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Autore: Fra_Zoe_1D    30/12/2012    5 recensioni
E anche se era così pensai che quella città era magica, ti entrava nel sangue e ti rubava l'anima.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano le 2 di notte ed io e Betta eravamo sull'autobus pronte per arrivare al' aereo porto, un autobus vecchio, di quelli pieni di scritte colorate. Date e ricordi e gomme appiccicate un po dappertutto. Era bellissimo vedere tutte quelle luci dal finestrino.
tanti piccoli punti luminosi, quasi stelle. Quasi tutto l'autobus era in silenzio e si sentiva la leggera radio che il conducente teneva accesa. Per tutto il viaggio non parlammo, eravamo troppo stanche. Stavo per chiudere gli occhi ma l'autobus freno' di colpo. E la professoressa cominciò a gridare "siamo arrivati, scendiamo, scendiamo o perderemo l'aereo."
Quella squillante voce si infilava nelle orecchie frantumandoti i timpani. Era così indaffarata, rossa in faccia e agitava rigorosamente le mani con un foglio.
Si accerto' che nessuno fosse rimasto sull'autobus. Eravamo tutti sul marciapiede quando saltò giù dall'autobus Salvatore, un ragazzo con un mondo tutto suo un po' grassottello con un gran faccione rosso.
Dietro di lui la professoressa che lo guardava dalla testa ai piedi. Tutti si misero a ridere
la professoressa era ancora più rossa e le pulsava una vena sul collo. Quello era il segno che era
davvero arrabbiata.
Camminammo per non so quanto, ma sapevo che i miei piedi gridavano vendetta. Arrivammo all'aeroporto appena in tempo e ogni ragazzo e ragazza della nostra classe prese la sua strada, separandoci. C'era una lunghissima fila davanti a noi, tanto che la nostra speranza di partine nel giro di due ore sembro' vana.
Ci mettemmo comodamente sedute sulle nostre valigie, guardando tutto quello che ci circondava. L'aereoporto era davvero grande, pieno di luci e persone indaffarate o semplicemente sedute che aspettavano qualcosa, forse qualcosa che non arriverà mai o qualcosa che arriverà tra cinque minuti. Nell'attesa discutevamo del piu' e del meno quando ad un certo punto una voce metallica ci annuncio' che il nostro volo sarebbe partito a minuti, perciò ci alzammo e con il biglietto in mano ci dirigemmo verso l'aereo. I posti a sedere erano a tre e noi avevamo la fila numero 12: io mi misi vicino al finestrino, Betta nel seggiolino centrale e vicino a lei un signore anziano che ancora prima di sedersi già dormiva.
L'aereo decollo', non mi girai mai a guardare Betta o altrove, avevo sempre gli occhi fissi sul finestrino e il pensiero fisso sempre sulla stessa cosa.
Betta:''che pensi di fare?'' furono le sue parole che mi portarono alla realta'.
Io:''come scusa?'' dissi spaesata non capendo dove voleva arrivare.
Betta:''sai benissimo che al conservatorio hanno organizzato un incontro con gli ''One direction'' che penserai di fare quando troverai i suoi occhi, quando risentirai la sua voce..''
Io:''non si ricorda minimamente di me, perchè dovrei essere io a prendere l'iniziativa.'' dissi fredda, distaccata,sempre con gli occhi fissi sul finestrino.
Betta:''e se si ricordasse di te? Se non avesse mai dimenticato la vostra amicizia.. il vostro bacio? E se..''
Io:''basta, per favore, non si ricorda di me, io faro' finta di non ricordarmi di lui. Non voglio star male,non se lo merita.'' la interruppi ancora prima che potesse finire di parlare, quelle parole erano così taglienti ma nella sua crudelta' erano vere. Ormai lui aveva dimenticato ogni singolo ricordo di tutto cio' che avevamo passato insieme, lo aveva fatto da quando aveva varcato la soglia per entrare a far parte del mondo delle celebrità.
Mi guardo' negli occhi e dopo un po' annuendo abbasso' la testa. Forse ero stata un po' troppo dura con lei, ma non avevo nessuna voglia di parlare di lui. Di parlare di Harold Edward Styles.
Ma a un tratto l'abbracciai teneramente e le dissi che gli volevo bene, che gliene volevo dal profondo della mia anima e che poteva sempre contare su di me.''Anche io, sappilo'' fu questa la sua risposta, semplice ma piena di emozioni, piena di sincerita'.Lei era tutto per me, veniva prima di ogni altra cosa.Nel passato ci eravamo fatte tante di quelle promesse, ma la cosa buffa era che ancora quelle promesse erano bel salde tra di loro. Come un puzzle, ogni piccolo riquadro era una nostra promessa e ancora quel puzzle era ben saldo.
Betta:''se ti puo' consolare, anche a me fa antipatia.'' disse sciogliendo l'abbraccio e facendo spuntare un piccolo sorriso sul suo visto.
Io:''ahahahahah! Ma se neanche lo conosci, non avresti un motivo.''
Betta:''ehi,ehi,ehi. Tu hai pianto per lui. E' logico che sia un emerito coglione deficiente che non sa cosa si è perso. Senza rancore, ma se l'ho incontro io lo castro.''
Io:''ahahahahah! Un giorno tu mi farai morire. Dio, stiamo facendo tutte queste ipotesi come se stessimo andando incontro alla morte..''
Forse era vero. Forse quelle domande a qualcosa servivano. Cosa avrei, o meglio ancora, cosa avrei provato quando lo avrei visto? E se le mie gambe incominciassero a tremare? E se crollassi e mi butterei al suo collo piangendo?
L'aria divento' pesante e per un momento pensai che non respiravo bene. Sentivo il calore della mano di Betta tenere stretta la mia. Un tornado si stava manifestando dentro il mio stomaco, cuore e cervello. Feci un respiro profondo e poi dopo aver dato un'ultima sbirciata fuori dal finestrino mi addormentai.
Erano le cinque del mattino quando arrivammo a Londra. Si sentiva gia' nell'aria la frescura dell'autunno. Quell'aria che fino a poco tempo fa d'estate c'era solo la mattina per poche ore. Quest'aria che ti fa riflettere e anche quando respiri profondamente ti arriva in fondo al cuore. L'autunno con i suoi mille colori ha dato via alle danze.
