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Autore: Nay Nay    29/12/2012    2 recensioni
Un scambio di identità. Una vita diversa. Una maledizione per colpa dei sette peccati. Un ragazzo intrappolato nel corpo di una donna.
Una vita intrecciata e punita da Santana, che catapulta la Cosenza di Noah in un Etero, Corpo, Femminile..
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Jake Puckerman, Kitty Wilde, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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Capitolo 1

Il genio della Magi-card.

1

Doccia e giochi proibiti, caffè caldo, una sbirciatina su Twitter e poi via, in camera a vestirsi. La mia vita era fottutamene perfetta e solo il Dio sapeva cosa potevo desiderare ancora. Cosa volevo? Il massimo piacere in una donna. Ecco cosa mi interessava. Il che mi portava a non escludere nessuna donna pronta alla mia portata, incominciando da Sugar, la mia dolce e servizievole vicina che, ogni giorno, era li ad aspettarmi con un giornale in mano che avrei usato per sculacciare le sue sode chiappe Los Angelessiane, invece che leggerlo. Sollevai un sopracciglio aprendo le ante di legno massiccio del mio armadio, cominciando a spulciare tra il mio vestiario. Adocchiai fin da subito una bella camicia bianca e dei jeans scuri attillati. Bene, loro erano perfetti, tanto sapevo già che fine avrebbero fatto: Sul pavimento della cucina di Sugar. Infatti fu così.. «Oddio! Noah, Si!» Dio, com'era bella la vita! Certo, bella, tranne quando quel santerellino di Joe mi beccava a lavoro, se potevo chiamarlo così «Insomma, tu violi il corpo di una donna.. Non ti senti in colpa?» Mi chiese. Ridacchiai in quel momento, trovandomi nel bel mezzo di una strada. Mi girai e lo guardai posando una mano sulla sua spalla «Credi in Dio?» Chiesi, sorridendo. Lui annuii e io sorrisi a mia volta «Ecco, il Dio mi ha dato il dono di poter stregare qualsiasi donna, grazie al mio corpo. Scusami, perché non approfittarne?» Conclusi, per poi girarmi e aggiustandomi la camicia. Lo vidi scuotere il capo e sospirare «Persone come te riceveranno una punizione, Puckerman.» «Per favore, Bello, non tirarmela! La mia vita è fottutamene perfetta. Letteralmente!» puntualizzai, per poi dare una pacca sulla spalla al ragazzo ed entrare nella pizzeria. Ero un fattorino, e il fattorino delle pizze, se sexy, era ben accetto. Eccome se lo era.. Grazie al mio lavoro conobbi Holly, Brittany, Shelby e tante altre donne pronte a farsi amare anche per una mezz'ora da me. Onestamente andava tutto bene, tranne quel piccolo salario che mi permetteva di tenere su quella catapecchia di casa, se potevo chiamarla così. Piano terra, cucina e salotto. Piano superiore: Bagno e stanza da letto. Beh, in effetti l'unica cosa che mi interessa era la camera da letto, le altre stanza per me potevano non esistere. «Pensi solo al sesso?» Chiese Jake. Lui era mio fratello, non era un santerellino, ma dava importanza a tante altre cose al di fuori del sesso. «La mia giornata dura poco, proprio perché me la godo!» Dissi ridacchiando, per poi svoltare a destra. Eravamo in macchina, e quello che ho fatto fino ad adesso? Beh, raccontarvi della mia vita, di me. Ovvio, sono solo io il centro di tutto questo! Andiamo, io sono il centro della mia storia! Il centro di me.. Sentii uno sbuffare, e mi girai appena con il viso senza però distogliere lo sguardo dalla strada. «Noah, per me dovresti darti un calmata. Insomma, ti sei fatto mezza California!» «Non lo trovi stupendo?» dissi vantandomene. Jake ridacchiò per poi scuotere il capo «Per niente.» Concluse serio. Mi leccai le labbra e decisi di lasciar perdere. Per quanto gli volessi bene, non riusciva ad accettare il mio stampo di vita, il mio modo di essere e su questo non capivo minimamente il perché.

