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Autore: Ayumu_    01/01/2013    2 recensioni
Dopo un breve capitolo con Caroline protagonista, si avrà una storia concentrata sulla visione di un nuovo personaggio.
Nathan scoprirà cose che neanche nei sogni sapeva esistessero. Si innamorerà, si farà amici e nemici.
Scoprirà che Mystic Falls non è una semplice città.
Intanto Klaus cercherà in tutti i modi di ammaliare Caroline.
** La storia è ambientata dopo la terza stagione_
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Tyler Lockwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La bellezza del corpo


 
 
Piccole gocce che attestavano un brutto temporale raffreddarono la città. 
Era buio pesto, e facevo fatica a spingere i pedali su quello scomodo sedile. 
Non vedevo l'ora che tutto finisse, che tutto si sciogliesse, come se quella disgustosa situazione fosse un gelato immerso in un lago di lava. Certo, non pretendevo la soluzione bella e fatta, ma volevo cambiare vita. Da umano, come tutti gli adolescenti, avevo desiderato cambiare la mia solita routine, diventare qualcuno di importante, fare delle cose che sarebbero rimaste nella storia. Ora volevo il contrario. Desideravo ritornare quel ragazzo indiscreto, mal visto e messo da parte da chiunque. Volevo ritornare ad essere il solito sfigato di turno, senza amici e con un mondo tutto mio. Non disprezzavo la mia natura vampiresca, ma il contesto che essa aveva creato. 
Non avevo la forza necessaria per fare nulla. Giravo il manubrio  più del dovuto, e i miei occhi erano tanto appannati da non poter distinguere i veicoli. 
Un formicolio, unito a delle fitte laceranti qua e là, fu la causa del mio svenimento. La macchina urtò contro un alto albero, le cui radici abbracciavano il terreno già da molti anni. Nessuno si fermò anche solo per un secondo per "controllare" la situazione, né un essere umano, e tanto meno un vampiro. Niente e nessuno permise di interrompere un altro strano sogno. 
 
 
- Perché, non va bene? -.  Era un ragazzo biondo, con una divisa da barista; parlava con un uomo vestito di nero, difficile da riconoscere con il cappuccio che gli oscurava il volto. Si trovavano in un ripostiglio, dove scatole di birra coprivano  i muri. 
- No. - sbuffò lievemente, come se fosse infastidito dalla domanda. 
- Datti una calmata! Non sopravvalutarti, sei solo un fottuto vampiro!-
- Scusa, - rispose con un tono di voce grave e malinconico, alzò per un secondo il mento, e potei scorgere una parte di quelle rosse labbra carnose - hai ragione. - la voce e gli assenti movimenti non mi permisero di riconoscere l'incappucciato.
- Tutti sospettano di me... tutto per colpa di quel fottuto vampiro... "Nathan"... dobbiamo ucciderlo prima che spifferi cazzate. - quando sentii il mio nome riacquistai la sensibilità del corpo: stavo quasi per svegliarmi.  Riuscii a sentire tutta la battuta, quando una luce bianca occupò tutta la zona visibile. Mano a mano che ritornavo nella fase "relax" riuscivo meglio a intravedere delle strane ombre che giravano a destra e a manca.
 