Appena scendemmo presimo subito un taxy. Dopo varie ricerche,forse, avevamo trovato la casa di Mary. Lei era la terza del gruppo, ed era sempre stata la piu' bella e la piu' tranquilla fra tutte e tre. Era partida da due anni per motivi di lavoro, l'ammiravo tanto.

Già a l'età di diciasette anni lavorava per pagare le cure per sua nonna. Sua mamma era morta quando lei aveva otto anni per colpa di un incidente stradario, e suo padre non si prese mai la responsabilità di crescere una figlia.
#Betta.
E' stato un po' difficile spiegare al tassista la strada da fare ma alla fine ci sono riuscita. Forse avevo sbagliato qualcosa ma per fortuna siamo arrivate da Mary in soli 20 minuti. Il tassista continuava a ripetere “we got give me the money” agitandosi tutto. Ma non capivamo bene anche perchè urlava. Avevo solo soldi italiani in tasca allora gli diedi quelli. Cominciò di nuovo a urlare ma sta volta oltre a non capire il significato non capivamo neanche le parole. Presimo le valigie e cominciammo a correre. Dopo un po' il tassista si rassegno' e mise in moto la macchina. Io e Zoe ci appoggiammo su un muro con il fiatone. “Sarà questo il portone?” mi chiese Zoe prendendo le valigie tra le mani. Guardammo il citofono ma non c'era scritto nulla. Allora abbiamo citofonato lo stesso. “Chi è?” rispose una voce profonda e maschile. Avevamo immaginato che Mary si fosse trovato un ragazzo anch'esso italiano capitato a Londra chissà per qual motivo.
Zoe:“Zoe è Betta, c'è Mary?”.
X: “Scusate ma qui non c'è nessuno. C'abito solo io. Mi dispiace”. Scoppiammo in una risata sonora che andava a morire poco per volta.
Io:"scusate scusate" dissi ridendo.
Decisi di chiamare Mary.
Io:"Pronto, Mary fatti trovare davanti al portone. Che via sei?" dicevo mentre continuavo a ridere.
Mary:" perchè ridi? comunque ti vedo. Sono sul balcone, sto scendendo. Continuate ad andare dritte.”
chiusa la chiamata vidimo spuntare dal buio Mary. Ci abbracciammo tutte e tre. Era da tanto tempo che non ci vedevamo al 'completo' come se c'era sempre una parte di noi stesse che quando ci guardavamo allo specchio era come sparita. Andavamo verso al portone sempre strette, abbracciate come se dovevamo recuperare tutti quei giorni in un solo istante.

Salite le scale, delle grandi e lunghe scale, entrammo nell'appartamento: era davvero grande, ma quella sera 'dormimmo' tutte assieme. Anche se c'erano quattro camere a disposizione volevamo stare vicine. Quella sera, notte, a dire la verità non dormimmo proprio, anzi, eravamo più sveglie che mai, Tutta colpa di quella maledetta taurina. Bere la Red Bull era il nostro rito, e quindi quella sera ne bevemmo molta, e questo portò a non dormire e parlare tutta la notte. Chi saltava sui letti, chi rideva mentre saltava : ma di certo quella fu la serata più bella. Zoe voleva prendere anche la vodka ma no. Dovevamo essere esaurite ma non ubriache e quindi la sua proposta fu bocciata.
Io:" Ma, cos'è successo mentre noi non c'eravamo?”
Mary:" non vi siete perse nulla."
Zoe:" ma dai, vivi a Londra qualcosa è successa, doveva succedere. Non ci credo. Non dirmi che ti sei ammazzata di lavoro."
Mary mi guardo un po' imbarazzata.
Io:" hai lavorato fino all'esaurimento! Lo vedo nei tuoi occhi.”
Ed era proprio così. Di certo quel bel appartamento vistoso non si pagava da solo. Ma doveva prendere una pausa, anche perchè eravamo arrivate io e Zoe e lo sanno tutti che sogniamo il futuro ma stiamo ferme nel presente a divertirci. Oddio, non eravamo delle scansafatiche ma c'eravamo molto vicine. Il fatto è che adoriamo divertirci e per noi lavorare è come essere in gabbia.
Mary:" non è vero! Voi pensate che io non mi so' divertire e che da quando sono cresciuta non faccio altro che buone azioni. Sono tutto il contrario. Non sono cambiata."
Io e Zoe ci guardiamo in faccia .
Mary:" si, forse un po' ma so ancora divertirmi."
Zoe:" un po'? Scommetto che da quando sei qui non fai altro che alzarti alle cinque di mattina, ammazzarti di lavoro per poi tornare tardi a casa.”
Io:" Prenditi una vacanza e resta con noi. Alla fine restiamo solo un' anno per poi non rivederci per mesi. Devi anche mettere in conto che noi siamo qui per studiare e non possiamo stare sempre insieme se poi ci metti il lavoro non ci vediamo piu'"
Mary:" vedo cosa posso fare."
Stranamente calo' un silenzio tra noi che non c'era mai stato. Non sapevo come stavano le altre ma dai loro occhi usciva una luce di malinconia ed entusiasmo mischiata.
Un vuoto di silenzio che tra noi era molto raro. Decisi di staccare la radio per addentrarmi meglio nel silenzio che c'era nella casa e anche dentro di me. Così mi misi sul pavimento, sdraiata. Guardavo, ma non sapevo cosa, ma guardavo. Qualcosa aspettavo. Qualcosa guardavo. Ancora silenzio. Mi stavo uccidendo e nessuno sentiva le miei urla.
Dovevo dire qualcosa o sarei morta soffocata. Ma non riuscivo a dire nulla. Potevo sperare che qualcuno parlasse ma dato che avevo azzittito anche la radio la casa era muta. Tanto baccano prima quanto silenzio ora. Mi sentivo completamente vuota dentro. Non sapevo come muovermi. Non sapevo se chiudere o aprire gli occhi se alzarmi o sedermi. Se andare a letto o rimanere li davanti a non fare nulla e fissarle. Non sapendo cosa fare lasciai fare tutto ai miei piedi. Ma andarono verso il letto. Le mie mani scivolarono sopra le coperte,tutto cio' accadde in estremo silenzio. Non si senti' una mosca. Anche loro avevano paura di parlare. Avevo così tanta voglia di gridare ma non avevo la voce per farlo.
