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Autore: RinsWorld    01/01/2013    2 recensioni
La madre di Jack e i genitori di Lara sono amici dalla loro infanzia, i figli si odiano a morte.
Jack ha 18 anni e viene sempre messo dentro perchè coinvolto in qualche rissa o cose simili,
Lara ha 17 anni, uno zio poliziotto e un'amirazione sfrenata per Denise (la madre di Jack), quindi ogni volta che sua madre non può andare a tirarlo fuori di prigione ci va lei e perde interi pomeriggi a convincere suo zio a lasciarlo in libertà.
Lui, il classico "Bad Boy" don Giovanni con tutte le ragazze;
Lei che per fare un favore a Denise gli para sempre il fondoschiena.
Come finirà la loro storia?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                               ***CAPITOLO 5***

[“Dato che non sei arrabbiata con me ti faccio una domanda:)… chi era il ragazzo della moto che ti cercava, stamattina?:S” rilessi il messaggio più volte. Ero davvero pronta a parlare di quel coglione di Andrea, sono davvero pronta a rivangare il passato e tutto il dolore che avevo provato?]

Nessuno in particolare:)! Senti ora devo andare a letto, ci sentiamo domattina, ciao:*” no, decisamente non sono ancora pronta. Mi dispiace mentirle, ma non me la sentivo di raccontarle tutto su Andrea, sarebbe come rievocare una lacuna troppo grande!
“OOOKKKKAYYYY, se lo dici tu:), ‘notte a domani;)” mi rispose lei su un altro messaggino. Mi cambiai e mi misi sotto le coperte anche se erano a mala pena le 8 di sera, avevo voglia di dormire, di isolarmi in un mondo mio fatto a mio piacere, avevo voglia di non pensare più a tutte le cose belle o brutte che fossero.
***
-Lara, che hai?-sento la voce di una bambina di 8 anni che mi chiama, apro gli occhi e mi ritrovo abbagliata dai raggi del sole, così li richiudo in uno scatto repentino. –Ehi, Lara!- sento la voce di prima richiamarmi, così volto il viso in direzione di quella voce e apro gli occhi
-A…Alice?- chiedo io sbigottita io, io e lei abbiamo 8 anni! Sono tornata indietro nel tempo, di sicuro è un sogno!
Mi guardo attorno… eppure questo posto, quei bambini… QUEL bambino, sto vivendo un ricordo! Ma non un ricordo qualsiasi QUEL ricordo!
Sento la risata cristallina della bambina affianco a me e mi volto a guardarla. È una bambina paffuta ma tremendamente dolce, che con il suo carattere immensamente ingenuo può fare sciogliere un iceberg.
-Lara, che ti prende? Hai una faccia buffissima!- dice soffocando delle risa, è bello tornare nel passato e rivivere i ricordi felici, peccato che non possano durare per sempre! Infatti ci si avvicina un ragazzo 11enne dall’aria perennemente imbronciata
-Alice, vieni!- ordina lui seguito lanciandoci un’aria di sufficienza. Mamma mia, ma quanto l’ho odiato per quelle sue occhiatacce?!
-Ma veramente io…- tenta di ribattere la mia amica
-MUOVITI!- la interrompe lui, Alice abbassa il capo e lo segue
***
-Lara, svegliati!- mi sussurra dolcemente mia madre all’orecchio, la adoro quando fa così e non mi butta giù dal letto a son di urla!
-Sono sveglia!- dico alzandomi a sedere e stiracchiandomi. Ho tutte le ossa indolenzite e il braccio destro è informicolito, che fastidio!
Riesco ad alzarmi e a cambiarmi, poi vado in bagno e mi sciacquo il viso, fatto questo scendo a fare colazione.
-Ah, Lara! Prima che mi dimentichi…- mi richiama mia madre mentre io mi sbrano un’intera brioche al cioccolato
-Si?- le chiedo io con un boccone in bocca, lei rotea gli occhi
-Lara, lo sai che non si parla con la bocca piena!- mi rimprovera ma io alzo le spalle –Come non detto! Comunque lo sai che fra poco è il compleanno di Jack, no?!- mi chiede retorica. Io alzo di nuovo le spalle. Come se non lo sapessi! Tutti gli anni mi hanno sempre rotto con la storia “Lara è il compleanno di Jack, non fare la scortese!”, si certo! Come se fossi io la scortese, comunque mi hanno sempre rotto con sta storia e vogliono che mi dimentichi anche il giorno del mio inferno?! Mando giù un l’intera brioche (non spaventatevi, è solo perché ieri non ho cenato!)  e poi mi rivolgo a mia madre
-Allora?-
-Beh, Denise ha pensato a una festa a sorpresa…- la interrompo prima che possa continuare
-Nah, non è il tipo!- le dico sincera
-Appunto, volevamo che tu organizzassi una festa per il suo compleanno: discoteca, casa, ristorante… fai un po’ tu!- mi dice facendomi strozzare con la mia stessa saliva
-CHEEE???-le chiedo scioccata, ma si è bevuta il cervello?!
-Non fare quella faccia! E poi fila a scuola che è tardi!- lancio un’occhiata veloce all’orologio e noto che mancano 10 minuti all’inizio delle lezioni.
-Madre, non pensare di cavartela così!- ringhio mentre mi metto le converse e esco di casa con lo zaino dell’Eastpack sulle spalle.

