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Autore: LalezionedellaWoolf    31/12/2012    3 recensioni
C'era solo una ragazza con la quale, si era promesso, non avrebbe mai avuto niente a che fare.
Amalia Sperelli era completamente sbagliata per i suoi canoni. Non che fosse brutta, non lo era affatto, ma aveva quella voce, o forse era il suo modo di parlare, di impostare le frasi, che rovinava ogni pensiero gradevole che sorgeva nella mente di Andrea quando la vedeva.
Impostare le frasi, pensò, era proprio una di quelle cose che avrebbe detto lei.
Lei, che era tutta impostata.
Genere: Commedia, Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto mi scuso, è tantissimo che non aggiorno e mi sono davvero sentita in colpa.

Probabilmente di qui al capitolo 12 passerà parecchio tempo (anche per questo mi scuso in anticipo). Questo capitolo è un pochino più corto degli altri, spero apprezziate comunque.

Se trovate qualche errore fatemelo presente!

 

 

 

 

 

 

Capitolo 11

 

 

Qualcuno avrebbe potuto chiedersi il motivo di tanto trambusto. No, non trambusto, perché Amalia Sperelli, in fin dei conti, non aveva gridato, né si era messa a piangere, e nemmeno aveva osato rivolgere ai presenti parole che potessero risultare offensive – per quanto lo avesse desiderato. No, quasi in punta di piedi, sfruttando il rumoroso litigio tra le affiatate amichette di Violetta Baccelli, aveva lasciato la stanza, chiudendosi il portone alle spalle.

Ti ho detto che ama me!” La voce stridula di Violetta risuonò fin dentro l'atrio spaventando un gatto randagio – del quale si prendeva cura la Professoressa De Witt, tentando di mettere a posto la coscienza, magari - che, preso com'era dalla toletta mattutina, sussultò cadendo dal comodo gradino sul quale stava adagiato.

Un paio di studenti fuggirono dalla suddetta stanza tenendosi le orecchie tappate, gli occhi stretti in un'espressione disperata.

E come dar loro torto? Pensò Amalia, slacciandosi con foga la giacca, il palmo della mano che si spalmava sulla fronte alla nuova, sudata dichiarazione di Violetta, la quale, poverina, si stava sgolando da almeno un quarto d'ora, e senza alcun successo, pergiunta, considerando che Carola Chiodo continuava a darle della “Bugiarda!”.

Indispettita, la fronte aggrondata, Amalia prese a salire le scale.

E così.” Sospirò una voce vicina.

Lei sobbalzò, voltandosi lentamente: Eva, la schiena poggiata contro il portone, la fissava.

E così. - ripeté, il tono sospeso, lo sguardo divertito. La strana espressione che aveva sul volto le parve un sorriso, animato dal colore delle guance, più rosa del solito, e da un'indecifrabile luce negli occhi. - Lindon, eh?”

Hai davvero capito male”

Certo” Mormorò con sarcasmo.

Amalia roteò gli occhi.

Oh! - incrociò le braccia al petto – Non crederai davvero che noi..”

Be', ci è voluto un po' per convincermi, insomma – distolse lo sguardo, sovrappensiero – voi due, di solito..”

Appunto, noi due, di solit-”

Ma poi ho capito, e in effetti torna tutto alla perfezione.”

Cosa?

Ma sì! I tuoi pomeriggi in biblioteca, ovviamente è lì che vi incontrate e...”

Cosa?” ripeté Amalia, con più convinzione.

E poi non ti ho mai visto frequentare nessuno, ed eri così riluttante all'idea di uscire con Eckhart”

Non dire sciocchezze.”

Lindon deve essere uno geloso...”

Smettila”

Mi stupisce che non lo sia tu, con tutte quelle che gli ronzano intorno”

Ho detto di smetterla.”

Anche se fossi in te non mi preoccuperei molto, - fece una pausa, forse intimorita dallo sguardo severo di Amalia – insomma, ti segue ovunque come un cagnolino.”

Eva!”

Cosa?” sbottò Eva oltraggiata.

Qualcuno, dietro di lei, prese a schiarirsi la gola, costringendola a voltarsi.

Oh. - borbottò imbarazzata – Lindon.”

Andrea Lindon le lanciò uno sguardo glaciale, rivolgendosi quasi subito ad Amalia.

