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Autore: Nefele    18/07/2007    5 recensioni
“Sofia, Sofia..ehi mi senti…che hai? Stai male?” aggiunge Micael mentre la scuoteva con forza, ma nulla la faceva sembrare sana, neppure lontanamente. “Mic…dobbiamo andare a chiamare il signor Asclepi, deve portarla in infer…”diceva agitatissima la minuta ragazza dai capelli corti, ma non ebbe il tempo di terminare la frase perché dalle labbra rosee di Sofia uscì una voce cupa che pareva venire da molto lontano. “Quando la tonda signora che i lupi risveglia nascerà nel suo regno animato da piccole luci, colui che porta il segno e i suoi fidati verranno nella casa assolata dei maghi .” Un rantolo informe concluse la frase. Le palpebre di Sofia batterono sugli occhi tornati finalmente vigili, quindi scorgendo i volti terrorizzati degli amici scherzò:” Che avete da guardare così? Mi hanno forse fatto una fattura orcovolante?”
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Sorpresa | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 10

Capitolo 10

Latte e gufo

 

Un raggio di sole attraversò le imposte della grande stanza dove Erica e Sofia dormivano, colpì il volto di Erica e si infilò tra le sue palpebre , svegliandola molto prima di quanto desiderasse. La cercatrice si girò un po’ nel letto cercando di riprendere sonno, ma il raggio di sole le dava il tormento e alla fine si rassegnò a godersi ancora un po’ il tepore delle coperte  guardandosi attorno e accarezzando la testa di Ciambella, la sua soffice gatta color del miele.

Nel letto accanto al suo Sofia dormiva placidamente quasi del tutto sommersa dalle coperte. Soltanto la parte superiore della sua testa e della testa di Patoccolo, il suo coniglio di peluche, emergevano dalla coltre verde delle coperte. Erica sorrise nel guardarla, ma un morso all’altezza dello stomaco le fece ricordare il senso di colpa per non averle ancora detto di Micael.  Erano passati diversi giorni dagli avvenimenti sul campo di Quidditch e da quel momento Micael le faceva una corte spietata alla quale era sempre più difficile resistere senza farsi notare da Sofia. Sul comodino si trovava un girasole con un nastro blu legato a fiocco intorno al gambo. Il nastro teneva stretta una piccola pergamena arrotolata. Erica lo aprì stancamente, da circa una ventina di giorni ogni mattina ne trovava uno sul comodino e sapeva perfettamente che dentro non si trovavano altro che richieste di appuntamenti da parte di Micael. Srotolando la pergamena riconobbe la grafia del ragazzo e l’appallottolò nella mano. Si odiava per quello che stava facendo: nascondere una cosa così importante alla sua più cara amica e trattare con indifferenza il ragazzo di cui, ormai lo sapeva, era innamorata. Sospirò mentre con un lieve «Evanesco» faceva sparire il girasole prima che qualcuno lo vedesse.  La ragazza piegò le gambe verso il petto e nascose la testa tra le braccia che aveva poggiato sulle ginocchia e con un sospiro tornò a pensare, cullata dal silenzio che ancora regnava nella scuola. Micael le piaceva moltissimo, era dolce, divertente e deliziosamente imbranato; avrebbe voluto tanto essere la sua ragazza, poterlo stringere a se, coccolarlo, baciarlo… invecchiarci insieme. Ma se le cose non fossero andate così? Se ad un tratto lei e Micael avessero litigato e non fossero stati più amici? Sofia da che parte sarebbe stata?

Proprio mentre Erica annegava nel vortice dei suoi pensieri una voce assonnata e familiare la scosse: «Erica…che cosa c’è? Parli nel sonno?», la schernì Sofia con un grosso sbadiglio.

«Ehm… no, no stavo solo riflettendo tra me» rispose Erica con un sorriso tirato.

«Alle otto di domenica mattina?- insistette la ragazza mora mentre si stiracchiava come un gatto sotto le coperte – Da un po’ di tempo a questa parte ti comporti in modo strano…mi devi forse dire qualcosa? Non abbiamo avuto modo di parlarci molto ultimamente, con tutti gli allenamenti che avete!». Concluse Sofia seria mettendosi a sedere su letto.