POV EVA
-Buongiornooo!- dico a Lara vedendola entrare con una faccia da chi sta mandando maledizioni a tutti, lei mugugna un “ciao” tra i denti. –Ehi, che hai?- le chiedo vedendo che mi lincia con lo sguardo –Oh, ma non sarà per ieri?! Scusami, io… io ho tentato di fermarli, ma non ci sono riuscita così è scoppiata la rissa e…-
-Non è per ieri, è per il fatto che mia madre mi ha incaricato ad organizzare la festa per i 19 anni di Jack- mi ringhia interrompendomi
-Ma tu adori organizzare feste!- le ricordo io
-Si, ma non le feste dei coglioni!- ribatte lei. Ma perché quei due non vanno d’accordo? Sarebbero una coppia perfetta!
-Dai, tu devi pensare che sia una festa qualunque, se vuoi ti aiuto io ad organizzarla!- le sorrido sincera e rassicurante
-Non ti preoccupare, oggi pomeriggio parlo con mia madre e le dico che non si fa niente!- dice lei sorridendomi di rimando. Eh no cara mia! Una festa io non me la perdo, neanche se fosse una festa per il compleanno di un bambino di 6 anni non me la perderei: io adoro le feste! E poi cavolo, anche lei adora organizzarle!
-E cosa pensi che dirà Denise? La vuoi deludere, eh?!- lo so, lo so… sono stata subdola a tirare in ballo questa carta, ma è l’unico modo per cui mi avrebbe dato ascolto e avrebbe fatto la festa!
-Beh, ecco… io veramente… oh: d’accordo!- soffia tra un ringhio e l’altro. So che molto probabilmente si sta trattenendo a stento dallo strangolarmi e che la cosa che sto per fare peggiorerà di certo la situazione: ma AL DIAVOLO TUTTO!
-YEEEE!!! Evvai!!- gioisco io saltando
-Te l’ho mai detto che sei una bastarda?!- ringhia, per un momento il sangue mi si gela dalla paura dato che il suo sguardo promette tutto di negativo ma niente di buono.
-Ehm… sono la tua migliore amica tanto pucciosa, pucciosa puccina picciò..- tento con uno sguardo da cagnolino bastonato. Ma è possibile che faccia tante storie solo per una festa?! Bah…
-Evuccia cara, lo sai che per avermi cacciato in questo guaio la tua punizione sarà di aiutarmi con la festa?!- dice lei con un ghigno maligno. Oh ma dai: cosa vuoi che sia?!
-Va bene!- dico mentre il suo ghigno non muta. Ma davvero pensa che lavorare a una festa a sorpresa sia così tanto maligno per me?! Strano: non la facevo così ottusa; io non sono lei e non mi da fastidio Jack, insomma qualche volta esagera sul serio, ma io non ho mai avuto nulla contro di lui!
Si sente il trillo della campanella e dopo neanche due minuti Jack entra con le ochette coccò a presso, mi giro verso Lara ma lei ha preso in mano il suo libro della settimana e si è già immersa nella lettura. Dopotutto la prima ora abbiamo latino, una materia da schifo in cui Lara ha altrettanti voti da schifo, il cui la prof. ha un modo di spiegare da schifo… e potrei andare avanti all’infinito, ma preferisco fermarmi anche perché non voglio che mi cresca la barba!
-Oh Jackie: sei così coraggioso!- sento sospirare Marzia la troietta delle troiette. Ci prova con Jack spudoratamente 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana, 365 giorni all’anno. Mi giro a guardare e vedo che Marzia è tranquillamente seduta sulle ginocchia di Jack e che gli sta accarezzando il petto, scena disgustosa!
-Bleah!- faccio una smorfia schifata e mi siedo al fianco alla mia amica mentre è assorta dal suo libro. Le sue labbra pronunciano silenziosamente le parole scritte sul suo libro come una litania.
La campanella  suonò per la seconda volta, suono che accompagnò l’entrata della professoressa.
 
