Capitolo 10
Latte e gufo
Un
raggio di sole attraversò le imposte della grande stanza dove Erica e Sofia
dormivano, colpì il volto di Erica e si infilò tra le
sue palpebre , svegliandola molto prima di quanto desiderasse. La cercatrice si
girò un po’ nel letto cercando di riprendere sonno, ma il raggio di sole le
dava il tormento e alla fine si rassegnò a godersi ancora un po’ il tepore
delle coperte guardandosi
attorno e accarezzando la testa di Ciambella, la sua soffice gatta color del miele.
Nel
letto accanto al suo Sofia dormiva placidamente quasi
del tutto sommersa dalle coperte. Soltanto la parte superiore della sua testa e
della testa di Patoccolo, il
suo coniglio di peluche, emergevano dalla coltre verde delle coperte. Erica
sorrise nel guardarla, ma un morso all’altezza dello stomaco le fece ricordare
il senso di colpa per non averle ancora detto di Micael. Erano passati diversi giorni dagli
avvenimenti sul campo di Quidditch e da quel momento Micael le faceva una corte
spietata alla quale era sempre più difficile resistere senza farsi notare da
Sofia. Sul comodino si trovava un girasole con un nastro blu legato a fiocco
intorno al gambo. Il nastro teneva stretta una piccola pergamena arrotolata.
Erica lo aprì stancamente, da circa una ventina di giorni ogni mattina ne
trovava uno sul comodino e sapeva perfettamente che dentro non si trovavano
altro che richieste di appuntamenti da parte di
Micael. Srotolando la pergamena riconobbe la grafia del ragazzo e
l’appallottolò nella mano. Si odiava per quello che stava facendo: nascondere
una cosa così importante alla sua più cara amica e trattare con indifferenza il
ragazzo di cui, ormai lo sapeva, era innamorata. Sospirò mentre con un lieve «Evanesco» faceva
sparire il girasole prima che qualcuno lo
vedesse. La ragazza piegò le gambe verso
il petto e nascose la testa tra le braccia che aveva poggiato sulle ginocchia e
con un sospiro tornò a pensare, cullata dal silenzio che ancora regnava nella
scuola. Micael le piaceva moltissimo, era dolce, divertente e deliziosamente imbranato; avrebbe voluto tanto essere la sua ragazza,
poterlo stringere a se, coccolarlo, baciarlo… invecchiarci insieme. Ma se le cose non fossero andate così? Se ad un tratto lei e
Micael avessero litigato e non fossero stati più
amici? Sofia da che parte sarebbe stata?
Proprio
mentre Erica annegava nel vortice dei suoi pensieri una voce assonnata e familiare la scosse: «Erica…che cosa c’è? Parli nel sonno?»,
la schernì Sofia con un grosso sbadiglio.
«Ehm…
no, no stavo solo riflettendo tra me» rispose Erica
con un sorriso tirato.
«Alle
otto di domenica mattina?- insistette la ragazza mora mentre
si stiracchiava come un gatto sotto le coperte – Da un po’ di tempo a questa
parte ti comporti in modo strano…mi devi forse dire qualcosa? Non abbiamo avuto
modo di parlarci molto ultimamente, con tutti gli allenamenti che avete!». Concluse Sofia seria mettendosi a sedere su letto.
Erica
si buttò nel cuscino per non mostrare alcuna espressione
che avrebbe potuto tradirla, quindi tentando di cambiare discorso domandò con
viso furbetto: «Piuttosto: ho saputo che Riccardo si è accorto di quanto tu sia
carina, non fa altro che domandarmi tue notizie durante gli allenamenti…»
Questa
volta fu Sofia a distogliere lo sguardo coprendosi il viso con Patoccolo. Ma non appena riemerse da dietro il pupazzo la sua espressione fece dire ad Erica in tono
esasperato: «Oh basta Sofia! Devi dimenticare Harry! Lo vuoi capire che è
innamorato di un’altra, e poi non sappiamo neppure se avremmo mai l’occasione
di rivederlo!...Devi guardare avanti, e molto più
vicino» Terminò la ragazza bionda con passione felice di aver deviato il
discorso da sé all’amica. Sofia però mise il broncio e non rispose. Nel
frattempo Ermengarda e Matilde, le loro compagne di stanza si erano svegliate e
guardavano malissimo Erica, che si rese conto in quel momento di aver parlato
troppo forte.
Sofia
nel frattempo si era alzata iniziando a prepararsi in silenzio ed era schizzata
via appena pronta, seguita a ruota da Erica.