- Caroline.. perché? Perché te ne vai?! - Era un uomo, forse Klaus.. non ne ero certo: qualunque cosa vedessi era sbiadita, come se fosse un lontano oggetto alla vista di un miope. 
- Che il diavolo mi porti con sé! - era accasciato su una sedia, con i gomiti appoggiati su una piccola scrivania. Era la stanza di una ragazza, o meglio, di una damigella di altri tempi. Il letto era sfatto, le ante dell'unico armadio erano aperte, e una figura intimorita, con le mani conserte, stava spiando la scena dall'uscio della porta. 
- Il cattivo si innamorò della buona.-
L'ombra rimaneva in silenzio, non dava cenni di vita. Cercai di avvicinare la visuale alla donna, per scorgere meglio i tratti del viso. Era una cinquantenne (o almeno lo credevo) con dei ciuffi di capelli spettinati che le imbruttivano il volto, degli occhi sgranati da far paura, e una bocca rosicchiata da affilati canini. Insomma, sembrava un mostro! Per non parlare della veste sporca di sangue, che dava l'idea di un'assassina incallita. 
- Devo farcela! Cercherò qualcuno... - intanto il biondo si stava disperando, lanciando acuti singhiozzi per tutta la stanza. - Non l'ho salvata. - il resto lo sussurrò come fa una pettegola ad un'oca in presenza di ospiti, in modo tale da non farmi capire nulla delle tante parole pronunciate. 
La donna mise una mano davanti alla bocca, gli occhi si arrossarono, e una pesante e concentrata lacrima le cadde da un occhio. Dopo un istante ritornò spavalda e sicura di sé come, da quanto potevo percepire, era stata fin da giovane. Si asciugò le lacrime, aggiustò i capelli e diede dei leggeri schiaffetti al vestito per stenderlo prontamente. Il ragazzo non si accorse di nulla, talmente era concentrato su quel discorso pronunciato a bisbigli. Sembrava un dannato, un detenuto che cercava assiduamente una via di fuga. 
La spiona guardò per un altro istante le spalle del ragazzo, poi scappò via con il naso all'insù e con aria da sfrontata. 
Dovevo decidermi alla svelta se seguire la donna o rimanere con il presunto nemico. Se avessi dato importanza alla prima, avrei sicuramente capito perché mai indossasse un abito macchiato di sangue, mentre se avessi studiato il secondo, avrei compreso il significato di tali brusii. Alla fine decisi di tornare al vampiro depresso che si stava affliggendo per un motivo a me oscuro. 
Dopo aver aspettato impazientemente, cercando un qualsiasi indizio che mi aiutasse a capire per quale diabolica causa quel tipo stava sbraitando come un pazzo, egli si alzò e fuggì via tutto di un botto. Rimasi lì, sconvolto dal repentino cambiamento di umore del giovane. 
Cambiai la visuale del sogno premonitore più e più volte, spostando il punto di vista una volta a destra, un'altra volta a sinistra. Era un sogno, e in quanto tale riuscivo con fatica a distinguere un oggetto dall'altro, e più di volta accadeva che un oggetto solido diventasse liquido, e uno liquido si trasformasse in uno spaventoso essere vivente.
Dopo aver dato uno sguardo a tutti gli oggetti della stanza, scorsi il foglio di carta che il giovane aveva bagnato con le lacrime.  Era una lettera. La lessi con prontezza. 
Rimasi stupefatto dalle parole della candida ragazza.
Vidi una luce bianca uscire dal logoro foglio, uno strano odore si disperse nell'aria e delle piacevoli melodie si fusero coi timpani. 
 
Questa volta mi trovavo in una camera di casa Salvatore, precisamente la stanza dove Elena veniva costantemente sorvegliata. A controllare la situazione c'era Stefan, e, anche se più che un sogno mi sembrava un incubo, cercai in tutti i modi di non provocare il mio risveglio. Quel buffo  vampiro stava girando attorno alla sedia su cui era seduta Elena, come fa un buon rapinatore che studia l'oggetto desiderato. La povera ragazza aveva gli occhi chiusi, le mani irrigidite e gli splendidi capelli che le ornavano il volto. 
Non feci in tempo ad osservare la scena, che rividi nuovamente quella accecante luce bianca. Questa volta sentii un terribile mal di testa invadere il corpo e il sogno stesso, ma posso ricordare con grande lucidità l'inspiegabile espressione del vampiro e il suo strano silenzio. Non fece molti gesti; solamente alla fine pronunciò un lieve sorriso per poi ritornare il serio e irritante vampiro di sempre. 
 
