Libri > Il diario del vampiro
Segui la storia  |       
Autore: Gloria Bennet    29/12/2012    9 recensioni
Bonnie si ritrovó a pensare a Damon, quello vero e, per puro caso o forse per destino, i suoi occhi si posarono sull'alta e stretta libreria a destra del camino. Tenendo in braccio il gatto si avvicinó e vide incise nel legno, all'altezza dei suoi occhi delle lettere. Formavano una parola, un nome. "DAMON"
In quel momento la serratura scattò...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5. Sorprese (in)aspettate



Quella sera, quando Damon e Bonnie tornarono al pensionato, la Signora Flowers stava sfornando una crostata di lamponi. Non appena sentì la portiera della jeep di Damon sbattere, alzò lo sguardo e guardò fuori dalla finestra. Bonnie stava ridendo e i suoi occhi erano fissi in quelli di Damon. Intanto il vampiro le sorrideva. Non c'era bisogno di sapere altro.
Il suo piano stava funzionando.


«Buonanotte Damon e buona caccia» disse Bonnie. Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulle guance. L'oscurità della notte coprì il rossore del suo viso.
«Grazie della bella giornata»
Damon le sorrise e le accarezzò il viso. «Grazie a te, pettirosso»
Si voltò e gli alberi inghiottirono la sua ombra. Non appena scomparve, Bonnie si maledì per non avergli chiesto quando si sarebbero rivisti. Lo voleva rivedere. E, anche se non si erano dati un altro appuntamento, sapeva dentro di sé che l'avrebbe rivisto. Era il vantaggio di condividere la stessa camera da letto. Per questo motivo, aprì la porta del pensionato, sorridendo come un bambino che é stato tutto il giorno al parco-giochi.


 

A Theophilia non sfuggì il suo sorriso. «Passato una bella giornata, cara?»

«Incantevole. Che buon profumino!»

La signora Flowers le offrì una fetta della sua crostata e solo dopo averla costretta a mangiarne almeno metà, la fece salire nella sua stanza. Bonnie voleva starsene un po' da sola. Sapeva che Theophilia era probabilmente a conoscenza della sua compagnia di quel giorno, ma non voleva parlarne con lei. Voleva solo ripensare ai meravigliosi momenti trascorsi con Damon. Non appena entrò in camera, il gatto le venne incontro, facendo le fusa e strusciandosi intorno alle sue gambe. «Mi sei mancato anche tu, Damon» gli disse, accarezzandolo. Tra una carezza e l'altra si mise a cantare. Era più forte di lei. Non cantava da molto tempo. Lo faceva solo quando si sentiva completamente bene, libera da tutto e da tutti. In quel momento si sentiva così. Per questo, cantò e lasciò che la sua voce riempisse la stanza di armonia. Si lasciò cadere sul letto col gatto accanto a sé e continuò a cantare. Il mistero del libro l'avrebbe risolto l'indomani. Al momento voleva solo godersi un po' di pace. Si mise anche a scrivere sul suo diario. Era da secoli che non lo faceva, ma ne aveva bisogno.


 

Nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o no una persona, hai già la risposta.

[Carlos Ruiz Zafon]


Caro diario, sono tornata a Fell's Church da qualche giorno e mi sembra già che sia trascorsa una vita da quando sono qui. Mi sento bene. Mi sento a casa. E devo ammettere che parte di questo é data da Damon. Non avrei mai pensato potessi tornare a sentirmi così grazie a lui. Invece é così. Non so cosa gli sia successo, ma é cambiato. E anche io lo sono. Eppure é come se quello che c'è tra di noi non sia mai cambiato. Anzi, é come se fosse diventato qualcosa di più consapevole, qualcosa di più forte. Ma adesso io sto con Zander e lo amo. O forse credo di amarlo e basta? Se prima ero certa del sentimento che provavo per lui, ora comincio a dubitarne. Mentre sono quasi certa di quello che sento per Damon. Lui non é cristallino come Zander, non é sempre sincero e ora che ho scoperto il finto libro nella libreria so anche che ha più segreti di quanto immaginassi. Ma non mi importa. Non mi importa se nasconda qualcosa, mi importa solo che sia lui. Ed é proprio questo a mancare a Zander. Lui non é Damon.”


In quel momento ricevette una telefonata proprio da Zander.

«Bonnie, come stai? Avresti dovuto chiamarmi mezz'ora fa»

Bonnie guardò l'orologio, se n'era completamente dimenticata. Prima di arrivare al pensionato, Zander le aveva fatto promettere che si sarebbero chiamati ogni due giorni alle 9,30 di mattina o di sera. «Scusami Zan, me ne sono dimenticata. Come stai?»

«Sto bene, però starei meglio se tu fossi qui.»