Arrivate in sala si sedettero l’una accanto all’altra. Mentre
versavano cappiùccino nelle loro tazze e prendevano due grossi cornetti alla cioccolata arrivò anche Micael che aveva la faccia più
distrutta del solito. Si sedette di fronte ad Erica sbiascicando un «Ciao» mentre lanciava alla
ragazza bionda un’occhiata ardente ed interrogativa che la indusse ad abbassare
lo sguardo. Fortunatamente Sofia, impegnata a non imbrattarsi di cioccolata non
scorse l’espressione inconfondibile del cugino e dell’amica e poco dopo venne ulteriormente distratta dall’arrivo di Riccardo che
l’abbracciò sulle spalle arrivando da dietro, dandole un confidenziale bacio
sul collo prima di allontanarsi velocemente ammiccando in sua direzione. Con la
bocca sporca di cioccolata e sempre più sconvolta Sofia si voltò a guardarlo mentre le lanciava un bacio e le faceva
l’occhiolino con complicità, in sottofondo si sentivano molte risatine e
qualche voce femminile che gridava frasi del tipo: «Riccardo hai il gusto
dell’orrido?» oppure « Portati un amuleto se esci con lei, non si può mai
sapere..». Imbarazzata e di nuovo imbronciata Sofia tornò a
fissare la sua tazza e a divorare con foga il suo cornetto. Erica nel frattempo
tentava di consolarla per sviare l’attenzione dagli sguardi che Micael le
lanciava, insultando “quelle vacche
svampite” che offendevano ancora la sua amica. Micael nel frattempo
guardava Riccardo con un misto di fastidio e ammirazione.
Tutto
ad un tratto però la tensione fu interrotta dall’arrivo dei gufi e dei piccioni
postali. Nessuno dei tre amici aspettava nulla per quel giorno, visto che tutti e tre avrebbero
fatto presto ritorno alle loro famiglie per le vacanze di Natale. Tuttavia un
minuscolo gufo scese in picchiata verso di loro andandosi a tuffare dritto
nella tazza di Micael ancora colma di cappiùccino. Schizzi di latte e caffé
macchiarono la tovaglia e le loro divise. Fortunatamente il gufetto
si era tuffato di testa nella tazza lasciando quasi incolume la pergamena
legata alla sua zampa. Con delicatezza Erica lo afferrò per la zampa libera e
lo mise in piedi sul tavolo. Quello si agitò vistosamente
per ripulire le piume mentre emetteva un verso soddisfatto, ora il latte era
schizzato anche sui volti dei tre ragazzi che osservavano quel minuscolo
volatile tra il seccato e il divertito.
Micael finalmente prese la piccola
pergamena legata alla sua zampa, mentre Erica velocemente puliva gli schizzi di
latte sulla tavola e sui loro vestiti.
Sul
volto del ragazzo si formò una smorfia di puro stupore e quando le due amiche
gli domandarono di chi fosse la lettera, lui si limitò a mostrargliela.
Inchiostro nero modellato in una grafia ordinata diceva:
Cari
Micael, Erica e Sofia
Ieri
sera la nostra preside ha inviato all’Abraxa una lettera per chiedere il vostro
trasferimento a Hogwarts per tutto il tempo che sarà necessario per faccende
che vi saranno spiegate a tempo debito. Credo che vi informeranno
al più presto, ma non volevo che veniste presi alla sprovvista. È bene che arriviate qui
nel più breve tempo possibile con le vostre famiglie. Vi mando un abbraccio
nell’attesa di rivederci.
Con affetto,
Hermione
Immediatamente
anche le facce di Erica e Sofia presero la stessa
espressione di quella di Micael, ossia un misto tra attonite e felici. Un mare
di domande affollarono in breve le loro giovani menti,
ma proprio mentre Micael stava per aprire bocca una voce calma e lenta risuonò
in tutta la grande sala come se venisse trasmessa da altoparlanti appesi al
soffitto: « I signori Micael Revenin, Sofia Revenin ed Erica Lunardi sono
attesi urgentemente in presidenza». Con le facce di chi sta
capendo sempre meno Sofia afferrò il piccolo gufo, quindi i tre si strinsero
nelle spalle e senza fiatare si diressero verso l’ufficio della preside seguiti
dagli sguardi curiosi degli altri studenti.
Con
un’ansia diversa da quella che avevano di solito quando
percorrevano la strada verso la presidenza (in genere era per discolparsi di
qualche scherzo fatto ai danni di studenti poco simpatici), i tre raggiunsero
la porta a vetri senza fiatare. Evidentemente attesi quella si aprì prima che
loro avessero il tempo di bussare ed immediatamente una bambinetta
minuscola con molleggianti boccoli castani si avventò sulle gambe del ragazzo
gridando entusiasta: «Maicoleee! Maicoleee!».
