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Autore: eltanin12    01/01/2013    1 recensioni
(Sequel di Harry e Jamie Potter e La Mappa Del Malandrino)
La voce di Harry, le arrivò a fatica, il fiato le si mozzò in gola. Le voci nella sua testa erano sempre più forti, non riusciva a fermarle. I muscoli sempre più deboli. Perse la presa sulla bacchetta.
«Ahi Dios, muovete», Moccì la colpì in testa con la coda.
Un urlo di dolore le invase la mente, lo sentiva come se lo stesse vivendo sulla propria pelle.
Adesso posso toccarlo
Ora, inchinati alla morte, Harry.
Non ci sarà nessuno a morire per te questa volta
Inchinati.
Avada Kedavra
Seguite Harry e Jamie e il loro camaleonte Moccì, nelle loro nuove avventure nella scuola di Hogwarts, tra amici che trovano la divisa scolastica noiosa e che leggono i giornali al contrario, dovranno affrontate i piccoli problemi dell'adolescenza uniti ad altri molto più grandi di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Jamie Potter'
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Buon 2013 a tutti!

Dopo la mia notte di bagordi, ho deciso di postare il capitolo appena rientrata, visto che dubito delle mie facoltà cognitive di domani (che è già oggi xd)
e non volevo per nessun motivo mancare alla promessa di aggiornare.

Dunque ecco il seguito de La Mappa Del Malandrino,per chi non mi avesse seguito in precendenza...può pormi pure tutte le domande o i dubbi sulla trama se non avesse voglia di leggere la ff precedente :)

Ora vi lascio al capitolo,
Buona Lettura 
 




Harry strinse gli occhi,le sagome di lapidi consunte si stagliavano tutt’intorno a loro, il profilo nero di una chiesetta era riconoscibile oltre un grande albero alla loro destra. Alla loro sinistra s'innalzava una collina, sul cui versante Harry riuscì a distinguere la sagoma di un imponente villa. Cedric guardò la Coppa Tremaghi, poi alzò gli occhi verso Harry. «A te qualcuno aveva detto che la Coppa era una Passaporta?» chiese. «No» disse Harry. Stava osservando il cimitero. Era immerso nel silenzio, e vagamente inquietante. «Questo dovrebbe far parte della prova?»
«Non lo so» rispose Cedric. Il suo tono di voce era teso. «Fuori le bacchette, che ne dici?» «Sì» disse Harry. Non voleva dimostrarsi spaventato, ma uno strano senso di disagio gli contraeva lo stomaco. Quel posto lo inquietava.
 
La cicatrice di Harry esplose di dolore. Era un male che non aveva mai provato prima; la bacchetta gli cadde dalle dita mentre si portava le mani sul viso; le ginocchia cedettero; cadde a terra accecato dal dolore, la testa stava per spaccarglisi in due.
Da molto lontano sopra di lui, una voce fredda e acuta disse: «Uccidi l'altro».
Un sibilo, e una seconda voce urlò le parole nella notte: «Avada Kedavra» Un lampo di luce verde saettò attraverso le palpebre di Harry, e sentì qualcosa di pesante cadere a terra accanto a lui; il dolore alla cicatrice raggiunse un tale picco che fu preso da un conato di vomito, e poi diminuì; terrorizzato all'idea di ciò che stava per vedere, aprì gli occhi che gli bruciavano. Cedric era disteso a terra al suo fianco, a braccia aperte, non si muoveva; lo sguardo vacuo e un’espressione impaurita che gli deformava il viso. Era morto.
Harry udì un respiro corto e affannato dall'interno del cappuccio; si divincolò, e l'uomo lo colpì, lo colpì con una mano che aveva un dito in meno. E Harry capì chi c'era sotto il cappuccio. Era Codaliscia. «Tu» disse, senza fiato.
 
Il fagotto di stoffe informe era poco più in là, vicino alla tomba. Sembrava che si agitasse furiosamente. Harry lo osservò, e la cicatrice gli bruciò di nuovo, e all'improvviso seppe che non voleva vedere che cosa c'era lì dentro.
Non voleva che il fagotto venisse aperto
 Udì dei rumori e guardò in giù: un serpente gigantesco strisciava nell'erba, aggirando la pietra tombale a cui era legato.
 
Il calderone ribolliva, schizzando dappertutto le scintille simili a diamanti, di una lucentezza così abbagliante che trasformava tutto il resto in un unico velluto nero. Non accadde nulla.
Fa' che sia annegato, pensò Harry, fa' che tutto sia andato storto
Ma poi, con un sussulto di terrore, vide nella nebbia la sagoma scura di un uomo alto e scheletrico, che si ergeva lentamente dall'interno del calderone.
L'uomo magro uscì dal calderone, fissandolo, e Harry a sua volta fissò il viso che da tre anni infestava i suoi incubi. Più bianco di un teschio, con grandi, lividi occhi rossi, il naso piatto come quello di un serpente, due fessure per narici.
Voldemort.
 
E l'ombra di Cedric si alzò, e guardò il filo di luce d'oro nella sua lunghezza, e parlò. «Resisti, Harry»
 
L'ombra di fumo di una giovane donna dai capelli lunghi cadde al suolo come aveva fatto il fantasma di Cedric, si rialzò e lo guardò.
Harry, con le braccia che tremavano follemente, guardò a sua volta il volto del fantasma di sua madre. «Tuo padre sta arrivando» disse piano lo spettro. «Vuole vederti, andrà tutto bene. Siamo così orgogliosi di voi. Resisti, Harry»
E lui venne, prima la testa, poi il corpo, un uomo alto con i capelli spettinati come quelli di Harry, la sagoma di fumo e d'ombra di James Potter sbocciò dalla punta della bacchetta di Voldemort, cadde a terra e si rialzò come aveva fatto sua moglie. Si avvicinò a Harry, lo guardò e parlò con la stessa voce remota e rimbombante degli altri, però sottovoce, così che Voldemort, il volto livido di terrore mentre le sue vittime si aggiravano attorno a lui, non potesse sentire «Quando il contatto s'interromperà, rimarremo qui solo per pochi istanti, ma ti daremo il tempo, devi correre alla Passaporta, ti riporterà a Hogwarts»
«E da Jamie» disse sua madre «devi tornare da lei»
«Hai capito, Harry?»
«Sì» disse Harry senza fiato, lottando per mantenere la presa sulla bacchetta che gli scivolava tra le dita. «Harry» sussurrò la sagoma di Cedric, «riporterai indietro il mio corpo, vero? Riporta il mio corpo ai miei genitori»
 