 

2

 

Metà settembre e il tempo era già cambiato. Anche il modo di vestire delle donne e questo si notava. «Amo vedere le donne coperte da strati di vestiti!» Dissi in un sospiro, girandomi verso Finn, l'unico che potesse capirmi sul serio. Lo sentii ridere e mi diede una leggera gomitata sul braccio «Perché sotto quell'impacchettatura nascondono il meglio?» mi chiese. Risi e gli porsi il cinque, non sapeva quanto avesse ragione, o forse si.. «Giusto bello!» dissi, per poi schiacciare il cinque con lui. Finn era un tipo pervertito, ma non aveva il mio grado di esperienza. Praticamente lui era già tanto che si portava a letto quella biondina di Holly, figuriamoci se potesse anche solo pensare di portarsi a letto una come Sugar. Persino lei avvolte la portava placcata d'oro in giro per la California. Eravamo entrambi seduti su di un muretto, nel bel centro della città, dove ragazze di tutte l'età passavano sotto i nostri lucenti occhi, e per me era come portarmi ad un negozio di bambini. L'unica differenza? Che nei negozi, i giochi li copri, per strada li conquisti. Una ragazza però, una donna in mezzo a quella folla mi attirò. Le sue gambe erano lunghe, sode e dalla carnagione olivastra; i lunghi capelli corvini adagiati sulle spalle e un paio di labbra carnose leggermente segnate da un piccolo morso. Il suo vestito era lungo fino al ginocchio, bianco e nero, con degli stivali lunghi fino a metà gamba, dal tessuto sembrava velluto. Sgranai gli occhi, vedendo a quanto fossero aggraziati i suoi movimenti, eppure, beveva un semplice caffè, ed era seduta con le gambe accavallate su di una sedia di ferro. «Credo di aver appena visto un angelo.» Sussurrai con voce calda e bassa, attirando l'attenzione di Finn. Si guardò attorno, cercando di capire a cosa mi riferissi, finché non lo presi alla maglietta tirandolo a me e indicando quella bellezza vivente. Il suo profilo era greco,e il suo mento era rotondo, bello e lineare. «Quella? Oh, Puckerman, non è proprio alla tua altezza.» Disse Finn in una risatina. Non lo ascoltai per niente, visto che andai verso la ragazza scendendo dal muretto grazie ad un saltino. Mi portai una mano fra i capelli corti e mi avvicinai a passo lento, quasi da predatore. Non passavo inosservato ed ero un bel ragazzo, assolutamente, nessuno lo dubitava. Arrivai avanti alla ragazza che in quel momento giocava con un fogliettino rosso e viola; un foglio rigido, dagli angoli pungenti e con scritte dorate. Le sue mani erano curate e lunghe unghie rosse erano li come pronte a graffiarmi. Salì con lo sguardo, osservando il suo seno generoso, poi mi fermai alle labbra, labbra che si piegarono lievemente in un sorriso che ne fece spuntare uno malizioso a me, segno che era tutto semplice come sempre, nessuno mi resisteva. «Pensavo ci mettessi di meno.» Pronuncia la ragazza. La sua voce è calda e pungente. Così sensuale da farmi salire un brivido di piacere lungo la schiena. La mia donna ideale, eccola. «Quando mi desidererai sul serio, chiamami.» sussurra in fine, lasciandomi fra le mani il bigliettino. Lei si alzò e con uno sguardo profondo, denso, se ne andò «Mi sono innamorato..» sussurrai fra me e me, l'avrei chiamata, eccome. Abbassai lo sguardo sul bigliettino «Santana Lopez. Il genio della Magi-Card?» Chiesi, sussurrando mentre leggevo, sollevai lo sguardo dove prima era diretta la ragazza, ma quando osservai la piazzola semi vuota, lei non c'era più. Strabuzzai gli occhi, per poi guardarmi attorno e girarmi, ritornando verso Finn, senza far peso a quello che mi era appena successo.