Il ragazzo con un sorrisetto imbarazzato tirò su la piccola, che altri non era
se non Ester, la sua sorellina di appena due anni. Erica si sciolse in un
sorriso intenerito mentre il ragazzo la stringeva a sé
dandole un bacio sulla fronte. Pochi istanti più tardi la porta si aprì
completamente e la voce della preside li invitò ad entrare. Immediatamente
videro
Terminati
i saluti tra i rispettivi familiari la preside invitò
tutti a sedersi facendo comparire con rapidi gesti della bacchetta sette grandi
sedie imbottite ed una piccola sedia identica alle altre sulla quale Ester si
sedette con la grazia di una piccola principessa.
Non
appena ognuno di loro si fu accomodato, ignorando le occhiate fulminanti che i
genitori di Micael lanciavano al figlio e gli sguardi ansiosi del padre e la madre di Erica, la
professoressa prese la parola con voce fin troppo flemmatica nella quale si avvertiva
però un certo disappunto: « La professoressa Mc Granitt mi ha scritto che è necessario che voi tre
andiate al più presto a Hogwarts. Mi ha inoltre detto di ringraziarvi per
l’ospitalità che avete dimostrato nei confronti di tre studenti della sua
scuola.- lo sguardo della preside setacciò quello dei
tre a coglierne qualche segno di colpevolezza- Ora, prima di proseguire vi
domando. Perché io non ne ho saputo niente?».
I
tre studenti si sentirono gelare, la madre di Micael lo
guardava torva picchiettando le dita sulle braccia conserte. Sentendosi
chiamato in causa in qualità di caposcuola, il ragazzo rispose alzandosi
rispettosamente in piedi:« I tre studenti ci hanno
chiesto di non rivelare la loro presenza e, dato che sembrava una faccenda
piuttosto seria, abbiamo fatto come ci chiedevano.» Terminata la frase, molto
seriamente si sedette ignorando la madre che lo guardava in cagnesco. Ci fu un
attimo di pausa, quindi la voce della Preside tornò zuccherosa e sognante come
sempre:« Se avessi saputo che il signor Harry Potter
ed i suoi amici erano qui lo avremmo potuto aiutare meglio…-sospirò come se
tornasse da un sogno quindi proseguì- …
ora, il messaggio inviatami dalla preside di Hogwarts mi spinge a chiedervi di
prepararvi con una certa urgenza e a partire il più presto possibile.- Fece un
cenno con la mano prevedendo la domanda che Erica stava per fare- mi spiace
dirvi che
A
questo punto Sofia non riuscì più a fare silenzio e approfittando della pausa
fatta dalla preside domandò: « Ma perché dobbiamo andare a Hogwarts?»
La
professoressa la guardò un momento sorridendo dolcemente, come si fa ad un bambino che abbia inaspettatamente chiesto qualcosa
di intelligente, quindi con un tono esageratamente dolce rispose:« Mia cara, la
vera ragione non è chiara neppure a me. La professoressa Mc Granitt non me lo
ha riferito,- nel suo tono c’era una punta di stizza- so soltanto che si tratta
di un trasferimento per motivi di sicurezza anche se il motivo ufficiale della
vostra visita sarà un periodo di studio all’estero…»
«Ma… e i nostri genitori, loro per quale motivo devono
venire?» sbottò Erica indicando con la mano i quattro adulti seduti accanto a
loro.
«
Il signore e la signora Revenin sono ufficialmente in missione per il
Ministero, ne ho parlato con loro prima che arrivaste. I signori Lunardi
diranno cortesemente a
tutti che hanno intenzione di aprire una filiale del loro negozio di abiti a Hogsmeade. Mi raccomando, come s è
raccomandata la mia collega Minerva, di attenervi scrupolosamente a questa
versione dei fatti». Concluse delicatamente
Ad
un tratto però la preside batté le mani ed i tre ritornarono a posare i piedi
per terra.
«Andate
a preparare i vostri bauli». Disse la preside facendo aprire la porta a vetrata, «Avete mezz’ora per tornare qui con le vostre cose».
Concluse facendo cenno ai tre di sbrigarsi. Erica, Micael e Sofia saltarono su
dalle proprie sedie un secondo prima che queste scomparissero
e in uno svolazzare di vesti verdi smeraldo corsero verso le loro camere.
Nessuno aveva una gran voglia di parlare perché c’era molto da pensare. Erica e
Micael erano molto dispiaciuti di dover lasciare la
loro squadra, Micael però non poteva che essere sollevato dal fatto che Erica
venisse con loro. Da parte sua Sofia era felicissima di rivedere Ron ed
Hermione anche se le metteva molto pensiero il fatto di dover rincontrare Harry , proprio ora che stava iniziando a non pensarci più. Inoltre era un po’ seccata dal fatto di dover rinunciare
alle attenzioni di Riccardo, che tutto sommato le facevano piacere. Pensieri
come questi affollavano la mente dei tre ragazzi, ma nessuno ne parlò con gli
altri: la preside era sembrata molto seria e non sembrava
proprio il caso di mettersi a discutere con lei sulla faccenda, tanto più che
il tempo per prepararsi era davvero esiguo.
