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Autore: Rubysage    08/07/2003    1 recensioni
Guardati le spalle, Legolas! Tuo fratello ti odia e cercherà di distruggerti anche a costo di risvegliare il Male che dorme! Vecchi e nuovi amici si schiereranno al tuo fianco e ti accompagneranno in quest'ultima, terribile avventura...azione, dramma, colpi di scena e il giusto pizzico di sentimento per una storia FINALMENTE CONCLUSA dopo 17 anni!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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5. L’Assemblea è interrotta

 

 

 

 

- La delegazione del Bosco Atro è arrivata, Sire. -

Aragorn sorrise. Mentre usciva, lanciò un rapido sguardo fuori dalla finestra della sua stanza ; una magnifica giornata di sole avrebbe accolto l’ultimo dei partecipanti all’Assemblea, nonché il suo più caro amico.

Erano trascorsi molti anni, ormai, da quando la Compagnia si era divisa, ma i sentimenti che univano i suoi membri non erano affatto cambiati, sebbene le loro occasioni di incontro fossero sempre più rare. La grande Assemblea delle Nazioni era una di queste ; e, sebbene le discussioni durante il suo svolgimento vergessero su argomenti piuttosto gravi, il solo fatto di ritrovarsi di nuovo insieme era comunque fonte di gioia per i vecchi compagni d’avventura, ognuno dei quali aveva sempre qualcosa da raccontare.

Uscendo dal palazzo, Aragorn vide Legolas e i soldati della sua scorta scendere dai loro cavalli e consegnarli agli stallieri di corte. Ridendo, corse incontro al Re del Bosco Atro, allargando le braccia.

- Bentrovato, amico mio ! - disse, mentre l’elfo, stanco ma felice, contraccambiava il suo abbraccio - Spero che tu abbia fatto un buon viaggio ! -

- Non poteva essere migliore - rispose Legolas - Così come la tua accoglienza, Aragorn...dimmi, gli altri Rappresentanti sono già qui ? -

- Sono già arrivati tutti - rispose Aragorn - Ora stanno riposando nelle loro stanze. -

- Mancavo solo io, dunque. -

Aragorn sorrise, appoggiando una mano sulla spalla dell’elfo mentre lo conduceva nel grande cortile all’interno della reggia. - Averti finalmente qui dopo tutto questo tempo farà certamente perdonare il tuo ritardo ! - esclamò - Gimli non ha fatto altro che lagnarsi perché non arrivavi...voleva a tutti i costi mostrarti i suoi progressi con arco e frecce prima dell’inizio dell’Assemblea ! -

- Legolas, finalmente ! Ora potremo tornare a cavalcare insieme, amico ! -

Legolas e Aragorn voltarono il capo e videro, con gioia, farsi loro incontro il buon vecchio Gimli, che sfoggiava un enorme sorriso. Al suo fianco, ugualmente felice, si trovava Sam Gamgee, ora sindaco di Hobbiville.

- Che bello rivedervi, Mastro Legolas !...ehm volevo dire... - si corresse Sam.

L’elfo sorrise dando un’amichevole pacca sulla schiena dello Hobbit. - Per voi tutti resto Legolas, amici, dovreste saperlo ! - disse ridendo - Allora, Gimli, spero che, oltre ad un buon arciere, tu sia finalmente diventato anche un bravo cavaliere ! -

- Se non altro ha imparato a rimanere in sella da solo... - disse Sam prima che il nano potesse aprire bocca.

- Farai bene a starmi lontano prima che mi venga voglia di farmi un paio di stivali di pelle di Hobbit, caro il mio Samvise ! -

Sam scoppiò a ridere, segno che non aveva decisamente preso sul serio la minaccia di Gimli.

- Molto bene ! - esclamò Legolas unendo le mani - Ora la Compagnia è di nuovo riunita ! -

- Solo in parte, purtroppo. - sospirò Sam - Merry e Pipino non potranno raggiungerci. Merry è malato, e Pipino ha deciso di prendersi cura di lui...e questo vale a dire che, vista l’esperienza del nostro Tuc nell’arte della guarigione, non so se e quando riusciremo a vedere Merry di nuovo sulle sue gambe... - continuò lo Hobbit in tono ironico.

- Non saranno gli unici a mancare, allora. - disse Legolas guardando in lontananza con un velo di tristezza negli occhi.