«Harry, Harry, svegliati»
Harry aprì gli occhi di scatto e inspirò una grossa quantità d’aria come se fosse stato in apnea, vedeva solo macchie confuse e una sagoma scura china su di lui. Era buio. Il cimitero, pensò confuso, doveva raggiungere la Passaporta. Doveva riportarlo indietro, doveva salvare il corpo di Cedric.
Una mano si posò sulla sua fronte sudata e scostò le ciocche di capelli. Harry provò a parlare, ma la voce gli morì in gola, la bocca era secca e impastata.
«Harry» la voce era piena di preoccupazione. Gli accarezzò una guancia.
«Jamie»
«Va tutto bene» lo rassicurò, senza più traccia dell’inquietudine con cui prima lo aveva chiamato.
Harry allungò una mano tremante verso il comodino per afferrare gli occhiali. Li inforcò e mise a fuoco i contorni del viso di sua sorella.
Jamie si chinò ancora più su di lui e lo abbracciò come avrebbe fatto una madre per consolare il figlio dopo un brutto incubo. Lo aiutò a tirarsi su e gli mise sotto il naso un bicchiere d’acqua.
Harry lo prese e bevve prima piano poi a lunghi sorsi, l’acqua gli bagnò la gola secca e trascinò via il nodo che sentiva all’altezza del pomo d’adamo «Niente pozioni miracolose, stavolta?» tentò di scherzare, mentre Jamie prendeva il bicchiere e lo appoggiava sul comodino.
Jamie passò una mano tra i capelli spettinati e sudati del fratello «Lo sai che stanotte non puoi prenderla»
Harry sospirò «Perché prenderne troppa potrebbe farmi finire in coma» recitò come una lezione che aveva imparato e ripetuto mille volte.
Jamie sorrise «E non è il caso di dare a Piton questa soddisfazione».Ancora non riusciva a credere che Piton le avesse lasciato “prendere in prestito” i suoi ingredienti per produrre il Distillato della Morte Vivente. L’aveva colta sul fatto mentre trafficava sul calderone nel Bagno di Mirtilla Malcontenta, ma non l’aveva punita né confiscato il tutto. Si era limitato a sgridarla e a dirle che l’avrebbe lasciata fare solo nella speranza che riducesse in coma quell’inutile arrogante di suo fratello. «Era sempre lo stesso sogno, vero?» chiese cauta
Harry annuì e passò una mano sul petto, la maglietta madida di sudore si era appiccicata come una seconda pelle e gli provocava un fastidioso formicolio «Non ha senso parlarne ancora»
«Possiamo, invece. Tutte le volte che vuoi»
«Lascia stare» Harry scostò le lenzuola con un gesto secco e scese dal letto. Senza badare alle assi scricchiolanti del pavimento aprì la porta e la sbattè dietro di sé.
Jamie sbuffò e andò alla finestra, la luna piena splendeva fredda nel cielo limpido estivo. Vide una figura nera stagliarsi vicino al lampione del marciapiede di fronte, guardò la porta per assicurarsi che Harry non fosse ancora tornato e quando si voltò, la figura era già sparita.
Erano passati due mesi da quando li avevano rispediti dai Dursley e quasi tutte le notti Harry era tormentato dagli incubi sulla morte di Cedric e sul ritorno di Voldemort. All’inizio, il Distillato Della Morte Vivente aveva funzionato bene, placava i suoi incubi e gli permetteva di dormire, ma dopo un mese, anche se Jamie era stata molto scrupolosa coi dosaggi, Harry aveva cominciato ad accusare sonnolenza molto più del normale, così aveva smesso di assumerlo e gli incubi si erano ripresentati.
«Non potete continuare asì. Lo sai, vero?»
Jamie guardò la lampada sul comò accanto al letto dove Moccì aveva preso l’abitudine di dormire. Il camaleonte era aggrappato al braccio della lampada usandolo come un ramo. «Quando potremo andarcene da questo posto le cose andranno meglio» lo rassicurò Jamie «Dobbiamo avere pazienza»
«Ahi, este parole dette da ti, son davvero strane»
Jamie abbozzò un sorriso «Un anno fa era diverso, Moccì» si stropicciò gli occhi e prese a riordinare le lettere sparse sulla scrivania, i nomi dei mittenti si ripetevano: Ron, Sirius e Hermione. Le impilò e le spostò davanti alla gabbia di Edvige, dove la loro civetta dormiva beata, la testa bianca incassata tra le piume.
 La porta della camera cigolò, Jamie si voltò e vide Harry rientrare «Va meglio?»
«Un po’» si sdraiò sopra le lenzuola e si tolse gli occhiali.
Jamie lo imitò sdraiandosi accanto a lui, all’inizio dell’estate, contro ogni protesta di Harry, lo aveva obbligato a unire i letti per potergli essere più vicino.
«Smettila di preoccuparti così» la ammonì Harry aprendo gli occhi
«Mi preoccupo quello che basta». Moccì si arrampicò sul letto, fino al petto di Harry dove si aggrappò alla maglia e si rannicchiò.
«Guarda che lo so che stai sveglia tutte le notti per colpa mia»
«Non è vero»
«Hai un aspetto orribile e delle occhiaie tremende»
«Grazie dei complimenti»
Harry sospirò «Prometti di smetterla di fare la sonnambula per badare a me»
Jamie annuì piano e gli prese la mano. Nessuno dei due parlò più e quando Jamie sentì il respiro di Harry farsi più regolare gli lasciò la mano, si alzò e gettò il cuscino a terra.  Aprì il cassetto del comò e tirò fuori una piccola pila, la accese e se la mise tra i denti. Prese il libro sulla psicologia criminale che aveva trovato nella biblioteca comunale, si sedette ben dritta e appoggiò la schiena alla spalliera in legno. Aprì il libro tra le pagine dove spuntava un segnalibro rosso in cartone e cominciò a leggere.
 
«Vernon, hai visto che gli Shepard si sono fatti installare i condizionatori dentro casa?» Zia Petunia sbirciò fuori dalla portafinestra della cucina come se la sua vista potesse oltrepassare i muri e vedere gli Shepard crogiolarsi al fresco del loro condizionatori e ridere dei vicini che ancora non li avevano installati.
Lo zio Vernon distolse gli occhi dal televisore nuovo che avevano regalato a Dudley, dieci pollici in più del precedente, un modello avanti a quello degli Sheffield, già resesi odiosi per aver acquistato un tagliaerba più avanzato del loro. «Ah, con quell’impianto fuori norma che si ritrovano» guardò astioso in direzione della casa degli Shepard, anche se in realtà fulminò solo una siepe «è da mesi che dico a Thompson di fare il suo lavoro di amministratore e provvedere», prese la fetta di pane tostato e cominciò a imburrarla «Ragazza, quanto ci metti con quel bacon? »
Jamie alzò gli occhi al cielo «È quasi pronto» rispose senza voltarsi e continuando a far saltare  le fette di pancetta in padella.
«Yo non capisco porque non puedo dargli una lezione» brontolò Moccì fissando Vernon Durlsey dalla spalla della padroncina.
«Sta buono» sibilò Jamie, e estrasse dalla tasca una boccetta trasparente riempita con dei granelli bianchi simili al sale.
Zio Vernon spostò lo sguardo su Harry che, seduto a tavola, fissava le notizie che scorrevano sotto il mezzo busto del telegiornale «E tu lì che hai da guardare?»
Harry si voltò appena verso di lui e Jamie spense il fornello «Il bacon è pronto, zio» lo buttò in un piatto, indugiò un istante e poi  rimise in tasca la boccetta.
«Allora ragazzo, non rispondi? Che hai da guardare sempre il notiziario, eh?», Jamie portò in tavola il bacon e appoggiò il piatto davanti a suo zio.
«Cambia ogni giorno, capisci?»  disse Harry tornando a guardare la televisione
«Non fare il furbo con me» zio Vernon gli puntò contro il grosso dito a salsicciotto « Sai bene che le faccende di voi altri-».
Zia Petunia smise di sbirciare i condizionatori dei vicini «Attento, Vernon»
Zio Vernon abbassò la voce in modo che solo Harry e Jamie riuscissero a sentirlo «Che le faccende di voi altri non vengono riportate nei nostri notiziari» infilzò una striscia di bacon con la forchetta, se la portò in bocca e cominciò a masticare rumorosamente.
«Questo è quello che pensi tu» disse Harry a denti stretti.
Zia Petunia inorridì e zio Vernon mandò di traverso il bacon «Senti tu, sappiamo che state architettando qualcosa, con tutti quei» abbassò di nuovo la voce in modo tale che Jamie e Harry lo sentirono a malapena  «Gufi, che continuano a svolazzare qui intorno. Non siamo stupidi, sapete»
«Questa sarebbe una novità» disse Harry che si alzò dalla sedia. Jamie ridacchiò. «Non preoccuparti zio, lo sappiamo che non potremmo mai riuscire a prenderti in giro». Harry uscì dalla portafinestra della cucina.
«Sei troppo furbo per noi» disse Jamie prima di correre via per seguire Harry sotto lo sguardo oltraggiato di zia Petunia e quello furibondo di zio Vernon.
Passarono davanti alla casa della Signora Figg, la loro vicina con dozzine di gatti che aveva spesso badato a loro e girarono l’angolo di Magnolia Crescent «Hai letto di nuovo la Gazzetta del Profeta?» chiese Jamie vedendo la faccia rubiconda di Caramell spuntare dalla tasca dei jeans di Harry.
Harry annuì «Non abbiamo una grande reputazione, eh?»
Jamie sospirò, a volte si pentiva di avergli fatto aprire quel maledetto giornale. Harry aveva il pessimo vizio di leggere solo la prima pagina, ma Jamie aveva guardato oltre i titoli di testa e ciò che aveva visto non le era per niente piaciuto: nei trafiletti era pieno zeppo di articoli su di loro e Silente, li facevano passare come dei pazzi bugiardi. Erano citazioni subdole che non ponevano l’attenzione su di loro tanto da insospettire la gente, cose come: “Speriamo che non gli venga una cicatrice o ci toccherà osannarlo” oppure “ Una bugia degna dei Potter”; e di Voldemort non veniva mai fatta parola.
Non che la cosa la sorprendesse, Caramell aveva dimostrato sin dall’inizio come volesse affrontare la faccenda, e gli articoli della Gazzetta del Profeta  non erano altro che il riflesso della posizione politica del Ministero. Non avrebbero alzato un dito contro Voldemort.
«Dovresti smettere di leggerla, Harry»
«è l’unico contatto col mondo magico che abbiamo, Jamie» replicò atono
«Bè non è proprio così-»
«Ah, giusto» disse Harry mentre si avvicinavano al parco giochi «Le lettere di Ron e Hermione, molto utili, davvero»
 
Non possiamo dire molto su Tu-Sai-Chi, ovviamente
C’è stato detto di non riportare niente di importante, nel caso le nostre lettere vengano intercettate
Siamo molto occupati ma non possiamo raccontarvi i dettagli adesso
Stanno succedendo un bel po’ di cose, vi diremo tutto quando ci vedremo
 
«Non dicono quando ci vedremo» continuò Harry «Né cosa stanno facendo. Non dicono niente di niente. Possono anche smettere di scriverci»
«È quello che gli ho risposto quando ho rimandato indietro il gufo» disse Jamie con indifferenza «Però» indugiò come se non fosse sicura di quello che voleva dire «Non sei contento che Sirius ci scriva?»
Harry accennò un sorriso e annuì. Le lettere di Sirius erano anch’esse prive di qualsiasi informazione, ma almeno contenevano parole accorte e consolanti, oltre che ai soliti odiosi avvertimenti.
 