POV LARA
Sento di sfuggita le spiegazioni della nostra prof. di latino mentre continuo a leggere il mio libro,  sento anche i chiacchiericcio dei miei compagni che parlano tra loro, ma non me ne curo più di tanto anche perché sto leggendo e quando leggo entro in un mondo tutto mio. Mi esilio dagli altri e non penso più a Jack e le sue risse, a Marzia e l’ochetta che è in lei, a Marco… non penso più a nessuno, nel mio mondo ci siamo solo io e i personaggi del libro: nessun altro!
Suona la campana e io di malavoglia sono costretta ad abbandonare il mio libro per la seguente ora di matematica.
-Lara, ehi Lara… ci sei??- sento Eva che mi chiama e io mi giro a guardarla ancora con aria assorta. Infatti fino a poco tempo prima ero a pensare al mio adorato libro.
-È strano come il ragazzo perfetto esista solo nei libri e nelle storie… il principe azzurro, oppure il ragazzo popolare della scuola che ha un carattere dolce oltre che una bellezza disarmante- me ne salto fuori io senza neanche pensare a quello che stavo dicendo. La mia amica mi guardò con uno sguardo un po’ confuso ma poi la vidi annuire per darmi ragione.
-Effettivamente nella realtà i ragazzi dolci sono quasi tutti spariti ed è raro trovarsene uno davanti, ormai sono rimasti solo i ragazzi belli e stronzi, coglioni  deficienti e superficiali. Ormai i ragazzi dolci che vanno in profondità e tentano di capire quello che provi non esistono più. Ora sono rimasti i ragazzi che vanno, letteralmente, a puttane!- dice mentre con gli occhi fissa un punto indefinito del suo astuccio. Effettivamente a ragione, mi ricordo delle storie che mi raccontava mia nonna Amelia per farmi addormentare, lei non me l’aveva mai detto, ma si capiva benissimo che erano fatti accaduti nella sua adolescenza. Mi raccontava della giovane Lulù (cioè mia nonna) e di come avesse conosciuto il suo ragazzo (cioè il nonno). Ogni sera mi raccontava un episodio diverso fino a quando, finalmente, Lulù si sposò.
-E con quei ragazzi dolci sono sparite le storie serie e il vero amore- continuo io il suo discorso, solo che appena pronuncio quelle parole mi vengono degli strani brividi.
-Tutto okay?- mi chiede Eva vedendo il mio cambiamento. Volevo tremendamente bene a quella ragazza, si accorgeva subito quando c’era qualcosa che non andava e anche quando stavo male, l’unico difetto è che si accorgeva anche di quando mentivo!
-Si tranquilla, è solo un po’ di freddo!- la tranquillizzo io mentre lei mi guarda con uno sguardo per nulla convinto. Poi sembra ricordarsi di qualcosa e tira fuori dallo zaino una piccola bustina contenente del mangime per non so che cosa, poi dalla sua borsa tira fuori una scatola di scarpe con tanti forellini attorno. Oh no; non ditemi che l’ha fatto davvero! E invece si: dalla scatola fa uscire un piccolo cricetino color panna, con le orecchie nere.
-Devo dargli da mangiare prima che entri il prof. di inglese!- esclama aprendo la busta e versandogli in una piccola ciotolina del mangime, ripose quest’ultima e il criceto dentro la scatola da scarpe che lasciò aperta per fare respirare la piccola bestiola.
-Mi spieghi che cavolo di Bruxelles ci fai con un criceto a scuola?!- quasi mi metto ad urlare per lo sgomento.
-Shh…-mi intima lei –È un povero piccolo e indifeso!- continua lei mettendo la mano dentro la scatola e accarezzando il pelo morbido del criceto.
-Lo sai che se ti beccano con un cricet…- ma non riesco a finire la frase che entra il prof. di matematica, Eva chiude velocemente la scatola e la fa scivolare in borsa cercando di essere delicata.
-Buongiorno ragazzi…- ci saluta con un sorriso l’anziano prof. di matematica.. ha un cognome impronunciabile, ma dato che assomiglia incredibilmente ad Einstein lo chiamiamo come quest’ultimo.
***
La campanella suona a 12:05, e noi usciamo da scuola per recarci nelle nostre adorate casucce, Eva mi ferma appena uscite dal cancello di scuola e si reca verso il muretto che circonda la scuola. Io la seguo guardandola con aria interrogativa, ma poi capisco tutto quando dalla borsa estrae la scatola di scarpe, la apre, prende l’esserino che c’è dentro e se lo posa in spalla, per poi ricacciare la scatola dentro la sua borsa. Ci incamminiamo verso le nostre case.
-Che sonno!- commento io portandomi una mano alla bocca per sbadigliare. Eva mi guarda con aria stanca
-Non lo dire a me che stanotte ho dormito solo tre o quattro ore…- si lamenta strofinandosi gli occhi
-Come mai?- gli chiesi curiosa mentre calciavo qualche sasso che era in mezzo al marciapiede
-Abbiamo Sora da noi…- ma io la interrompo con gli occhi luccicanti
-Sora l’alano di tua nonna?- le chiedo. Quando eravamo in quinta elementare andavamo sempre a casa di sua nonna e salivamo in groppa a Sora per giocare.
-Esattamente, mia nonna ha deciso di partire a visitare il mondo… non guardarmi così, pensa che quando sono venuta a saperlo io quasi non cadevo dal divano per le risate. Comunque ci ha consegnato il cane e ieri si era addormentato sul mio letto solo che dato che pesa troppo non sono riuscita a spostarlo, così ho cercato di incastrarmi meglio che potevo per non cadere, solo che guarda un po’ sono caduta così dopo altri tentativi ci ho rinunciato e sono andata a dormire con i miei genitori, solo che ci ho messo un bel po’ ad addormentarmi perché mio papà russa!- appena finito di raccontare io scoppio a riderle in faccia e lei mi guarda indignata, per poco non cadevo in mezzo alla strada dal ridere… certo: povera la mia Eva… ma cavolo non potete dire che questa storia non fa ridere!
La mia amica mi lincia con lo sguardo e quando è il momento di girare non mi saluta neanche, si limita a sibilarmi un “ ‘fanculo”, ovviamente questo a me fa venire ancora più da ridere così continuo a ridere perfino quando entro in casa. Mia madre mi guarda come se fossi una pazza psicopatica fuggita dal manicomio.
-Tesoro, ma siamo proprio sicuri che all’ospedale qualche infermiera mezza ubriaca non abbia scambiato la nostra adorabile bambina con una di un manicomio?- chiede mio papà a mia madre che annuisce incerta. Io cerco di ricompormi, mi reco in bagno e mi tiro addosso dell’acqua gelida che mi fa subito smettere di ridere. Torno in cucina e trovo mio padre intento a mangiare
-Papà, come mai sei a casa così presto?- gli chiedo sedendomi a tavola e iniziando a mangiare
-Perché oggi pomeriggio io e tua madre dobbiamo andare via…- dice mio padre mentre guarda  il telegiornale alla tv.
-Ah, quindi oggi sono a casa da sola?!- penso ad alta voce.
-Si tesoro… comunque sta sera a cena abbiamo ospiti!- dice mia madre guardando il suo piatto.
-Chi?- chiedo io curiosa, anche se avevo già una mezza idea su chi fossero gli ospiti…
-Denise, Jack e la sua ragazza…- e infatti Denise, Jack e la sua ragazza… ASPETTATE UN SECONDO: LA SUA COSAAA???