 

3

 

E poi i ragazzi mi chiedono “Noah, perché ami così tanto il sesso” Non c'è momento migliore. Stare li, in mezzo alle gambe di una ragazza, mentre lei urla il tuo nome come se il suo vocabolario si fermasse a quello, non vi sembra una cosa interessante? «Od-dio! Oh.. Oh mio Dio!» Eccone un'altra, un'altra soddisfatta, come le altre. Sorrisi per poi baciarle il capo e, come sempre, mi girai di lato chiudendo gli occhi. Il mio rapporto finiva così, con delle premesse prima del sesso e con un saluto semplice. L'unica cosa che chiedevo era che il giorno dopo non si facessero vedere, per niente! «Non dimenticarti di uscire dalla porta posteriore domani» Dissi come se nulla fosse, per poi dormire. L'indomani mi svegliai, con un pensiero. Quella ragazza. Com'era possibile che una donna di quel genere, una donna così mi avesse fatto perdere la testa? «Una bellezza.. Jake è indescrivibile!» Dissi a mio fratello, mentre posavo del caffè sul tavolo. Lo vidi annuire e aggrottare le sopracciglia «Forse non è della California.» suppose. Mi leccai le labbra per poi sorseggiare il mio caffè «Non lo so, il suo accento sembrava più spagnolo.» Dissi in fine, osservando un punto indefinito della mia tazza «Ti ha dato il numero, chiamala.» mi ricordai solo in quel momento del foglietto e annuii «Sei un genio fratellino.» Dissi, andando poi in camera da letto. Andai verso il comodino e presi il foglietto, ma era bianco, completamente bianco. «Cosa cazzo..» mi chiesi, lo guardai con attenzione. Cosa era successo? Che la ragazza avesse preso il foglietto che mi aveva dato la ragazza di quella sera in piazzetta? Mi guardai allo specchio e con un sorriso quasi invisibile, annuii, per poi abbassare lo sguardo «Quando mi desideri sul serio, chiamami» Mi disse, bella cosa. Qual'era il nome? Sbuffai e battetti due volte il bigliettino sulla nocca del pollice, e uscii dalla stanza scendendo le scale «Si è sbiancato» «Cosa? Il tuo cervello?» «Non fare il coglione!» Dissi in tutta risposta a Jake, mettendogli il fogliettino di fronte al naso « E' bianco!» Lo vidi sollevare un sopracciglio per poi guardarmi «Noah, non è che hai avuto un allucinazione?» Chiese. Sospirai per poi buttare in foglietto sul tavolo. Non mi era d'aiuto, per niente. E mentre io camminavo avanti e indietro per la stanza non riuscivo a concentrami. Era come se mi fossi dimenticato un pezzo della mia vita «Come cazzo si chiamava?» Chiesi, quasi come per chiedere aiuto a me stesso «A te scopare fa male!» Intervenne Jake. Sollevai il sopracciglio a lo guardai male «Ti sembro uno che scopa con la testa?» Chiesi indicandomi il capo, lui ridacchio e si passò una mano fra i capelli «Almeno si capirebbe del perché sei una testa di cazzo!» Mi disse, sospirai, cercando di non sentire la sua risata irritante. Ma, purtroppo, la cosa fu impossibile. «Fuori.» Dissi soltanto, prendendolo per il braccio e portarlo fuori casa. Sorrisi e scossi il capo.. Niente da fare, non potevo sopportarlo due minuti di più.

