Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: cattivamela    30/12/2012    3 recensioni
Avete presente il filo rosso del destino?
Si narra, che ogni persona abbia legato al proprio mignolo un filo rosso, e che questo filo, sia legato al mignolo della persona della tua vita.
In poche parole, l’uomo della mia vita potrebbe vivere anche in Alaska, ma non importerebbe, perché in pratica “dovremo essere legati” da questo filo immaginario. E se, in teoria questo filo esistesse veramente? E che solo la sottoscritta riesce a vederlo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Lui è Cameron De Franchi, e sarà vostro compagno fino al diploma”
Perfetto, il mio assassino viene nella mia scuola, per giunta nella mia classe. Quando e dove mi ammazzerà? Nel bagno dei professori? Spero che faccia in fretta, non voglio morire lentamente.
“Hai visto che figo, e sembra che stia guardando proprio da questa parte!” mi bisbigliò Jessika, fissandolo.
Oh perché?! Cos’ho fatto di male?
Aggrottai la fronte, non volendo staccare lo sguardo dal mio quaderno di filosofia, fattosi improvvisamente interessante.
Ti ha scambiata sicuramente per una delle sue ex. Oppure guardi troppi film.
“Cameron” La Brook pronunciò il suo nome con una punta che secondo lei era sensuale – ma somigliava di più ad un lamento di un gatto che aveva mal di pancia – guardandolo con occhi languidi.
“Oh Dio! Se continua così giuro che vomito” Gemetti, non avrei vomitato solo per quello.
Occhi di ghiaccio, o meglio Cameron fece un sorrisetto, lanciandomi una breve e veloce occhiata, tanto che la vidi solo io.
“puoi dirci come mai ti sei trasferito nella nostra scuola?” continuò la vecchia arrappata.
“Per mio padre, sa motivi di lavoro”
 Oh Cristo, anche la sua voce mi fa accapponare la pelle. Strinsi i denti, tirando aria. Mi raddrizzai sulla sedia, mentre un brivido ne percorreva tutta la lunghezza. Intanto, Gaia, la ragazza di buon costume della classe ha approfittato di essere a primo banco, accavallando le gambe e affilando gli occhi verdi.
Jessika continuava a fissarmi, preoccupata “Rain, c’è qualcosa che non va?” sussurrò.
Scossi la testa, abbassando lo sguardo sullo zaino, infilandone una mano dentro, stringendo il libro in cuoio. “No, ho solo un po’ di freddo tutto qui. Gaia ha visualizzato il bersaglio” feci mezzo sorriso, guardando negli occhi la mia amica.
Ridacchiò, più sollevata. “Povero Cameron”.
“Oh, ho capito. Vabbe’, non c’è da preoccuparsi.. ti troverai molto bene qui con noi”
O magari qui con te, vecchia zitella.
“Adesso siediti pure vicino a Simon, iniziamo la lezione.”
 
“Basta! Oggi è stato uno strazio.” Violet si era letteralmente lanciata sulle spalle di Jessika che aveva rischiato di rotolare giù per le scale.
“A chi lo dici” mormorai, massaggiandomi la cute mentre Jessika borbottava un “stai più attenta la prossima volta, o mi rompo l’osso del collo”
“Sembri un po’ giù, non è che hai mangiato di nuovo salame piccante prima di andare a dormire?” Fissai gli occhi verdognoli di Violet, sembrava seria ma un angolino della sua bocca era leggermente sollevato in su, Jessika si era voltata.
“Mi stai prendendo per il culo?”
“No. Però potrebbe essere, ti ricordi al pigiama party di Darlene? Ti sei abbuffata di antipastini al salame e per tutta la notte hai avuto mal di pancia e senso di vomito!” mi indicò con l’indice.
Alzai un sopracciglio “No, non ho mangiato salame. In realtà ieri non ho mangiato nulla”
“Di nuovo?” si lamentò Jessika. Violet scosse la testa. Intanto gli studenti si dirigevano fuori dall’istituto, alcuni rimanevano a parlare seduti sulle panchine o sulle proprie macchine.