Mary:"vai gia' a letto?" la prima a parlare. Forse si meritava una risposta.
Io:" Si, sono molto stanca". le dissi iniziando a giocare con i bottoncini del mio pigiama.
Sempre silenzio, un silenzio che mi bruciava,dall'interno. Qualcosa, una voragine mi si scavo' nel petto, un qualcosa di tremendo stava succedendo alle mie gambe. E allora non riuscendo a sorreggermi piu' in piedi mi lascia cadere sul letto.Con lo sguardo fermo al soffitto.
Zoe:" vado a dormire anche io."
Mary:" ma cosa vi è preso? da quando siete qui non fate altro che ridere e scherzare. Ora vi mettete quasi a piangere." disse grattandosi la testa perplessa. Poi aggiunse "non vi capisco. Avete così tanta voglia di vivere ma appena succede qualcosa, anche piccola vi scombussola tutta la giornata. Anche un gesto." non risposi, non avevo voglia.
Zoe si limito' ad uno sguardo.
Mary:" non volete nemmeno rispondermi."
Bene:" non ho nulla da dire io, se parlo finirei per parlare troppo. E sprecherei solo fiato per litigare. Mi sento così triste ma allo stesso tempo stanca"
poi calai gli occhi e aggiunsi " voglio solo dormire".
#Zoe
La mattina seguente mi svegliai verso le undici con il tintinnio della pioggia e una luce porpora entrava dalle fessure della mia finestra, mi alzai di controvoglia e da quelle piccolissime fessure notai che stava piovendo, ma il sole era ancora in grado di fare capolino. Appena scesi notai che la casa era stranamente in silenzio e tutta in ordine, andai in cucina notando un post-it giallo attaccato al frigo riportando ''buongiorno, mi dispiace non essere con voi stamattina, la vostra prima mattina, a fare colazione con voi. Mi dispiace tantissimo ma oggi dovevo consegnare un progetto. Vi prometto che mi faro' perdonare. Baci Mary'' strappai quel post-it, presi una tazza di cereali e mi andai a sedere di fronte a Betta che ancora era in uno stato di dormi-veglia.
Io:''buongiorno bella.'' dissi cercando di sorridere
Betta: ''buongiorno anche a te..''
Io:''il nostro discorso a quanto pare non è servito a niente.''
Betta: ''gia' quella ragazza vive solo per il lavoro.''
Io:''e va bè è fatta così, non la possiamo cambiare''
Betta: ''uh! Tesoro abbiamo dieci minuti per essere pronte e arrivare in tempo al conservatorio.''
Io:''cosa?'' dissi scattando dalla sedia
Betta:''corri cogliona che siamo in ritardo. Cosi' lo capisci?'' disse tirandomi con se per un braccio.
Nel giro di pochi minuti stavamo correndo per le vie di Londra in cerca del conservatorio. Dopo varie ricerche e domande a sconosciuti trovammo quell'ingresso.
Betta:''sbrighiamoci ad entrare.'' disse non appena trovammo l'aula per il nostro incontro
Era un aula grande, piena di sedie con davanti i leggii per gli spartiti. C'era troppo silenzio per essere un aula per fare musica, era un silenzio fastidioso quasi odiabile. Presi gli ultimi posti sistemando con cura gli spartiti davanti a me.
Io:''emozionata?'' dissi tenendo gli occhi fissi sul grande palco che c'era davanti a me con sopra un pianoforte.
Betta: ''per niente, o forse si. Sento solo un nodo che mi chiude lo stomaco e sento il latte di poco fa salire.'' disse con tutta tranquillità regalandomi un sorriso.
Io:''bene, pero' se devi dare di stomaco girati dall'altra parte, non voglio puzzare!''
Betta:''ahahahahahah! Tranquilla.'' una risata sonora e fatta con cuore. Un sorriso enorme per la tensione.
Quella risata fu rotta dal rumore della bacchetta dell'insegnante. Subito Betta si azzittì. Ma ogni tanto sorrideva e io con lei. Ogni tanto io e Betta ci guardavamo e scoppiavamo a ridere. Non c'era un motivo. Era solo per scacciare via tutta la tensione del primo giorno:Betta la eliminava con le risate,o ,a volte, aveva un espressione faticosa e spaventata in viso e non diceva una parola. Stavolta,però l'aveva presa bene,l'aveva presa a ridere. Ma l'aula era molto grande,la voce rimbombava. Ogni tanto l'insegnate ci richiamava. Al terzo richiamo fece spostare Betta almeno 3 file avanti.
Dopo tre ore pesanti io e Betta ci ritrovammo nell'androne. Perchè l'avevo persa di vista nel caos generale. E' stato bello ma è stato pesante. C'erano di mezzo un casino di cose:l'emozione,la lingua,la stanchezza.. e poi erano sempre ore scolastiche che io non sopportavo proprio. E poi non ero particolarmente attenta. Al solo pensiero che camminando per le strade di Londra avrei potuto incontrare Harry mi faceva star male. Sentivo un nodo alla gola e mi venivano i crampi allo stomaco. "HO FAME!" dissi a Betta tirandola per un braccio mentre la portavo fuori dal conservatorio.
Betta:''qui?'' disse indicandomi un bar
io:''no.''
Betta:''Per quanto dobbiamo camminare ancora?''
Il fatto è che non lo sapevo. Non mi andava bene nessun ristorante,bar o altro. Guardavo la gente che vi era dentro e non mi piacevano. Non c'era chi volevo ci fosse. Per questo continuavo a dire "no".Continuavo a camminare. Magari l'avrei trovato o gli avrei sbattuto contro,per sbaglio mentre mi guardavo le scarpe o il cielo. Un cane mi annuso' la scarpa,io ero totalmente presa dai miei pensieri che non riuscivo nemmeno a sentire il rumore della strada. Balzai di colpo sopra a Betta.
Betta:''tranquilla,è solo un cane!''
Io:''Ah..bene!''
Betta:''qui?''
Io:''come?''
Betta:''va bene qui?'' mi richiese indicandomi un ristorante.
Io:''va bene.. non c'è.''
Betta:''cosa non c'è?''
Io:''no,niente..''
Betta:''mmmh.. va bè. Entriamo!''
Betta non mi aveva creduto. Dopo tutto era una bugia sottile,di quelle trasparenti e leggere che si scoprono subito. La guardai e sorrisi. Mi prese per la mano e disse "cammina vah.."