 

4

 

Eravamo ormai al Ventiquattro settembre, precisamente Quattro giorni dopo l'incontro di quella donna. Tutto era passato fin troppo lentamente e io quasi avevo perso smalto con le donne, tutto perché pensavo a lei. Quella ragazza, quel nome che non ricordavo. Sospirai, rigirandomi nel letto, letto che solitamente di sabato non era mai vuoto. Portai una mano fra la mia cresta, giocandoci appena. «Come ti chiami..» chiesi pensandoci, come se lo stessi chiedendo a qualcuno. Deglutii e sospirai. Attorno a me c'era la penombra della notte nella mia stanza, chiusa dal freddo del primo autunno e ogni singolo rumore era uno squarcio di quel silenzio che mi dava tanta quiete. La mia testa cercava nei suoi ricordi, cercando di capire, di ricordare quel che sussurrai quel giorno. Allungai la mano, prendendo il foglietto e lo guardai. La luna mi permetteva di vedere appena nella stanza buia e questo mi fece vedere nettamente che il foglietto era bianco. Due erano le cose: o era un fottuto scherzo, oppure quella ragazzina mi aveva preso il bigliettino ma, poi, per quale motivo? Stavo morendo di curiosità e mentre la curiosità mi assaliva, mi addormentai con quel pensiero. Poco dopo mi svegliai, circa due ore dopo, sentendo un calore alla mano, un calore che piano piano divenne intenso, talmente tanto da bruciarmi e sussultai, buttando all'aria qualsiasi cosa mi stesse provocando quel dolore. Portai una mano avanti agli occhi e li stropicciai. Avanti a me, un rettangolo dalle piccole misure fluttuava, emanando una luce di color violaceo e rossiccio, fasciato dorato. Sgranai gli occhi e quasi mi cascò la mascella dallo stupore. Chiusi gli occhi per poi riaprirli e avanti a me vidi solo quel quadratino che girava sospeso a mezz'aria, emanando ancora luce propria. Riuscii a intravedere delle scritte che lente prendeva forma sul foglietto, lo stesso foglietto che mi diede quella ragazza, e.. «Santana...» sibilai, assottigliando lo sguardo cercando di guardare meglio. Una seconda scritta mi fece avvicinare appena «Lopez.. Santana Lopez!» Esclamai e appena riuscii a nominare quel nome tanto desiderato, una luce mi investii, facendo si che mi coprissi gli occhi con l'avambraccio e girai il viso. Gemetti per la luce forte ma, tutto finì in pochi istanti. «Forza Donnaiolo, apri gli occhi e ammira..» Sentii una voce, quella voce. Quella calda e dolce che mi parlò quel giorno. Deglutii e piano mi girai, guardandola. Eccola, quella bellezza, quella dolcezza che mi aveva stregato. La osservai, le labbra curvate in un sorriso, capelli legati in una coda e in fronte, un fermaglio con piccole frange penzolanti. Non era proprio un fermaglio ma, una bandana viola. Il mio sguardo scese e al collo si trovava una collana alla schiava, aderente alla base del collo e giù un top a push-up violetto contornato con un ricamo dorato che le lasciava scoperto l'addome; piatto, muscoloso e snello lo vidi contrarsi appena, come se stesse faticando a non perdere l'equilibrio. Un pantalone a cavallo basso, anch'esso fatto di un velo viola chiaro e trasparente, talmente tanto da riuscire a vedere i sui slip viola e sottili.. Mi sorrideva, mentre io ero li a guardarla incredulo. «Mai visto una donna, Noah?» Mi chiese, ma non riuscii a parlare. Era come una dea, una donna bellissima e sensuale. La donna che sempre avevo desiderato. «Okay, mi presenterò senza che tu me lo chieda.» Cominciò, mentre io mi tirai indietro, mettendomi a sedere sul letto, scoprendo il mio petto -come sempre- nudo. «Io sono, il genio della Magi-Card» Disse. Scossi il capo e la guardai, confuso «Un momento.. Genio?» «Allora parli! Alleluia!» Mi disse, portandosi una mano sul fianco e l'altra