l’avevano ferita, era entrato in circolo nel sangue.

Uno degli ultimi pensieri lucidi che ebbe fu che quel deficiente di antenato che aveva sigillato il vaso avrebbe dovuto avvisare che il contatto prolungato con il liquido era letale, invece di preoccuparsi dell’estetica del contenitore.

Poi le forze la abbandonarono: provò ad invocare il nome di Severus, ma produsse solo un flebile lamento e perse conoscenza.

Dopocena Harry, Ron ed Hermione bussarono con insistenza alla porta della camera di Oleander, senza ottenere alcuna risposta. “Non è ancora tornata, è tardissimo. Ho paura che le sia successo qualcosa.” Il ragazzo dagli occhi verdi era preoccupatissimo ed il suo stato d’animo aveva contagiato anche i suoi amici: al diavolo i rimproveri e le punizioni. “Hai ragione Harry, dobbiamo dirlo a qualcuno.” Disse Ron. Ma chi? Il solo pensiero di dover affrontare Silente gettava Harry in uno stato di profonda vergogna. Con la professoressa McGranitt sarebbe stata dura ugualmente e Silente lo avrebbe scoperto lo stesso, ma forse era meglio. Hermione si voltò e soffocò un grido di spavento: alle loro spalle era arrivato, silenzioso come sempre, il loro professore di pozioni “Dire cosa a chi, signor Weasley?” chiese in un sibilo.

Piton si era svegliato da poco, prima aveva riferito del suo incontro con Voldemort a Silente e poi era andato a cercare Oleander: aver visto Potter ed i suoi amichetti del cuore davanti alla sua stanza lo aveva irritato, ma aver colto quella frase lo aveva reso inquieto.

Harry lo guardava storto: di tutti i professori Piton era certamente l’ultimo con cui ne avrebbe parlato, poi però le venne in mente, chissà perché, una frase che aveva detto Oleander subito prima delle vacanze di Natale: “Dovreste concedergli una possibilità, perché lui… potrebbe sorprendervi.” Il ragazzo ne dubitava fortemente, ma la loro amica poteva essere in pericolo “Si tratta di Oleander: è andata nella Foresta Proibita ad inseguire il ladro del vaso di Pandora, ma sono passate diverse ore e non è ancora tornata. Noi…”

Piton in effetti lo sorprese, perché non perse tempo ad ascoltare la conclusione del suo racconto e corse via. Raggiunse i margini della Foresta e vide il suo manico di scopa; le parole di Potter si ripetevano nella sua mente come un disco rotto: "Sono passate diverse ore…" "Oleander!" Temeva di non riuscire a ritrovarne le tracce, ma la vernice luminosa prima e la devastazione degli alberi poi, furono facili da seguire. "OLEANDER!" gridò più forte, cercando di ignorare la nota di panico che si era insinuata nella sua voce. Non ottenne alcuna risposta; qualche altro metro e si rese conto che in quella foresta sembrava essere successo il finimondo: alberi schiantati e spezzati, zolle rivoltate e un lungo e profondo solco che si inoltrava sempre più nel fitto del bosco. E poi la vide: lì, sdraiata a terra a faccia in giù, immobile, un vaso stretto fra le mani.

Tutto sembrò fermarsi, congelato in un gelido istante, il mondo smise di girare, il suo cuore smise di battere, il terrore di averla persa, di dover continuare a vivere senza di lei, gli impedivano di muoversi. Chiuse gli occhi, come a voler cancellare quell’immagine. Quante volte, quando era un Mangiamorte aveva visto persone a terra così, prive di vita? La cosa gli era sempre scivolata sopra, senza che provasse nulla. Ma adesso non riusciva a muovere un passo, impietrito dall’angoscia.

"Non sei più l'uomo che eri in passato, Severus."

Il ricordo di quelle parole, del suo volto sorridente lo scossero dal torpore: corse verso di lei e la voltò. Era inerte, molle, ma ancora calda. Le prese una mano con l’intento di tastarle il polso, quando vide delle strane macchie sulla pelle: dalla punta di ogni dita si irradiavano verso il braccio delle linee verde scuro, come dei brutti tatuaggi. Anche l'altro braccio era uguale.