Capisco quanto questo debba essere frustrante per voi
Tenetevi fuori dai guai e tutto andrà bene
State attenti e non fate niente di avventato
 
Entrarono nel parco e si diressero verso le uniche due altalene sopravvissute al vandalismo di Dudley e della sua banda «Stai attento, stai attento» borbottò Harry «è ridicolo detto da lui se ci pensi»
Jamie non rispose e rimase per un attimo in silenzio «Ron e Hermione erano dispiaciuti quando hanno saputo che non volevamo più ricevere le loro lettere»
«Chissenefrega» sbottò Harry sedendosi sull’altalena «Loro non si sono chiesti se ci dispiaceva essere ignorati tutta l’estate», Jamie si sedette sull’altalena libera e restò in silenzio a guardarlo «Dopotutto io l’ho solo visto tornare, ho solo avvertito tutti in tempo del suo ritorno e come premio ci hanno spedito a marcire a Privet Drive», Harry fece oscillare l’altalena «Certo, chi se ne importa se la cicatrice ci brucia in continuazione, è una notizia superata»
Moccì scosse la testa «Y ecco che ha perso la caveza»
Jamie strinse la mano attorno alla catena dell’altalena e si morse il labbro «Stai diventando più egocentrico di me, lo sai?» disse con leggero sorriso sul volto «Anzi forse persino più di Allock»
Harry tornò a respirare dopo il suo frustrato monologo e abbozzò un sorriso «Non credo mi eleggeranno mago dell’anno»
«Comincia a scrivere un libro dove ti inventi» ci pensò un attimo «Non so, forse di aver ucciso una Banshee, oppure aver fatto diventare un Vampiro, vegetariano» poi sorrise «Pensandoci bene, affrontare un Troll di montagna a undici anni, volare vicino ad un drago e sconfiggere cento Dissennatori potrebbe andare bene lo stesso»
Harry rise «Scusa, mi sa che ho esagerato prima»
Jamie alzò le spalle «No, non tanto mr Hyde»
«è che» chinò il capo sotto il peso di quelle preoccupazioni «Non capisco perché nessuno ci dice cosa succede. Silente ci ha già dimenticati?»
Al nome di Silente, Jamie strinse di più la catena «No, non credo sia possibile, Harry» esibì un sorriso forzato «Noi siamo indimenticabili»
Harry tirò fuori la Gazzetta del Profeta che aveva infilato nella tasca posteriore dei jeans. La compresse facendone una palla. Se non avesse rischiato che qualche Babbano potesse trovarla, l’avrebbe strappata e buttata via. Non avevano chiesto loro di essere famosi e non avevano chiesto di avere una dannata cicatrice collegata a Voldemort.
 Il bubolare acuto di un gufo sopra le loro teste ruppe il silenzio dei loro pensieri. Alzarono d’istinto la testa a osservare il volatile girare in tondo sopra di loro e scendere piano. Planò sulle ginocchia di Jamie e col becco le diede un buffetto sulla guancia «Ciao, Parsifal» Jamie gli lisciò le piume grigie del petto con un dito e slegò la lettera legata alla zampa. «Dai un bacio al tuo padrone da parte mia». Parsifal  sbatté le ali un paio di volte e chinò il capo verso Harry, poi spiccò il volo.
«Vuoi che ti lasci sola?»
«No, ma non sbirciare come l’ultima volta», Jamie spiegò la lettera e la voltò in modo che Harry non riuscisse a leggere
«Le sue sono le uniche lettere interessanti che ci arrivano »
Jamie alzò gli occhi al cielo «Puoi sempre leggere i romanzi zuccherosi che piacciono a Moccì», il camaleonte le diede un colpetto con la coda «Y sono dei capolavori, ma ora leggi. Muovete»
Jamie prese il camaleonte dalla spalla e lo spostò sul ginocchio di Harry «è off limits anche per te, Moccì», si alzò dall’altalena e camminando sulla terra arida del parco cominciò a leggere.
 
Ciao Trilli,
Sono sempre un po’ preoccupato a saperti in quello squallido covo provinciale di Babbani, spero che i vostri zii non ti maltrattino troppo, so che ti sai difendere da sola, ma non puoi usare la magia, perciò se succede qualcosa, qualsiasi cosa, ti prego dimmelo. Mio padre è sempre influente, nonostante le sue idee remino contro l’ attuale posizione di Caramell, e può farvi togliere da lì in un attimo, anche prima di quanto possa fare Silente.
A proposito, lo sai che ha dovuto cedere il posto di presidente nel Wizengamot? Caramell è riuscito a destituirlo, con un po’ di pressione sui membri più indecisi e vari cavilli legali. Alla fine solo mio padre e pochi membri erano contrari, ma non potevano insistere troppo senza rischiare di perdere anch’essi il posto.
Credo che mio padre stia collaborando con Silente in segreto, è fuori casa più spesso di prima e l’ho visto usare il suo Patronus per mandare messaggi. La cosa non mi stupisce, mio padre non è così stupido da lasciare il suo lavoro, ma non gli piace come si stanno muovendo le cose: dice che vede Lucius Malfoy al Ministero sempre più spesso, parlotta e confabula con Caramell. Quel beota del ministro è sempre stato cieco nei suoi confronti, credo che Malfoy lo persuada a passargli delle informazioni o lo consigli sulle decisioni da prendere, onestamente non so cosa sia peggio. In entrambi i casi, per Voldemort è un gran vantaggio, un buon modo per ottenere informazioni e avere un Ministro malleabile.
Non sono ancora riuscito a sapere in quanti siano a vostro favore nel Ministero, la maggior parte è abbonata alla Gazzetta del Profeta e non osa mettersi apertamente contro Caramell... eppure, sono certo che più di quanti pensiamo non siano del tutto convinti della sua versione e ci siano buone probabilità che possano cambiare idea. Harry dovrebbe rilasciare un intervista, non sulla Gazzetta, certo, ma farsi sentire e riproporre la propria versione aiuterebbe a smuovere le acque.
Lo sai che è ridicolo che il mio Gufo ti veda più di me? Parsifal ti sembra affezionato, comincio a essere geloso. E lo sarei sul serio se non ti ritenessi troppo intelligente per farti abbindolare da qualche ragazzo di provincia che porta camice a scacchi e lava le auto (si dice così?) nei finesettimana, e non dire che sono snob, sei stata tu la prima a prenderli in giro. Inoltre so che Moises non  permetterebbe mai a qualcun’ altro di avvicinarti, gli regalerò delle locuste freschissime per questo.
Mi manchi anche tu, ma dovremo aspettare il primo settembre per vederci, e a questo proposito sappi che impedirò a qualunque tuo amico, soprattutto a Fred e George, di occupare il tuo tempo per il tragitto del viaggio. Non protestare, essere il tuo ragazzo, in questo caso, mi da la precedenza.
Salutami, Harry. Non appena avrò altre informazioni ti scriverò.
Ps: Non dare più biscotti a Parsifal, lo stai viziando.
 
Gabriel
 
Jamie sorrise come non faceva dall’ultima volta che Parsifal le aveva recapitato una lettera e aspettò un paio di secondi prima di tornare da Harry perché il battito del cuore si calmasse. Avrebbe avuto tutto il tempo di rileggerla quella notte. Una pausa del manuale di psicologia criminale poteva permettersela, ne aveva quasi analizzato la metà.
Si sedette di nuovo sull’altalena, sotto gli sguardi di Harry e Moccì «Allora?» chiese Harry.
«Ha dicho che te quiera?» (Ha detto che ti ama?)
Jamie ignorò la domanda di Moccì e raccontò a Harry quello che Gabriel le aveva riferito.
Harry calciò la ghiaia alzando una nuvola di polvere che fece tossire Moccì. «E tutto questo ovviamente Ron e Hermione non potevano dircelo»
«Forse nemmeno lo sanno»
«Dubito, loro sono lì insieme» disse seccato «Sono tanto occupati da cose segrete». Moccì fece scattare la lingua e afferrò un grillo che saltellava vicino alla scarpa di Harry. «Mentre Malfoy si lavora Caramell come se niente fosse e noi siamo bloccati qui»
«Gabriel non ha tutti i torti sai, Harry?»
«Su cosa?»
«Dovresti far sentire la tua versione»
«Silente al banchetto di fine anno ha già-»
«Sì, ma è stato mesi fa e poi la Gazzetta li ha bombardati con la versione di Caramell. Dobbiamo trovare un modo per farti tornare sotto i riflettori e farti ascoltare»
«La Gazzetta è contro di noi, il Ministero anche. Chi mai vorrebbe ascoltarmi?»
Jamie si fece pensierosa «Aspettiamo di tornare a scuola. Dobbiamo capire sul serio che aria tira» dondolò il piede « E chi possiamo avvicinare» si morse il labbro «Sono sicura che i compagni di Cedric non possano sul serio ritenerlo un incidente»
Harry abbassò la testa «Non so se mi va di parlare di Cedric» si passò una mano tra i capelli «Insomma, non-»
Jamie gli mise una mano sulla spalla «Mi dispiace, non dovevo nominarlo»
«No, no. Va bene. È solo che» sospirò turbato «Insomma, cosa dovrei dire? È morto per colpa mia. Io gli ho detto di prendere insieme la coppa non» strattonò la catena dell’altalena «Dovevo afferrarla e basta e-»
Jamie si inginocchiò davanti a lui «Harry, non dire così. Non potevi sapere cosa sarebbe successo e non potevi salvarlo. Non darti colpe che non hai. Hai riportato a casa il suo corpo anche se avevi Voldemort e tutti quei Mangiamorte alle calcagna. Hai fatto anche troppo» poi sorrise «E sappi che se ti fossi fatto ammazzare per portare via il suo corpo, avrei organizzato una seduta spiritica apposta per prendere a calci Cedric e dare a te dell’idiota»
 