a guardarsi le unghie lunghe; unghie che mi faceva venir voglia di essere graffiato. «Si Puckerman, hai vinto la lotteria, contento?» Concluse, con un finto entusiasmo. Mi scoprii dalle coperte e mi alzai, guardandola storto. Cose come quelle non portavano mai a cose buone, poco ma sicuro. «Allora, posso continuare o hai ancora intenzione di immaginare le mie unghie che ti graffiano?» A quel punto sgranai gli occhi e deglutii. Come diavolo faceva a sentire i miei pensieri? E come faceva a.. ad essere così maledettamente sexy. Deglutii e annuii, aspettando un suo continuo. Lei storse le labbra e fece un cenno con il capo. Per poi fare due passi dal lato opposto da dove ero io. «Dicevo.. Io sono Santana Lopez, il genio della Magi-Card. E non credermi come un sogno, qui è tutto vero.» mi disse. Rimasi in silenzio, osservandola e ascoltando quelle sue assurde parole. «Fammi parlare, e non interrompermi. Odio essere interrotta.» Concluse. «Il mio compito e darti tre desideri, in cambio che tu esaudisca uno mio, senza pretese. » concluse. Sollevai un sopracciglio, e poi risi come un pazzo. Sarà stata anche una bella ragazza, ma era tutta matta! Risi per poi portarmi una mano sullo stomaco, come per controllare gli spasmi ma lei era li a guardarmi, in modo serio «Un-Un genio? D-Della Magi-Card? Mi dai tre desideri in cambio di uno tuo? Oddio! Mi hai preso per fesso?» «Al dire il vero ti pensavo più intelligente, questo è vero. Il che mi delude.. ma non potevo aspettarmi tanto da uno che al posto del cervello ha due palle ed un tubo gonfiabile.» Concluse la ragazza, ridacchiando appena. La mia risata si bloccò, per dar spazio ad uno sguardo fulminante e Tranquillo «Tanto non te la farei vedere nemmeno dal binocolo.. » Sussurrò, per poi sorridere e allontanarsi di un passo «Allora?» mi chiese ancora, mentre io ero praticamente scosso dal suo cambiamento repentino di umore. «Non sono uterina, Puckerman. E non ho tempo da perdere. Quindi per una volta fa parlare il tuo cervello e non la scimmietta masturbatrice che hai in quella cassa cranica rimbombante.» «Scusami, la fregatura?» «Nessuna fregatura» Mi rispose, facendo oscillare i lungi capelli neri. Assottigliai lo sguardo aggrottando le sopracciglia, per poi fare un passo verso di lei «Tre desideri. È un modo per cambiare la tua vita, no? E se accetti, magari potrei soddisfare la tua sete di avermi. Solo se fra questi tre desideri chiedi asilo per un cervello raramente compatibile con il tuo corpo da scimpanzé.» Sussurrò. In quel momento sentii solo una grande eccitazione salirmi e annuì entusiasta, cominciando a pensare. «Beh, il primo desiderio e avere soldi sempre e per sempre!» Dissi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Lei sorrise e annuii. Poi, lentamente, portò entrambe le mani a congiungersi, e sbattette in modo debole i palmi delle mani, per poi sorridere. In quel momento, mi vidi solo investito da lusso e ricchezza, proprio come avevo chiesto. E quello mi scosse. Mi fece capire che non scherzava, non scherzava per niente e quasi mi spaventai vedendo quel sorriso malizioso uscire dalle labbra di lei «Il primo è esaudito. E ora, non puoi ritirarti» Mi sussurrò, con voce bassa e rauca. Raccapricciante, pensai. Sentivo il fiato mancare e mi guardavo attorno, quando tutto attorno a me cambiava e un senso di calore mi invase, come se mi sentissi bruciare dalle fiamme, fiamme che intravidi poco sotto le mie gambe che non riuscivo a muovere.. La guardai, sgranando gli occhi impaurito, mentre lei sorrise come se nulla fosse. Voleva il secondo desiderio, questo era palese.. Il mio secondo desiderio era di uscire da quell'inferno, ma in un secondo sentii fresco e