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Autore: Rubysage    08/07/2003    1 recensioni
Guardati le spalle, Legolas! Tuo fratello ti odia e cercherà di distruggerti anche a costo di risvegliare il Male che dorme! Vecchi e nuovi amici si schiereranno al tuo fianco e ti accompagneranno in quest'ultima, terribile avventura...azione, dramma, colpi di scena e il giusto pizzico di sentimento per una storia FINALMENTE CONCLUSA dopo 17 anni!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3

3. Amore e vendetta

 

 

May your strength give us strength

May your faith give us faith

May your hope give us hope

May your love give us love

 

                        Bruce Springsteen, “Into the fire”

 

 

 

Erano ormai trascorsi tre giorni dalla partenza di Legolas per Minas Tirith.

L’inquietudine di Anìrwen, sebbene non fosse scomparsa del tutto, si era affievolita grazie alla costante ma discreta presenza di Nestir che vegliava notte e giorno su di lei e suo figlio. Eredhil si faceva vedere poco, e Anìrwen faceva tutto il possibile per tenerlo lontano da Galien. Nonostante non lo reputasse giusto, era arrivata al punto da usare tutto il potere del suo dono per sondare l’animo del principe, ma tutti i suoi sforzi erano stati inutili ; sembrava che tra la sua mente e il cuore di Eredhil si trovasse una corazza impenetrabile, e questo le faceva paura perché non sapeva assolutamente cosa aspettarsi da lui.

Quel pomeriggio, Anìrwen si trovava ad assistere ad una delle solite lezioni che il saggio Enchilion era solito impartire al piccolo Galien, il quale, malgrado la presenza della madre, non tentava minimamente di dissimulare la sua noia, sbuffando di tanto in tanto e alzando gli occhi al soffitto.

- Naneth - disse ad un tratto, interrompendo il racconto dell’imbarazzato istitutore nel punto più cruciale della battaglia di Dagorlad - Devo proprio imparare tutto questo ? Mi sto annoiando... -

Enchilion arrossì fino alla punta delle orecchie. - Ma...Principe Galien... -

- La storia è fondamentale, Galien. - lo rimproverò dolcemente  Anìrwen - Un giorno sarai il Re di questo paese, e non potrai mai governare il tuo popolo senza conoscerne a fondo le radici. Studiare gli avvenimenti del passato aiuta a non ripetere gli stessi errori in futuro, ricordatelo. Inoltre... - la voce di Anìrwen assunse un tono più fermo - ...un buon sovrano deve imparare ben presto ad ascoltare chiunque si rivolga a lui e a valutare attentamente le sue parole... -

- Va bene...ci proverò. - disse Galien, poco convinto, tormentandosi una corta ciocca di capelli biondi. Aveva colto perfettamente l’allusione della madre, ma intanto la sua mente di bambino continuava a vagare.

Che barba, pensò, come vorrei che Adar fosse qui...magari mi avrebbe portato a cavalcare o ad osservare gli scoiattoli nel bosco...quanto mi piacerebbe giocare con uno scoiattolo tutto mio ! Mi seguirebbe dappertutto e mangerebbe dalla mia mano...gli darei un nome e verrebbe da me quando lo chiamo...dunque, qual è il nome più adatto ad uno scoiattolo ?

Anche se Galien pensava a tutt’altro, fingendo il massimo interesse, l’intervento della Dama fece comunque tirare un sospiro di sollievo al povero Enchilion, che si apprestò a continuare la sua lezione.

- Dunque, stavamo dicendo...l’esercito dell’Ultima Alleanza era schierato sul campo di battaglia... -

- Galien non ha tutti i torti a lagnarsi, mia cara. Le lezioni di Enchilion sono veramente una noia mortale. -

Anìrwen, spaventata, alzò gli occhi verso la porta, dove si trovava Eredhil, le mani sui fianchi e il solito sorriso di scherno dipinto sulle labbra. Galien guardò il fratello del padre come se fosse la prima volta, scrutandolo a fondo con i suoi chiarissimi occhi azzurri.

- Non è forse così, piccolo ? Non preferiresti essere nel Giardino a giocare con gli altri bambini invece di restartene qui ad ascoltare queste inutili sciocchezze ? -

Galien non rispose e continuò a fissarlo.