«Mi dispiace tanto. Ma sai che io non tornerò ancora per un po' e poi c'è una cosa che vorrei dirti..»

Bonnie sapeva che era arrivato il momento di fare una scelta. Non era come Elena. Lei, pur essendo spesso insicura, quando si trattava di scegliere con chi stare non aveva dubbi. E se li aveva, era sicura che fosse perché quei sentimenti che provava si erano affievoliti a tal punto da non dover più essere considerati. Era certa di tenere a Zander, ma non bastava per andare avanti in una relazione. Non sarebbe stato giusto continuare a stare insieme a lui se lei non avesse provato i suoi stessi sentimenti. E qualunque cosa provasse per lui non era tanto forte come il sentimento che la legava a Damon.

«Zander, io so che quello che sto per dirti potrebbe farti soffrire, anzi sarà così di certo. Ma il problema é che da quando sono qui non sono più sicura di quello che sento per te. So solo che è meglio finirla. Non é una cosa che ho deciso al momento. É da un po' che sono cambiata e quello che pensavo di provare é svanito»

Dall'altra parte della linea c'era solo silenzio. Un silenzio assordante. «Non hai niente da dire?» gli chiese. Stava per piangere. Lo sapeva.

«Bonnie, io l'ho notato. Mentirei se ti dicessi il contrario. Però mi fa stare male lo stesso. E sai che io ti amo. Se tu mi chiedessi di aspettare, io lo farei»

«Ma non sarebbe giusto Zan e odio doverti lasciare per telefono. Ma era l'unica cosa che potevo fare»

«Lo so Bon. É anche per questo che sei unica. C'è un altro.»

Non era una domanda. Bonnie gli era grata perché l'aveva sempre capita e senza doverglielo dire, lui aveva già compreso che c'era qualcun altro ora, nella sua vita. Qualcuno che era sempre stato insostituibile. «C'è sempre stato, ma non riuscivo ad ammetterlo»

«Addio, Bonnie»

«Addio, Zander e scusami, se puoi»

 

Quando due si lasciano, vuol dire che la melodia dei due cuori
ritmava in modo stonato.
In amore c'è il bisogno che i due cuori intonino in modo intonato la stessa melodia.
[Cinzia Coppola]
 
da PensieriParole

 

Bonnie riagganciò e pianse. Pianse perché la sua storia con Zander era finita. Pianse perché l'aveva fatto soffrire, ma soprattutto pianse perché nonostante tutto, dopo averlo lasciato, si sentiva meglio.
Quella notte dormì come un angioletto, senza fare incubi.


 

Quando Damon avrebbe dovuto origliare, non lo fece. Così, il mattino seguente, dopo la sua caccia, si ritrovó appeso a una quercia nel giardino del pensionato a guardare il cielo. Stava pensando al giorno precedente. E stava sorridendo. La streghetta era riuscita ad arrivargli sotto la pelle, a raggiungere quella parte di lui che era la più irraggiungibile (prima dei suoi segreti). E non c'era bisogno che facesse qualcosa, bastava che Bonnie lo guardasse per provare quelle cose. Bastava pensare a lei. Non si stava innamorando, naturalmente. Bonnie stava solo diventando la sua migliore amica. Ridacchiò. Lui, in cinque secoli di vita, non aveva mai avuto amiche che non fossero finite nel suo letto. Le uniche sue amiche, infatti, erano quelle che finivano dentro ai suoi pantaloni. Ora che ci pensava era da molto che non era in attività e certe voglie non cessavano di esistere, anche se era in fase imbabolamento post Bonnie. Proprio in quel momento, sentì freddo al viso. Un fiocco di neve, seguito da altri gli era caduto in testa. Con una smorfia saltò giù dall'albero e si imbatté nel centro dei suoi pensieri, mentre stava borbottando «Odio la neve»

«Buon pomeriggio anche a te, Damon»

«Bonnie, che piacere vederti. Ti piace la neve?»

«L'adoro. Mi ricorda quando ero piccola e aspettavo tutto l'anno in attesa che arrivasse il Natale con la neve, Babbo Natale, i regali...»

«A me ricorda solo il freddo pomeriggio in cui sono entrato a casa e ho trovato mia madre morta. Un brutto ricordo, insomma. In ogni caso, chi l'avrebbe mai detto che avresti trovato un bel vampiro sotto l'albero?!» fece il suo sorriso sghembo che aveva il potere di ammaliare tutte le sue prede, umane e non.

«In effetti sono stata sfortunata. É andata peggio di quanto pensassi» Bonnie gli sorrise.

«A dopo, Damon. Devo andare a comprare i regali»

L'avrebbe voluta seguire ma preferì darle spazio. Non era diventato il suo segugio.