Passarono tutto il resto della giornata a girovagare nel quartiere, perdendo la cognizione del tempo. Erano da poco ritornati al parco, quando un gruppo di voci fece loro alzare lo sguardo.
I lampioni delle strade circostanti producevano un chiarore velato appena sufficiente a lasciar scorgere il profilo di un gruppo di persone che attraversavano il parco. Uno di loro intonava una canzone chiassosa e scurrile. Gli altri ridevano. Un rumore attutito e ticchettante proveniva dalle  biciclette da corsa con cui andavano in giro.
Jamie storse il naso «Oh, ecco Gamba di legno insieme alla banda Bassotti», sapevano bene chi erano: Dudley Dursley che si avviava verso casa e la sua combriccola.
Dudley era grasso come non mai, ma la dura dieta di un anno e la scoperta di un nuovo talento avevano provocato un notevole cambiamento nel suo fisico. Come zio Vernon avrebbe detto con gran gioia a chiunque avesse avuto l’ ingenuità di ascoltarlo, Dudley aveva vinto, di recente, il Campionato Interscolastico Juniores del Sud-Est di pugilato nella categoria dei pesi massimi. Lo “sport nobile”, come zio Vernon amava chiamarlo.
Gli atri bambini del quartiere erano terrorizzati da lui, molto più di quanto lo fossero da “quei giovani Potter” che, erano stati avvertiti, erano dei teppisti incalliti ed erano stati al Centro di Massima Sicurezza di San Bruto per giovani criminali irrecuperabili.
Harry e Jamie guardarono le sagome oscure attraversare il prato e si chiesero chi avessero menato quella sera. Guardatevi attorno, Harry si trovò a pensare tra sé mentre li osservava. Venite Guardatevi attorno
Sono seduto qui  
Venite e provate a...
Se gli amici di Dudley lo avessero visto lì, si sarebbero sicuramente buttati a capofitto su di lui, e che cosa avrebbe fatto Dudley a quel punto? Lui non avrebbe voluto perdere faccia davanti alla banda, ma aveva una terribile paura di provocare sia Harry che Jamie. Sarebbe stato veramente divertente osservare il dilemma di Dudley, prenderlo in giro, guardarlo, incapace di rispondere. E se uno qualunque degli altri avesse provato a colpire, Harry era pronto, aveva la bacchetta. Lascia che provino. Voleva scaricare una parte della sua frustrazione sui ragazzi che in passato avevano reso a lui e a Jamie la vita un inferno.
Non s’erano girati, però, non li avevano visti, erano quasi arrivati alla recinzione. Harry dominò l'impulso di richiamarli. Cercare una rissa non era una buona mossa, non poteva utilizzare la magia, avrebbe rischiato di nuovo l’espulsione, e poi con Jamie lì presente non avrebbe mai potuto. Non avrebbe mai rischiato di metterla in mezzo.
Le voci della banda di Dudley s’erano perse in lontananza; erano fuori vista, pedalando per Magnolia Road.
«Andiamo, anche noi?» chiese Jamie
Harry annuì, s’alzò e si stiracchiò. Sembrava che zia Petunia e zio Vernon ritenessero che il momento in cui tornava Dudley fosse quello giusto per essere a casa e che ogni secondo più tardi fosse veramente troppo tardi. Lo zio Vernon aveva minacciato di chiuderli nel sottoscala se, anche una sola volta, fossero rincasati dopo Dudley.
Magnolia Road, come Privet Drive, era piena di ampie case squadrate con bei prati perfettamente curati, tutte possedute da ampi e squadrati proprietari che guidavano macchine molto pulite simili a quella di zio Vernon. Harry e Jamie preferivano Little Whinging di notte, quando le finestre con tendine ricamate proiettavano scintillanti fasci di luce nell'oscurità e non correvano il rischio di sentire mormorii di disapprovazione sul loro aspetto da “delinquenti”, quando passavano davanti a qualche abitante.
Harry affrettò il passo. «Harry, aspetta. Non c’è bisogno di correre» si lamentò Jamie, senza però costringerlo a rallentare
Avvistarono la banda di Dudley già dalla metà di Magnolia Road; si stavano salutando all’inizio di Magnolia Crescent.
Harry trascinò Jamie al riparo di un grande albero di lillà e aspettarono.
«…Ha strillato come un maiale, non è vero?» stava dicendo Malcolm tra gli sghignazzi degli altri.
«Bel gancio destro, Big D», disse Piers.
«Stessa ora domani?» disse Dudley.
«Da me, i miei genitori sono via», rispose Gordon.
«Ci vediamo là», disse Dudley.
«Ciao Dud»
«Sì, ci si vede, Big D»
«Almeno non rischiamo di sentire la mancanza di Tiger e Goyle» disse Jamie piano
Harry aspettò che il resto della banda si allontanasse e quando le voci si furono spente del tutto, tirò Jamie per la manica e girarono l’angolo di Magnolia Crescent e camminando molto velocemente raggiunsero Dudley che procedeva senza fretta canticchiando stonato.
«Ahi, esto cerca guai» commentò sconsolato Moccì rintanandosi dietro i capelli di Jamie
«Hey, Big D» lo chiamò Harry
Dudley si girò.
«Oh» grugnì. «Siete voi»
«Allora, da quando sei diventato Big D?» disse Harry. Jamie ridacchiò .
«Chiudi il becco» ringhiò Dudley, voltandosi dall’altra parte.
«Fico come nome», rispose Harry, che sogghignando scambiò uno sguardo con Jamie che sorrise maliziosa. «Ma tu sarai sempre “Gran Duddolino” per noi»
«Ti ho detto di chiudere il becco» urlò Dudley, le cui mani grandi come prosciutti si erano chiuse a pugno.
«Non lo sanno i ragazzi che mamma ti chiama così?» continuò Harry
«Stai zitto.»
«A lei non dici di stare zitta. Che dire di “Patatino” e “Duddaccione”, possiamo usare quelli, qualche volta?».
 Jamie scoppiò a ridere e aspettò con un ghigno la risposta del cugino.
Dudley non disse niente. Lo sforzo di trattenersi dal colpire Harry sembrava che richiedesse tutto il suo autocontrollo.
«Allora chi avete menato stanotte?» domandò Harry, con un sorriso sbilenco. «Un’altro di dieci anni? So che hai picchiato Mark Evans due notti fa»
«Se l’è voluta lui», ringhiò Dudley.
«Ah sì?»
«Mi prendeva in giro.»
«Davvero? Ha detto che assomigli a un maiale a cui è stato insegnato a camminare sulle zampe posteriori? Guarda che questa non è una presa in giro, Dud, è la verità», Jamie guardò Harry a bocca aperta in un misto di sorpresa e ammirazione.
Un muscolo si contrasse nella mandibola di Dudley. Questo diede a Harry l’enorme soddisfazione di sapere quanto avesse reso furioso Dudley; sentiva come se stesse travasando la propria frustrazione in suo cugino, l'unico sfogo che aveva.
Voltarono a destra per il vicolo stretto, dove Harry e Jamie avevano visto Sirius prima di salire sul Nottetempo, e che faceva da scorciatoia tra Magnolia Crescent ed il vialetto Wisteria. Era più vuoto e molto più buio delle strade che collegava perché non c'era alcun lampione. I loro passi erano attutiti dalle pareti dei garage, su un lato, e da un alta recinzione, dall'altro.
«Non me gusta esto posto» Moccì aveva il muso puntato in alto e gli occhi roteavano in direzioni diverse.
«Pensi di essere un grand’uomo solo perché porti quella cosa, non è vero?» disse Dudley dopo alcuni secondi.
«Quale cosa?»
«Quella - quella cosa che nascondi lì»
Harry sogghignò di nuovo «Non sei stupido come sembri, sai, Dud? Se tu lo fossi, non saresti in grado di camminare e parlare contemporaneamente.» Harry estrasse la sua bacchetta. Vide Dudley guardarla di sbieco.