- Principe Eredhil... - balbettò Enchilion, sempre più imbarazzato e rosso in viso - Non intendo mancarti di rispetto, ma...io sto solo eseguendo il compito che mi è stato assegnato...e in questo modo...le tue parole non mi aiutano affatto... -

Eredhil lo ignorò e si diresse lentamente verso Anìrwen, che lo fissava inquieta.

- Cosa stai facendo qui, Eredhil ? - disse Anìrwen.

L’elfo sorrise e alzò le spalle. - Non ho forse il diritto di informarmi sui progressi nell’istruzione di mio nipote ? - disse.

Anìrwen gli lanciò un’occhiata glaciale. - In tutti questi anni non ti sei mai interessato una sola volta a lui. Per te è come se Galien non fosse mai esistito. Come mai tante attenzioni proprio adesso ? -

- Le persone cambiano con il passare del tempo, Anìrwen. - rispose Eredhil piantandosi davanti alla Dama e incrociando le braccia - In bene o in male, comunque cambiano. I sentimenti possono spegnersi... -

- ...o crescere. - lo interruppe Anìrwen - Ma non credo che i tuoi sentimenti verso Galien...o verso di me si siano evoluti in meglio. -

Eredhil rise. - Hai ragione. Potrei dire che le tue parole mi hanno ferito, ma non lo farò...perché non è così. Hai centrato perfettamente il problema, Anìrwen, mia cara. -

In quel momento, Galien si sentì scuotere da una strana sensazione che non aveva mai provato prima. Spaventato, corse a rifugiarsi nelle braccia di sua madre.

Non è lui, si disse, c’è ma non è solo...

- Te lo domando ancora una volta, Eredhil. Cosa vuoi ? E stavolta esigo che tu mi risponda, altrimenti vattene. Non tollero che le lezioni di Galien vengano interrotte. -

- E’ bello dare ordini, non è vero, mia Signora ? Il potere è una sensazione meravigliosa e inebriante che ti riscalda l’anima come il vino la gola. Le regole del mondo si reggono su questioni di statura ; chi è più in alto vince sempre... -

- Naneth... - sussurrò Galien, gli occhi spalancati dal terrore, mentre il suo piccolo cuore iniziava a battere sempre più velocemente.

- A meno che chi si trova in basso non lo faccia crollare, rovinosamente, al suolo. -

Eredhil schioccò le dita e, immediatamente, due soldati irruppero nella stanza. Anìrwen sussultò mentre Galien, incapace di staccare gli occhi dalla figura dello zio, si stringeva ancora più forte a lei. Ma ciò che spaventava di più Anìrwen erano gli occhi delle guardie che avevano affiancato Eredhil...non c’era nulla in essi, erano freddi e spenti e sembravano aver perso tutta la luce che da sempre colmava lo sguardo di ogni appartenente alla razza degli Elfi.

Enchilion si parò davanti ad Anìrwen, per difenderla.

- Principe, che scherzo è questo ? ! - esclamò - Richiama subito le guardie altrimenti... -

- Altrimenti cosa ? - lo interruppe Eredhil - Non hai imparato la lezione, Enchilion ? Sono io a dare gli ordini, ora. Tu ti trovi sul gradino più basso. - L’elfo fece un cenno con la mano e uno dei due soldati si mise di fronte all’istitutore che, sebbene spaventato, non retrocedette di un passo.

Anìrwen sentì il panico impadronirsi di lei. - E’ così che ripaghi la fiducia di tuo fratello, Eredhil ? Non ti stai comportando affatto come dovresti. Legolas ti ha affidato il regno durante la sua assenza e tu , invece di proteggere il tuo popolo, ti sei fatto trasportare dall’ambizione e dalla cupidigia per un titolo di cui non conosci nemmeno il significato ! Non è così che si deve comportare un Re ! -

- E tu che cosa ne sai ? ! - tuonò Eredhil - Non hai mai provato a stare per un momento dall’altra parte ? A rimanere indietro mentre tuo fratello, solo grazie alla primogenitura, si accaparra il rispetto e la stima del suo popolo, e tu sai che non avrai mai l’occasione di dimostrare quanto vali, perché vedi l’indifferenza dipinta sul volto di chiunque ti guardi, dagli estranei, quei popolani che potresti mettere a morte con un solo gesto della tua mano...a tuo Padre e tua Madre...ma ora loro sono lontani, così come è lontano Legolas...e finalmente, per la prima volta nella mia vita, posso fare ciò che voglio. -

- Tu stai farneticando... -

Eredhil ignorò le sue parole. - Sono stufo, Anìrwen. - disse - Stufo di essere trattato come l’ultima ruota del carro quando potrei essere io a condurlo. E sarò io a condurlo, stavolta, che ti piaccia o no. Il tempo di Legolas sta per giungere. Ora ho chi mi obbedisce... -

Il principe si voltò verso la guardia che si trovava di fronte ad Enchilion e la fissò negli occhi. Senza dire una parola, il soldato aggirò l’istitutore e lo afferrò per le spalle. L’elfo iniziò a tremare, ma non disse una parola.