Stavolta presi io le ordinazioni per evitare di nuovo il malinteso dell'altra sera con il tassista. Sentivo profumi che portavano nausea perchè troppo forti,ma li dentro c'era un'atmosfera stupenda.
Il rumore dei piatti,della piastra,dell'acqua,la voce dei clienti e le urla delle ordinazioni. Ogni tanto il tintinnio della porta e a volte scricchiolava pure. Betta guardava tutto. Ogni cosa passava davanti ai suoi occhi.
Betta:''guarda,guarda...'' mi disse con la voce da bambina piccola saltellando sulla sedia.
io:''che c'è?'' dissi portando la mia mano sulla sua testa per farla stare ferma.
Betta:''c'è il campanello! Come nei film.. che tu suoni 'sto campanello e arriva il cameriere e prende l'ordinazione.''
Io:''ti emozioni facilmente.''
Betta:''POSSO TOCCARLO?! POSSO? POSSO?''
Io:''se ti fa stare meglio..'' dissi quasi per forza perchè volevo continuare a pensare.
Appoggiai la testa sul bancone e Betta di colpo suono' il campanello. Ed io saltai.
Betta:''Ahahahahahah ma che fai?!''
Io:''stavo pensando.''
Betta:''ti fa male pensare. Non si dovrebbe pensare.''
Betta risuona il campanello e le risponde la cameriera. Una donna sulla quarantina, scura di carnagione e grossa. "STO ARRIVANDO!" grido' con gioia.
Betta:''l'hai sentita? Sta arrivando!''
Io:''ti emozioni anche per questo?''
Betta:''se è per questo mi sto emozionando anche a stare seduta su questa sedia.'' La guardai sconvolta.''si perchè.. non so mai chi c'è stato seduto prima. Chi mai a mangiato qui sopra? Uno spagnolo,un italiano,un albanese,un francese,un inglese, un americano.Che sai? Possibilmente anche gente famosa.''
Io:''quindi tu ti stai emozionando solo perchè il tuo culo si è poggiato a dove,prima,si è poggiato quello di altra gente? A bene.''
Betta:''forse.''
Cameriera:''eccomi, eccomi belle!'' continuava a correre per tutto il bancone con un blocchetto in mano ed una penna.
Betta le sorrise ed io cercavo di capire come aveva acconciati i capelli. Erano davvero strani
ma attiravano. Quasi quasi stavo per chiederglielo ma sentii la mia pancia brontolare.
Io:''allora... vorremmo..'' mi giro verso Betta e le chiedo "che cosa vorremmo?"
Betta:''ma come?! Prima chiedi l'ordinazione e poi non sai che prendere?''
io:''hai suonato tu il campanello.''
La cameriera ci guardava insospettita. Parlavamo in italiano e non penso capisse molto.
Betta:''ma-ma-ma-ma hai detto che potevo.''
Io:''dai,che prendiamo quindi?''
Betta:''questo!'' disse indicando nel menu' un hamburger (?)
Io:''ok.. emh.. due di questi.''
Cameriera:''arrivano subito.''
Dopo aver mangiato volevamo andare in giro. Ma sinceramente dopo una mattinata così stressante non me la sentivo. Betta,non so come faceva,era piena di energie. Io ,sinceramente, mi sarei andata a soffocare .Con non so cosa. Ero troppo stanca,stavo pensando troppo. Ed era vero "cioè che non ti uccide ti fotte mentalmente" ed io stavo soffrendo come una cane.
Betta:''andiamo a casa.''
Io:''si,forse è meglio.''
Quando arrivammo a casa ancora Mary non c'era
Io:''ancora a lavoro?''
Betta:''si,ha detto che torva vero le sette..ricordi?''
Io:''sinceramente no.''
Betta:''bene siamo messi.''
Io:''stamattina..'' Stavo per dirle tutto
Betta:''cosa?''
Io:''niente,ti è piaciuta la lezione?''
Betta:''si si. A te?''
Io:''abbastanza dai.'' dissi accennando un sorriso. Forzato.
Betta:''sinceramente non so che fare. Dovrei studiare ma mi secca.''
Io:''anche a me.''
Betta:''allora? La tv è il inglese ed è snervante.''
Io:''infatti.''
Betta:''Ma se andiamo a dormire?''
Io:''andiamo!''
Ci svegliammo tardi. Mary era già ritornata dal lavoro,forse un po' prima visto che erano solo le sei e mezza. La trovammo ai fornelli intenta a cucinare qualcosa, ma già dall'odore si capiva che stava venendo bene. Ci racconto' la sua giornata e noi pure. Dopo cena Mary ando' dritta a letto. E noi abbiamo parlato per un po'. Dopo circa un'oretta tornammo a dormire. Non so con quale faccia visto che avevamo dormito tutto il pomeriggio.
#Betta.
Mi ritrovai con la testa dalla parte dei piedi e i piedi dalla parte della testa. Non so come diamine sia successo ma è successo. Erano le sette. Dovevo svegliare Zoe o saremmo arrivate di nuovo in ritardo. Mmmmh... la butto dal letto? O no no,le lancio qualcosa addosso? O meglio dell'acqua?
Mentre io cercavo di fare dei piani diabolici seduta in cucina la vedo spuntare dalle scale
Io:''ma vaff.''
Zoe:''buongiorno anche a te!''
Io:''si si. Ok,donna maligna che rovina tutti i miei piani.''
Zoe:''ma che dici? Senti,mi sono appena svegliata.''
Io:''io no. Stavo cercando di..''
Zoe:''stavi cercando di?''
Io:''no, niente.'' dissi svelta alzandomi.
Io:''Mary dorme?''
Zoe:''si,dovremmo svegliarla?''
Io:''lasciala stare.''
Zoe:''va be'. Faccio colazione.''
io:''mi vado a lavare.''
Passate le ore di studio Zoe ando' dritta a casa. Mentre io volevo passare in qualche posto. Volevo stare un po' sola. Entrai in un bar e mi andai a sedere nello sgabello di fronte al bancone. C'era un forte odore di caffè da farmi girare quasi la testa.
Io:''un bicchiere d'acqua per favore..'' chiesi gentilmente al barista che mi diete subito.