Erica si buttò nel cuscino per non mostrare alcuna espressione che avrebbe potuto tradirla, quindi tentando di cambiare discorso domandò con viso furbetto: «Piuttosto: ho saputo che Riccardo si è accorto di quanto tu sia carina, non fa altro che domandarmi tue notizie durante gli allenamenti…»

Questa volta fu Sofia a distogliere lo sguardo coprendosi il viso con Patoccolo. Ma non appena riemerse da dietro il pupazzo la sua espressione fece dire ad Erica in tono esasperato: «Oh basta Sofia! Devi dimenticare Harry! Lo vuoi capire che è innamorato di un’altra, e poi non sappiamo neppure se avremmo mai l’occasione di rivederlo!...Devi guardare avanti, e molto più vicino» Terminò la ragazza bionda con passione felice di aver deviato il discorso da sé all’amica. Sofia però mise il broncio e non rispose. Nel frattempo Ermengarda e Matilde, le loro compagne di stanza si erano svegliate e guardavano malissimo Erica, che si rese conto in quel momento di aver parlato troppo forte.

Sofia nel frattempo si era alzata iniziando a prepararsi in silenzio ed era schizzata via appena pronta, seguita a ruota da Erica.

 

La Sala Grande era piena di studenti vocianti come e ancor più del solito, forse perché era domenica e tutti si sentivano più rilassati, forse perché di lì a tre giorni sarebbero iniziate le vacanze di Natale . Il soffitto quel giorno rappresentava il mito di Teseo ed Arianna, una storia davvero struggente e poco adatta all’atmosfera festosa del periodo; i putti che svolazzavano per la stanza indossavano un grazioso, minuscolo berretto da Babbo Natale. Tutta la sala era decorata con grandi festoni di abete sui quali brillavano piccole fate che emanavano luci multicolore. Ad ogni angolo inoltre risplendevano enormi alberi di Natale ornati nel medesimo modo. Tutte quelle luci unite all’atmosfera di festa che si respirava nell’aria come un dolce profumo di biscotti diedero la carica a Sofia, facendola sentire più rilassata e ben disposta anche se, si disse, non avrebbe lasciato in pace Erica finché non avesse ottenuto una risposta soddisfacente.

Arrivate in sala si sedettero l’una accanto all’altra. Mentre versavano cappiùccino nelle loro tazze e prendevano due grossi cornetti alla cioccolata arrivò anche Micael che aveva la faccia più distrutta del solito. Si sedette di fronte ad Erica sbiascicando un «Ciao»  mentre lanciava alla ragazza bionda un’occhiata ardente ed interrogativa che la indusse ad abbassare lo sguardo. Fortunatamente Sofia, impegnata a non imbrattarsi di cioccolata non scorse l’espressione inconfondibile del cugino e dell’amica e poco dopo venne ulteriormente distratta dall’arrivo di Riccardo che l’abbracciò sulle spalle arrivando da dietro, dandole un confidenziale bacio sul collo prima di allontanarsi velocemente ammiccando in sua direzione. Con la bocca sporca di cioccolata e sempre più sconvolta Sofia si voltò a guardarlo mentre le lanciava un bacio e le faceva l’occhiolino con complicità, in sottofondo si sentivano molte risatine e qualche voce femminile che gridava frasi del tipo: «Riccardo hai il gusto dell’orrido?» oppure « Portati un amuleto se esci con lei, non si può mai sapere..». Imbarazzata e  di nuovo imbronciata Sofia tornò a fissare la sua tazza e a divorare con foga il suo cornetto. Erica nel frattempo tentava di consolarla per sviare l’attenzione dagli sguardi che Micael le lanciava, insultando “quelle vacche svampite” che offendevano ancora la sua amica. Micael nel frattempo guardava Riccardo con un misto di fastidio e ammirazione.

Tutto ad un tratto però la tensione fu interrotta dall’arrivo dei gufi e dei piccioni postali. Nessuno dei tre amici aspettava nulla per quel giorno, visto che tutti  e tre avrebbero fatto presto ritorno alle loro famiglie per le vacanze di Natale. Tuttavia un minuscolo gufo scese in picchiata verso di loro andandosi a tuffare dritto nella tazza di Micael ancora colma di cappiùccino. Schizzi di latte e caffé macchiarono la tovaglia e le loro divise. Fortunatamente il gufetto si era tuffato di testa nella tazza lasciando quasi incolume la pergamena legata alla sua zampa. Con delicatezza Erica lo afferrò per la zampa libera e lo mise in piedi sul tavolo. Quello si agitò vistosamente per ripulire le piume mentre emetteva un verso soddisfatto, ora il latte era schizzato anche sui volti dei tre ragazzi che osservavano quel minuscolo volatile tra il seccato e il divertito.