- Entra pure, mio caro Caerlind. - disse Eredhil. Quando il giovane stalliere fece il suo ingresso e si fermò a fianco del principe, Anìrwen vide il nulla anche nei suoi occhi e si sentì perduta.

- E’ vero che farai tutto ciò che ti dico, Caerlind ? - L’elfo annuì.

- Bene - continuò Eredhil - Allora uccidi Enchilion. Subito. -

- NO ! - gridò Anìrwen, senza alcun successo.

Con un movimento fulmineo, Caerlind estrasse un lungo pugnale e lo conficcò nel petto di Enchilion, prima ancora che questi potesse accorgersi di ciò che stava succedendo. Con un gemito soffocato, spalancò la bocca e guardò per l’ultima volta il viso sogghignante di Eredhil. Poi si accasciò al suolo e morì, mentre il suo sangue scorreva verso i piedi di Anìrwen e Galien, che lo guardavano inorriditi.

- La dimostrazione è stata sufficiente, mia Signora ? -

Prima che Anìrwen potesse aprire bocca, Galien puntò il dito contro il principe.

- Non è solo, Naneth ! - gridò - C’è qualcuno dentro di lui a comandarlo ! E’ rosso come una grossa lingua di fuoco, e cattivo ! Ci farà del male, Naneth, a noi e ad Adar ! Io... - Lo sguardo gelido e stupefatto di Eredhil trapassò gli occhi del bambino. - ...io lo vedo ! -

Il principe face un passo in avanti. - Tu... - disse.

- Non avvicinarti ! - esclamò Anìrwen stringendo a sé il figlio e indietreggiando verso il muro. Eredhil non la degnò di uno sguardo.

- Com’è possibile che tu, moccioso, abbia potuto...ma certo... - Sorrise. - Tu hai il Dono...avrei dovuto immaginarlo. Molto interessante. Credo che questo mi renderà le cose molto più semplici. - Si voltò verso l’altra guardia. - Prendilo e portalo immediatamente a Dol Guldur. Mi aiuterà a trovare gli altri Due, che ne abbia voglia o no. -

- No ! - gridò Anìrwen cercando di lottare mentre il soldato le strappava il bambino dalle braccia - Lascialo ! Prendi me, piuttosto, ma lascia stare Galien ! Ti prego, Eredhil ! -

Il principe, impassibile, le si mise di fronte, prendendole il mento con una mano. Galien, terrorizzato, smise di divincolarsi dalla presa del soldato e tenne gli occhi fissi sulla madre.

Naneth...

- Tempo fa mi sarebbe piaciuto, mia cara... - disse Eredhil in tono lascivo - In fin dei conti ho sempre desiderato tutto ciò che mio fratello possedeva. E ora che potrei prenderti davvero...beh, non ci trovo più gusto. Le cose hanno più sapore quando le si ottiene con qualche difficoltà. Ad ogni modo, tra poco il mio caro fratello perderà tutto quello che ha...tutto.- Lasciò andare il viso di Anìrwen, e le posò la stessa mano in grembo. - Sai, mi sono spesso detto che avrei potuto prendere questo bambino sotto la mia protezione, per aiutarlo a capire quanto sia triste e doloroso essere il secondo per tutta l’eternità...e per evitare che lui andasse incontro al mio stesso destino... - 

Molto lentamente, Eredhil prese il pugnale che portava alla cintura e lo tenne dritto davanti agli occhi di Anìrwen.

- Sfortunatamente, non potrà essere così. -

Con un colpo rabbioso, Eredhil tagliò la gola della Dama davanti agli occhi sbarrati di suo figlio.

- Naneth ! ! NO ! ! - gridò il bambino, guardando la madre accasciarsi lentamente a terra.

Con una smorfia di disgusto, Eredhil afferrò il vestito di Anìrwen e vi pulì la lama insanguinata. Poi uscì dalla stanza, seguito da Caerlind e dai due soldati.