«Non hai il permesso», disse Dudley immediatamente. «So che non ce l’hai. Verresti espulso da quella stramba scuola dove vai.»
«Come sai che non hanno cambiato le regole, Big D?» chiese Jamie inclinando la testa di lato
«Non lo hanno fatto», disse Dudley, sebbene non sembrasse completamente convinto.
Harry rise tranquillo.
«Non hai il fegato per affrontarmi senza quella cosa, non è così?» ringhiò Dudley.
«Mentre tu hai bisogno solo di quattro scagnozzi dietro di te per poter picchiare uno di dieci anni. Lo sai che il titolo di pugilato che hai vinto è a rischio? Quanti anni aveva il tuo avversario? Sette? Otto?»
«Aveva sedici anni, per tua informazione», grugnì Dudley, «ed è rimasto senza sensi per venti minuti dopo che avevo finito con lui e pesava il doppio di te. Aspetta solo che dica a papà che hai tirato fuori quella roba »
«Duddy corre subito da papà adesso, non è così? Il suo grande campioncino di pugilato è impaurito dalla ripugnante bacchetta di Harry?»
«Non sei così coraggioso di notte, vero?» sogghignò Dudley.
«Questa è la notte, Duddolino. Diciamo così quando arriva il buio, come adesso»
«Intendo quando sei a letto» schernì Dudley.
S’era fermato. Anche Harry e Jamie si fermarono, fissando il cugino e lei aveva un brutto presentimento sulla piega che avrebbe preso il discorso.
Il faccione di Dudley, visto da vicino, mostrava uno sguardo stranamente trionfante.
«Che significa che non sono coraggioso quando sono a letto?» rispose Harry, totalmente sconcertato. «Da cosa credi sia spaventato, dai cuscini o cose del genere?»
«Ti ho sentito la notte scorsa», mormorò Dudley. «Parlavi nel sonno. Piangevi»
Jamie guardò Harry e poi spostò lo sguardo su Dudley «Ma non eri tu, Dudley, che di notte correvi spaventato nel lettone di mammina e papino?» chiese tranquilla con un ghigno rilassato sul volto.
«Ero piccolo» borbottò Dudley «Ma lui» disse guardando Harry
«Che cosa vuoi dire?» ripeté Harry, deglutì, un peso gli strinse lo stomaco. Nel sogno della notte precedente aveva rivisitato il cimitero.
Dudley latrò una specie di aspra risata, quindi assunse una voce acuta e piagnucolante. «Non uccidete Cedric. Non uccidete Cedric. Chi è Cedric, il tuo fidanzato?»
«Dudley, chiudi quella fogna» disse Jamie a denti stretti
«Gordo, maldito» Moccì mosse appena la coda «Puedo attacarlo? Fammelo attaccare»(Grassone maledetto)
«Io-stai mentendo» disse Harry senza pensare. Ma la sua bocca era diventata arida. Sapeva che Dudley non mentiva, come avrebbe potuto sapere di Cedric, altrimenti?
«Papà. Aiutami, papà. Vuole uccidermi, papà. Boo hoo»
«Taci» disse Harry con calma. «Taci, Dudley, ti avverto»
«Aiuto, papà. Mamma, venite ad aiutarmi. Ha ucciso Cedric Papà, aiutami, sta facendo» Harry alzò la bacchetta e la premette sulla gola del cugino «Non puntare quella roba su di me» Dudley si appiattì contro il muro del vicolo.
Harry sentì pulsargli nelle vene l’astio di quattordici anni di soprusi subiti da Dudley, cosa non avrebbe dato per colpirlo subito, per fare a Dudley una fattura talmente accurata da farlo strisciare come un insetto fino a casa, togliergli la voce, fargli spuntare le antenne.
«Harry» Jamie gli afferrò il braccio libero
«Non parlarne mai più» ringhiò Harry a Dudley «Mi capisci?»
«Punta quella roba da un’ altra parte»
«Ho detto, hai capito?»
«Harry, basta»
«Puntala da qualche altra parte»
«Mi hai capito?»
«Dacci un taglio, Harry. Lo hai già spaventato abbastanza»
«Metti via quella roba» Dudley emise uno strano sospiro tremante, come se fosse stato immerso nell'acqua gelata.
Stava accadendo qualcosa alla notte. Il cielo indaco e pieno di stelle era improvvisamente diventato nero come la pece, senza alcun chiarore. Le stelle, la luna, i fiochi lampioni alle estremità del vicolo erano spariti. Il rombo distante delle macchine e il fruscio degli alberi s’erano attutiti fino a zittire. La calda serata estiva era diventata improvvisamente di un freddo pungente, aspro. Furono circondati da un’oscurità totale, silenziosa, impenetrabile, come se un manto spesso e gelato avesse ricoperto l’intero vicolo, accecandoli.
Moccì si protese dalla spalla di Jamie «Mollate aquì il gordo e gambe in spalla. Svelti» (Lasciate qui il grassone[...])
«Oh, no» Jamie si strinse di più a Harry «Non possono essere qui»
Harry girò la testa da una parte e dall’altra nel tentativo di vedere qualcosa ma l’oscurità sembrava coprirgli gli occhi come un impenetrabile benda.
Jamie infilò la mano nella tasca posteriore dei jeans e prese la bacchetta.
«C-cosa state f-facendo? S-smettetela» piagnucolò Dudley
«Non stiamo facendo niente. Stai zitto e non muoverti» disse Harry
«Io n-non posso vedere. S-sono cieco. Io-»
«Zitto, Dudley» disse Jamie perentoria
Erano ancora immobili e si guardavano intorno, Harry afferrò con forza la mano di Jamie e lei ricambiò la stretta. Non volevano che quell’oscurità li dividesse. Il freddo era così intenso che tremavano dappertutto, avevano la pelle d’oca sulle braccia. Harry si mise davanti a Jamie tenendola ben stretta dietro di sé «Harry, per l’amor del cielo-» protestò lei indignata dalla cavalleria del fratello.
«Lo dirò a papà» piagnucolò Dudley. «D-dove siete?C-cosa state fa-facendo?»
«Vuoi stare zitto?» sussurrò Harry, «sto cercando di senti-» di colpo smise di parlare.
«Sono loro» disse Jamie. Avevano sentito proprio quello che temevano.
C'era qualcos’altro nel vicolo, a parte loro, qualcosa che emetteva lunghi respiri rauchi e raschianti. Provarono un orribile brivido di terrore, quasi come fossero immersi in aria congelata. Moccì agitò la coda come una frusta «Datevi una mossa, andale»
«D-dateci un taglio. Smettetela. V-ve la farò p-pagare, ve lo giuro»
«Dudley, sta zit-» Un pugno colpì Harry sullo zigomo, sollevandolo da terra. Un attimo dopo era disteso sull'asfalto e la bacchetta gli era volata via dalla mano. Jamie era barcollata all’indietro «Brutto idiota», alzò la bacchetta d’istinto.
«Sei un’imbecille, Dudley» urlò Harry, gli occhi che lacrimavano per il dolore mentre cercava di mettersi in ginocchio, tastando freneticamente nell'oscurità circostante. Jamie seguì la sua voce e mosse un paio di passi incerti verso di lui. Sentirono Dudley che scappava, che urtava contro lo steccato, inciampando.
«Dudley, torna qui. Gli stai correndo dritto incontro» gridò Harry
Ci fu un urlo tremendo ed il rumore dei passi di Dudley s’interruppe di colpo. Nello stesso momento, sentirono un gelo strisciante anche dietro di loro. Poteva significare solo una cosa: ce n’era un’altro.
«Dudley, torna immediatamente qui» urlò Jamie. Un suono sordo come una frequenza mal sintonizzata, vibrò in un angolo remoto della sua testa. Il panico le annodò lo stomaco.
«Dudley, tieni chiusa la bocca. Qualunque cosa succeda, tieni chiusa la bocca» urlò Harry «Jamie, resta vicino a me»
La voce di Harry, le arrivò a fatica, il fiato gli si mozzò in gola. Le voci nella sua testa erano sempre più forti, non riusciva a fermarle. I muscoli sempre più deboli. Perse la presa sulla bacchetta.
«Ahi Dios, muoviti», Moccì la colpì in testa con la coda.
Un urlo di dolore le invase la mente, lo sentiva come se lo stesse vivendo sulla propria pelle.
 