Micael finalmente prese la piccola pergamena legata alla sua zampa, mentre Erica velocemente puliva gli schizzi di latte sulla tavola e sui loro vestiti.

Sul volto del ragazzo si formò una smorfia di puro stupore e quando le due amiche gli domandarono di chi fosse la lettera, lui si limitò a mostrargliela. Inchiostro nero modellato in una grafia ordinata diceva:

 

Cari Micael, Erica e Sofia

Ieri sera la nostra preside ha inviato all’Abraxa una lettera per chiedere il vostro trasferimento a Hogwarts per tutto il tempo che sarà necessario per faccende che vi saranno spiegate a tempo debito. Credo che vi informeranno al più presto, ma non volevo che veniste presi alla sprovvista.  È bene che arriviate qui nel più breve tempo possibile con le vostre famiglie. Vi mando un abbraccio nell’attesa di rivederci.

 Con affetto,

Hermione

 

Immediatamente anche le facce di Erica e Sofia presero la stessa espressione di quella di Micael, ossia un misto tra attonite e felici. Un mare di domande affollarono in breve le loro giovani menti, ma proprio mentre Micael stava per aprire bocca una voce calma e lenta risuonò in tutta la grande sala come se venisse trasmessa da altoparlanti appesi al soffitto: « I signori Micael Revenin, Sofia Revenin ed Erica Lunardi sono attesi urgentemente in presidenza». Con le facce di chi sta capendo sempre meno Sofia afferrò il piccolo gufo, quindi i tre si strinsero nelle spalle e senza fiatare si diressero verso l’ufficio della preside seguiti dagli sguardi curiosi degli altri studenti.

Con un’ansia diversa da quella che avevano di solito quando percorrevano la strada verso la presidenza (in genere era per discolparsi di qualche scherzo fatto ai danni di studenti poco simpatici), i tre raggiunsero la porta a vetri senza fiatare. Evidentemente attesi quella si aprì prima che loro avessero il tempo di bussare ed immediatamente una bambinetta minuscola con molleggianti boccoli castani si avventò sulle gambe del ragazzo gridando entusiasta: «Maicoleee! Maicoleee!». Il ragazzo con un sorrisetto imbarazzato tirò su la piccola, che altri non era se non Ester, la sua sorellina di appena due anni. Erica si sciolse in un sorriso intenerito mentre il ragazzo la stringeva a sé dandole un bacio sulla fronte. Pochi istanti più tardi la porta si aprì completamente e la voce della preside li invitò ad entrare. Immediatamente videro la Professoressa Svaragata sorridere mielosamente in loro direzione, perfettamente pettinata come di consueto. Tuttavia la donna non era sola: in un angolo infatti si trovavano un uomo e una donna minuti, con volti gentili. L’uomo era quasi calvo e aveva grandi occhi castani e un portentoso paio di baffi, la donna era piccola e tonda, molto carina nella sua veste turchese che contrastava con i capelli scuri raccolti in uno chignon. Erano i genitori di Erica che la ragazza corse velocemente ad abbracciare. Accanto a loro si trovava un’altra coppia: lui era alto e robusto, con un gran faccione giovale nel quale brillavano occhi azzurri come quelli di Micael, anche la donna che aveva accanto era molto alta e piuttosto attraente. Questi erano i genitori di Micael, nonché zii di Sofia.

Terminati i saluti tra i rispettivi familiari la preside invitò tutti a sedersi facendo comparire con rapidi gesti della bacchetta sette grandi sedie imbottite ed una piccola sedia identica alle altre sulla quale Ester si sedette con la grazia di una piccola principessa.

Non appena ognuno di loro si fu accomodato, ignorando le occhiate fulminanti che i genitori di Micael lanciavano al figlio e gli sguardi ansiosi  del padre e la madre di Erica, la professoressa prese la parola con voce fin troppo flemmatica nella quale si avvertiva però un certo disappunto: « La professoressa Mc Granitt  mi ha scritto che è necessario che voi tre andiate al più presto a Hogwarts. Mi ha inoltre detto di ringraziarvi per l’ospitalità che avete dimostrato nei confronti di tre studenti della sua scuola.- lo sguardo della preside setacciò quello dei tre a coglierne qualche segno di colpevolezza- Ora, prima di proseguire vi domando. Perché io non ne ho saputo niente?».