In
breve tempo i bauli furono pronti, Ciambella venne
messa nel trasportino, nonostante non ne fosse entusiasta, Chichi
la civetta color miele di Sofia fu infilata nella gabbia insieme al piccolo
gufo mandato da Hermione che strillava contento con grande disappunto della
padrona della uccelliera, un’altra gabbia più grande ospitava invece Aristide,
il grande barbagianni bruno di Micael.
Gli
studenti che si trovavano nella sala d’ingresso lo
guardavano incuriositi, qualcuno faceva domande che trovavano soltanto cenni
vaghi come risposta, Riccardo inseguì addirittura sofia per un po’ cercando di
cavarne qualche informazione ma non ottenne altro che qualche vago sorriso e
uno scherzoso bacio tirato con la mano. In realtà Sofia avrebbe voluto
spiegarsi, per correttezza, ma non ce n’era davvero il
tempo.
Quando
arrivarono nell’ufficio della preside i loro genitori non c’erano
già più. Come la professoressa spiegò loro erano tornati
alle loro rispettive case per preparare i bagagli e li avrebbero raggiunti in Inghilterra
il giorno successivo; per loro erano state preparati degli appartamenti adatti.
Sulla scrivanie della preside si trovava un oggetto
insolito che cozzava perfettamente con l’arredamento lussuoso della sala. Si
trattava di un vecchio maglione bucato dall’aspetto triste.
«Dunque,
cari- incominciò zuccherosa la preside- questo- fece
una smorfia schifata indicando il maglione- tra poco diverrà una passaporta che
vi condurrà dritti a Hogwarts. Vi stanno aspettando, quindi è necessario fare
presto. Vi raccomando di comportarvi bene e di tenere alto l’onore dell’Abraxa!
Ora, vi prego di avvicinarvi.»
Guardandosi
con l’espressione di chi è appena saltato fuori da una
centrifuga i tre obbedirono e si accostarono alla scrivania. Nello stesso
momento la professoressa aveva fatto sparire bauli e gabbie ed aveva mormorato
«Portus!». Il maglione si illuminò
appena per poi tornare come prima. Di nuovo Selene Svaragata parlò: «Al mio tre afferrate il maglione». La preside prese fiato
quindi iniziò:
«Uno…»
Sofia
guardò fuori dalla finestra: il mare risplendeva di
blu intenso sotto un terso cielo invernale; per quanto non avrebbe più visto?
« Due…»
Erica
strinse la manica della veste di Micael e quella di Sofia. Il ragazzo la guardò
di rimando deglutendo nervosamente mentre allungavano
le mani verso la passaporta.
«Tre…»
I
ragazzi afferrarono il maglione con decisione, fu come se un gancio li avesse
arpionati all’ombellico. In pochi istanti l’ufficio della Svaragata, le foto, i ritratti
appesi alle pareti, le tende di velluto, la finestra da cui si vedeva il mare
scomparvero confondendosi in un turbine di colori. Poi il turbine cessò e tutti
e tre caddero scompostamente su un freddo pavimento di pietra.
La
prima cosa che sofia vide fu una finestra, ma non si vedeva più il cielo
limpido ed il mare, bensì un cielo grigiastro e una grande
pianura coperta di neve.
Ed eccomi qui con il 10°
capitolo. Non so, io non sono completamente
soddisfatta. Avrei voluto metterci altre cose, ma sarebbe diventato troppo
lungo perciò quello che non è entrato qui lo troverete
nell’11° capitolo.
Un altro motivo che mi rende insoddisfatta è che avrei voluto finire questa storia prima dell’uscita del
settimo episodio di Harry Potter, ma sono ancora in altissimo mare. Pazienza J
Ora vorrei ringraziare tutti coloro che
mi leggono e in special modo quelli che sono tanto gentili da lasciarmi dei commentuzzi! Mi fanno un tale piacere, non credo che
continuerei a scrivere se non ci fossero! Mille grazie quindi
a Minako, Seiryu e Lady Aria che mi hanno lasciato il
loro parere. Un grande abbraccio anche a tutti coloro
che leggono senza commentare: non siate timidi però! Un commento, anche se non positivc fa sempre piacere!
A presto!
Ciriciaooo ^_^
P.S. Avete capito chi è il gufo proveniente da Hogwarts? (ghgh)