Veleno, senza alcun dubbio. La lucidità ebbe velocemente il sopravvento sul panico dell’uomo: ne riconobbe all’istante il tipo e la natura e la sua mente già elencava gli ingredienti per un antidoto appropriato.

Le linee si stavano espandendo sempre più verso il centro del suo corpo e se avessero raggiunto il suo cuore...

"Non lo faranno, non lo permetterò.” La sollevò con facilità tra le sue braccia; quando la testa di Oleander ricadde all’indietro ciondolando, nuovamente un soffio gelido di terrore gli attraversò la mente, ma si sistemò meglio la donna tra le braccia e le sussurrò piano ad un orecchio “Adesso sarò io a prendermi cura di te, resisti solo un altro po’."

La portò direttamente nel suo laboratorio, la sdraiò su un tavolo, buttando a terra con furia tutto ciò che si trovava sopra per farle spazio e si mise immediatamente a preparare un antidoto, dosando e mescolando con sapienza gli ingredienti nel calderone, lanciandole di quando in quando occhiate preoccupate. Un'ora dopo era pronto: pregava con tutto il cuore di essere ancora in tempo; le sollevò la testa e fece scivolare alcune gocce di liquido ambrato nella sua bocca. Con sollievo vide le macchie del veleno sul suo corpo impallidire progressivamente fino a scomparire del tutto.

Oleander spalancò gli occhi di scatto, inspirando aria violentemente, ritrovandosi a fissare un soffitto scuro, smarrita. "Calmati, respira normalmente." Severus entrò nel suo campo visivo e la ragazza fissò lo sguardo interrogativo su di lui.

"Il liquido... il vaso... io ne ho fatto un altro, ma poi... cosa...? Non ricordo..." mormorò parole confuse, ma Severus la rassicurò: "Sei stata avvelenata da quel fluido. Ma sei riuscita ad imbottigliarlo di nuovo." le mostrò il suo vaso in un angolo del laboratorio.

"Mmh... ora ricordo, credevo di essere morta..." si mise a sedere e scrollò la testa, ancora leggermente intontita.

"Con un esimio professore di pozioni a prepararti un antidoto? Mi offendi!" cercò di scherzare lui, nonostante lo spavento che s’era preso.

Oleander lo guardò, era sul punto di ribattere con una solita battuta delle sue, poi fu colpita da una realizzazione e restò a guardarlo, sulle labbra un sorriso che si allargava sempre più “Hai visto?” chiese infine.

“Cosa?”

“Mi hai salvato la vita. Non è vero che sai solo fare del male.”

Severus l’abbracciò forte, di slancio, la fronte appoggiata sulla sua, il respiro di lei a solleticargli il volto, felice di sentirla viva, di sentirla sua. Oleander, la donna che gli aveva teso la mano, sottraendolo a forza alla sua cupa solitudine. Le difficoltà non erano finite, anzi, dovevano ancora iniziare, ma ora un rinnovato vigore animava l’uomo, nuove motivazioni lo spingevano a portare a termine ciò che aveva promesso ad Albus. Per un futuro diverso anche per lui. Forse. Le incognite erano tante… ma in quel momento non voleva pensarci, voleva solo godersi la sensazione di lei contro il suo corpo. La sentì muoversi nel suo abbraccio e seppellire il viso nell’incavo della sua spalla.

Il corpo di Severus era caldo, solido, confortevole… Oleander pensava che aveva trovato un uomo unico sotto tutti i punti di vista: sarcastico fino all’eccesso, a volte ombroso e impenetrabile, ma anche passionale al di là di quella maschera di ghiaccio che amava mostrare al mondo intero, forte nel sopportare il suo fardello di colpe, coraggioso nella sua missione di spia. Era intelligente e, a suo modo, bellissimo, con quegli occhi penetranti che ti attiravano inesorabilmente come buchi neri e quei sorrisi ambigui che potevano voler dire qualsiasi cosa. Non sarebbero state tutte rose e fiori, però, lo sapeva bene! In molte cose erano agli antipodi: lei impulsiva, accendeva il cervello solo a metà dell’opera, lui calmo e lucido anche nelle situazioni più convulse, una cosa che le infondeva sicurezza incredibile, ma sapeva anche farla esasperare. Ci sarebbero state ancora scintille tra di loro e litigate, ma andava bene così: pian piano stavano trovando un equilibrio tra il rispetto e le baruffe. “Chissà se tra molti anni saremo come Angela ed Arthur, i due ritratti?” l’idea la fece sogghignare silenziosamente e menomale che in quel momento lui non le stava leggendo nel pensiero.