- Portalo via. - disse alla guardia che stringeva tra le braccia il piccolo Galien - Io ho ancora alcune faccende da sbrigare, vi raggiungerò più tardi. -

Stesa sul pavimento, Anìrwen sentì spegnersi lentamente per prima la piccola vita che portava dentro di sé. Poi, con le sue ultime forze, tese una mano tremante verso suo figlio che urlava e si dimenava senza sosta, mentre veniva condotto lontano da lei.

- Galien... - mormorò mentre sentiva le forze venirle meno.

Grande Ilùvatar, fa’ che Galien viva...almeno lui...che il mio amore e quello di suo padre lo aiutino a non soccombere al male che sta prendendo il sopravvento...

Guardò un’ultima volta il corpo di Enchilion, steso a pochi passi da lei, morto senza nemmeno sapere perchè, e le lacrime le offuscarono la vista già appannata. Poi volse gli occhi alla porta, quasi nella vana speranza di vedere suo figlio e suo marito tornare da lei.

In un lampo, tutta la sua lunghissima vita le balenò davanti agli occhi, arrestandosi nell’orribile momento in cui Eredhil le aveva dato la morte, e pianse a dirotto mentre rivedeva per l’ultima volta il viso del suo sposo...Legolas che la guardava sorridendo il giorno delle nozze...la sua gioia quando lei gli aveva annunciato di aspettare il loro primo, desideratissimo figlio...e poi il secondo...

Il secondo. Eredhil.

Anìrwen gemette, sentendosi avvolgere dall’oscurità.

Non doveva finire così, Legolas...morire in questo modo...mentre tu sei lontano...e Galien è in pericolo...

Trasse un faticoso respiro.

Che il tuo amore protegga nostro figlio da questo orrore, Legolas...mio unico adorato sposo...e che il mio protegga voi...per sempre...

Così pensava Anìrwen mentre i suoi lunghi capelli biondi venivano bagnati dal suo stesso sangue.

Poi non vide più nulla.

 

 

 

Nestir stava effettuando la solita ronda lungo i corridoi del palazzo quando sentì il grido di Galien.

- Naneth ! ! NO ! ! -

Naneth... ? Grande Ilùvatar...

Maledicendosi per aver lasciato sole le persone che avrebbe dovuto custodire a vista, il Capitano della Guardia corse verso le aule in cui Enchilion stava tenendo la sua lezione, il cuore che gli martellava nel petto per l’ansia.

- Mia Signora ! Principe Galien... -  gridò, ma le parole gli morirono in gola quando, arrestandosi bruscamente davanti alla porta, vide con orrore Enchilion e Anìrwen stesi a terra in un lago di sangue, il petto e la gola squarciati.

Con gli occhi spalancati dalla disperazione, Nestir ispezionò la stanza, ma senza avere il coraggio di fare un solo passo all’interno di essa.

- Cercavi qualcuno, Nestir ? -

Il Capitano si voltò di scatto e vide, dietro di sé, Eredhil, con un sorriso malvagio sulle labbra e le mani sui fianchi.

- Principe Eredhil ! - gridò, gettandosi in ginocchio davanti a lui mentre le lacrime gli rigavano il viso - Non...non ho parole per giustificarmi...Ciò che è accaduto...io... -

- Alzati, Nestir. -

L’elfo alzò piano la testa e guardò incredulo il suo principe mentre pronunciava quelle parole con noncuranza.

- Ti ho detto di alzarti. Avanti, obbedisci al tuo Signore. -

In un attimo, Nestir capì.

- Il mio Signore... - disse, alzandosi e fissando Eredhil con i suoi occhi castani - Il mio unico Signore è Legolas, figlio di Thranduil...e solo a lui obbedirò. Tu...tu ti sei macchiato di un delitto orribile...e io te la farò pagare, dovesse costarmi la vita ! -

Nestir sguainò la spada e la puntò contro il principe, che rimase impassibile.

- Sei uno sciocco, Nestir... - disse facendo un passo verso di lui - Vuoi rimanere un servo per tutta la vita ? Non capisci che io ti sto offrendo la libertà ? -

- Forse è come dici, ma se per affrancarmi da questa servitù dovrò sottostare ad una sorte ben peggiore...allora preferisco seguire il mio destino ! -

Con un urlo selvaggio, Nestir si avventò contro Eredhil brandendo la sua spada, ma il principe parò il suo colpo, immobilizzando il suo avversario.

