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Autore: Kristye Weasley    01/01/2013    4 recensioni
Cosa succederebbe se, dopo tutto il tempo "sprecato" dietro a Joker, Harley decidesse di farla finita? Come reagirebbe il criminale più subdolo di tutta Gotham? Questa storia, di mia invenzione, parla di questa situazione ipotetica, e vedrà coinvolti Joker e Harley Quinn, Poison Ivy e, ovviamente, Il Cavaliere Oscuro. Hope you like it!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduto sulla sua ormai impolverata poltrona, eletta a trono nei tempi di maggiore auge, il Joker osservava il deserto davanti a sé.
La funhouse, nome che lui stesso diede alla parte del suo nascondiglio dedicata a preparare crimini e progettare nuove armi mortali, era ormai disabitata.
Harley se n'era andata, i suoi uomini erano tutti o in carcere o traditori, ed ora persino il suo oscuro passeggero non parlava più.
Era ancora lì, lui lo sentiva, ma da quando l'aveva azzittito, frantumandolo insieme allo specchio, non era più tornato a farsi sentire.
Il clown si stava scervellando sul da farsi quando, improvvisamente, la porta si aprì ed una leggiadra figura femminile fece il suo ingresso.
Joker si alzò sorpreso. Era Harley.
La ragazza indossava abiti civili, ma teneva il suo costume da Arlecchina tra le mani.
< Harley... Sei tornata... > riuscì solo a dire il Joker, prima di scorgere l'inconfondibile sagoma del Cavaliere Oscuro dietro di lei.
Il suo sorriso divenne sarcastico. < Oh... Vedo che hai portato degli amici... > commentò ridendo < Quante volte ho già vissuto questa situazione? Mi sembra un eterno dejà-vu! >
< Chiudi la bocca ed arrenditi, buffone. Non hai scampo questa volta > rispose Batman con la sua solita distaccata freddezza.
< Com'è andata stavolta Batsy? Sei tu che hai preso lei o è Harley che mi ha venduto per vendicarsi? > chiese il Principe del Crimine, ignorando le sue parole < Non rispondere... Non è importante comunque... Qualche giorno insieme ad Arkham può farci solo bene... > sorrise < Ammesso che tu riesca a prenderci, ovvio... Hihihihi! >
< Stai sprecando solo fiato Joker. Harleen non verrà con te. > rispose Batman in perfetto controllo di se stesso e della situazione.
< Meglio! Con lei libera uscirò da quel triste luogo ancora prima! Hihihihi! > ma, in quel momento, il Principe del Crimine incrociò lo sguardo di Harley.
La sua risata s'interruppe bruscamente, e qualcosa dentro di lui si spezzò.
Harley chiuse gli occhi per un istante, consapevole del fatto che non sarebbe riuscita a guardarlo. Avevano vissuto troppe cose insieme per farle scomparire così, con la consapevolezza che tutto era nato da una menzogna inventata dal Cavaliere Oscuro. Quando sollevò le palpebre, si trovò davanti una scena che non si sarebbe mai aspettata di vedere. L’aveva immaginato arrabbiato, incredulo, pronto a lanciarsi addosso a lei, e invece se ne stava lì, nel centro della stanza, con espressione solo appena incredula, ma soprattutto arresa. Una resa che portò il petto della bionda a stringersi dolorosamente, nonostante sapesse di essere dalla parte giusta, stavolta, e soprattutto, sapeva che non poteva più tornare indietro. Batman era alle sue spalle, lei aveva il suo costume tra le mani, e Mister J la guardava come se si aspettasse qualcosa. Glielo doveva, ed era importante che fosse lei, la prima a parlare.