Vidi Gaia parlare amorevolmente con il capitano della squadra di Basket, insieme alla sua combriccola di “best friend forever and ever” che condividevano tutto, ma proprio tutto, pure i cazzi da succhiare.
“Non avevo fame” mi giustificai, guardandomi attorno.
L’emicrania mi sta sfracellando il cervello, spero di non incontrare qualche rompi coglioni.
Correggo: speri di non incontrare Cameron De Franchi.
Impossibile. Esisteva la fortuna per Rain Morgan? Assolutamente no! Eccolo lì, appoggiato ad un muretto chiacchierava con una ragazzina bassa, addirittura più bassa di me – e ce ne voleva per dirlo, anche se in confronto a lui chiunque era basso -  con una folta e lunga chioma bionda. Subito si voltò nella mia direzione, ghiacciandomi.
“Oh, guarda.. il nuovo arrivato ti fissa, Rain.” Strinsi il pugno, la paura cresceva.
Diamine, cosa vuole da me?!
“E’ proprio un figo! Fossi in te non me lo farei scappare.” Commentò Violet, fissandolo senza pudore.
Io invece scapperei da lui a gambe levate.
La biondina si voltò, mostrando un visetto angelico e due occhi enormi, azzurri. Mi fissò con curiosità per qualche minuto, si girò verso occhi di ghiaccio e poi di nuovo verso di me, sorridendomi.
Sentii il sangue affluire giù, lontano dal viso, gli occhi spalancarsi e del sudore freddo scendere giù.
Inquietante. Si, vogliono proprio uccidermi.
Aumentai i passi ed in pochi secondi ero già fuori dal cancello, con le mie amiche che mi guardavano preoccupate.
“Ho bisogno di tornare a casa, scusatemi. A domani.” Non diedi il tempo di replicare, poiché mi ero lanciata a tutta velocità verso la fermata.
“Sono a casa!” annunciai, buttai lo zaino a terra facendo fare la stessa fine al giubotto, non calcolai mio padre in grembiule mi lanciai sugli scalini, spalancando la porta della mia camera, aspirando il cuscino.
“Le maledizioni di Frank allora servono a qualcosa!” sentii mio fratello ridere compiaciuto.
“Tomas, chiudi quella fogna perché giuro che se mi alzo da questo letto ti faccio diventare pelato come il nonno!” lo minacciai. La porta si chiuse di scatto, e finalmente il silenzio mi circondò.
“Mi dispiace, stai male?” Gemetti, mi alzai facendo forza sulle mani.
“Tomas.. per favore, sto veramen-“ la porta era chiusa, di mio fratello neanche l’ombra.
Stai diventando pazza.
Probabile. “Sto parlando con te” mi irrigidii, spiaccicando la schiena sul muro freddo.
Solo ora, mi accorsi che Bobby mi fissava la testa inclinata e le orecchie tese. “Rain?” di nuovo, questa voce.
Mi tappai le orecchie.
Adesso oltre alla guardia del corpo per l’assassino ho bisogno di uno psicologo?
“Bobby, aiutami tu. Ti prego” sussurrai, guardando il mio cagnolino che mi fissava amorevolmente. Raddrizzò la tesolina “Sono qui per questo, e comunque il mio nome non è Bobby” 
Cacciai un’urlo. Sto perdendo la ragione, ho bisogno di uno strizza cervelli. Adesso!
“Che faccia! Hai visto un fantasma?” domandò ancora il mio cane.
No no, la voce nel tuo cervello.
“Oh santo cielo! Papà, chiama il dottore!” Urlai scattando giù dal letto. Tirai con forza la maniglia, strattonandomi il braccio.
Non si apre, cos..?
“TOMAS!” Urlai “apri questa porta!”
“No, così impari! Vecchia strega”
Ringhiai, sbattendo la spalla sulla porta.
Giuro che lo uccido.  
Ancora, un’altra fitta alla testa. Mi accovacciai, dolorante.
