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Autore: XxWallflowerxX    01/01/2013    1 recensioni
A me NON piace Scorpius Malfoy. Non importa cosa dice Al. Non importa cosa è successo al termine della festa di fine anno dell’anno scorso.
Traduzione di "The Theory of Hate and Sexual Tension".
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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NdT - In questi giorni non ho proprio toccato il computer, quindi scusatemi se non ho aggiornato subito. Comunque ho finito di tradurre tutti i capitoli che l'autrice ha aggiornato :)
Ah, tra l'altro, vi ringrazia infinitamente per il vostro supporto ed è contenta di aver ricevuto recensioni :D
Concludo qui e vi lascio al capitolo (che personalmente adoro :3) augurandovi un buon anno.
E grazie di tutto, infinitamente.



Capitolo 5


Rose Weasley


Lanciai un’occhiata a Malfoy dall’altra parte della stanza. Stava guardando il suo libro, ma avrei potuto dire che non stava affatto leggendo. Non aveva più girato una pagina da almeno cinque minuti. Risi silenziosamente, o almeno cercai di farlo, e lui mi guardò sorridendo leggermente. Mi sentii arrossire fin dal collo e mi maledissi. Perché diamine arrossivo così facilmente? Ma non sapevo per certo se stesse pensando a quello che pensavo.

"Allora, Rossa." Mi chiamò ancora. Lo guardai, infastidita.

"Cosa c’è?" Domandai.

Lui sorrise, “Volevo solo vedere se stavi arrossendo di nuovo.”

Tornai velocemente a guardare il mio libro, dandogli le spalle. Potevo sentire le mie guance bruciare mentre lui rideva di nuovo. Gli diedi un pugno sulla spalla senza guardarlo.

Speravo disperatamente che Dom potesse lasciare la Sala Comune di Grifondoro e venire a trovarmi, così almeno ci sarebbe stato qualcuno che con la sua presenza non mi avrebbe fatto voler esplodere di rabbia. Finii tutti i miei compiti in neanche un’ora e rimasi senza niente da fare. Lanciai un’occhiata a Malfoy che sembrava avere lo stesso problema.

"Annoiata, Rossa?" Mi chiese, con l’intenzione di infastidirmi usando il terribile soprannome che mi aveva affibbiato Al.

"Certo, Malfoy, lo sono sempre in tua presenza, come potrei non esserlo?" Risposi, incrociando le braccia al petto.

"Lo sai che quando lo fai ti spinge su le tette, vero?" Disse lui sfacciatamente.

Sciolsi le braccia da quella posizione e arrossii furiosamente. Infilai il mio vecchio maglione dalla testa, nonostante il calore bollente nella Sala Comune. Lui rise e mi sorrise di nuovo falsamente. Gli lanciai un’occhiata, controllando il mio orologio: erano solo le sei. Non avevamo il permesso di uscire dalla Sala Comune fino alle sette, all’ora di cena.

Tirai fuori il mio iPod che il nonno Granger mi aveva regalato per il mio compleanno, e accesi la musica a tutto volume, giocando ad alcuni giochi sul dispositivo, cercando di passare il tempo finché non avessi potuto lasciare quella stanza.


Scorpius Malfoy

Rose tirò fuori dal suo zaino un aggeggio per la musica Babbana e alzò al massimo il volume così che non potesse sentire quello che dicevo. Mi sforzai di ridacchiare e continuai a leggere il mio libro di Babbanologia. Lanciai ancora un’occhiata a Rose poco dopo: si era addormentata con il libro abbandonato in grembo e la testa appoggiata alla sua spalla.

La guardai dormire. Era molto più carina quando era addormentata. La sua bocca era leggermente aperta, e le sue lentiggini ancora sorridevano dal naso alle guance. Una ciocca di capelli le cadde davanti al viso, e pensai a tutti gli altri posti del suo corpo che avevano le lentiggini. Cercai di cancellare quei pensieri dalla mia mente scuotendo la testa e tornai a leggere il mio libro sentendo un leggero calore invadermi le guance.

Finalmente arrivarono le sette in punto e io mi alzai dalla mia poltrona. Scossi Rose fino a che non si svegliò e le tolsi gli auricolari dalle orecchie. Per un secondo non mi guardò, ma sorrise prima di realizzare cosa stava facendo. In seguito mi guardò storto.

"La cena." Le dissi e uscii dal buco del ritratto. Raggiunsi la Sala Grande e mi sedetti al tavolo dei Serpeverde vicino ad Al. Rose arrivò pochi minuti dopo di me con i capelli in disordine e con ancora indosso il maglione. Al mi lanciò un’occhiata mentre la stavo guardando, senza dire niente.