E, anche se era noto per lasciarsi travolgere dalle emozioni, da quell'istinto animale che lo portava a non usare la testa, ora si sentiva maturo abbastanza per iniziare a usarla.


 

Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta – e sfuggono a qualunque censura.
Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento:

su di esso non abbiamo alcun potere.
[Milan Kundera]

 


 

Quel pomeriggio Bonnie comprò pochi regali: un cestino con gli ingredienti magici più rari per Theophilia, un collarino natalizio per Damon e un libro intitolato "Come controllare gli istinti bestiali in ognuno di noi" per l'altro Damon. Adorava fare compere per gli altri e il tempo scorse più veloce di quanto si aspettasse, permettendo alla neve di coprire le strade, i tetti delle case, gli alberi,.. Insomma, tutto era imbiancato dalla fitta coltre di neve. E stava ancora continuando a nevicare. Per fortuna riuscì ad arrivare al pensionato, senza inconvenienti.

Quello che non sapeva era che Damon aveva passato il tempo nella sua camera. Non sapendo se cambiare posto alla chiave o lasciarla lì dov'era. Damon lo stava guardando coi suoi vivaci occhi blu, seguendo ogni sua mossa. Si sentiva osservato. «La finisci di guardarmi, gattaccio?» «Okay, continuami pure a guardare. Lo so di essere più bello di te e poi, io so fare anche molte più cose» Prese il libro tra le mani, avrebbe potuto portarlo via, nasconderlo. Ma poi la streghetta si sarebbe insospettita. Era meglio lasciarlo dov'era. Bonnie non sapeva ancora che lui sapeva che lei sapeva. Controllò la scritta. Tutto era come doveva essere. Non l'avrebbe scoperto. Il suo segreto era al sicuro.

Quando Bonnie entrò nella camera, Damon stava incartando un regalo. «Mica eri contro il Natale?» «No, io sono solo contro la neve»

«Per chi é quel regalo?» gli chiese lei.

«E' troppo presto per saperlo. Oggi é la vigilia» Bonnie lo guardò e annuì. Mentre Damon finiva di incartare, addobbò la stanza. Con la magia. Fece crescere del vischio intorno alla testata in ferro battuto del letto, intorno al lampadario e sulle mensole della libreria. Poi fece apparire un albero di Natale dal nulla, vicino al camino. Era enorme, alto quasi fino al soffitto. Non appena Bonnie diceva o anche solo pensava a qualcosa con cui decorarlo, fosse solo un colore o un'idea vaga, esso compariva sull'albero. «Più rosso» pensò e dei fiocchi rossi andarono ad aggiungersi. Era perfetto.

Pieno di decorazioni dorate, argentate, rosse e blu.

«Penso che se aggiungerai qualcos'altro potrebbe anche crollarmi addosso»

«Ma non sei il più forte dei vampiri?» gli chiese lei.

«Naturalmente, ma tu sei la strega piú forte» Gli occhi di Bonnie si persero in quelli scuri del vampiro, con una nuova consapevolezza. Questo Damon le piaceva, le piaceva decisamente tanto e le piaceva sempre di più.


 

Io volevo finire in te come un secondo respiro.
[Alda Merini]


 

Damon si alzò dal divano e si girò verso di lei. Voleva provare una cosa. Voleva sentirla e sapeva che poteva essere una pessima idea, ma non gli importava. Voleva farlo. Lo desiderava. La desiderava. Bonnie lo guardò avvicinarsi pericolosamente a lei senza sapere cosa aspettarsi. Lo temeva, ma la eccitava (allo stesso tempo). E poi, quando ormai c'erano solo pochi centimetri di aria a separarli, aria peraltro carica di emozione, Damon la guardò nei suoi occhi profondi da cerbiatta. E sembrò perdervisi, come se fosse in cerca di una risposta. Come se si aspettasse di leggerla li dentro. E Bonnie ricambiò il suo sguardo, immergendosi in quei cieli stellati. Li avrebbe potuti guardare per tutta la vita. «Siamo sotto il vischio» le sussurrò Damon. Lei non gli rispose. Attese. Attese che le sue labbra coprissero le sue, che il suo profumo la pervadesse. Chiuse gli occhi. E, prima che potesse riaprirli sentì le labbra fresche di Damon coprire le sue, assorbendo il suo respiro e trattenendo quello successivo. Perché Bonnie, non appena sentì la bocca di Damon prendere possesso della sua, smise di respirare. Che senso aveva respirare quando Damon le toglieva il respiro ogni volta? Lasciò che le sue labbra accarezzassero le sue e si perse, ancora una volta, nella sua essenza.
Damon le prese il viso tra le mani e continuò a baciarla. Sognando a occhi chiusi quello che aveva sempre sognato a occhi aperti. Ora si stava realizzando. Ora lo stava vivendo.
Non era la prima volta che si baciavano, ma era la prima da quando erano cambiati. Era la prima da quando si erano allontanati per poi ritrovarsi ed era la prima da quando erano ritornati ad amarsi.