Ero di fretta. Mi arrivo' un messaggio ''dove sei? Così incomincio a preparare''
Le stavo rispondendo. Avevo il bicchiere d'acqua in bocca, il cellulare in mano e i libri sotto l'ascella. Gridai ''arrivederci!'' agitando una mano. Stavo per uscire ma un ragazzo mi investì facendomi lanciare tutto in aria!
Io: Dio! Brutto coglione guarda dove metti quei maledetti piedi. Non vede dove va?! Guardi cos'ha combinato!''
Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo,biondo,occhi azzurri profondi che se li guardi per un paio di secondi ci cadi dentro,anche di sfuggita. Restai senza parole.
X:''mi dispiace tanto. Lascia che ti aiuti..''
Io:''hai fatto già tanto. Va via.''
Ero nervosa,di fretta e ora anche arrabbiata. Mi stavo calando per prendere il libro di musica. Se si era rotto mi uccidevo,lo uccidevo. Mi ritrovai la sua mano sulla mia. Mi girai verso di lui e tutto era in silenzio. Tutto contava poco. Sentivo solo il mio respiro pesante e i battiti del mio cuore affollati. Levai di scatto la mano lasciando che sia lui a prendere il libro. Guardai per terra e subito dopo mi alzai.
Io:''bene...grazie!Devo andare.''
X:''aspetta.Come ti chiami?''
Io:''Betta.'''
X:''piacere...Niall.'' e mi tese la mano.
La guardai fissa come per dire ''no,cazzo. Non puoi farmi incazzare e poi farmi innamorare di te'' dai,diciamocela tutta..Era troppo bello. Era troppo dolce. Aveva un modo di fare forte che spuntava agli occhi di chi non conosce. Una personalità accesa e voglia di vivere. Magari mi sbagliavo,ma era tutto scritto nei suoi occhi. Gli sorrisi,ma non gli diedi la mano.
Mi guardava insospettito,fisso. Cercava qualcosa nei miei occhi. Un indizio,un segnale o qualcosa di speciale per ricordarsi di me. Andai via,mi voltai solo una volta per sorridergli e lui ricambio'.
Camminavo veloce in mezzo alla gente. Spingevo tutti mentre cercavo di rispondere a Zoe. L'acqua mi sarebbe finita addosso,sicuro. O come minimo l'avrei buttata addosso a qualcuno mentre cercavo di chiedere scusa e continuavo a correre inseguita dalla bestemmie. Ma non successe nulla. Nulla di tutto questo. Beh, si l'acqua cadde. Qualche goccia,piccola. Una di quelle che nemmeno le senti sulla mano o sulla maglietta .Zoe mi stava chiamando, ma io chiusi. Non so perche' non volevo parlare con nessuno. Avrei smesso di pensare e non mi andava. Allora le scrissi un messaggio. Di quelli brevi che dentro hanno mille scusa nascoste.
"scusa,non vengo a casa per ora. Non preparare per me. Voglio stare sola. Non preoccuparti,sto bene. A dopo,un bacio!"
Dopo spensi anche il cellulare talmente era la voglia di isolarmi. Ma in una città come Londra,si sà, non è facile. C'è gente ovunque. Continuavo a camminare con la cartina in mano. Provavo a leggerla da tutti e quattro i lati ma non ci capivo gran che'. Ogni tanto mi fermavo in un bar,lì la gente è più calma. Forse entravo ed uscivo ogni tanto da un bar perche' lo stavo cercando e speravo di sbatterci contro, un'altra volta. Da quando l'avevo guardato negli occhi non riuscivo a pensare ad altro. Tornai a casa,delusa e con una strana luce negli occhi. Avevo davvero sperato di incontrarlo. Di nuovo. Non appena chiusi la porta dell'appartamento non sentii piu' niente. Tutto era silenzioso. Era tardi. Ho avuto paura. Paura che Zoe si sia arrabbiata e fosse andata via senza dirmi nulla. Che pensiero infantile. Come quando,nella confusione,non trovi piu' la mamma e ti metti a piangere perchè credi che ti abbia abbandonato per poi ritrovare il suo sguardo pochi passi davanti a te. E successo questo.
La ritrovai pochi passi davanti a me con le braccia conserte. Non era arrabbiata ma nemmeno felice di vedermi. Non sapevo se parlare o no. Forse un sorriso avrebbe sdrammatizzato la cosa. Sorridi,Betta,sorridi forza.
No,non ci riuscivo. Mi sentivo scoperta con lei che mi guardava con quegli occhi. Terribilmente scoperta.
Io:''non guardarmi così.'' Le chiesi abbassando lo sguardo.
Zoe:''hai intenzione di saltare anche la cena?''
Io:''perchè non andiamo a mangiare fuori?''
Sapevo che non le piaceva essere risposta con un'altra domanda. Ma fu un impulso. Si limito' a guardarmi,ancora piu' scomodamente di prima. Sposto' il peso da un piede all'altro ed io restavo lì immobile.
Io:''ci sto stretta a casa,lo sai questo... Non puoi chiedermi di rimanere qui dentro.''
Zoe:''Mary c'è rimasta male. Potevi tornare almeno a pranzo e poi andartene.''
La usava come scudo. Forse c'era rimasta piu' male lei.
Io:''stavo male.''
La guardai e poi distolsi lo sguardo.
Io:''non volevo ritornare a casa. Volevo stare sola a pensare. Volevo vedere un po' della città. Da quando siamo qui abbiamo fatto tutto di fretta. Avevo bisogno di una pausa. Di camminare un po' a rallentatore e godermi lo spettacolo degli altri che vanno a tutta velocità.''
Non disse nulla. Andò via. Non sapevo nemmeno se Mary era a casa o no. Di solito era lei che faceva terminare tutti i litigi,le pazzie e le incomprensioni. Era molto responsabile quando si ci metteva.
Ma ogni tanto eravamo noi a calmare tutto.
Volevo uscire. Ma forse avrebbe peggiorato la cosa. Le cose erano due:o andavo di sopra,mi chiudevo nella stanza e mettevo la musica forte o uscivo. Quello che più volevo fare era uscire.Ma,come ho già detto,avrebbe solo peggiorato la situazione. Rimasi lì davanti alla porta a fissare le scale. Forse per non fare un torto a nessuno. Ma lì ero di troppo. Ed ora,tutto quel silenzio che cercavo qualche ora prima,era terribilmente insopportabile. E quindi?Che dovrei fare?Complicare la situazione?Ero in vera crisi con me stessa. Non che fosse la prima volta. Ma questa era davvero seria. Esco,di nuovo. Avrei spiegato a cena il perchè di quella scappatoia improvvisa. Perchè a cena dovevo esserci,obbligatoriamente. Altrimenti era la fine. Lo era davvero.
