2. Capitolo
Diagon Alley
… e alla prima volta che vedeva il paese frequentato da maghi e streghe
“Diagon Alley è un paesino per niente male e
pieno di cose strane” aveva pensato la prima volta che ci era andata…
Quando
riapparvero Marie vide che erano in un piccolo cortiletto, spoglio e
dimenticato.
“Ora si va a comprare il tuo corredo
scolastico, piccola!”
Marie non poteva credere alle sue orecchie,
o per meglio dire ai suoi occhi. Erano in un cortiletto, buio, piccolo,
malconcio e maleodorante, come diavolo avrebbero fatto a comprare il suo
“corredo scolastico?”
Il Professor Ockman aveva sfoderato di
nuovo la sua bacchetta, ed ora lo stava battendo su alcuni escoriati mattoni
del fatiscente muro. Improvvisamente si formò un piccolo buco, proprio
sull’ultimo mattone che l’uomo aveva toccato. Il buco si fece via via più
grande, fino a diventare un piccolo arco, che passarono. Una volta dall’altra
parte, Marie restò letteralmente con gli occhi sgranati in un’espressione
sgomenta e meravigliata al tempo stesso.
La ragazzina, ancor prima di rivolgere
curiosamente lo sguardo attorno, ebbe l’impulso di girarsi indietro… Il
fatiscente muro di quel piccolo cortile, si era prima ricomposto e poi era del
tutto sparito, inghiottito magicamente dalla strada che ora stavano percorrendo
e che si snodava tra mille vetrine e strani negozi, proprio davanti ai suoi
occhi.
“Benvenuta a Diagon Alley! Qui troverai le penne d’oca e l’inchiostro e
dì là tutte le cianfrusaglie per fare le stregonerie”
La ragazza, era ammaliata, stregata,
conquistata! Non riusciva a proferir parola, avanzava traballante al fianco di
Ruben, che la strattonava in continuazione per non farla risucchiare fra le
decine e decine di persone che affollavano l’ angusta stradina. C’erano
personaggi di ogni tipo. Donne giovani e bellissime, vestite in modi alquanto
insoliti, brandivano scope lucide e coloratissime. Donne anziane, dall’aspetto
spaventoso, uomini che le passavano accanto con aria frettolosa, abbigliati con
lunghissimi mantelli neri e alti capelli a cilindro. E… ragazzini, gruppi di
innumerevoli e rumorosi ragazzini, che si fermavano ad ogni vetrina, brandendo
in mano strani gelati e caramelle. Ridevano e correvano come pazzi, incuranti
del caos terribile intorno a loro. Mentre guardava quella strana gente le venne
in mente che si era dimenticata di chiedere alla madre i soldi per comprare il
necessario per comprare quello che le serviva – accidenti che sbadata e adesso
che faccio- pensò e poi disse:
“Mi scusi professor Ockman credo di avere
un problema!” l’uomo la guardò e chiese:
“che problema piccola?”
“non ho chiesto alla mamma i soldi, lo so
che sono sbadata me l’hanno sempre detto tutti, soprattutto mia sorella, ma io
non sono riuscita mai a cambiare e anche ques….” Il professore la interruppe
dicendo
“non ti preoccupare Marie i tuoi soldi sono
là, alla Gringott la banca dei maghi”
la ragazza alzò gli occhi e si accorse di
essere davanti a un’enorme edificio, dove campeggiava a grandi e maestose
lettere dorate la scritta “ GRINGOTT BANK” ma non riusciva comunque a capire
come poteva avere dei soldi in quella banca, il professore come se avesse
capito i suoi pensieri disse
“ la tua bisnonna
prima di morire ha lasciato una lettera a Silente in cui scriveva che i suoi
beni ed i suoi soldi sarebbero andati agli eredi che sarebbero stati streghe e
maghi e visto che tu sei l’erede che è strega puoi usufruire di tutto quello
che ti ha lasciato” per Marie era strano sentire parlare della sua bisnonna
anche perché non l’aveva mai conosciuta, l’unica cosa che la madre le aveva
detto di lei che le assomigliava. Andarono nella banca e prelevò il denaro
sufficiente per il necessario per la scuola e qualche soldo in più per quando
sarebbe stata alla scuola.
“ora direi che
possiamo cominciare a prendere l’occorrente per il tuo primo anno a Hogwarts” e
detto questo cominciarono a girare per i negozi di Diagon Alley
Non ne poteva più! Se qualcuno le avesse
chiesto in quanti e quali negozi aveva messo piede in quel pomeriggio, non
avrebbe sicuramente saputo rispondere.
Era stravolta. Stanca, assonnata, ma
irrimediabilmente felice! Ed ora, mentre era finalmente seduta, sì, doveva
ammetterlo, mai in vita sua aveva provato una spossatezza più dolce, più
incantevole, più appagante.