Severus le accarezzava dolcemente la schiena e le spalle “Dovevi avvertirmi, sarei venuto con te.” le disse piano, senza un vero tono di rimprovero.

“Lo so, non ci ho pensato, scusami.” Sprofondò ancora di più il viso nel suo petto, poi, a riprova del fatto che metteva in moto i neuroni a scoppio ritardato, solo in quel momento si rese conto di una cosa ed esclamò un “Oh!” leggermente allarmato.

“Cosa c’è?” le chiese Severus, sciogliendola a malincuore dall’abbraccio. Oleander si morse le labbra, incerta su come affrontare la questione “Promettimi che non ti arrabbi.”

L’uomo aggrottò la fronte “Non capisco, perché dovrei arrabbiarmi?”

“Promettilo.” insistette.

“D’accordo.” rispose lui, poco convinto.

“Hai per caso visto Harry, Ron ed Hermione? Stavano bene?”

“Sì – Severus la guardò sospettoso – perché?”

“Nulla, nulla – minimizzò Oleander, lisciandogli una piega dell’abito – solo un marginale… marginalissimo coinvolgimento nel mio ultimo inseguimento, però…”

“Potter! – il nome gli rotolò fuori dalla bocca con una smorfia di disgusto, come se stesse parlando di uno scarafaggio gigante – Ci avrei giurato che era invischiato in questa faccenda.”

“Non hanno fatto niente di male: Hermione è stata trascinata nella Foresta e loro due volevano aiutarla, ma sono riuscita ad allontanarli tutti e tre in tempo. Volevo solo sapere se erano tornati sani e salvi al castello. Visto che è così, direi che non è successo niente.”

“Quest’anno Grifondoro può scordarsi di vincere la Coppa delle Case.” Sibilò, con il vecchio ghigno stampato sul volto. Oleander, ancora seduta sul tavolo lo attirò a sé con forza, imprigionandolo in mezzo alle sue gambe “Avevi promesso che non ti arrabbiavi. Andiamo – disse in tono civettuolo – una volta tanto potresti anche chiudere un occhio.”

“Dovrei avere un motivo valido, più che valido per farlo.” mormorò, ad un soffio dalle sue labbra, deliziato dalla piega che stavano prendendo gli avvenimenti.

“Mmh… vediamo che si può fare.” rispose lei con un sorriso ammiccante e lo baciò con passione, in un umido strofinio di labbra e lingue, respiri affannati, languidi mugolii di piacere e mani che percorrevano i corpi.

“Temo che dovrai impegnarti molto più di così.” disse Severus dopo un po’, col fiato corto, mentre la liberava dalla camicetta con uno sguardo trionfante.

“Ai tuoi ordini.” sussurrò la donna sul suo orecchio, mentre gli sbottonava l’abito con impazienza.

Severus la spinse giù sul tavolo e poi quella notte non pensarono più a nulla: né a Potter e ai punti di Grifondoro, né ai parenti assillanti, né a Voldemort.

Ci furono solo loro due, Severus ed Oleander, persi nella loro passione.

==================================

Questa è la conclusione della storia vera e propria, il prossimo capitolo sarà un epilogo che non aggiungerà molto, anche se in un certo senso era doveroso. Modificherò l’epilogo per rispondere ad eventuali recensioni.

La storia del vaso posseduto dal liquido stesso che conteneva non mi è venuta subito, ma mentre ero a metà della scrittura della storia, quando mi accorsi (pure io accendo sempre i neuroni a metà strada -_-) che se avessi dovuto introdurre un ladro, avrei pure dovuto dargli delle motivazioni per il furto. Così, dato che in effetti non avevo mai mostrato nessun ladro, ho usato questo escamotage.

@MistralRapsody: grazie! Anche se compare poco, ci tenevo a rendere bene Lord Voldermort.

@Arabesque: spero che il finale di questo capitolo mi riscatti dall’essere una donna crudele!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Hotaru_Tomoe