< Non ti è mai importato di sentire cosa succedeva dall’altra parte… E sinceramente, ancora non riesco a capire perché ti sei ostinato a voler tenere in piedi questa storia. Ho avuto modo di pensare molto, in queste settimane, e nonostante i tuoi regali siano stati la cosa più bella che ho avuto, non mi porterai di nuovo nell’inferno che ho passato, in questi anni… > cercò di cominciare la bionda, venendo prontamente interrotta dal Clown, incredulo di fronte alle sue parole, ma soprattutto allo sguardo della Quinzel, più deciso di quanto, a memoria, riuscisse a ricordare.
< Come puoi chiamarlo inferno Harley? Abbiamo avuto momenti bui, certo, ma tu sei stata felice con me! Tu lo sai che mi appartieni! Noi siamo fatti per stare insieme! >.
< E’ quello che pensavo anche io… > disse, con la tentazione di raccontare a Mister J del congegno inventato da Batman, ma riuscendo strenuamente a rimanere con la bocca chiusa.
< Non voglio limitare la cosa a chi abbia torto e ragione, a cosa sia giusto e sbagliato… Il punto è che il tempo non è in grado di curare le mie ferite, Mister J, e io sono troppo stanca per andare avanti… >.
< Non è colpa mia! Non è quello che volevo! Io avevo... Ho un ruolo, un compito! Ho sempre fatto ciò che andava fatto! > farfugliò il Joker, reso ormai delirante dagli ultimi lampi di orgoglio.
< Va bene, Mister J… Vai avanti a credere di aver ragione, se ti può aiutare. Questo non cambia quello che ti sto dicendo >.
Stava soffrendo almeno quanto lui, se non di più, ma quell’atteggiamento iniziava veramente ad irritarla. Non sapeva se fosse per la consapevolezza che i suoi sentimenti per lui non esistessero o per qualche altra ragione, ma da quando era entrata in quella stanza, non riusciva più a guardarlo con gli stessi occhi.
< E’ finita, Mister J… Sono stanca di essere quello che tu vuoi io sia. Ti sei sempre aspettato da me qualcosa che io non posso essere, tutto quello che facevo per te era un errore, chiunque sarebbe stato in grado di farlo meglio di me. Non ti sei mai reso conto che mi stavi soffocando, che stavi tirando troppo la corda, troppo preoccupato che potessi spezzare i fili con i quali mi muovevi… E io sono sempre stata troppo stupida per rendermi conto che crollavo ai tuoi piedi tutte le volte che serviva… >.
A quell’ultima frase, il Joker parve leggermente confuso, e anche Harley si rese conto, troppo tardi, di aver usato il verbo sbagliato. Se una cosa era rimasta del loro amore fuori dagli schemi, era che lei, anche costringendosi a farlo, non riusciva a mentirgli, nemmeno volendo.
< Che cosa significa, Harley? Dimmelo... > chiese il Joker guardando la sua Arlecchina con espressione confusa, quasi turbata di fronte a quelle dichiarazioni.
< Io non ti ho mai amato, Mister J… > disse con una forza che nemmeno pensava di avere < B-Man era in grado di controllarmi molto più di quanto tu non fossi in grado… Chiedilo a lui, se non ci credi. Ha controllato la mia testa sin dall’inizio, lui ha voluto che io mi innamorassi di te, esattamente come ho fatto, per poterti controllare come si deve. Ed ora che lo so, non posso più pensare di buttare la mia vita per una persona che non amo di proposito… >.
E quelle parole furono il colpo di grazia alle speranze del clown. Tutta una finzione. Tutto quello che aveva rappresentato la coppia Joker e Harley Quinn era solo un machiavellico piano del Cavaliere Oscuro. Il Principe del Crimine non parlò più, limitandosi a volgere il suo sguardo vuoto verso il nemico di sempre. Batman ebbe quell'unica possibilità di parlare, di rivelare loro la verità, ma la posta in gioco era la salvezza di tutta Gotham e la fine di una battaglia che per anni lo aveva svuotato fisicamente e mentalmente, oltre che costargli tante persone care. Così rimase in silenzio ad osservare, sperando in una rapida conclusione. Harley però era solo a metà, e si girò proprio verso di lui, con uno sguardo che ancora non gli aveva dedicato, dal momento in cui si erano visti, quella sera.