- E’ vero. - aggiunse Aragorn pensando a Frodo e Gandalf, partiti ormai da molto tempo per le Terre Imperiture. I quattro amici sapevano benissimo che non li avrebbero più rivisti, e nonostante questo li ricordavano ancora con affetto e malinconia.

Ma non era solo il pensiero dei due amici lontani a gettare un’ombra sul cuore di Legolas. Oltre il mare si trovavano anche tutti gli Elfi di Lothlorien e Gran Burrone, che avevano voluto seguire i loro signori, Elrond e Galadriel, in quell’ultimo viaggio, e lo stesso era stato per Cìrdan dei Porti Grigi...e per suo padre, Thranduil. Lui e la sua gente erano rimasti gli ultimi rappresentanti degli Elfi in tutta la Terra di Mezzo...almeno fino a quando non avessero ceduto anche loro al richiamo del mare.

- Capisco quello che stai pensando. Siamo rimasti soli, Legolas. -

Con un sorriso dolce e sereno, nonostante le sue parole, Arwen si avvicinò alla piccola compagnia, prendendo la mano di Aragorn.

- La tua mente e il tuo cuore sono rivolti al nostro popolo, non è vero ? - disse Arwen - Perché tutti gli Elfi hanno un’unica mente e un unico cuore che li unisce gli uni agli altri. Io, ormai, ho dei legami ben più saldi con un uomo e una terra che ora amo più di me stessa, ma sento che, presto o tardi, anche tu cederai alla voce del tuo sangue. E allora sarò io a rimanere veramente sola... -

Legolas guardò Arwen senza dire nulla.

- Ciò che dici è vero - disse infine Legolas - Sento che il momento in cui anche noi lasceremo la Terra di Mezzo si avvicina sempre di più, anche se so che quello non sarà affatto un momento di gioia. Ma non passa giorno senza che io pensi alla nuova vita che attende me, la mia famiglia e la mia gente al di là del mare...forse l’ultimo erede della Casa di Oropher* non vedrà mai il suo regno. -

La sua voce si ruppe, e l’elfo abbassò lo sguardo. Notando il turbamento nei suoi occhi, Arwen gli portò una mano al viso. - Le mie parole ti hanno rattristato e mi dispiace. - disse - Perdonami, figlio di Thranduil, e sorridi per me, per Elessar e tutti coloro che sono felici di averti qui, ora ! Bando alla malinconia, abbiamo ben altro a cui pensare ! Ma dove sono tua moglie e tuo figlio ? Non li hai portati con te ? -

Il volto di Legolas si illuminò mentre apriva le labbra in un radioso sorriso. - Temo che Anìrwen non sarà in grado di viaggiare per i prossimi mesi... -

Sam spalancò gli occhi per la sorpresa. - Vuoi dire che... ? -

- Esatto, Sam. La nostra vita sarà riempita ben presto dal pianto di una altro bambino...e Galien ne è felice quanto noi ! -

Aragorn batté una mano sulla schiena dell’elfo. - Congratulazioni, amico mio ! E’ davvero una bellissima notizia. Spero che, non appena nascerà, ci informerai, così potremo unire la nostra gioia alla vostra ! -

- E’ davvero splendido - disse Gimli sorridendo - Solo mi dispiace che il piccolo Galien non sia qui...avevo una gran voglia di prenderlo sulle ginocchia e raccontargli le favole del regno dei Nani... -

- Ti assicuro che ne avrebbe davvero avuto piacere. Galien mi chiede spesso di te. -

Gimli si accarezzò la barba gongolando dalla gioia.

- Prenderlo sulle ginocchia, dici ? - disse scherzosamente Sam - Quel bambino sarà cresciuto tanto che potrà essere lui a prendere in braccio te, Gimli ! -

Il nano corrugò la fronte e lanciò un’occhiataccia allo Hobbit. - Attento, Sam...cominciano a prudermi le mani... -

Ridendo, Aragorn invitò gli amici a farsi strada verso il palazzo. - Ora è meglio che andiate tutti a riposare. - disse - Ti accompagnerò io alla tua stanza, Legolas. Ho bisogno di parlarti un momento. I miei attendenti si occuperanno della tua scorta. - 

Legolas annuì, ed entrambi congedarono Gimli e Sam, che tornarono nelle loro stanze, mentre Arwen seguiva i due Re all’interno del palazzo.

