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Autore: Felya    30/12/2012    2 recensioni
Durante uno scontro Nami perde conoscenza e viene rapita da un uomo misterioso, che le fa credere di essere un'altra persona, ma mentre i Mugiwara la cercano disperatamente, i ricordi si faranno mano a mano strada nella sua mente. Dopotutto, non si possono dimenticare certi profumi.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Monkey D. Rufy, Nami, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scopro che il mio nome è Fusha, sono la figlia di un uomo molto importante e quando i pirati ci hanno attaccati, Noko e un piccolo seguito mi stavano scortando da lui. Mi sembra tutto abbastanza sensato, e comunque, non ho versioni alternative da contrapporre a questa, quindi me la faccio andare bene.
Trascorro le giornate successive tra le visite di Noah, quelle del dottore e quelle, sempre più frequenti, di Noko. Sembra davvero un gentil’uomo, ma nonostante il suo aspetto sempre curato e le parole galanti, quando sono in sua compagnia non riesco a staccarmi di dosso quella sensazione di fastidio che avvertii la prima volta che lo vidi. È un qualcosa che mi arriva dal profondo dell’anima, una specie di paura atavica che mi suggerisce di stargli il più possibile alla larga.
Quando, un giorno, gli domando il significato del mio tatuaggio, capisco il perché.
“Noko, dimmi, cosa significa questo disegno?”
Dopo un attimo di esitazione, si alza dalla sedia, viene alla mia destra e osserva le volute nere sul mio braccio. “Non so, cara, ma a me sembra proprio una F.”
“Che significa che non lo sai?! Non ci conosciamo forse da anni?” gli rispondo, un po’ alterata.
“Si, certo, ma vedi... Ecco… non ti avevo mai visto così… Svestita. Non mi era ancora concesso, nonostante tutto.” Dice, con un sorrisino timido.
“Che vuol dire che non ti era ANCORA concesso?” Da mera sensazione di disagio, passo alla paura. Ma perché? È solo una conversazione, in fondo.
“Vedi Fusha...” comincia, prendendomi le mani tra le sue. “C’è un motivo preciso per cui ti stavo scortando da tuo padre.” Si ferma, mi guarda negli occhi e dice: “Tu sei la mia futura moglie!”
 


Ecco. Di nuovo buio, odore di zolfo, ferro e sudore. Stavolta riconosco anche la voce di Noko in mezzo alle altre, ma non riesco a capire cosa stia gridando, né a chi.
Devo aver dato in escandescenza dopo la dichiarazione di Noko, perché mi trovo di nuovo legata, con un gran mal di testa e una nausea da record.
Per un giorno intero nessuno passa a visitarmi. Poi, finalmente, Noah fa il suo ingresso nella stanza.
La accolgo con un sorriso, al quale lei però risponde con un timido accenno. Si mette ad armeggiare ai macchinari al mio fianco e per qualche minuto non proferisce parola.
“Noah...” la chiamo. “Che succede? Perché non mi parli?”
La vedo esitare; girarsi verso di me, mettermi il vassoio del pranzo sulle ginocchia, sussurrare: “Trova il modo di andartene da qui.” Ed uscire di fretta dalla sala.
 

 
Cosa diavolo significa?! Andarmene da qui? Perché?! Forse intendeva dalla sala della clinica! Si, credo che sia così, credo che cercasse di dirmi che devo rimettermi in fretta… credo.
I miei pensieri vengono interrotti da una porta che sbatte in fondo al corridoio, e dopo pochi minuti dalla visita del dottore e di Noko.
Sembrano entrambi in agitazione, e ho l’impressione che cerchino di essere il più gentile possibile con me.
“Buongiorno signorina, sisisi, come si sente oggi?” “Bene, grazie” rispondo. Cerco di sembrare tranquilla anch’io, ma ho tutta l’intenzione di chiarire la storia del matrimonio con Noko oggi stesso.
Tengo lo sguardo su di lui, mentre il dottore apre le fibbie dei legacci e controlla la flebo.
Anche lui mi guarda intensamente e, dopo qualche secondo, si avvicina; mi bacia la mano e si siede di fianco al mio letto.
Decido di rompere il silenzio: “Mi avete sedata ieri. Perché?”. Vedo dalla sua reazione che non si aspettava questa domanda. Prende di nuovo la mia mano, la porta alla bocca e, baciandomi il dorso risponde: “Non ti fa bene agitarti, mia cara. Altrimenti sarai costretta a letto ancora per molto tempo. Mentre io non vedo l’ora di poter di nuovo cenare con te!”
No, direi che nemmeno io mi aspettavo questa risposta. Dopo essersi guardato intorno con sguardo furtivo, si avvicina di più a me e sussurra: “A dir la verità, non ne posso più di mangiare con Sishinobi… E’ terribilmente maldestro a tavola, e fa un sacco di rumori strani!”  
Cerco di trattenermi, ma non ce la faccio proprio, e scoppio in una fragorosa risata.
 
Il dottore si gira di scatto verso di me, con lo sguardo di uno che ha appena sentito andare un vetro in frantumi; Noko rimane immobile per qualche secondo, l’espressione sorpresa e la bocca ancora socchiusa, ma dopo qualche secondo si unisce a me con una risata cristallina.
Quando finiamo di ridere, mi dice subito: “Ti andrebbe? Cenare con me, intendo…”
Non esco da questa sala da giorni; il massimo del movimento che mi è permesso fare qui è quello di arrivare fino alla porta e tornare indietro, ho una voglia assurda di fare un bagno e francamente non ne posso più dell’orribile verdino delle pareti! Così, senza nemmeno un secondo di esitazione gli rispondo: “Sì, mi andrebbe!” 


NdA: Vorrei ringraziare  simo249510 e SmileGiveMeFive, che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite: spero davvero di non deludervi! Un sincero ringraziamento va anche ad Akemichan che, con i suoi ottimi consigli ma sta aiutando a migliorare il mio stile per rendere il tutto più piacevole alla lettura. grazie davvero di cuore!

  
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