non più quel bruciore, quelle lingue di fuoco che leccavano le mie gambe bruciacchiandole. «Cosa cazzo era??» Chiesi impaurito e mi guardai attorno, come per vedere se quelle fiamme che sentivo addosso ritornassero «Cos'era cosa?» Chiese lei, con una viso innocente «Quelle, cose! Mi stavano assalendo le gambe!» «Dipende dall'intensità del desiderio, non brucerai mai sul serio. Ameno che io non sentissi una leggera fame.» Mi spiegò. Sospirai vedendo il suo sguardo menefreghista abbassarsi sulle proprie unghie, e l'altra mano gesticolava come per “Affrettarmi” al prossimo desiderio. Deglutii e pensai, per poi sospirare «Far raggiungere a tutte le donne il massimo piacere al primo rapporto, e..» Mi fermai, pensandoci bene. Avevo tutto dalla vita, non mi mancava nulla mentre lei mi guardava come se non avessi niente, come se mi mancasse tutto. Scrollai le spalle e scossi il capo. «Non lo so.. Essere il migliore di tutti?.. Già lo sono, non ne ho bisogno..» «Sai, Noah..» Mi interruppe, avvicinandosi a passo lento «Tuo fratello ha ragione, pensi solo al sesso, e ti macchi di tutti e sette peccati capitali.» Sillabò la donna, muovendo lenta le labbra mentre io arretrai «E questo comporta una punizione, una pena..» Continuò, mentre feci un altro passo indietro «Se avessi desiderato l'amore, o essere una persona migliore, ti avrei lasciato stare, ma.. da quel che vedo..» Continuò, mentre io sentivo ormai il sudore ghiacciarsi prima di uscire dalla mia pelle «Ecco, come dire. Quel che vedo è il peccato capitale in persona. Uno dei delitti più subdoli che un uomo può provocare e, di conseguenza, macchiarsi di questi titoli.» concluse, o almeno, così speravo visto che il mio arrestare mi fece scontrare contro la scrivania che avevo alle spalle. «Sei Superbo: Hai il desiderio di sentirti superiore e ti credi superiore, a tal punto di screditare il tuo Dio. Sei Avario: Devi avere sempre di più e devi avere beni materiali, e non ti soddisferesti mai! Sei Invidioso.» Disse e mi irrigidì. Sull'invidioso non c'ero proprio. «Invidioso, e di chi??» Chiesi irritato, anche troppo. Lei mi sorrise portandomi una mano in gola, e mi senti come soffocare, mi tolse la parola, in un istante. «Invidioso di quello che gli altri hanno, tutto deve essere tuo Signorino.. e ti macchi di Ira: Sei troppo irascibile e violento, recenti episodi lo confermano. Violento a letto e con le persone che ti sono attorno.» Disse ancora. Cercai di parlare la le sue dita si strinsero ancora, facendo si che Santana mi tirò a se, facendomi mancare direttamente il respiro. «Sei Ingordo di gola: non ti sazi mai. E sei frutto dell'Accidia. Snobbi e provi indifferenza per chi ti è attorno e per le parole che sprecano per migliorarti.» Disse ancora. In quel momento, capii di cosa stava parlando, e capii che mi ero messo in un guaio vero e proprio. Deglutii a fatica, prima di sentire il suo respiro sulle mie labbra, pronta a dirmi l'ultimo dei sette peccati «E sei macchiato di quello più sporco.. La Lussuria. Con questo facciamo Sette.» concluse. In quel momento gemetti dal dolore, sentendo come aghi che mi perforavano la gola e chiusi gli occhi «Qui non sto a spiegarti nulla. Sai già da te dove sbagli, vero Puckerman?» mi chiese, ma era impossibile che rispondessi. «Ti darò i tuoi patetici desideri ma, io, ne ruberò uno da te.» Mi disse, prima che due labbra roventi non bruciarono le mie, prendendomi in un bacio dolorante, sofferente, atroce. Gemetti e in quel momento, vidi solo due occhi scuri, scuri come il petrolio, densi come il fango, e amari come il caffè. Quel nero mi circondò come una nube tossica, e da li.. Buio.

  
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