 

Quella stessa notte Bonnie si addormentò sul divano. Il viso adagiato sul petto nudo di Damon, le braccia intorno a lui. Dormì bene. Fece molti bei sogni e il mattino dopo si risvegliò con un grande sorriso stampato in faccia. E con il profumo di Damon sui suoi lunghi capelli rossi. Lui stava ancora dormendo quando lei aprì gli occhi. Vide davanti a sé, sul tavolino, un pacchetto con la scritta

"Per Bonnie". Era la grafia di Damon. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa pensare. Sollevata dal fatto che lui stesse ancora dormendo, si mise quasi a piangere. Non era nulla. Era solo un regalo. Ma riceverlo da una persona come Damon lo rendeva ancora più prezioso. Incuriosita, sorpresa e quasi commossa lo prese e lo scartò. Era un libro di poesie di Pablo Neruda e sulla prima pagina si poteva distinguere la grafia sottile e ordinata del moro:

"A Bonnie, spero che apprezzerai questo pensiero. In caso contrario non é un problema mio. Con affetto, il vampiro più sexy del mondo”


Sorrise. Nonostante la dedica molto dolce, il pensiero era stato molto carino.
Si alzò dal divano e prese il sacchetto che conteneva il suo regalo per Damon. Pronunciò un incantesimo per incartarlo e lo mise accanto al suo, sul tavolino. In quel momento Damon aprì gli occhi. «Buon Natale, Pettirosso! Vedo che non mi hai neanche aspettato per aprire il regalo. E io che pensavo fosse una sacra legge del Natale non aprire i regali finché la persona che te li ha dati non è cosciente»

Bonnie lo guardò e gli sorrise «Grazie mille, Damon. Mi é piaciuto moltissimo e la dedica é stata commovente»

Lui le sorrise. «Chi l'avrebbe mai detto che anche io sarei riuscito a far piangere una ragazza proprio come il mio fratellino Santo Stefan?»

«Sta zitto, Damon e scarta il tuo regalo»
Solo allora sembrò accorgersi del regalo per lui. Era abituato a non ricevere regali per Natale. Il suo albero (se mai lo faceva) era sempre vuoto. Così, travolto da una gioia esplosiva lo prese e in meno di un secondo l'aveva già scartato!

«Pettirosso, questo regalo mi ferisce» disse, fingendo di avere un paletto conficcato nel cuore, anche se in realtà c'erano migliaia di lucciole che stavano volando dentro di lui, illuminando parte della sua oscurità.

«Leggi la dedica prima di fare l'offeso»

Damon la lesse "Al vampiro più sexy dell'universo. Con odio, Bonnie <3

Ps: leggilo mi raccomando e non restarci male, sappiamo tutti e due che sei perfetto"


Sorrise, mentre lo leggeva e Bonnie fece la stessa cosa. Non sembrava fosse vero. Damon era con lei, la mattina di Natale e stava sorridendo del suo biglietto! Avrebbe voluto saltare, rotolarsi tra la neve, ma si limitò a dargli un bacio sulla fronte.

«Non ringraziarmi, so già che muori dalla voglia di leggerlo»

Damon scoppiò a ridere. «Io ringrazio in modo meno formale dell'insulsa gente ordinaria» le sussurrò e stava per baciarla di nuovo. Ringraziandola nel suo modo personale e apprezzatissimo da tutte, quando una voce, che non era la sua, pronunciò il nome di Bonnie.


 

Il più bello, il più semplice di tutti è il riflesso spontaneo con il quale si tenta

di fermare un attimo di gioia destinato a scomparire.
[Robert Doisneau]


 


 

A/N

Buonasera lettori,

Questo capitolo, lo voglio dedicare a tutti coloro che mi hanno letto finora e mi hanno sostenuta, recensendo e facendomi sempre sapere quello che pensano di ciò che scrivo!

Ho tolto di mezzo Zander (per ora) e spero di non essere stata troppo affrettata e poco credibile. Per questo vorrei mi diceste un po' quello che pensate! E poi, si sono finalmente baciati *yeeeeeeeeeeeeeeaaaaaaah* Sinceramente, avrei voluto aspettare ancora un po' prima di farli baciare, ma non sono riuscita a resistere. Inoltre vi invito a godervi questo bacio, perché passerà un po' di tempo prima che se ne ridaranno un altro.

In ogni caso, fatemi sapere se vi piace o meno questo quinto capitolo!

Buona lettura ;*

Gloria


 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Gloria Bennet