Esco dalla porta sbattendola. Tanto per sfogarmi,tanto per fargli sentire che ero andata via. Non so,forse per il nervosismo ma mi misi a piangere,disperatamente. Camminavo,con le lacrime.
In una grande città,sempre di fretta,a nessuno importa se una ragazza sta piangendo.
Ero sola. Volevo stare sola. Era perfetto:nessuno sembrava accorgersi di me. Non sapevo dove stavo andando. La cartina era a casa e gli occhi erano pieni di lacrime.
Lì vicino c'era un parco. Luogo perfetto per piangere no? Bambini che giocano,baby-sitter,mamme e papà. Gente che sta bene e si diverte. Puoi guardare loro e piangere. Piangere perchè non sei felice come loro. Piangere perchè non sei piu' piccolo. Perchè ormai non entri nello scivolo. C'era un panchina,vuota. Lontano da tutti sotto un piccolo albero. Ogni tanto si avvicinava un cane mi guardava piangere e scappava via. Piu' avanti c'era un ragazzo che giocava con due bambini. Sembrava uno di loro:si divertiva così tanto. Era felice,lo erano tutti e tre. Mi asciugai le lacrime e restai lì a guardarli. Quel ragazzo si accorse di me,mi sorrise. Gli sorrisi meccanicamente. E subito dopo diventai seria. Non lo conoscevo ma mi aveva sorriso. Gli avevo sorriso senza pensarci.
Quel ragazzo si avvicino' al bambino e si abbasso. Mi guardavano tutti e due. Correva e rideva verso di me. Il bambino mi prese la mano e mi fece alzare e mi porto' da quel ragazzo."ehi cosa c'è?" continuavo a chiedergli dolcemente. Mi diede la palla. Il ragazzo mi guardo e sorrise. Dopo un po' mi disse "ora devi giocare con noi"sembro' strano,quasi un ordine. Poi aggiunse "altrimenti piange"
Ero parecchio imbarazzata. Io e la palla non ci amavamo molto. Giocammo,per un po'.Poi scappai con la scusa "Devo scappare, sono in ritardo per un appuntamento." Mentre andavo via il ragazzo mi afferro' per il braccio e mi disse "non so nemmeno come ti chiami.." Lo guardai e mi girai verso di lui "Betta,mi chiamo Betta."
x:''piacere,Louis.''
Gli sorrisi ed andai avanti.
Lou:''ci rincontreremo?''
Io:''forse..''
Lou:''mi trovi qui.''
Non mi girai piu' e pensavo a quei bambini. Pensavo che ora che ero distante volevo ritornare.Ma sarebbe stato stupido. Come mi sarei ripresentata? "scusate,poco fa vi ho mentito. Poi sono arrivata infondo alla strada e ho scoperto che mi mancavate. Posso rimanere a giocare?" Oppure "Ho cancellato ogni impegno:posso rimanere a giocare con te...con voi." Mentre pensavo a tutto quello che avrei potuto dire mi ero allontana già troppo. Era tardi per tornare indietro. Cercavo il telefono nella borsa. Volevo chiamare Zoe e raccontarle tutto. Raccontarle di quel ragazzo.Ma riposai il telefono. Non avrebbe risposto. O se l'avrebbe fatto,dopo tutto quello che era successo, non sarebbe stata felice per me. E avrebbe risposto fredda e avremmo litigato di nuovo.
No no,meglio di no. Avrei pianto di nuovo,ancora. Cercavo ancora quel ragazzo,Niall. Lo cercavo tra le strade affollate. Ma nessun risultato. Entrai in un bar. Quel giorno li stavo girando praticamente tutti. Lo cercavo anche lì. Niente. Magari dovevo solo smetterla di cercarlo,sarebbe spuntato da se.
Come quando cerchi qualcosa dannatamente e non la trovi. Smetti di cercarla e ti si presenta davanti.
"Che posso darti signorina?" mi chiese gentilmente il barista.
Io:''volevo un caffè.''
Barista:''un attimo solo''
Io:''grazie''
Mi girai dall'altra parte,verso la strada. Stavo pensando seriamente di ritornare da Louis. Ma scacciai via quel pensiero. Quando lo vidi passare,da solo. Senza tutti quei bambini intorno. Guardava per terra come se aveva perso qualcosa.Corsi verso la porta,non so perchè ma ero tanto emozionata di vederlo.
Io:''Loooouiiiss!''
Si giro' verso di me e sorrise.
Lou:''ciao,tutto bene?''
Io:''si si,grazie. Vuoi venire con me?''
Aspetta,perchè gli avevo chiesto di venire con me? Se avrebbe rifiutato ci sarei rimasta malissimo.
Lo guardavo con occhi grandi e sgranati. Che chiedevano solo lui. Lo guardavo e non dicevo nulla ma negli occhi avevo scritto tutto. Se mi avrebbe guardata negli occhi almeno una volta senza sfuggirmi avrebbe visto che chiedevo dannatamente un "oggi sto con te." e non un possibile "scusa,ho da fare...Magari la prossima volta!" No! Io avevo voglia di te ora,adesso. Finalmente mi guardo' e sorrise.
Lou:''certamente!''
Gli sorrisi ma mi voltai subito per non fargli vedere quant'ero felice.
Io: ''allora..dove andiamo?''
Lou:''mmmmh... non sei di qui,vero?''
Io:''da dove l'hai capito?''
Lou:''cammini senza meta. Dove ti portano i piedi tu vai.''
Io:''si nota così tanto?''
Lou:''solo se ti concentri. Ma qui la gente non guarda le cose piu' di un minuto. Sono tutti di fretta.''
Io:''e tu?''
Lou:''io cosa?''
Io:''ti fermi mai?''
Lou:''è la cosa che preferisco.''
Mi sorrise mettendosi le mani in tasca. Continuo' a camminare.
Io:''e quindi? Non ho visto quasi nulla.''
Lou:''sei mai salita su una ruota panoramica?''