- Che cosa ti preoccupa, Aragorn ? - disse Legolas, turbato da ciò che il Re di Gondor aveva detto.

Aragorn tacque per un attimo, cercando le parole.

- Ti avevo detto che eri stato l’ultimo ad arrivare - disse infine - Ma non è così. Manca ancora uno dei Rappresentanti all’Assemblea. -

Legolas sospirò e tenne lo sguardo dritto davanti a sé. - Il Signore di Dale. - disse.

- Esatto. Non si è ancora presentato e non ha nemmeno fatto avere sue notizie. Io credevo che Garn di Esgaroth fosse venuto con te, ma... -

- Non so nulla di quanto sta accadendo a Dale, Aragorn, credimi. - lo interruppe Legolas - E la cosa mi preoccupa. Da circa un mese Esgaroth ha chiuso la frontiera con il Bosco Atro e interrotto il flusso delle merci da Pontelagolungo. E io non capisco perché. Ho provato più volte a chiedere un incontro con Garn in territorio neutrale, ma mi è stato sempre rifiutato senza spiegazioni. Non sono tranquillo, Aragorn ; è come se la gente di Esgaroth volesse isolarsi... -

- O isolarvi. -

Legolas non rispose. - Non so cosa fare, Aragorn. -

- Ti capisco. Questa situazione non ci voleva in un momento come questo. -

- No che non ci voleva...non ci vorrebbe in nessun momento, a dire il vero. I rapporti tra gli Elfi del Bosco Atro e la gente di Dale sono sempre stati pacifici...ed ora su di essi si pone un grosso interrogativo che non riesco a risolvere. -

I tre si fermarono davanti alla porta della stanza di Legolas.

- Forse domani potrai trovare una risposta alle tue domande. - disse Arwen - L’Assemblea delle Nazioni prenderà sicuramente una decisione in proposito. Ma ora è meglio che ti conceda un sonno ristoratore. -

Legolas sorrise e ringraziò i Sovrani di Gondor, che si congedarono rapidamente da lui.

Ma, nel calore della sua stanza, avvertiva comunque un oscuro timore farsi strada dentro di lui come un serpente...

 

 

Corri, Arod, non fermarti, pensava febbrilmente Nestir mentre galoppava senza sosta verso Minas Tirith. Il coraggioso Capitano della Guardia sentiva la vita uscirgli dal corpo, e non aveva intenzione di lasciarsi andare prima di essere giunto dal suo Re.

Aveva corso per tutto il giorno e avrebbe continuato per tutta la notte, finchè non avrebbe visto le bianche torri della capitale di Gondor. Con un po’ di fortuna avrebbe potuto anche raggiungere la scorta di Legolas ; il fatto di essere solo e di non voler effettuare soste (l’unica era servita ad abbeverare il buon Arod) gli avrebbe dato un po’ di vantaggio, e, anche se si trovava in pessime condizioni, sicuramente ci avrebbe messo meno tempo ad arrivare.

Respirando a fatica, si aggrappò tenacemente alla criniera dell’instancabile destriero del Mark, che non sembrava avvertire il minimo segno di stanchezza.

Nestir, invece, sentiva la vista offuscarsi sempre di più, e il gelo invadere il suo corpo. Non si voltò mai, ma sapeva di aver lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue.

Grande Ilùvatar, fa che me ne resti abbastanza per fare ciò che devo...

 

 

Il primo a prendere la parola durante l’Assemblea fu Gimli. Non aveva molto da raccontare, a dire il vero, salvo illustrare il procedimento dei lavori di ristrutturazione delle Miniere di Moria, molto interessante dal punto di vista tecnico quanto terribilmente noioso. Così Legolas approfittò dell’intervento del nano per riordinare le idee su ciò di cui avrebbe dovuto parlare, e, nel frattempo, dare un’occhiata alle persone che lo circondavano.

La sala era rotonda, e rotonda era anche la tavola attorno alla quale i Rappresentanti dei Popoli Liberi erano seduti. Esattamente di fronte a Legolas, su un trono di legno intarsiato, stava seduto Aragorn, Signore di Gondor e moderatore dell’Assemblea. Alla sua sinistra era seduta sua moglie, Dama Arwen Undòmiel, e alla sua destra Faramir, Sovrintendente di Gondor. Intorno alla grande tavola erano poi seduti molti Uomini e Nani provenienti da tutte le regioni della Terra di Mezzo, ma nessun altro Elfo oltre a Legolas e Arwen.