Sparpagliati in disordine sul tavolino
davanti a se, un’innumerevole quantità di sacchetti e piccoli libri, nella mano
stringeva un’enorme gelato alla straciatella, il suo gusto preferito, che però
incredibilmente a volte cambiava aroma diventando, ora vaniglia, ora
cioccolato. Era un gelato magico, le aveva spiegato il professore.
Finito il gelato il professore fece il
resoconto delle cose che avevano comprato
“allora
i libri li abbiamo presi, l’uniforme, il calderone e le provette di vetro, la
bilancia, mancano solo un animale e la bacchetta magica, dunque si va prima a
prendere la bacchetta da Olivander e poi al Serraglio Stregato per l’animale” e
detto questo si alzarono dal tavolino e si incamminarono verso il negozio di
bacchette.
Si fermarono dinanzi ad una vetrina,
vecchia, scura ed impolverata. Entrarono, ritrovandosi in un locale che non era
certo meglio della vetrina! Si presentava buio e angusto ed era permeato dall’inconfondibile
odore della muffa. Una voce alle sue spalle la fece sussultare.
“o ma chi abbiamo qui, se non mi sbaglio tu
devi essere la nipote di Margaret White?”
Marie prima di rispondere rivolse uno
sguardo al professore per capire se la persona nominata era la bisnonna e
l’uomo visto lo sguardo della ragazza rispose al posto suo “in verità è la
figlia di suo nipote”
“ah! Comunque era una grande strega
Margaret, ma veniamo a noi vediamo di trovare una bella bacchetta per la
signorina”
Marie si guardò attorno e vide ripiani e
scaffali impolverati. Erano stracolmi di piccole scatole rettangolari di ogni
materiale e misura. Solo quando Olivander si decise a darsi da fare, con le
suddette scatole, Merie comprese cosa vi era custodito dentro.
Da una di loro, estrasse un oggetto lungo,
appuntito ed estremamente elegante… Una bacchetta magica, senza dubbio! la
porse a Marie ed un po’ incerta, lei la prese fra le dita e rimase lì,
immobile, con la sottile asta fra le mani.
L’uomo la guardò accigliato
“Beh, ragazzina, prova a muoverla, non
senti niente?”
Marie voleva sprofondare. Doveva forse già
sapere come ci si comportava con una bacchetta in mano? Probabilmente sì… e il
pensiero, la depresse all’istante. Facendosi coraggio, la mosse debolmente, dal
basso verso l’alto, e improvvisamente il rumore di uno schiocco secco, invase
la stanza. La vetrina di una piccola teca, alle spalle del bancone esplose,
lanciando frammenti di vetro ovunque. Guardò con aria spaventata l’uomo. Ma
questo, con suo grande stupore, non le prestava la benché minima attenzione.
Era piuttosto occupata a pensare. Con il viso corrugato in una strana
espressione, osservava la bacchetta e parlava tra se e se
“Umhmm… No. Platano e piume di Ippogrifo,.
Non va bene. Prova questa. Nove pollici e mezzo, elastica, elegante, femminile…
Legno di salice e peli di unicorno ed alcune gocce di acqua di mare”
Sfilò via dalle mani, della sempre più
confusa Marie, la bacchetta e gliene porse svelto un’altra. Lei l’afferrò
titubante. Che cosa sarebbe successo, stavolta?
Si fece forza, e strinse con vigore le
piccole dita sull’impugnatura fredda e solida dell’asticella che le porgeva
Olivander. Questa divenne improvvisamente calda e malleabile sotto il suo
tocco, quasi fluida fra le sue mani. Una misteriosa e corroborante energia
parve sprigionarsi dal sottile pezzo di legno. Le percorse il braccio, le
spalle, la mente il cuore… Marie la mosse, piegando con grazia il polso, una
movenza che nessuno le aveva mai insegnato. Che non aveva mai visto fare, ma
che indubbiamente era celata nei meandri della sua mente. Dalla punta della
bacchetta si diffusero tutt’intorno, una cascata di piccole stelline dorate.
Fluttuavano leggere nella stanza per poi disperdersi misteriosamente, proprio
come si erano formate.
L’uomo contemplava la scena con fredda
lucidità, mentre un sorriso sornione gli increspava le labbra sottili. Si
diresse quindi alla cassa, dietro al bancone, mise nelle mani di Marie la
malconcia scatola di cartone della bacchetta, attese che la ragazza pagasse, e
finalmente osservò i due avvicinarsi all’uscita del negozio.
Marie e il professor Ockman si avviarono a
fare il loro ultimo acquisto al Serraglio Stregato dove la ragazza comprò una
splendida civetta bianca.
Era pomeriggio inoltrato quando tornarono,
Marie andò ad appoggiare le sue cose in camera mentre il professor Ockman
parlava alla madre
“come c’era scritto nella lettera
l’espresso per Hogwarts partirà il 1° settembre alle 11 precise dalla stazione
di King’s Cross al binario 9 ¾ e mi
raccomando la puntualità” detto questo scomparì con un POFF.