 
Dopo essermi svegliato mi guardai alle spalle, controllai che nessuno stesse osservando la scena. Una busta vuota, che molto probabilmente aveva contenuto del sangue, era appoggiata sul sedile posteriore, e i miei sensi erano inebriati da quel sangue umano così puro e denso, che colava all'estremità della bocca. 
Chi mi avesse donato quella busta di sangue non lo scoprii facilmente. Fatto sta chiunque fosse stato mi aveva salvato la vita.
Erano passate più di tre ore. Scrissi un messaggio a mia madre per non farla preoccupare della mia assenza, poi lasciai il veicolo incustodito e corsi con tutte le energie che avevo in corpo verso casa Salvatore. 
Questa volta niente e nessuno mi impedì di raggiungere la meta, e una volta di fronte quella casa così tetra e logora, sentii un tremolio salirmi alle gambe. Mi avvicinai con noncuranza, mi fermai all'uscio e bussai dolcemente alla porta. Era uno strano luogo dove costruire un edificio, e con tutta franchezza, anche se fossi stato un vecchio vampiro malconcio non avrei mai e poi mai optato per una casa del genere. Troppo vecchia, troppo dispersa nel nulla,  e poi era tetra, impauriva chiunque passasse per la zona. Mentre ero assorto nei pensieri che vagavano nella mente, sentii dei passi farsi sempre più vicini, finché non vidi Jeremy aprire la porta. 
- Ciao Nathan. - non sembrava realmente contento della mia visita, anche se un leggero sorrisetto gli marchiava il volto.
- Ho la cura per Elena! - cacciai dalla tasca la boccetta che mi aveva affidato Elijah.
- Dove l'hai presa? Cos'è? - non feci in tempo a rispondere che i fratelli Salvatore corsero subito a controllare. 
- Chi te l'ha data? Non sai che il dottore alla tua età è solamente un gioco? - Damon non era affatto il tipo da cominciare un discorso con "Ciao, come stai?".
Gli raccontai la stranissima visita notturna, mentre Stefan, avendo la mente totalmente altrove, stava lì, immobile, aspettando che qualcuno gli rivolgesse la parola. Damon non sembrò affatto stupito quando nominai il nome del donatore, mentre Jeremy impallidì all'istante, e mancò poco che non perdesse l'equilibrio e cadesse a terra. 
- Perché mai dovremmo fidarci di lui? - questa volta era Stefan a parlare. 
- Perché se non facciamo qualcosa Elena potrebbe morire da un momento all'altro! - Damon mise a tacere il fratello, afferrò l'oggetto prelibato e corse da Elena con velocità vampiresca. 
Quando Damon era attento a iniettare nel giusto modo il sangue di licantropo alla sfiorita vampira, delle voci femminili pervasero i miei sensi. I due vampiri non sembrarono sentire nulla, talmente erano accorti all'imminente risveglio. Ne ero sicuro, una di quelle era Bonnie Bennet, mentre l'altra.. non riuscivo a riconoscere il suono di quella voce, ma al solo udirlo mi sentivo totalmente sconfitto! Che dovesse essere un mostro? Un essere maligno? Non ne sapevo assolutamente niente. Abbandonai la stanza senza fare rumore - solo Jeremy mi scrutò con la coda dell'occhio - e raggiunsi alacremente l'uscio di casa. Dalla porta vetrata ebbi la conferma che si trattasse di due ragazze, e per giunta una della quali era la strega Bonnie Bennet. L'altra aveva dei capelli ricci, biondi platino, gli occhi di un verde-acqua ,vivo, profondo, che risaltavano ancora di più con il vestitino blu oceano, che le arrivava alle ginocchia. Sembrava la Laura di Petrarca, o meglio la Beatrice dantesca, e non era graziosa, non era bella, era qualcosa che andasse al di là di ogni possibile immaginazione. Era stupenda, la creatura più bella che avessi visto al mondo. Vicino a Bonnie, non che voglia sminuire la bellezza di quest'ultima, sembrava un essere innaturale, l'unico che potesse essere definito "perfetto". Era Caroline!







Angolo autore:

Em.. questa volta dovrei essere punito severamente, visto che ho fatto (credo) più di due mesi di ritardo. Per il prossimo capitolo vi prometto di essere più puntuale. 
Ringrazio come al solito tutti coloro che hanno messo la storia nelle seguite, ricordate, preferite, e che hanno recensito i precedenti capitoli. Questa volta va a un grazie di cuore alla mia Beta Nimueh, che ha eseguito il patto alle 23.01 - Grazie
Cosa dire, spero vi sia piaciuto, buon Natale, buone feste, felice anno nuovo, ecc. ecc. 
Vi esorto a commentare e a darmi un'idea su ciò che pensate stia uscendo fuori da questa piccola FF. 
Grazie ancora, alla prossima, Ayumu_


PS:   arrivati a questo punto vi chiedo di dare un'occhiata a questa (magnifica, strabiliante) (:3) opera: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1460513&i=1
Ho partecipato insieme ad altre scrittrici di EFP, e mi piacerebbe una vostra impressione. Grazie ancora. 














 
   
 
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