Il Re del Bosco Atro scrutò con attenzione i volti di chi lo circondava, e non potè fare a meno di scorgervi note di preoccupazione ; come aveva detto ad Anìrwen, la condizione di pace che si era instaurata dopo la caduta di Sauron era estremamente precaria, e qualsiasi soffio di vento rischiava di farla crollare. Qualsiasi soffio di vento...proprio come quello che iniziava a spirare da Esgaroth.

- Io ho finito. - disse ad un tratto Gimli sedendosi - Lascio la parola al prossimo. -

Legolas si scosse dai suoi pensieri.

- Legolas Verdefoglia, Signore del Bosco Atro - disse Aragorn facendo un cenno con la mano nella sua direzione - Vuoi essere tu a prendere la parola ? -

Legolas si alzò. - Sarò breve. - disse - Come tutti sapete, il Bosco Atro confina con la regione di Esgaroth sul Lago Lungo, con la quale il mio popolo da secoli intrattiene fruttuosi scambi commerciali, soprattutto per via fluviale. Da poco tempo, però, il Signore di Dale li ha interrotti bruscamente, rifiutando qualsiasi spiegazione e chiudendo le porte della sua città in faccia agli ambasciatori che avevo mandato per proporgli un incontro. Speravo di poter risolvere la questione durante l’Assemblea, ma vedo che Re Garn non si è presentato. Chiedo quindi consiglio ai Rappresentanti. -

- Il sedile vuoto di Garn indica una grave mancanza ad un patto stipulato per la salvaguardia delle Nazioni Libere. - intervenne Faramir - Pertanto propongo che una delegazione si rechi a Dale per ricevere una spiegazione immediata a tale comportamento. -

Imrahil di Dol Amroth alzò una mano. - Parli come se il torto giungesse da una sola parte. Ma se, invece... -

- Gli Elfi del Bosco Atro non hanno mai mancato ai trattati commerciali stipulati con Esgaroth. - lo interruppe Legolas - Non cercare in questo il motivo di questa mancanza, Imrahil, perché non si trova lì. Posso illustrarvi tutti gli accordi che abbiamo sottoscritto, e vedrete con i vostri occhi che sono sempre stati più che onesti per entrambe le parti. -

- A maggior ragione la nostra richiesta di spiegazioni è legittima. - aggiunse Faramir.

- Ma non credo sia opportuna in questo momento. Garn potrebbe far equivalere un’ingiunzione del genere con una rottura dell’equilibrio... - disse Aragorn.

- Ma quale equilibrio ! - esclamò Gimli - E’ stato Garn il primo a solcarvi una crepa. Io sono d’accordo con Faramir. -

La questione sollevò le voci di tutti i rappresentanti dell’Assemblea, chi più chi meno d’accordo con l’opinione del Sovrintendente di Gondor, generando una gran confusione.

Ad un tratto, una guardia spalancò il portone della sala e fece il suo ingresso, la preoccupazione dipinta sul volto. - Mio Signore - disse, rivolgendosi ad Aragorn - Perdona la mia intrusione, ma un Elfo del Bosco Atro chiede di parlare urgentemente con il suo Re. Si tratta del Capitano Nestir ; l’abbiamo trovato ferito davanti alle porte della città. L’abbiamo portato alle Case di Guarigione, ma temo gli rimanga poco tempo... -

Legolas impallidì, e un terribile presagio balenò nella sua mente.

Nestir...

Si alzò di scatto. - Chiedo di lasciare momentaneamente l’Assemblea. Temo sia successo qualcosa di molto grave. - disse.

- Non hai bisogno di chiedere il permesso, Legolas. - rispose Aragorn - Va’ pure. Ti raggiungerò quando la discussione sarà terminata. -

Legolas si chinò davanti al Re di Gondor e agli altri Rappresentanti, e uscì di corsa dalla sala, seguendo il soldato che gli faceva strada.

Sentiva il cuore battergli nel petto all’impazzata, mentre ripensava alle parole che aveva detto a Nestir prima della sua partenza.

“Qualsiasi cosa accada manda immediatamente un messaggero a Minas Tirith...”

Ma il messaggero era lui.

