Teach me art
Mukenin.
Il bellissimo sogno che stava
facendo si distorse in una figura mossa ed
ondeggiante.
Le figure dondolavano e in
lontananza una voce la chiamava.
Alexi si svegliò di
soprassalto, qualcuno la scuoteva con insistenza.
“Svegliati!! Dobbiamo
muoverci!!” Deidara continuava a scuoterla.
“Hmm…sono…yawn…sveglia…”
Rispose lei, ancora nella fase rem.
Una volta sveglia la ragazza
domandò il perché di tutta quella fretta: il capo doveva partire per una
missione.
“E
beh?”
“Ti sei già dimenticata? Se non
ti accettasse tra noi verresti uccisa. Andiamo.”
Accidenti…
Chi le dava la certezza
matematica di essere assoldata nella squadra?
E se fosse stata
rifiutata?
L’aspettava la
morte.
Camminavano lungo un corridoio
stretto e buio, delle goccioline cadevano dal soffitto, e l’umidità era
soffocante.
Arrivarono dinnanzi ad una
porta, leggermente più imponente delle altre…dava una sensazione di
oppressione.
Varcarono svelti la
soglia.
La stanza era buia e tenebrosa,
dava una sensazione ancora più opprimente della porta, l’umidità era a dir poco
insopportabile, l’aria era così densa che si poteva
afferrare.
“Salve
capo…”
“Oh, Deidara. Cosa
vuoi?”
Il presunto capo dava loro le
spalle, non si era nemmeno degnato di girarsi per parlare, ma aveva comunque
riconosciuto Deidara.
“Sa che dopo la morte di Sasori
servirebbe un nuovo membro…?” continuò il biondo.
“Quella
ragazzina?”
Il capo senza voltarsi aveva
parlato di lei.
Come aveva
fatto?
La ragazza rimase molto
stupita.
“Ha la mia stessa abilità
innata…credevo potesse essere util…” Deidara venne
interrotto.
“Non è un
mukenin.”
“Cosa…?”
“Siamo tutti traditori dei
nostri rispettivi villaggi. Dev’essere un mukenin. Provvedi
subito.”
Deidara ebbe un attimo
d’esitazione, poi si voltò verso Alexi.
“Dammi il tuo
coprifronte.”
“Ma…”
Deidara le rivolse uno sguardo
severo.
Alexi, conscia di non avere
alternative, si slegò il coprifronte e lo porse al
ragazzo.
Deidara estrasse un kunai dalla
borsa che portava in vita e, con un movimento svelto e freddo, incise una linea
orizzontale sul simbolo di Iwa, lungo tutta la parte
metallica.
Alexi rabbrividì: era una
traditrice.
“Bene: puoi far parte
dell’organizzazione, Deidara prendi l’anello
Gyoku.”
Deidara prese svelto l’anello e
uscì dalla stanza seguito dal Alexi.
Percorsero in fretta il
corridoio e tornarono nella stanza di Deidara.
La ragazza aveva un espressione
assente, quasi traumatizzata, si sedette sul letto e fissò l’incisione sul
coprifronte.
Percorse tutto lo sfregio sul
metallo con le dita, soffermandosi sul simbolo di
Iwa.
“Se ti può consolare, nemmeno
io sono entrato nell’associazione di mia spontanea volontà.” Deidara parlò
velocemente, come se poi si potesse pentire di ciò che aveva appena
detto.
“Uh…?” La ragazza era
completamente distratta.
“Non volevo entrare
nell’Akatsuki: sono stato obbligato.” Ribadì girando l’anello di Sasori tra le
mani…
“Oh…” Alexi abbassò lo sguardo
ancora sul coprifronte.
“Ma tu eri già un mukenin…”
disse dopo una pausa.
“Si…lo ero. Ma non per questo
avevo l’obbligo di entrare nell’associazione.” Spiegò il
ragazzo.
“Ti hanno obbligato loro?”
domandò dopo un'altra pausa.
“Più o meno…sono stato
rintracciato e convocato…ho perso uno scontro con un membro…e così sono stato
obbligato ad entrare…” concluse Deidara porgendole l’anello di
Sasori.
“Devi metterlo sul pollice
sinistro…” spiegò.
La ragazza mise l’anello sul
pollice come diceva il giovane.
“Apparteneva al mio
ex-compagno…Sasori…” Deidara fece un vago sorriso, ma negli occhi c’era una
punta d’amarezza.