“Dobbiamo fare presto, ascoltami Rain” Bobby mi si avvicinò.
Gemetti, gattonando lontano. “Vai via!”
“Rain.. hai bisogno d’aiuto, il mal di testa peggiorerà se-“
“Ma cosa sei tu? Perché parli adesso, non potevi farlo prima? Oppure potevi proprio non farlo? Lasciamo perdere… sto parlando con un cane” risi senza felicità.
“Ti spiegherò tutto dopo, ma adesso ti prego, fatti aiutare” abbaiò.
“No, spiegami adesso!” Balbettai, socchiudendo gli occhi. La vista inizia a farsi vitrea, mi sento dentro una bolla.
Svieni, forse è meglio. Dopo non ricorderai più nulla.
“Sono il tuo protettore, e stai subendo un’attacco-“
“Da chi?” sussurrai. Le forze iniziavano a mancarmi, mi trascinai fino al bordo del letto.
“Dalei” mormorò, rizzando le orecchie.
Chiusi gli occhi, stanca.
 
Uno schiaffo, due.
Ahia, ma che?
“Rain, apri gli occhi! Diana si sta riprendendo, prendi acqua e zucchero”
Spalancai gli occhi, trovando mio padre accovacciato su di me “Papà! Ma che diamine fai? Scendi giù!” urlai, spostando le sue mani dalla mia faccia.
Alzai lo sguardo vedendo Bobby che mi fissava, uscì la lingua leccandomi il viso.
Mio padre lo accarezzò. “Devi ringraziare lui, se non fosse stato con te saresti rimasta incosciente fino a cena” sorrise, grattandogli la testolina.
“Ha abbaiato come un forsennato, sfregando le unghiette sulla porta” continuò mia madre, con una punta di tristezza, indicò la porta dalla quale era appena entrata con il bicchiere in mano.
Sbarrai gli occhi, lo smalto bianco era completamente scomparso alla base.
“Tomas, vieni qui!”  urlò mia madre, parecchio incazzata.
La mano di mio fratello si aggrappò alla porta, e metà della sua faccia – preoccupata - sbucò da dietro lo stipite.
“L’hai combinata grossa, vieni qua e chiedi scusa a tua sorella” Mi indicò.
Ghignai, guardandolo negli occhi. Non finisce con un rimprovero di mamma.
“Scusa Rain..” sussurrò, poi scappò via sbattendo la porta di camera sua.
Mio padre sospirò, alzandosi sulle ginocchia “mettiti a letto, e cerca di rilassarti”
“Va bene” si alzò pure mia madre, seguendo papà fuori.
Guardai Bobby, era comodamente seduto sul mio letto, la lingua penzolante e lo sguardo curioso.
Era solo un sogno?
“No, non lo era”
Appunto.
Sospirai, massaggiandomi le tempie “Non sono pazza, vero?” domandai più a me stessa che al mio cane.
E’ assurdo. Si, sono sicuramente pazza.
“No, prima o poi sarebbe dovuto succedere” mi fissò con quei occhietti.. così dolci.
“Quindi, tu sei il mio protettore”
Abbassò la testolina. “E chi è lei?
“La protettrice del tuo simile”
“Il mio simile?” alzai un sopracciglio, alzandomi da terra.
“Si, la persona che riesce a vedere come te il filo
Sospirai ancora una volta, dirigendomi verso il bagno.
Lo sapevi che riguardava questo, per forza.
Mi osservai allo specchio.
Sono stanca.
“E chi sarebbe?” domandai, spazzolandomi i capelli.
“Già l’hai capito”
Occhi di ghiaccio.Lo sapevo che voleva uccidermi.
“Vuole uccidermi?” deglutii, fissando il lavabo. Sentivo il cuore pulsarmi in gola.
“Probabile”
Volevi avere una risposta? Bene, adesso ce l’hai. Cosa vuoi fare adesso? Andare alla polizia e dire: aiutatemi, un tizio che come me vede i fili rossi del destino vuole uccidermi!
