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Autore: Trestan    16/07/2004    1 recensioni
Cosa succederebbe se per errore Neville riportasse i fondatori ai nostri giorni? E cosa succederebbe se i personaggi principali venissero totalmente stravolti?? Tratto da una trama di Herentas
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ripresosi dal quel diabolico sermone Ron si rimise in cammino. Doveva controllare l’andamento del suo piano. In ogni corridoio vi erano trappole scattate o no. Decine di persone penzolavano dal soffitto come palline da albero di natale. Harry aveva fatto proprio un bel lavoro. Gazza era impegnato nel cercare di tirare giù quei poveri malcapitati. Ma, naturalmente, come si confà ad una scuola di pazzi, non usava metodi cosiddetti comuni: lanciava in alto Mrs. Purr che con i suoi artigli doveva cercare di tagliare le corde delle trappole. Al che, anche chi veniva salvato, ne usciva distrutto e pieno di graffi. Hermione, nel frattempo, non potendo non dimostrare la sua abilità anche in quel campo, si era messa in competizione col bidello lanciando in aria il povero Grattastinchi, che cercava disperatamente di sfuggire alla mostruosa padrona aggrappandosi al muro, ma come unico risultato fu quello di lasciare profondi solchi nella parete che sicuramente Harry avrebbe giudicato un eccellente opera di art noveux di stile neo-barocco-gotico-imperiale, senza tralasciare qualche tratto di esotico stile indo-venezuelano.

Il rosso intanto passeggiava sotto quegli originali caliginosi lampadari  e li osservava ad uno ad uno per rintracciare qualcuno dei ricercati. Nella mente continuava a congratularsi con Harry, che era sicuramente un folle, ma quando ci si metteva riusciva benissimo nelle cose; e con se stesso, che abilmente aveva convinto il teppistello ad assecondarlo nel suo piano.

Ma nessuno degli insaccati pareva essere uno dei suoi uomini ( o delle sue donne, non vorrei essere additato come maschilista J), poi improvvisamente voltò un angolo per immergersi di nuovo in un altro corridoio e vi trovò loro. Naturalmente non stavano lì a parlare o fare azioni da normali maghi. Godric bendato e armato con un lungo bastone stava cercando di prendere a botte uno dei poveri ragazzi che era caduto nella trappola. Gli altri lo incitavano, chi cercava di guidarlo nella direzione giusta, chi nella direzione sbagliata. Poi un colpo sballato, il malcapitato pendolante era ancora illeso, ma il bastone andò a impattare contro la faccia di Salzar Serpeverde che si sdraiò a terra privo di sensi per la seconda volta in un paio di ore.

“Fermi!!!” gridando Ron gli corse incontro “Non è un albero della cuccagna quello!!!”

Godric sfoderò un sorriso innocente e cercò di nascondere dietro la schiena il bastone, peccato che fosse lungo più di due metri e spuntasse sopra la sua testa. Il rossino fece finta di niente. Quelli erano dei pazzi patentati, era meglio lasciar perdere, non ci sarebbe stato nulla da fare.

“Bene, adesso se volete seguirmi…” Quella frase l’aveva già sentita, sperava soltanto che non accadesse ciò che l’aveva seguita la prima volta.

La donna un po’ rotondetta gli sorrise:

“Certamente”

Ron si incamminò un po’ più sicuro, magari quella volta non sarebbero sfuggiti. Pochi passi e si ritrovò a testa all’ingiù. La caviglia gli doleva, stretta da una grossa corda. Lanciò diversi improperi, insultando tutte le divinità del mondo conosciuto fino a giungere al punto di inventarne alcune, altrimenti non gli sarebbero bastati gli accidenti. Quando guardò in basso loro non c’erano più. No, erano di nuovo fuggiti. Ne seguì un’altra sfilza di moccoli. Harry, che passava di lì per caso dopo aver valutato accuratamente l’opera realizzata da Grattastinchi, si fermò e registro accuratamente le parole dell’amico. Gli sarebbero servite per il suo nuovo gruppo rap: Harry Potter e i viados mascherati. Degna di nota è la seconda voce del gruppo, la sorella di Ron, Ginny, sempre vestita con attillate tutine di pelle rossa e col microfono a forma di frusta.