Non si volto' verso di me. Alzò le spalle e poi le riabbasso'. Continuava a guardare avanti mentre io non riuscivo a smettere di guardare lui. Quegli occhi.. Dove li avevo già visti? La voce era molto famigliare. Non so perchè ma è come se lo conoscessi da una vita. Non ero imbarazzata o cose simili:io lo conoscevo.
Lou:''non guardarmi così.''
Io: così come?
Lou:''come se io fossi il tuo mondo.''
Io:''pensavo.''
Lou:''a cosa?''
Io:''ti ho già visto...da qualche parte.''
Lou:''puo' darsi.''
Io:''si...puo' darsi.''
Silenzio. Solo il rumore dei passi della gente e le macchine.
Lou:''signorina,siamo arrivati.''
Io:''è bellissimo.''
Lou:''sali?''
Io:''sola?''
Lou:''perchè no?''
Io:''e se si blocca?''
Lou:''rimani lì sopra.''
Io:''..vieni con me?''
Non disse nulla. 'Mi prese solo la mano e mi trascino' in avanti.
Io:''che fai?''
Lou:''salgo con te.''
Gli sorrisi. Lì sopra sembravo una bambina. Ero spaventata terribilmente ma non smettevo di guardare dal finestrino. Tutte quelle nuvole. Niente era piu' spettacolare. Mi facevano venir voglia di zucchero filato. Louis guardava insieme a me. Piu' che altro guardava me. Non mi dispiaceva,per niente. Ero felice di stare con lui. Si mise a canticchiare una canzone. Continuavo a guardare il cielo,Londra. Non prestavo attenzione,poi lui disse ''la conosci?''.Mi girai verso di lui e dissi ''si..They don't know about us?'' sorrise. Mi guardava in un modo strano,bello. Come se fosse in gradi di leggermi dentro. Ma forse ne sapeva di meno di me.
Io:''perche' mi guardi così?''
Lou:''mi piace guardarti. Ogni tuo gesto è così bello e imprevedibile..''
Era tutto così familiare. Sembrava gia' successo. Forse l'avevo visto in un film. Non lo so. Gli sorrisi e mi girai verso il panorama.
Lou:''raccontami qualcosa..Qualcosa di te.''
Io:''che vuoi sapere?''
Lou:''qualcosa di importante!''
Io:''quand'ero piccola desideravo essere un uccello.''
Lou:''ti piacerebbe volare?''
Io:''si, molto. Amo il cielo.''
Non l'avevo mai detto a nessuno. Per vergogna. Credevo fosse stupido desiderare qualcosa d'impossibile. La verita' è che lo desideravo ancora ora. L'avevo sempre tenuto nascosto. Come un tesoro:tutto per me. Lo guardai
Io:''dimmi qualcosa su di te.''
Lou:''forse sai già chi sono..''
Io:''forse. Non mi è chiaro.''
Lou:''vuoi arrivarci sola?''
Io:''no,per niente.''
Lou:''il cantante degli One Direction.''
Io:''cazzo, lo sapevo!''
Lou:''questo non cambia nulla,vero?''
Io:''perche' dovrebbe cambiare qualcosa?''
Lou:''essere famosi è dura.''
Io:''hai tutto.Non mi sembra così drammatico.''
Lou:''si, ho amici falsi.''
Io:''non chiamarli amici.''
Lou:''il giro è finito?''
Io:''cosa?''
Lou:''si e' fermata.''
Io:ma no..che dici? Qui siamo a mezz'aria. Stupida macchina!Che cazzo ti fermi? No,riparti. Riparti! Ho detto riparti diamine.''
Lou:''stai bene?''
Io:''non credo.''
Lou:''ora riparte,succede sempre tranquilla.''
Si avvicina lentamente a me.
Io:''voglio scendere.''
Lou:''vorresti buttarti?''
Io:''se aiuta.''
Si mise a ridere.
Lou:''hai davvero così tanta paura?''
Non dissi nulla. Mi allontanai dal finestrino e mi misi a faccia a muro in un angolo. Pregavo. Che scema! Il panico mi stava divorando. Arrivo' da dietro,abbracciandomi.
Lou:''non ne avere. 'Andra' tutto bene. Dai,sorridimi.''
Mi giari verso di lui,ero incastrata. Si avvicino' per baciarmi. Cazzo. No,non potevo!
Io:''Lou..''
Lou:''scusa.''
Si stacco' e si allontano' mettendosi le mani in tasca. Io rimasi lì a guardarlo.
Perche' l'avevo rifiutato? Che paura avevo? Forse non l'avrei nemmeno piu' rivisto ed io volevo tanto baciarlo,almeno una volta.Ci conoscevamo da pochissimo. Stavamo facendo tutto di fretta ma ci piacevamo tanto. Davvero tanto. Avevo voglia di prenderlo e sbatterlo nel muro e dirgli che mi piaceva. Ma sarebbe stato azzardato. Era ancora presto per saperlo. Ed io ero tanto confusa. Non smetteva di guardare sotto. C'era rimasto male. Forse,quel bacio lo desiderava quanto me. Solo che io avevo paura. Basta avevo deciso:l'avrei baciato.
Mi stavo per avvicinare ma la ruota ripartì.
Lou:''dopo puoi anche scendere e andare via.''
Continuava a guardare fuori mentre io guardavo dentro,dentro di lui.
Io:''perche' pensi questo?''
Lou:''niente.''
Non avevo il coraggio di parlare. E lui non ne aveva voglia. Guardava fuori,ancora.
Guardavo dentro, ancora.
I minuti sembravano ore. Quando arriviamo?,continuavo a domandarmi. Come quando,da piccolo,sei in viaggio e puntualmente ogni cinque minuti chiedi ai tuoi genitori ''siamo arrivati?Quando arriviamo?oh.''
Non si girava piu' a guardarmi. Ed io non smettevo di farlo. Piu' vicini eravamo piu' distante lo sentivo. Con lui dovevo stare per strada,in un parco,in un bar. Ma mai in un posto stretto.
Nei posti stretti si è costretti a parlare piano e guardarsi negli occhi. Io con lui non ci riuscivo. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo e volevo gridare. Nei posti stretti non c'è spazio per le bugie e noi ce ne dovevamo dire ancora tante.