Adesso posso toccarlo
Ora, inchinati alla morte, Harry.
Non ci sarà nessuno a morire per te questa volta
Inchinati.
Avada Kedavra
 
Una figura torreggiante ed incappucciata scivolava morbidamente verso di loro, si librava senza toccare terra, nessun piede o faccia visibile sotto il mantello,  emettendo rauchi respiri mentre si avvicinava.
«Jamie» urlò Harry, corse qualche passo avanti con l’intenzione di mettersi davanti a lei, alzò la bacchetta. «Expecto patronum»
Un enorme cervo d’argento uscì dalla punta della bacchetta di Harry; le corna colpirono il Dissennatore nel punto dove avrebbe dovuto trovarsi il cuore; l’essere fu sbalzato indietro e, mentre il cervo caricava, il Dissennatore planò via come un pipistrello, sconfitto. «Jamie» la chiamò preoccupato. Era in piedi, pallida come un morto e tremava, lo sguardo vacuo.
Harry la tirò per un braccio «Da questa parte» gridò al cervo. Girandosi, scattò giù per il vicolo tirandosi dietro Jamie e tenendo alta la bacchetta accesa. «Dudley? Dudley»
Avevano corso a stento per dozzina passi quando lo raggiunsero: Dudley era raggomitolato a terra, le braccia serrate sopra la testa. Un secondo Dissennatore stava piegandosi su di lui, afferrandogli i polsi con le sue mani viscide e forzandoli ad aprirsi, lentamente, quasi dolcemente, mentre chinava la testa incappucciata verso il viso di Dudley, quasi volesse baciarlo.
«Prendilo» urlò Harry. Accompagnato dal suono di una folata d’aria, il cervo d’argento che aveva fatto apparire li sorpassò galoppando. Il volto senz’occhi del Dissennatore era ad un paio di centimetri da quello di Dudley quando le corna d’argento lo colpirono. L’essere fu scagliato indietro nell'aria e, come il suo compagno, volò via e venne assorbito dall'oscurità; il cervo galoppò fino alla fine del vicolo e si dissolse in una nebbiolina argentata.
La luna, le stelle e i lampioni ripresero vita. Una brezza calda spazzò il vicolo. Il fruscio degli alberi nei giardini circostanti ed il consueto rumore delle auto in Magnolia Crescent riempirono l'aria nuovamente.
Harry era rimasto quasi fermo, con tutti i sensi in allarme che avvertivano il brusco ritorno alla normalità. Dopo un momento notò che aveva la maglietta incollata addosso: era inzuppato di sudore.
Non riusciva a credere a quello che era appena avvenuto. I Dissennatori lì, a Little Whinging. Si voltò verso Jamie che aveva ripreso un po’ di colore e la abbracciò stretta «Stai bene?» per un momento il terrore che l’avessero baciata gli aveva contratto le viscere.
Jamie trasse un sospiro tremolante «Sì,sì. Sto bene. Io ho sentito-»
«Cosa?» Harry le sfregò le braccia come per scaldarle «Le voci di mamma e papà?»
Jamie scosse la testa e dopo un secondo, in cui la scrutò per cercare un’ultima conferma che stesse bene, Harry si chinò su Dudley per vedere se era in grado di alzarsi, ma sentì forti passi di corsa dietro di loro.
 Istintivamente risollevò la bacchetta e ruotò sui talloni per fronteggiare il nuovo arrivato.
La Signora Figg, la loro vecchia vicina mezza pazza, accorreva ansimando. Ciocche screziate di grigio le fuoriuscivano dalla retina per capelli, una borsa della spesa dal manico tintinnante le penzolava dal polso ed aveva i piedi per metà fuori dalle sue pantofole di paglia intrecciata. Harry cercò di nascondere la bacchetta in fretta e furia.
«Un otra pazza» commentò Moccì atono
«Non metterla via, stupido d’un ragazzo» strillò lei. «E se ce ne fossero altri qui intorno? Oh, io lo uccido quel Mundungus Fletcher»
«Signora Figg, di che sta parlando?» le chiese Jamie sorpresa.
«Lui è andato via» disse la signora Figg, torcendosi le mani. «E’ partito per vedere qualcuno su un lotto di calderoni che sono caduti via dal retro di una scopa. Gli ho detto che lo scorticavo vivo se lui se ne andava via, e ora guarda. Dissennatori. E per fortuna che avevo messo il signor Tibbies a conoscenza del caso. Ma noi non abbiamo tempo per rimanere. In fretta, ora, noi dobbiamo riportarvi indietro. Oh, la difficoltà che questo causerà. Lo ucciderò»
«Ma- » la rivelazione che la loro vecchia strampalata vicina di casa maniaca dei gatti sapesse che cos’erano i Dissennatori era grande quasi come lo shock di Harry e Jamie nell’incontrarne due lungo il vicolo. «è -è una strega?» chiese Harry.
«Sono una Magonò, come Mundungus sa bene, Quindi chi avrebbe mai potuto pensare che avrei potuto aiutarvi a respingere i Dissennatori? Lui vi ha lasciato completamente senza protezione mentre io lo avevo avvertito-»
«Questo Mundungus ci stava seguendo?» chiese Jamie per nulla sorpresa
«Sì,sì, ma se n’è andato mentre era il suo turno. Oh ma per fortuna avevo detto a Mr Tibbes di tenervi d’occhio, così mi ha avvertita per tempo quando è successo. Oh, ma cosa dirà Silente?» la signora Figg abbassò lo sguardo su Dudley ancora sdraiato sul viale «Tu» strillò «Tira su il tuo grasso fondoschiena da terra, subito»
«Conosce Silente?» chiese Harry
«E figurati se non c’entrava lui» borbottò Jamie
«Certo che conosco Silente, chi non conosce Silente» disse la signora Figg « Ma venite, svelti. Non vi sarò di alcun aiuto se dovessero ritornare, non sono mai stata capace neanche di trasfigurare una bustina di the.»
Lei si piegò, afferrò una delle braccia massicce di Dudley nelle sue mani raggrinzite e tirò. «Alzati, su, inutile ammasso, alzati»
Ma Dudley non poteva o non voleva spostarsi. Egli rimase a terra, tremante e livido, con la bocca chiusa molto, molto stretta.
«Lo porto io». Harry afferrò un braccio di Dudley e lo sollevò. Con uno sforzo enorme riuscì ad alzarlo sui suoi piedi. Sembrava che Dudley fosse sul punto di svenire. I suoi piccoli occhi roteavano nelle loro orbite e il sudore gli aveva imperlato la faccia; nel momento in cui Harry lo lasciò andare barcollò pericolosamente.
«Bene, svelti. Tu ragazza, tieni pronta la bacchetta. Non si sa mai» consigliò a Jamie mentre si immettevano Wisteria Walk. Jamie cercò nelle tasche e Moccì srotolò la lingua facendo penzolare la bacchetta davanti ai suoi occhi. «Grazie, Moccì»
«De nada»
«Non importa il Codice di Segretezza ora, ci sarà inferno da pagare comunque, potremmo essere appesi per un drago come per un uovo. Parlare di Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni, questo era esattamente ciò che Silente temeva. Che cos’è quello alla fine della strada?» la signora Figg, strinse gli occhi  «Oh, è solo il Signor Prentice. Non mettere via ancora la tua bacchetta, ragazza, non vi ho già spiegato che io sono inutile?»
Harry diede a suo cugino una gomitata nelle costole, ma sembrava che Dudley avesse perso tutto il desiderio di muoversi da solo. Era crollato sulla spalla di Harry, i suoi grandi piedi che strisciavano per terra.
«Perché non ci ha mai detto che è una Magonò, signora Figg?» chiese Jamie «Tutte quelle volte che siamo venuti a casa sua, perché non ha mai detto niente?»
«Ordini di Silente. Io dovevo tenervi d’occhio ma non dovevo dirvi niente, eravate troppo piccoli. Mi dispiace di avervi fatto annoiare tanto, ma i Dursley non vi avrebbero mai permesso di venire se avessero pensato che vi piaceva. Non era facile, voi lo sapete. Ma, oh povera me», disse lei tragicamente, torcendo le sue mani ancora una volta, «quando Silente verrà a sapere cosa è successo. Com’ è potuto partire Mundungus? Lui pensava che sarebbe stato in servizio fino a mezzanotte. Dove è?Come dirò a Silente quello che è avvenuto? Io non posso Materializzarmi»
«Abbiamo un gufo, può prenderlo in prestito» gemette Harry, chiedendosi se la sua spina dorsale stesse per spezzarsi sotto il peso di Dudley.
«Harry, tu non capisci. Silente avrà bisogno di agire il più velocemente possibile, il Ministero ha i suoi modi di rilevare la magia proibita, loro lo sapranno già, correggetemi se sbaglio»
«Ma mi sono difeso dai Dissennatori, ho dovuto utilizzare magia. Saranno sicuramente più preoccupati per che cosa stanno facendo dei Dissennatori strisciando per Wisteria Walk, no?»