“Era una persona strana…ma ero
affezionato ormai.” Sembrava avere gli occhi
lucidi.
“Sasori della sabbia rossa? Il
marionettista?” Disse poi lei.
“Lui…” confermò il
ragazzo.
“L’hanno ucciso dei ninja della
foglia…e una vecchia di Suna, sua nonna se non sbaglio…giusto?” continuò la
ragazza.
“Hmm…” Deidara cercava di
nascondere il viso con i capelli.
“Era un buon compagno e mi
dispiace che sia morto così…” si poteva cogliere un tremito in quella voce di
solito così sicura.
Alexi alzò la mano sinistra per
vedere meglio l’anello, di sfuggita guardò poi Deidara e giurò di aver visto una
lacrima rigargli il viso.
“Ti manca molto…?” Azzardò
vedendolo voltarsi ed asciugarsi il viso.
“Hmm…”
Alexi si avvicinò per vederlo
in faccia.
“Eravate…amici?” chiese mentre
lui nascondeva ancora il volto con i capelli.
“Non si può parlare di amicizia
vera a propria…lui era una persona fredda e priva di sentimenti. Ma lo
consideravo un maestro…” rispose il biondo a bassa
voce.
“Ti ha abbandonato…” disse poi
lei.
Il biondo annuì distrattamente,
per poi abbassare il capo.
“Avevo un maestro quando ero
genin…dopo una missione pericolosa morì. All’inizio mi sentii abbandonata, il
nuovo maestro mi pareva un estraneo, non l’ho mai accettato. Fino a quando non
passai l’esame per diventare chunin, non ascoltai una parola di quello che
diceva. Non lo vedevo come un maestro e per me non lo è mai stato. Ho imparato
ad essere autosufficiente, a non necessitare di un
maestro…”
Deidara teneva ancora la testa
bassa.
“Non potevano insegnarmi niente
loro. Ma adesso…credo di poter apprendere da te.”
Deidara si guardò i palmi delle
mani, una bocca stava masticando dell’argilla…pochi movimenti ed ecco plasmato
quello che sembrava un passerotto.
Poggiò la scultura sul
letto.
“Quindi…mi stai dicendo che
anche io non dovrei aver più bisogno di un
maestro…?”
“Lo sto sperando. Così che tu
possa insegnare a me…” iniziò lei.
“E’ un po’ di tempo che lavoro
da solo. Ho imparato ad essere autosufficiente come dici tu…” riflettè lui
guardando la statuina prendere vita.
“Hai proposto tu di essere il
mio sempai…no?”
“Per salvarti la
pelle…”
“Solo per questo?!” Chiese lei
con stizza
“Hmm…” Ora la statuina spiccava
il volo.
“Non lo so…” continuò ammirando
il passerotto volare per la stanza.
La ragazza si alzò in piedi
dirigendosi verso una borsa contenente
dell’argilla.
Ne prese un
pezzetto.
“Io non so usare la mia abilità
innata…”
Stritolava l’argilla tra le
mani.
“…Ed ora che ho trovato
qualcuno che può insegnarmi ad usarla…”
Affondò le unghie
nell’argilla.
“…Tu sarai il mio
maestro.”
Deidara la guardava con una
certa ammirazione.
L’uccellino volò fuori dalla
piccola finestra il alto al muro.
“Forse volevo mettermi alla
prova…” iniziò alzandosi.
“Forse dovrei essere il tuo
maestro…” si voltò verso Alexi.
“Alexi…Cos’è l’arte?” Domandò
sorridendo beffardo.
“L’arte è un’esplosione,
sempai.” Rispose lei sorridendo complice.
“E
sia…KATSU!”
Si sentì una forte esplosione
provenire dall’esterno: il passerotto era appena diventato un’opera
d’arte.
Alla fine sono tornata!!!
Scusate se il capitolo non è lunghissimo...ma "l'opera" è venuta così :P Oltretutto sono impegnata anche con "L'Akatsuki in campeggio" e ho appena pubblicato il "Luna Park" li...e come se non bastasse ho la testa fra le nuvole perchè sto pensando a qualcosa sulla mort...mort...*non riesce a dirlo*...di Deidara...maledetto capitolo 362 ç__ò
Beh...I see you later!!!
Owari
*Aly*
ArT iS a >>BaNg!<<