- Dov’è il Principe Galien, maledetto ? ! -

- Dove nessuno lo troverà mai, Capitano. Ma perché non ci segui, invece di cianciare ? -

Eredhil aprì lentamente la bocca lasciando uscire Armagh, nella sua consueta forma di lingua di fumo rosso.

- No ! - gridò Nestir dibattendosi per impedire che il demone entrasse in lui, ma Armagh lo avvolse in una stretta spirale.

- Non hai via di scampo, Capitano. - disse Eredhil ridendo - Tanto vale che tu ti arrenda. Vedrai, sarà un grande onore far parte del mio esercito. -

Nestir sentì che per lui era la fine. I suoi pensieri si stavano offuscando, mentre la malefica presenza prendeva piano il sopravvento.

Mio Signore...io...non mi arrenderò...

- NO ! ! ! -

Con uno sforzo sovrumano, Nestir riuscì a liberarsi dalla morsa del demone, lasciando Eredhil stupefatto mente Armagh, sconfitto, si ritirava volteggiando sopra la sua testa.

- Sei più duro di quanto pensassi, Nestir... - disse Eredhil - Per ora ce l’hai fatta, ma sai bene che non potrai farlo per molto tempo. Ad ogni modo non ho mai amato i dissidenti. -

L’elfo fece un cenno con il capo alle spalle di Nestir, che si girò di scatto, ma non fu abbastanza veloce da evitare che Caerlind gli piantasse il pugnale nel petto.

Gemendo per il dolore, il Capitano della Guardia cadde pesantemente sulle ginocchia.

- Stupido idealista... - disse Eredhil a denti stretti - Non mi servono quelli come te. Resta pure qui a marcire fino a quando tornerà il tuo Signore...perché ben presto ti raggiungerà. - Poi si rivolse a Caerlind. - Vai a dare le disposizioni ai soldati perché si preparino per il trasferimento a Dol Guldur. Annuncerò io personalmente alla popolazione...che il nuovo Signore sta arrivando. -

Detto questo, si allontanò, lasciando Nestir accasciato al suolo.

Il soldato rimase a guardare Eredhil che se ne andava, ma, quando il principe fu sparito dalla sua vista, l’elfo raccolse tutte le sue forze e si rialzò.

Posso farcela...devo farcela...si disse mentre, arrancando, si dirigeva verso le scuderie.

Nestir non riusciva ad immaginare cosa fosse successo ad Eredhil, ma non aveva intenzione di lasciare che un folle invasato da un demone si impadronisse del Bosco Atro.

Legolas gli aveva ordinato di proteggere le persone che aveva più care, e lui aveva fallito. Ora non poteva morire senza aver portato a termine l’ultimo compito che il suo Re gli aveva affidato : recarsi a Minas Tirith e informarlo di quei terribili avvenimenti.

Pazzo...non ce la farai mai, si disse, non troverai mai un cavallo più veloce della morte...

Poi, mentre avanzava tra le poste, alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Arod, e vide che in essi brillava ancora quell’ardore che aveva sempre caratterizzato il piccolo destriero del Mark.

No...esiste uno che può farcela...

Nestir fece uscire faticosamente il cavallo grigio dalla posta, ed esso lasciò docilmente che l’elfo gli salisse in groppa senza nemmeno farsi bardare.

- Noro lim, Arod... - sussurrò Nestir spronando il destriero che uscì dalle scuderie al galoppo.

Mentre galoppava sul dorso di Arod, Nestir sentì l’aria che gli sferzava il volto ridargli un po’ della vita che stava perdendo. Udì le voci e le grida degli altri soldati che cercavano di fermarlo mentre usciva dalle mura della città, ma non gli importava. Sapeva che non sarebbero mai riusciti a raggiungerli. Legolas aveva sempre detto che quel cavallo era nato per correre.

E ora lui l’avrebbe riportato dal suo padrone, da quel Re che amava, che aveva giurato di proteggere a costo della sua stessa vita e che si trovava lontano, a Minas Tirith.

E non poteva perdere tempo, perché il suo tempo stava fuggendo via...

 

 

 

 

Ehm...so che Bruce Springsteen con Tolkien c’entra come i cavoli a merenda...ma mentre scrivo ho costantemente nelle orecchie il suo meraviglioso “The Rising”, da cui è tratta la citazione all’inizio del capitolo (e ce ne saranno altre di citazioni, non solo del Boss ! Io sono fissata con le colonne sonore, che ci volete fare, abbiate pazienza !).

 

  
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