«Oh, mio caro, spero che sia così, ma ho paura» si udì un forte crack «Mundungus Fletcher, io ti ucciderò»
Un forte odore di bibita mescolato a tabacco stantio riempì l'aria mentre un uomo tozzo e non rasato con un soprabito malconcio si materializzò dritto davanti a loro. Era basso, con le gambe storte, lunghi capelli fulvi scompigliati e gonfi occhi iniettati di sangue che gli davano l'aspetto afflitto di un basset hound. Teneva in mano anche un fagotto argenteo che riconobbero immediatamente come un Mantello dell’Invisibilità. Moccì emise un verso schifato «Esto ci spiava? Bleah»
«Cosa c’è, Figgy?» disse, spostando lo sguardo dalla signora Figg a Harry, Jamie e a Dudley.«Non dovevamo rimanere nascosti?»
«Io renderò te un clandestino» pianse la signora Figg. «Dissennatori, e tu non c’eri, lavativo ladro codardo»
«Dissennatori?» ripeté Mundungus, terrorizzato. «Dissennatori, qui?»
«Sì, qui, inutile mucchio di cacca di pipistrello, qui» strillò la signora Figg. «Dissennatori che hanno attaccato i ragazzi sotto il tuo sguardo»
«Accidenti» disse debolmente Mundungus, guardando dalla signora Figg a Harry, Jamie e viceversa. Quest’ultima gli restituì uno sguardo velenoso.
«Accidenti, io -»
«E tu eri via per comprare calderoni rubati. Non ti avevo detto di non andare? Non l’avevo fatto?»
«I-ok, io-» Mundungus sembrava profondamente scosso. «Quello-quello era davvero un ottimo affare, sai»
La signora Figg alzò il braccio dal quale pendeva la sua borsa di corda e colpì con quella Mundungus sulla faccia e sul collo; a giudicare dal rumore metallico che aveva fatto era piena di scatolette di cibo per gatti.
«Ahi, gerroff, gerroff, vecchio pipistrello matto. Qualcuno deve dirlo a Silente. Sì ,dobbiamo» urlò la signora Figg, colpendo con la borsa di cibo per gatti ogni parte di Mundungus che riusciva a raggiungere. «E  sarà meglio che lo faccia tu, così  puoi spiegargli perché non eri qui a dare una mano»
«Continua a farti la permanente» disse Mundungus, con le braccia sopra la testa, per proteggersi. «Vado, vado» E con un altro forte crack, svanì.
«Spero che Silente lo uccida» disse furiosamente la signora Figg. «Ora venite ragazzi, cosa aspettate?»
«No, prima lo faccio io» disse Jamie muovendo appena le labbra. Poco importava chi fosse quel Mundungus, era appena entrato sulla sua lista nera.
Harry diede una grande spinta al semi-conscio Dudley e lo scagliò in avanti.
«Vi accompagnerò alla porta,» disse la signora Figg, mentre svoltavano in Privet Drive. «Nel caso ci fosse ancora qualcuno di loro qui intorno. Oh, parola mia, che catastrofe. E tu hai dovuto cacciarli via da solo. E Silente aveva detto che dovevamo tenervi alla larga dal fare magie a tutti i costi, almeno è stato solo uno di voi. Bene, non serve piangere sulla pozione versata, suppongo. Ma il gatto è tra i folletti ora»
«Così» ansimò Harry «Silente ci ha fatto seguire?»
«Certo che lo ha fatto» disse la signora Figg impazientemente. «Non vi sarete aspettati che vi permettesse di andare in giro tutti soli dopo quello che è avvenuto in giugno. Grand’uomo, ragazzi. Mi ha detto che siete intelligenti. Andate dentro e state lì» disse lei, non appena raggiunsero il numero quattro. «Mi aspetto che qualcuno si metta in contatto con voi abbastanza presto»
«E lei cosa farà?» chiese Jamie
«Vado direttamente a casa» rispose la signora Figg, scrutando la strada buia e rabbrividendo. «Dovrò aspettare altre istruzioni. Adesso rimanete in casa. Buonanotte»
«Aspetti, non vada ancora. Io voglio sapere-» gridò Harry.
Ma la signora Figg si era già incamminata, con le pantofole di feltro che strusciavano e la borsa di corda che risuonava di un suono metallico.
«Aspetti» le gridò Harry.
«Harry, dobbiamo portare Dudley a casa», Jamie prese Dudley sotto l’altro braccio per aiutare Harry a trascinare la mole del cugino per il vialetto.
La luce della sala era accesa. «Sarà meglio ritirare le bacchette»,
Jamie annuì «La vedo dura spiegarlo agli zii. Potevamo trattenere quel Mundungus e farglielo spiegare a lui come mai il loro Diddino è in questo stato»
«Yo non entrevo (vedo) mui (molta) differenza» disse Mocci scrutando il faccione inespressivo di Dudley. Harry abbozzò un sorriso e suonò il campanello, videro il profilo di zia Petunia diventare sempre più grande e distorto dal vetro lavorato della porta principale.
«Diddy. Era ora,cominciavo ad essere- a essere» Zia Petunia sgranò gli occhi non appena mise a fuoco il figlio «Diddy, che cosa c’è?»
Jamie smise di sostenere Dudley, fece un passo indietro e tirò Harry per la maglietta che scivolò da sotto il suo braccio appena in tempo. Dudley si dondolò sul posto per un momento, la faccia verde pallido. Quindi aprì la bocca e vomitò su tutto lo zerbino.
«Diddy. Diddy, cosa ti è successo? Vernon? Vernon»
Lo zio arrivò a passi pesanti dal soggiorno, soffiando qua e là da sotto i baffi da tricheco come faceva ogni volta quando era agitato. Si affrettò ad aiutare zia Petunia a trascinare oltre la soglia il debole Dudley evitando di pestare la pozza di vomito.
«Sta male, Vernon»
«Cos’hai, figliolo? Che cosa è successo? La signora Polkiss ti ha dato qualcosa di strano per merenda?»
«Perché sei tutto sporco, caro? Sei stato sdraiato in terra?»
«Aspetta, non sei stato aggredito, vero, figliolo?»
Zia Petunia gridò. «Telefona alla polizia, Vernon. Telefona alla polizia. Diddy, caro, dì qualcosa alla mammina. Che cosa ti hanno fatto?»
In tutta quella baraonda nessuno parve notare Harry e Jamie, cosa di cui erano felicissimi. Riuscirono a scivolare dentro appena prima che zio Vernon sbattesse la porta per chiuderla.
I Dursley avanzarono, trascinando Dudley e suggerendosi tra loro ogni possibile drammatica versione dei fatti, lungo il corridoio verso la cucina, e Harry e Jamie si spostarono cauti verso le scale.
«Chi ti ha fatto questo, figliolo? Dicci i nomi. Gliele daremo, non preoccuparti»
«Ssst. Sta provando a dire qualcosa, Vernon. Cos’è successo, Diddy? Dillo alla mammina»
Erano quasi arrivati al primo gradino quando Dudley ritrovò la voce. «Lui»
Harry e Jamie si paralizzarono e lei fece un passo indietro mettendosi davanti a Harry, Moccì si sporse dalla spalla e mulinò la coda in modo minaccioso.
«Voi, venite qui» urlò zio Vernon
Con un misto di terrore e rabbia, Harry spostò lentamente il suo piede dalla scala
«Harry, lascia parlare me» disse Jamie
Harry alzò le spalle «Non cambierebbe niente» e si voltò per raggiungere i Dursley, seguito da Jamie.
La cucina pulita in modo maniacale emanava un irreale luccichio dopo l’oscurità dell’esterno. Zia Petunia aveva sistemato Dudley su una sedia; era ancora molto verde e sudaticcio. Zio Vernon era davanti alla tavola sgombra, scrutandoli con gli occhietti ridotti a fessure. «Che cosa hai fatto a mio figlio?» chiese in un ringhio minaccioso.
«Niente» rispose Harry, sapendo perfettamente che zio Vernon non gli avrebbe creduto.
«Che cosa ti ha fatto, Diddy?» domandò zia Petunia con voce tremante,  pulendo il vomito con una spugna dal bavero della giacca di pelle di Dudley.
«Era - era tu-sai-cosa, caro? Ha usato quella cosa?»
Lentamente, Dudley chinò il capo.
Jamie fece un passo avanti « Non è stato lui» disse rabbiosa
«Allora sei stata tu» sbraitò zio Vernon. Moccì fece scattare la lingua.
«Non gli abbiamo fatto niente» disse Harry secco, mentre zia Petunia esalava un gemito e zio Vernon alzava i pugni «Non siamo stati noi, sono stati-» in quel preciso istante un allocco calò in picchiata attraverso la finestra. Mancò di poco la testa di zio Vernon, planò in cucina e lasciò cadere ai piedi di Harry la grossa busta di pergamena che reggeva nel becco, si voltò con grazia, sfiorò appena la cima del frigorifero con la punta delle ali, poi sfrecciò di nuovo sopra il giardino.
Zio Vernon chiuse di botto la finestra della cucina «Gufi» muggì con la vena alla tempia che pulsava rabbiosamente «Di nuovo gufi. Io non voglio avere più gufi nella mia casa»
Ma Harry si era subito messo ad aprire la busta e a tirare fuori la lettera, il cuore che gli batteva in gola.
 