I tre studenti si sentirono gelare, la madre di Micael lo guardava torva picchiettando le dita sulle braccia conserte. Sentendosi chiamato in causa in qualità di caposcuola, il ragazzo rispose alzandosi rispettosamente in piedi:« I tre studenti ci hanno chiesto di non rivelare la loro presenza e, dato che sembrava una faccenda piuttosto seria, abbiamo fatto come ci chiedevano.» Terminata la frase, molto seriamente si sedette ignorando la madre che lo guardava in cagnesco. Ci fu un attimo di pausa, quindi la voce della Preside tornò zuccherosa e sognante come sempre:« Se avessi saputo che il signor Harry Potter ed i suoi amici erano qui lo avremmo potuto aiutare meglio…-sospirò come se tornasse da un sogno quindi proseguì-  … ora, il messaggio inviatami dalla preside di Hogwarts mi spinge a chiedervi di prepararvi con una certa urgenza e a partire il più presto possibile.- Fece un cenno con la mano prevedendo la domanda che Erica stava per fare- mi spiace dirvi che la Civetta dovrà rinunciare a due dei suoi componenti per tutto il tempo che sarà necessario. I professori della nostra scuola vi manderanno settimanalmente appunti con le lezioni delle materie non presenti a Hogwarts, in modo che potrete tenervi al passo con il programma.»

A questo punto Sofia non riuscì più a fare silenzio e approfittando della pausa fatta dalla preside domandò: « Ma perché dobbiamo andare a Hogwarts?»

La professoressa la guardò un momento sorridendo dolcemente, come si fa ad un bambino che abbia inaspettatamente chiesto qualcosa di intelligente, quindi con un tono esageratamente dolce rispose:« Mia cara, la vera ragione non è chiara neppure a me. La professoressa Mc Granitt non me lo ha riferito,- nel suo tono c’era una punta di stizza- so soltanto che si tratta di un trasferimento per motivi di sicurezza anche se il motivo ufficiale della vostra visita sarà un periodo di studio all’estero…»

«Ma… e i nostri genitori, loro per quale motivo devono venire?» sbottò Erica indicando con la mano i quattro adulti seduti accanto a loro.

« Il signore e la signora Revenin sono ufficialmente in missione per il Ministero, ne ho parlato con loro prima che arrivaste. I signori Lunardi diranno cortesemente  a tutti che hanno intenzione di aprire una filiale del loro negozio di abiti a Hogsmeade. Mi raccomando, come s è raccomandata la mia collega Minerva, di attenervi scrupolosamente a questa versione dei fatti». Concluse delicatamente la Svaragata scandagliando con lo sguardo tutti i presenti. Gli adulti erano piuttosto tranquilli: in fondo avevano già avuto il tempo di assorbire la notizia; i tre ragazzi tuttavia sembravano piuttosto agitati e si osservavano tra loro. Erica era sul punto di mettersi a piangere, Micael si mordeva insistentemente le unghie guardandosi intorno agitato; Sofia aveva lo sguardo fisso nel vuoto e pensava tante cose così contrastanti tra loro da farle venire il mal di testa.

Ad un tratto però la preside batté le mani ed i tre ritornarono a posare i piedi per terra.

«Andate a preparare i vostri bauli». Disse la preside facendo aprire la porta a vetrata, «Avete mezz’ora per tornare qui con le vostre cose». Concluse facendo cenno ai tre di sbrigarsi. Erica, Micael e Sofia saltarono su dalle proprie sedie un secondo prima che queste scomparissero e in uno svolazzare di vesti verdi smeraldo corsero verso le loro camere. Nessuno aveva una gran voglia di parlare perché c’era molto da pensare. Erica e Micael erano molto dispiaciuti di dover lasciare la loro squadra, Micael però non poteva che essere sollevato dal fatto che Erica venisse con loro. Da parte sua Sofia era felicissima di rivedere Ron ed Hermione anche se le metteva molto pensiero il fatto di dover rincontrare Harry , proprio ora che stava iniziando a non pensarci più. Inoltre era un po’ seccata dal fatto di dover rinunciare alle attenzioni di Riccardo, che tutto sommato le facevano piacere. Pensieri come questi affollavano la mente dei tre ragazzi, ma nessuno ne parlò con gli altri: la preside era sembrata molto seria e non sembrava proprio il caso di mettersi a discutere con lei sulla faccenda, tanto più che il tempo per prepararsi era davvero esiguo.