Posso parlarti?” farfugliò, torcendosi le mani.

Al di sopra della spalla di lui, Amalia intercettò le occhiate insinuanti dell'amica.

Le sue sopracciglia si aggrottarono mentre una rabbia cieca le tingeva le guance di un rosso vivo.

No” disse secca evitando il suo sguardo.

Un'espressione spaesata si dipinse sul volto di Andrea. Si voltò di nuovo, deciso a prendersela con Eva. Se quella stupida non si fosse messa a snocciolare tutte quelle cretinate , una dopo l'altra. Se non l'avesse presa in giro, si disse, lei, Amalia, sarebbe stata più che bendisposta nei suoi confronti.

Ti segue ovunque come un cagnolino.

Di nuovo, gli parve di sentirla, osservando il suo volto sprezzante, il sorrisetto storto che aveva stampato in faccia.

Vatti a fare un giro Argento.” Sibilò, una vena pulsante sul collo.

Eva Argento alzò il mento come a dire che non era proprio il caso di mettersi contro di lei, e, soddisfatta della risposta – o meglio, dell'insulto – che teneva pronta sulla punta della lingua, e pregustando la faccia che avrebbe fatto lui nell'udirla – un'espressione offesa, ne era certa, che raramente compare sul suo viso pieno di orgoglio – aprì la bocca, gonfiando il petto:

Sai che c'è Lin-”

Lascia stare Eva.” La interruppe Amalia, rovinando quel momento di gloria.

Non ti starei a sentire in ogni caso, Lindon.” Aggiunse subito dopo. Andrea boccheggiò un paio di volte.

B-bene.” Riuscì a dire alla fine, e rivoltole un'occhiata delusa, girò sui tacchi e se ne andò.

 

 

 

Che modi.”

Un'occhiata distratta alle unghie laccate di smalto.

Non capisco come fai a stare con uno così.” Continuò Eva Argento spostandosi una ciocca bruna dietro l'orecchio.

Infatti non stiamo insieme”

Io comunque lo sapevo – riprese, ignorando palesemente le proteste dell'amica – insomma, me lo immaginavo.”

Non stiamo insieme” ripeté Amalia, la porta sbattuta dietro di lei.

Hai capito?” Amalia si voltò a guardarla, Eva, che sembrava non avere alcuna voglia di ascoltare le sue spiegazioni, le sue giustificazioni, il motivo per cui quella dannatissima giacca era nella loro stanza, fino a poche ore fa. Ma niente. Niente le avrebbe impedito di romanzare, gonfiare ed ingigantire quella che Amalia definiva una sciocchezza. No, lo sguardo sognante ad osservarsi lo smalto – spalmato così bene, per una volta – già si immaginava i loro romantici incontri, in qualche angolino della biblioteca.

E lui le disse. E lei rispose, sorridendo timidamente. I capelli di lei che ondeggiavano delicatamente, mossi dagli spifferi gelidi dell'altrettanto gelida biblioteca – qualcuno dovrebbe decidersi a sistemare quelle maledette finestre.

Quest'ultimo pensiero rovinò l'atmosfera romantica. Eva si promise che avrebbe cambiato l'ambientazione della storia. Avrebbe potuto farli incontrare in qualche sgabuzzino. Sì, perché no? Molto più intimo.

Hai capito? Noi non stiamo insiem-”

Quante volte hai intenzione di ripeterlo?”

Amalia raddrizzò le spalle, colta alla sprovvista.

Allora ci senti.”

Solo perché ignoro le tue cavolate inutili non vuol dire che non ci sento.”

Le mie cavolate non sono inutili.”

Si fermò un attimo, lo sguardo confuso: “E non sono nemmeno cavolate.” Precisò.

Certo che lo sono. - Eva alzò lo sguardo su di lei – Non prendermi in giro dicendo che non ti piace per niente, o che davvero non sapevi di piacergli.”

Non fare la stupida.”

Tu, non fare la stupida.”

Solo perché adesso ti va di divertirti ad inventare una sciocca storia d'amore di quelle che ti piacciono tanto...”

Sì, be', e allora?”

E allora non scocciarmi”

Non è che debba inventare molto, comunque.”

Tieni per te le tue cretinate, per favore.”

 

 

 

 

 

  
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