            Gentili signori Potter,

 Abbiamo ricevuto informazione che uno di voi ha eseguito l’incantesimo del Patronus ventitre minuti dopo le nove di questa sera in una zona residenziale di Babbani e alla presenza di                    un Babbano. La gravità di questa violazione del Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni comporta l’espulsione immediata dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
I rappresentanti del Ministero raggiungeranno fra breve il vostro luogo di residenza per interrogarvi e fare luce sul corretto avvenimento dei fatti. Dopodiché provvederanno a distruggere la bacchetta del colpevole.
Dal momento che avevate già ricevuto un avvertimento ufficiale per una precedente violazione ai sensi dell’Articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi, siamo spiacenti di informarvi che la presenza del colpevole sarà richiesta ad un’ udienza disciplinare presso il Ministero della Magia alle 9 a.m. del dodici di agosto.
Augurandovi ogni bene,

Cordiali saluti,
Mafalda Hopkirk
Ufficio per l’Uso Improprio della Magia
Ministero della Magia

 
Jamie osservò Harry leggere e rileggere la lettera come ipnotizzato. Non dovevano essere buone notizie. Si voltò verso i Dursley. Lo zio Vernon era violaceo, gridava, con i pugni ancora alzati; zia Petunia abbracciava Dudley, che era in preda ad altri conati.
«Harry» lo chiamò Jamie. Harry le passò la lettera e Jamie le diede un’occhiata veloce. «Non sanno chi è stato di noi due» disse piano
«E allora? Verranno qui a controllare ed è vero che ho usato la magia. Lo vedranno dalla bacchetta. Non è-» si interruppe guardandola «Non pensarci neanche per un secondo»
«A cosa?»
«Non prenderti la colpa al mio posto. Non provarci» disse Harry con forza
Jamie annuì «Non potrei nemmeno se volessi. Le nostre bacchette parleranno da sole» disse con un sorriso triste. « Ma vedrai che le cose si aggiusteranno. Non lascerò che-»
«Non possiamo restare qui» disse Harry, aveva lo sguardo vacuo. «Ho bisogno della bacchetta, Jamie. Con lui là fuori» si sistemò gli occhiali «Anche se non potrò tornare a Hogwarts»
«Harry, vedrai che non-».
«Dobbiamo andare via» Harry la prese per mano, estrasse la bacchetta e si voltò per uscire dalla cucina.
«Dove pensate di andare?» urlò zio Vernon. Quando nessuno dei due rispose, attraversò a falcate la cucina per bloccare la porta che dava sul corridoio «Non ho finito con voi due»
«Levati di mezzo» disse Harry con calma.
«Voi adesso state qui a spiegarmi come mio figlio-»
«Se non ti levi di mezzo ti farò un incantesimo» disse Harry alzando la bacchetta.
«Harry» lo ammoni Jamie
«Non puoi puntare quella cosa su di me» lo bloccò zio Vernon. «So che non ti è permesso utilizzarla fuori da quel manicomio che chiamate scuola»
«Il manicomio mi ha buttato fuori» ribatté Harry «Quindi posso fare quello che mi pare. Hai tre secondi. Uno, due-»
Un forte rumore riempì la cucina. Zia Petunia gridò, zio Vernon urlò e si chinò. Harry e Jamie, per la seconda volta quella notte, cercarono la fonte di un rumore che non avevano provocato loro.
Uno stordito arruffato gufo si era accasciato sul davanzale della cucina e aveva  cozzato contro la  finestra chiusa.
Ignorando l'urlo angosciato di zio Vernon «Gufi», Harry attraversò la stanza di corsa e aprì la finestra. Il gufo si rimise dritto sulle zampe, alle quali era legato un piccolo rotolo di pergamena, scosse le piume e aspettò che Harry prendesse la lettera. Con le mani tremanti, Harry srotolò il secondo messaggio, era tutto macchiato con l’inchiostro nero.
 
 Harry, Jamie,
Silente è appena arrivato al Ministero e sta tentando di risolvere tutto. Non uscite dalla casa dei vostri zii, non fate altre magie e non consegnate la vostra bacchetta.
 
Arthur Weasley
 
Silente stava tentando di sistemare  tutto. Che cosa poteva significare?  Ora che Caramell era contro di lui come poteva riuscire il preside a convincere il Ministero della magia?
«Vedrai che Silente metterà tutto a posto» disse Jamie e si trattenne dall’aggiungere “Come minimo”.
«Come faccio a rifiutarmi di consegnare la bacchetta, Jamie?» Harry appoggiò le mani al davanzale e chinò il capo «Cosa dovrei fare? Mettermi a duellare con i rappresentanti del Ministero? Cosi mi spediscono dritto ad Azkaban»
«Silente avrà anche perso influenza ma rimane capace di manipolare le persone. Vedrai che sistemerà tutto»
«Allora dici di restare?» Jamie annuì e Harry si voltò verso i Dursley «Bene, abbiamo cambiato idea, restiamo» Si sedette bruscamente al tavolo della cucina e si mise di fronte a Dudley e a zia Petunia.
Jamie restò in piedi alle sue spalle a braccia conserte. I Dursley parvero spiazzati dall’improvviso cambio di atteggiamento di Harry. Zia Petunia gettò un occhiata disperata a zio Vernon. La vena nella tempia violacea di quest’ultimo pulsava più forte che mai.«Da dove vengono questi maledetti gufi?»ringhiò.
«Il primo era del Ministero Della Magia,che mi ha espulso» disse Harry calmo. Jamie tornò alla finestra e guardò fuori per assicurarsi che non arrivasse nessun funzionario. Doveva cercare una soluzione. Harry non doveva affrontare anche questo dopo tutto quello che aveva passato.
«Il secondo, era del papà del nostro amico Ron che lavora al Ministero» continuò Harry
«Il Ministero Della Magia?» mugghiò zio Vernon «La gente come voi ha un governo? Oh, questo spiega tutto, tutto. Nessuna sorpresa che il paese stia andando in malora»
Jamie alzò gli occhi al cielo e Harry restò in silenzio. Visto che nessuno dei due rispose, zio Vernon li fulminò con lo sguardo «E perché sei stato espulso?»
«Perché ho usato la magia»
«Aha» urlò zio Vernon sbattendo il pugno in cima al frigorifero, che si aprì di colpo; diversi spuntini dietetici di Dudley crollarono fuori e si spiaccicarono sul pavimento.
«Allora lo ammetti. Che cosa hai fatto a Dudley?»
«Niente» rispose Harry, con un po’ meno di calma. «Non ero io-»
«Era» mormorò Dudley inaspettatamente, e zio Vernon e zia Petunia fecero immediatamente gesti a Harry per farlo stare zitto mentre entrambi si curvavano su Dudley.
«Dai, figliolo» disse zio Vernon, «che cosa ti ha fatto?»
«Parla con noi, caro» sussurrò zia Petunia.
«Ha puntato la sua bacchetta contro di me», borbottò Dudley.
«Sì, ma non l’ha usata» intervenne Jamie allontanandosi dalla finestra.
«Zitta» urlarono zio Vernon e zia Petunia all’unisono.
«Continua, figliolo», ripeté zio Vernon, soffiando furiosamente sotto i baffi.
«Tutto è diventato buio» disse raucamente Dudley, rabbrividendo. «Tutto buio. E poi ho s-sentito qualcosa. Dentro alla mia testa»
Zio Vernon e zia Petunia si scambiato uno sguardo di completo orrore.
Se la cosa che gli piaceva meno al mondo era la magia, seguita a breve distanza dai vicini che avevano violato più di loro il divieto di usare l’irrigatore, la gente che sentiva voci veniva sicuramente classificata al decimo posto.
Pensavano ovviamente che Dudley avesse perso la testa.
«Che tipo di cose hai sentito Diddy?» sussurrò zia Petunia, con una faccia bianchissima e con le lacrime agli occhi.
«Posso andare in bagno?» chiese Jamie a voce alta, perché gli zii spostassero la loro attenzione da Dudley. Harry la guardò interrogativo, ma lei scrollò le spalle.
«Cinque minuti» ringhiò zio Vernon. «E guai a te se non torni»
Jamie non disse niente e uscì dalla cucina senza guardare Harry.
Cinque minuti sarebbero bastati.
In punta di piedi, salì le scale, e una volta arrivata al piano di sopra anziché andare alla terza porta a sinistra, girò il pomello della prima.
Con un sospiro di sollievo vide Edvige ancora nella sua gabbia, aveva temuto fosse già a caccia. Chiuse la porta dietro di sé e si diresse alla scrivania, con un gesto secco spinse via la pila di lettere che strisciò fino al bordo del tavolo. Alcune di esse caddero a terra, ma Jamie non vi badò e si sedette alla scrivania, prese un foglio pulito di pergamena e intinse la piuma nell’inchiostro.
La punta della penna rimase sospesa a due centimetri da foglio. Jamie si solleticò l’orecchio con la piuma, indecisa a chi indirizzarla. Optò per Caramell in persona. Non ricordava il nome della funzionaria che aveva inviato loro la lettera.
 
Gentile sig. Caramell,
 
Abbiamo ricevuto la lettera con la quale accusavate me e mio fratello di aver prodotto della magia in presenza di un Babbano. Con questa mia, voglio togliervi ogni dubbio circa gli avvenimenti di questa sera.
Io, Jamie Lilian Potter ho prodotto l’incanto Patronum davanti a mio cugino Dudley Dursley e davanti a lui soltanto. Quando ho prodotto l’incantesimo, mio fratello non era con noi, ed era quindi estraneo ai fatti.
Vi invito perciò a rivolgere le accuse e qualunque altro provvedimento verrà preso unicamente alla mia persona.
 
Jamie Potter




Tana del Camaleonte:

Eccoci alla fine del primo capitolo.
Come avete visto, siamo all'estate precedente al loro quinto anno a Hogwarts, ho deciso di saltare il 4° anno per comodità dato che la maggior parte delle cose restava uguale, ma inserirò dei flashback dove opportuno per spiegare come si sono evoluti i rapporti etc. 
Le traduzioni di ciò che dice Moccì le ho inserite tra parentesi dopo le sue battute, lo trovo più immediato per la lettura, ma se preferite il vecchio glossario in questo spazio lo modifico senza problemi anche per il prossimi capitoli :)
Allora, come vedete è solo Harry ad aver partecipato al Torneo e aver visto Voldemort tornare e sia lui che Jamie stanno affrontando il dolore di chi è rimasto : Harry per la morte di Cedric e Jamie per aver quasi perso suo fratello.
Tra Jamie e Gabriel invece il rapporto è decisamente cambiato xd il come, lo scoprirete più avanti, promesso ;)
Spero vi sia piaciuto come primo capitolo, fatemi sapere che ne pensate :)
Alla prossima

Eltanin 
 
  
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