< E non pensare che non ne abbia anche per te, B-Man… Ho intenzione di andarmene da qui, il prima possibile, darmi il tempo di riprendermi, e lasciare tutta questa storia alle mie spalle. Ma se mai dovessi ritrovarti sulla mia strada, sappi che non esiterei un momento ad ucciderti… Tu hai rovinato la mia vita dal primo momento in cui ci sei entrato. Non pensare che stia scherzando, lo sai che ti dico la verità: tu vedi la pazzia che c’è nei miei occhi, la follia che sei stato tu ad impiantare dentro di me… E qualunque cosa succeda, qualunque cosa io venga a sapere di te, Batman… Mi sentirai ridere da qui, saprai che Harleen Quinzel sta ridendo di te, quando sarà caduto più in basso. Tu pensi di essere meglio di me soltanto perché sei dalla parte giusta, non è vero? Io non sono come te, tu non hai mai torto… Ma qualcuno mi ha spiegato la differenza molto tempo fa, e cercherò di spiegartela io, la lezione. Io uccido persone, rapino banche, torturo la gente, se questo mi porta solo un po’ di piacere represso… A differenza tua, però, i cittadini di Gotham mi definiscono un mostro, e non mi nascondo dietro ad una maschera per tentare di far loro credere che non sia così. Noi siamo onesti con loro, tu non fai altro che far loro credere di essere migliore di noi, quando invece non lo sei. Credevo che la colpa fosse loro, che tu semplicemente offrissi quello che meritano… E invece sei molto peggio di noi, B-Man. Tu non combatti per nessuno, ed io, francamente, non mi diverto più > disse in un’unica tirata la bionda, prima di abbandonare lo sguardo del Cavaliere Oscuro, che la osservava con la solita freddezza, ma che sembrava meno sicuro di sé del solito. Il Principe del Crimine, invece, era qualcuno che la bionda non aveva mai visto, e che non sarebbe mai riuscita a riconoscere, se non avesse saputo che, dentro la Funhouse, c’erano solo loro tre.
Si avvicinò a passi lenti a lui, porgendogli il costume da Arlecchino che aveva indossato fino a qualche ora prima. Lui non la guardava, limitandosi a spostare quegli occhi scuri che tanto l’avevano fatta palpitare in tutte le direzioni.
< Mi dispiace… > disse lei con un sussurro, trattenendo a stento le lacrime che iniziavano a colmarle gli occhi. Mister J alzò gli occhi su di lei, come se si fosse svegliato all’improvviso, e quello sguardo da bambino le fece stringere lo stomaco come tante altre volte era successo. Appoggiò una mano sui capelli dorati di lei, accarezzandola appena, in un modo tanto dolce e delicato da stupire persino se stesso.
< “Non devi piangere, bambina mia… “ > disse in un sussurro mesto, prima di lasciarla andare. Harley deglutì con forza, prima di chinarsi verso terra, e appoggiare il suo costume da Arlecchina ai piedi del Joker. Non si voltò, nel raggiungere la porta d’uscita, la stessa porta che aveva attraversato nemmeno 24 ore prima, quando credeva ancora che l’uomo che aveva definito per lei la parola Amore stesse per morire. Si girò solo un’ultima volta, incrociando gli occhi con lui, in quello strano silenzio che odorava di addio.
 

“Sembrava che dovessimo vivere per sempre felici e contenti… Ma questo non sarà mai possibile se ci sarà un Batman a tormentare il mio Puddin’”









 

NOTA DELL'AUTRICE: E CON IL 17ESIMO CAPITOLO, VI AUGURO I MIGLIORI AUGURI PER UN ANNO FELICE E PIENO DI SODDISFAZIONI! :)

  
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