Io:''Louis, smettila. Io volevo baciarti. Io voglio baciarti. L'ho sempre voluto fare dal primo momento che mi hai sorriso. Mi piace quando lo fai. E ogni volta avrei sempre voluto saltarti addosso. Ma mi frenavo. Mi dicevo che era troppo presto. Ho avuto paura, tutto il tempo. Tu no. Tu lo stavi per fare ma io,oltre che frenare me,sono riuscita a frenare anche te. Louis,baciami. Ti prego.''
Mi sorrise e si avvicino' a me. Prese le mie mani e le appoggio' al suo collo. Mi maneggiava come voleva. Le sue mani sui miei fianchi. Il resto del mondo in silenzio.Louis si stacco' per un attimo.
Lou:''se il tuo cuore non smette di pulsare così forte morirai d'infarto. Voglio la coscienza pulita io,Betta.''
Mi misi a ridere,forte. Ero davvero felice. Dovevamo scendere, il giro era finito. Mi prese per mano e mi sorrise come per dire ''ora sei mia''.
Io:''non corriamo. Conosciamoci.''
Lou:''io voglio proprio farlo.''
Avevo dimenticato del tutto Zoe e Mary. Dovevo tornare a casa.
Io:''devo tornare a casa.''
Lou:''avevi detto che saresti rimasta.''
Io:''devo risolvere una cosa.''
Lou:''e' piu' forte di te scappare via,non e' vero?''
Io:''non posso farci nulla. E' importante.''
Lou:''vai.''
Io:''vieni con me.''
Che cavolata!Zoe si sarebbe arrabbiata. Non so perchè mi ero fatta scappare quell'invito dalla bocca ma non volevo lasciarlo.
Lou:''non do fastidio? Non sono in piu'?''
Ci pensai un attimo...
Io:''no no,tranquillo..dai vieni.''
Non avrei detto nulla. Sarei entrata dalla porta e avrei urlato "sono a casa" scappando su per le scale. Si,poteva funzionare! Gli presi la mano e cominciai a correre già da lì.
Loui:''Betta!'' Si fermo',di botto. 
Io:''dai,che c'è?''
Lou:''perchè corriamo?''
Io:''non lo so. E' divertente.''
Divertente?! Non avevo mai corso in tutta la mia vita. Era una cosa che odiavo fare e per una volta che lo facevo di mia spontanea volontà venivo fermata. Louis si mise a ridere.
Lou:''è davvero così tardi?''
Io:''troppo!''
Mi prese per mano e comincio' a correre. l'avrei presentato a Zoe e a Mary. Forse piu' avanti. Sicuramente piu' avanti. Quella non era serata. Se l'avrebbero visto non potevo fare finta di niete.
Lou:''casa tua è lontana?''
Io:''se corri no.''
Lou:''ah,bene.''
Si stava per mettere a piovere. Ogni tanto gridavo a Louis di sbrigarsi. Non avevo la minima intenzione di bagnarmi. Louis sembrava un po' che volesse perdere un po' di tempo. Non lo sopportavo questo stare fermi. Dovevamo correre. Era tardi. Stava piovendo.
Io:''Louis,ti lascio fuori. Corri.''
Mi raggiunse e mi prese per mano.
Io:''Louis,ma che fai? Sta piovendo.''
Lou:''non importa.''
Io:''ma come. Dai continua a correre.''
Mi voltai e comincia a camminare. Mi riprese per una mano e si mise davanti a me. Mi guardava ed io tremavo. Dovevamo tornare a casa! Non dovevamo stare lì.A casa,al caldo.
Lou:''stai ferma. Stai tremando.''
Io:''non è colpa mia.''
Mi guardava negli occhi,non faceva altro. Non sopportavo quella situazione. Per niente. Odiavo resistere allo sguardo degli altri. Non sapevo guardare nessuno dritto negli occhi.
Io:''Lou,che c'è?''
Lou:''niente.''
Io:''possiamo andare?''
Lou:''si si. Andiamo.''
Per fortuna casa era dietro l'angolo.
Io:''entra.''
Zoe era in cucina. Appena aprii la porta si accorse di noi. Volto' la testa verso il portone. Mi guardo' con lo sguardo di chi non prova nulla in quel momento. Poi entro' Louis e scatto in piedi.
io:sono tornata.
Affermazione ovvia, ma non sapevo piu' che dire. Non sapevo come prenderla. Non capivo che aveva.
Zoe:''ciao..''
Io:''questo è Louis..''
Zoe:''piacere.'' Si avvicino' a lui e gli prese la mano.Poi continuo'.''Io sono Zoe.''
Io:''Mary?''
Zoe:''a lavorare,ancora... Non so se torna per cena.''
A Louis suono' il telefono. Si allontanò per parlare.
Io:''Zoe,noi saliamo sopra...i camera. Vieni?''
Zoe:''non lo so... Devo fare un paio di cose prima che..''
La interruppi dicendole "ok,tu sali."La presi per il braccio e la portai sopra le scale.Louis aveva finito di parlare al telefono.
Io:''tutto bene?''
Lou:''si si.''
Io:''saliamo,dai.''
Mi cambiai ma per Louis non c'erano vestiti. Ma non poteva rimanere così. Si mise i miei vestiti,quelli piu' grandi che avevo. Gli stavano precisi. Non era molto piu' alto di me. Zoe mise i suoi vestiti ad asciugare. Presto sarebbe venuto un suo amico per venirlo a prenderlo. Così ci aveva detto.
Eravamo soli in camera. Cerco' di baciarmi ma suono' il citofono.
Io:''scusa...''
Louis si allontano' da me ed io mi alzai.
Io:''zoe,vado io!''
Aprii la porta.
x:''salve. Sono qui per prendere Louis... Piacere Harry.''
Io:''ma...tu sei Harry Styles?''
Harry:''si,vuoi un autografo?''
Io:''ahahahah no. Vado a chiamare Louis.''
Rimase lì,davanti alla porta. Salgo per le scale ed apro la porta. Si stava cambiando,aveva già finito.
io:''c'è Harry.''
Lou:''sto scendo. I tuoi vestiti sono sopra il letto. Grazie.''
Io:''di niente.''
Lo baciai su una guancia. E lo mandai sotto. C'era Harry e Zoe era sola lì sotto.Non ci voleva. Scesi sotto con Louis.Zoe era seduta nel tavolo e Harry ancora davanti alla porta,in silenzio. Si guardavano negli occhi,complici di cio' che stava accadendo. Ma senza far rumore.

  
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