Ferito a morte.

Lui che avrebbe dovuto rimanere a proteggere la sua famiglia...

Legolas conosceva bene Nestir, e sapeva che sarebbe morto piuttosto che abbandonare il suo incarico. E ora stava morendo veramente...

- Nestir, che cos’è successo ? ! - esclamò Legolas entrando nella stanza in cui l’elfo, agonizzante, era vegliato da due guaritori.

- Mio...mio Signore... - sussurrò Nestir con l’ultimo filo di voce che gli era rimasto.

- Ti sento, mio fedele Capitano, cerca di non affaticarti... - disse Legolas chinandosi sul suo letto.

Nestir deglutì dolorosamente. - E’ stato il Principe Eredhil, mio signore...è stato lui...io...io non sono arrivato in tempo... -

- Cos’ha fatto Eredhil... ? - sussurrò Legolas con voce tremante.

- Devi tornare, mio Signore...tornare subito...Eredhil...la Dama...il Principe... -

Legolas sentì il suo sangue diventare ghiaccio. - Nestir...ti prego, dimmi cos’ha fatto Eredhil alla Dama e al Principe... -

Nestir spalancò gli occhi pieni di lacrime. - Dol...Dol Guldur... -

- Dol Guldur ? ! -

- Io...non ho potuto fermarlo...perdonami...è colpa mia... -

Legolas si passò una mano sul viso, la mente e il cuore in subbuglio.

- Nestir... -

- Dovevo avvertirti, mio Signore...stai attento...io...io ho fallito... -

- Non parlare più, Nestir... -

- Perdonami...-

Dagli occhi del soldato scese l’ultima lacrima ; poi rimasero aperti mentre la vita sfuggiva definitivamente dal suo corpo.

- Che Mandos abbia pietà della tua anima, mio fedele Capitano...e che la tua attesa nelle sue Aule sia breve... - disse Legolas chiudendo gli occhi di Nestir.

- Legolas... -

L’elfo si girò, il viso sconvolto, e vide Aragorn in piedi, dietro di lui. Arwen, Sam e Gimli l’avevano seguito.

- Devo tornare a casa, Aragorn. - disse - Ti prego di spiegare la situazione ai Rappresentanti...e di dare una degna sepoltura al mio valoroso Capitano. -

Aragorn annuì preoccupato, vedendo che, nonostante Legolas avesse cercato di mantenere un tono di voce ferma, all’elfo tremavano le mani.

- Sella i due cavalli più veloci. - disse alla guardia - Legolas, io vengo con te. Dammi solo il tempo di dare qualche disposizione a Faramir. -

- Aragorn, io... -

- Niente discussioni, Legolas. Io ho preso la mia decisione. -

Legolas trasse un profondo respiro per cercare di mantenere la calma, ma inutilmente. - D’accordo. Vado a convocare i soldati della mia scorta. Noi andremo avanti e loro ci seguiranno, così non ci rallenteranno troppo il viaggio. -

Detto ciò, uscì di corsa dalla stanza senza badare agli amici che lo guardavano preoccupati.

- E noi ? ! - esclamò con ansia Sam.

- E’ meglio se restiamo qui, Sam - rispose Gimli posandogli una mano sulla spalla - Temo che in questo momento la nostra presenza non gli sarebbe di alcuna utilità. -

- Gimli ha ragione. - disse Arwen - L’unica cosa che possiamo fare ora è aspettare...aspettare e pregare... -

 

 

 

In breve, Legolas e Aragorn furono pronti per partire.

- Allora è tutto chiaro ? Se non avrai nostre notizie entro una settimana, sai cosa fare. - disse Aragorn.

- Sì, mio Re. - rispose Faramir - Partirò immediatamente con lo squadrone dei lancieri, lasciando di guardia la cavalleria e i fanti. Non temere, non accadrà nulla a Minas Tirith. Intanto penserò io a dare il comunicato ai Rappresentanti. -

- Molto bene. Sciogliere l’Assemblea è l’unica cosa giusta da fare in questo momento. - 

- Aragorn... -  disse Legolas. Il Re si girò a guardarlo, e vide dipinti nei suoi occhi l’ansia e il terrore.

- Sì, Legolas - disse congedando Faramir - Sono pronto. Andiamo. -

 

 

*Padre di Thranduil e nonno di Legolas, NdR.

 

  
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