Capitolo dedicato a Kasane che ha messo la mia storia tra le preferite:)



N.D.A.: BUONSAAALVE (?) gente riponete pure i pomodori e le uova perché ce l’ho fatta e ho aggiornato:).. e così Jack ha una ragazza eh?! Sorprese gioie mie??
Ahah… io mi sono sorpresa perfino mentre lo scrivevo ù.ù… non credo di aver accettato bene la cosa infatti ora la mia camera è leggermente in disordine… ehm; OVVIAMENTE NON È CERTO PERCHÉ MI SONO INCAVOLATA CON JACK E LA SUA RAGAZZA (??) CHE LA MIA CAMERA è COSÌ IN DISORDINE;).. ahah sto dicendo cose senza senso mi faccio pena da sola-.-‘’’ vabbeh non sto qui a scrivere tutti i nomi perchè sono un po' di corsa:3, comunque ringrazio ognuno di voi:):) con tutto il cuore!!
BAAASSSSCCIIII CENTEEEEE:*
 

SPOILER-IAMO
Nel prossimo capitolo…

[…]
-Mi dici il perché cazzo sei venuto fino a qui Andrea?! Perché cazzo sei venuto a cercarmi? Ero riuscita a farmi una vita fuori dal nostro quadrato e adesso me la rimandi in mona!- sputo fuori piangendo. Andrea mi guarda con uno sguardo di gelo con degli occhi distanti da me –Almeno degnati di rispondermi- dissi ormai con un fil di voce mentre i singhiozzi prendevano il sopravvento.
-Non sono venuto qui per rovinarti tutta la tua “vita sociale”, ma per chiederti uno straccio di favore!- dice serio, non l’avevo mai visto così. Distaccato, spaccone, duro, scazzato e sfrontato sempre, fin da giovane età, ma così serio mai. Forse è qualcos’altro, forse non si tratta di fare la sua puttana o la sua schiava. Decido di rischiare, anche se so che non potrò più tornare indietro.
-Di che si tratta?- gli chiedo fronteggiandolo con lo sguardo, i miei occhi si stavano ancora bagnando mentre i singhiozzi, però, erano cessati. […]
 
   
 
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