Il nostro amico insaccato restò diverse ore appeso al soffitto e ormai si era fatto buio. Sentì un rombo di motore solcare l’aria. Sapeva già di chi si trattava. La moto di Harry si fermò proprio sotto di lui. Si tolse con calma gli occhiali da sole ed estrasse qualcosa dalla cintura: una pistola. La puntò verso l’alto.

“No! Fermo! Che vuoi fare?!? Sei impazzito?!?” Iniziò a sbraitare Ron, dondolandosi per evitare di venire colpito dalla pallottola. Harry non si bloccò alle sue parole e sparò. La corda si spezzò e il rossino cadde sul posto del passeggero della moto. L’altro soffiò sulla canna dell’arma, la rinfoderò e sgassò via, inforcandosi gli occhiali sul naso.

Attraversarono corridoi, stanza, bagni, salirono e scesero scale, finché non si ritrovarono davanti alla quadro della grassa signora, che teneva in mano un cartello con su scritto: “E’ qui la festa”.

“Qual è la parola d’ordine?” chiese Harry.

“Mmm… Non me la ricordo mica…” rispose, spremendo a più non posso le meningi, Ron.

“Fa niente” commentò l’altro con leggerezza. Girò la manopola del gas e attraversò il quadro, per fortuna la signora grassa aveva avuto i riflessi necessari a sfuggire a quello scempio.

Nella sala comune risuonava la canzone “La danza delle streghe” di Gabry Ponte e le persone ballava come dei tarantolati. Al soffitto era stata montata una palla da discoteca e diverse luci psicadeliche, tanto che appena entravi era già molto se non venivi preso da crisi epilettiche.

Per quell’occasione era stato assunto un disc-jokey d’eccezione: Dj Hagrid . Indossava una bandana colorata, una maglia di Just Cavalli e pantaloni di D&G, naturalmente raccattati al mercato nero.

Da un angolino si alzava un denso fumo dall’odore acre. Ron si avvicinò al gruppetto che stava seduto proprio in quel punto e vi trovò i suoi due fratelli con una canna in mano, quelli si che ci davano dentro con il fumo. Accanto a loro una persona bionda e una mora che cantavano a squarciagola abbracciati fra loro, anche loro con del fumo fra le dita. Ecco due di loro, ma preferì non avvicinarsi in quel momento e continuò a guardarsi intorno. Su una delle poltroncine stava seduta l’aitante fondatrice della casa dei Corvonero, impegnata col trucco insieme a diverse ragazza che gli mostravano come fare. Poco più in là Tassorosso stava rassettando la sporcizia accumulata per terra e inseguiva gli inquinatori brandendo la scopa a mo’ di arma.

Harry si avvicinò a Ron e gli sussurrò all’orecchio:

“So che ti interessa Hermione” L’altro fu sul punto di contraddirlo, ma il maghetto più famoso del mondo non gli diede il tempo per farlo “Beh… Se vuoi saperlo: mi hanno detto che non regge molto l’alcol e quel tavolo è pieno di bevande alcoliche” indicò il tavolo a pochi metri da loro “Se due più due fa quattro…”

Harry gli strizzò l’occhio e fu ricambiato con un sorriso, poi se ne andò lontano immergendosi di nuovo nella folla danzante. Ron decise che per quella sera si sarebbe divertito, non gli importava più del suo compito, tanto dove sarebbero potuti andare? In mezzora lui avrebbe concluso tutto e avrebbe avuto tutto il tempo di recuperare gli altri e portarli da Silente.

Prese una bottiglia di vodka e due bicchieri e si avvicinò a Hermione che stava seduta in disparte. Chiacchierarono un po’ del più e del meno, anche se Ron non era interessato a ciò che diceva, ma era già fiondato su altri argomenti più concreti. Iniziarono a bere. Un bicchiere. Due bicchieri. Tre bicchieri… Sentì la testa pesante e l’altra non pareva ancora cedere. Un altro bicchieri. Sentì anche le palpebre pesanti e finì per addormentarsi sul divanetto senza porre rimedio ai suoi istinti sessuali più reconditi.  

  
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