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Autore: _Kappa_    30/12/2012    6 recensioni
L’abito che la ragazza indossava avrebbe dovuto portarla all’altare. Era l’abito che aveva scelto per il giorno del suo matrimonio.
Solo che quando la ragazza aveva scelto l’abito, questo non era lacero e sporco, il velo a terra ai suoi piedi. I merletti non erano devastati, e il pizzo era integro. Inoltre, non era coperto di sangue.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22 Novembre 1852

Ehlynor sedeva rigida al tavolo sorbendo la zuppa in silenzio.
Sedeva ad un capo del lungo tavolo che occupava gran parte della sala da pranzo. Suo padre, seduto al capo opposto, la fissava con blando interesse.
La ragazza presentava un evidente livido sotto l’occhio destro, malcelato dal pesante strato di fondotinta. Era caduta da cavallo, così aveva raccontato.
- Ehlynor! Ehlynor! -
Una bambina entrò correndo nella stanza, sventolando un disegno.
- Guarda, ti ho disegnata! -
- Oh Jin, è bellissimo - rispose la ragazza con un sorriso tirato.
La bimba corse a mostrare il disegno al padre.
Ehlynor studiò la scena con una morsa allo stomaco. Non aveva detto nulla al padre di quanto successo pochi giorni prima, aveva inventato una scusa, e lui le aveva creduto.
Aveva deciso che avrebbe obbedito all’essere. Avrebbe sacrificato la sua vita, è vero, ma non avrebbe permesso che qualcuno facesse del male alla sua sorellina.

*

23 Novembre 1852
Thomas Richardsl’aveva invitata a casa sua.
Appena l’aveva saputo, la ragazza aveva cominciato a tremare, e la sua forza di volontà era venuta meno.
Ma appena il ricordo di quanto egli aveva minacciato di fare sfiorò la sua mente, si convinse.
Il giorno seguente si sarebbe recata dove doveva e avrebbe fatto ciò che doveva.
Passò la serata a pregare il Signore di darle la forza, finchè si addormentò stremata.
Ehlynor
La voce fluttuava indistinta nella sua mente. Sognava, ne era stranamente consapevole.
Cercò di scacciarla, ma inutilmente. Quella voce femminile continuava a ripetere il suo nome.
All’improvviso, fu come se avesse aperto gli occhi. La sua stanza le apparve nitida, rischiarata appena dai pallidi raggi della luna che filtravano attraverso le tende leggere.
Ai piedi della finestra, una figura femminile la fissava.
La ragazza si tirò su di scatto, spaventata. La donna non batté ciglio.
- Ehlynor - ripeté con la stessa voce del sogno.
- Chi sei? -
- Sono un angelo -
La ragazza boccheggiò. La donna davanti a lei spalancò un paio di ali nere come la morte. Era bella, molto bella. Aveva fluenti capelli neri, lunghi e lisci, occhi neri, una bocca rossa come il sangue. Il suo vestito era corto e strappato, nero, aderente. Sembrava un demone, non poteva essere..
- Un angelo? - domandò sconvolta
La donna avanzò.
- Una angelo della morte, per la precisione. -
- Cosa vuoi da me? -
- Metterti in guardia. - Cominciò quella - E tu sai bene da chi. Non puoi fare quello che hai intenzione di fare. Lui farà quello che farà. Tu starai male, terribilmente, poi ti sporcherai le mani. Sarai dannata per questo, ti unirai alle nostre schiere e dovrai agire come noi. Ma tu sei pura. Dovresti essere un semplice angelo, non una di noi. Questo, però nessuno lo può cambiare, perché tu farai ciò che farai. Ma io sono qui per avvertirti. Fallo subito, o un angelo bianco si unirà alle schiere degli angeli prima del tempo. Tu fallo subito. -
L’angelo scomparve. Ehlynor non aveva capito assolutamente niente, a parte chi era “lui”

*

24 Novembre 1852
Sedeva rigida contro lo schienale della sedia. Il cielo alle sue spalle era di un grigio compatto, color Novembre. La temperatura doveva essere molto bassa, ma all’interno della dimora dell’ Essere faceva decisamente caldo.
Lui non c’era. Era stata introdotta nell’ingresso dalla stessa servetta giovane e minuta della volta scorsa, che l’aveva accompagnata nel salotto, mostrandole la stessa sedia al centro della stanza.
Tutto era troppo incredibilmente simile all’altra volta. Anzi, identico.
- Aspetta! - aveva gridato alla serva, ma quella non si era voltata. Notò che zoppicava.
Dopo mezz’ora circa, l’ Essere entrò nella stanza, chiudendo con varie mandate la porta alle sue spalle, esattamente come a volta prima.
Ehlynor era terrorizzata, ma stavolta non si permise nemmeno di tremare, ben sapendo quella che sarebbe stata la reazione dell’uomo.
- Ehlynor – cominciò senza preamboli – Tu sai perché sei qui?.–
Lei fece segno di no.
- Dunque – disse - Sono ben.. cinque giorni che non ti vedo.. - 
Le si avvicinò pericolosamente.
- E due che non faccio sesso -
La baciò con violenza, ma qualcosa scattò dentro di lei. Non avrebbe permesso una cosa del genere. Non di nuovo.
Si liberò, tentò di scappare ma cadde a terra.
Si aspettò che la picchiasse, che la violentasse. Non fece nulla del genere.
Invece chiamò la cameriera.

 - Claire, informa il caro signor Wilson che sua figlia passerà la notte da me. E di a James di uccidere la bambina. Mi raccomando, deve sembrare un incidente. -
***
 
SPAZIO AUTRICE
Non ho scuse, non aggiorno da secoli e secoli, ma non volevo cadere nella banalità.
Dunque.. credo che farò cinque capitoli, altrimenti verrà tutta uguale, e non è quello che voglio.
Se non avete capito nulla del monologo di quell'angelo, state tranquilli, non ho capito molto nemmeno io. 
E come ultima cosa.. grazie grazie ai malati di mente che seguono e recensiscono, e giuro solennemente di aggiornare entro due settimane.. ;)
Adieu :)
  
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