"Che c’è?" Domandai mentre mi fiondavo sul mio cibo.

Lui scosse la testa, “Niente.”
Per il resto della cena parlammo di Quidditch. Al era il capitano e il Cercatore della squadra di Serpeverde. Io ero un Cacciatore. Quell’anno avevamo bisogno di un Portiere e avremmo avuto i provini a breve. Al continuava a parlarmi di questo ragazzo del terzo anno, Steven Stone, che a quanto pareva volava bene e poteva andare bene per il ruolo. Annuii distrattamente, con la mente che vagava in altri posti lentigginosi…

"Scorp?" Al mi colpì una spalla, “Mi stai ascoltando, amico?"

Annuii, "Steven Stone. Un buon giocatore." Risposi, fingendo di ascoltare quando Al continuò a parlare di altri studenti che avrebbero potuto andare bene per il ruolo.

"Se solo Rose fosse a Serpeverde, potrebbe essere lei il Portiere e noi vinceremmo senza dubbio la Coppa delle Case." Disse Al, dando un morso alla sua fetta di torta alla melassa.

"Già. E’ brava." Mi sentii dire. Avevo partecipato alle partite con i Weasley/Potter e la Rossa era un Portiere anche migliore del padre, perché avevo visto giocare anche lui.

Al mi guardò con la bocca aperta per la sorpresa. "Hai appena fatto i complimenti a Rose?"

Feci spallucce, "E’ un bravo Portiere, tutto qui. Non voglio mentire."

Al mi lanciò una strana occhiata, ma continuo a mangiare il suo dolce.

Dopo la fine della cena dovevo pattugliare i corridoi con Rose. Lei indossava ancora il suo vecchio maglione sopra la camicia dell’uniforme scolastica, rifiutandosi addirittura di guardare vicino a me. Camminava davanti a me, il che non era veramente un problema. Ghignai dietro la sua schiena. Lei si giro per guardarmi in cagnesco.

Alzai entrambe le mani facendo una faccia innocente. Lei rallentò a malincuore il suo passo e camminò di fianco a me, puntando la sua bacchetta accesa davanti a noi. Controllai una nicchia nel muro e un passaggio segreto cercando studenti fuori dal letto. Rose ancora non mi aveva detto niente e camminava per il corridoio, controllando le classi vuote. "Beh, parleremo stasera?" Le chiesi finalmente.

"No." Rispose lei, lanciandomi una veloce occhiata.

"Perchè no?" Le chiesi, infilando la testa in un armadio delle scope.

"Perchè sei un coglione." Rispose.

"Beh, sei un po’ troppo dura." Risposi, facendo rotolare la bacchetta nelle mie mani.

Rose ruotò gli occhi e marciò di fronte a me.

"Sai," Le dissi, "Non mi dà molto fastidio se mi cammini davanti."

Lei si girò con le guance in fiamme e puntò la bacchetta contro di me. "Ti piace vivere?" Mi chiese, "Se sì, ti consiglio di chiudere quella cazzo di boccaccia."

Alzai ancora le mani in segno di resa, "Scusa." Mormorai sarcasticamente.

Mi lanciò un’ultima occhiata e poi tornò a camminare a passi pesanti ancora davanti a me per i corridoi, controllando ripostigli e stanze. Passò un’ora o qualcosa del genere e proseguimmo ancora solo al quinto piano. Rose fece una pausa e si appoggiò contro il muro, strofinandosi debolmente il viso. Mi fermai anche io, ma non parlammo. Lei si morse il labbro incoscientemente, e fu troppo per me. Cominciò a muoversi dalla sua posizione, ma la spinsi contro il muro, schiacciando il suo corpo con il mio.

Lei non cercò assolutamente di spingermi via, ma afferrò i miei capelli e si mise in punta di piedi per premere le sue labbra contro le mie. La spinsi in alto verso il muro e lei avvolse le sue gambe attorno a me, tirandosi su la gonna ulteriormente. Lasciò uscire un debole gemito dalle sue labbra e le baciai il collo, strappandole di dosso quello stupido maglione. Le sue mani strette a pugno premevano i miei capelli, spingendo la mia faccia contro la sua.

Ci separammo velocemente quando sentimmo un rumore dal piano superiore. Lei saltò via da me, afferrando il suo maglione e correndo nell’altra direzione verso la nostra Sala Comune. Mi appoggiai contro il muro, lasciando uscire un sospiro.

"Dannazione." Sussurrai nel silenzio del corridoio.
  
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