“Perché?”
“Non lo so.” Le coperte del letto si spostavano.
Un’ondata di paura mi prese “Sei il mio protettore, in pratica dovresti proteggermi. Ma come puoi, se in teoria, non sai nemmeno perché vuole uccidermi?!” mormorai isterica.
“Il mio compito è proteggerti e basta, non ho bisogno di sapere le motivazioni” La voce del pensiero di Bobby si era fatta più vicina, mi girai, trovando un biondo niente male appoggiato alla porta del bagno di camera mia, completamente nudo.
Nudo?
Mi tappai gli occhi, trattenendo un urlo.
“Cosa? Ma come? Bobby?!”
Lo sentii sospirare “Il mio nome non è Bobby, Blaze. Mi chiamo Blaze.”
“Okay, Blaze. Mettiti qualcosa addosso.”
Sentii dei passi allontanarsi, aprire la porta. Un cassetto si aprì, e si richiuse. La porta si chiuse nuovamente

“Puoi guardare”.
Tolsi le mani, ammirando gli occhi azzurri di Bobby, anzi… Blaze.
 “Ma io… c’è.. io mi sono spogliata davanti a te!” sussurrai, isterica.
Ridacchiò, mostrando una dentatura perfetta. “Tu vedi il tuo cane trasformarsi in un umano e la prima cosa che dici è che ti ho visto nuda?”
“Oh mio Dio. Ripetimi che non sono pazza” mi appoggiai al lavandino.
Scosse la testa, incrociando le braccia muscolose.
Sospirai “Allora, Blaze” calcai il suo nome “a cosa devo questa tua prima trasformazione in un umano niente male?”
Sorrise ancora, abbassando lo sguardo “Primo, doveva accadere” ripeté, alzai gli occhi al cielo “secondo, non vuoi sapere di più sul tuo dono?”
Oddio, mi sembra tanto Ghost Whisperer.
“Ad esempio, perché non riesci a vedere il tuo filo del destino?” continuò.
E già. Altro piccolo particolare.
Annuii, incerta.
“Be’, tu e il tuo simile non riuscite a vederlo perché non avete un’anima gemella”
“Grazie, non l’avevo capito!” ironizzai, sorpassandolo. Presi il cellulare sopra il letto.
“Nel senso che potete scegliere qualsiasi compagno, anche se questo è legato ad un’altra persona”
Mi fermai “Sono un cupido che fa il lavoro inverso?” domandai, aggrottando la fronte.
Blaze scrollò le spalle “in un certo senso.. forse”
“Mi sembri un protettore un po’ confuso, sai?” lo interruppi.
Sospirò, esasperato “ dunque, due tizi vogliono uccidermi. Come può, questo mio dono, proteggermi?” sventolai la mano a destra e a sinistra.
“Non c’entra niente”
Sentii il sangue affluirmi sulle guance “E allora che cazzo mi dici?! Non voglio sapere niente, la mia vita è già abbastanza incasinata per questo dono che tu consideri tanto speciale che, a dirti la verità, non serve ad un cazzo!”
Lo vidi ammutolirsi “Imbecille, fammi parlare!” urlò.
Lo zittii “I miei genitori sono al piano di sotto! Come spiego loro che Bobby, il nostro cane, si è trasformato in un umano?!”
“Non mi interessa, fammi parlare!”
Gonfiai le guance, borbottando. “Sei un discendente di Eros. Anche lui lo è, il tuo simile. Ma non riesco a capacitarmi del perché vuole ucciderti. In realtà, dovreste essere alleati.”
Risi “Questa è proprio la ciliegina sulla torta!”


Siccome non ho visto molte recensioni, pubblico solo il link della foto del nuovo arrivato Bobby/Blaze, rifatevi gli occhi! ** 
link: 
http://i49.tinypic.com/2u88io4.jpg
Perdonate il richiamo a Ghost Whisperer, mi è venuto sul momento! o_o'
baci, e buone feste! :*
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: cattivamela