In breve tempo i bauli furono pronti, Ciambella venne messa nel trasportino, nonostante non ne fosse entusiasta, Chichi la civetta color miele di Sofia fu infilata nella gabbia insieme al piccolo gufo mandato da Hermione che strillava contento con grande disappunto della padrona della uccelliera, un’altra gabbia più grande ospitava invece Aristide, il grande barbagianni bruno di Micael.

Gli studenti che si trovavano nella sala d’ingresso lo guardavano incuriositi, qualcuno faceva domande che trovavano soltanto cenni vaghi come risposta, Riccardo inseguì addirittura sofia per un po’ cercando di cavarne qualche informazione ma non ottenne altro che qualche vago sorriso e uno scherzoso bacio tirato con la mano. In realtà Sofia avrebbe voluto spiegarsi, per correttezza, ma non ce n’era davvero il tempo.

Quando arrivarono nell’ufficio della preside i loro genitori non c’erano già più. Come la professoressa spiegò loro erano tornati alle loro rispettive case per preparare i bagagli e li avrebbero raggiunti in Inghilterra il giorno successivo; per loro erano state preparati degli appartamenti adatti. Sulla scrivanie della preside si trovava un oggetto insolito che cozzava perfettamente con l’arredamento lussuoso della sala. Si trattava di un vecchio maglione bucato dall’aspetto triste.

«Dunque, cari- incominciò zuccherosa la preside- questo- fece una smorfia schifata indicando il maglione- tra poco diverrà una passaporta che vi condurrà dritti a Hogwarts. Vi stanno aspettando, quindi è necessario fare presto. Vi raccomando di comportarvi bene e di tenere alto l’onore dell’Abraxa! Ora, vi prego di avvicinarvi.»

Guardandosi con l’espressione di chi è appena saltato fuori da una centrifuga i tre obbedirono e si accostarono alla scrivania. Nello stesso momento la professoressa aveva fatto sparire bauli e gabbie ed aveva mormorato «Portus!». Il maglione si illuminò appena per poi tornare come prima. Di nuovo Selene Svaragata parlò: «Al mio tre afferrate il maglione». La preside prese fiato quindi iniziò:

«Uno…»

Sofia guardò fuori dalla finestra: il mare risplendeva di blu intenso sotto un terso cielo invernale; per quanto non avrebbe più visto?

 « Due…»

Erica strinse la manica della veste di Micael e quella di Sofia. Il ragazzo la guardò di rimando deglutendo nervosamente mentre allungavano le mani verso la passaporta.

«Tre…»

I ragazzi afferrarono il maglione con decisione, fu come se un gancio li avesse arpionati all’ombellico. In pochi istanti l’ufficio della Svaragata,  le foto, i ritratti appesi alle pareti, le tende di velluto, la finestra da cui si vedeva il mare scomparvero confondendosi in un turbine di colori. Poi il turbine cessò e tutti e tre caddero scompostamente su un freddo pavimento di pietra.

La prima cosa che sofia vide fu una finestra, ma non si vedeva più il cielo limpido ed il mare, bensì un cielo grigiastro e una grande pianura coperta di neve.

 

 

Ed eccomi qui con il 10° capitolo. Non so, io non sono completamente soddisfatta. Avrei voluto metterci altre cose, ma sarebbe diventato troppo lungo perciò quello che non è entrato qui lo troverete nell’11° capitolo.

Un altro motivo che mi rende insoddisfatta è che avrei voluto finire questa storia prima dell’uscita del settimo episodio di Harry Potter, ma sono ancora in altissimo mare. Pazienza J

Ora vorrei ringraziare tutti coloro che mi leggono e in special modo quelli che sono tanto gentili da lasciarmi dei commentuzzi! Mi fanno un tale piacere, non credo che continuerei a scrivere se non ci fossero! Mille grazie quindi a Minako, Seiryu e Lady Aria che mi hanno lasciato il loro parere. Un grande abbraccio anche a tutti coloro che leggono senza commentare: non siate timidi però! Un commento, anche se non positivc fa sempre piacere!

A presto!

Ciriciaooo ^_^

 

P.S. Avete capito chi è il gufo proveniente da Hogwarts? (ghgh)

 

 

 

 

 

  
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